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Lo sviluppo sostenibile non è uno sviluppo che cerca da 0 a 100% di soddisfare solo l’efficienza economica e
poi semmai, a discapito dell’equità sociale e della tutala ambientale. Ma è neppure uno sviluppo che da 0 a
100% miri solo alla tutela dell’ambiente senza mirare all’equià sociale e all’efficienza economica, oppure
soltanto all’equità sociale. È uno sviluppo che si colloca
all’interno di questo triangolo, che probabilmente deve
trovare un giusto punto di equilibrio tra tutte le
dimenisoni. 1992 Summit della Terra a Rio de Janeiro,
si è tenuta la conferenza di Rio de Janeiro. La conferenza
di Rio stabilisce una dichiarazione sull’ambiente e lo
sviluppo, e quindi la necessità di attuare lo sviluppo
sostenibile che era stato definito 5 anni prima, e
soprattutto oltre la dichiarazione sulle foreste, la
convenzione dei cambiamenti climatici, convenzione
sulla desertificazione, la convenzione sulla biodiversità, ma importante è l’agenda 21. È un programma di
obbiettivi che devono essere perseguiti e accanto agli obbiettivi una serie di azioni che devono essere
perseguiti per il 21 esimo secolo. Un’agenda per il 21 esimo secolo. L’agenda 21 richiede un piano di azioni
ambientali, chiede, una volta che si è trovato questo accordo dall’alto, perché questa è una conferenza delle
nazioni unite, e quindi è stata approvata dal consenso delle nazioni, però per attuarle il capitolo 28
dell’agenda 21 dice: dovete attuarla dal basso. Non potete pensare che tutto si faccia dall’alto. Chiedeva ai
comuni, alle autorità locali di intraprendere, definire e attuare un Piano di Azione Ambientale. Perché se
certe cose, non si fanno a livello locale, non si attuano evidentemente. Ecco perchè viene denominato questo
progesso l’agenda 21 locale e nel 1994, si riuniscono da Aalborg in Danimarca una serie di autorità locali,
comuni per l’Italia, che aderiscono a fare ciò e iniziano a fare una serie di azioni a livello locale. Questa cosa
in Italia viene sopratutto attuata, iniziata da quali comuni? Bologna. È diventata famosa per essere la prima
ad applicare l’agenda 21 locale, istituì dei forum di partecipazione dove i cittadini individuavano i problemi
ambientali della città, dove insieme andavano a stabilire questo piano di azione locale e che si cercava di
attuare, perché l’agenda 21 locale, di fatto, consiste in 3 step. 1) uno studio sullo stato dell’ambiente, se io
non conosco lo stato ambientale della mia città, non posso neppure sapere cosa fare; 2) azioni di foum di
partecipazione, per insieme comprendere cosa fare; 3) la stesura di un piano di azione locale ambientale, in
senso generale, se poi è l’agenda 21 un piano di azione locale. Bologna lo ha fatto alla fine degli anni ‘90,
subito dopo il ‘94. L’agenda 21 da Conferenza di Rio ci dà una serie di obbiettivi e possibili azioni di scala
globale, dove devono essere gli stati evidentemente in alcuni casi a prendere delle misure, ma il grosso
dell’attuazioe di un’Agenda 21 la si fa a livello locale. E quindi devono essere i livelli di governo locale che la
devono attuare. Inoltre, cosa è successo prima ma anche dopo? Per quanto riguarda le città in generale, ci
furono altre 2 conferenze a Vacouver nel 1976 in cui fu stilata un’agenda, la conferenza si chiama habitat I e
fu definita un’agenda che viene detta un’agenda habitat. L’agenda 21 è più generale su tutte le questioni
ambientali, l’agenda habitat è un’agenda soprattutto per le città, spesso la chiamano la green agenda,
l’agenda 21 è la brown come i mattoni. Quindi sono due grossi documenti per la sostenibilità. Così come 20
anni dopo Rio nel 2002 è stata fatta anche la conferenza Johannesburg, così 20 anni dopo la conferenza di
Vancouver c’è stata la conferenza di Istanbul (1996) in cui è stata redatta un’agenda molto sostanziosa per
la sostenibilità delle città, è stata definita habitat II. Nel 2016 altri 20 anni dopo, c’è stata la conferenza a
Quito definta habitat III. Nel frattempo, nel 2015 le nazioni unite hanno stabilito degli obbiettivi cosiddetti
di sviluppo sostenibile, questa agenda si chiama agenda 20 30, una serie di obbiettivi di obbiettivi sostenibili
da perseguire dal 2015 al 2030 e monitorarli concretamente, completamente. Quindi: conferenza a Rio de
Janeiro per l’ambiente e lo sviluppo in genere, le agende habitat per quanto riguarda le città e l’agenda
generale su ambiente e sviluppo l’agenda 2030.
