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Biografia
Prospero Lorenzo Lambertini nacque a Bologna in via delle Campane, poi intitolata a suo
nome[4], il 31 marzo 1675 da Marcello Lambertini e Lucrezia Bulgarini, figlia di Carlo[5].
Prospero apparteneva, attraverso il padre, al ramo cadetto di un'antica famiglia senatoria
di Bologna[6][7], fino all'unità d'Italia la seconda città per importanza dello Stato
Pontificio[8]. Battezzato il giorno stesso della nascita da Carlo Evangelista Graffi, prevosto
della Cattedrale metropolitana di Bologna[9], il futuro pontefice rimase presto orfano del
padre (deceduto a soli 42 anni[10]), mentre la madre convolò a seconde nozze con Luigi
Bentivoglio, un conte[11], e morì il 21 novembre 1705[5].
Prospero apprese i primi rudimenti da Paolo Pasi e dal sacerdote Sante Stancari, per
essere poi trasferito nel convitto bolognese dell'Accademia degli Ardenti, detto Del
Porto[4][5]. A tredici anni fu infine mandato nel 1688 a Roma nel Collegio Clementino
diretto dai Padri Somaschi[12][13], ove si segnalò per vivacità d'ingegno fra i
condiscepoli[14].
Il giovane Lambertini fu notato nel 1691 da papa Innocenzo XII, il quale, dopo aver
ascoltato un discorso in latino redatto dallo stesso Lambertini sulla Santissima Trinità e a
lui dedicato, ne fu talmente stupefatto che gli assegnò un piccolo beneficio che rendeva
:
cento scudi d'oro[6][12], la prima delle gratificazioni ricevute dal pontefice nel corso della
sua vita antecedente l'ascesa al Soglio.
Mediatore politico
Papa Clemente XII, nel concistoro del 30 aprile 1731[14], nominò Prospero Lambertini
arcivescovo di Bologna[23], sua città natale, ove entrò il 29 maggio del medesimo anno[24].
Le capacità diplomatiche già dimostrate da Lambertini in occasione del Concordato con le
monarchie sicula e sarda (1727)[14], infatti, lo rendevano il candidato più adatto ad
affrontare con successo il Senato cittadino, con cui c'erano difficili rapporti che
caratterizzavano la forma diarchica di governo di quella città[25], riuscendo a normalizzare
i rapporti fra quest'organo e la curia diocesana[24]. Proprio per il suo zelo nel mantenere
buoni i rapporti, molti canonici e chierici bolognesi criticarono l'operato dell'arcivescovo,
in quanto andava a minare, nel contempo, i privilegi di cui essi avevano finora goduto. Il
Lambertini, per esempio, usufruì dei surplus di cui godevano gli ecclesiastici per attuare
lavori di pubblica utilità, quali la pavimentazione delle strade[26].
:
Esperto amministratore e protettore delle arti e
delle scienze
Committenze
Considerazioni
:
Il ventennio di episcopato lambertiniano (mantenne la carica fino al 1754[34]) viene
considerato, da parte della maggioranza degli storici, positivo per l'impegno e la
profusione che l'arcivescovo diede per incrementare la qualità della pastorale e della
stessa vita cittadina. Mario Rosa, per esempio, rimarca la maggior attenzione verso la
pastorale rispetto a quella puramente amministrativa, il che segnò una svolta nella
gestione della vita diocesana[35]; Alfeo Giacomelli rimarca il carattere unitario dell'azione
episcopale tra il 1730 e il 1754[36]; Umberto Mazzone (il cui libro è stato usato come punto
di riferimento per i dettagli dell'episcopato lambertiniano) ne elogia l'avvedutezza nelle
decisioni pratiche.
