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Barocco

La grandiosità dell’architettura barocca coincide, in senso temporale, con il periodo di culmine del potere
della Chiesa e dei principi cattolici novellati dal Concilio di Trento. La Chiesa, quindi si lasciò il compito di
rappresentare le forme iconografiche in forme terrene di modo che si avvicinassero alla realtà nel modo più
convincente possibile. L’estasi e il rapimento sono i sentimenti che gli artisti vogliono rappresentare nelle
loro opere e lo spettatore, per la prima volta, diventa parte integrante della composizione artistica,
partecipando attivamente all’atto mistico o alla manifestazione sovrannaturale. Era la trasmissione
dell’esperienza emotiva che definiva il principale obbiettivo dell’immagine religiosa barocca.
A Roma le personalità più influenti, ovviamente, furono quelle dei papi, e più nello specifico, Urbano VIII
Barberini e Alessandro VII Chigi, che trasformarono il carattere della città dandole un volto nuovo.

Gian Lorenzo Bernini


Bernini nacque a Napoli dal padre Pietro, scultore fiorentino, ma si trasferì a Roma agli inizi del ‘600. Qui,
come Michelangelo, ricevette incarichi molto importanti soprattutto grazie al mecenatismo papale. Come
Michelangelo, anche Bernini si considerò uno scultore benché si destreggiò anche nella pittura, nella poesia
e soprattutto nell’architettura. A differenza del Buonarroti, però, Bernini possedeva una sicurezza e un
carisma invidiabile che gli permisero di assumere una posizione di principale importanza nel panorama
artistico di quegli anni.
La sua prima testimonianza scultorea è racchiusa nella cappella Cornaro della chiesa di Santa Maria della
Vittoria e Roma: L’estasi di Santa Teresa, statura altamente realistica inquadrata dai raggi solari alla spalle
della scena, che collegano la statua con l’oculo dal quale partono e rendono sapientemente l’emozione
provata dalla Santa in quel momento.
Lavorò per molto tempo al servizio del Cardinale Scipione Borghese e nel 1629 venne nominato architetto
di San Pietro. All’apice della sua carriera venne chiamato da Luigi XVI a Parigi per presentare dei progetti
per il suo palazzo cittadino: il Louvre.
CHIESE
Facciata della chiesa di Santa Bibiana, Roma (1624-26): Nella facciata Bernini aggiunse un piano sopra la
logga aperta al primo livello, molto simile a quello dei palazzi del tempo, ispirandosi essenzialmente alla
composizione della facciata del San Pietro. L’arcata centrale, lievemente aggettante, è sormontata da una
nicchia inserita in una grande edicola che va a spezzare gli schemi dell’attico, rendendo la parte centrale
della facciata difficile da assimilare alle bande laterali. La contrapposizione di ordini piccoli e grandi è
sicuramente il risultato di un attento studio dei suoi predecessori e soprattutto dell’uso che Michelangelo
ne fa nei palazzi capitolini.
Baldacchino di San Pietro (1624-33): Il Baldacchino è costruito sul luogo della tomba del santo e
rappresenta l’esempio più riuscito di incontro tra architettura e scultura. La struttura monumentale
bronzea voleva rappresentare simbolicamente la vittoria della cristianità sul Paganesimo e sull’Ebraismo. Le
colonne tortili, infatti, sono costruite, in parte, utilizzando il bronzo impiegato originariamente per la
decorazione del pronao del Pantheon pagano. Le misure (trenta metri d’altezza) sono rapportate con quella
della chiesa nel quale è inserito e le colonne tortili di bronzo scuro stabiliscono un forte contrasto con i
pilastri dritti scanalati degli stipiti e con gli altri elementi strutturali in marmo bianco. Le colonne terminano
con quattro grossi angeli con alle spalle della grandi volute ad “S” che si incontrano sotto la trabeazione
ricurva e che vengono sormontati da un globo e dalla croce. Sulla trabeazione gli angeli reggono i drappi
con gli stemmi della famiglia Barberini, altri simboli della famiglia (le api) sono presenti anche nelle colonne
tortili.
San Tommaso di Villanova a Castelgandolfo (1658-61): La pianta a croce greca della chiesa è una
reminiscenza della pianta centrale perfetta del rinascimento appena concluso. A differenza delle chiese
rinascimentali, però, l’altezza è stata drasticamente aumentata rendendo la cupola protagonista indiscussa
della composizione. La facciata abbastanza lineare è definita da due livelli divisi da marcapiano, che
presentano doppi pilastri tuscanici alle estremità. Sopra l’incrocio dei bracci si innesta l’enorme cupola
molto simile a quella di San Pietro e che, a differenza di quest’ultima, presenta un tamburo più basso e
disadorno. All’interno, Bernini, conserva i costoloni e li combina con il motivo decorativo dei cassettoni
creando un mix del tutto innovativo che da quel momento in poi richiamerà unicamente le sue architetture.
Santa Maria dell’Assunzione ad Ariccia (1662-64): Dal 1657 Bernini fu impegnato in progetti per liberare il
Pantheon dalle aggiunte successive che lo avevano deturpato, cercando di farlo ritornare alla forma
preesistente. Dai suoi schizzi è facile comprendere come Bernini avesse schematizzato la struttura del
tempio romano nella scomposizione delle figure semplici classiche del cilindro voltato preceduto da un
pronao. Il modello venne evidentemente applicane nella chiesa di Ariccia. La forma base consiste in un
cilindro sormontato da una cupola emiciclica e preceduto da un pronao di matrice palesemente classica.
Nella parte posteriore si ergono due alte torri campanarie. All’interno la struttura presenta tre cappelle di
egual misura per ogni lato, mentre l’ingresso e la nicchia dell’altare sono definite da aperture più larghe.
Nella cupola, definita dall’accoppiamento di costoloni e cassettoni è presente un motivo decorativo in
stucco definito da putti che sorreggono ghirlande e drappi.
Sant’Andrea al Quirinale (1658-60): Commissionata a Bernini dal Cardinale Camillo Pamphili per i novizi
dell’ordine de gesuiti, la chiesa presenta una particolare pianta ellittica, unica soluzione progettuale per
risolvere i problemi del sito impervio. Proprio per questo motivo Bernini decise di allungare l’asse
trasversale e rimpicciolire quello principale dell’ingresso e dell’altare. Nella parte dell’altare, nell’apertura
concava del frontone, è presenta la statua del santo che s’innalza al cielo su una nuvola. Tutte le linee
dell’architettura dell’interno convergono proprio in quel punto. La contrapposizione dei colori all’interno
dell’edificio è sottolineata dal marmo scuro multicolore della parte bassa e dai colori bianco e oro della
parte della cupola. Lo spazio è uniformemente illuminato dalle finestre laterali e dalla lanterna che corona
la calotta. All’esterno, su entrambi i lati della facciata si trovano bassi muri ad arco di cerchio che
definiscono una piazza immaginaria. La trabeazione curvilinea del pronao d’accesso entra in contrasto con
la concavità della basse pareti annesse alla facciata. Il gioco di concavo-convesso tipico di questo periodo è
perfettamente controbilanciato dal resto della facciata definita dal grande frontone sorretto da alti pilastri
corinzi.
