L’incipit dei Promessi Sposi del Manzoni fa trasfigurare subito l’onniscienza
del narratore, che ci descrive in maniera dettagliata, precisa ed oggettiva la geografia dell’azione che sta andando a rappresentare. Si tratta, dunque, di una sequenza descrittiva di tipo geografico o paesaggistico in cui l’autore agisce come se stesse “filmando” una scena, di qui proviene anche l’idea della descrizione e ripresa cinematografica dell’incipit del romanzo. Manzoni descrive il paesaggio dapprima dall’alto verso il basso, poi la vista lontana si fa sempre più vicina, trasformando la grande località generalizzata del Resegone in una città specifica: Lecco, “un borgo che s’incamminava a diventar città”. La caratteristica del narratore onnisciente sta nel fatto che egli conosce tutto di tutto e tutti, conosce persino il futuro ed i pensieri di ogni luogo o persona, nel primo caso lo si evince dall’incipit, in cui si accenna alla trasformazione di un luogo che diventerà una città. È una sequenza descrittiva diversa da quella adoperata da Verga nei Malavoglia, in cui egli usa il punto di vista di un popolano di Aci Trezza, dunque non un narratore onnisciente ma interno, che però si cela dalla storia e ne descrive i particolari secondo le sue conoscenze, della famiglia e del paese, e ne parla come se lo stesse facendo ad un altro popolano, che dunque capisce chiaramente a cosa egli si sta riferendo. In quel caso, inoltre, la descrizione verte più sui personaggi che sul paesaggio, che viene esplicitamente localizzato.