Pontificato (1740-1758)
Curia romana
Il conclave del 1740
Segretario di Stato: Silvio Valenti Gonzaga
(1740-1756), Alberico Archinto (1756-1758)
Lo spirito del papa Clemente
Camera Apostolica:
Il 6 febbraio 1740 papa Clemente XII, Camerlengo: Silvio Valenti Gonzaga (1747-
ormai infermo da molti anni, venne a 1756), Girolamo Colonna di Sciarra (1756-
mancare[37]. Il conclave che si aprì il 19 1758)
febbraio risultò uno dei più aspri di Tesoriere: Mario Bolognetti (1739 -
tutta la storia moderna: la fazione filo settembre 1743), Giovanni Battista Mesmer
franco-austriaca e quella filo-spagnola (settembre 1743 – aprile 1747), Giovanni
continuavano a scontrarsi e a non Francesco Banchieri (aprile 1747 – 26
trovare un'intesa su un candidato novembre 1753), Nicola Perrelli (1753 –
gradito a entrambi gli schieramenti[38]. novembre 1759)
Dopo la caduta delle candidature di
Neri Corsini e di Annibale Albani, il Congregazioni:
collegio cardinalizio cercò di trovare Inquisizione: Tommaso Ruffo (1740-1753),
un candidato nella figura di Pompeo Neri Maria Corsini (1753-1770)
Aldrovandi, ma questi non riusciva a
Riti: Carlo Maria Marini (1726-1747),
superare il quorum necessario per
Fortunato Tamburini (1747-1761)
essere eletto sommo pontefice. Il
cardinale Lambertini, che non era Indice: Angelo Maria Querini (1740-1755),
stato preso ancora in considerazione Francesco Landi (1755-56), Antonio Andrea
come candidato, cercò di smuovere le Galli (1756-1767)
acque dicendo ai cardinali, con quello Concilio: Antonio Saverio Gentili (1737-
spirito scherzoso che lo 1753), Mario Mellini (1753-56), Giovanni
contraddistingueva: «Volete un santo? Giacomo Millo (1756-57), Clemente
Scegliete Gotti. Volete uno statista? Argenvilliers (1757-58)
Eleggete Aldobrandini. Volete un Buon governo: Domenico Riviera (1737-
uomo onesto? Eleggete me»[39]. 1752), Giorgio Doria (1754-1759)
Vescovi: Giuseppe Firrao (1738-1744),
Elezione e insediamento Raffaele Cosimo de' Girolami (1744-1748),
Carlo Alberto Guidobono Cavalchini (1748-
Che sia vero o no questo aneddoto, i 1774)
:
cardinali convennero nel far Consulta: Silvio Valenti Gonzaga (1740-56);
convergere i voti sul neutrale Alberico Archinto (1756-58)
arcivescovo di Bologna. Questi fu Tribunali della Curia:
eletto al soglio pontificio il 17 agosto
1740, nonostante non desiderasse Penitenziere Maggiore: Vincenzo Petra
quella carica[40]. Al momento (1730-1747), Gioacchino Besozzi (1747-
dell'elezione, infatti, rivolse ai 1755), Antonio Andrea Galli (1755-1767)
cardinali le tre seguenti motivazioni, Prefetto della Segnatura Apostolica: Neri
che sancivano la sua pur riluttante Maria Corsini (1733-1770)
accettazione del soglio di Pietro:
Decani della Rota Romana: Carlo Leopoldo
Calcagnini (1734-1743), Tommaso Nuñez
«La prima: per non (1743-1744), Mario Mellini (1744-47), ...
dispregiare un vostro Vicario per la diocesi di Roma: Giovanni
benefizio; la seconda: per non Antonio Guadagni (1732-1759)
resistere alla volontà
manifesta di Dio, poiché tale
la ritengo non avendo mai io
desiderato così eccelsa
vanità; la terza: per finire
queste nostre adunanze che
credo servano di scandalo al
mondo per la loro durata.»
La politica estera
Le riforme economico-amministrative
Non appena ascese al trono papale, il Lambertini trovò una situazione economica
disastrosa. Cercò quindi di riorganizzare le finanze e di tutelare la sicurezza pubblica,
ordinando la ridefinizione dei confini dei rioni nei quali era suddivisa la città di Roma e
affidando all'architetto Giovanni Battista Nolli da Como l'incarico di disegnare una pianta
accurata della città, cosa che avvenne nel 1748[57]. Già prima di quell'anno, però, il
:
Lambertini provvide ad identificare i rioni con delle apposite targhe e ad incaricare
Gregorio Roisecco della stesura della prima guida turistica dell'Urbe, edita nel 1745 in tre
volumi dal titolo Roma antica e moderna[58].
Sul piano più strettamente amministrativo Benedetto XIV individuò, come causa
principale del dissesto finanziario dello Stato Pontificio, la cattiva amministrazione di una
curia cosmopolita e corrotta. Il Papa intese quindi favorire, attraverso la
nazionalizzazione delle cariche civili, le famiglie romane che conoscevano i problemi dello
Stato e che avevano interesse a garantirne lo sviluppo e la buona amministrazione[59]. Per
questo, con la bolla Urbem Romam, promulgata il 4 gennaio 1746, papa Benedetto istituì
un albo del ceto nobile romano[60], in cui vennero inserite 180 famiglie romane. Tra
queste famiglie vennero scelti 60 capifamiglia, i cosiddetti "LX Patrizi Coscritti", il cui
insieme costituì il patriziato romano (che derivava in gran parte dalla nobiltà senatoria
dell'Impero romano)[61].
Già nel 1746 Benedetto si occupò di rivedere le politiche economiche dei suoi immediati
predecessori, cercando, aiutato in questo dal suo segretario particolare Giovan Angelo
Braschi (il futuro Pio VI), di rivitalizzare lo stato penoso in cui versava l'economia dello
Stato della Chiesa[62]. Per quanto riguarda strettamente i commerci, il motu proprio
Pensando noi continuamente al comodo del 29 giugno 1748 liberalizzò i commerci negli
Stati Pontifici, eliminando le dogane interne e permettendo una diminuzione dei prezzi
dei manufatti artigianali[14]. Grazie a queste misure il papa riuscì a risanare buona parte
delle finanze pontificie.