EDIFICI SECOLARI
Palazzo Montecitorio (1650-1694): Bernini progetta l’attuale palazzo Montecitorio (oggi sede del Governo)
sull’omonimo colle per la famiglia di Innocenzo X. Il palazzo venne edificato su una strada ad andamento
curvilineo, che Bernini decise di seguire anche in facciata. Il palazzo è costituito da ben 25 bucature
suddivise in cinque blocchi: quello centrale di sette, seguito da due da sei e concluso da due da tre. Ogni
unità è intramezzata da grandi pilastri di ordine gigante che prendono l’altezza di due piani e poggiano sugli
alti basamenti che eguagliano l’altezza del primo livello. Il palazzo è il più grande di Roma e ha superato di
gran lunga il Palazzo Farnese al quale, però, si ispira molto. Solo in periodo successivo lo spazio antistante
venne trasformato in piazza.
Palazzo Chigi-Odescalchi (1664): Il palazzo costruito per il Cardinale Flavio Chigi è costituito da una parte
centrale, definita da sette campate, accostata a due ali arretrate decorate a bugnato di tre campate
ognuna. Il pianterreno funge da base d’appoggio per i giganti pilastri compositi che sorreggono la
trabeazione del terzo piano e che sono così vicini l’un l’altro che i timpani delle finestre occupano tutto lo
spazio della campata. Nella parte centrale, il portale d’accesso è definito da un timpano sorretto da colonne
tuscaniche libere che definiscono, nella parte del piano nobile, il balcone con la grande finestra di
rappresentanza. La facciata venne stravolta un secolo dopo da Luigi Vanvitelli che raddoppiò il numero di
campate nella parte centrale e inserì due portali d’accesso anziché uno.
Progetto per il Louvre, Parigi (1665): Luigi XIV invitò Bernini a Parigi per mostrargli il luogo dove sarebbe
dovuta sorgere la nuova ala del suo palazzo cittadino. Il soggiorno parigino dell’architetto, però si rivelò un
profondo insuccesso poiché il suo progetto non venne mai approvato. Il primo dei quattro progetti era
costituito da un edificio la cui facciata era formata da un emiciclo accompagnato da due braccia aggettanti
di quattro campate ognuna collegate l’un l’altra da un colonnato continuo. La parte concava del colonnato
rappresenta la parte centrale del palazzo dove era posizionato il salone centrale e che in facciata era
definita da due piani, il primo che segue lo schema degli archi del resto della struttura e il secondo bucato
da singolari finestre tonde. Sebbene sia rimasto solo un progetto, questo influenzò molte altre architetture
francesi costruite a posteriori. Il secondo progetto, molto simile al primo, prevedeva una facciata continua
definita dalla ripetizione dell’ordine gigante che delinea le campate.
Piazza San Pietro (1656): Si riscontrò la necessità di progettare una piazza abbastanza grande da poter
contenere i fedeli durante importante occasioni del calendario ecclesiastico. Inoltre, occorrevano passaggi
coperti per le processioni o per cerimonie solenni e soprattutto per proteggere i fedeli e le personalità di
spicco dalle intemperie durante le funzioni. Bernini progettò una piazza definita da una pianta ellittica
composta da file di colonne libere che sorreggono una trabeazione rettilinea. Sia per ragioni strutturali che
per ragioni puramente religiose, il portico doveva essere più basso possibile così da non intralciare la
visuale del federe dalla finestra da cui si affaccia il papa, e sia per evitare l’infelice effetto ottico che avrebbe
creato un altro colonnato rispetto alla bassa facciata della chiesa. Per evitare questa problematica il Bernini
decise di utilizzare un colonnato costituito dalla successione di colonne di ordine dorico che sorreggono una
snella trabeazione ionica, che crea un forte contrasto con le longilinee colonne corinzie della facciata del
San Pietro. La piazza, costituita dai due bracci annessi alla chiesa che formano un trapezio, seguiti dalle due
braccia ellittiche che avrebbero dovuto “abbracciare” il fedele, doveva essere conclusa da un terzo braccio
che il Bernini introdusse nei suoi primi progetti e che non venne mai costruito.

Francesco Borromini
Nato da una famiglia di muratori si avvicina all’architettura grazie a suo zio Carlo Maderno per il quale
lavorerà a Roma nella fabbrica di San Pietro. Borromini fu un architetto rivoluzionario che più volte ruppe
gli schemi col passato. La sua architettura, infatti, non si basava più sullo studio armonico della proporzioni
umane, come solevano fare gli architetti fin da Brunelleschi, ma Borromini incentrò la sua attività
progettuale sullo studio della natura. Dopo la morte di Maderno, Bernini prese il suo posto a San Pietro e
Borromini fu costretto a lavorare come suo sottoposto. Da qui nacque il singolare rapporto di rivalità fra i
due. Solo successivamente Borromini riuscì a mettersi in proprio.
San Carlo alle Quattro Fontane (1634-1643): I Trinitati scalzi commissionarono a Borromini la costruzione
del loro monastero comprendente di tutte le strutture che lo componevano. Iniziò dai dormitori, dal
refettorio e dai chiostri per arrivare alla singolare chiesa. L’accesso della chiesa è separato da quello del
convento che si innalza in verticale intorno ad un piccolo chiostro ottagonale costituito da colonne binare
che non sono presenti negli spigoli.
La geometria di base che regola la pianta della chiesa è quella di un diamante che si va a formare tramite
l’unione di due triangoli equilateri che condividono la stessa base i cui vertici sono stati smussati e uniti tra
di loro attraverso delle linee ondulate. All’interno le colonne assumono una fondamentale importanza.
