Sei sulla pagina 1di 47

URBANISTICA

e
PIANIFICAZIONE
TERRITORIALE
La città
«Il luogo che gli uomini hanno creato quando hanno dovuto
vivere insieme per svolgere una serie di funzioni che non
potevano svolgere da soli » (E. Salzano)
«…..un insediamento relativamente vasto, denso e
duraturo di persone socialmente eterogenee» (L.Wirth)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Urbs …
… e Civitas
La nascita degli insediamenti stabili

- Nasce il villaggio, luogo della difesa e dello scambio


- Nascono le comunicazioni, per scambiare beni con altri
villaggi
- Nascono le prime tracce di organizzazione del territorio: le
strade, i mercati, i ruoli e i ranghi

5
La nascita degli insediamenti stabili

Le prime città si sviluppano in zone fertili, lungo grandi fiumi e


vaste pianure agricole o in punti che costituiscono passaggi
obbligati delle vie commerciali.
Le prime vere città sono a volte indicate come grandi
insediamenti nei quali gli abitanti non si limitavano a coltivare
le terre circostanti, ma cominciavano ad avere occupazioni
specializzate, e nelle quali le attività commerciali, e di
“potere” erano centralizzate.

6
… cosa accadeva?
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

La localizzazione
degli insediamenti
umani è
influenzata dalle
caratteristiche
delle risorse
naturali: primo, fra
esse, il suolo, con
le sue
caratteristiche di
forma e qualità.
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

Le pieghe orogenetiche dispongono i propri


versanti più o meno esposti al soleggiamento e,
quindi, appaiono, in relazione a tale fattore,
favorevoli ad accogliere, o meno, la vita.
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

L’erosione del suolo determina l’accumulo di materiali


che, come nel caso del conoide di deiezione che si
forma alla base delle valli erose, costituiscono una
sedimentazione di materiali fertili.
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

I fattori che determinano l’antropizzazione sono quattro.

• Modellamento del suolo


• Acqua
• Composizione chimica del suolo
• Soleggiamento

Essi influenzano la conformazione e


l’ordinamento complessivo del territorio
in maniera diversa, ma comunque molto
consistente.
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

Le forme dell’insediamento risultano essere specializzate sulla base


delle caratteristiche delle risorse presenti.

Lungo il percorso del corso d’acqua, sulle pendici della valle, si


formano ambiti differenziati per qualità e caratteristiche delle risorse.

La quota altimetrica, inoltre, determina la presenza o meno di specie


vegetali e animali utili per la vita umana.

In base alla
temperatura del
sito, l’insediamento
assume carattere
diverso,
permanente o
temporaneo.
LA LOCALIZZAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI UMANI

• Insediamento permanente: a quote altimetriche tali da


consentire una produzione integrata e una vita equilibrata
• Insediamento stagionale: a quote altimetriche intermedie
ove le risorse disponibili consentono una presenza stagionale
• Insediamento occasionale: funzionale all’utilizzo delle
poche risorse disponibili per la conduzione delle attività
economiche
La città moderna

Il primo mutamento decisivo nell’organizzazione della città


si registrò, nelle città europee, proprio intorno alla prima
metà del ‘700.
Le città, in quel periodo, vengono interessate da massicci
aumenti di popolazione, dovuti soprattutto al fatto che il
miglioramento delle condizioni igieniche portò ad una
notevole diminuzione della mortalità.
Tipico slums di una città industriale
ottocentesca

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


La città moderna

Contemporaneamente all’aumento della popolazione si


assiste al cambiamento del sistema produttivo, con il
passaggio da un’economia essenzialmente basata
sull’agricoltura e sul commercio dei prodotti agricoli ad
un’economia basata sull’industria.
Le innovazioni tecnologiche furono la principale causa
dell’aumento dell’attività industriale (rivoluzione industriale),
che si concentrò principalmente nelle città
(industrializzazione).