Benedetto avviò immediatamente anche un'opera di riforma del clero, a cominciare dai
dignitari ecclesiastici a tutti i livelli, a Corte, in Curia, nel governo delle diocesi e delle
province, cercando di controllare e correggere gli ecclesiastici indegni e incapaci, spinti
dall'ambizione di carriera e di potere. Con le bolle Quantum ad procurandam (15
febbraio 1742) e Romanae Curiae (21 dicembre 1744) Benedetto tentò di migliorare
l'efficienza della Curia romana, cercando di semplificare il sistema interdicasteriale della
Curia[62]. Il successo di questa sua opera riformatrice non mostrò immediatamente i suoi
frutti, ma fu basilare per il miglioramento della qualità del clero nelle epoche
successive[14]. Assai intensa fu anche la sua attività a favore del sistema penale e
giudiziario, grazie al motu proprio Dopo aver noi (30 settembre 1747) e con la bolla
Rerum humanarum (15 dicembre 1747)[62].
L'attività missionaria
Innanzitutto, nel 1741 emise la bolla Immensa Des Neiges, Pierre-Paul Guérin
Cardinale de Tencin, dipinto ad olio,
Pastorum principis contro lo schiavismo nelle
XVIII secolo, Trésor de la Primatiale
Americhe, chiedendo ai vescovi portoghesi di
de Lyon, Lione. Il Cardinale de
difendere i diritti umani degli Indios. Nonostante la
Tencin fu il colto porporato francese
presa di posizione in favore delle popolazioni con cui Benedetto XIV ebbe una
indigene, Benedetto si dimostrò invece risoluto nel proficua corrispondenza.
mantenere la purezza rituale anche nei contesti extra-
europei. Il Lambertini promulgò a tal
proposito le bolle Ex quo singulari (11
luglio 1742) e Omnium solicitudinum
(12 settembre 1744)[66], ove denunciò
l'adattamento del cristianesimo ai
modelli culturali locali,
estensivamente utilizzato dai gesuiti
nelle loro missioni in Cina. Per
esempio lo status degli antenati -
l'onore tributato agli antenati da parte
della cultura cinese - doveva essere
considerato «adorazione degli
antenati» o qualcosa di simile alla
Placido Costanzi, Arbitrato di papa Benedetto XIV, olio
venerazione cattolica dei santi. su tela, 1751-52, Museo dell'Accademia Carrara,
Condannata questa pratica cultuale Bergamo
con la Ex quo singulari, colla
Omnium solicitudinum Benedetto
:
promosse la stessa linea intransigente nei confronti dei riti malabarici dell'India. Sempre
in Asia, Benedetto accettò l'invito di alcuni sovrani tibetani ad inviare, in quel Paese,
alcuni frati cappuccini per la predicazione del Vangelo[55].
I provvedimenti liturgici
Benedetto cercò, in quest'opera di riforma, una forma di colloquio con l'episcopato. Non
poteva il solo papa, infatti, promuovere i suoi propositi senza che i vescovi e il clero non
ne fossero partecipi. Pertanto, poco dopo la sua ascesa al papato, il Lambertini promosse
la diffusione di lettere pontificie indirizzate alla cristianità cattolica (le encicliche
appunto) in cui si esponevano le direttive pontificie in materia dottrinale[71]. La prima
delle encicliche (Ubi Primum) fu indirizzata ai vescovi il 3 dicembre del 1740, tramite la
quale chiedeva ai vescovi di rispettare le norme disciplinari del Concilio di Trento e di
esaminare attentamente i candidati al ministero sacerdotale[14].
:
I rapporti con gli ebrei
Molto meno tollerante si presentò la politica di Benedetto XIV nei confronti degli ebrei.
Già tartassati e vilipesi dalle nazioni cristiane in generale per l'infamante accusa di
deicidio, il popolo ebraico era oggetto di particolari persecuzioni nello Stato della Chiesa.
Essendo uno stato teocratico, lo Stato Pontificio era particolarmente severo nei confronti
della comunità ebraica, e tale situazione peggiorò nel corso del XVIII secolo, quando
Clemente XII, aiutato dal cardinale Petra, aveva edito nel 1733 un dettagliato manuale
antiebraico[72], imponendo inoltre una serie di provvedimenti restrittivi nel resto del suo
pontificato[73].
«Quale maggiore felicità può provare un Cristiano che vedere la Gloria della
Croce di Cristo nel sommo grado di splendore, in cui riluce sopra la terra, ed
osservare con i propri occhi i monumenti della trionfale vittoria con cui la nostra
Fede ha superato il Mondo? Qui potrete vedere l'altezza del secolo umiliata ad
ossequiare la Religione, e quella che fu la Babilonia terrena, mutata in foggia
d'una nuova e celeste Città»
Negli ultimi otto anni del suo pontificato Benedetto, pur mantenendo intatte alcune linee
riformatrici, cambiò rotta nei confronti dell'illuminismo e delle associazioni che erano
estranee alle linee programmatiche della Chiesa. Mario Rosa sottolinea che:
:
L'Indice dei libri proibiti del 1757.