Esse, infatti, sono suddivise in gruppi di quattro e sono agganciale direttamente alla muratura. Le suddette
colonne sorreggono la trabeazione dalla quale si generano i pennacchi che gli consentirono di creare una
cupola ovale di forma curvilinea. La cupola, che poggia su un grosso anello sopra i pennacchi, è decorata
con cassettoni profondamente incisi di forme variabili (esagoni, ottagoni e croci) che vanno rastremandosi
verso l’alto. La luce, oltre ad entrare dai quattro lati della cupola entra nella struttura anche attraverso la
grande lanterna che poggia direttamente sulla calotta. In facciata è facile notare la contrapposizione degli
ordini piccoli a quelli giganteschi di effettiva derivazione dei palazzi capitolini michelangioleschi. La facciata
si sviluppa in altezza, attraverso due registri ognuno dei quali costituito da tre campate. Nel primo, i due
settori esterni sono convessi e il settore centrale e cocavo. I due sono legati da una trabeazione continua
che funge anche da marcapiano. Nel secondo registro i tre settori sono tutti concavi e la trabeazione è
frammentaria. Il grande medaglione centrale che culmina con un timpano a cipolla che annulla
completamente l’effetto della del cornicione terminale. Inoltre, fra i due livelli sussiste una forte
differenziazione tra le parti piene e quelle vuote che rendono palese il principio su cui si basa la
composizione del Borromini: la diversità che sussiste sia tra le parti esterna l’una con l’altra e sia tra interno
ed esterno. Sopra l’ingresso le ali dei cherubini proteggono la statua del Santo che è inscritta in una nicchia.
È evidente qui il diverso modo di applicare la scultura all’architettura di Bernini e Borromini.
Sant’Ivo alla Sapienza (1642-1660): La struttura è la cappella annessa all’attuale Università la Sapienza a
Roma nel cortile precedentemente costruito da Giacomo della Porta. Ancora una volta la base della
struttura è quella del triangolo equilatero che in questo caso, va a incrociarsi e a formare una stella sei
punte, simbolo della Sapienza, che definisce lo spazio centrale perfettamente esagonale. I vertici del primo
triangolo sono stati smussati e resi come tre absidi semicircolari, mentre gli altri tre sono concavi e entranti
nella parte interna dell’edificio. La pianta esagonale, poco usata nel rinascimento, venne risolta
strutturalmente da Borromini in maniera eccellente. All’interno lo spazio è reso unitario grazie ai grandi
pilastri corinzi che reggono la trabeazione sul quale si innesta la cupola che copre la struttura senza alcun
elemento di transizione. La forma stellare della pianta continua anche in copertura e i grandi pilastri interni
proseguono nelle modanature della cupola. Per quanto riguarda l’esterno dell’edificio, Borromini utilizzò
sapientemente l’emiciclo del cortile di Della Porta per inserire la facciata della chiesa sulla quale incombe la
singolare cupola. La sua struttura è definita da tre parti fondamentali:
 Un tamburo esagonale che si contrappone alla concavità della facciata della chiesa;
 La piramide a gradini, subito dopo il tamburo, suddivisa in costoloni assimilabili a contrafforti gotici;
 La lanterna circondata da una fila di colonne binate che sorreggono la loro trabeazione;
 La spirale scultorea che funge da coronamento al tutto e che si rifà all’immaginaria Torre di Babele.
Sant’Agnese in Agone (1653-55): Papa Innocenzo X voleva sistemare la piazza dove era collocato il palazzo
della sua famiglia, trasformandola nella più bella di Roma. Piazza Navona, per l’appunto, dalla forma
allungata perché originariamente era un circo romano, venne completamente modificata soprattutto
attraverso la costruzione di una nuova chiesa: Sant’Agnese. Carlo Rainaldi, per primo era stato incaricato di
costruire la nuova chiesa. I primi progetti testimoniano che Rainaldi voleva avvicinarsi, per via della scelta
della croce greca, ai primi progetti per il San Pietro. Dopo alcuni anni in cui i lavori andarono a rilento,
Borromini venne rimpiazzato al posto di Reinaldi come architetto della chiesa. Fece in modo che le colonne
all’interno si staccassero dalla superfice muraria andando a definire un ottagono centrale. Verticalizzò la
struttura inserendo un tamburo molto pronunciato ed una ripida cupola. Abbandonò il vestibolo progettato
dal suo predecessore e fece in modo da arretrare l’intera facciata disegnando una pianta convessa.
Estendendo l’ampiezza della facciata creò il giusto spazio per inserire due alti torri campanarie ai lati
dell’edificio.
Oratorio di S. Filippo Neri (1637-50): I fratelli dell’ordine di S. Filippo Neri progettarono allungo di costruire
un oratorio in prossimità della chiesa già esistente di Santa Maria in Vallicella. Per quanto la facciata ricordi
quella di una chiesa, le file di finestre non lasciano alcun dubbio sul fatto che non sia un edificio
ecclesiastico. La facciata, composta in mattoni secondo metodologie classiche, è definita da due livelli ben
distinti, entrambi convessi e formate da cinque campate ognuno. Solo la campata centrale del primo livello
crea discontinuità con tutto il resto essendo questa concava e quindi uscente dalla superficie muraria.
A coronamento della facciata si innalza il grande frontone che presenta un andamento molto singolare
abbandonando la sezione rettilinea classica e assumendo un andamento concavo-convesso. Nella sala
interna la copertura si modella attraverso finti costoloni che convergono nella finestre e che si connettono
all’elemento ellittico centrale.
Collegio di Propaganda Fide (1646-62): Progetta l’oratorio dei padri gesuiti andando ad intervenire su tutta
l’area in loro possesso. All’interno lo spazio allungato è definito da pilastri di ordine gigante dai quali si
vanno a generare degli stucchi intrecciati a canestro.

Pietro da Cortona
Pietro da Cortona fu architetto, pittore, decoratore e scultore. Nato a Cortona da una famiglia di artigiani,
probabilmente studiò, già da piccolo, col padre tagliapietra. Fa parte della triade romana con Bernini e
Borromini anche se ebbe meno successo dei primi. Arrivato a Roma studiò le opere di Raffaello e
Michelangelo e lavorò per la famiglia Sacchetti e per quella dei Barberini.
Villa del Pigneto – Sacchetti (1626-1630): Della villa costruita per la famiglia Sacchetti oggi non rimane più
nulla. Situata lungo il pendio di una collina, vi si accedeva attraverso un sistema di rampe e terrazze che
conducevano all’esedra d’accesso. L’edificio consiste di tre piani ben distinti e il blocco centrale è
circondato da due ali convesse. Si evince un grande studio della planimetrie del Palladio, ma l’idea centrale
del palazzo è sicuramente derivata dal Cortile del Belvedere Vaticano che trova riscontri nella grande
esedra d’accesso. I due locali laterali costituiti da profonde absidi semicircolari e dotate di una diaframma di
colonne libere sembrano state ispirate dai solaria delle terme romane.
Chiesa dei Santi Martina e Luca (1634-1650): Durante gli scavi per il rinnovamento della cripta di San Luca,
vennero scoperte le spoglie di Santa Martina e, successivamente, Francesco Barberini commissionò al
Cortona la costruzione di una nuova chiesa dedicata ai due santi. Il luogo in cui è collocata è un punto
prestigioso del Foro Romano. Il Cortona scelse una pianta a croce greca i cui bracci terminano con absidi.
