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Che cos'è l'estetica:

L'estetica è la disciplina che studia la natura della bellezza e la sua percezione da parte degli
individui, motivo per cui è strettamente legata all'arte.
La parola estetica deriva dal moderno estetico latino , e quest'ultimo dal greco aisthētikós che
significa "percezione o sensibilità" attraverso i sensi.
L'estetica ha significati diversi a seconda del contesto in cui viene utilizzata, anche se tutto
ruota intorno alla percezione della bellezza .

Estetica, filosofia e arte


In filosofia, l' estetica è il ramo che studia l'essenza della bellezza e la percezione della
bellezza dell'arte, cioè del gusto . Come campo di studio differenziato, cioè come disciplina,
l'estetica è emersa nel XVIII secolo, nel contesto dell'Illuminismo o dell'Illuminismo.
Già nel 1735, il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten (1714-1762) descriveva
l'estetica come "la scienza della sensibilità e della relazione dell'arte con la bellezza" nel suo
testo Riflessioni filosofiche sul poema .
Lo stesso sarebbe stato fatto dal filosofo prussiano Immanuel Kant (1724-1804) nella sua
Critica di giudizio , sottolineando che l'estetica è "il ramo della filosofia che studia e indaga
l'origine del sentimento puro e la sua manifestazione come arte".
Tuttavia, la discussione sulla natura della bellezza è antica quanto la filosofia e l'arte. Per
questo motivo, è stato trattato fin dall'antica Grecia da autori come Platone e Aristotele.
Platone teorizzò la bellezza e l'arte in opere come The Banquet e The Republic. In essi, ha
introdotto la nozione di arte come imitazione dell'idea (mimesi).
Aristotele, che era stato un allievo di Platone, avrebbe fatto lo stesso in opere come arte
poetica e retorica e politica , ma lasciare da parte l'idealismo platonico di concentrarsi su un
approccio materiale. Sarà lui a sviluppare l'idea della catarsi .

L'estetica musicale
Con la nascita dell'estetica come dottrina filosofica si approfondisce il significato filosofico
della musica. Ancora nella filosofia di Cartesio la musica nel suo Breviarium musicae veniva
trattata soprattutto per i suoi aspetti strutturali. Bisognerà aspettare il pensiero di
Schopenhauer per trovare la trattazione eminentemente metafisica, che va ad aggiungersi
all'aspetto tecnico, del fenomeno musicale
«...ne deriva che la musica, la quale oltrepassa le idee, è del tutto indipendente anche dal
mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e in un certo modo potrebbe continuare ad
esistere anche se il mondo non esistesse più: cosa che non si può dire delle altre arti. La
musica è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il
mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti
particolari. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, ma è
invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettità: perciò l’effetto
della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste
esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza. Né il motto di Leibniz sopra citato,
giustissimo da un inferior punto di vista, suonerebbe paradossale venendo a esser parodiato
nel senso della nostra superiore concezione della musica, così: " Musica est exercitium
metaphysices occultum nescientis se philosophari animi" »
[12][13]

Con l'avvento del positivismo tedesco la musica viene analizzata per le sue caratteristiche
scientifiche e per i suoi collegamenti con la sociologia cosicché la filosofia si specializza a
trattarla soprattutto riguardo ai due problemi del bello e del significato musicale. In un certo
senso la filosofia è stata costretta a restringere la sua analisi quasi esclusivamente su questi
due aspetti poiché la crisi della musica tonale e lo sviluppo in diverse direzioni della musica
contemporanea ha causato
«... una babele di linguaggi musicali dotati ciascuno di regole proprie e ciascuno basato su
risorse differenti. Il risultato è stato infatti l’impossibilità per il filosofo di fare riferimento e di
appropriarsi della dimensione tecnica di un'unica musica. Del resto, proprio per la stessa
ragione, soprattutto la teoria della musica e l'analisi musicale esibiscono oggi un apparato
concettuale e una serie di strumenti estremamente complessi da dominare e richiedono
quindi un altissimo grado di specializzazione

Cosa e Filosofia della Musica

La filosofia della musica è una branca della filosofia che ha come oggetto di studio la
musica, intesa come scienza e come arte, come forma astratta e insieme come possibile
strumento di significato reale, di formazione spirituale e di modifiche comportamentali. Può
essere considerata un aspetto dell'estetica alla quale pone, con connessioni etiche e sociali,
alcuni problemi particolari.

Filosofia greca
antica

La prima riflessione sulla musica si trova nella scuola pitagorica che scopre il rapporto tra
musica e matematica. La musica nella concezione pitagorica risponde a un esteso complesso
di precise regole diffuso in tutta la realtà così che essa è presente nella visione dell'ordine
matematico del cosmo da cui si genera un rapporto tra musica ed essenza della realtà, tra
musica e metafisica.
Secondo i pitagorici infatti i pianeti compiono movimenti armonici secondo precisi rapporti
matematici e dunque promanano un suono sublime e raffinato. L'uomo sente queste armonie
celestiali ma non riesce a percepirle chiaramente, in quanto immerso in esse fin dalla nascita
gli vengono rese ininfluenti dall'abitudine.
Secondo il pitagorico Alcmeone di Crotone risale alla musica l'immortalità dell'anima umana,
poiché essa è della stessa natura del Sole, della Luna e degli astri e, come questi, essa si è
generata dall'armonia musicale risultante da quegli elementi opposti. Teoria questa di cui
parlerà Simmia di Tebe nel Fedone platonico.
La musica nella filosofia antica poi assume un ruolo sociale e politico nella Repubblica
platonica poiché essa incide sul comportamento non solo sociale ma anche individuale in
modo tale da entrare nel campo dell’etica.

