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Chimica:

Evaporazione ed ebollizione: differenze e fattori influenzanti.

Evaporazione-> non appariscente, <100 °C, solo in superficie e dipende dalla temperatura, dal vento (volatilità), dalla
superficie esposta

Ebollizione-> appariscente, 100°C, in tutta la massa si formano delle bolle che raggiungono la superficie, dipende da
temperatura e pressione. Quando la tensione di vapore eguaglia la pressione atmosferica, il liquido bolle.

Il simile scioglie il simile/ Asinus asinum fricat-> Il suo uso è diffuso in chimica, per indicare che "il simile scioglie il
simile", cioè che una molecola è un buon solvente di un'altra se ha proprietà simili a quest'ultima.

In chimica si parla di temperatura critica in differenti ambiti; nel caso della transizione di fluidi si definisce critica la
temperatura al di sopra della quale una sostanza non può esistere allo stato liquido. Più in generale si può chiamare
temperatura critica quella temperatura alla quale avviene una transizione di fase. Definita con l’equazione di Van der
Waals:

pV=nRT

Gas e vapori.

Si definisce un gas una specie chimica gassosa che si trova al di sopra della sua temperatura critica, il gas non è
liquefacibile per compressione. Si può comprimere ma non si condensa
Si definisce vapore una specie chimica gassosa che si trova al disotto della sua temperatura critica; il vaopre è
liquefacibile per compressione. Si condensa per compressione, favorito dall’abbassamento di pressione e invisibile.

La pressione di vapore (o tensione di vapore) di una sostanza è la pressione esercitata dal vapore della sostanza sulla
fase condensata (solida o liquida) della stessa sostanza quando tali fasi sono in condizioni di equilibrio termodinamico
tra loro all'interno di un sistema chiuso, cioè in condizioni di vapore saturo. Pertanto è la misura della tendenza di un
liquido a evaporare. Le sostanze caratterizzate da un'elevata pressione di vapore in condizioni normali sono dette
"volatili", mentre quelle caratterizzate da una bassa pressione di vapore in condizioni normali sono dette
"altobollenti". Per esempio, l’acqua ha una temperatura critica di 374 °C, la maggiore temperatura che fa sì che
l’acqua liquida esista.

L'evaporazione è una transizione di fase liquido-vapore che avviene alla superficie di un liquido, fintanto che la
tensione di vapore del liquido è maggiore della pressione del vapore nell'ambienteSe si mette del liquido in un
recipiente chiuso si vede diminuire il liquido fino al raggiungimento dell'equilibrio di fase in cui la pressione parziale
del vapore soprastante al liquido è uguale alla tensione di vapore del liquido. La tensione di vapore aumenta
con la temperatura. Quando la tensione di vapore eguaglia la pressione ambiente, la transizione da liquido a vapore
può avvenire in qualsiasi punto della massa liquida con formazione di bolle di vapore che salgono tumultuose in
superficie: si ha il fenomeno dell'ebollizione.

Un vapore in equilibrio col suo liquido si chiama vapore saturo.

La pressione o tensione del vapore saturo. La pressione di un gas. Il manometro e il barometro. L’altitudine. I fattori
influenzanti.

La pressione dei gas ha origine a livello molecolare, ed è generata dagli urti tra le molecole che lo costituiscono e le
pareti del contenitore. Si misura col pascal, per i recipienti chiusi manometro, per pressione atmosferica barometro e
per sangue sfigmomanometro. L'acqua bolle quando la sua pressione interna raggiunge quella dell’atmosfera; in
pianura come sappiamo la pressione risulta più alta che in montagna. Ecco perché a livello del mare l’acqua bolle a
100 °C, mentre a 3000 metri la stessa acqua bollirebbe già a circa 90°C, quindi decisamente prima.

Volatilità-> è una proprietà che rappresenta la tendenza di un solido o di un liquido rispettivamente a sublimare o a
vaporizzare. In generale, sono considerate volatili le sostanze che, in determinate condizioni di pressione e
temperatura, presentano elevata tensione di vapore. In altre parole il sistema tende ad evolvere spontaneamente
verso lo stato aeriforme, raggiungendo il massimo livello di stabilità relativo alle condizioni in oggetto. Dipende dal
composto chimico, grandezza molecola e legami molecole. Altobollente-> hanno più elevato punto di
ebollizione

La tensione di vapore aumenta in modo esponenziale con l’aumentare della temperatura.

