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“LA CONDIZIONE AUTISTICA:

DEFINIZIONI E DESCRIZIONI DEL


FENOMENO”

PROF.SSA GENEROSA MANZO


Università Telematica Pegaso La condizione autistica: definizioni e
descrizioni del fenomeno

Indice

1 L’AUTISMO: ALCUNE DEFINIZIONI ---------------------------------------------------------------------------------- 3


2 IL DISTURBO AUTISTICO NEL DSM-IV, NEL ICD-10 E NEL ICDH-2 ---------------------------------------- 6
2.1. DISTURBO DI ASPARGER ----------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
2.2. DISTURBO DI RETT ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 9
2.3. DISTURBO DISINTEGRATIVO DELLA FANCIULLEZZA --------------------------------------------------------------------10
2.4. DISTURBO GENERALIZZATO DELLO SVILUPPO NON ALTRIMENTI SPECIFICATO ------------------------------------10
2.5. CRITERI DIAGNOSTICI --------------------------------------------------------------------------------------------------------10
2.6. ALCUNI SINTOMI PER AREE DI FUNZIONI, RICAVATI DAL DSM-IV ---------------------------------------------------11
3 LA CONDIZIONE AUTISTICA ------------------------------------------------------------------------------------------- 15
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 17

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 L’autismo: alcune definizioni

Tra le malattie psichiche dell’uomo, l’autismo riveste una posizione del tutto particolare,
drammatica da un lato, affascinante per l’altro; del resto fino ad ora, ha dato luogo a numerosi studi
interpretativi privi di un esito largamente condiviso, ma marcato da una serie di espressioni
semanticamente emblematiche della tipicità della patologia.
Dal momento della sua identificazione si sono avvicendate numerose ipotesi sulla sua natura
e genesi1.
Tale malattia compare solitamente alla nascita oppure nei primi tre anni di vita,
manifestando una serie di condotte sintomatiche che indicano la fase regressiva dello sviluppo del
soggetto.
Nel suo aspetto tipico, tale sindrome rivela con insistenza l’interessamento disfunzionale di
alcune aree della personalità, l’interazione sociale, la comunicazione verbale e non verbale,
l’intellettività, l’immaginazione e la sfera della attività e degli interessi.

1
Crispiani P., Lavorare con l’autismo. Dalla diagnosi ai trattamenti, Edizioni Junior, Bergamo 2002.

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Dal forte riscontro in letteratura specialistica e nei manuali diagnostici specifici, si tende a
confermare l’idea del riconoscimento di tre aree di disturbo che costituiscono la cosiddetta triade
autistica che consiste nella compromissione delle seguenti funzioni:

 Della comunicazione;
 Dell’interazione sociale;
 Dell’immaginazione

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La complessità della patologia è ampiamente colta in tutta la sua estensione nosografica da


M. Zappella, il quale sottolinea la natura plurale di tale disturbo connotato da un numero crescente
di cause isolate e da differenti decorsi clinici, onde oggi possiamo parlare di disturbi di tipo
autistico, riferendoci a malattie diverse, con decorso, prognosi e prospettive di cura e di diverse
abilità2.
I soggetti con Disturbo di tipo Autistico possono essere ricondotti a malattie note, mentre
permane una vasta parte di casi connessi a disturbi dell’umore a esordio precoce, disturbi
dismaturativi con tic complessi, forme di regressione di tipo autistico che sono suscettibili di una
reversibilità del comportamento autistico.
Secondo Theo Peeters, colgono la condizione autistica nella diversità del comportamento,
che discende da diversità del funzionamento della mente, piuttosto che nell’appartenenza a condotte
psicopatologiche, tenendo quindi a riconoscerne la specificità più che la netta demarcazione dalla
normalità. Per tale condizione la classe dell’autismo comprende le situazioni personali più svariate,
affetta da condotte speciali, ma non necessariamente da ritardo mentale, logopatia o altre
manifestazioni patologiche, né de psicosi3.
Nell’insieme, si impone un ripensamento sia teorico che concettuale che si allontana
dall’originaria collocazione in ambito psicotico prendendo le distanze dalla condizione
schizofrenica, la quale si mostra in età adulta e dopo una fase di benessere per quanto attiene alle
funzioni comunicative e relazionali, mentre l’autismo compare molto precocemente.
Nardocci afferma che in età infantile non vi è alcun rapporto psicopatologico tra
schizofrenia e autismo e che quest’ultimo risalga a numerosi fattori biologici, secondo una logica di
fonti eziologiche plurali, in una relazione biologico-psichica complessa, per le evidenti commistioni
con alterazioni psichiche e comportamentali4.

