Walter Mioego
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potrebbe essere per un pamphlet di questo tipo, il cui scopo è indossare
la maschera per parlare di maschere... e forse offrire al lettore qualche
(scomoda) verità - o se non questo, almeno qualche spunto di riflessio-
ne. D’altra parte Walter in molti momenti è più un collettore di voci
e verità altrui, inanellate in favore di una narrazione che però è opera Da Steve Jobs a Steve Workers
sua. D’altra parte già Oscar Wilde lo affermò: «Ogni uomo mente, ma
dategli una maschera e vi dirà la verità». Maschere sociali e diritti civili
978-88-97556-01-5
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biblioteca resistente
Walter Mioego
www.luce-edizioni.it
1
Il negozio online di Apple.
6 Walter Mioego
nare non c’è nessuna spia che dice qualcosa, mentre su macchine
Windows una rassicurante (?!?) spia di accessi all’hard disk rende
un minimo più trasparente la dinamica di utilizzo.
Insomma: sistemi sempre più smart (come lo è l’ormai cele-
berrimo iPhone), più facili da usare, più accattivanti, più – forse
anche, perché no? – vicini ai gusti delle persone, graficamente
più gradevoli, con più effetti speciali. Da qui il grande successo e
quella che potremmo in qualche modo definire senz’altro anche
una (costosa) moda. È di moda avere l’iPhone e si sa, le mode
sono quanto di più irrazionale vi sia, visto che attraverso questi
oggettini si fa selezione anche sulla fascia di prezzo e di merca-
to: iPhone e iPad hanno prezzi ingiustificati per l’elettronica che
hanno a bordo, ma quando si comprano oggetti di questo tipo
– lo sa bene chi si occupa di marketing e di strategie decisionali
(lato consumatore) – si compra un marchio – un brand, direbbe-
ro gli esperti di marketing – la garanzia di un prodotto, un’idea.
E, soprattutto, si entra a far parte di una comunità. I marchi sono
importanti perché sono di fatto (segni) distintivi.
Lo spirito gregario, funzionale durante l’adolescenza, rimane e
permane come residuo nell’età adulta: si ha interesse che perman-
ga anche se la sua funzione cambia per essere asservita a quel che
il mercato decide per noi.
Mentre tutto questo accade, e mentre sarebbe il caso di scrivere
saggi che ribadiscono quanto malamente espresso nelle poche ri-
ghe che precedono (saggi che dovrebbero essere martellanti e per-
suasivi almeno quanto le pubblicità che abbiamo sotto gli occhi
tutti i giorni…), c’è chi – evidentemente non avendo di meglio
da fare – scrive saggi sull’iPad e niente popò di meno che l’ani-
ma. Sì, avete letto bene, l’anima, quell’impalpabile e indefinibile
sostanza psichica che ci rende unici, che fa di noi ciò che siamo
al di là della nostra corporeità. L’anima di cui scrive Aristotele, di
cui scrivono tutti i grandi e grandissimi del pensiero occidentale
e non solo. Di cui scrivono filosofi, teologi, religiosi.
Da Steve Jobs a Steve Workers 7
2
Scrivo comunicazione poiché dando un’occhiata, per esempio, a una serie di con-
corsi pubblici banditi da un ente pubblico di ricerca, in moltissimi era ammessa, per
esempio, l’ossimorica laurea in Scienza della Comunicazione (devo spiegare perché os-
simorica? È semplice: perché la comunicazione NON è una scienza…). Molto più am-
messa nei bandi di concorso di quanto statisticamente non lo sia quella in Filosofia.
8 Walter Mioego
spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pet-
tinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata,
diviene letteralmente lo specchio dell’anima.
massificazione. Per i nostri scopi salteremo a piè pari ciò che emi-
nenti osservatori e teorici hanno detto in proposito, rilevando
– come lo si è fatto brevemente nella premessa – diverse forme
di massificazione. Quelle di tipo negativo, che ha come sinonimi
l’omologazione che sta dietro a un marchio (lo smartphone della
tal marca) o a una categoria (tutte le persone che possiedono uno
smartphone).
