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8 I Lokayata Sotte la generica designazione di “materialist” si suole far riferimen- {0 a coloro che sostennero le posizioni pid. radicalmente critiche nei conftonti del pensiero e pit in generale dell’ordinamento sociale ¢ re- ligioso brahmanico, non risparmiando nemmeno gli stessi buddhisti ¢ Jaina, con eui peraltro condividevano agli occhi dell ortodossia brab- mmaniza lepiteto di nastika (“quelli che dicono: non &”). Le formula. vioni e tendenze che si sono susseguite nel corso dei secoli, a partire dall’epoca del Buddha e di Mahavira — probabilmente senza mai dar luogo alla costituzione dit vere e proprie scuole ~ presentano il vario iniscelarsi di edonismo, scetticismo e senso comune, che riceve pero | sua peculiare caratterizzazione da una caustica ¢ aggressiva insoffe- renza nei confronti delle brahmanica e pit in generale di ogni os- sequio alla tradizione, 1 materialisti (Tucei, 1971; Chattopadhyaya, 1090) sono noti con tre denominazioni principal: Lokayata (0 anche lokayatika), probabil iments “seguaci della mondanita” (Lokayata vale anche come denomi- nnazione del sistema), edrudka (“dall'eloquio carezzevole”) e barhaspa- ‘ya (*seguaci di Brhaspati"). Alla figura di Brhaspati @ attribuito il testo-radice di queste scuole, il Brhaspavisittra, del quale sono perve- nnuti solo pochi frammenti, A questo divino personaggio é anche asso: ciato il testo fondamentale dell'ars politica indiana, l'Arthasastra ("Trattato sullutile”), a sorrolineare il legame che unisce nella pro- spettiva dell'India classica queste due sfere, caratterizzate dallo stesso disineantato pragmatismo. L'Arthasasira, inoltre, quando elenca le scuole in cui si pratica Panvitsikr (“scienza indagatrice”), affianca a ‘Sampkhya e Yoga proprio il Lokiyata Lunanime riprovazione che i Lokiyata hanno tiscosso presso tutti i sistemi flosofici indiani si riflette nella perdita di tutte le loro opere, con Lunica eccezione del Tattuopaplavasimba (“Leone che sconvolge i princpi"). Destino delle dottrine dei materialisti& stato dunque quel- lo di essere tramandate attraverso il resoconto sommatio ¢ quasi sem- pre malevolo di seuole avversarie, che le confinavano nel ruolo di Piiroapaksa (*tesi avversaria da confutare”), non diversamente da quanto ayvenne in Occidente per gli gnostic, regolarmente maltrattar 1 dai Padsi della Chiesa. Questa scarsa forcuna presso le scuole filo: sofiche dominanti rende poco spiegabile Ia perdurante presenza dei Lokiyata nell’asse portante della filosofia indiana, al punto da far ni scete il sosperto che Ia loro sempre riproposta liquidazione faccia parte di una sorta di rituale canovaccio piuttosto che essere la testi: ‘monianza di un genuino conflitto, Altra possibile interpretazione & in= vece quella che fa riferimento alla natura in fondo unilaterale della tradizione filosofica indiana, le cui opere provengono quasi tutte da luna cerchia sociale estremamente ristretta: le scuole materialistiche sarebbero allora solo 1a punta emergente di una tendenza molto pit ampia e vitale, che trovava poco accoglimento al livello dei circoli fi. losofici, ma di cui quelli non potevano fare a meno di avvertire la pression. Una riprova di cid potrebbe essere il fatto che il jaina Ha- ribbada (vn see. d.C.), dopo aver accolto nella sua nota opera dos- sografica Seddarfanasamuccaya solo sei sistemi (buddhismo, Nyaya, Samklya, jainismo, Vaisesika e Mimiimsi), si volge, prima di conclu. dere, a date un breve resoconto “fuori campo” anche delle dottrine lokayata = Dalle quattro stanze del Saddarsanasamuccaya si ricava un quadro molto colarito e significativo: | Lokayata dicono che non esiste