L'idea della pentola a pressione si basa sul fatto che il punto di ebollizione dell'acqua varia in funzione della pressione.
In alta montagna, dove la pressione atmosferica è minore rispetto a quella a livello del mare, l'acqua arriva a bollire a
temperature inferiori ai 100 °C, mentre se la pressione è sopra la media, saranno necessarie temperature superiori.
Con la pentola a pressione è invece possibile bloccare più o meno completamente la fuoriuscita di aria e vapore, in tal
modo al suo interno la pressione aumenterà fino a 120°C.

Caratteristiche delle soluzioni

Le soluzioni sono sistemi monofasici constituiti dalla miscela omogenea di due o più sostanze: quella o quelle presenti
in quantità minore sono dette soluti, quella presente in quantità maggiore è detta solvente. Se solvente e soluto si
trovano inizialmente in fasi diverse, il componente che cambia di fase è il soluto. Per esempio, il diossido di carbonio
(gas) o lo zucchero (solido) quando si sciolgono in acqua (liquido) subiscono un cambiamento di fase, passando in fase
liquida. Quando le particelle di soluto sono atomi, ioni o molecole di piccole dimensioni (non superiori a 1 nm), in ogni
caso invisibili al microscopio, le soluzioni sono trasparenti e sono chiamate soluzioni vere, per distinguerle dalle
soluzioni false o dispersioni colloidali, in cui le dimensioni delle particelle sono comprese tra 1 e 1000 nm.
Caratteristica peculiare di una soluzione è la continuità nella variazione delle sue proprietà, quando il rapporto tra le
quantità dei soluti e del solvente viene variato in modo continuo, entro limiti più o meno ampi, ma definiti. Le
soluzioni possono essere di tre tipi: soluzioni gassose, soluzioni liquide e soluzioni solide. Le soluzioni gassose sono
costituite da due o più gas o vapori diffusi l'uno nell'altro; data la loro perfetta miscibilità, un sistema costituito da due
o più gas (o vapori) costituisce sempre una soluzione. L'esempio più comune di soluzione gassosa è l'aria. Le soluzioni
liquide sono costituite da un gas, un liquido o un solido disciolti in un liquido. Una bevanda gassata è un esempio di
gas disciolto in un liquido (soluzione gas-liquido); una miscela di etanolo (alcol etilico) e acqua è una soluzione liquido-
liquido; l'acqua zuccherata è una soluzione solido-liquido. Le soluzioni più comuni sono le soluzioni liquido-liquido e
solido-liquido. Tra le soluzioni solido-liquido, di particolare interesse sono le soluzioni acquose, cioè quelle in cui il
solvente è l'acqua (la maggior parte delle reazioni avviene in soluzione acquosa; in particolare, i processi biologici nelle
cellule viventi, in cui le soluzioni contengono sciolti sali e sostanze nutritive organiche).Le soluzioni solide sono
costituite da un solido disciolto in un altro; si ottengono per raffreddamento di miscele fuse dei componenti, come,
per esempio, talune leghe metalliche (l'ottone, formato da rame e zinco, è una lega).

Fattori influenzanti la solubilità di un solido in un liquido.

La solubilità è la capacità di una sostanza chimica solida, liquida o gassosa detta soluto di dissolversi in solvente per
formare una soluzione. Essa dipende fondamentalmente dal solvente utilizzato, nonché dalla temperatura e dalla
pressione. La solubilità di una sostanza in un determinato solvente è misurata dalla concentrazione della soluzione
satura. Vi sono specie che sono completamente miscibili in tutte le proporzioni come nel caso dell’etanolo in acqua e
specie scarsamente miscibili come il solfato di bario in acqua. Le specie scarsamente miscibili sono erroneamente
definite insolubili ma tale definizione appare poco pertinente in quanto ogni elettrolita è forte a diluizione infinita.

Fattori influenzanti la solubilità di un gas in un liquido.

