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PER UNA MILANO

SEMPRE PIÙ GIUSTA


Proposte concrete per la nostra città
Programma elettorale
di Marzia Pontone
àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Il mio programma per una Milano
sempre più giusta e solidale

Ti invito a leggere le mie proposte per diffondere una nuova cultura


cittadina del vivere insieme, perché, se ognuno di noi sceglierà ogni giorno
di fare la sua parte per gli altri, costruiremo insieme una Milano sempre
più vivibile, sempre più giusta e solidale, sempre più verde, sempre più
innovativa e internazionale

Milano sempre più Milano


• per i giovani che cercano lavoro p. 4
• per chi è genitore a Milano con bambini piccoli p. 5
• per i nostri concittadini più giovani, anzi giovanissimi p. 8
• per gli anziani che vogliono restare a casa propria p. 10
• per chi ha bisogno di una casa. p.13
• per chi vive per strada o in baracca p. 14
-per chi fugge da guerre e povertà p.16
• per i nuovi Milanesi p. 19
• per chi ama i parchi e la natura p.21
• per chi ama Milano, la sua storia e la sua cultura p. 23

Io sono a tua disposizione per attuare questo impegno a livello


istituzionale, candidandomi come consigliera comunale nella lista civica
Beppe Sala Sindaco per le prossime elezioni amministrative del 3-4
ottobre 2021.

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àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Chi Sono?

Milanese da sempre
Milanese da sempre, classe 1976, abito tra Calvairate e
Porta Romana. Sono sposata e madre di una ragazzina di
dodici anni.

Il mio lavoro? La cultura


In ambito lavorativo mi occupo di beni culturali.
Ho collaborato con l’Università Statale di Milano e ho
lavorato alla Biblioteca di Porta Venezia, alla Trivulziana
del Castello Sforzesco e in Soprintendenza.
Adesso dirigo la Biblioteca Universitaria di Pavia del
Ministero della Cultura.

Vent'anni di impegno sociale


Credo fortemente nei valori della solidarietà e nell’ impegno
attivo nei mondi dell’associazionismo e del Terzo Settore,
per costruire una società più consapevole, più giusta, più
umana e più inclusiva. Fin dal liceo mi sono dedicata, come
volontaria della Comunità di Sant’Egidio, ad attività di
servizio per chi vive in condizioni di fragilità nelle periferie
della nostra città (progetti educativi per minori,
insegnamento della lingua italiana ad adulti stranieri, percorsi
di integrazione per profughi e rifugiati, programmi di
contrasto alla solitudine degli anziani nelle RSA).

Due anni di impegno politico


in Consiglio Comunale
Dal 2019 faccio parte del Consiglio Comunale di Milano, di
cui presiedo la commissione Educazione, Istruzione,
Università e Ricerca.

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Perchè mi ricandido
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Mi ricandido alle prossime elezioni amministrative di Milano (3-4 ottobre


2021) con la lista Beppe Sala Sindaco, perché credo fortemente in uno
spazio politico civico che porta iscritto nel suo DNA i temi dell’inclusione e
della giustizia sociale. Ritengo infatti che il nostro sguardo sulla città debba
essere rivolto in primo luogo a chi è più fragile, a chi fa fatica ad arrivare alla
fine del mese, a chi lotta ogni giorno contro l’abbandono e le difficoltà della
vita quotidiana.

Tanto più adesso, dopo oltre


un anno e mezzo dall’inizio
della pandemia. Penso in
primo luogo ai bambini, che
tanto hanno sofferto in
questo ultimo anno scolastico,
tra distanziamenti forzati e
didattica a distanza.
Ma anche ai loro genitori, in
particolare alle mamme come
me, che si sono dovute
dividere tra smart working e
cura della famiglia. Penso agli
anziani, che sono rimasti
intrappolati da soli troppo a
foto di Elena Galimberti
lungo nelle case o negli istituti.

Penso a chi convive con il fardello delle disabilità, e a chi gli sta accanto.
Penso a chi non sa come pagare l’affitto a fine mese e a chi ha perso il lavoro
e, con esso, la dignità sociale. Penso a tutti voi che abitate dietro le finestre
della nostra città, e per ciascuno di voi rinnovo l’impegno a candidarmi a
fianco del sindaco Beppe Sala, per una Milano sempre più giusta e solidale.

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àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Per i giovani che cercano lavoro
Milano ha un problema molto serio e concreto di disoccupazione giovanile,
acuita dai fenomeni di dispersione scolastica causati dalla recente pandemia
Covid-19. Non si può pensare di risolvere di colpo la situazione con irrealistiche
promesse elettorali. Si può però provare a proporre alcuni correttivi al sistema
che alleggeriscano almeno in parte la situazione esistente.