L’asse longitudinale è leggermente più lungo di quello trasversale e l’alzato è scandito in tre livelli.
All’interno le superfici murarie sono trattate in modo abbastanza articolato per via delle colonne giganti
ioniche che si staccano e vengono inglobate dalla muratura. Pietro decide di rifiutare completamente l’uso
del colore facendo si che l’interno dell’edificio fosse identificato soltanto dal contributo candido del colore
bianco. Nella facciata, la parte centrale, a due piani, segue una curva concava che sembra essere provocata
dalla pressione scaturita delle ali laterali. Le colonne sono incassate nella muratura e seguono lo stesso
trattamento che fa Michelangelo nel Ricetto della Biblioteca Laurenziana. Gli ordini, inoltre, non hanno
funzione strutturale, e né dividono la superfice in settori ben distinti. La cupola traforata delle finestre
incorniciate da archi assume una valenza molto importante nella superficie interna. Il sistema di costoloni
della cupola, infatti, è sovrapposto a quello dei cassettoni tra un costolone ed un altro.
Santa Maria della Pace (1656-57): La chiesa, fatta costruire da papa Sisto IV per commemorare la pace
dopo la guerra tra i Medici e il papa venne modificata in facciata dal Cortona. Il piano superiore convesso
della facciata ricorda quella dei Santi Luca e Martina, ma questo spazio rappresenta la zona di mezzo
affiancata al portico d’accesso semicircolare sorretto da colone (che tanto assomiglia alla sezione di un
tempio) e alle ali laterali convesse che circondano la facciata come braccia. Il portico d’accesso ricorda
molto, per via del suo aggetto sulla strada antistante, il trattamento che fa Bernini in Sant’Andra al
Quirinale della stessa parte. L’elemento terminale della facciata è un frontone triangolare che ne contiene
uno tranciato. Questi stessi espedienti vennero usati da Michelangelo nella sua Biblioteca Laurenziana.
Oltre alla trasformazione della facciata dell’edificio, Cortona modifica anche l’assetto urbano della zona
circostante per consentire una visione dell’edificio quasi fosse una rappresentazione teatrale. È proprio allo
schema dei teatri che si ispira per modificare il contesto urbano: La facciata funge da fondale, la piazza
antistante da platea e le case circostanti da palchi. Per creare questo slargo vennero abbattute molte
abitazioni, ma fu necessario affinché si raggiungesse lo spazio tale da far consentire il passaggio di una
carrozza.
Santa Maria in via Lata (1658-1662): Gli venne commissionato di erigere la chiesa sopra una cappella
paleocristiana. L’allineamento della strada non consentiva la composizione di una facciata curva ed è per
questo che il prospetto è perfettamente diritto. Realizza una struttura a due livelli, il primo con un portico
che segue le fattezze di un pronao in-antis classico e che molto si rifà all’accesso di Palazzo Massimo alle
Colonne di Peruzzi e il secondo loggiato (decise di innalzare l’edificio di un secondo livello dopo aver
convinto Alessandro VII che con uno solo l’edificio avrebbe perso d’importanza) privo di funzioni pratiche.
Nel secondo livello un arco unisce le due metà secate della trabeazione interrotta. Il portico interno è
coperto da una volta a botte cassettonata sorretta da due file di colonne.

Guarino Guarini
Nato a Modena, Guarini, fu filosofo, teologo e matematico che entrò a far parte dell’Ordine dei frati Teatini.
Diventò, successivamente insegnante di filosofia per l’Ordine e i suoi studi lo portarono a viaggiare in giro
per l’Europa arrivando dalla Francia alla Spagna. In Italia le sue opere più importanti sono a Messina e a
Torino, la città nella quale si trasferirà definitivamente. A Roma studiò attentamente le opere del Borromini
e dalle sue opere è evidente che fu anche un grande conoscitore delle architetture gotiche. I disegni dei
suoi progetti sono custoditi del suo trattato L’Architettura Civile.
Facciata della chiesa della SS. Annunziata, Messina (1660): La chiesa andò distrutta durante il terremoto
del 1908 e oggi rimangono solo delle documentazioni progettuali. L’edificio si sviluppava in una pianta
concava e ha molto a che fare con le facciata delle chiese romane del tempo.
Chiesa dei padri Somachi, Messina: La chiesa non venne mai realizzata, ma ci sono rimasti degli elaborati
progettuali a testimonianza dell’edificio. La pianta è definita da un esagono regolare centrale al quale si
passa cupola attraverso un sistema di pennacchi sopra il quale non è posto il tamburo della cupola, bensì un
cornicione circolare. Al posto del tamburo e della cupola le due strutture sono ibridate in un’unica massa
architettonica intrecciata e forata da sei grandi aperture. A coronamento dell’edificio è presente un altro
tamburo e un’altra piccola cupola, insieme, della stessa grandezza della cupola inferiore, quindi troppo
grandi per essere considerati come una lanterna. L’esterno, come molte chiese rinascimentali del passato è
identico su tutti e sei i lati.
Sainte-Anne-de-Royale, Parigi (1662): Chiesa teatina costruita a Parigi per l’Ordine mia terminata e
completamente distrutta nel 1823. La pianta longitudinale è ampliata da due ali laterali rendendo
l’impianto riconducibile ad una croce greca. In facciata la chiesa è definita da un andamento concavo-
convesso che aggetta nella parte centrale e rientra in quelle laterali quasi come la chiesa di San Carlino del
Borromini. L’edificio, inoltre, è diviso in cinque livelli ben distinti. Sopra i pennacchi, questa volta,
l’architetto posiziona il tamburo sul quale poggia una cupola definita dall’intreccio di doppi costoloni, sulla
prima cupola un’altra cupola tronca fa capolino e quest’ultima è coronata da una lanterna. Lo schema
seguito ricorda molto quello delle pagode. La prima cupola forata da finestre a profilo di violino sembra
quasi un secondo tamburo poggiato sul primo sottostante.
Santa Maria della Divina Provvidenza, Lisbona: La chiesa venne distrutta da un terremoto nel 1755, ma
oggi rimangono molti progetti che la rimettono in luce. La pianta longitudinale della chiesa si va a formare
dalla concatenazione di più ellissi fra di loro, ognuna di esse cupolata. Le pareti perimetrali sono ondulate e
riprendevano il movimento strutturale dato dai pilastri tortili che, affiancati alle pareti, reggevano la
trabeazione e dividevano lo spazio in campate ben definite. Nelle lunette si aprivano grandi finestre che
portavano la luce all’interno.