A queste forme di massificazione aggiungerei quelle passate:
adesso le idee – per quanto preconfezionate – sono quasi del tutto
passate di moda, ma una volta, diciamo fino almeno a una ven-
tina d’anni fa, era di moda anche avere un certo tipo di idee. «Di
sinistra»: nelle varie sfumature e gradazioni che partono da quelle
marchiate con l’intransigente e ortodosso rosso del fuoco bolsce-
vico fino a degradare verso quelle un po’ più pallide e moderate
di Ulivi, Margherite e via a scendere per ulteriori (o similari –
non è lo scopo di questo scritto fare gerarchie) annacquamenti
fino a quel PD che occhieggia la galassia centrale talvolta – ma
è opinione personale – un po’ troppo onnicomprensiva. Oppure
«di destra», dal moderato grigio che sfugge centrifugo dal centro
appena descritto, fino ad arrivare al talebano nostalgico che, fosse
per lui, si dovrebbe tornare alle purghe e all’olio di ricino dei mis-
sini fascisti. Forse queste ultime, quelle «di destra» essendo un po’
più impopolari e meno democratiche sono state meno di moda e
meno evidenti, ma il nostro paese, l’Italia, per quanto ci si voglia
illudere del contrario, è sempre stato fascista.
A me, da bambino, hanno fatto imparare a scrivere con la
destra perché ero mancino. Ma la sinistra per mia nonna era «la
mano del demonio» (parlo del 1970, non del 1670…) e quin-
di ho fatto di necessità virtù: con la destra ho un’ottima grafia,
ma ho scoperto in adolescenza che tutto il resto continuo a farlo
con la sinistra: mandare sms (se e quando sono costretto a farlo
con una mano sola), eseguire lavori di una certa precisione come
piantare chiodi al muro (senza storcerli) e farmi la barba. All’Ita-
lia mi pare sia successa la stessa cosa: dopo l’8 settembre 1943 una
minoranza ha continuato a seguire Mussolini nella sua folle corsa
verso lo sfacelo finale, molti sono rimasti in attesa e in quell’attesa
10 Walter Mioego
Ma amica mia l’ordine già esiste ed è quello che abbiamo stabilito negli
anni ’50: da una parte ci sono i comunisti e dall’altra parte ci sono gli
anticomunisti. È così che si gioca: tu scegli e fai il comunista, tu scegli
e fai l’anticomunista. È come una partita a scacchi: io faccio il bianco
e te fai il nero… è talmente semplice! Le masse hanno bisogno di un
nemico… tu devi scegliere: se cominciamo a passare da una parte all’al-
tra la gente non ce capisce più niente3. I comunisti da una parte e gli
anticomunisti dall’altra: è semplicissimo.4
5
Per opportunismo qui voglio intendere anche tutti quegli atteggiamenti legati alla
non azione, all’attendismo, al non contrasto politico, voluti e scelti anche da tanta par-
Da Steve Jobs a Steve Workers 13
moda. Sono i «valori» che stanno dietro alle idee e che quando
vengono citati dalla conduttrice Dandini non a caso fanno fare
un salto sulla sedia a Don Pizzarro? Anche di quelli sembra esser-
sene persa traccia.
Ma, per rimanere in tema su «destra» e «sinistra», vorrei citare
integralmente un intervento nella newsletter «Giap!», postato il
primo gennaio di questo 2012, di Wu Ming 16. L’approfondi-
mento risulta interessante per almeno un motivo: riporta un case
study concreto, quello del cosiddetto «grillismo» e la sua epifania
per quel che concerne il «Movimento 5 stelle».
Il noi sta scalzando l’io. Fino a qualche anno fa, questa “dichiara-
zione di non-appartenenza” era il più delle volte a titolo persona-
le. Oggi, invece, è sempre più sovente l’enunciazione di soggetti
collettivi.
9
Alain Badiou, La Comune di Parigi. Una dichiarazione politica sulla politica, Cro-
nopio, Napoli 2004.
Da Steve Jobs a Steve Workers 17
Beppe Grillo: «Un Paese non può SCARICARE SUI SUOI CITTA-
DINI i problemi causati da decine di migliaia di rom della Romania
10
Rintracciabile su Youtube all’indirizzo: http://www.youtube.com/
watch?v=MpwY2wwrOtM.
