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Normale Superiore di Pisa. Lettere, Storia e Filosofia
(') Gentile : Sistema di logica come teoria del conoscere, II, 27.
I.
(9) Op. e., 1 «antiche furono le cose innanzi a Costantino....; perciocché l'altre si
chiaman vecchie «.
mosse, in nome dell' utile della società civile, dal Bettinelli al Rinascimento
sempre un rimprovero il vedere tanta ricchezza di pitture, scolture, archite
con tanta incertezza di governo.... lo studiar tanta Logica, tanta Etica, tant
fisica greca, prima di sapere la nostra lingua, la storia patria, l'economia c
e sopratutto tanto furore in disotterrare i codici invece delle miniere, in re
i libri, i testi.e le librerie più che i fiumi.... » (14). La critica alla « letterat
del Rinascimento, giusta in sè, è basata su una concezione storiografica ch
sfigura il vero significato della « Rinascita ». Se l'atteggiamento del Bettin
deriva dal Voltaire, la sua conoscenza del Rinascimento è tutta fondata sul
boschi, che parla appunto di ritorno all'antichità (15).
Del resto i dotti italiani del settecento avevano un vivo interesse per gli u
del Rinascimento, come provano gli scritti del Fabroni, del Corniani, del Ru
del Baldelli, per ricordare i nomi più noti (16). Quasi contemporaneam
queste opere è la famosa vita di Lorenzo il Magnifico del Roscoe (17). Il Fab
considera Cosimo e Lorenzo dei Medici sotto l'unico aspetto politico : il Ro
invece ci vuol rappresentare soprattutto il « progresso delle scienze e delle a
come già il Bettinelli, che però risaliva al Mille, mentre per lo storico
l'epoca più importante della storia moderna delle arti e delle scienze è il pe
che va dalla fine del sec. XV al principio del XVI. In lui l'atteggiamento anti
medievale fa tutt' uno con quello anticattolico : « Rinascimento » e « Riforma »
sono entrambi reazione alla barbarie gotica ed alla sua sorella, la scolastica, filo
sofia cattolica per antonomasia.
A questo punto di vista si aggiunge 1' ammirazione estetica per la fioritura
di grandi individualità e per tutto l'affascinante romanzesco ed avventuroso offerto
dal Rinascimento, per l'energia e lo « Streben » dei suoi artisti, in reazione alla
teoria intellettualistica dell'arte propugnata dall'Illuminismo. Lo Heinse, nel suo
viaggio in Italia, non vide solo la grandezza di Roma antica, come il Goethe, ma
razione di ogni filosofia) pare molto simile al travolgimento di quel Greco, che si credea
tutte le navi approdate al Pireo essere sue, perchè a' suoi giorni ed alla sua presenza appro
davano ». Il Buonafede s'era occupato molto del Rinascimento, anche altrove.
(14) Risorgimento d'Italia negli studii, nelle arti e nei costumi dopo il 1000, Venezia,
1780. Qui la visione è più ampia solo apparentemente: il concetto polemico-messianico di
« Rinascita » è diventato, al solito, il concetto storiografico del ritorno delle forme antiche.
(15) Storia della letteratura italiana, Milano, 1824, VI, 1 sgg.
(16) Fabroni : Cosmi Medicei Vita, 1789 ; Vita Laurentii de Medicis, 1784. Corniani G. B. :
I secoli della letteratura italiana dopo il suo Risorgimento (1000-1750), nota opera di divul
gazione, pubblicata dal 1804 al 1813, ma di carattere settecentesco. Rubieri : Francesco Sforza.
1761. Baldelli : Del Petrarca e delle sue opere, 1797 ; Vita di G. Boccacci 1806. Cfr. l'opera
del Dragonetti, di Carlo de' Rosmini, le ripubblicazioni di scritti dei nostri pedagogisti del
Rinascimento, etc.
C1) Lorenzo dei Medici, 1795.
Tipico resta ad ogni modo che fosse un artista il primo a riconoscere nel
Rinascimento una forza vitale particolare e straordinaria, e sopratutto originale.