Palazzo Carignano, Torino (1679): Guarini trova una soluzione pratica per comporre un perfetto “arredo
stradale” per la strada antistante. Il palazzo abbandona completamente le rigide forme rinascimentali che
imponevano una simmetria perfetta negli alzati. Il palazzo, invece incontra delle nuove modulazioni più
sinuose. L’ingresso costituito dal tipico gioco del concavo-convesso, viene accompagnato da due ali laterali
rettilinee. All’interno, un intricato sistema di scale porta al grande salone centrale ellittico. Il trattamento
dei rivestimenti in mattoni molto si ispira alle tecniche romane degli “opus”.
Progetto della chiesa di San Filippo Neri, Torino: L’impianto longitudinale è reso attraverso la successione
di ottagoni concatenati che lasciano spazio, nelle parti laterali, a piccole cappelle. L’accesso e la parte
dell’altare sono perfettamente speculari e formate da delle absidi semicircolari.
Cappella della Santissima Sindone, Torino (1665): La chiesa ad impianto a croce latina era stata edificata
nel medioevo e successivamente ricostruita nel quattrocento. La cappella a pianta centrale costruita in
questo periodo doveva custodire una delle più importanti reliquie della cristianità di questo periodo di
proprietà della famiglia Savoia: la Sacra Sindone, il sudario dove è ancora impressa l’immagine del Cristo. Lo
spazio cilindrico delle cappelle è articolato dalla sequenza di un ordine gigante di pilastri e tra uno e l’altro
di uno più piccolo come nelle architetture palladiane. Sopra il cilindro crea una zona con pennacchi nei quali
si aprono della grandi finestre circolari. La zona successiva dopo i pennacchi è quella dell’alto tamburo,
dove si aprono sei aperture ad arco intramezzate da grossi pilastri. La cupola è definita dall’intreccio di archi
ribassati, finestrati simili a costoloni posti l’uno sull’altro come un castello di carte. Alla sommità della
cupola è posta la lanterna che si apre con una stella a dodici punte al centro della quale è impresso lo
spirito santo.
San Lorenzo, Torino (1668): La pianta quadrata è definita, nella parte centrale, da un ottagono irregolare
definito da otto lati ricurvi verso lo spazio centrale. Nelle diagonali si aprono grandi archi sorretti da colonne
che danno accesso della cappelle a pianta pseudo-ellittica. Nella parte sovrastante un cornicione continuo
sottolinea la forma ottagonale ed è il piano d’imposta dei pennacchi e delle lunette sulle quali si innesta la
cupola troncoconica. La cupola è formata attraverso l’intreccio di otto costoloni semicircolari che formano
una stella a otto punte e un ottagono regolare nella parte centrale. Al di sopra si erge una lanterna
costituita da un tamburo e da una cupola entrambi della stessa altezza della cupola sottostante. L’effetto è
più simile agli esempi dell’architettura tardogotica europea. La facciata è molto simile a quella di un palazzo
del tempo e la chiesa, inoltre, è preceduta da una diaframma rettangolare d’accesso.
Santuario della Consolata, Torino: La chiesa è dedicata alla Madonna protettrice della città. Guarini
disegnò una pianta ellittica attraverso la quale si accede al santuario di forma esagonale. Il tutto è
preceduto da una portico Neoclassico aggiunto successivamente.

Filippo Juvarra
Nato a Messina, città nella quale erano presenti molte opere di Guarini, si avvicinò all’architettura grazie al
padre argentiere e a Carlo Fontana, suo maestro. Entrò nel suo studio dove studiò i modelli dell’architettura
classica, rinascimentale e contemporanea. Entrò successivamente al servizio del Cardinale Ottoboni per il
quale ideò un gran numero di scenografie teatrali di altra originalità. Quando Vittorio Amedeo II di Savoia
diventò re delle Due Sicilie lo fece entrare al suo servizio prima a Messina e poi a Torino con la nomina di
“primo architetto del re”. Viaggiò in tutta Europa e godette di una grandiosa reputazione internazionale.
Basilica di Superga, Torino (1717-31): Il capolavoro indiscusso di Juvarra è la Basilica di Superga, la chiesa-
mausoleo dei Savoia annessa al monastero e collocata su di un’alta collina che domina il panorama fuori
Torino. L’edificio è una perfetta imitazione, connotata in senso moderno, del Pantheon antico. Formato da
un perfetto cilindro coperto a cupola e preceduto da un pronao classico a base quadrata. Migliorò la
composizione del pronao del Pantheon andando a diminuire il numero di colonne e integrandolo in tutto e
per tutto con il corpo cilindrico della chiesa. All’interno il cilindro da spazio, nella parte centrale, ad un
perfetto ottagono che si va a creare dalla successione di coppie di pilastri che reggono gli archi d’accesso
alla cappelle radiali. A differenza delle chiese del Guarini, sulla trabeazione continua sorretta da colonne
corinzie si poggia direttamente il tamburo della cupola senza che questo venga intramezzato da una serie di
pennacchi. Il passaggio avviene in modo drastico e subito dal tamburo si passa alla cupola sormontata da
lanterna. Chiare ispirazioni agli architetti precedenti risiedono nell’uso di finestre ondulate nel tamburo
(Borromini) e nell’utilizzo di cassettoni e costoloni nel rivestimento interno della cupola (Bernini). Al cilindro
centrale è annesso un piccolo locale a pianta centrica nel quale è posto l’altare e che sembra essere
scollegato da tutto il resto. Esternamente il corpo centrale della chiesa, il tamburo e la cupola sono tutte
della stessa altezza e lateralmente, l’edificio è accompagnato da due alte torri campanarie di ispirazione
michelangiolesca (San Pietro) costituiti da una particolare copertura di tipo austriaco.
Palazzo Madama, Torino (1718-1721): Il palazzo è stato costruito da Juvarra per la regina Maria Giovanna
Battista di Savoia, annesso all’antico castello la cui facciata affaccia sull’omonima piazza. La facciata
presenta ampie finestre sormontate da finestrelle rettangolari e divise l’un l’altra attraverso la ripetizione di
altri pilasti che poggiano sulla loro base in bugnato. Quest’ultimi sorreggono la trabeazione dalla quale si
sviluppa la balaustra ornata da vasi. Nella parte centrale una loggia aggettante a tre campate sorretta da
colonne libere va a inquadrare le grandi finestre del salone centrale. È proprio il grande scalone interno
l’elemento più caratteristico di tutto il palazzo, copiato e invidiato definiva l’importanza del proprietario di
casa: più era lunga la distanza che doveva percorrere il proprietario di casa per andare incontro al suo
ospite, più questi possedeva una levatura sociale maggiore.
