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Sofia Dolci, 5C

I Totalitarismi del XX secolo

Nella prima metà del Novecento l’Europa fu caratterizzata dall’affermazione di

tre regimi totalitari: lo Stalinismo in URSS, il Fascismo in Italia e il Nazismo in

Germania. Prova ad individuare analogie e differenze tra le tre dittature

ponendo particolare attenzione al tentativo di mantenere il consenso e il

controllo delle masse.

Svolgimento:

Nel corso degli ultimi decenni dell’Ottocento si verificò un salto qualitativo enorme nella produzione
industriale, conseguentemente alla creazione di insediamenti industriali le popolazioni iniziarono a
concentrarsi in tali zone e questo ammassamento necessitava che si prendessero nuove misure
economiche e sociali. Se nei sistemi politici di lunga data (come l’Inghilterra e la Francia) si era
maturata la capacità di gestire la situazione moderna, in Italia e in Germania il processo di
industrializzazione non venne gestito sapientemente e anche a causa della crisi seguita al primo
conflitto mondiale si verificarono esiti drammatici che sfociarono presto con l’affermazione dei
totalitarismi occidentali, nel caso russo le cause furono differenti così come il regime stesso.
Per comprendere queste differenze è necessario analizzare le origini de loro sviluppo.
La Germania al termine della prima guerra mondiale fu costretta a dirsi unica responsabile dello
scoppio del conflitto e obbligata dagli Alleati a pagare dei risarcimenti. Nella popolazione tedesca
prevalevano sentimenti di umiliazione e rabbia, questo incrementò il nazionalismo già fatto scaturire
dalle teorie di pangermanismo di molti intellettuali. Inoltre la Repubblica di Weimar fu segnata da un
drastico aumento del tasso di disoccupazione (a causa dell’interruzione dei prestiti da parte degli Stati
Uniti). La popolazione tedesca si schierò così a destra, nella speranza che un governo autoritario
potesse ridare orgoglio e benessere. Questo contesto favorì l’affermarsi del Nazismo, che nel suo
programma comprendeva anche elementi di pulizia razziale e di ‘’caccia’’ ai presunti nemici di
sinistra. Hitler divenne cancelliere, cadde la repubblica di Weimar e si inaugurò il Terzo Reich.
Il partito fascista, in Italia, ebbe origine dalle squadre armate fasciste messe a disposizione da Benito
Mussolini, il loro scopo era quello di reprimere con la violenza le proteste dei lavoratori, proteste che
avevano creato il timore dei borghesi e delle classi dirigenti che anche in Italia potesse scoppiare una
rivoluzione di stampo bolscevico. Il fascismo conquistò ampi consensi tra borghesi e politici liberali e
entrò nel governo come PNF (Partito Nazional Fascista). Con la marcia su Roma, una manifestazione
volta al colpo di Stato, Mussolini ottenne il consenso da parte di re Vittorio Emanuele III di formare
un nuovo governo e ebbe l’obbligo di continuare a sottostare in parte appunto al re e alla Chiesa, per
questo l’esperienza del totalitarismo fascista è ritenuta ‘’imperfetta’’.
Il discorso si fa più complesso parlando di stalinismo, le origini del totalitarismo sovietico sono assai
differenti da quelle naziste e fasciste, le quali presentano diversi fattori comuni. Fin dalla
proclamazione della Repubblica dei Soviet dei deputati, degli operai, dei soldati e dei contadini, i
bolscevichi dovettero scontrarsi con le tradizionaliste armate bianche, appoggiate dalle forze
dell’Intesa; dopo la vittoria dell’armata rossa fu introdotta la NEP (nuova politica economica) che
reintroduceva il libero commercio nell’agricoltura e consentiva le piccole imprese e fu centralizzato il
potere a Mosca per evitare tendenze separatiste, nacque così lo stato a struttura federale dell’URSS.
Josip Stalin era stato eletto segretario generale del partito nel 1922 a mano a mano assunse sempre più
potere. Lenin si rese conto che Stalin stava diventando troppo potente e non supportava le sue idee
riguardo alla militarizzazione del paese e al programma autonomo di rafforzo economico, idee