Catalogo comunale di offerta in materia di


alternanza scuola-lavoro
Suggerirò che il Comune di Milano elabori in tempi rapidi un ‘catalogo di
offerta’ per le scuole superiori con proposte articolate in materia di
alternanza scuola-lavoro, in modo da incrociare gli obiettivi formativi e i
settori professionali di riferimento propri dei vari indirizzi di studio,
affinché gli studenti possano sviluppare le proprie competenze e
avvicinarsi al mondo del lavoro. Accanto alle proposte degli stessi uffici
comunali, sarà indispensabile favorire quelle delle realtà private e degli
enti del Terzo Settore, per garantire alle scuole un’offerta qualificata e
differenziata, capace di favorire reali politiche di assunzione dei giovani,
nel quadro della logica ampia del partenariato pubblico-privato.

Diffusione percorsi di apprendistato


In parallelo, sosterrò il più possibile la diffusione dei percorsi di
apprendistato formativo previsti dal D. Lgs. 81/2015, favorendo il
matching tra i datori di lavoro e le scuole superiori del territorio.

Promozione istituzione di nuovi istituti tecnici


superiori
Inoltre, sarebbe fondamentale che il Comune di Milano si facesse
promotore dell’istituzione di nuovi Istituti Tecnici Superiori (ITS) e
percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) nel
territorio cittadino, mettendo a disposizione spazi adeguati e orientando
l’offerta formativa verso i settori economici più coerenti con la vocazione
produttiva della città (per esempio i settori moda, spettacolo, turismo
culturale, filiera del restauro).
Gli esiti occupazionali dei diplomati ITS e IFTS sfiorano infatti vette
superiori al 90% in tempi rapidissimi.

Potenziamento corsi italiano L2


Proporrò infine che il Comune, d’intesa con l’Ambito Territoriale di Milano
(ex Provveditorato) e in sinergia con i Dirigenti Scolastici, aiuti le scuole
superiori a potenziare nelle proprie sedi l’offerta di corsi di italiano L2
per studenti stranieri, a partire dagli Istituti professionali e tecnici, più
frequentati dai giovani di recente immigrazione. Il raggiungimento di tali
obiettivi linguistici, infatti, è funzionale non solo al completamento del
percorso formativo e all’esercizio pieno dei diritti di cittadinanza, ma
anche all’inserimento con successo nel mondo del lavoro.

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Per chi è genitore a Milano
con figli piccoli
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I genitori lavoratori, a Milano, affrontano grosse


spese per la cura dei bambini: la difficoltà di entrare
nei nidi pubblici, i costi elevati delle strutture, la
mancanza di forme flessibili e prolungate di cura dei
figli rappresentano un problema concreto per molte
famiglie, soprattutto quelle che non possono
contare sulla presenza dei nonni. Inoltre, la recente
pandemia ha accresciuto le difficoltà di
conciliazione di tempi del lavoro e della vita, in
particolare per le tante donne che si sono ritrovate a
dividersi tra smart working e cura della famiglia.

Ma la maternità non deve apparire un peso. Quando nasce un bambino si


apre una concreta speranza di futuro per tutta la comunità, non solo per i
suoi genitori. Ogni famiglia ha dunque il diritto di trovare supporto concreto e
morale da parte di tutta la città, senza vivere il senso di dispersione della
grande metropoli. La rete sociale costruita dal basso è infatti la risposta più
efficace per affrontare le grandi sfide della conciliazione dei tempi del lavoro
e della famiglia nella nostra città.

Inutile girarci attorno: è fondamentale che


Milano aumenti l’offerta di posti nido e ne
prolunghi gli orari di apertura, anche con
copertura delle fasce orarie serali. Allo stato
attuale, il sistema integrato pubblico-privato
per la fascia 0-3 anni copre oltre il 60% dei
bisogni delle famiglie. Un dato percentuale che
appare ampiamente in linea con gli standard
delle più importanti città europee e che copre
più del doppio del fabbisogno rispetto agli
obiettivi minimi fissati dalla legislazione
nazionale. Tuttavia, vediamo con chiarezza che
non basta. Servono nuove strutture e nuovi
servizi, attuati anche attraverso gestioni in
appalto e convenzioni con il privato
accreditato, per ampliare il perimetro d’azione
del sistema integrato 0-3 e offrire un reale
supporto ai genitori che lavorano. 5
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Un obiettivo di crescita realistico è aumentare di + 5% dei posti nei


almeno 5 punti percentuale il numero di posti nido nidi comunali
disponibili nell’arco della prossima consiliatura,
attivando anche una relazione più stretta con le
aziende cittadine, perché investano sul welfare di
territorio e mettano a sistema i propri servizi di
nidi aziendali, offrendoli anche agli abitanti del
quartiere.
Mi impegnerò inoltre per diffondere nella città servizi innovativi come quello
delle Tagesmutter, cioè di figure professionali adeguatamente formate che
forniscano educazione e cura a uno o più bambini (massimo 5), da 0 a 36
mesi, di altre famiglie presso il proprio domicilio.

