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Cenno introduttivo
Sono felice di informare i lettori che, a seguito della mia indagine nel
manicomio e della conseguente denuncia, la città di New York ha
stanziato un milione di dollari in più all’anno per le cure delle persone
mentalmente instabili. Così, ho quantomeno la soddisfazione di
sapere che quei disgraziati hanno tratto, dal mio lavoro, un qualche
vantaggio.
Nellie Bly
Capitolo 1
Una missione delicata
Era il 22 settembre quando mi fu chiesto dal direttore del World1 se
fossi disposta a farmi internare in uno degli istituti femminili di igiene
mentale di New York, allo scopo di scrivere un resoconto completo e
veritiero sul trattamento delle pazienti lì recluse, sui metodi di
gestione della struttura e altro ancora2. Innanzi a tale bizzarra
proposta, mi chiesi se avrei avuto il coraggio di affrontare le traversie
inesorabilmente connesse a quella missione e, soprattutto, se sarei
stata in grado di assimilare atteggiamento e caratteristiche proprie di
coloro che venivano tacciate di pazzia, al punto da ingannare
l’occhio esperto di medici qualificati, nonché di vivere per almeno
una settimana tra quelle donne, senza che le autorità scoprissero
che io ero una ragazza perfettamente sana infiltratasi nella struttura
per prendere appunti. Ebbene, a quelle domande risposi
affermativamente.
Avevo fede nella mia capacità di attrice ed ero certa di poter fingere
una qualche psicosi per il breve periodo che la mia indagine avrebbe
richiesto.
Capitolo 2
Preparativi per l’ordalia3
Capitolo 3
Alla casa di alloggio temporaneo
Quel giorno ebbe inizio la mia nuova vita come Nellie Brown, una
povera ragazza squilibrata. Nel percorrere le strade che mi
avrebbero condotto alla Pensione per donne indigenti, cercai di
conformare il volto nelle espressioni mostrate dalle figure femminili in
quadri intitolati “Sognanti” o “Lontananza”, espressioni che
mostravano un evidente indice di straniamento e follia. Attraversato il
piccolo cortile che dava accesso a quello che sarebbe stato il mio
nuovo, temporaneo alloggio, suonai il campanello, che echeggiò
tutt’intorno quasi provenisse dal campanile di una chiesa, e mi
predisposi nervosamente all’attesa, ripetendomi che, da quella casa,
sarei uscita unicamente per essere affidata alla custodia della
polizia.
Capitolo 4
Il giudice Duffy e la polizia
Interpretai con cura il mio ‘ruolo’ fino all’arrivo di Mrs Stanard. Ella,
col palese intento di allontanarmi, nel modo più discreto possibile,
dalla sua pensione, cercò di calmarmi e di convincermi a far ritorno
dalla mia famiglia, che di certo ne avevo una.
“Non credo di aver mai visto gente così strana fino ad oggi”,
sostenevo, guardandomi attorno con espressione stranita, “chi sono
tutti costoro?”.
Capitolo 5
Giudicata mentalmente insana
“Ecco una povera fanciulla che, con tutta probabilità, è stata
drogata”, spiegò il giudice. “È una brava ragazza e voglio aiutarla.
Dovete trattarla con gentilezza”.
Mai dimenticherò quel viaggio. Dopo che mi fui distesa sulla barella,
il medico sedette al mio fianco e i cancelli furono spalancati per
lasciar uscire il mezzo. Mentre la folla che circondava l’edificio si
faceva da parte, un manipolo di curiosi si appressò per sbirciare
all’interno. Il dottore, sapendo che non apprezzavo essere oggetto di
tanta attenzione, si affrettò a tirare le tendine. E tuttavia, distinsi con
chiarezza le grida di un gruppo di ragazzini che presero a correre
dietro di noi, tentando di dare un’ultima occhiata colma di curiosità
alla folle ragazza che vi era salita. Fu un viaggio decisamente duro
per me. Mentre l’autista si lanciava in una corsa sfrenata, quasi
fosse intenzionato a sfuggire a un inseguimento, sballottata su
quella rigida branda, dovetti più volte far presa su di essa per non
rovinare a terra.