2
Zappella M., “Presentazione” a G.M. Arduino (a cura di) Autismo e psicosi infantili, ASL 16, Mondovì, Regione
Piemonte 2000, pp.7, .
3
Crispiani P., op.cit.,p.3.
4
Cfr. L’autismo e i nuovi orientamenti nella ricerca e nella clinica, Relazione al Convegno ANGSA, Vicenza 1999.

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2 Il disturbo autistico nel DSM-IV, nel ICD-10 e nel


ICDH-2

C’è stato sempre scarso accordo tra gli esperti su come le diverse “etichette “ diagnostiche
distinguevano tra loro i bambini esaminati. Alcune si soffermavano a considerazioni teoretiche,
altre enfatizzavano solo alcune caratteristiche trascurandone altre: di conseguenza i limiti di tali
etichette diagnostiche sono ora largamente ammessi e riconosciuti.
Nardocci infatti, afferma che il termine autismo viene comunemente associato ora al
sintomo, ora alla precoce patologia, ora ad un insieme sindromico non ben precisato e il concetto
stesso di autismo infantile è oggi problematico.
Oggi la situazione non è molto differente, sebbene l’autismo si riconosce ormai come una
sindrome polimorfa e distinguibile in una serie di sottosindromi associabili tuttavia nella presenza
di un severo disturbo della comunicazione inter-umana.
Si tratta in ogni caso di una patologia che ha subito molteplici processi di adeguamento
semantico, sintetizzabili nella seguente successione:

 Demenza, oligofrenia;
 Psicosi simbiotica;
 Psicosi acuta irreversibile;
 Bambino atipico;
 Forma precoce di schizofrenia infantile;
 Autismo come effetto secondario di altre patologie;

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 Sindromi autistiche;
 Condotte autistiche o autisti formi;
 Disturbo a spettro autistico;
 Disturbo generalizzato dello sviluppo.

E. Caracciolo osserva un rischio di genericità e di devianza allorché il disturbo della


comunicazione e la chiusura in sé vengono attribuiti come tratti pilota propri di ogni disabile,
spostando su tale aspetto il tipo di patologia, per cui ogni bambino con handicap può diventare
autistico.
Ad orientare la ricerca scientifica, e a costruire i necessari raccordi teorici, sono oggi,
osservate le definizioni e le classificazioni di alcune fonti internazionali come l’ ICD-10 e il DSM-
IV5.
L’insieme delle attribuzioni oggi riconosciute internazionalmente alla sindrome autistica, si
ricava dal manuale diagnostico più accreditato e aggiornato in ambito psichiatrico, il DSM-IV
dell’American Psychiatric Association.Alcune di esse sono particolarmente significative, e
consentono di cogliere il senso e le finalità dei tipi di approccio al trattamento di tale patologia.
Il DSM-IV conferma l’abbandono dell’inadeguata categoria della psicosi infantile, e
pertanto riconosce l’autismo entro il disturbo generalizzato dello sviluppo, unitamente ad altri
come il disturbo di Rett, il disturbo di Asparger, il disturbo disintegrativo della fanciullezza e il
disturbo generalizzato dello sviluppo Non Altrimenti Specificato (NAS).
Nella stessa direzione teorica e definitoria va l’ICD-10 che raccoglie la sindrome autistica
entro le Sindromi da alterazione globale dello sviluppo psicopatologico in forte affinità con le altre
sindromi psicotiche dell’infanzia.

5
Crispiani P., op.cit.,p.3.

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La categoria dell’autismo compare nel manuale diagnostico psichiatrico DSM-IV entro il


capitolo dei Disturbi generalizzati dello sviluppo.
Costituiscono Disturbi generalizzati dello sviluppo le condizioni di compromissione grave e
generalizzata in diverse aree dello sviluppo: capacità di interazione sociale reciproca, capacità di
comunicazione o presenza di comportamenti, interesse e attività stereotipate, e comprendono i
seguenti disturbi in genere associati a qualche ritardo mentale, manifestati già nei primi anni di vita:

 Disturbo di Rett;
 Disturbo disintegrativo della fanciullezza;
 Disturbo di Asparger;
 Disturbo generalizzato dello sviluppo Non Altrimenti Specificato

2.1. Disturbo di Asparger

Dall’originaria definizione di psicopatia autistica assunta del pediatra austriaco nei primi
anni ’40 distingue una serie di sintomi, in forte analogia all’analisi di Kanner:

 limitato repertorio di interessi;


 desiderio ossessivo di abitudinarietà;
 presenza di isole di abilità;
 presenza di abilità da idiot savant;

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 notevole memoria meccanica;


 interesse per le parti di oggetti.