Cercherò di far approvare un albo a livello


cittadino, ripartito poi nelle diverse zone di
decentramento, a cui le famiglie possano
Registro
guardare e indirizzarsi in caso di bisogno,
delle con la garanzia della qualità del servizio
tagesmutter
offerto. In parallelo, lavorerò per potenziare
in ogni
Municipio i consultori familiari cittadini e la rete dei
servizi che ruotano intorno ad essi.
Abbiamo infatti bisogno di luoghi vicini e
riconoscibili nella città dove le famiglie
possano trovare supporto e accesso facile
alla rete di servizi dedicati presenti sul
territorio.

Sarà inoltre utile individuare e accrescere gli spazi di condivisione di


esperienze e di cose (dai giochi, ai vestiti, ai pannolini) e renderli più
accessibili attraverso una mappatura sulle pagine internet del Comune di
Milano e una app dedicata.

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Alle famiglie, inoltre, dovranno essere riservate ulteriori


agevolazioni per partecipare alla vita culturale e sociale
cittadina, per accedere a mostre o a manifestazioni sportive
che hanno luogo in strutture comunali. È parimenti
fondamentale mettere a disposizione delle famiglie sempre più
spazi aggregativi, ad esempio per le feste di compleanno
dei bambini, dove ci si possa ritrovare in sicurezza. Perché il
Più spazi per feste momento della festa torni ad essere, dopo l’emergenza
e compleanni
pandemica, un modo bello di stare insieme per tutti.

Infine, un pensiero speciale va alle mamme e ai papà con figli più fragili
segnati dalle disabilità. In questi lunghi mesi di pandemia abbiamo toccato
con mano le loro fatiche, ancora più grandi delle tante fatiche di tutte le
famiglie con bambini, divise tra ristrettezze domestiche e didattica a
distanza. In tempo di Covid, la vita non è stata generosa con le bambine e i
bambini disabili della nostra città.
Vorremmo ripagarli con tutto il
bene del mondo, in primo luogo
aiutandoli a tornare a frequentare
con serenità la scuola insieme ai
compagni di classe. Per questo mi
sono impegnata durante
quest’ultimo anno di consiglio,
perché venissero aumentate le
risorse destinate all’assistenza
educativa per bambini disabili.
Ho chiesto (e ottenuto) che venissero destinati 530 mila euro dal Fondo
di Mutuo Soccorso, e poi ancora altri 100 mila euro in fase di
assestamento di bilancio. E anche in futuro, aumentare le risorse su questa
voce di bilancio mi vedrà sempre convintamente in prima linea. Come pure
lavorare per aprire centri diurni specificamente destinati alle bambine e
ai bambini con disabilità, dai più piccoli fino agli adolescenti, in sinergia
con il Terzo Settore e il privato sociale. Vivere con pienezza la vita è un diritto
di tutti i bambini, a partire dai più fragili.
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Per i nostri concittadini più
giovani, anzi giovanissimi
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Anche le bambine e i bambini di Milano hanno i loro diritti!


Hanno il diritto di andare
a scuola in presenza e in
sicurezza. Se la scuola
non può svolgersi in
presenza, hanno il diritto
di avere dispositivi e
connessioni per
continuare a seguire le
lezioni da casa. Hanno il
diritto di frequentare
scuole belle, con classi
arredate con cura.
in foto Marzia Pontone davanti alla mostra "Nei miei occhi" di Fondazione
Archè
Hanno il diritto di avere un pasto completo a pranzo nella mensa scolastica.
Hanno il diritto di fare attività sportiva, laboratori linguistici, teatrali e culturali
anche dopo l’orario scolastico. Hanno il diritto di andare nei centri estivi e
nelle case vacanza. Hanno il diritto di andare a giocare nei giardini, nei parchi
e nei cortili condominiali.
Hanno tanti diritti e tanti bisogni. Ma anche tante proposte e tante idee. In
due anni come Presidente della Commissione Educazione ho imparato ad
ascoltare la loro voce. Tra le tante cose che le bambine e i bambini di Milano
mi hanno detto, vorrei condividerne almeno alcune.
Le bambine e i bambini di Milano vogliono essere partecipi dei progetti
che riguardano il loro futuro. Vogliono pensare insieme agli adulti come
rendere le scuole più belle, le strade più sicure, gli spazi verdi più vivibili.

in foto la scuola Viscontini ed il disegno di una bambina cui è ispirata


Propongo per questo che, ogni volta che progettiamo la ristrutturazione di
un plesso scolastico, tracciamo una pista ciclabile in prossimità di una
scuola e inauguriamo un nuovo giardino pubblico, siano interpellate anche
le rappresentanze delle bambine e dei bambini delle scuole del territorio.
Le loro idee e le loro proposte sapranno stupirci!
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Le bambine e i bambini di Milano vogliono entrare con consapevolezza


nel mondo digitale che li circonda da ogni parte. Propongo per questo che
nelle scuole dell’infanzia comunali siano introdotti corsi di coding e
autonomia al digitale fin dai 3 anni. Perché non è mai troppo presto per
iniziare a imparare.
E mi impegnerò con forza perché le
sedi scolastiche di pertinenza
comunale si dotino di LIM in tutte
le classi, con connessione
all’anello di fibra di Città
Metropolitana. Perché non è mai
troppo tardi per iniziare a insegnare
in un modo nuovo.