Palazzina da Caccia di Stupinigi (1729-33): Costruita per Vittorio Amedeo II a qualche chilometro a Torino,
La villa dedicata alla caccia al cervo si sviluppa a partire dal nucleo centrale ellittico dal quale si irradiano i
bracci dell’abitazione a formare una X con una angolazione molto simile a quella della croce di Sant’Andrea.
I bracci più lunghi circondano il grande cortile d’onore esagonale e a questi sono agganciati due padiglioni
angolari. Il salone centrale è una sala da ballo coperta a cupola, così alta che lateralmente si aprono delle
balconate per l’orchestra e per gli spettatori. Pieno di affreschi e stucchi, l’interno richiama le architetture
teatrali. L’ambiente è definito da quattro grandi pilastri centrali che definiscono le linee guida dalle quali si
generano le quattro absidi, due grandi e due piccole.
Chiesa di San Filippo Neri, Torino: L’edificio era stato iniziato da Guarini, ma dopo il crollo della cupola
Juvarra venne chiamato ad intervenire. Progettò un edificio fastoso e troppo dispendioso per le modeste
possibilità economiche dell’ordine monastico che gli aveva commissionato il progetto. Decise quindi, di
modificare il progetto originario facendolo diventare molto più modesto e simile all’assetto precedente del
Guarini con una pianta rettangolare coperta da cupola. La chiesa a navata unica coperta a volta e forata da
grandi aperture nella sua base è accompagnata da sei cappelle laterali a pianta ellittica. La facciata inserita
nell’ottocento sembra seguire i disegni di Juvarra.
Santa Maria del Carmine, Torino (1732-35): Una chiesa dalla struttura tipica del tardo gotico a pianta
rettangolare coperta da una volta a botte con tre cappelle per lato. I muri divisori delle cappelle si elevano a
tutta altezza e creano, nella parte superiore delle gallerie sopra le cappelle. Le cappelle, inoltre, non sono
unità indipendenti con una propria sorgente luminosa, ma attingono alla luce attraverso della aperture
ovali che danno sulle finestre della galleria. L’ingresso alle cappelle è reso attraverso un arco con timpano
curvilineo altamente decorato. Il motivo dell’ellisse ritorna nuovamente nel presbiterio coperto da
semicupola.

Carlo Fontana
Nasce a Como, iniziò la sua carriera come disegnatore architetto e assistente ai lavori per Cortona, Reinaldi
e Bernini. Quest’ultimo influenzò positivamente il suo stile architettonico.
San Marcello del Corso: La facciata diventerà la pietra miliare del tardo barocco. Fontana lavora attraverso
le sporgenze nella parete che la dividono in settori, i quali vengono incorniciati dagli ordini architettonici. La
facciata è considerata abbastanza statica se non si considera la parte centrale d’ingresso. L’edicola
incornicia l’accesso attraverso un motivo aggettante ed è definito da coppie di colonne libere che reggono
la trabeazione e che vanno a coprire i pilastri binati che si ripetono anche nel livello superiore.

Settecento Romano
Tutto il primo quarto del secolo fu relativamente povero di avvenimenti finché Roma non riconquistò il
predominio nel panorama italiano di quel periodo. Per ben vent’anni artisti e architetti affollarono Roma
introducendo al suo interno innumerevoli altre opere rimarchevoli.
Francesco De Sanctis
Scalinata di Piazza di Spagna (1723-26): Il progetto della piazza, fortemente voluta da Sisto V per migliorare
le condizioni urbanistiche della capitale, venne affidato, in prima istanza ad Alessandro Specchi e
successivamente a Francesco De Sanctis. La piazza rappresenta una delle scenografie urbanistiche meglio
riuscite del secolo che, dalla chiesa di Trinità dei Monti, scende, attraverso le lunghe scalinate concavo-
convesse intramezzate da ampi pianerottoli, fino alla piazza stessa. Dal primo livello la scala rettilinea si
divide nelle parti laterali, un’altra piazza da accesso alle scalinate centrali che, da un pianerottolo si
biforcano che arrivare alla chiesa.
Alessandro Specchi
Porto di Ripetta, Roma: Alessandro Specchi costruì il porto di Ripetta sulle sponde del Tevere di fronte la
chiesa di S. Girolamo agli Schiavoni. Le doppie curve ad “S” delle scalinate che conducono al fiume
anticipano in un certo senso il contributo della scalinata di Piazza di Spagna, progetto che in prima istanza
venne affidato allo stesso architetto.
Filippo Raguzzini
Piazza Sant’Ignazio, Roma (1727-28): Piccolo intervento urbanistico che venne portato a termine nella
piazza antistante la preesistente chiesa di Sant’Ignazio. Come nella piazza di Santa Maria della Pace del
Borromini, Raguzzini interviene sui fabbricati antistanti che questa volta sono le abitazioni comuni della
classe media tipiche della civiltà borghese del tempo. Gli architetti di questo periodo preferiscono le piazze
chiuse simili a corti che costringono ad una visuale ravvicinata dal contesto architettonico circostante. Le
palazzine con le facciate leggermente ricurve creano un contesto perfettamente teatrale nel quale queste
vengono connotate come le quinte di un palcoscenico.
Niccolò Salvi
Fontana di Trevi, Roma (1732-63): Salvi fu il primo a nascondere la facciata di un palazzo dietro un arco
trionfale classico con le sue figure allegoriche e mitologiche e formare, davanti a questi, la più importante
fontana della storia dell’architettura. Barocca per le dimensioni e per le grandi statue scolpite, rococò per
via degli elementi naturalistici delle rocce e della grande conchiglia del Nettuno e classica che l’utilizzo
dell’arco trionfale.
Ferdinando Fuga
Palazzo della Consulta, Roma (1732-37): La pianta trapezoidale del palazzo segue la conformazione del
terreno al cui centro è posto un portico quadrato. La facciata è definita da una bicromia creata
dall’alternarsi di cornici chiari e pannelli interni più scuri. All’interno Fuga ha previsto le stanze dedicate alle
singole istituzioni che il palazzo avrebbe dovuto accogliere. I piani interni sono collegati da un sistema di
gradinate, mentre la particolare scala a forbice collega il pianterreno con i piano nobile del palazzo e
affaccia sulla parte del cortile interno.
Facciata della Chiesa di Santa Maria Maggiore, Roma (1741-43): Molto simile a quella del San Giovanni in
Laterano, riprende da questa tutte le sue caratteristiche di ispirazione romana e michelangiolesca. La
facciata loggiata fu voluta dal papa cosicché potesse impartire le benedizioni dall’alto della chiesa stessa.
Santa Maria della Morte, Roma: Di impianto ellittico contornato da piccole nicchie. Le colonne binate
incastonate nella muratura ricordano molto quelle della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo. Un’altra
particolarità è il doppio timpano che corona tutta la struttura.