Entriamo negli obbiettivi di sviluppo sostenibile, cioè come si concretizza questo sviluppo sostenibile? Si
concretizza se si perseguono una serie di obbiettivi precisi. Poichè lo sviluppo sostenibile è sempre quella
definizione, lo possiamo declinare: l’abbiamo declinato con l’agenda 21 e l’agenda 21 locale negli anni ‘90.
Ma vediamo in un linguaggio più moderno nel 2015, la cosiddetta agenda 2030. L’agenda 2030: doucmento
delle nazioni unite del 2015, stabilisce quelli che sono gli obbiettivi di sviluppo sostenibile. Stabilisce 17 goals,
il goal è l’obbiettivo principale, ma all’interno dei goals vengono stabiliti dei targets, ovvero degli obbiettivi
dei bersagli da raggiungere entro il 2030 e ne sono 169. Accanto ai targets la commissione statistica delle
nazioni unite ha, seppur in maniera non completa, definito degli indicatori e i vari servizi nazionali stanno
monitorando, per esempio nel nostro caso l’ISTAT.
17 OBBIETTIVI
1) lotta alla povertà, questo può sembrare che non ci riguardi, ma non è così. Perchè se è vero che in alcuni
paesi ci sono persone che vivono in estrema povertà, tornando al caso di Bombey gli slam ci sono, non è che
la questione non è stata risolta, in India per esempio a Calcutta alcune persone vivono sotto i ponti
autostradali, con le loro baracche, dove c’è assenza di servizi igienici, e l’acqua piovana ti allaga senza pietà;
2) fame o malnutrizione, molta parte della popolazione mondiale soffre la fame, altra è malnutrita, un
bambino su 4 ha problemi di crescita nel mondo. Anche qui forse non riguarda noi? Però riguarda anche noi;
3) la salute e il benessere, ridurre la mortalità, combattere le malattie. Nel 2015 hanno messo come esempio
la malaria che colpisce la maggior parte dell’Africa. Oggi con il Coronavirus la questione è ancora più delicata
e non riguarda solamente l’Africa; 4) La qualità della formazione, in quanti paesi non si ha l’accesso alla
scuola primaria. Anche qui in Italia e nel sud italia si abbandona la scuola, sopratutto nelle periferie urbane,
soprattutto anche nell’area metropolitana di napoli. Non è che il problema non esiste; 5) equità di genere,
spesso le donne hanno minore opportunità degli uomini, qui fa un esempio che a parità di ore spese, hai
lavoro non pagato molto di più alle donne che agli uomini, per non parlare dell’accesso ai posti di
responsabilità. Non so se avete letto che il covid ha prodotto molta disoccupazione di cui oltre il 90% sono
donne. 6) accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari, l’India di cui parlavamo prima, per non parlare
dell’Africa, anche da noi non è che tutto funziona alla perfezione, a parte che da noi abbiao due grossi
problemi: le reti acquedottistiche che sono colabrodi, e quindi spesso sprechiamo risorsa acqua in maniera
veramente illogica e poi non è pensabile che usiamo l’acqua potabiile anche per lavare le strade, per le
automobili, per gli scarichi fognari. Nei paesi civili si fanno delle separazioni tra acqua potabile e acqua per
altri scopi, e poi siamo costretti a usare l’acqua in bottiglia invece di quella degli acquedotti. L’uso razionale
della risorsa idrica è fondamentale. 7) energia pulita e disponibile. Su questo poi ci torniamo, quindi la
produzione con nuove fonti energetiche che è in crescita, però non basta a sopperire tutta l’energia di cui
abbiamo bisogno e che stiamo continuando a produrre dai combustibili fossili. Per non parlare delle persone
che energia elettrica non ne hanno proprio. 8) lavori decenti e crescita economica, adesso il coronavirus ci
ha messo molto in crisi, speriamo di uscirne e speriamo di ricominciare una crescita economica sopratutto
sui nuovi settori di cui stiamo parlando: dell’ambiente, perché poi, produrre nuovi beni e nuovi servizi nel
rispetto dell’ambiente, significa crescita dell’economia. Non è che l’economia si regge solamente su un certo
modo di fare economia, ma proprio l’economia circolare prevede nuovi investimenti e nuovi profitti. 9)
industria, innovazione ed infrastrutture, infrastrutture ovviamente di collegamento, non parliamo di come
sono ridotte in alcune aree interne del nostro paese e della nostra regione le strade e le ferrovie, poi però
