Sei sulla pagina 1di 2

APPROFONDIMENTI | Riviste

Preposto per la sicurezza, la vigilanza attiva richiede la verifica preventiva delle condizioni di
sicurezza
Sicurezza24 | | 20 luglio 2021 | n. 2 | di Mario Gallo

Non c’è dubbio che, nel corso dell’ultimo decennio, una delle figure della prevenzione di cui si sta maggiormente discutendo è quella del

5fhqudom5z - Il Sole 24 Ore S.p.A. - Gruppo 24ORE RIPRODUZIONE RISERVATA


preposto per la sicurezza; è innegabile che il D.Lgs. n.81/2008, ha determinato un notevole salto qualitativo del modello prevenzionale cooperativo,
esaltando il concetto di vigilanza attiva sui lavoratori quale uno dei baluardi fondamentali per assicurare l’effettività delle tutele della salute e della
sicurezza sul lavoro previste dagli art. 32 e 41, c.2, Cost. e il perno di questo rinnovato regime è proprio la figura del preposto, ossia la persona che,
in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende
all’attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando
un funzionale potere di iniziativa (art. 2, c.1, lett. e, D.Lgs. n.81/2008).

La centralità di tale figura si rilevava, in effetti, anche precedentemente nella normativa, anche se l’art. 19 del D.Lgs. n.81/2008, ha posto l’enfasi
proprio sul concetto di vigilanza attiva, facendo si che oggi più che mai ha assunto un ruolo strategico in ambito antinfortunistico, come si rileva
anche sul piano giurisprudenziale.
Infatti, basti pensare che dopo il significativo ampliamento degli obblighi di sovraintendimento e di vigilanza posti a suo  carico dal citato
dell’art.19 D.Lgs. n. 81/2008, sono notevolmente aumentati i casi finiti al vaglio della S.C. di Cassazione penale, che riguardano condotte tenute da
soggetti che, in concreto, hanno svolto compiti di sovraintendimento sul lavoro altrui, anche di fatto.
Per altro, recentemente con la S.C. di Cassazione, Sez. IV pen. con la sentenza del 3 maggio 2021, n. 16690, ha espresso ulteriori indirizzi su tale
figura di particolare rilievo che spingono anche alcune brevi considerazioni sulla delicata questione del preposto inidoneo.

Il caso
La vicenda affrontata questa volta dai Giudici di legittimità riguarda un grave incidente che costava la vita a un operaio, distaccato presso la ditta
F.V. durante i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria Marconia-Montegiordano, presso la stazione ferroviaria di Ricco Imperiale.
In sintesi, a quanto si apprende l’operaio mentre era impegnato in lavori di manutenzione ordinaria (nella specie, lavori di pulitura) della parte
anteriore della macchina rincalzatrice - parcata sul c.d. binario morto per il ricovero dei mezzi meccanici - veniva travolto improvvisamente dalla
macchina stessa che subiva uno spostamento; le indagini hanno permesso di accertare che la macchina rincalzatrice aveva subito un improvviso
spostamento in avanti a causa del colpo ricevuto dalla macchina profilatrice - condotta da un altro operaio - che, dopo aver urtato contro la
rincalzatrice, priva questa sia del freno di stazionamento sia delle staffe di bloccaggio, ne causava il movimento in avanti con conseguente
travolgimento dell’operaio che rimaneva schiacciato tragicamente contro la barriera paracolpi.
Sia il Tribunale di Castrovillari che la Corte di Appello di Catanzaro ritenevano responsabile il preposto G.A., oltre che il conduttore del
macchinario, per il reato di omicidio colposo di cui agli artt. 113, 589 comma 1,2, 3 cod. pen. per avere, per colpa generica nonché per inosservanza
delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle disposizioni del POS vigente in azienda cagionato, il decesso del lavoratore.
Come si legge nella sentenza “Nello specifico: G.A., in qualità di preposto e, al momento dell'incidente, di direttore di cantiere, aveva ordinato a S.C.,
stante l'assenza del conducente/manovratore della macchina saldatrice, di spostare la citata macchina saldatrice, per condurla sul binario morto
trainandola con la macchina profilatrice, onde consentire il passaggio di altro convoglio, pur sapendo che, sul medesimo binario, erano in corso operazioni
di manutenzione ordinaria sulla macchina rincalzatrice da parte di P.C. e P.F., omettendo di coordinare le citate operazioni, di sovrintendere e vigilare
sulle predette operazioni nonché sull'osservanza da parte dei dipendenti delle norme del POS e di quelle in materia di sicurezza sul lavoro”.
Il preposto ha presentato, quindi, ricorso per cassazione, censurando l’operato dei Giudici di merito sotto vari profili; in particolare, lo stesso ha
lamentato principalmente la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione agli artt. 40, 41, 589 cod. pen., 533 cod. proc. pen., e 27 Cost.
A suo avviso, l'infortunio non è riconducibile a delle carenze organizzative ma ad uno sviluppo estemporaneo di uno specifico lavoro; pertanto,
nessun rimprovero può essere mosso allo stesso.