In seguito si sono evidenziati caratteri difformi dalla sindrome descritta da Kanner, si tratta
pertanto di una patologia del comportamento che:

 esprime ritardo sociale e dell’interazione;


 si associa a deficit psicomotorio;
 non comporta ritardo linguistico ma povertà sintattica e semantica;
 comporta scarso coinvolgimento delle funzioni intellettive;
 esprime normali condotte adattive.

La distinzione dalla sindrome autistica non è tuttavia facile né certa e d’altra parte, non
pochi autori, come ad esempio T. Peeters, tendono a ricondurre questa sindrome entro quella
autistica.

2.2. Disturbo di Rett

È una malattia neuro-degenerativa infantile, tipicamente femminile, spesso associata ad


epilessia , che si esprime come ritardo evolutivo dopo il primo anno di vita e con tratti analoghi a
quelli autistici che però tendono a scomparire con lo sviluppo. Descritta dall’austriaco Andreas Rett
nel 1966, confermata dai 35 casi riferiti da Hagberg, la sindrome esprime sintomi specifici:

 aprassia degli arti inferiori;


 assenza di linguaggio;
 difficoltà motoria;
 ritardato sviluppo del cranio ;
 sguardo assente e inespressività;
 difficoltà transitorie nella relazione sociale.

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2.3. Disturbo disintegrativo della fanciullezza

Comporta la regressione evolutiva non prima dei due anni di vita, con comparsa di tratti
autistici, demenza in evoluzione fino ai dieci anni. Manifesta perdita del linguaggio e delle abilità
sociali e di tipo motorie.

2.4. Disturbo generalizzato dello sviluppo Non Altrimenti


Specificato

È ricompreso nell’ ICD-10 come autismo atipico, allorché non sono soddisfatti i criteri
diagnostici dello spettro autistico, ovvero in presenza di sintomi atipici o lievi. È una menomazione
grave e pervasiva nello sviluppo dell’integrazione sociale e delle capacità di comunicazione verbali
e non verbali, senza però che i sintomi soddisfino i criteri di inclusione per la diagnosi di autismo 6.
Nel DSM-IV per la diagnosi sono indicate tre aree deficitarie di principale importanza
ovvero: interazione sociale; comunicazione; il repertorio di attività e di interessi ed esprime, inoltre,
il criterio generale di redazione della diagnosi.

2.5. Criteri diagnostici

Adatt. Da DSM-IV
Almeno 6 sintomi che interessino tutte le aree

Compromissione qualitativa dell’interazione sociale


 compromissione dei comportamenti non verbali ;
 inadeguate relazioni con i coetanei;
 mancata relazione emotiva ed affettiva con gli altri;
 mancata reciprocità sociale.

6
Pizzamiglio M.R., Piccardi L., Zotti A., Lo spettro autistico. Definizione, valutazione, riabilitazione, in
neuropsicologia, Franco Angeli, Milano 2007.

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Compromissione qualitativa della comunicazione


 ritardo o mancanza di linguaggio verbale;
 compromissione della capacità di iniziare o sostenere delle conversazioni,
 linguaggio stereotipato, eccentrico e ripetitivo;
 mancanza di giochi di emulazione e simulazione.

Anomali comportamenti ed interessi


 interessi ristretti e stereotipati;
 abitudini rituali inutili;
 manierismi motori;
 eccessivo interesse per le parti di oggetti.

Nel DSM-IV sono riportati tra le caratteristiche diagnostiche, un insieme di sintomi


addebitabili alla sindrome autistica.

2.6. Alcuni Sintomi per aree di funzioni, ricavati dal DSM-IV

Motricità

Movimenti corporei stereotipati


 mani (battere le mani, schioccare le dita);
 intero corpo (buttarsi a terra, oscillare o dondolarsi)
 postura (anomalie, camminare sulle punte)

Sensorialità

 risposte bizzarre a sintomi sensoriali;


 alta soglia del dolore;
 ipersensibilità/ attrazione a suoni, tatto luce

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Affettività- motivazione

 interessi ripetitivi e stereotipati;


 gamma di interessi notevolmente ristretta;
 interessi per le parti di oggetti;
 insistenza su un interesse;
 assenti o scarse emozioni;
 anomalie di umore e affettività;
 assenza o eccesso di paura.

Gioco

Mancanza o notevole compromissione di giochi:


 spontanei;
 di simulazione;
 di imitazione,
 di immaginazione.