né dio, né liberazione, che non c’é né azio- ne consona né contraria al Dharma ¢ dunque nessun conseguenza dei merit © dei demesiti. I! mondo non va oltre quello che entra nel raggio dei sensi ‘Quel che tun questi grandi sapienti ct vanno dicendo & simile, o buona Si- sghora, a quella storiela in cui si diceva: «Attenta, ecco le tracce del po! “Mangia bevi, 0 Graziosa: cid che & passeto Coppure: “al di la], o Signora dalle belle membra, non ti appattiene; quello che & andato, o Timida, pid ‘non Fitoma, Questo corpo non & che un aggregato. Inoltre: i quatro ele- smenti Terra, Acqua, Fuoco, ¢ Aria sono la base della coscienza. L'unico mezzo di conoscenza & quello che nasce dai sensi, In viet della com ne di Tetra ccc. sorgono le varie entti, quali ad exempio il corpo. Come il ppotete inebriante si sprigiona dagli ingredient in fermentazione delle bevan- de aleolche, cost accade per il principio cosciente della soggettivth [che si sviluppa dai quattro elementi]. Pet questo i Carvika hanno insegnato che & da sciocchi inseguite Pinvisbile dopo aver abbandonsto il visibile, Per loro, «quella gioia che sorge nell'uomo dal compiere le azioni raccomandate ¢ dal rifuggire da quelle vituperate & futile; esa non & differente dall'etere. La ret- ta condotta (dharma) inftti non & da anteporsi al soddisfacimento del desi derio (Rime). B. 1LoKAvata ‘A tale rifiuto di ogni trascendenza ¢ insieme di ogni restrizione etica si accompagna una drastica riduzione delle ambizioni conoscitive del- T'uomo. Se Tunica fonte di conoscenza & la diretta percezione, cade ‘ogni progertualta umana ¢ insieme ogni pretesa di controllo di quan- to eccede il mero presente. Non ¢ ammesso ad esempio alcun rap- porto di causalita ed @ dunque escluso ogni agire basato sulla preve- dibilita degli effetti, Anche se due eventi appaiono prodursi con una sequenza regolare, non é possibile determinare la necesita assoluta dalla loro connessione tale che sia estendibile al passato e al futuro, fuori entrambi dal raggio della percezione. Cid non vuol dire che il mondo sia retto dal caso, ma solo che nessun ordine pud essere rico- struito dalle imitate possiblita. dell'umano conoscere. Gli effetti si producono, le varie entita nascono e scompaiono in base a un dina- mismo che & proprio della loro intrinseca natura (svabbiva) ~ donde il nome di svabhavavddin (“sostenitori della natura intrinseca”), attri- buito ad alcune correnti di materialist. Questo stesso ordine di consi- derazioni conduce a una conseguenza di ancora pitt vasta portata nessun tipo di inferenza pud essere ammesso perché per essere sicuri dell'invariabile concomitanza (vydpt) tra probans e probandury sareb- be necessario tener conto di un numero infinito di casi, Inoltre, an- che ammettendo in linea di principio la possibilita dell’inferenza, nel ‘caso specifico ad esempio dell'inferenza del fuoco a partire dalla vi- sione del fumo non sari certo Puniversale “fuoco” a essere inferito, perché gia noto, e tantomeno sara possibile inferire un particolare fuaco attraverso una sua concomitanza con V'universale “fumo". Dungque solo la diretta percezione @ da considerarsi valido mezzo di conoscenza, A questa affermazione tutti gli avversari dei Lokiyata (bcahmanici € non) hanno buon gioco a ribattere che senza un uso del ragionamento non si potrebbe pervenire a una tale conclusione: la percezione da sé sola non basta a fondare la propria unica validitd. I sopracitato Jayarasi (cfr. p. 17) raccoglie la sfida e ne accetta le con- seguenze estreme: ebbene, nemmeno la petcezione pud dirsi un mez- zo di conoscenza valida, e prive di fondamento sono anche tutte le pesizioni ontologiche ed etiche, comprese quelle stesse