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Le novelle indiane di Visnusarma (Panciatantra)

Libro Quinto (trad dal Sanscrito Italo Pizzi, Torino 1896)

IX Il bramino e la pentola

Una volta abitava in un certo paese un Bramino di nome Svabavacripana, il quale aveva una pentola
ch’egli aveva riempita di farine accattate limosinando e rimastegli dopo i suoi pasti. Avendo sospeso
quella pentola a un dente d’elefante e postovi di sotto il suo letto, sempre e sempre la stava guar-
dando; anzi, una notte, si mise a pensare: Ornai questa pentola è piena di farine. Se vi sarà carestia,
me ne verrà un centinaio di monete. Con queste io mi comprerò un paio di capre. Allora, poiché
esse partoriranno ogni sei mesi, me ne verrà una mandra. Dalle capre mi verranno vacche. Quando
le vacche partoriranno, io venderò i vitelli. Così delle vacche avrò poi femmine di bufali; dalle fem-
mine dei bufali, cavalle, e quando le cavalle partoriranno, me ne verranno molti puledri, dalla ven-
dita dei quali mi verrà molt’oro. Con quell’oro mi procaccerò una casa con quattro logge. Allora un
Bramino, venendo a casa mia, mi darà in moglie la bella figlia sua venuta ad età da marito. Da lei mi
nascerà un figlio a cui darò il nome di Somasarma. Quand’egli sarà in grado di venirmi sulle ginoc-
chia, io, prendendomi un libro e sedendomi dietro la stalla de’ miei cavalli, starò a leggere. Soma-
sarma allora, vedendomi, per desiderio di venirmi sulle ginocchia dal grembo di sua madre mi verrà
vicino passando accanto alle zampe dei cavalli. Ma io, tutto in collera, griderò a mia moglie: Togli,
togli su il bambino! Essa, occupata nelle faccende di casa, non udirà la mia voce, perché io, levan-
domi su, le darò un calcio. — Egli allora, dominato così dal suo pensiero, lasciò andare un calcio per
cui la pentola si ruppe ed egli restò tutto imbiancato dalle farine che v’erano dentro. Perciò io dico:

QUEI CHE IMPOSSIBILE


DISEGNO MEDITA
PEI DÌ CHE VENGONO,
DI SOMASARMA
COME GIÀ IL PADRE,
INFARINATO
SÌ STA SDRAIATO. —

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