Da Steve Jobs a Steve Workers 23
1.1.5.b. Non esiste quasi più discorso razzista che non sia fat-
to… in nome dell’antirazzismo. È in nome dell’antirazzismo che
il grillismo fomenta l’odio. Cito da un altro articolo del blog di
Beppe Grillo, pubblicato nel maggio 2011 e intitolato «Un clan-
destino è per sempre»:
Beppe Grillo: «In Italia sono entrati 20000 TUNISINI, della mag-
gior parte di loro non si sa più nulla, che fine abbiano fatto. Pochi
sono riusciti ad arrivare in Francia. Vagano per la penisola senza sapere
una parola di italiano. In nessuno Stato del mondo questo è permesso
con una tale SERENITÀ D’ANIMO, da noi si. Il motivo è semplice,
sono utili ai profitti delle aziende, ai partiti, alle mafie. Il clandestino è
MULTIUSO come un coltellino svizzero. Per ricevere qualcuno a casa
tua devi disporre delle risorse per farlo. Dargli un lavoro dignitoso,
un letto, organizzare l’integrazione. Altrimenti devi interrogarti se stai
giocando con la DINAMITE e con il futuro della tua nazione».
12
Fonte Wikipedia, alla voce «Fronte dell’Uomo Qualunque».
30 Walter Mioego
13
Fonte Wikipedia, alla voce «Guglielmo Giannini».
14
Fonte Wikipedia, alla voce «Giuliano Ferrara».
Da Steve Jobs a Steve Workers 31
15
Penso espressamente alla polemica seguita da un intervento pubblico di Roberto
Saviano, su Rai 3, alla trasmissione Vieni via con me – curata dallo stesso Saviano e Fa-
bio Fazio. Nella trasmissione del 15 novembre 2010 Saviano parla di un’inchiesta dalla
quale emerge il contatto tra un deputato lombardo della Lega Nord e la ‘Ndrangheta.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, immediatamente replica sui quotidiani e si
fa intervistare negando che il “suo” partito possa avere connivenze di quel tipo. Il 19
novembre il quotidiano «La Stampa» titola Fini: “Anche al Nord c’è la mafia”
Lunedì Maroni va in tv da Saviano (ancora online – consultazione del 21/21/2011
– all’indirizzo: http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/375770/) e nel-
l’articolo si parla di una sorta di ravvedimento da parte del ministro: «Dopo lo scontro
dei giorni scorsi, scoppia la pace tra il ministro dell’Interno Roberto Maroni e Vieni via
con me. Il titolare del Viminale, che aveva chiesto di replicare di persona al monologo
di Roberto Saviano sui rapporti tra ‘ndrangheta e Lega nel Nord Italia, lunedì sarà
ospite del programma di Raitre e leggerà un suo elenco, adeguandosi dunque al format
e accettando la proposta del direttore di rete Paolo Ruffini. Plaudono i vertici Rai,
esulta il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli». Quindi: prima, per non sbagliare,
si “attacca” e poi – prudentemente e intelligentemente – si fa marcia indietro. Che il
ministro abbia fatto bene a far marcia indietro lo dimostrano i fatti, un anno dopo:
attorno a Matteo Messina Denaro, tra i primi 4 latitanti ricercati al mondo, si “stringe
il cerchio” e tra le 11 persone arrestate dal 2006 molto vicine al boss, spicca Filippo
Greco, imprenditore edile trapanese trasferitosi nel Nord Milano per seguire gli affari
sulle costruzioni, nominalmente nullafacente (Mafia, arrestato imprenditore a Gallara-
te, articolo del 16/12/2011 su «VareseNews» – online all’indirizzo: http://www3.va-
resenews.it/gallarate_malpensa/articolo.php?id=221338 – consultato il 21/12/2011).
L’unica cosa che si potrebbe far notare a Saviano è che non si tratta di ‘ndrangheta ma
di Cosa Nostra – anche se l’una cosa ovviamente non esclude l’altra.