contrarie a quelle del compagno Trockij che affermava la dottrina di un socialismo non in un solo
paese, ma che si espandeva nei paesi occidentali. Alla morte di Lenin, nonostante egli avesse espresso
la preferenza per Trockij, quest’ultimo venne espulso dal partito in quanto le tesi di Stalin apparirono
ai bolscevichi più convincenti. Nel frattempo si stava andando sempre più a sviluppare il fenomeno
del ‘’culto del capo’’. Lenin aveva cercato di evitare che ciò accadesse, invece Stalin in un certo senso
ne colse il potenziale e lo sfruttò a suo vantaggio. Allo scopo di poter porre fine alla NEP (che aveva
rappresentato un avvicinamento a un sistema di tipo capitalistico) e di poter procedere
all’industrializzazione del paese, dovette allontanare o eliminare oppositori e una parte dei kulaki (la
parte dei proprietari terrieri che opponevano resistenza).
Analizzando le origini dei tre sistemi totalitari a mio parere si può comprendere la difficoltà nello
strutturare un confronto tra essi, in quanto queste, tra fascismo o nazismo e comunismo presentino
forti divergenze.
Nazismo e fascismo proprio per definizione si basano proprio su principi razziali e nazionalisti,
mentre il comunismo (per quanto lo stalinismo ne possa essere considerato una degenerazione) ha
come principi base l’egualitarismo e la comunione dei beni. Erroneamente si cerca di paragonare e
mettere sullo stesso livello il nazismo e il comunismo, per quanto in entrambe ci furono degli eventi
tragici, rimangono due esperienze diverse e a volte opposte per origine e sviluppo. Ad esempio spesso
si vanno a considerare gulag e lager la medesima cosa, non allo scopo di esprimere ‘’cosa sia
peggio’’, ma al solo fine di avere una visione storica il più chiara possibile, è importante dire che i
gulag erano campi di lavoro utilizzati come sistema penale spesso per kulaki o oppositori politici,
mentre i lager erano campi di sterminio oltre che per oppositori, per ebrei, omosessuali e disabili.
Ovviamente trattandosi entrambi di totalitarismi le due esperienze presentarono molti punti comuni,
come il bisogno di allontanare o eliminare un gruppo di persone, nel nazismo l’ebreo (quindi per
motivazioni razziali), nello stalinismo il borghese o il dissidente (quindi per motivazioni sociali) una
militarizzazione e il culto di un capo.
In tutte e tre le esperienze (Nazismo, Fascismo e Stalinismo) quest’ultimo punto ha giocato un ruolo
molto importante. Se fu possibile l’affermarsi dei totalitarismi fu anche a causa dell’ampia diffusione
di radio, stampa, arte, manifesti pubblicitari e cinema.
Hitler e Mussolini divennero degli abili oratori e convinsero le nazioni, grazie al loro carisma e
sfruttando un momento di debolezza (come già abbiamo visto) che nelle loro mani il paese avrebbe
conquistato gloria, benessere e potere. Furono creati appositamente opere cinematografiche al fine di
deridere l’ebreo (prima dello scoppio della seconda guerra mondiale) e il bolscevico (dopo lo
scoppio). Nell’URSS le tematiche della propaganda erano molto spesso relative al bisogno di
solidarietà tra la popolazione, al credere nella scienza a discapito della fede religiosa e come in tutti i
totalitarismi al culto della personalità. Hitler, Mussolini e Stalin erano spesso lodati in maniera quasi
religiosa, come se fossero delle icone sacre.
È importante riconoscere che è sempre sbagliato, ed è sempre sintomo di un sistema malato, che una
figura di potere venga percepita come un dio da lodare, sia in ambito di politica di destra che di
sinistra, ma è altrettanto fondamentale riconoscere che se in pratica Nazismo e Fascismo sono stati ciò
che ideologicamente rappresentano, che sono identificabili in queste determinate esperienze del XX
secolo, nel caso dell’URSS si deve dire che è stato un tentativo di applicare un’ideologia che ha alla
base la volontà di creare un sistema egualitario dove le differenze tra borghese e povero vengono
abolite, ma che è deteriorato perché si è cercato di imporre in una nazione che non era pronta e con
metodi con il tempo degenerativi.

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