Così pure il Goethe ammirò il Cellini, e ne tradusse la Vita, aggiungendovi
un' appendice su Firenze ed i suoi artisti, ma non riconobbe alcun rivolgimento
generale e profondo negli spiriti di quell'epoca.
Ad ogni modo nell'ultimo settecento troviamo già la trasvalutazione del con
cetto di « Rinascita » in quello di « Restaurazione delle lettere e della filosofia
antica », ο in quello di « Risorgimento » delle medesime, come reazione all' « oscu
rantismo » del Medioevo cattolico, ed anche un primo idealizzamento di quel
l'epoca come età dell' oro per l'anarchico individualismo artistico : che saranno
le linee generali seguite dalla storiografia romantica e moderna (18).
Tale trasvalutazione e tale idealizzamento avvengono contemporaneamente a
quelli del concetto « Riforma » compiuti dal neoprotestantesimo illuministico (19).
« Reformatio » della Chiesa, vero cattolicismo rinato secondo lo spirito cristiano
originario, secondo lo spiritualismo medievale volevano, com' è noto, i riformatori,
alìenissimi dal razionalismo moderno. Ora invece si accentuavano gli elementi
antimedievali del luteranesimo e del protestantesimo in genere, identificando inge
nuamente la propria mentalità con quella dei primi riformatori (20).
II.
Nella potente sintesi storica dello Hegel la restaurazione e la rinascita delle arti
e delle scienze dell'antichità viene trasvalutata e riempita di nuovo significato,
ma allo stesso tempo, con un tradimento dell'intimo spirito dell'atteggiamento
hegeliano stesso, subordinata alla Riforma.
L' « Erwachen der Selbstheit des Geistes » ha per prima conseguenza « das
Wiederaufleben der Kiinste und Wissenschaften » (21) ; l'arte, favorita dalla
a vicenda, e che non presentano nessuna differenza nell' interpretazione di questa epoca.
Nella Storia della filosofia, lo Hegel cita spessissimo il Brucker ed il Tennemann, non
solo per le notizie, ma anche per i giudizi.
(22) Philosophie der Geschichte, ed. Brunstadt, 514.
(-') Geschichte der Philosophie, 265.
Essa si precipita così nella vita ed adempie la pura individualità, nella quale
egli si fa avanti. Egli non fa la propria felicità : la prende, piuttosto, e la gode
immediatamente. Le ombre della scienza, delle leggi e dei principi, che sole stanno
fra lui e la sua propria realtà, scompaiono, come una nebbia inerte...., essa prende
per sè la vita, come si coglie un frutto maturo, il quale viene incontro da sè e
vien preso allo stesso tempo » (25).
Lo Hegel aveva qui davanti agli occhi il Faust del Goethe, rappresentante ti
pico della libertà anarchica che era l'ideale dello « Sturm und Drang » e che egli
proiettava nel passato, nel Rinascimento, nella Riforma, e nell'Illuminismo (26).
Libertà alla quale non ci si poteva in nessun modo fermare, individualismo che
occorreva superare ad ogni costo: nella Phànomenologie vien superato nella
« Weltverbesserung », nella « legge del cuore », e nel contrasto fra la « legge del
cuore » e la realtà. Nello svolgimento storico della vita dello spirito, il « Rina
scimento » ed il suo principio vengono superati ed inverati nella Riforma prote
stante, che quindi è il vero fondamento, il vero principio del mondo moderno.
La Riforma è veramente la « rivoluzione principale » e decisiva per la storia
dello spirito : solo in essa « lo spirito si sa in quanto libero, in quanto vuole il
vero, eterno ed universale in sè ». Essa porta la vera luce meridiana! (È ancora
una volta l'espressione del Brucker che ritorna). « Solo con Lutero è cominciata
la libertà dello spirito (in nuce) : ed ebbe questa forma, di mantenersi in nuce.
La esplicazione di questa libertà e l'autopensantesi concepimento di essa è stato
ciò che ne è seguito, come già una volta la formazione della dottrina cristiana
(24) Κ. Fischer: Geschichte der neueren Philosophie, 8 Bd., I Teil; F. Bulow: Die
Entwicklung der Hegelschen Sozialphilosophie, 134.