Le bambine e i bambini di Milano vogliono imparare fin da


piccoli a prendersi cura di sé e del proprio corpo. Per questo
promuoverò l’introduzione di un’ora di educazione fisica fin
dalla scuola dell’infanzia (in particolare nelle paritarie
comunali), in collaborazione con Milano Sport, come pure
ogni altra iniziativa volta a favorire l’educazione a
un’alimentazione sana e consapevole, oltre che all’igiene
personale.
Le bambine e i bambini di Milano vogliono spendersi
per il bene della loro città e per le loro compagne e
compagni meno fortunati. Sentono con forza questa
esigenza, e chiedono spesso di poter organizzare
giornate di raccolta rifiuti nei parchi cittadini, o anche
vendite di dolci e oggetti artigianali per sostenere
progetti benefici.
Dovremmo prendere esempio dai nostri concittadini più giovani e rilanciare
insieme alle scuole e alle associazioni una grande festa del volontariato e
della solidarietà sociale alla fine della pandemia. Non si è mai troppo
piccoli per essere maestri di generosità.

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àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Per gli anziani che vogliono
vivere a casa propria

in foto Marzia Pontone durante la distribuzione delle Palme all'istituto del Panigarola nel 2019

Vivere da anziani a casa propria a Milano non è semplice, ma senz’altro è il


sogno di molti. Spesso, però, si resta da soli e non si vuole gravare sui propri
figli, che magari lavorano, hanno una propria famiglia, abitano lontano.
Insieme però possiamo contribuire a trasformare in realtà questo legittimo
desiderio di tanti anziani della nostra città. Perché l’autunno della vita non è
un peso ma una ricchezza per tutta la comunità cittadina!

È indispensabile riuscire ad avvicinare gli anziani ai


sevizi dedicati sul territorio. Troppo spesso, infatti, il
ricovero è l’unica scelta possibile perché non si
conoscono alternative. Occorre impegnarsi in un’attività
più capillare di conoscenza delle situazioni di fragilità nei
quartieri, anche attraverso la stabilizzazione dei progetti
di monitoraggio telefonico e la mediazione attiva delle
reti di territorio, a partire dai custodi sociali negli stabili di
edilizia popolare.

Inoltre, resta fondamentale rendere facilmente accessibili a tutti le


informazioni relative ai servizi per anziani e alle procedure per accedervi,
attraverso le pagine internet del Comune di Milano e una app dedicata, ma
anche attraverso guide a stampa da distribuire attraverso biblioteche e
centri civici di zona.

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Le famiglie, spesso uniche care-givers per gli anziani, devono essere


supportate in questo loro pesante impegno di ogni giorno, potenziando ad
esempio servizi di sollievo per care-givers come centri diurni, badanti
occasionali a ore ecc.
In tale ottica, suggerirò di istituire
anche presso i Consigli di Municipio
albi di badanti che possano offrire i
propri servizi presso le famiglie che ne
Registro
hanno bisogno, sulla base di canoni certi
delle
e concordati.
badanti in A chi sceglierà di intraprendere questo
ogni percorso si potrà pensare di offrire
Municipio
corsi di formazione specifici, sia dal
punto di vista sanitario sia dal punto di
vista linguistico (nel caso di lavoratori
di origine migrante).

Tutte le forme di residenzialità


protetta (come co-housing,
condomini protetti, comunità alloggio)
andranno sostenute a livello
territoriale, sia in termini economici,
sia diffondendo una nuova cultura
della coabitazione tra anziani, e in foto il logo dell'iniziativa "Prendi in casa uno
promuovendo forme di progettazione studente" di Meglio Milano, che porta a mediare
coabitazioni fra studenti fuorisede ed anziani soli.
partecipativa da parte degli stessi
anziani.

Infine, il tempo della pandemia ha costretto di colpo tutta la città a


confrontarsi con il grande e difficile discorso degli istituti per anziani. A Milano
sono censite 60 Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) vigilate da ATS
Milano Città Metropolitana, che alla fine di febbraio 2020 ospitavano 7238
assistiti.

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Il Covid-19, nonostante l’impegno spesso esemplare di molti operatori, ha


mostrato l’intrinseca debolezza di questa opzione di vita: alle tante morti
della prima ondata pandemica hanno fatto seguito le difficoltà di garantire la
relazione e il contatto tra dentro e fuori l’istituto. Ancor più che in passato, le
RSA si sono rivelate luoghi dove – talvolta per scelta, spesso per necessità –
uomini e donne trascorrono in solitudine gli ultimi anni della loro vita, anni che
a volte possono essere anche molti. Sarebbe bello che nessuno fosse più
costretto ad andarci, ma a volte non è proprio possibile fare diversamente.
Possiamo però lavorare insieme perché le condizioni di vita negli istituti
migliorino di giorno in giorno per tanti anziani della nostra città.