Nel caso di una soluzione gas -liquido un aumento della temperatura provoca un aumento dell’energia cinetica delle
molecole gassose. Esse muovendosi più velocemente, danno luogo alla rottura dei legami intermolecolari con il
solvente e, conseguentemente, tendono ad allontanarsi dal solvente. La solubilità di un gas diminuisce all’aumentare
della temperatura, infatti, mentre nella fase gassosa le forze di attrazione intermolecolari sono praticamente pari a
zero, quando un gas si solubilizza le sue molecole interagiscono con quelle del solvente.

La variazione di pressione influenza in modo significativo solo la solubilità dei gas nei liquidi e un aumento di pressione
determina un aumento di solubilità. L’effetto della pressione sulla solubilità dei gas può essere compreso
considerando la legge di Henry secondo la quale, a temperatura costante, la solubilità di un gas corrisponde alla sua
pressione parziale (pressione che eserciterebbe se occupasse il volume del liquido alla stessa temperatura).
Unità di misura fisiche

La concentrazione di una soluzione indica quindi la quantità di soluto in un determinato volume di soluzione o di
solvente. Le concentrazioni si differenziano in unità fisiche e unità chimiche. Le unità fisiche sono :

 la percentuale in volume (v/v): V/V = ml di soluto/100 ml di soluzione. Calcolo percentuale : v/v% = (ml di
soluto/ml di soluzione) ×100
 la percentuale massa su volume (m/v), m/v = g di soluto / 100 ml di soluzione. Calcolo percentuale :
m/v% = (g di soluto /ml di soluzione)×100
 la percentuale in massa (m/m): m/m= g di soluto/100g di soluzione. Il calcolo percentuale in realtà è questo :
m/m% = (g di soluto /g di soluzione) × 100

Invece le unità chimiche sono:

 Molarità (M), è uno strumento che ci permette di definire in modo QUANTITATIVO la CONCENTRAZIONE di
una certa soluzione, tanto più è grande la molarità tanto più quella soluzione sarà concentrata, tanto più è
piccola tanto più sarà diluita.
M= n di moli / 1L di soluzione
Le moli esprimono la quantità di materia che contiene un numero di Avogadro* (6,023 × 10^23) di entità
elementari: molecole, atomi, elettroni ec. La mole di una sostanza contiene sempre lo stesso numero di
particelle indipendentemente da quale sia la sostanza e si calcola facendo grammi della sostanza sul peso
molecolare o massa molare della sostanza.
La massa molecolare esprime la massa in grammi di una mole di un qualsiasi elemento ed è la quantità in g
numericamente uguale al peso molecolare. Formula calcolo moli: n= g/PM
 Normalità (N)
 Molalità (m) esprime il rapporto tra il numero di moli di soluto in 1k di solvente:
m= n di moli di soluto / 1kg di solvente
(Il solvente è componente in maggiore quantità, invece soluto in minore quantità)

La molarità dipende dalla temperatura (che fa variare il volume della soluzione) e dalla pressione al contrario della
molalità.

Diluzione-> bisogna prima comprendere cos’è soluto e cosa solvente. Per soluto si intende il compnente in quantità
minore della soluzione che viene aggiunto al solvente che è il componente maggiore. Il soluto sciolto nella soluzione
forma un miscuglio omogeneo nel quale i due componenti non sono più identificabili. La diluizione è un’operazione
che comporta l’aggiunta di solvente ad una soluzione in modo tale da portare il valore della concentrazione da M 1 a un
valore finale M2 inferiore a M1. Durante la diluizione il volume della soluzione aumenta mentre la concentrazione
diminuisce. Quindi la quantità di soluto resta invariata, perciò il numero di moli prima e dopo è uguale. Uguale a:

M1*V1=M2*V2

Le soluzioni possono essere sature (non si può aggiungere altro soluto), concentrate (soluto sempre minore ma se ne
può aggiungere altro), diluite (soluto<solvente), soprasature (contiene più del materiale disciolto di quello che
potrebbe essere sciolto dal solvente in circostanze normali E cristallizza) e insatura (quantità di soluto inferiore a
quella che potrebbe contenere se fosse all'equilibrio con il corpo di fondo).