(55) Phanomenologie, Jubilaeumausg., Leipzig, 1907, p. 237.
(26) Fischer, 1. c.
nella Chiesa ha avuto solo più tardi i suoi sviluppi ». E questo pote
opera della « intimità dello spirito tedesco, conservata sempre »,
le vicende della storia (27).
Il Rinascimento delle lettere e della arti, l'epoca dei tiranni e d
(che lo Hegel comprende e difende dalle accuse di immoralism
presentava e lo pensava la storiografia illuministica, l'epoca di que
destava gli entusiasmi dello Schelling, non poteva trovare il pieno consenti
mento ed una comprensione simpatica nel filosofo dello Stato, nel grande siste
matore della torbida e scomposta fiumana romantica (2S).
Così la vera restaurazione dell'umano, la vera glorificazione dell'uomo, si ha
con la Riforma : che è completamente trasvalutata in reazione antimedievale ed
in affermazione dei valori terreni, immanentisticamente. ·« L'uomo fu quindi chia
mato alla presenza dello spirito ; e la terra ed i suoi corpi, le virtù e la moralità
umana, il proprio cuore e la propria coscienza cominciano ad avere qualche valore
per lui ». Matrimonio, proprietà sono riabilitati: « ora si sa che ciò che v'ha di
più morale non è la povertà come fine, ma il vivere del proprio lavoro, e gioire
di ciò che si produce » (29).
E non solo da questo punto di vista, la Riforma costituisce il vero inizio
dell' età moderna : con essa, secondo lo Hegel, « noi entriamo propriamente nel
terzo periodo («neuere Philosophie »), lasciando da parte il Bruno, il Yanini,
il Ramo, che vissero più tardi, ma che pure appartengono al Medioevo ». Da
questo punto di vista partono poi tutti gli storici della religione della scuola
hegeliana (30). Ed è luogo comune ancor oggi, presso molte persone dalla menta
lità alquanto anacronistica, la dichiarazione che la filosofia moderna sia, attra
verso il Kant e lo Hegel, tutta impregnata di protestantesimo.
Lo Hegel, il filosofo della Religione, il carattere « oggettivo » della quale egli
conserva nella propria filosofia (la « filosofia moderna »), non poteva trovare nel
l'individualismo astratto, e nell'indifferenza religiosa del Rinascimento i propri
presupposti, il proprio punto di partenza. In verità, il punto di partenza della
filosofia hegeliana è, si sa, la filosofia hegeliana stessa. Ma non è questo che qui
c' interessa : qui si cerca a quali altri atteggiamenti di pensiero lo Hegel credesse
di poter riconoscere affine il proprio. E mentre noi, con i nostri concetti del
Rinascimento e della Riforma, e con il nostro concetto della dialettica hegeliana e
della filosofia moderna, pensiamo lo Hegel anticristiano ed antisentimentale, filosofo
spregiudicato dello Stato molto più vicino al Bruno, al Campanella, al Machiavelli
(21) Gesch. d. Phil., 253 sgg. ; Phil. d. Geseh., 517: la famosa « Innigkeit » !
(2S) Haym : Die Romantische Schule, conclusione.
Ρ) Geseh. d. Phil., 1. c.
(3°) cfr. Fueter: Histoire de I'historiographie moderne (trad, dal ted.), 547. Contro
questi storici polemizza continuamente il Troeltsch nelle opere citate.
Annali della Scuola Norm. Sup. - Pisa — Lettere. 18
(31) Croce: Saggio su Hegel, 93 sgg. Si potrebbe anche ricercare l'influsso della con
cezione del Fichte riguardo al protestantesimo su quella dello Hegel : ma non è questo il
luogo ; basti l'avervi accennato.
(32) Ranke {Deutsche Oeschichte im Zeitalter der Reformation ; Weltgeschichte Vili\
IX; Die Romischen Pàpste etc.) non ha dato una particolare « interpretazione » del Rina
scimento, non ha assunto di fronte ad esso un particolare e peculiare « atteggiamento » : non
ha fatto riguardo ad esso alcuna considerazione di «filosofia delia storia». L'immagine che
che ce ne offrono le sue opere raccoglie, e sintetizza i motivi illuministici e riformatori : il
suo interesse non era sulla linea da noi investigata.