Mi impegnerò dunque perché il Comune di Milano


eserciti controlli più attenti e ravvicinati su
indicatori quali la socialità in attuazione dei
bandi a offerta economicamente più
vantaggiosa per la gestione delle proprie RSA.
Mi adopererò inoltre perché gli istituti per anziani
non siano mai un ghetto ma una presenza positiva
nei quartieri, favorendo l’apertura al territorio
delle RSA attraverso specifiche azioni di
inclusione sociale (feste, attività occupazionali
anche per chi vive nelle vicinanze, integrazione
con i servizi territoriali, in particolare di medicina
RSA aperte alla città
ambulatoriale).
Andrebbe anche valutata seriamente l’ipotesi di affidare la gestione delle
cinque RSA comunali a una società partecipata cittadina, magari la stessa
che gestisce ancora in parte le farmacie comunali, perché sia garantita la
vigilanza piena sui servizi offerti e possano essere attuate in modo snello
alcune possibili innovazioni, a partire dalla trasformazione di alcuni servizi
residenziali a servizi domiciliari e di cura nel territorio.

Infine, rilancerò la proposta di istituire


un Garante dei diritti degli Anziani e
un tavolo tra tutte le RSA cittadine,
Garante perché tutti i nostri cittadini più anziani
dei diritti possano trovare ascolto e tutela
degli

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anziani Tavolo delle RSA nell’autunno della vita.
àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Per chi ha bisogno di una casa

La domanda di casa a Milano è più alta dell’offerta. Non si tratta di una


scarsità di abitazioni in senso assoluto, ma di una relativa scarsità di case, in
vendita e in affitto, a prezzi accessibili. I prezzi delle case disponibili, infatti,
sono troppo alti per moltissimi cittadini. Esiste, inoltre, un numero
consistente di alloggi lasciati vuoti, un problema cronico di famiglie sotto
sfratto e di case occupate.
Il mio approccio alla questione della casa sarà innanzitutto guidato dalla
volontà di facilitare convergenze al fine di superare la frammentazione
istituzionale e organizzativa del settore delle case pubbliche, favorendo la
collaborazione tra Regione e Comune, tra pubblico e privato.
Lavorerò nella direzione di agevolare il più possibile l’attività del Comune di
Milano tesa all’aumento del numero di case a prezzi accessibili, in affitto o in
vendita, favorendo la messa a norma degli appartamenti pubblici non
assegnabili e agevolando l’operato degli investitori privati che intendano
costruire housing sociale per immettere sul mercato alloggi a prezzi
medio-bassi e rispondere alla domanda di casa dei cittadini in estrema
difficoltà economica. In questa logica, sosterrò la pubblicazione di bandi
che assegnino case anche non a norma a patto che siano messe in
regola, secondo parametri definiti, dall’inquilino stesso, promuovendo la
realizzazione di partnership inquilino-imprese.
Inoltre, quella della casa non è solo una domanda di quantità, ma anche
di qualità. Lavorerò, dunque, affinché le case popolari siano catalizzatori di
un progetto collettivo, che investa sia la casa sia lo spazio pubblico. In
questo senso sosterrò la definizione di bandi per l’assegnazione d’incarichi
ad associazioni e cooperative che favoriscano la coesione sociale e
l’assegnazione di medio-lungo periodo delle case pubbliche in modo da
consentire alle famiglie di radicarsi nei quartieri della città.
Molte aree residenziali, infatti, sono caratterizzate dalla carenza di verde e
servizi e sono collocate in quartieri privi della qualità del vivere in città.
Abitare la città significa poter raggiungere a piedi i servizi, essere connessi
alla comunità e al paesaggio naturale, alimentare la rete tra generazioni.

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Il diritto alla casa è anche diritto a vivere una città a 15 minuti.
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Per chi vive per strada

A Milano molti uomini e donne vivono per strada. Non esiste tuttavia la
categoria degli ‘irriducibili’, che per scelta rifiutano di essere accolti in
strutture dedicate. Se qualcuno muore per strada è una ferita aperta per
tutta la città. A fronte di un evidente aumento negli ultimi anni del numero di
posti disponibili per l’accoglienza, risulta ancora necessario un miglioramento
della qualità dei luoghi e della competenza degli operatori del settore, sia del
pubblico sia del terzo settore accreditato.