L'edizione suscitò clamore per
l'assenza di alcuni trattati galileiani,
in quanto l'astronomo gesuita
Boscovich aveva dimostrato la
validità delle tesi astronomiche di
Galileo
(EN) (IT)
«This balance initially (at least) allowed «Questo bilanciamento [tra ortodossia
a dialogue at a distance with some of religiosa e apertura alla modernità]
the main exponents of the perlomeno inizialmente permise un
Enlightenment, but was nevertheless dialogo a distanza con alcuni dei
destined to break down soon before principali esponenti dell'Illuminismo,
the development of those ideological ma era ciò nonostante destinato a
lines which, in the eyes of the Roman rompersi presto prima dello sviluppo di
:
Curia and Benedict XIV himself, were queste correnti ideologiche che, agli
becoming more and more threatening, occhi della Curia Romana e dello
as the change in the 1750s was about stesso Benedetto XIV, stavano
to show.» diventando sempre di più minacciose,
come il cambiamento negli anni '50
doveva dimostrare»
Questo clima di cauta moderazione, che si altalenò tra concessioni alla libertà di pensiero
e restrizioni della medesima in difesa della fede, segnò l'inizio di quel clima di
conservatorismo dottrinale che si manifestò sotto i pontificati di papa Clemente XIII e di
papa Pio VI, segnando così la fine del clima di riforma iniziato a partire da Innocenzo
XI[81].
Irrigidimento dottrinale
Difatti il Papa, il 18 maggio 1751, rinnovò la condanna nei confronti della massoneria
(bolla Providas romanorum pontificum[14]) espressa già a suo tempo dal predecessore
Clemente XII; il 13 marzo del 1752 le opere degli illuministi furono condannate e messe
all'Indice[14]. Questo cambio di rotta fu dovuto con tutta probabilità al timore che il
Pontefice provava nei confronti delle critiche più aspre verso il cristianesimo e la struttura
gerarchica della Chiesa[14].
Il discredito delle due Congregazioni del Sant'Uffizio e dell'Indice, che si occupavano della
censura preventiva e della proibizione dei libri, indussero Benedetto XIV a rivedere
attentamente tutta la delicata materia e a riformarne la legislazione, disciplinando con
rigore tutta la procedura nell'esame delle opere sospette, al fine di evitare arbitrii e abusi,
fino ad arrivare a una completa riforma dell'Indice[N 4]. Il primo documento papale
riguardante una riforma dell'Indice fu la costituzione Sollicita ac provida (9 luglio 1753),
con la quale il pontefice esortava a un controllo più attento e intelligente delle opere che
venivano selezionate dalla censura[82].
Secondo il Lambertini, infatti, il doveroso rispetto della legge e della tradizione dovevano
andare di pari passo con quello altrettanto doveroso verso tutto ciò che era ricerca ancora
in atto al livello degli eruditi[N 5]. Il 23 dicembre 1757[14], Benedetto pubblicò finalmente la
nuova edizione dell'Indice dei Libri Proibiti. In contrasto con l'irrigidimento dimostrato
verso il movimento dei Lumi, quest'edizione "destò scalpore"[14] per la sua liberalità nei
confronti delle tesi copernicane e galileiane, atteggiamento dovuto alle scoperte dello
scienziato gesuita Ruggiero Giuseppe Boscovich.
(LT) (IT)
aggiungendo poi:
Il patronato di Benedetto
Pietro Bracci, Il monumento funebre di
XIV Benedetto XIV, Basilica di S.Pietro, 1763.
Basilica di San Pietro: nel 1742 Benedetto chiese all'architetto Giovanni Poleni di
restaurare la cupola della basilica, in precarie condizioni di stabilità. Il Poleni, grazie
:
all'utilizzo della macchina divulsoria, rinforzò la struttura della cupola con sei cerchioni
di ferro, operazione che richiese cinque anni di lavoro (dal 1743 al 1748)[87].
Basilica di Santa Maria Maggiore: già sotto il
pontificato di Clemente XII, versava in pessime
condizioni. Il portico esistente minacciava di
crollare. Le già esauste finanze pontificie, però,
non permisero all'architetto Ferdinando Fuga di
procedere efficacemente. Ciò nonostante,
Benedetto XIV non desistette dall'opera, e
accolse le richieste dei canonici di Santa Maria
Maggiore, dando al Fuga il denaro necessario
La basilica di Santa Maria Maggiore fu
(ricavato tramite quell'oculata politica
oggetto di particolare attenzione da
economica prima ricordata) per procedere parte dei pontefici Clemente XII (1730-
prima al restauro della facciata (1743), mentre 1740) e Benedetto XIV, in quanto
i lavori riguardanti le navate proseguirono fino l'edificio presentava cedimenti strutturali.
al 1750[88].
Basilica di Santa Croce in Gerusalemme:
Benedetto affidò agli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini il compito di
restaurare la facciata della chiesa di cui era titolare quando era cardinale, dandole
l'aspetto odierno[89].