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


La crisi della città industriale

- Difficoltà nello smaltimento dei liquami e dei rifiuti


- Quartieri residenziali malsani
- Le case sorgono vicino alle officine che le soffocano con i
fumi
- Carenza di servizi (fognature, strade,..)
- Aumento del traffico e dell’inquinamento

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


La nascita dell’urbanistica…

Le radici dell’urbanistica moderna sono


proprio qui, nel momento in cui le gravi
situazioni della città industriale provocano non
solo il disagio, ma anche la protesta delle
persone che vi sono coinvolte.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


… e della pianificazione territoriale
La città industriale ottocentesca ha cominciato ad
occupare porzioni sempre più estese di territorio ossia
ha cominciato ad impadronirsi del territorio con un
processo di urbanizzazione notevole (estensione
dell’urbanesimo al territorio).
Non è stato più sufficiente regolare unicamente le
trasformazioni della città, ma è stato invece
necessario che l’urbanistica si occupasse anche del
territorio.
Si comincia a parlare di pianificazione territoriale e
non solo urbanistica.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Urbanistica e pianificazione territoriale

« L'urbanistica può essere definita come l'arte


di pianificare lo sviluppo fisico delle
comunità urbane, con l'obiettivo generale di
assicurare condizioni di vita e di lavoro salubri e
sicure, fornendo adeguate ed efficienti forme di
trasporto e promuovendo il benessere pubblico »
(Thomas Adams, Encyclopedia of Social
Science)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Urbanistica e pianificazione territoriale

«La pianificazione nasce, nei tempi moderni, come


tentativo di dare una risposta positiva alla crisi
della città dell’Ottocento….
Occorreva regolare lo sviluppo urbano con uno
strumento che riuscisse a dare coerenza a cose
che erano diventate incoerenti e contraddittorie.
E. Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza,
1998)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Urbanistica e pianificazione territoriale

La pianificazione nasce così come un insieme di


regole, dettate dall’autorità pubblica, miranti a
dare ordine alle trasformazioni della città e a
fornire una cornice all’interno della quale potessero
esplicarsi le attività di costruzione e utilizzazione
poste in opera da operatori privati».

E. Salzano, Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza,


1998)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Parole chiave

L’urbanistica e la pianificazione territoriale si occupano di:

• trasformazioni territoriali;

• soggetti che agiscono sul territorio (quindi anche di


potere)

• tecniche per realizzare trasformazioni territoriali


complesse;

• discutere i risultati e gli esiti delle trasformazioni


(soddisfacenti?)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Pianificazione Territoriale
In Gran Bretagna e Germania (tra i primi paesi ad averla
adottata) risale agli ultimi anni dell’Ottocento ed ai primi
del Novecento.
 Si passa una società dominata dai principi del laissez-
faire ad una società che considera necessario un
intervento da parte dello Stato per regolare lo sviluppo.
La pianificazione si è aggiunta a meccanismi di controllo
già in uso da tempo, quali:
• la regolamentazione dell’attività edilizia
• il controllo dei processi estrattivi
• i controlli relativi ai sistemi di trasporto

In Italia oggi pianificare il territorio è compito degli enti locali.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI
PIANIFICAZIONE
IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

Il processo di pianificazione può essere visto come un


ciclo costituito da fasi distinte

1. DECISIONE DI AVVIARE UN PROCESSO DI


PIANIFICAZIONE
e quali metodi di pianificazione adottare

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

2. FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI

Gli obiettivi sono in genere alquanto vaghi e generali


nella fase iniziale.

In genere il progresso verso un obiettivo richiederà che


vengano raggiunti altri obiettivi, più precisi e più chiari.

La formulazione dei fini che si intendono perseguire


ha un’importanza fondamentale in quanto gran parte
del processo di pianificazione dipende direttamente
da loro.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

3. DEFINIZIONE DI POSSIBILI INDIRIZZI DI AZIONE

In genere le azioni individuali e di gruppo sono vincolate


da
• difficoltà finanziarie
• necessità legali
• preferenze personali e di gruppo
• ….
Il decisore limita spesso arbitrariamente il proprio campo
di considerazione allo scopo di semplificare la scelta.
Solitamente sono tenuti in scarsa considerazione i
possibili indirizzi di azione fuori dall’esperienza di colui
che compie le scelte.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

4. COMPARARE E VALUTARE LA GAMMA DI


ALTERNATIVE che si è venuta sviluppando
Questo risultato può essere ottenuto attraverso una serie di
stati esplorativi sempre più dettagliati.