Organizzazione del lavoro e mancato coordinamento delle lavorazioni


Tuttavia, i Giudici di legittimità nell’annullare la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al trattamento sanzionatorio, hanno rigettato il
ricorso – e quello del conduttore – e confermato nel resto la decisione assunta dai Giudici di merito circa la responsabilità del ricorrente.
In particolare, ad avviso della S.C. di Cassazione nel caso di specie “......risulta che alla qualifica formale del G.A. corrispondesse una concreta ingerenza
nell'organizzazione del lavoro, atteso che egli, nell'esercizio della sua funzione di direttore dei lavori, ha impartito direttive agli operai (sia alla vittima che
al S.C., il quale lo ricorda nel suo ricorso) in modo incongruo perché non ha verificato che il binario di destinazione del traino della macchina saldatrice
fosse sgombero da altri mezzi, con ciò violando l'obbligo, su di lui gravante, di coordinare le due squadre di operai impegnate in diverse e contemporanee
lavorazioni sullo stesso binario”.

Difetto nell’ordine dei lavori da eseguire e gestione del rischio


Al momento dell’incidente, quindi, il G.A. svolgeva concretamente compiti direttivi operativi ma, al di là di possibili osservazioni sulla distinzione
tra preposto e dirigente, il dato fondamentale è che aveva impartito ai lavoratori una serie di ordini, di disposizioni lavorative, omettendo, però, di
coordinare le operazioni, di sovrintendere e vigilare sulle stesse, nonché sull'osservanza da parte dei dipendenti delle norme del POS e di quelle in
materia di sicurezza sul lavoro.
Si può parlare, quindi, di un difetto nell’ordine dato dal G.A. sul piano prevenzionale e, in quanto gestore del rischio (cfr. Cassazione, Sez. IV pen. del
15 febbraio 2021, n. 5796), doveva accertarsi preventivamente della sussistenza delle condizioni di sicurezza e coordinare le attività dei lavoratori; si
tratta di una linea comune che, in termini generali, accomuna il preposto con il dirigente, fermo restando i due differenti ruoli disegnati dal D.Lgs.
n.81/2008 che, comunque, fanno parte della stessa catena di comando e di controllo.

Considerazioni conclusive
La sentenza della S.C. di Cassazione n. 16690/2021, spinge anche a un’ulteriore considerazione conclusiva; nei teatri lavorativi il datore di lavoro
rimane pur sempre l’attore principale della sicurezza, a fronte del suo obbligo (indelegabile) di valutazione di tutti i rischi per la salute e la
sicurezza sul lavoro e di redazione del relativo DVR (cfr. artt.17, 28 e 29, D.Lgs. n.81/2008) ma, indubbiamente, quello del preposto non è
certamente un ruolo solo di comparsa, che può svolgere passivamente le funzioni ad esso attribuite dall’art. 19 del D.Lgs. n.81/2008.

5fhqudom5z - Il Sole 24 Ore S.p.A. - Gruppo 24ORE RIPRODUZIONE RISERVATA


Per tale ragione qualora la condotta omissiva del preposto è tale da mettere gravemente in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori il datore
di lavoro non può e non deve rimanere inerte ma, al contrario, deve attivarsi anche attraverso l’applicazione di sanzioni disciplinari, nel rispetto di
quanto prevedono l’art. 2106 cod. civ., l’art. 7 della legge n.300/1970 e la contrattazione collettiva, fino ad arrivare al licenziamento nei casi più
gravi qualora il preposto si dimostri inidoneo per lo svolgimento dei compiti assegnati.
Emblematico appare, sotto tale profilo, il caso affrontato dalla S.C. di Cassazione, sezione Lavoro, 22 marzo 2017, n. 7338, che qui merita di essere
brevemente ricordato; la vicenda risale al 2011 quando il responsabile della produzione veniva licenziato per motivi disciplinari dal datore di
lavoro, per avere impiegato per un periodo di un mese e mezzo tre dipendenti dell’azienda addetti alla macchina robot dell’isola di saldatura al di
fuori delle procedure di sicurezza, per altro fornendo indicazioni su come eluderle.
La S.C. di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento disciplinare del preposto in quanto indicando ai suoi sottoposti
gerarchicamente come eseguire la prestazione lavorativa eludendo le procedure di sicurezza li aveva esposti, così, a notevoli rischi d’infortunio;
tale condotta, infatti, secondo i Giudici presenta i caratteri dell’eccezionale gravità in quanto il responsabile di produzione nella qualità di preposto
per la sicurezza è venuto meno al suo specifico obbligo di vigilanza operativa; sul piano oggettivo e soggettivo, pertanto, siffatta condotta è idonea
a ledere il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

Cassazione Penale, Sez. 4, 3 maggio 2021, n. 16690

Infortuni sul lavoro – Omicidio colposo – Dovere di vigilanza operativa sulle lavorazioni – Piano Operativo di Sicurezza – Omesso
coordinamento e vigilanza – Responsabilità del preposto – Valutazione – Sussiste.

Risponde del reato di omicidio colposo (art.589, cod. pen.) il preposto che, senza aver preventivamente verificato le condizioni di sicurezza, ha omesso di
coordinare le attività dei lavoratori, di sovrintendere e vigilare sulle operazioni, nonché sull'osservanza da parte dei dipendenti delle norme del POS e di
quelle in materia di salute e di sicurezza sul lavoro.

Potrebbero piacerti anche