Mi impegnerò per garantire residenze sussidiare più numerose e più


facilmente accessibili nelle diverse zone di Milano. Questa soluzione,
peraltro utile anche per altre situazioni di fragilità abitativa (minori e rom),
dovrebbe essere garantita attraverso l’incremento degli sportelli diffusi sul
territorio della città e accreditati dall’ufficio anagrafe del Comune di Milano.
Infatti, i centri attualmente attivi sono saturi e quasi tutti non accettano
nuoveiscrizioni.

Farò in modo, inoltre, di favorire luoghi di accoglienza notturna e diurna


più a misura di persona, di ridotte dimensioni e supportati da maggiore
qualità dei servizi (cure igieniche, cibo). Le dimensioni troppo ampie dei centri
di accoglienza generano di necessità meccanismi di rivalità e tensioni per chi
ha già una vita duramente segnata dal disagio. Al contrario, ambienti
‘domestici’ – supportati da personale in prossimità individuale con gli ospiti –
possono garantire una migliore risposta ai gravi bisogni di chi vive per strada.
La povertà merita non la mediocrità, bensì la qualità, che si garantisce
attraverso bandi centrati sul livello dei servizi.
Infine, dal momento che la vita in strada e il disagio psichico sono compagni
quasi inseparabili, mi impegnerò per implementare i servizi di psichiatria di
strada, a cui affidare il compito della diagnosi iniziale di inquadramento del
paziente, nonché il tentativo di guidarlo in un percorso verso i servizi
territoriali dedicati.
Fondamentale sarà anche supportare l’emersione del disagio psichico
nei quartieri, attraverso servizi di intercettazione qualificati, come i
custodi sociali supportati da una équipe multidisciplinare, in un’ottica di

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approccio globale alle persone in difficoltà.
àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Per chi vive in baracca

La presenza di baracche nelle periferie della città non è un fatto nuovo degli
ultimi anni, ma caratterizza decenni di storia cittadina. Nelle baracche
abitano uomini, donne, intere famiglie, spesso di recente immigrazione, che
faticano ad accedere al mercato della casa. In anni recenti, tra chi vive nelle
baracche è cresciuta in particolare la presenza dei rom romeni. Si tratta di
una presenza spesso ‘invisibile’ al Welfare cittadino: la mancanza della
residenza rende difficile occuparsi di questi abitanti di Milano. Tuttavia,
anche a livello cittadino si segnalano esperienze positive in merito al
superamento della vita in baracca.

Mi impegnerò perché siano garantiti agli abitanti delle baraccopoli, in


particolare ai minori, alcuni servizi fondamentali che riguardano la dignità
della vita. Ad esempio, si cercherà di assicurare il ritiro dell’immondizia,
spesso causa di tensione con gli abitanti dei quartieri in cui sorgono le
baracche. Proporrò inoltre che il Comune promuova le vaccinazioni e
monitori l’iscrizione e la frequenza a scuola di tutti i minori che vivono in
baracca, in quanto diritti fondamentali dei bambini, indipendenti dallo status
giuridico dei genitori. Per quanto concerne poi i servizi per i minori in età
scolastica, sarebbe opportuno valutare, come criterio d’accesso o di
definizione del punteggio nelle graduatorie, la frequenza delle scuole
cittadine.

Bisogna infine promuovere con forza l’interazione tra chi vive nelle baracche
e chi abita nei quartieri circostanti, valorizzando tutte quelle realtà (scuole,
parrocchie, associazioni, polisportive, centri di quartiere) che facilitano la
costruzione della rete dei legami. La relazione tra il microcosmo delle
baracche e il macrocosmo cittadino deve iniziare prima del drammatico

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momento dello sgombero.
Per chi fugge dalla
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guerra e dalla povertà


Anche Milano può fare la sua parte
I flussi migratori di uomini e donne che scappano da paesi in guerra o da
condizioni di vita inaccettabili non sono destinati a interrompersi. È un processo
ineluttabile perché la disperazione non si ferma davanti a niente. In questi ultimi
anni, seppure con numeri minori rispetto al passato, sono proseguiti iviaggi
attraverso il Mediterraneo, accompagnati da un altissimo numero di morti. A tutti
sono noteanche le tragedie di quanti hanno tentato (e ancora tentano) di
intraprendere la rotta balcanica

O di quanti attendono per anni un documento di


ingresso nei territori dell’Unione Europea,
intrappolati
senza scopo nel limbo dei campi profughi ai
margini dei nostri Paesi (emblematico il caso di
Lesbo).
Con la presa di Kabul da parte dei talebani e l’intero
Afghanistan sprofondato nella bufera della guerra
civile, saremo presto chiamati a fronteggiare
nuovamente ingenti flussi migratori, come già anni
fa quando scoppiò la guerra in Siria.

A quel tempo Milano ebbe la forza, il coraggio e la


generosità di accogliere nelle strutture cittadine
centinaia di migliaia di profughi, molti dei quali
minori, grazie alla virtuosa collaborazione tra
l’amministrazione comunale e una pluralità di
mondi dell’associazionismo e del Terzo Settore. È
tempo di fare lo stesso!