Capitolo 6
Ospedale Bellevue
Capitolo 7
Obiettivo in vista
Capitolo 8
Internata nel manicomio
Capitolo 9
Un esperto (?) al lavoro
Poi, una delle donne sedute al tavolo mi chiamò: “Nellie Brown, vieni
qui!”.
Mi avvicinai: “Cosa hai addosso?”.
“I miei vestiti”.
Preso un taccuino, annotò ogni singolo capo d’abbigliamento che
portavo.
10 Ndt. Fritz Emmett (1917 – 1995) fu un pittore e illustratore statunitense, noto per i suoi
quadri di paesaggi e dipinti marini.
Capitolo 10
Il mio primo pasto
Feci del mio meglio per consolarla e perorai la sua causa con le
infermiere, chiedendo loro di dare, per lo meno alle donne meno in
salute, un capo di abbigliamento addizionale. Ovviamente, a nulla
valsero le mie suppliche, poiché, a loro parere, disponevamo del
necessario e quello dovevamo farcelo bastare.
Capitolo 12
A passeggio con le mie lunatiche compagne
A quel punto Miss Grupe, la cui crudeltà non pareva avere limiti, le si
sedette addosso e cominciò a infilarle le sue mani gelate sul collo e
sulla schiena, ridendo innanzi alle grida della poveretta. Nessuna
delle infermiere, che parevano divertite da quella tragica scena,
mostrò alcuna pietà. E, alla fine della giornata, la donna fu trasferita
a un altro reparto.
Capitolo 13
Percosse e malmenate
Ovviamente Miss Neville disse loro ciò che pensava di quel crudele
atteggiamento. Fu in quel momento che qualcuno mi chiamò
asserendo che ero attesa in ufficio. Reputai mio dovere approfittare
dell’occasione per perorare ancora una volta la nostra causa. Così,
in preda a una profonda agitazione, presi a parlare, devo ammettere
in modo alquanto incoerente e precipitoso, del freddo che tutte noi
pativamo, delle terribili condizioni di salute in cui versava Miss
Mayard, del cibo scarso e terribile che vi veniva propinato, del
crudele trattamento delle infermiere, che si sentivano in diritto di
maltrattarci solo perché ci trovavamo ospiti di un istituto di carità, e
del loro costante rifiuto a concederci scialli o abiti maggiormente
adeguati.
Nel timore che quegli, mutata idea, potesse pensare che fossi stata
mandata lì per errore e contattare amici e colleghi affinché mi
facessero rilasciare, prima ancora che l’infermiera avesse il tempo di
chiudere a chiave la porta, come da procedura, gridai: “Un momento,
señor!”.
Capitolo 15
Incidenti di vita nel manicomio
Vi era una ragazza che, ogni mattina, mi diceva: “Ho sognato mia
madre questa notte. Credo che oggi verrà a riportarmi a casa”.
“Per quale motivo siete qui voi dottori?”, chiesi a uno di loro, di cui
non ricordo il nome.
“Per prenderci cura di voi pazienti e testare la vostra sanità”, replicò
lui.
“Molto bene”, risposi, “ci sono diciassette dottori sull’isola e, a
eccezione di due, non li ho mai visti prestare attenzione alle pazienti.
Come può un medico giudicare la sanità mentale di una donna,
augurandole a malapena il buongiorno e rifiutandosi di ascoltare le
sue argomentazioni in merito a un’eventuale dimissione? Perfino le
pazienti più instabili sanno quanto sia inutile cercare di confidarsi
con voi, giacché qualsiasi problema che esse presentano viene
etichettato come il frutto della loro immaginazione”.