32 Walter Mioego
***
In un clima simile verrebbe, come spesso accade nei film – e
qui slittiamo dal piano del reale a quello della fiction – da farsi
giustizia da soli. L’idea scatta in molte persone e in molte menti
che però decidono di non dar seguito alla cosa, nella realtà. An-
che se poi dipende. Sempre per tornare un po’ all’origine storica
del nostro discorso (gli anni 1943-45, fino al dopoguerra…) c’è
stato un lungo attimo – durato all’incirca dal 1945 al 1948 –
dove a seguito di una mancata (e auspicata) giustizia sociale che
avrebbe dovuto vedere (come minimo) la rimozione dei fascisti
da cariche istituzionali e pubbliche, molti (ex?) partigiani si sono
fatti giustizia da soli:
16
Fonte Wikipedia, alla voce «Triangolo della morte (Emilia)».
34 Walter Mioego
L’uomo senza nome (The Man With No Name) è uno stereotipo di perso-
naggio dei film western, ma il termine è solitamente noto specialmente
per il personaggio (o meglio i personaggi) interpretati da Clint Eastwood
nei film spaghetti-western diretti dal regista romano Sergio Leone.
Particolarmente nei tre film western più noti del regista, la cosiddetta
Trilogia del dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più,
Il buono, il brutto, il cattivo), il protagonista è sempre lo stesso uomo,
con gli stessi atteggiamenti e vestito sempre dello stesso sarape e dello
stesso cappello.18
17
Fonte Wikipedia, alla voce «Volante Rossa».
18
Fonte Wikipedia, alla voce «Uomo senza nome».
Da Steve Jobs a Steve Workers 35
19
Ibid.
20
Si tratta di una frase le cui iniziali son incise nel rifugio di V per Vendetta: « Con
la forza della verità, in vita, ho conquistato l’universo».
condizione di semi schiavitù i peones e Diego, per cercare di difenderli,
si traveste e, mascherato, si presenta come il vendicatore dei poveri nel-
le vesti di Zorro, un Robin Hood spagnoleggiante. Atletico e ironico,
Zorro diventa il campione del popolo contro l’arroganza del governa-
tore e del capitano Juan Ramon, distribuendo le sue “Zeta” a colpi di
spada contro l’oppressore. Innamorato della bella Lolita Pulido, Diego
deve fare i conti con un altro corteggiatore, il capitano Ramon e anche
con un rivale inusitato: lui stesso nelle vesti di Zorro.21
21
Fonte Wikipedia, alla voce «Il segno di Zorro (film 1920)».
22
Pseudonimo di Doroteo Arango Arámbula (Durango, 5 giugno 1878 – Parral,
20 luglio 1923).
23
Anenecuilco, fraz. di Ayala, stato di Morelos, 8 agosto 1879 – Chinameca, 10
aprile 1919.
24
L’aggancio è fornito, sempre come curiosità su Wikipedia, da un dettaglio: «In
una delle scene finali del film, dove V sopravvive, seppur per poco, alla massiccia spa-
ratoria degli agenti di Creedy, è presente un chiaro riferimento al film Per un pugno
Da Steve Jobs a Steve Workers 37
di dollari di Sergio Leone, nel quale l’uomo senza nome (Clint Eastwood) si difende
dagli spari di Ramón (Gian Maria Volontè) usando una lastra d’acciaio come giubbotto
antiproiettile». Fonte Wikipedia, alla voce «Uomo senza nome».
25
Per quanto futuro non coincida necessariamente con fantascienza o fantasy, in V
per vendetta si rintracciano i caratteri tipici della distopia – o utopia negativa – all’inter-
no di una struttura sociale che, per via più o meno tecnologica o/e scientifica, controlla
totalmente le libertà individuali.
26
Fonte Wikipedia, alla voce «V per Vendetta».