III.
essi sostenessero la storia della cultura come scienza sociale, nel senso ch'essa
si deve interessare della attività spontanea individuale degli uomini in contrap
posto alla costrizione statale collettivistica.
Il Burckhardt considerava la storia come giuoco delle tre potenze Stato, Cultura
(sotto il qual nome egli intende poi le scienze, l'arte, le lettere, la filosofia), Religione,
che si condizionano l'una con l'altra. Quando deve poi specificare l'importanza
della Cultura nel giuoco della storia, la definisce : « derjenige milionengestaltige
(3!) Die Kultur der Renaissance in Italien (led., 1860); Geschichte des deutschen Volkes
(1876-1888). Cfr. Below: Die Deutsche Geschichtsschreibung, von den Befreiungskriegen
bis zu unsern Tag en, 70.
(34) Croce : La storia della cultura, Critica 7 (1909), 310, η. 2.
(35) Gesàmmelte Aufsàtze zur Religionssoziologie, II, passim nell'introduzione metodologica.
(44) Troeltsch, 1. c.
(45) Fueter, 1. c.
(46) Kultur der Renaissance, trad, it., II, 264.
(47) Op. c., I, 142 (« Infrattanto era comparso sulla scena Lutero»).
(4S) Op. c., I, 145 ; II, 224 sg.
(t9) Weltgesch. Betracht., 153 sgg.
IV.
(50) Il primo ad usare questa parola fu il Michelet (Histoire de France, VI) nel senso
di « décou verte du monde, découverte de l'homme », mutando il significato che le aveva dato
Voltaire. Cfr. il saggio cit. del Goetz.
(51) Thode : Franz von Assisi, Michelangelo.
(52) Steinhausen : Kulturgeschichte der Deutschen im Neuzeit, 1.
(53) Neumann : Bizantinische Kultur und Renaissancecultur, in Historische Zeitschrift,
1903; cfr. la recensione del Volpe, altrove citata. Sul concetto che del Rinascimento ebbe
il Burckhardt, e sulla sua concezione moralistica del Medioevo, cf. R. Stadelmann : J. B. und
das Mitteltalter già citato, 457 sgg.
« Costoro, con la loro forza e caparbietà nordica, rigettarono indietro gli uomin
resero necessaria la Controriforma, ossia un cristianesimo cattolico di legitt
difesa, con le violenze di uno stato d'assedio, e ritardarono così di due ο tre
secoli il pieno risveglio e dominio delle scienze, così come resero forse impos
sibile per sempre la completa compenetrazione dello spirito antico e del moderno.
Il grande compito del Rinascimento non potè esser condotto a termine, la protesta
dell'essenza tedesca rimasta arretrata.... impedì che quel compito venisse termi
nato.... Senza uno strano concorso del gioco delle intenzioni, Lutero sarebbe stato
arso come lo Huss, e l'alba dei lumi sarebbe forse spuntata alquanto prima e
con uno splendore più bello di quanto noi possiamo oggi indovinare ».
Il « Rinascimento » non è soltanto una categoria storica che designi la carat
teristica fondamentale d'un grande e vario movimento di spiriti. Il concetto
storiografico è trasvalutato, diremmo ipostatizzato in una entità viva che ha « una
gran missione » : come le nazioni di Fichte, i popoli di Mazzini,, che ha un suo
« Geist », come i popoli storici dello Hegel e del Savigny. Il consentire ed il con
vivere poetico e passionale di Nietzsche con quella società di uomini coraggiosi
e spregiudicati che avevano cominciato a rifare il mondo, lo conduce a imma
ginare che essi sentissero, sentendo poi a sua volta per conto suo, sopra di sé
l'irrazionale, il causale, la fortuna che turba lo svolgersi razionale e sicuramente
determinato dell'opera del pensiero e dell'azione umani. Un «gioco delle inten
zioni », un caso, diede per lui la vittoria a Lutero, ed è caratteristica la spiegazione
prammatica che egli dà di quello strano combinarsi di circostanze.