Alessandro Galilei
Facciata della chiesa di San Giovanni in Laterano, Roma (1733-35): Clemente XII indisse un concorso per la
costruzione della nuova facciata della chiesa paleocristiana già esistente che venne vinto da Galilei. La
monumentale facciata, molto più simile a quella di una palazzo piuttosto che di una chiesa è definita da due
livelli nei quali l’ordine gigante di colonne è assimilato a quello minore. L’ispirazione più evidente è quella
dei palazzi romani e a quelli capitolini di Michelangelo e alla facciata di San Pietro del Maderno. La facciata,
inoltre, è completamente aperta così che il chiaroscuro diventa uno strumento importantissimo nella mani
dell’architetto.

Luigi Vanvitelli
All’incirca per duecento anni l’Italia meridionale è stata governata dai viceré spagnoli. Carlo III fu incoronato
re a Palermo e per più di sessant’anni i Borboni rimasero saldamente ancorati al trono. Fu proprio durate il
regno di Carlo III che Napoli e la Sicilia assunsero una primaria valenza dal punto di vista artistico e
architettonico. Molte importanti architetture sorsero in quel periodo e tantissimi architetti illustri vi
lavorarono. Il re chiamò al suo servizio due dei più influenti architetti romani del tempo: Ferdinando Fuga e
Luigi Vanvitelli. Il secondo, nato a Napoli era figlio di un importante pittore austriaco, passò la giovinezza a
Roma dove studiò prima pittura col padre e successivamente si avvicinò all’architettura grazie alla sua
partecipazione al concorso per la chiesa di San Giovanni in Laterano. Oltre a Roma, lavorò anche a Siena e a
Milano dove fece un progetto per la facciata del duomo.
Reggia di Caserta (1752): Carlo III chiamò a Napoli Luigi Vanvitelli con l’espresso proposito di erigere una
residenza reale simile a quella di Re Sole a Versailles, a Caserta, qualche miglio a nord dalla città. La
dimensione del palazzo e dei giardini è immensa. La residenza a base rettangolare con due bracci interni
incrociati è composta da 36 campate con ben 1200 stanze e all’interno si aprono quattro giardini privati. La
struttura poggia su un alto piano basamentale definito da una bugnato orizzontale dalle punte aguzze sul
quale poggia l’ordine gigante di colonne che prende tutta l’altezza restante. Mentre il prospetto esterno è
abbastanza austero, quello interno che da sul giardino è definito attraverso l’ordine gigante di colonne che
creano campate tra di loro abbastanza strette. Dal salone centrale a base ottagonale sale la più grande
scalinata cerimoniale di tutta Italia. La scala porta ad un vestibolo ottagonale voltato e da li si aprono le
porte per gli ambienti di rappresentanza. All’interno del palazzo sono presenti anche un teatro e una
cappella privata. La parte più spettacolare, però, è sicuramente quella dei giardini che continuano
indisturbati per chilometri e circondano la cascata centrale che da l’acqua alle tante fontane della
residenza.
Barocco Europeo
Francia
In Francia il Barocco non si era diffuso così capillarmente come in Italia, ma il suo sviluppo fu di ispirazione
per gli altri paese europei soprattutto dopo la costruzione del Palazzo di Versailles per Re Sole. Inoltre,
furono proprio i progettisti francesi a introdurre per primi i Europa lo stile ultimo del Barocco: il Rococò.
Vaux-le-Vicomte, Parigi (1657-61): Palazzo costruito da Louis Le Vau per il ministro delle finanze francese
del tempo. Il palazzo con i suoi grandi giardini alla francese fu uno dei più sontuosi a livello internazionale
fino alla costruzione del palazzo di Re Sole. La pianta includeva grandi appartamenti sia per i proprietari di
casa che per il re in visita. Le camere sono poste ai lati opposti del grande salone centrale a piante ellittica
sormontato da cupola. È, ovviamente la camera da letto del re ad essere più riccamente decorata con
inserti all’italiana, stucchi e dipinti.
Palazzo di Versailles: Gli interessi di Luigi XIV si erano spostati dal suo palazzo cittadino del Louvre a
Versailles a qualche chilometro da Parigi dove poteva espandere liberamente le sue costruzioni senza
vincoli. Incaricò, quindi, Le Vau di ampliare e modificare la palazzina da caccia fatta costruire dal padre Luigi
XIII a Versailles per trasformarla nel grandioso palazzo che oggi conosciamo. Mentre lasciò la facciata
principale abbastanza immutata, quella che da sul giardino venne completamente modificata attraverso la
composizione di un blocco costituito da 25 campate. Le facciate costituite da archi a tutto sesto in bugnato
sormontati degli austeri ordini dorici nei piani alti, molto hanno a che fare con la facciata del Louvre. La
costituzione geometrica del palazzo influenzò anche il contesto urbano circostante che viene occupato dagli
immensi giardini di Le Notre. Al palazzo si accede attraverso un tridente viario che, come in Via Condotti a
Roma, crea un cono prospettico che converge fino alla facciata del palazzo. Tra questi altri assi diagonali, Le
Notre introdusse partizioni di giardino con piante, alberi, terrazze e canali che facevano da sfondo alle
rappresentazioni teatrali, ai concerti e alle commedie che vi si svolgevano. Successivamente Luigi XIV decise
di affidare all’architetto Hardouin-Mansart il compito di ampliare la struttura del palazzo. Mansart,
pronipote e allievo del grande François Mansart aggiunse delle gigantesche ali sul fronte del giardino che
seguivano la stessa ripetitività di quelle di Le Vau e fece costruire all’interno la famosa Galleria degli
Specchi. Inoltre progettò la famosa Cappella di Versailles unica nel suo genere. La cappella è costituita da
due livelli con una galleria nella quale il re e il suo seguito assisteva alla funzione. Il piano superiore, invece,
è circondato da un imponente colonnato corinzio che, benché rifletta molto le linee guida della classicità
rinascimentale, per via dell’altezza e dell’utilizzo di contrafforti all’esterno della struttura riprende molto
dall’architettura Gotica.
Place Vendome (1699): Qui Mansart dimostra la sua grande abilità di urbanista costituendo una piazza che
va a definirsi attraverso la ripetizione delle uniformi facciate dei palazzi che lasciano liberi solo i due accessi
assiali accuratamente studiati. Rappresenta un eccezionale esempio di organizzazione spaziale Barocca e,
mentre le facciate uniforme che danno sulla piazza vennero curate fin nel minimo particolare, quelle
posteriori vennero ritenute secondarie.