27
«Il vaudeville è un genere teatrale nato in Francia a fine Settecento. Il termine
“vaudeville” indica le commedie leggere in cui alla prosa vengono alternate strofe can-
38 Walter Mioego
La storia di V è la storia di
un eroe solitario che cerca di
risvegliare le coscienze intor-
pidite dei suoi concittadini,
in una Londra in cui vige un
dittatoriale coprifuoco. Il 5
novembre – con il 5 che torna
in assonanza al V romano…
– è il giorno in cui V decide
di uscire allo scoperto con un
piano di azione che mette in
ginocchio la struttura dittato-
riale del cancelliere Sutler. E
la scelta del 5 novembre non è
casuale, ma si richiama espres-
samente alla «Congiura delle polveri», ordita da Guy Fawkes e i
suoi seguaci nel 1605:
30
Fonte Wikipedia, alla voce «Guy Fawkes».
31
Fonte Wikipedia, alla voce «V per Vendetta».
Da Steve Jobs a Steve Workers 41
Gli eroi mascherati fanno parte della vita del geniale Alan Mo-
ore e sono presenti – in gruppo – in un’altra graphic novel che ha
avuto una sua recente trasposizione cinematografica: Watchmen.
32
«Tra le sedici satire che compongono l’opera di Giovenale, la VI è forse la più
nota per l’argomento: rappresenta un feroce attacco ai vizi delle donne romane e non,
ricche e povere, nobili e plebee, tutte corrotte e depravate, e Messalina era una di que-
ste», fonte Wikipedia, alla voce «Quis custodiet ipsos custodes?».
33
«L’Orologio dell’apocalisse (Doomsday Clock in inglese) è un orologio simbolico
creato dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago nel
1947. La mezzanotte di tale orologio simboleggia la fine del mondo, causata da una
guerra atomica. Al momento della sua creazione, durante la guerra fredda, l’orologio fu
impostato sette minuti prima della mezzanotte. L’orologio è stato spostato avanti o in-
dietro, a seconda dello stato delle politiche mondiali e del pericolo nucleare: lo sposta-
mento in avanti indica una maggiore probabilità del conflitto nucleare; lo spostamento
indietro indica un miglioramento della situazione internazionale. Le lancette sono state
spostate 19 volte. Massima vicinanza alla mezzanotte: due minuti, tra il 1953 (test di
armi termonucleari da parte di USA e URSS) e il 1960. Massima lontananza dalla mez-
zanotte: diciassette minuti, tra il 1991 (trattati START) e il 1995. C’è da dire però che
l’orologio non fu spostato durante la crisi dei missili di Cuba perché mancò il tempo
materiale di farlo; la crisi durò infatti appena 13 giorni e non fu resa pubblica subito,
ma solo al nono giorno». Fonte Wikipedia, alla voce «Orologio dell’apocalisse».
42 Walter Mioego
36
Fonte Wikipedia, alla voce «Subcomandante Marcos».
37
Ibid.
38
Roberto Saviano, Se lo scrittore morde, su «La Repubblica», 3 maggio 2007.
46 Walter Mioego
pore sarebbe entrata in uso già nel I secolo a.C., quando Erone di
Alessandria realizzò l’eolipila45. Ma il modo di produzione antico
non aveva bisogno delle macchine, perché tutta la forza-lavoro
necessaria era assicurata dagli schiavi, e nessuno poté o volle im-
maginarne un’applicazione concreta.
È il feticismo della tecnologia come forza autonoma a farci
ricadere sempre nel vecchio frame “apocalittici vs. integrati”. Al
minimo accenno critico sulla rete, gli “integrati” ti scambieranno
per “apocalittico” e ti accuseranno di incoerenza e/o oscuranti-
smo. La prima accusa di solito risuona in frasi come: “Non stai
usando un computer anche tu in questo momento?”; “Non li
compri anche tu i libri su Amazon?”; “Ce l’hai anche tu uno
smartphone!” etc. La seconda in inutili lezioncine tipo: “Pensa
se oggi non ci fosse Internet…” Nell’altro verso, ogni discorso
sugli usi positivi della rete verrà accolto dagli “apocalittici” come
la servile propaganda di un “integrato”. Ricordiamoci sempre di
Erone di Alessandria. La sua storia ci insegna che quando parlia-
mo di tecnologia, e più nello specifico di Internet, in realtà stiamo
parlando di altro, cioè dei rapporti sociali.
Insomma, torniamo a chiederci: chi sono i padroni della rete?