È del resto questa la concezione nietzschiana della storia : non esame ed inter
pretazione del passato, rivalutazione di esso alla luce delle nostre categorie, ma
esaltazione ed annunciazione di un soggetto presente, passato che ci incombe
poiché la sua opera non è stata compiuta, che quindi diviene un futuro da instau
rare e da affermare. Ed ecco ch'egli ha capito — crede — per primo, e solo,
che cosa fu il Rinascimento: il regno dell'anticristo, il primo affacciarsi del
superuomo.
« Si capisce finalmente, si vuol capire che cosa fu il Rinascimento ? Fu la
trasmutazione di tutti i valori cristiani, fu un tentativo, intrapreso con tutti i
mezzi, con tutti gli istinti, con tutto il genio, di condurre alla vittoria i valori
V.
(62) WiNDELBAND : Storia della filosofia moderna (Kultur dei' Gegenwart, VI), 433,
445 sg. Si noti che il Troeltsch, nel suo saggio Renaissance und Reformation (Ges. Schr.
I, 261 sgg.) cerca di porre la Riforma a capo dell'epoca moderna perchè essa ha avuto
più forza di diffusione, e simili : il che è poi un implicito riconoscimento della sua scarsa
importanza per la storia del pensiero, non solo, ma è contraddetto dagli studi del Troeltsch
stesso sulle Sette, perseguitate dal protestantesimo stesso.
(63) Kaiser Friedrich der Zweite (pubblicata dalla casa Bondi di Berlino, la casa edi
trice del circolo georgiano).
(64) Corniani : I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, riedita con
aggiunte di Ugoni e Trezzi, Torino, 1854, I, 27, 305 ; II, 10, 185, 530.
(G5) Croce : Storia della storiografia italiana nel sec. XIX2, I, 157 sgg.
(66) Gentile: Rosmini e Gioberti (Annali della R. Scuola norm. sup. di Pisa, XIII),
24 sgg. ; Croce : Storia della storiografia italiana, etc., I, passim.
(67) Gerbi: La politica del settecento, 135 sgg., sull'antipatia dell'illuminismo tanto per
Gesuiti quanto per i Giansenisti.
(68) Lezioni di letteratura italiana, 14a ed., Napoli, 1891, I e II, passim.·, cfr. De
Sanctis: Saggi Critici, e Croce: Op. c., II, 10, dove altri riferimenti.
(6S) Volpe: Momenti dì storia italiana, 95 sgg.
(70) 12a ed. (ristampa), Torino, 1912, pp. 258-59 (VII, 12).
(71) Op. e., 304 (VII, 20). Cfr. Gentile : Bertrando Spaventa, 32 ; Croce : Storia della
storiografìa, I, 137.
(~2) Sismondi: Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, Capolago, 1831,
I, 6; cfr. anche Corniani, Op. c., II, 10.
C3) Mazzini: Scritti, ed. naz., I, 219. (D'una letteratura europea, 1829).
(74) Si pensi al, se pur poetico, Christenheit oder Europa (1799) del Novalis, ed alle
idee del convertito Friedrich Schlegel e di A. Miiller. Cfr. Meinecke : Weltburgertum und
Nationalstaat, 62, sgg. ; C. Schmitt : Politische Romantik.
(73) Gentile: G. Capponi e la cultura toscana nel sec. XIX, 155 nota.
(80) « Quando, dopo un lungo periodo iniziatore di civiltà universale, tra l'opera dissol
vitrice del papato, il materialismo invadente, le risse civili e l'abuso delle nostre ricchezze
e della nostra potenza, cominciò la nostra agonia...... (Agli Italiani in Scritti, XVI, p. 3 sgg.).
(81) Sulla rivoluzione francese del 1789 in Scritti, XVI, p. 72.
(8a) Vossler: Op. e., passim.
(83) G. B. Ferrari: La mente di Vico in relazione alla scienza della civiltà, premessa
alla ediz. delle opere di Vico, Milano, 1835-37, I, 13.
(84) Cfr. qui sopra, p. 253 sgg.
(85) Op. c.
(86) Op. c.