PROPRIETA’ COLLIGATIVE:

sono proprietà fisiche che dipendono solo dalla concentrazione del soluto e non dalla sua natura chimica. Dato che
dipendono dal numero di particelle di soluto presenti nella soluzione, si deve tener conto che alcuni soluti ionici e
molecolari fortemente polari in H2o sono dissociati in ioni. In questi casi per determinare il numero di particelle di
soluto nella soluzione si moltiplica il numero di moli di soluto per il coefficiente di Van’t Hoff, che è pari al numero di
ioni derivati da una singola molecola:

i = 1 + α(ν − 1)

dove alfa è il grado di dissociazione, v rappresenta il numero di moli formate dalla dissociazione di ogni mole di
sostanza (cioè il numero di ioni in cui si dissocia una molecola di soluto).
Le leggi che regolano queste proprietà sono valide per soluzioni liquide ideali, dove il volume della soluzione è identico
alla somma dei volumi dei singoli componenti prima che vengano mescolati, il calore di soluzione misurato a pressione
costante è nullo, i componenti della soluzione sono miscibili.

abbassamento crioscopico-> in una soluzione le particelle di soluto si inseriscono tra le particelle del solvente
ostacolando la solidificazione alla normale temperatura di congelamento; pertanto, il punto di congelamento di una
soluzione è minore di quello di un solvente puro. Questa diminuzione è detta abbassamento crioscopico che dipende
dalla quantità di soluto nella soluzione.

Tcr=Kcr(dipende dal solvente)*m*

Se prendessimo NaCl, si dissocerebbe in acqua creando uno ione sodio e un ione cloro, se pari a costante di avogadro
allora doppio n°avogadro.

Innalzamento ebullioscopico-> è la differenza osservata tra le temperature di ebollizione di un solvente puro e quella
di una soluzione in cui sia presente tale solvente. È una conseguenza dell’abbassamento della tensione di vapore della
soluzione, che dipende a sua volta dalla concentrazione della soluzione. Dipende dalla molalità della soluzione e dalla
natura del soluto. Uguale a:

teb=Keb*m*i E teb=teb(soluzione)-teb(solvente)

Keb-> costante ebullioscopica molale, corrisponde all’aumento della temperatura di ebollizione per una soluzione 1m
di un qualunque soluto in un dato solvente.

Abbassamento della tensione di vapore->di una soluzione contenente un soluto non volatile è sempre inferiore a
quella del solvente puro. Per la legge di Raoult, la tensione di vapore di una soluzione ideale è pari alla somma delle
tensioni di vapore dei componenti, ciascuna moltiplicata per la rispettiva frazione molare nella fase liquida. Si ricorda
che la tensione di vapore del soluto è trascurabile rispetto a quella del solvente. Questo succede a causa delle
molecole di soluto che si legano a quelle del solvente. Perciò, rispetto a prima, ci saranno meno molecole di solvente
che passeranno allo stato di vapore, diminuendo quindi la tensione di vapore.

Osmosi-> è il flusso spontaneo delle molecole di solvente da un solvente puro a una soluzione, oppure da una
soluzione più diluita a una più concentrata. La pressione
osmotica ce quando due soluzioni con lo stesso solvente, ma a concentrazioni diverse di soluto, sono separate da una
membrana semipermeabile (cioè che lascia passare le molecole di solvente ma non quelle di soluto), le molecole di
solvente si spostano dalla soluzione con minore concentrazione di soluto (quindi maggiore concentrazione di solvente)
alla soluzione con maggiore concentrazione di soluto (quindi minore concentrazione di solvente), in modo da
uguagliare (o meglio, rendere vicine) le concentrazioni delle due soluzioni. In chimica è possibile indicare la pressione
osmotica di una data soluzione in termini quantitativi, conoscendone la molarità e la temperatura. Può essere
ipotonica (pressione minore), isotonica (stessa pressione) e ipertonica (pressione maggiore). Espressa con l’equazione
di Van’t Hoff:

pi greco*V=n*R*T E pi greco=M*R*T

pi greco è la pressione osmotica, V il volume

La pressione osmotica dipende dalla concentrazione(aumenta con la pressione) e dalla temperatura. Se si tiene conto
della dissociazione degli ioni allora si aggiunge il coefficiente di Vant Hoff (i).

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