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Preposto per la sicurezza, la vigilanza attiva richiede la verifica preventiva delle condizioni di
sicurezza
Sicurezza24 | | 20 luglio 2021 | n. 2 | di Mario Gallo
Non c’è dubbio che, nel corso dell’ultimo decennio, una delle figure della prevenzione di cui si sta maggiormente discutendo è quella del
La centralità di tale figura si rilevava, in effetti, anche precedentemente nella normativa, anche se l’art. 19 del D.Lgs. n.81/2008, ha posto l’enfasi
proprio sul concetto di vigilanza attiva, facendo si che oggi più che mai ha assunto un ruolo strategico in ambito antinfortunistico, come si rileva
anche sul piano giurisprudenziale.
Infatti, basti pensare che dopo il significativo ampliamento degli obblighi di sovraintendimento e di vigilanza posti a suo carico dal citato
dell’art.19 D.Lgs. n. 81/2008, sono notevolmente aumentati i casi finiti al vaglio della S.C. di Cassazione penale, che riguardano condotte tenute da
soggetti che, in concreto, hanno svolto compiti di sovraintendimento sul lavoro altrui, anche di fatto.
Per altro, recentemente con la S.C. di Cassazione, Sez. IV pen. con la sentenza del 3 maggio 2021, n. 16690, ha espresso ulteriori indirizzi su tale
figura di particolare rilievo che spingono anche alcune brevi considerazioni sulla delicata questione del preposto inidoneo.
Il caso
La vicenda affrontata questa volta dai Giudici di legittimità riguarda un grave incidente che costava la vita a un operaio, distaccato presso la ditta
F.V. durante i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Marconia-Montegiordano, presso la stazione ferroviaria di Ricco Imperiale.
In sintesi, a quanto si apprende l’operaio mentre era impegnato in lavori di manutenzione ordinaria (nella specie, lavori di pulitura) della parte
anteriore della macchina rincalzatrice - parcata sul c.d. binario morto per il ricovero dei mezzi meccanici - veniva travolto improvvisamente dalla
macchina stessa che subiva uno spostamento; le indagini hanno permesso di accertare che la macchina rincalzatrice aveva subito un improvviso
spostamento in avanti a causa del colpo ricevuto dalla macchina profilatrice - condotta da un altro operaio - che, dopo aver urtato contro la
rincalzatrice, priva questa sia del freno di stazionamento sia delle staffe di bloccaggio, ne causava il movimento in avanti con conseguente
travolgimento dell’operaio che rimaneva schiacciato tragicamente contro la barriera paracolpi.
Sia il Tribunale di Castrovillari che la Corte di Appello di Catanzaro ritenevano responsabile il preposto G.A., oltre che il conduttore del
macchinario, per il reato di omicidio colposo di cui agli artt. 113, 589 comma 1,2, 3 cod. pen. per avere, per colpa generica nonché per inosservanza
delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle disposizioni del POS vigente in azienda cagionato, il decesso del lavoratore.
Come si legge nella sentenza “Nello specifico: G.A., in qualità di preposto e, al momento dell'incidente, di direttore di cantiere, aveva ordinato a S.C.,
stante l'assenza del conducente/manovratore della macchina saldatrice, di spostare la citata macchina saldatrice, per condurla sul binario morto
trainandola con la macchina profilatrice, onde consentire il passaggio di altro convoglio, pur sapendo che, sul medesimo binario, erano in corso operazioni
di manutenzione ordinaria sulla macchina rincalzatrice da parte di P.C. e P.F., omettendo di coordinare le citate operazioni, di sovrintendere e vigilare
sulle predette operazioni nonché sull'osservanza da parte dei dipendenti delle norme del POS e di quelle in materia di sicurezza sul lavoro”.
Il preposto ha presentato, quindi, ricorso per cassazione, censurando l’operato dei Giudici di merito sotto vari profili; in particolare, lo stesso ha
lamentato principalmente la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione agli artt. 40, 41, 589 cod. pen., 533 cod. proc. pen., e 27 Cost.
A suo avviso, l'infortunio non è riconducibile a delle carenze organizzative ma ad uno sviluppo estemporaneo di uno specifico lavoro; pertanto,
nessun rimprovero può essere mosso allo stesso.
Considerazioni conclusive
La sentenza della S.C. di Cassazione n. 16690/2021, spinge anche a un’ulteriore considerazione conclusiva; nei teatri lavorativi il datore di lavoro
rimane pur sempre l’attore principale della sicurezza, a fronte del suo obbligo (indelegabile) di valutazione di tutti i rischi per la salute e la
sicurezza sul lavoro e di redazione del relativo DVR (cfr. artt.17, 28 e 29, D.Lgs. n.81/2008) ma, indubbiamente, quello del preposto non è
certamente un ruolo solo di comparsa, che può svolgere passivamente le funzioni ad esso attribuite dall’art. 19 del D.Lgs. n.81/2008.
Infortuni sul lavoro – Omicidio colposo – Dovere di vigilanza operativa sulle lavorazioni – Piano Operativo di Sicurezza – Omesso
coordinamento e vigilanza – Responsabilità del preposto – Valutazione – Sussiste.
Risponde del reato di omicidio colposo (art.589, cod. pen.) il preposto che, senza aver preventivamente verificato le condizioni di sicurezza, ha omesso di
coordinare le attività dei lavoratori, di sovrintendere e vigilare sulle operazioni, nonché sull'osservanza da parte dei dipendenti delle norme del POS e di
quelle in materia di salute e di sicurezza sul lavoro.