(81) Sul Ferrari cfr. le parole del Croce : St. della storiografia, II, 24 sgg., quelle del
Volpe: Guerra, dopoguerra, fascismo, 233 sgg. («Ritorno di Ferrari?»), ma anche quelle di
A. O. Olivetti nell'introduzione al Corso sugli scrittori politici italiani, Milano, 1929, del
Ferrari stesso (p. IX sgg.) e l'introd. di P. Schinetti : Le più belle pagine di G. F.
VI.
Bertrando Spaventa, nel chiedere al ministero sardo del '51 una cattedra di
filosofia, scriveva, accennando alla filosofia che allora predominava in Piemonte :
(97) Introduzione, I, 34; II, 71, 208, η. I, pp. 206-8; III, 348, 365, 486 etc.
(9S) Croce : St. detta storiografia, I, 146 sgg.
(") Nei saggi di storia della filosofia sparsi nelle sue opere, specialmente in quelle di
morale.
(10°) Ricotti : Storia della rivoluzione protestante, che è caratteristico come non sia
ricordata affatto dal Croce, op. c., e Cantò: Eretici d'Italia, valgano per tutti.
(10i) St. della storiografia, I, 211 dove cita solo un giudizio giustissimo, ma isolato,
del Romagnosi sull'importanza del latino nel Rinascimento; 216, sul Cattaneo; Romagnosi :
Risorgimento dell'incivilimento italiano (1831), 144, 188, 794; Cattaneo: Notizie sulla
Lombardia (1844) in Scritti, ed. Bertani, IV, pp. 237, 261.
(102) Bertrando Spaventa, 35.
(I03) La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, 65.
(1M) Op. e., 76.
diritto suo proprio, forma il sistema degli Stati, e porta nella vita
delle nazioni la coscienza di una unità più vera e più efficace che non e
sin'allora la gerarchia, alla formazione delle unità nazionali (105).
Qui ritroviamo il metodo hegeliano: sono scritti giovanili, nei quali
intendeva tanto fare opera propria ed originale, quanto di divulgazione
tiva ed educativa. Quelle unità nazionali sorgono dalla unità della letteratura,
sorta dalle investigazioni filosofiche, e dall' uso delle nuove lingue : e non è questo,
nè per lo Hegel nè per lo Spaventa, un movimento ristretto ad una sola nazione,
ο frantumato atomisticamente, benché esso sorga e si svolga essenzialmente in
Italia e proprio da esso si svolgano le nuove formazioni statali unitarie, le nazioni
come stati autonomi (106). Anzi, ancora secondo le idee hegeliane, questo movi
mento è per lo Spaventa il procedere all' unità vera del pensiero cristiano, vera
perchè mediata e concreta nella infinita varietà delle distinte nazioni, nella discors
concordia della nuova civiltà, ben diversa da quella immediatamente e « barba
ramente » una del Medioevo.
che darà all'Italia quel senso di serietà, quella forza morale e quella coscienza
dei valori umani che aveva diffuso in Europa la Riforma, e che costituiscono
i suoi frutti migliori, quali apparivano alla interpretazione dell' idealismo liberale
romantico tedesco. E non solo sente di acquistare la netta e definitiva consape
volezza di tale maggiore e quasi nuova serietà delle classi italiane; ma di
arricchirla di tutta la storia, cioè di tutta la chiarezza critica del pensiero moderno.
Era naturale in questo sforzo l'oscillazione, l'incertezza nella valutazione della
Riforma e del Rinascimento, accentuata poi dalla derivazione hegeliana. Ma questo
sforzo profondamente originale dello Spaventa ha di fronte a quello del Gioberti
il pregio di una essenziale decisione e di una netta visione dello scopo, come
della posizione del pensiero italiano di fronte a quello europeo : visione e deci
sione che i neoguelfi non potevano avere. Occorre ancora un certo coraggio in
Italia per potere parlare della Riforma con animo sereno e consenziente ai suoi
motivi eterni.
VII.