Dome del Invalides, Parigi (1679-91): Un ospedale militare commissionato a Mansart dal Re Sole. La pianta
a croce greca coperta da cupola è, probabilmente ispirata dal progetto per la cappella mai realizzata, per i
Borboni a Saint-Denis di Mansart. Il doppio tamburo forato da grandi aperture è la base d’appoggio della
cupola a doppia calotta. L’esterno ricorda molto il Pantheon romano per via del classicissimo pronao
d’ingresso.
Austria, Germania e Boemia
Il nuovo ideale artistico tedesco era quello concepito da artisti autoctoni che nella maggior parte dei casi
avevano studiato a Roma. Il principale protagonista in questo senso fu Johann Bernhard Fischer von Erlach,
figlio di uno scultore e mandato a studiare a Roma dove frequentò la cerchia del Bernini e di Fontana. Dopo
più di dieci anni in Italia, si stabilì a Vienna dove fu nominato architetto di corte dall’imperatore Giuseppe I,
ansioso di emulare il fasto della corte del rivale Luigi XIV.
Karlskirche, Vienna (1716): L’opera di von Erlach è una chiesa votiva dedicata all’imperatore Carlo IV in
adempimento al voto fatto per il suo santo patrono San Carlo Borromeo, affinché Vienna fosse liberata
dalla pestilenza. La grandezza del sito fu direttamente proporzionale a quella della chiesa. La facciata,
infatti, si dilata grazie alla due ali loggiate laterali. L’ingresso della chiesa è costituito da un pronao corinzio
classico molto simile a quello del Pantheon. Questo elemento classico accompagnato dalle due alte versioni
della Colonna Traiana ai lati del pronao vogliono esprimere l’intensione di investire il Sacro Romano Impero
dello splendore dell’Impero Romano. Le Colonne Traiane ai lati deli pronao, inoltre, si rifanno anche alle
Colonne D’Ercole (stretto di Gibilterra) in ricordo della breve occupazione di Carlo IV del trono di Spagna. Le
colonne sono completamente cristianizzate grazie all’introduzione delle scene della vita del santo.
Chiesa di San Giovanni Nepomuceno di Zelenà Hora: Dedicata al santo boemo, nel luogo è custodita la
reliquia della lingua del santo. La chiesa è a forma di stella a cinque punte alludendo ad alcuni avvenimenti
della vita del santo. Le finestre e il portale riprendono forme di lingue. La pianta è molto simile a quella di
Sant’Ivo alla Sapienza del Borromini.
Chiesa abbaziale di Ottobeuren (1748-54): La chiesa, per via delle alte torri campanarie annesse alla chiesa
nelle parti laterali, si rifà molto agli esempi di barocco meridionale.
Inghilterra
Anche se lo stile Barocco non fu molto marcato, innumerevoli furono gli esempi di questa architettura nel
corso del secolo in Inghilterra. Sir Christopher Wren fu uno degli esponenti di spicco del barocco inglese.
Cominciò la sua carriera come scienziato e solo più tardi si avvicinò all’architettura. Fece lunghe visite in
Francia dove incontro Bernini e Mansart ed ebbe l’opportunità di visionare i loro progetti per il Louvre.
Fu, successivamente consultato dalla Royal Commission per la ricostruzione della Cattedrale di S. Paolo. Il
grande incendio di Londra del 1666 gli diede l’opportunità di presentare innumerevoli progetti per il
riassetto urbano della città.
Cattedrale di St. Paul, Londra: Il primo progetto di Wren, di cui abbiamo testimonianza grazie ad un grande
modello ligneo ancora intatto, prevedeva una chiesa a croce greca coperta da cupola che molto aveva a che
fare con il famoso progetto di Bramante per San Pietro. Questo progetto (Great Model) venne rifiutato
perché incompatibile con i riti religiosi inglesi che prevedevano una chiesa a pianta longitudinale. Progettò,
quindi, una chiesa di questo tipo, inserì un coro e una grande navata centrale incrociata dal transetto.
Wren, inoltre attinse dall’idea di Michelangelo per San Pietro con una prima cupola interna che doveva
impressionare il visitatore coperta da una seconda calotta esterna molto più alta perché potesse essere
vista da grande distanza. La cupola è forata nella parte culminante da una oculo che prende luce dalla
lanterna sovrastante. Le torri campanarie ai lati della chiesa richiamano gli edifici del Borromini.
St. Martin-in-the-Fields, Londra (1720-26): Fu uno degli edifici religiosi più emulati in tutto il secolo in
Inghilterra, nelle Indie e in America. In questi luoghi, infatti molte altre chiese vennero portate a termine
utilizzando la stessa composizione del pronao classico e dell’unico campanile centrale.
Spagna
Facciata della Cattedrale di Santiago de Compostela: Le autorità spagnole decisero di modificare l’antico
assetto romanico della facciata della chiesa, ma il rimaneggiamento della cattedrale avvenne attraverso un
processo molto lento e, però culminò in una facciata riccamente ornata. Le due torri sottolineano le affinità
con il Gotico e col Barocco e le superfici sono ornate da guglie, rientranze e rilievi.

Neoclassicismo – “Nobile semplicità e pacata grandiosità”


Il Neoclassicismo inizia a svilupparsi intorno alla metà del XVIII secolo nel momento in cui le più grandi
accademie iniziarono a rifiutare i modelli passati del Barocco che erano diventanti, ormai, incompatibili con
la purezza classica alla quale si ci ispirava. La restaurazione dei concetti classici avviene conseguentemente
alle scoperte archeologiche di luoghi storici come Pompei ed Ercolano. Lo stile classico, però, non viene
imitato in tutto e per tutto, ma è rimaneggiato in chiave moderna. La ricerca della purezza geometrica
induce l’architetto a ricercare quelle forme nel cubo, nel cono, nella piramide e nella sfera. La decorazione
è eliminata del tutto. L’urbanistica diventa materia di grande importanza, molte piazze, edifici, strade
vennero costruite in questo periodo. Un esempio importante è quello della Place de la Concorde a Parigi
dove le forme geometriche definiscono spazi urbani nuovi. Colui in quale mise a sistema questo nuovo
senso artistico in Italia, fu Giovanni Battista Piranesi.
Giovanni Battista Piranesi
Nato a Venezia dove impara l’arte delle incisioni, si trasferisce a Roma in giovane età dove verrà travolto
dalla maestosità dell’architettura della città. Lì instaurerà un forte rapporto di amicizia con il Pittore Gian
Paolo Panini. Nel suo primo libro Prima parte di Architetture e Prospettive inserirà le innumerevoli incisioni
di fantasia delle rovine (Fondazioni del Teatro di Marcello, Sant’Ivo alla Sapienza, il foro del Campidoglio
ecc.)

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