Infatti, se è pur vero che la governance dei flussi


migratori dovrebbe trovare maggiore spazio a
livello di politiche europeeattraverso l’attivazione
dei corridoi umanitari (come previsto dal
regolamento dei visti comunitari del 2009) e che a
livello nazionale vige la competenza esclusiva
statale in materia di immigrazione, anche gli enti
locali possono fare molto per fronteggiare la
situazione. 16
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Per chi fugge dalla


guerra e dalla povertà
Corridoi umanitari cittadini

Mi impegnerò dunque per proporre a livello cittadino l’attivazione di corridoi


umanitari dall’Afghanistan, riservati in primo luogo a quanti oggi rischiano la vita
per aver collaborato in passato con le strutture del nostro Paese, oltre che ai
profughi in condizioni di maggiore vulnerabilità, come le donne, ma anche le
famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità, perché possano
ottenere in tempi rapidi un ingresso legale sul territorio italiano con visto
umanitario e presentare in seguito domanda di asilo.

Sono certa che Milano saprà farsi carico di una quota di profughi accolti con un
corridoio umanitario cittadino, assegnando loro un alloggio dignitoso tra le case di
proprietà del Comune, provvedendo al sostentamento alimentare tramite il
servizio di Milano Ristorazione, favorendo l’inserimento dei minori nelle strutture
educative e scolastiche, avviando l’intero nucleo familiare all’autonomia abitativa e
lavorativa tramite la frequenza di corsi di lingua italiana e corsi di formazione
lavorativa. Un programma di accoglienza articolato e complesso di durata
biennale, che l’amministrazione potrà svolgere in sinergia con il Terzo Settore per
ridare speranza a quanti scappano dalla guerra in Afghanistan.

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àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM Per chi fugge dalla
guerra e dalla povertà

Gemellaggio Milano-Lesbo

Inoltre propongo un gemellaggio tra Milano e l’isola di Lesbo. Un atto simbolico,


ma non solo, per esprimere vicinanza a uno dei territori d’Europa dove da anni è
presente un campo profughi che ospita migliaia di giovani, donne e famiglie con
bambini di origine afghana. Si stima che i profughi afghani rappresentino oggi
circa il 45% del totale degli occupanti del campo di Lesbo: una ferita aperta nel
cuore dell’Europa, anche se non la sola (si pensi per esempio al campo di Lipa in
Bosnia Erzegovina).

Anche l’alleggerimento e il sostegno logistico a questi campi può rappresentare


una strada concreta per rispondere oggi al dramma dei profughi che da decenni
non trovano pace in Afghanistan.

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Per i nuovi milanesi
àttic artson al rep etercnoc etsoporP .atsuig ùip erpmes onaliM anu reP - enotnoP aizraM

in foto Marzia Pontone , da insegnante, esamina a fine anno una studentessa della scuola di lingua e cultura
italiana della Comunità di Sant'Egidio

A Milano gli stranieri residenti sono circa 250.000 e rappresentano


quasi il 20% della popolazione. Più della metà ha il permesso di
soggiorno di lungo periodo, segno di un progetto di vita a lungo
termine nella nostra città. Molti hanno avviato imprese e attività
lavorative autonome, mentre altri sono impiegati nei servizi alla
persona (badanti, baby-sitter, lavoro domestico). Italiani e stranieri
vivono negli stessi quartieri, frequentano le stesse scuole, fanno la
spesa negli stessi negozi. Questo però non basta. Bisogna insistere sul
versante dell’integrazione relazionale, fatta di rapporti, coinvolgimento,
partecipazione. Perché vogliamo crescere e cambiare insieme per
affrontare la grande sfida del futuro: costruire cittadinanza.
È mia intenzione favorire l’interazione tra stranieri e anziani, soprattutto
in quei quartieri di Milano dove abitano molti anziani soli (Corvetto,
Calvairate, Stadera, Selinunte, Mac Mahon, Quarto Oggiaro, Comasina,
Gallaratese). Il Comune potrebbe contribuire a formare gli stranieri
interessati in modo che possano poi supportare gli anziani nelle case per
l’assistenza diurna o notturna (anche a ore) e per svolgere piccoli servizi
(come fare la spesa, pagare le bollette in posta, andare in banca o al
mercato ecc.). Tali iniziative infatti, oltre ad accrescere la coesione sociale,
favoriscono anche nuove opportunità di lavoro.