In altre occasioni, ho chiesto a un altro medico: “Mi sottoponga a
qualsiasi test disponibile e mi dica se sono o meno malata di mente.
Senta il mio polso, il cuore, studi i miei occhi, mi domandi pure di
allungare le braccia, muovere le dita come il Dottor Field fece a
Bellevue e ditemi se sono sana!”.
Ovviamente, non prestarono ascolto alle mie parole, ritenendomi
preda di farneticazioni.
A un altro dissi: “Non avete alcun diritto di rinchiudere qui persone
sane. Io non ho alcun problema mentale, né mai ne ho avuti e insisto
a essere esaminata con accuratezza o rilasciata. Vi sono diverse
donne qui perfettamente normali. Perché non possono essere
libere?”
“Sono malate”, fu la risposta, “e soffrono di allucinazioni”.
Il Dottor Ingram fu il solo che, dopo aver ascoltato le mie proteste in
merito al comportamento delle infermiere, acconsentì quantomeno a
trasferirmi in un reparto maggiormente tranquillo. Un’ora dopo Miss
Grady mi chiamò nel salone e, rivolgendosi a me con volgari epiteti
che non ritengo opportuno ripetere, mi disse che era un bene per me
che dovessi essere trasferita, giacché altrimenti avrei pagato care le
mie lamentele! Poi, dopo aver convocato Miss Neville, poiché anche
a lei il Dottor Ingram aveva accordato il trasferimento, ci scortò al
reparto 7.
Capitolo 17
L’indagine del Gran Giurì
Non potei fare a meno di meravigliarmi per la velocità con cui erano
riusciti ad apportare tante migliorie, giacché, se era alla carenza di
fondi che si dovevano tante mancanze, come ripetutamente si erano
giustificati, dove avevano potuto reperire in poche settimane i soldi
necessari? L’intero istituto si presentava ora impeccabile.
Cenni biografici
Indice
pag. 77 Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Cenni biografici
Percosse e malmenate pag. 85 Alcune storie sfortunate pag. 91
Incidenti di vita nel manicomio pag. 101 L’addio finale pag. 105
L’indagine del Gran Giurì pag. 111
pag. 117
Della stessa collana
A ritroso J. K. Huysmans Adolphe B. Constant Al di là del bene e del male F. Nietzsche
Albert Nobbs G. Moore Alle montagne della follia H. P. Lovecraft Candido J. M. Voltaire
Canne al vento G. Deledda Canto di Natale C. Dickens Cenere G. Deledda Con gli occhi
chiusi F. Tozzi Confessioni di un oppiomane T. De Quincey Considerazioni di un alienato A.
Strindberg Crepuscolo degli idoli F. Nietzsche Cuore di cane M. Bulgakov Cuore di tenebra
J. Conrad David Golder I. Némirovky Del vino e dell’ashish C. Baudelaire Diario A. Frank
Diario del seduttore S. Kierkegaard Dieci giorni in manicomio N. Bly
Dracula B. Stoker Elogio della calvizie Sinesio Elogio della follia Erasmo da Rotterdam
Elogio della senilità Cicerone Elogio della vita a rovescio K. Kraus Essenza della religione
L. Feuerbach Ewald Tragy R. M. Rilke Fame K. Hamsun Frankenstein M. Shelley Fuga
nelle tenebre A. Schnitzler Gente di Dublino J. Joyce Giro di vite H. James I dieci giorni che
sconvolsero il mondo J. Reed I dolori del giovane Werther J. W. Goethe I falò dell’autunno I.
Némirovky I Malavoglia G. Verga I pirati della Malesia E. Salgari I quaderni di Malte L.
Brigge R. M. Rilke I turbamenti del giovane Törless R. Musil Il caso di Charles Dexter Ward
H. Lovecraft Il curato di Tours H. de Balzac Il diavolo in corpo R. Radiguet Il dottor
Semmelweis L. F. Celine