Chiesa di Sant'Agata in Trastevere: costruita sotto il pontificato di Clemente XI, il
Lambertini incaricò Giacomo Recalcati della sua ricostruzione[61].
Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro al Laterano: ricostruita completamente in
occasione del Giubileo[61].
Castel Sant'Angelo: nel 1746, dopo un concorso pubblico, affidò allo scultore
fiammingo Peter Anton von Verschaffelt la creazione di una nuova statua raffigurante
l'angelo a cui si deve l'eponimo all'antico mausoleo di Adriano. L'opera fu realizzata in
previsione del giubileo del 1750[90].
Fontana di Trevi: iniziata sotto Clemente XII, Benedetto inizialmente sospese i lavori
per l'ingente costo che prevedeva la sontuosa opera. Questi ripresero dopo che fu
riprogettata la fontana nel 1742, per poi essere inaugurata alla presenza del pontefice
nel 1744[61]. La fontana verrà definitivamente ultimata nel 1762, sotto Clemente XIII.
Fondò, già nel 1740, l'Accademia delle Romane Antichità (divenuta poi nel 1810
Accademia Romana di archeologia, oggi conosciuta come Pontificia Accademia
Romana di Archeologia), con l'aiuto dell'archeologo Johann Joachim
:
Winckelmann[14][91].
Incrementò la dotazione di quella Vaticana, per la quale acquistò il fondo ottoboniano,
e creò anche il Museo di antichità cristiane (con la bolla Ad optimarum artium, 30
settembre 1757[92]).
Rese accessibile la Biblioteca Corsiniana e diede impulso a molte biblioteche di ordini
religiosi o conventuali[14].
Arricchì le collezioni dei Musei Capitolini, attraverso la fondazione della Pinacoteca
nel 1748[14].
La riforma dell'Università La Sapienza. Lo Studio fu riordinato in base a due bolle,
Inter conspicuos ordines del settembre 1744 e Quanta Reipublicae obveniat del 14
ottobre 1748. Con il primo atto il pontefice sostituì la lettura di philosophia ordinarie
con un insegnamento di «fisica sperimentale»; in pratica il corso di fisica si sdoppiò in
due insegnamenti: uno teorico, l'altro basato sulla pratica dell'osservazione e della
sperimentazione dei fenomeni, che integrava l'insegnamento ex cathedra. Il secondo
provvedimento istituì una cattedra di chimica per la classe medica ed una cattedra di
matematica superiore (matematica sublime), da affiancare all'insegnamento di
geometria[93];
La riforma dell'Accademia dei Lincei. Convinto che «...il miglior servizio che si
potesse fare alla Santa Sede fosse di portare a Roma "uomini dotti e onesti"»,
Benedetto protesse la rinata Accademia dei Lincei grazie all'ausilio di Giovanni Paolo
Simon Bianchi (latinizzato in Janus Plancus), medico e scienziato riminese che, nel
1745, rifondò l'antica accademia voluta da Federico Cesi nel 1603. Sotto il patronato
lambertiniano, i lincei si occuparono principalmente di anatomia, storia naturale e
fisica[94].
La protezione dell'Università di Bologna. Nonostante fosse divenuto papa, il
Lambertini mantenne un forte legame con la sua città natale, interessandosi
dell'Università di Bologna, alla quale donò la sua biblioteca privata[95].
L'impulso scientifico
L'alacre attività culturale di Benedetto non si fermò soltanto al mero campo artistico e/o
umanistico, come fecero i suoi predecessori. Primo dopo molti secoli, Benedetto
comprese l'importanza dello sviluppo della scienza, perché potesse diventare strumento
per il miglioramento materiale dell'umanità[96]. Papa Lambertini continuò, inoltre, anche
il patronato nei confronti delle scienze mediche, fisiche e astronomiche già perseguite
durante il periodo in cui fu arcivescovo di Bologna[96]. Nel 1748, oltre alla Bassi, invitò a
insegnare a Bologna anche la matematica milanese Maria Gaetana Agnesi[28] e nel 1757
aprì nella sua città natale la prima cattedra di ostetricia in Italia, chiamando come
insegnante Giovanni Antonio Galli[28].
Giudizi positivi
«Dopo Marcello II, troppo presto tolto alla cristianità, nessun papa era salito al
seggio di Roma che per ingegno e per prudenza fosse con Lambertini da
paragonarsi. Trovò modo che per mantenere le ragioni, il miglior mezzo è il non
irritare gli avversari. Egli fu papa quale il secolo voleva. Le controversie con
Roma non furono più ostilità, ma discussioni, e l'incredulità che pur troppo
andava serpeggiando tra le generazioni, in cospetto di un papa amabile e
spiritoso s'arrestava.»
