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Conclusione su Pascal ​(da I Pensieri ) 

La scommessa e la fede come metodo di conoscenza. 


  Ebbene,  quale male potrà mai capitarvi prendendo questo partito? Sarete fedele, onesto, umile, riconoscente, 
generoso,  amico  sincero,  veritiero.  Davvero  voi  non sarete più immerso nei piaceri pestiferi, nella gloria, nel 
lusso;  ma  non  avrete  altri  piaceri?  Vi  dico  che  in  questa  vita  ci  guadagnerete;  e  che  a  ogni passo avanti che 
farete  su  questa  strada,  vedrete  tanta  certezza di guadagno e tanto nulla in ciò che rischiate che riconoscerete 
alla fine di aver scommesso per una cosa certa, infinita, per la quale non avete dato nulla. (233)
 
 
La  ‘scommessa’​,  sottolinea  Pascal,  non  è  che  l’applicazione  al  problema  di  Dio  del  metodo con il quale in 
realtà  ciascuno  affronta  ogni  giorno  tutte  le  questioni  della  vita:  quando  si  scelgono  la scuola, il lavoro, la 
moglie  o  il  marito...  in  realtà  si  scommette  sempre.  È  poi  il  tempo  a  trasformare  la  scommessa  in certezza, 
verificando  (o smentendo) la bontà della scelta fatta. Ma le scelte della vita si fanno comunque in base a una 
probabilità, non a una certezza.

Se  non  si  dovesse far nulla tranne per quel che è certo, non si dovrebbe far niente per la religione; essa infatti 


non  è  certa.  Ma  quante  cose  si  fanno  per  l’incerto,  i  viaggi  sul  mare,  le  battaglie!  Dico  che,  allora,  non 
bisognerebbe  far  niente  del  tutto,  perché  nulla  è  certo;  e  che  nella  religione  c’è  più  certezza  che  nel fatto di 
vedere  il  giorno  di  domani:  non  è  certo,  infatti, che vedremo domani, ed è certamente possibile che non lo si 
veda.  Non  si  può  dire  la  stessa  cosa  della  religione:  non  è  certo  infatti  che  essa  sia,  ma  chi  oserà  affermare 
che  è certamente possibile che non sia? Ora, quando si lavora per il domani, e per l’incerto, si agisce secondo 
ragione, perché bisogna lavorare per l’incerto per la regola delle probabilità, che è dimostrata... (234) 

Il cuore e non la ragione sente Dio. Ecco che cos’è la fede: Dio sensibile al cuore, e non alla ragione. (278)

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