Per fare ciò è necessario stabilire:

• quali elementi del piano debbano essere presi in


considerazione nella valutazione
• come essi possano essere misurati
Per poter formulare dei possibili indirizzi di azione è necessario
disporre di un modello del sistema che consenta di presentare
le modifiche di stato che si verificherebbero nel tempo sotto
l’influenza di una gamma di variabili politiche.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

5. INTRAPRENDERE L’AZIONE per mettere


in esecuzione il piano

Include
• operazioni dirette
• continuo controllo delle proposte di mutamento
Il pianificatore cerca di controllare i prodotti di un ampio
numero di azioni che danno luogo ad un continuo flusso di
mutamento nel corso del tempo.
Ne segue allora che il meccanismo di controllo deve essere
continuo; ci deve essere un controllo dello sviluppo.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

6. REVISIONE DEL PIANO

Si ritorna periodicamente allo stadio 2 ed allo


stadio 1.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

1. DECISIONE DI AVVIARE IL PROCESSO DI


PIANIFICAZIONE

2. FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI

3. DERIVAZIONE DI POSSIBILI INDIRIZZI DI


AZIONE

4. COMPARARE E VALUTARE LA GAMMA DI


ALTERNATIVE che si è venuta sviluppando

5. INTRAPRENDERE L’AZIONE per mettere in


esecuzione il piano e MONITORAGGIO

6. REVISIONE DEL PIANO


IL RUOLO DI STATO, REGIONI
ed ENTI LOCALI
LEGGE 17 agosto 1942, n.1150 – LEGGE URBANISTICA

La legge n.1150/42 rappresenta il primo ordinamento


sistematico di organi e mezzi per la disciplina dell’uso
del territorio, al fine di conseguire
• lo sviluppo quantitativo e
• il miglioramento qualitativo degli aggregati urbani,

con un preciso rapporto dei ruoli delle opere pubbliche


(attrezzature) e dell’edilizia privata, secondo una visione
• territoriale della pianificazione urbanistica (piani di
coordinamento e piani intercomunali)
• e riguardante l’intero territorio comunale (piano regolatore
generale)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


LEGGE 17 agosto 1942, n.1150 – LEGGE URBANISTICA

La legge urbanistica si articola in quattro Titoli.

Titolo I (artt.1-3), Ordinamento statale dei servizi


urbanistici

 contiene alcune disposizioni programmatiche


 fissa le competenze del Ministero dei LL.PP. e degli
organi compartimentali periferici in tema di istruttoria, di
pareri, di approvazione e vigilanza sull’attuazione dei
piani.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


LEGGE 17 agosto 1942, n.1150 – LEGGE URBANISTICA
Titolo II (artt.4-36), Disciplina urbanistica

È suddiviso in quattro capi

Capo I – Modi di attuazione (art.4)


Stabilisce che la disciplina urbanistica si attua a mezzo di
1. piani regolatori territoriali (PRT)
2. piani regolatori comunali (PRC)
3. norme sull’attività costruttiva edilizia (NACE), sancite
dalla legge stessa o a mezzo di regolamenti
L’attività sul territorio è dunque regolata attraverso
strumenti che si collocano ad uno dei tre livelli sopra
indicati.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


La L.1150/42 è ancora vigente, sebbene i poteri che il
Titolo I prevedeva in capo a Ministero dei L.L. P.P. siano
stati trasferiti alle Regioni, con D.P.R. 15-1-72 n.8 con
effetto dal 30-3-1972.

Il trasferimento della materia urbanistica alle Regioni


ha comportato la possibilità da parte delle stesse di
legiferare in merito.