Con queste parole Carlo Botta descriveva in poche righe la figura di Benedetto XIV. Lo
stesso Lambertini fu visto, da parte della storiografia di tendenza cattolico-liberale e da
quella liberale (come Simonde de Simondi) come il fulgido esempio di una Chiesa che si
intendeva rinnovare dal profondo[14]. Però, Benedetto non fu soltanto apprezzato dal
mondo cattolico. Come già ricordato prima, Papa Lambertini fu benvoluto dagli atei e dai
protestanti, per il suo atteggiamento conciliante e illuminato[96]. Infatti, all'indomani della
sua morte, lo scrittore Horace Walpole, figlio del primo ministro britannico Sir Robert
Walpole, fece erigere un monumento la cui epigrafe riportava la dedica da parte degli
anglicani "al migliore dei pontefici"[97]:
GIOVANNI PITT / CHE NON HA MAI DETTO BENE / DI ALCUN PRETE DELLA
CHIESA ROMANA / HA FATTO INNALZARE QUESTO MONUMENTO / AD
ONORE DI BENEDETTO XIV SOMMO / PONTEFICE»
(Moroni, p. 49)
Oltre alle manifestazioni di simpatia nutrite da parte delle élite anglicane e protestanti più
in generale, il papato lambertiniano fu giudicato positivamente anche dagli storici di tale
confessioni religiose, quali l'inglese Thomas Macaulay.
La gerarchia ecclesiastica
Da parte della gerarchia ecclesiastica, però, l'opera lambertiniana non fu recepita dalla
maggior parte del clero[98], tanto che il suo immediato successore, papa Clemente XIII,
annullò gran parte dello spirito riformatore del Lambertini[99]. Ciò non fu dovuto soltanto
alla differenza di carattere tra i due uomini, ma anche a delle precise ragioni di governo
ecclesiastico. Come si è potuto vedere negli ultimi anni del pontificato lambertiniano, la
spinta innovatrice propugnata negli anni '40 scemò davanti all'aggressività e al sempre
più palese anticlericalismo di alcune branche dell'illuminismo radicale impersonate dai
vari primi ministri delle corti europee, tra i quali spiccava il Pombal del Regno del
Portogallo. I successori di Benedetto XIV, cioè Clemente XIII e Clemente XIV, erano
dotati certamente di una prospettiva ecclesiale meno aperta del Lambertini, trovando
perciò naturale consolidare l'irrigidimento politico del papato.
La sua figura fu rivalutata nel corso del XX secolo, quando Giacomo Dalla Chiesa assunse
il nome di Benedetto XV (1914), in onore del Lambertini che fu, come lui, arcivescovo di
Bologna prima di ascendere al soglio pontificio[100]. Nel 1958 papa Pio XII, in occasione
del bicentenario della morte, tenne un elogio di Papa Lambertini, riconoscendone le
qualità umane e l'azione pastorale:
:
«La ricorrenza due volte centenaria dell'anno di morte del Papa Benedetto XIV vi
ha qui adunati, Venerabili Fratelli e diletti Figli, col lodevole intento di tributare la
testimonianza della ammirazione e della gratitudine alla memoria di questo
Pontefice, il più grande del suo secolo, e al quale la storia della Chiesa
continuerà ad assegnare un meritato posto tra i più insigni Successori di Pietro.»
(Pio XII)
(Mezzadri-Vismara, p. 316)
Il cardinale Lambertini
Benedetto XIV raggiunse il grande pubblico grazie al commediografo bolognese Alfredo
Testoni che, dopo aver studiato i documenti e le testimonianze storiche coeve
all'episcopato lambertiniano[111], ne diede un simpatico ritratto nella sua commedia Il
cardinale Lambertini, del 1906[112]. La rappresentazione teatrale, che ebbe un successo
assai significativo presso il pubblico degli spettatori (tra il 1906 e il 1921, ci furono più di
mille repliche[111]), fu poi portata con successo sul grande schermo nel 1934[113] da Ermete
Zacconi e successivamente da Gino Cervi, nel film omonimo del 1954 diretto da Giorgio
Pàstina[114].
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine supremo del Cristo
:
Encicliche
Papa Benedetto XIV iniziò una nuova forma di corrispondenza con i vescovi,
sostanzialmente documenti di ampio respiro pastorale, per i quali coniò il termine di
Lettere encicliche[115]. Durante il suo Pontificato scrisse diverse encicliche tra il 1740 e il
1757.
La successione apostolica è:
Raccolta di alcune notificazioni, editti e istruzioni, pubblicate per il buon governo della
sua Diocesi dall'Em.no e Rev.mo Sig. Cardinale Prospero Lambertini …, Bologna,
1733, 1735, 1740; Roma, 1742; Venezia, 1749, 1760, 1762, 1771, 1790; Torino,
1852; Traduzione latina sotto il titolo: Institutiones ecclesiasticae, Roma, 1747;
Ingolstadt, 1751; Bassano, 1760; Lovanio, 1762.
De servorum Dei beatificatione et de beatorum canonizatione, 1734-38.
Thesaurus resolutionum S. Congregationis Concilii, 1740 (dal quale sarebbero
derivate le Quaestiones canonicae et morales, 1767).