Il De Sanctis raccoglie nel suo pensiero tutti gli elementi che abbiamo
finora : dalla posizione hegeliana all' ammirazione burckhardtiana. L'imp
hegeliana del resto è evidente già nella concezione del rinascimento este
(109) Abbozzi di lezioni bolognesi in Giorn. crit., 6 (1925), lezione del 10 marz
(361-362): ma cfr. lez. 16 dicembre dello stesso anno (366).
(115) St. d. lett., II, 340, 352. Si tenga però presente che tale concezione si ha già
nel Sismondi e nel Ferrari, i quali concepiscono il Rinascimento (ed il « Risorgimento »),
come frutto della libertà comnnale.
stessa, con vista chiara, sgombra da ogni velo e da ogni involucro, guardando
alla cosa effettuale con lo spirito di Galileo, di Machiavelli ».
La Riforma vale quindi per il De Sanctis come religione secolarizzata, come
fede operante, come ardore concreto, che egli ha cercato e non ha trovato nel
Rinascimento. La controriforma, che già gli era apparsa come reazione morale
alla corruzione del Rinascimento, ora gli mostra soltanto la religione divenuta
« strumento politico, il dispotismo religioso divenuto sussidio naturale del dispo
tismo politico ». Ma gli oppositori alla Controriforma, i suoi nemici, dal Machiavelli
al Bruno, fra i quali egli comprende anche il Campanella, sono per lui spiriti
adulti e liberi, i quali non hanno nulla da invidiare in serietà ai riformatori,
anzi, sono loro di gran lunga superiori.
Infatti, la preoccupazione del Maestro, del creatore e suscitatore di energie,
si rivolge alla considerazione storica dell'intera vita italiana, di quella che il
Villari chiamerà, con una distinzione empirica, « vita pubblica » (181) e mette in
rilievo come per la indifferenza, che pure segnava maggiore maturità spirituale,
l'Italia fosse caduta in servitù e decaduta in tutta la sua vita, proprio mentre
si formavano i grandi stati nazionali. Ma il critico, il pensatore, e, potremmo
dire, l'italiano, non può non consentire con quella società indifferente e frivola
— per lui indifferenza e frivolezza sono tutt'uno — nel giudicare barbari Savo
narola e Lutero, con tutta la loro serietà morale. La libertà del pensiero, il fascino
della critica e dell'arte, l'acutezza, la vastità, la profondità del pensiero lo atti
rano, nel Rinascimento, e raccolgono tutta la sua simpatia, nonostante che il suo
patriottismo possa dolersi dello scotto pagato per quella grandezza. Cosicché
sembra perfino strana la lucida visione ch'egli ha dell'importanza dei Socini,
comunemente considerati fuori della vita italiana, e vissuti anche lontani dalla
nostra cultura, sino a fargli dire che essi hanno avuto della Riforma « una
coscienza assai più chiara che non Lutero e non Calvino, facendo fede quanto
l'intelletto italiano era innanzi in queste speculazioni » (122).
Ma nel complesso il patriottismo e l'antiintellettualismo desanctisiano, la conce
zione fichtiana eh' egli aveva degli studi, portano nel critico napoletano alla maggiore
accentuazione di uno dei due motivi che si intrecciano in tutte le sue ricerche.
La storia del pensiero italiano, e della letteratura come manifestazione di esso
si alterna sempre con quella della vita della « società » italiana, e, ancora, dell
letteratura come sua manifestazione. I motivi filosofico-speculativi, la storia
(i2i) Niccolò Machiavelli e i suoi tempi2, I, 85. Anche per lui la Riforma « portò a
di là delle Alpi il centro di gravità della cultura europea » (ivi, p. 1). Sul Villari, com
sui neoguelfi fiorentini, cfr. Gentile : C. Capponi e la cultura toscana nel sec. XIX, 206
212 sg., 277 sgg., 300 sg., 364 sg., ma passim per tutto il libro.
(1K) St. d. lett., II, 140: poco dopo dice: «Ci si vede subito l'italiano, il concittadin
di Machiavelli ».
pensiero sono in seconda linea, come una consolazione della corruzione e della
decadenza italiana, poiché dimostrano la potenza dell'intelletto e la continuità della
nostra vita. Ma quello che gli interessa veramente, e che sta sempre in primo
piano, la vita morale, gli fa apparire inutili tutte le lucidità e le profondità cultu
rali : onde molte contraddizioni ed incertezze.