Comunicazione generale

 mancato sviluppo delle relazioni con i coetanei: scarso interesse per l’amicizia; non
comprensione di convenzioni e regole, mancata condivisione di emozioni e interessi;
 mancata reciprocità sociale ed emotiva, non partecipazione alle attività con gli altri;
 scarsa consapevolezza degli altri;
 compromissione dei comportamenti non verbali: sguardo diretto, in espressione del viso,
posture e gestualità inespressive.

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Linguaggio verbale

 totale mancanza o ritardo del linguaggio parlato;


 difficoltosa comprensione di domande semplici, scherzi e istruzioni;
 compromessa capacità di iniziare o sostenere una conversazione;
 strutture grammaticali immature;
 monotonia del ritmo e del tono;
 forte metaforicità;
 eccentricità;
 ripetizioni.

Condotte inadeguate

 iperattività;
 scarsa tenuta dell’attenzione;
 impulsività;
 aggressività, eccessi di collera, autolesionismo;
 stereotipie;
 rigida sottomissione a inutili abitudini o rituali specifici;
 irragionevole insistenza sulle routines;
 manierismi motori stereotipati e ripetitivi;
 intenso attaccamento a oggetti inanimati;
 persistente eccessivo interesse per parti di oggetti;
 persistente eccessivo interesse per oggetti che ruotano;
 ecolalia;
 comportamento uguale e ripetitivo;
 anomalie nell’alimentazione;
 anomalie nel sonno;
 eccessivo attaccamento ad oggetti inanimati.

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Nell’ICD-10 invece, l’autismo è ricompreso nei disturbi psichiatrici, tra le Sindromi da


alterazione globale dello sviluppo psicologico, unitamente alle sindromi di Rett, di Asparger,
disintegrativa dell’infanzia, di alterazione globale dello sviluppo ecc.
In tale classificazione, si assume la definizione di autismo infantile con distinzione dall’
autismo atipico, una forma che non soddisfa tutti i criteri diagnostici generali e che presenta
atipicità sia nella sintomatologia che nell’età della comparsa.

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3 La condizione autistica

A causa della singolarità della patologia, il soggetto autistico è portatore di problemi,


molto frequentemente gravi, nelle relazioni sociali, nella comunicazione, nel comportamento e
soprattutto nella comprensione della realtà.
Tale soggetto deve imparare tutto ciò che gli altri generalmente acquisiscono in modo
spontaneo e naturale: ovvero il linguaggio e le altre forme di comunicazione, i modi di relazionarsi
con gli altri, l’uso degli oggetti, la comprensione di situazioni ecc, tutto ciò pone il soggetto in una
condizione di forte o totale inadeguatezza a vivere nei propri contesti.
Per tale motivo il soggetto con autismo necessita di sostegni ed aiuti per tutta la vita e in
ogni ambito assistenziale, quindi ha bisogno di cure continue, supporti scolastici individuali,
programmi di inserimento sociale e lavorativo e in età adulta di forme di inserimento monitorato in
case famiglie, alloggi, sedi ricreative e lavorative.
In Italia le scuole speciali sono residuali e, in ogni caso ospitano casi gravi, pluriminorazioni
per le quali le azioni di inserimento sono impraticabili.
Più significativo è invece il fenomeno della scarsa attenzione che in varie sedi, viene
riservata ai disabili e ai malati, soprattutto psichici, dei quali si percepisce la debolezza, l’incapacità
di difendersi e accampare diritti, la costituzionale vulnerabilità di individui condannati spesso a
subire, non essendo in grado di protestare né di testimoniare. Sono ad esempio condotte adulte
inadeguate le seguenti:

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 violenze psichiche;
 linguaggio sprezzante;
 minacce relative alla continuità della presa in carico;
 ricatto sull’efficacia dell’intimità;
 sottrazione arbitraria del bambino alla famiglia o eccessivo di divieti e violenze, derivate da
omissioni, incoerenza, dimenticanza, trascuratezza.

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Bibliografia

 Cfr. L’autismo e i nuovi orientamenti nella ricerca e nella clinica, Relazione al Convegno
ANGSA, Vicenza 1999
 Crispiani P., Lavorare con l’autismo. Dalla diagnosi ai trattamenti, Edizioni Junior,
Bergamo 2002
 Pizzamiglio M.R., Piccardi L., Zotti A., Lo spettro autistico. Definizione, valutazione,
riabilitazione, in neuropsicologia, Franco Angeli, Milano 2007.
 Zappella M., “Presentazione” a G.M. Arduino (a cura di) Autismo e psicosi infantili, ASL 16,
Mondovì, Regione Piemonte 2000.

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