Annotazioni sopra le feste di Nostro Signore e della Beatissima Vergine secondo
l'ordine del calendario romano, 1740-49 (dalle quali sarebbe emersa come opera a sé
stante il De sacrosancto Missae Sacrificio, 1745, comparso isolatamente anche
nell'originale testo italiano nel 1772).
Bullarium Benedicti XIV, 1746-54.
Opuscula miscellanea nunc primum edita atque in unum corpus collecta, Bassano,
1767.
Casus conscientiae, 1747.
De Synodo dioecesana, Roma, 1748, completato e arricchito nella successiva
edizione del 1755; 1767; Ferrara, 1753, 1756, 1760; Padova, 1756; Parma, 1764;
Venezia, 1765, 1775, 1792; Roma, 1806; Magonza, 1842; Si trova in tutte le edizioni
delle Opera omnia.
Opera omnia, in tre edizioni:
Note
Esplicative
1. ^ Fino agli albori del XIX secolo è accaduto che alcuni pontefici, in via straordinaria
rispetto alla prassi canonica ristabilita da Trento sul divieto di accumulare più benefici
ecclesiastici, compresi quindi i vescovadi (si rimanda al Capitolo I della prima
sessione del Concilio di Trento: Decreto sulla residenza dei vescovi e degli altri
chierici inferiori, Capitolo I, su totustuustools.net, totustuus. URL consultato il 9 settembre
2015.), abbiano deciso di mantenere in via eccezionale le diocesi originarie, come
fece, per esempio, Benedetto XIII con quella di Benevento (per cui si veda: De
Caro, Benedetto XIII.
«In fact, Benedict XIV, aware of the «Infatti, Benedetto XIV, consapevole
new role the Church would assume, del nuovo ruolo che la Chiesa voleva
with his openings and open assumere, con le sue aperture e la
tolerance, linked however to a sua aperta tolleranza, si legò
cultural sensitivity that was more comunque ad una sensibilità
receptive than profound, was culturale che era più ricettiva che
certainly not a "philosopher" in the profonda, non era certamente un
eighteenth century sense of the filosofo nel senso settecentesco della
word» parola»
3. ^ La Chiesa Cattolica aveva varie comunità monastiche ed ecclesiali sparse nei vari
regni fedeli al Papa, regni in cui tali comunità erano dotate di benefici territoriali ed
economici; tali "anomalie" non soggette direttamente al potere regio ma a quello della
Santa Sede non erano più accettate dalla società illuministica, quindi si accesero
dispute giurisdizionali su tali territori. Si veda: Mola Di Nomaglio, pp. 199-201.
:
4. ^ Scrive il Lambertini al cardinal De Tencin in una lettera del 17 settembre 1749:
«Rispetto poi alla Congregazione dell'Indice, se Iddio ci darà vita, pensiamo di
stabilirvi alcune regole, senza le quali ci pare difficile il mantenere il di lei credito, e la
giustizia della condanna delle opere degli autori cattolici, particolarmente viventi» in
Morelli-lettere, II p. 200.
5. ^ Illuminante è una lettera scritta dal Lambertini al Muratori, in cui dichiara: «L'opere
degli uomini grandi non si proibiscono ancorché in esse si trovino cose che
dispiacciono e che meriterebbero, se fossero scritte da altri, proibizione» in: Salvatore
Baviera, Aspetti della pastorale a Bologna nel settecento, p. 242.
6. ^ Grande rilievo rivestono le numerose lettere al cardinale de Tencin, raccolte in tre
volumi da Emilia Morelli, in Le lettere di Benedetto XIV al card. de Tencin. Dai testi
originali.
Bibliografiche
1. ^ Bertone, p. 20.
2. ^ Rogier-Bertier-Hajjar, p. 71.
«Da uno dei più lunghi conclavi di questi ultimi secoli...è uscito il papa più
importante di tutto il secolo, e anche il più grande da Sisto V a Leone XIII...»
3. ^ Rosa-Verga, p. 395.
4. Marco Cecchelli, Benedetto XIV (Prospero Lambertini): Convegno internazionale di
studi storici, sotto il patrocinio dell'Archidiocesi di Bologna, vol. 1, Cento, Centro Studi
Baruffaldi, dicembre 1979, pp. 107-109, 0035-1423. URL consultato il 18 dicembre 2015.
5. Fantuzzi, p.64.
6. Fanti, p. 119.
7. ^ Marcelli, p. 255.
8. ^ Muzzarelli, p. 178
«[...] così avvenne anche nel caso di Bologna, che allora era per importanza
la seconda città dello Stato Pontificio...»
36. ^ Giacomelli, p. 41
«Definisco età lambertiniana per Bologna, l'intero periodo che va dal 1730 al
1760 poiché tra i due pontificati di Clemente XII e Benedetto XIV non vi fu
sostanziale divergenza di indirizzi nella conduzione dei principali problemi
della legazione come, più in generale, dello stato e della Chiesa»
37. ^ Caracciolo.