che vengono ascrtte ai Lokayata, In realt, si legge allinizio del capolavoro di Jayarai, il stra-radice dei Lokayata non presentava delle test assunte ‘come proprie, ma solo tesi provvisorie con T'intento ultimo di dimo- strame Tintrinseca incongruenza. Questo compito, gid tentato dall’au- tore del Brhaspatisitra, sari portato a compimento diversi secoli dopo proprio dal Tattvopaplavasiyzha (Franco, 1994): sotto la sua mannaia dialetica crollano tutte Je concezioni filosofiche del tempo, delle qua- i ogni possibile interpretazione viene esaminata ¢ infine lasciata cade- 103 re, Il risultato finale & ben diverso da quello perseguito da alte lustel esempi di radicalismo eritico, primi fra tutti la Madyamakakarika del buddhista Nagarjuna e il Khapdanakhandakbadya del vedantin Srihare ga: non il salto nell'indicibile assoluto bensi lo scetticismo totale, B interessante notare che di questo testo, pur a suo tempo noto e cita- to, un unico manosctitto é pervenuto e che a salvarlo dalloblio al quale era verosimilmente destinato ~ insieme con tutti gli altri testi div queste scuole ~ @ stain una biblioteca jaing, quella famosa di Patan, ur tigettandone i contenuti final, i logici jaina devono averne ap: prezzato l’efficacia dialettica e affilato su di esso i loro gia acumin steumenti critic, con cui hanno costruito la filosofia del non-assol smo (anekantavada) ¢ della molteplicita dei punti di vista (nayavada) fe. pp. 10-2). 104 D Il jainismo Le due grandi sfide all'egemonia brahmanica, propugnatrice di un si- stema socioreligioso dominato dal sacrifcio vedico, da cui veniva fat- to dipendere Pequilibrio dell'universo stesso ¢ che di conseguenza in- nalzava Ia casta sacerdotale sopra tutte le altre, nascono entrambe nel Nord-Est, dell India e approssimativamente nello stesso periodo (Lx vsec..a.C.), in corrispondenza con radicali-mutamenti-socialied.eco- nomici- che portano a un’ascesa della casta militae (bsatriya). Verosi- ‘milmente innescato da questo momento critico @ il diffondersi sem- pre pid ampio del fenomeno dell’abbandono della vita sociale e della formazione di vere e proprie schiere di “rinuncianti®, di asceti alla ricerea di vie diverse da quelle rigidamente predeterminate dei pro- fessionisti del sactifcio, Asceta itinerante e ksatriya di nascita @ il fon- datore stotico del jainismo, Mahavira, l'ultimo di una catena di.venti- quatiro.“creatori di guado” (trtbarizara), esseri onniscienti ma umant (agli dei la completa illuminazione & preclusa) che si avvicendano nel- le vacie ete allo scopo di proclamare i Tre Gioielli dell eterna dottrina jnina; retta fede, retta conoscenza e retta azione. Lo scenario tempo- rale } rappresentato come una ruota a dodici raggi che gira su se stessa alternando una direzione discendente a una ascendente, ciascu- na con sei distinte tappe. Alla quinta della direzione discendente, nel- la quale attualmente ci troviamo (corrispondente al Kaliyuga), segui- ri, nella sesta, la completa estinzione della dottrina, cui seguir a sua volta una progressiva rinascita. L’appartenenza dei fondatori del jaini- smo {e del buddhismo) alla casta dei guerrieti (Lsairiya) ' trapela an- che da una certa terminologia “militare” sia nell’organizzazione socia- le sic nella presentazione del loro insegnamento (Dundas, 1992, p. 18). Insegnamento che, paradossalmente, ha. invece proprio_nella non-violenza (ahimsa) uno dei suoi-punti.cardinali Jeina € buddhisti condividono, di contro ai loro oppositori brah: imanici, la credenza che i rispertivi eapostipiti siano degli esseri in tut- to e 3er tutto umani.e che abbiano raggiunto P'lluminazione contan- 105

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