(12ì) Nella sua introduzione alla notissima monografia sul Machiavelli. Ma cfr. anche
U. A. Canello : Storia della letteratura italiana nel secolo XVI (nella nota collezione Val
lardi), 19 : dopo la rivoluzione del Rinascimento (che il Canello chiama ancora indifferen
temente « Risorgimento ») l'Italia decade non per colpa della reazione cattolica, ma perchè
l'opera delle classi colte fu fermata dalla massa: «Ora la coltura delle classi inferiori era
dappertutto troppo manchevole perchè esse avessero potuto accompagnare ed aiutare le supe
riori nella ricerca e nell'assestamento del nuovo mondo morale ». Che è, in altri termini, il
concetto del De Sanctis, con la sua distinzione di « reale » ed « ideale ».
Nota. — Il problema che abbiamo esaminato in questo saggio comincia ad essere stu
diato anche in Italia : dal lato opposto lo tratta il Falco (La polemica sul Medio Evo, I,
«Precedenti», Civiltà moderna, 3 (1931), N. 3); accenni se ne sono avuti in recensioni cri
tiche del De Ruggero e del Croce. La bibliografia tedesca, specialmente in questi ultimi,
è vastissima. Qui, óltre agli scritti utilizzati nel eorso del lavoro, ricorderemo l'ormai famoso
Spangerberg (Die Perioden der Weltgeschichte, in Historische Zeitsckrift, 127 (1923), 1 sgg.);
K. Heussi : Altertum, Mittelalter und Neuzeit-, Baumgarten : Das Werk C. F. Meyers,
(capitolo sul « Renaissancismus ») ; Philippi : Begriff der Renaissance-, Weisbach : Renais
sance als Stilbegriff in Historische Zeitschrift, 120 (1919); Georg v. Below: « Ùber historische
Periodisierungen » (Einzelschriften zur Politile und Gesehichte, II) ; H. Guenter : Das Mittel
alter in der spàteren Geschichtsbetrachtung in Historisches Jahrbuch der Goerresgesellschaft
124 (1903); Joachimsen: Vom Mittelalter zur Reformation, in Historische Vierteljalirsschrift,
20 (1922), 420 sgg.; il saggio del Borinski, Der Streit um die Renaissance und die Ent
slehunggesehichte der historischen Beziehungsbegriffe Renaissance und Mittelalter in Sitzung
berichte der philosoph.-philolog.-histor.-Klasse der Bayerischen Akademie der Wissenschaften,
Miinchen, 1919, p. 1 sgg. Inoltre: Morandi, Problemi storici della Riforma, in Civiltà
moderna, 1 (1929) N. 4; Vittorio Rossi, Il Rinascimento, in N. antologia, 64, fase. 1384
(Nov. 1929), 137 sg. ; Mehl, Die Weltanschauung des Giovanni Villani, e la recensione del
Chabod, La « concezione del mondo » di G. Villani, in Nuova rivista storica, 13, p. 337;
Martin Alfred, Zur kultursoziologischen Problematik der Geistesgeschichte, im speziellen
Hinblick auf die Ausgànge des Mìttelalters, in Historische Zeitschrift, 142 (1930), 229 sgg. ;
Dempf, Geistesivissenschaftliche Aufgaben der Erforschung der Renaissancephilosophie, in
Vierteljahrschrift fuer Literaturwissenschaft, 7, (1929); L. Febvre, Une question mal pose'e:
les origines de la Réforme frangaise et le problème general des causes de la Réforme, in
Revue historique, 161 (1929); F. Friedrich, Versucli uber die Perioden der Ideengeschichte der
Neuzeit und ihr Verhàltnis zur Gegenwart, in Historische Zeitschrift, 122, (1920); H. Hefele,
Zum Begriff der Renaissance, in Hist. Jahrbiicher, 49, 1929, Heft 3 ; Erich Keyser, Die
Geschichtswissenschaft, Aufbau und Aufgaben, 89-90, con ampia bibliografia.