La costituzione prevede che le Regioni legiferino nel


rispetto dei principi fondamentali delle leggi dello Stato;
quindi:
• emanano leggi di completamento (quando lo Stato
emana una Legge Quadro)
• oppure vanno a normare ciò che non è stato normato
dallo Stato

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Le Regioni sono state istituite per favorire il decentramento


delle funzioni dello Stato.
Anche se la loro istituzione era già prevista dalla
Costituzione, solo nel 1970 sono state costituite le quindici
Regioni a Statuto ordinario.
Le Regioni sono Enti autonomi, con propri poteri e funzioni
secondo i principi fissati, e in coerenza al dettato della
Costituzione, lo Stato ha trasferito alle Regioni le funzioni
amministrative in materia di urbanistica e quanto relativo
alla viabilità, agli acquedotti e ai lavori pubblici di
interesse regionale.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Per evitare che una Regione operi in contrasto con la


Costituzione, è previsto che lo Stato emani “leggi
quadro” che fissano i principi generali ai quali le norme
regionali devono attenersi.
La Costituzione ha attribuito alle Regioni anche il potere
di delega, grazie al quale è possibile decentrare alle
Province ed ai Comuni le funzioni amministrative.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Legge n.142 del 1990 sull’”Ordinamento delle Autonomie Locali”,


abrogata dal Decreto legislativo n.267 del 2000 - Testo unico delle
leggi sull'ordinamento degli enti locali

Il D.L., individuando gli Enti Locali,


• afferma il concetto dell’autonomia statutaria e
finanziaria nell’ambito delle leggi e del
coordinamento della finanza pubblica delle
comunità locali ordinate in Comuni e Province
• ne definisce i ruoli e le funzioni
• stabilisce i rapporti tra Regioni ed Enti Locali

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Ente di programmazione e di
indirizzo nei riguardi degli Enti Locali
Essa determina gli obiettivi generali
Regione
della programmazione economica,
sociale e territoriale e su questa base
ripartisce le risorse destinate al
finanziamento del programma di
investimenti degli enti locali

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Il Piano Territoriale di Coordinamento Regionale (PTR)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Alle Province spettano funzioni


amministrative di interesse
Provincia provinciale che riguardano vaste
zone intercomunali o l’intero
territorio provinciale.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI
I settori di competenza provinciale sono:
• difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell’ambiente e prevenzione delle
calamità;
• tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
• valorizzazione dei beni culturali;
• viabilità e trasporti;
• protezione della flora e della fauna, parchi e riserve naturali;
• caccia e pesca nelle acque interne;
• organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento,
disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e
sonore;
• servizi sanitari di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale
e regionale;
• compiti connessi all’istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla
formazione professionale, compresa l’edilizia scolastica, attribuiti dalla
legislazione statale e regionale;
• raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

Inoltre la Provincia, in collaborazione con i Comuni e sulla


base di programmi, promuove e coordina attività e
realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel
settore economico, produttivo, commerciale e turistico,
che in quello sociale, culturale e sportivo.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


COMPETENZE TERRITORIALI DELLO STATO, DELLE REGIONI E
DEGLI ENTI LOCALI

La Provincia predispone e adotta il Piano Territoriale di


Coordinamento (PTCP), che determina gli indirizzi generali di
assetto del territorio.
I programmi pluriennali e il PTCP sono trasmessi alle Regioni ai fini
di accertarne la conformità agli indirizzi regionali della
programmazione sociale, economica e territoriale.
La legge regionale detta le procedure di approvazione di tali
strumenti.
Ai fini del coordinamento e dell’approvazione degli strumenti di
pianificazione territoriale predisposti dai Comuni, la Provincia
esercita le funzioni ad essa attribuiti dalle Regione ed ha, in ogni
caso, il compito di accertare la compatibilità dei piani comunali
con le previsioni del PTCP.

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni


Per quanto riguarda la pianificazione comunale si rimanda ad
una specifica lezione successiva

Lezione 02 - Prof. Ing. Michela Tiboni

Potrebbero piacerti anche