abbiamo l’alta velocità. Nulla da dire contro l’alta velocità, però non è possibile pensare di avere l’alta velocità
e poi tutto il resto non è efficiente. Quindi, collegamenti, infrastrutture di trasporto ma anche infrastrutture
dell’informazione in genere, nonché innovazione tecnologica e produzione industriale. 10) ridurre le
ineguaglianze in genere, tra le nazioni e nella stessa nazione. 11) realizzare città e insediamenti umani
inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. Questo ci interessa tantissimo in quanto persone che lavorano
nell’architettura e quindi nelle città. Questo goal 11, fa riferimento proprio alle città, è il nostro campo di
azione. L’inquinamento dell’aria, ma anche dell’acqua e poi vediamo, la riduzione degli insediamenti non
soddisfacenti. La proporzione delle popolazione che vive negli slam sta diminuendo e se pensiamo che la
popolazione aumenta e la proporzione diminuisce, non stiamo messi malissimo. In ogni caso non è azzerata,
e anche nei nostri casi non è che non ci sono persone che non vivano in abitazioni non soddisfacenti. Quindi
è tutto un lavoro da fare proprio nelle città. 12) modelli di produzione e consumo responsabili, non è
possibile produrre rifiuti. Le regioni più sviluppate pesano di più delle regioni in via di sviluppo. 13) le azioni
sul clima, protocollo di Kyoto, gli accordi di Parigi, l’amministrazione Trump era uscita da questi accordi del
2015, mentre l’amministrazione Biden è ritornata a far parte di questi accordi. 14) la biodiversità marina,
bisogna proteggerla e usarla nei ritmi di rinnovo di quelle che sono le risorse rinnovabili. Tuttavia sta
crescendo il numero di aree protette marine nel mondo. 15) la biodiversità sulla terra, che anche va potretta
altrimenti ci sono specie in via d’estinzione ed è il discorso che facevamo sull’utilizzo delle risorse ancora una
volta rinnovabili. 16) l’obbiettivo molto più politico, della pace, giustizia, istituzioni forti, lotta al traffico
umano ecc.. 17) obbiettivo trasversale di partenariato per il giungimento di questi goals.
Approfondimento GOAL 11: è quello che riguarda il nostro settore, per le città sostenibili. Ogni goals ha i
suoi target. Goal 11, realizzare città ed insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili, e poi sotto
una serie di target come: l’accesso ai servizi di base, ai trasporti e ai sistemi di trasporto, all’urbanizzazione
sostenibile e alla partecipazione. Qualità dell’aria e rifiuti, gli spazi verdi. Quindi per esempio ne abbiamo 10,
per ciascun target l’ufficio statistico delle nazioni unite ha individuato degli indicatori. Quindi, per ogni target
ha individuato almeno un indicatore. Questo è un esempio sul target 11.4, il target 11.4 è rafforzare,
aumentare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo. Quindi, su
questo target è stato stabilito un indicatore. L’unesco sta lavorando anche ad indicatori aggiuntivi. Questo
target 11.4 riguarda le città e quindi è strettamente legata all’HABITAT III del 2016 delle nazioni unite che si
chiama la nuova agenda urbana. Cosa fa l’istat? Monitora. Ha cominciato un monitoraggio per lo sviluppo
sostenibile dell’Italia nel 2013: l’hanno chiamato benessere equo e sostetnibile. Poi uno nel 2015. Questi
documenti li troviamo in internet. Molte città non italiane stanno cercando di attuare gli indicatori a livello
locale. Ad esempio Baltimora. Dopo il 2015 in Italia L’istat ha continuato a monitorare, non l’ha chiamato più
BES, visto che ormai erano stati definiti gli SDGs (sustainable developement goals). Hanno cominciato a fare
prime analisi già nel 2018. Se andiamo sul sito dell’istat possiamo selezionare un obbiettivo e possiamo
vedere la situazione italiana, e capire sopratutto il trend, per capire se negli ultimi anni, quell’obbiettico e
quegli indicatori stanno in un lieve peggioramento, in miglioramento, in netto miglioramento o un completo
miglioramento, più o meno stabili. Si riferisce all’intera italia. A Baltimora hanno attivato una serie di forum
di partecipazione tra la gente, per migliorare lo status quo. A Bologna ha iniziato a fare queste cose. E hanno
cominciato a fare una ricognizione dello stato attuale relativamente alla città metropolitana di bologna e poi
hanno cominciato a fare dei forum di partecipazione.