E chi sono gli sfruttati nella rete e dalla rete? Scoprirlo non è
poi tanto difficile: basta leggere le “Norme di utilizzo” dei social
network a cui siamo iscritti; leggere le licenze del software che
utilizziamo; digitare su un motore di ricerca l’espressione “Net
Neutrality”… E, dulcis in fundo, tenere in mente storie come
quelle dei magazzini Amazon e della Foxconn. Solo in questo
modo, credo, eviteremo scemenze come la campagna “Internet
45
«L’eolipila [...], anche conosciuta come motore di Erone, può essere considerato
l’antenato del motore a getto e della macchina a vapore. Descritta nel I secolo dal
matematico e scienziato greco Erone di Alessandria, è costituita da una sfera (probabil-
mente metallica), che si mantiene in rotazione per effetto del vapore contenuto al suo
interno, che fuoriesce con forza da due tubi sottili a forma di “L”. Prima degli scritti di
Erone, uno strumento definito eolipila fu descritto nel I secolo a.C. da Vitruvio nel suo
trattato De architectura[4] ma senza fare menzione di parti rotanti». Fonte Wikipedia,
alla voce «Eolipila».
Da Steve Jobs a Steve Workers 61
Uno dei punti essenziali è che tutta la baracca non si potrebbe mai
mettere in movimento per produrre cento iPad. Se ne devono produrre
almeno cento milioni. A prima vista potrebbe sembrare che il lavoro
intellettuale necessario per sviluppare il software dell’iPad generi di per
sé valore, indipendentemente dal resto del ciclo produttivo. Questo
però vorrebbe dire che il valore generato da questo lavoro intellettuale
è indipendente dal numero di iPad che vengono prodotti. In realtà non
è così. Se non facesse parte di un ciclo che prevede la produzione con
modalità fordiste di cento milioni di iPad, quel lavoro intellettuale non
genererebbe praticamente nessun valore.
L’incremento delle forze produttive sociali del lavoro, o delle forze pro-
duttive del lavoro direttamente sociale, socializzato (reso collettivo) me-
diante la cooperazione, la divisione del lavoro all’interno della fabbrica,
l’impiego delle macchine e in genere, la trasformazione del processo di
produzione in cosciente impiego delle scienze naturali, della meccanica,
della chimica ecc. e della tecnologia per dati scopi, come ogni lavoro
su grande scala a tutto ciò corrispondente [...] questo incremento, di-
cevamo, della forza produttiva del lavoro socializzato in confronto al
64 Walter Mioego
46
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=5512. Postato l’8 ottobre 2011.
47
http://steveworkers.tumblr.com/.
Da Steve Jobs a Steve Workers 71
Steve Workers è il 99%. Steve Workers è l’icona senza volto e senza età
di tutti i lavoratori sfruttati. Steve Workers è il bambino di nove anni
che fabbrica mattoni in Mali. Steve Workers è la donna trentaduenne
e istruita che sopravvive con lavori precari e non può permettersi di
restare incinta. Steve Workers è la collera lucida e tagliente dei lavora-
tori. Steve Workers è vivo. Steve Workers ti prende a calci con pesanti
scarponi da lavoro. Steve Workers è pronto a occupare tutto. Steve
Workers dice: il pianeta è una grande fabbrica Foxconn, ma non suici-
darti: organizzati e rompi il culo ai tuoi padroni. Steve Workers dice:
mangia i ricchi e diffondi la ricetta.
Quando aveva nove anni, dopo un solo morso e benché fosse affamato,
Steve Workers scagliò una mela contro il padrone di sua madre.
48
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=4769.
72 Walter Mioego
Remember, remember,
the fifth of November,
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason
why Gunpowder treason
Should ever be forgot!50
50
trad.: Ricorda, ricorda/il cinque novembre/polvere da sparo, tradimento e com-
plotto/Non vedo alcuna ragione/per cui la Congiura delle Polveri/dovrebbe mai essere
dimenticata!