38. Rendina, I Papi, p. 731.
39. ^ Borrelli-Benedetto XIV.
40. ^ Morelli-Uomo e pontefice.
:
41. ^ Moroni, p. 22.
42. ^ Benedetto XIV.
43. ^ Novaes, p. 6.
44. ^ Mazzone, p. 195.
45. ^ La donazione di papa Benedetto XIV alla biblioteca dell’Istituto delle Scienze -
Biblioteca Universitaria di Bologna - BUB, su bub.unibo.it. URL consultato il 13 gennaio
2020.
46. ^ Fattori, p. XIII-LIV. Il catalogo della biblioteca del pontefice è ora consultabile (https:/
/bub.unibo.it/it/collezioni-e-cataloghi/Benedetto-XIV/la-donazione-di-papa-benedetto-xi
v-alla-biblioteca-dell-istituto-delle-scienze%7Cora)
47. Rosa, Pope Benedict XIV, p.224
«Il carteggio con Benedetto XIV è notevolissimo. Fra i due corre, a dispetto di
tutto, un'evidente stima reciproca.»
87. ^ Giovanni Marchesini, Enrico Bellone, Giulio Peruzzi e Sofia Talas (a cura di), Il
restauro della Cupola di San Pietro a Roma, su unipd.it, Università degli Studi di
Padova. URL consultato il 7 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
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Centenario della Accademia dei Lincei. URL consultato il 15 settembre 2015.
95. Miani.
96. Rogier-Bertier-Hajjar, p. 77.
97. ^ Rendina-I Papi, p. 734.
98. ^ Rogier-Bertier-Hajja, p. 77
«Nella curia, non ci si pritava di criticare questo scienzato divenuto papa che,
agli occhi di certuni, non era al suo posto sul trono di san Pietro, essendo
:
agli occhi di certuni, non era al suo posto sul trono di san Pietro, essendo
magnus in folio sed parvus in solio, grande scrittore ma mediocre uomo di
governo.»
99. ^ Cajani-Foa
«Per quanto riguarda la vita interna della Chiesa, il pontificato di C. XIII segnò
una battuta d'arresto del processo di rinnovamento che si era avviato sotto il
suo predecessore. Il papa Benedetto XIV, infatti, aveva avuto una chiara
visione della necessità di una riforma della Chiesa, e nelle dure polemiche
interne al mondo cattolico aveva cercato sempre di mantenere un equilibrio,
spesso difficile, per assicurare la pluralità delle voci nel dibattito. C. XIII
puntava, invece, ad una rigida difesa delle strutture tridentine, e dei gesuiti in
primo luogo, e si schierò decisamente contro giansenisti e cattolici illuminati.»
100. ^ De Rosa
111. Poli.
112. ^ Debutta la commedia "Il cardinale Lambertini" di Alfredo Testoni, su
bibliotecasalaborsa.it, Biblioteca Salaborsa. URL consultato il 10 luglio 2015.
113. ^ Il cardinale Lambertini (1934), su IMDb.com. URL consultato il 7 giugno 2015.
114. ^ Il cardinale Lambertini (1954), su IMDb.com. URL consultato il 7 giugno 2015.
115. ^ Bertone, p. 12.
116. Cheney.
117. ^ L'elenco delle opere del Lambertini è tratto da: Tarcisio Bertone, Il governo della
Chiesa nel pensiero di Benedetto XIV, L.A.S., Roma, 1978, e da Lazzaro Maria De
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giugno 2012. URL consultato il 7 giugno 2015.
Lucetta Scaraffia, Papa tra collera e ragione, in Il sole24ore. URL consultato il 10 agosto
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Ludwig von Pastor, Storia dei Papi, XVI/1, Roma, Desclée, 1943,
SBN IT\ICCU\NAP\0368334.
Serie cronologica degli eminentissimi, e reverendissimi signori cardinali bolognesi
compresi quelli assunti al sommo pontificato disposta secondo l'ordine del tempo dal
giorno della loro esaltazione, ed avente il suo principio dall'anno 1060 sino al 1775:
con l'epilogo della loro nascita, vita, e morte, e rispetto ai viventi dei loro fasti sino al
tempo corrente, Bologna, Sassi, 1755, SBN IT\ICCU\UBOE\018852. URL consultato il 28
novembre 2015.
Altre fonti consultate sono contenute nell'opera in due volumi di Marco Cecchelli,
Benedetto XIV (Prospero Lambertini): Convegno internazionale di studi storici, 6-9
dicembre 1979, Cento, Centro Studi Girolamo Baruffaldi, 1981,
SBN IT\ICCU\UBO\0197638.
Voci correlate
Bologna
Conclave del 1740
Giurisdizionalismo
Illuminismo
Indice dei libri proibiti
Ludovico Antonio Muratori
Leonardo da Porto Maurizio
Pierre Guérin de Tencin
Ruggiero Giuseppe Boscovich
Silvio Valenti Gonzaga
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