Filosofia medioevale
Il pensiero medioevale si occupa estesamente della struttura della musica e riprende in senso
teologico cristiano il tema del rapporto tra musica e metafisica.
Con la nascita del canto gregoriano e del rito della messa (musica) ci si interroga sul rapporto
tra musica e testo, un aspetto già presente nella poesia e nell'antico teatro greco.
Con il melodramma barocco il rapporto tra testo e musica si complica con quello tra musica e
immagine per cui si comincia ad intuire l'esistenza di una correlazione tra la musica e una
realtà extra musicale sia essa la soggettività stessa dell'ascoltatore o un aspetto metafisico
della musica.

Sant’Agostino
Il vescovo d'Ippona aveva progettato la compilazione di un'opera espressamente dedicata
alla musica ma riuscì solo a completare l'argomento del ritmo musicale che entrò a far parte
del suo trattato De musica libri sex, testo probabilmente iniziato a Milano nel 387, anno del
suo battesimo e terminato a Ippona nel 391. Ancora argomenti sulla musica furono trattati da
Agostino nell'opera De ordine, nonché nelle Enarrationes in Psalmos, dove si esponeva la
teologia del canto sacro e le allegorie musicali esposte nei Salmi.

Boezio

Severino Boezio (476-525) formatosi alla cultura greco-romana e poi convertitosi al


cristianesimo rappresentò per tutto il Medioevo un anello di congiunzione tra la civiltà classica
e quella medioevale soprattutto per le sue opere dedicate ad Aristotele. In particolare nella
sua De institutione musica per l'insegnamento delle arti liberali descrive la filosofia e le teorie
[4]

musicali greche esponendo i fondamenti matematici e simbolici della teoria musicale


pitagorica interpretandoli secondo il loro significato cosmico e elaborando la terminologia
latina che da lui divenne in uso dalla filosofia musicale medioevale. Altri riferimenti alla
filosofia della musica si ritrovano nell'altra più nota opera di Boezio La consolazione della
filosofia.

Jacobus di Liegi
Si presume che Jacobus Leodiensis abbia scritto il trattato di teoria musicale Speculum
musicae (Specchio musicale), nel corso del secondo venticinquennio del XIV secolo.
Questo è il più grande trattato musicale del medioevo che sia giunto ai nostri giorni. Esso
venne in precedenza attribuito a Johannes de Muris , ma oggi sembra che esso sia stato
[5]

scritto da qualcuno di nome Jacobus, che era probabilmente nato nella diocesi di Liegi, prima
di recarsi a studiare a Parigi verso la fine del XIII secolo, e che tornò poi a Liegi per
completare gli ultimi due libri del suo trattato in sette volumi, Speculum musicae. (1330-1340)

Speculum musicae
Lo Speculum è un'opera enciclopedica in sette volumi dove l'autore con il riferimento a
molteplici fonti da Aristotele al platonismo, da Boezio alla scolastica identifica le basi
aritmetiche, retoriche, teologiche, fisiche della musica. Qui Jacobus difende la tradizionale
Ars antiqua criticando l'ars nova, per il suo carattere innovativo e per il contenuto "profano".
I volumi da 1 a 5 sono dei trattati di teoria musicale dedicati alla musica speculativa. Gli ultimi
due volumi, si occupano dell'esecuzione musicale, mettendo la pratica esecutiva sotto la
lente d'ingrandimento. In particolare:
• Il primo volume tratta delle basi della teoria per far comprendere le consonanze
musicali. Nel corso del libro fa riferimento a Boezio, Isidoro di Siviglia, Guido d'Arezzo,
Aristotele, Platone e Petrus Comestore. Il volume termina con un capitolo sulla teoria
dell'armonia di Pitagora.
• Il secondo volume tratta delle consonanze e precisamente del monocordo. I differenti
intervalli sono trattati in proprie sezioni distinte.
• Il terzo libro tratta esclusivamente i rapporti fra musica e matematica, occupandosi di
proporzioni ed intervalli.
• Il quarto volume si occupa delle consonanze e le rapporta fra di loro. Tratta anche
delle cadenze e delle consonanze imperfette.
• Nel quinto libro si occupa di tre diversi tipi di tetracordo e confronta il tetracordo con
l'esacordo di Guido d'Arezzo.
• Nel sesto libro tratta del canto gregoriano nella liturgia, ma anche di notazioni e del
repertorio.
• Nel settimo ed ultimo volume tratta della notazione mensurale.

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