Da Steve Jobs a Steve Workers 75
8.3.2. Vendetta
Negli anni Ottanta del secolo scorso, Alan Moore ha recupe-
rato la figura di Guy Fawkes trasformandolo in eroe popolare,
senza però sottrargli l’ambiguità di fondo. In questo caso non si
tratta già del Fawkes storico, ma del protagonista del celeberrimo
fumetto illustrato da David Lloyd, V per Vendetta, che di Fawkes
indossa la maschera e gli abiti.
Con il suo predecessore, V condivide anche la passione per
gli esplosivi. Per di più, lui riesce laddove l’antenato aveva fallito
nei suoi intenti dinamitardi. Forse perché agisce come un vendi-
catore solitario, senza altri congiurati che possano farsi prendere
dai rimorsi di coscienza e tradirlo. O forse perché, al contrario
del Fawkes storico, che teneva per il papa contro il re, V è invece
un anarchico dichiarato. Dopo il Parlamento fa saltare in aria
l’Old Bailey, il tribunale di Londra, simbolo della Giustizia che
lo ha tradito prostituendosi con la dittatura. V dichiara di averle
preferito Anarchia. Quest’ultima non fa promesse e quindi non
le infrange, è assolutamente onesta e garantisce assoluta libertà. È
la vera giustizia. Una riflessione, questa di V, anche più ambigua
della filastrocca sulla Congiura delle Polveri.
La vendetta per il tradimento della giustizia corrisponde allo
scatenamento del caos, unica soluzione per una società e un’uma-
nità che potranno redimersi soltanto passando attraverso la palin-
genesi delle fiamme. “Fidati di me, Evey, e cancelleremo tutto”,
dice V alla sua giovane adepta. “Tutto il dolore, tutta la crudeltà,
tutte le perdite. Ricominceremo da capo”.
Linguaggio e scenario del fumetto di Moore sono decisamente
apocalittici, così come è inquietante la figura del vendicatore ma-
scherato V, che con l’ultimo attentato si immola per innescare la
miccia del caos, e consentire così ai costruttori che verranno dopo
di riedificare una nuova società sopra le macerie di quella vecchia.
Dopo il potere legislativo e quello giudiziario, quindi, colpisce il
potere esecutivo, Downing Street, e dà l’ultima spallata al sistema.
76 Walter Mioego
Non so cosa sarà di noi, Tom Due Volte. Faccio come te e lo ripeto:
non so. Tu hai visto troppo e sai troppo per tornare a essere un bambi-
no qualunque. Io anche. Siamo uguali, in questo. Decideranno di noi,
decideranno per noi.
A meno che…
Beatrice Masini, Bambini nel bosco, 2010
Da Steve Jobs a Steve Workers 81
9. Post scriptum
51
Carola Susani è nata a Marostica (Vicenza) nel 1965. Nel 1995 è uscito il suo
primo romanzo, Il libro di Teresa (Giunti), nel 1998 La terra dei dinosauri (Feltrinelli).
Con Feltrinelli ha pubblicato i romanzi per ragazzi Il licantropo (2002) e Cola Pesce
(2004). Nel 2005 per Gaffi è uscito Rospo, raccolta di due radiodrammi. Ha collaborato
alla rivista «Perap» di Palermo e a «Linea d’Ombra», e fa parte della redazione di «Nuovi
Argomenti». Questo articolo è comparso originariamente sul numero di gennaio della
rivista «Gli altri» e successivamente sul blog dell’editore Minimum Fax (rintracciabile
ancora a questo indirizzo: http://www.minimaetmoralia.it/?p=6080). Ringrazio espres-
samente l’autrice per avermi dato la possibilità di pubblicarlo.
ne alla fine non ci sia sempre – mi vien da diffidere per il semplice
motivo di aver conservato almeno tre nazionalità differenti. Delle
deroghe agli accordi ne dà notizia «la Repubblica» (e non solo
ovviamente) nell’edizione del 22 novembre 2011, alle pagine 26-
27, dedicate all’economia: Fiat: addio accordi sindacali. Modello
Pomigliano ovunque e Fiat cancella gli accordi sindacali. Piuttosto
curiosamente qualche pagina più avanti (p. 55), si parla anche
della Foxconn. Ecco l’articolo:
Indice
9. Post scriptum 81