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in foto Marzia Pontone ad una festa del Movimento "Genti di Pace" della Comunità di Sant'Egidio con gli anziani
dell'istituto Panigarola
Andranno inoltre studiate modalità di tutoraggio da parte dei giovani di
seconda generazione a sostegno degli adolescenti stranieri di recente
immigrazione, soggetti più di altri al fenomeno dell’abbandono scolastico.
In parallelo, andranno potenziati i corsi di italiano L2 per studenti
stranieri, a partire dagli Istituti professionali e tecnici, più frequentati dai
giovani di recente immigrazione. Aiutare i figli, in molti casi, è un modo per
aiutare le famiglie nella loro interezza.
Infine, dal momento che la città è tanto più sicura quanto più è forte la
coesione sociale dei suoi abitanti, sosterrò in ogni modo tutte le iniziative
che accrescano la fiducia tra le persone, rompano l’isolamento e
favoriscano la partecipazione alla vita cittadina. Assegnare spazi di
aggregazione alle comunità straniere, per svolgere attività culturali e
sociali, e favorire la nascita di luoghi di culto adeguati alle esigenze
delle diverse comunità religiose presenti sul territorio sono atti
indispensabili a offrire il giusto riconoscimento ai nuovi italiani, nonché a
renderli più presenti e partecipi di fronte alle sfide del vivere quotidiano
nella nostra città.

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Per chi ama i parchi e la
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natura

Le nostre città e in particolare le periferie sono troppo spesso luoghi privi di


natura. Città senza natura sono come mondi paralleli difficili da
comprendere e difficili da vivere. L’incremento e la diffusione di spazi aperti
e verdi, soprattutto nelle periferie, è un impegno che porterò avanti – sia nel
contesto cittadino sia a livello della città metropolitana – per consolidare un
sistema di aree naturali connesso ed efficace, capace di costituire una vera
e propria infrastruttura verde che assuma dignità pari alle infrastrutture
strategiche delle città.
Sono consapevole della grande importanza della green infrastructure in
termini ambientali. Ciò consentirà di costituire una città più resiliente,
capace di affrontare la sfida del global change. Sono parimenti consapevole
della grande importanza che questo concetto ha in termini culturali ed
educativi,di identità e di consapevolezza di vivere in una comunità.
Siamo chiamati a orientare la città mettendo in gioco una rete unitaria di
servizi ambientali, culturali, sociali ed educativi rivolti alle persone,
consapevoli che gli spazi aperti vanno valorizzati secondo tutte le loro
potenzialità come componente essenziale per favorire il miglioramento
della qualità della vita in città.
Sono convinta che il sistema delle aree aperte può diventare il motore di una
vera e propria rinascita per la nostra città in termini sociali, culturali, di
qualità ambientale.
Per questo propongo un grande progetto di valorizzazione e di messa in
connessione delle aree verdi di Milano e della città metropolitana. Un
progetto capace di interpretare pienamente le caratteristiche dei parchi,
mettendole in relazione con il tessuto sociale ed ambientale cittadino.
Propongo di istituire un tavolo di
lavoro trasversale, aperto a diverse
tematiche (tra cui welfare, urbanistica,
agricoltura, ambiente, sicurezza,
educazione, commercio, mobilità,
politiche sociali, cultura) che abbia al
centro la riflessione sulle aree aperte e
verdi, in modo da interpretarne più

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chiaramente le caratteristiche, l’uso
reale e potenziale.
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L’esito di questo lavoro di programmazione sarà quello di indirizzare i parchi


verso un utilizzo mirato, di valorizzarne l’efficacia di servizio a disposizione
dei cittadini, di costituire la comunità dei parchi di Milano, prevedendo una
governance più aperta e condivisa.
Si potrà pensare ad aree verdi a vocazione diversificata in funzione delle
esigenze e delle risorse sociali disponibili: per esempio, aree a particolare
vocazione naturalistica (aree wilderness), aree a vocazione ludica (dedicate a
spettacoli, ballo), aree a vocazione sportiva, aree a vocazione paesaggistica,
culturale, agricola, educativa, relazionale (aree di meditazione o di incontro,
aree per feste) e altro ancora.
Compito dell’amministrazione comunale sarà quello di guidare e facilitare
l’uso e la gestione delle aree aperte verso percorsi più responsabili e
ricchi,oltre che di realizzare quanto necessario alla valorizzazione dei servizi.
Immagino un progetto in progress, che – con la guida d’indirizzo
dell’amministrazione comunale – coinvolga i cittadini, le diverse comunità, le
associazioni, le società che si occupano della manutenzione del verde, il
tessuto produttivo privato. Si potrà sviluppare un’attività di comunicazione
specifica (ad esempio una mappa integrata di tutti i parchi e della loro
vocazione, censiti tramite una APP) capace di sottolineare le diverse funzioni
e caratteristiche dei parchi, invitando i cittadini alla visita e alla fruizione.

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Per chi ama Milano e la sua cultura
La cultura è un bisogno primario dell’uomo e la disseminazione di nuovi
orizzonti culturali è la strada per costruire una società più consapevole, più
giusta, più umana.
Nella Milano post pandemia appare
indispensabile spostare l’asse di questo
settore – in verità strategico per lo sviluppo
sostenibile della città e per il suo
posizionamento internazionale – dalla gestione
dei grandi eventi al coordinamento di una
pluralità di occasioni di crescita culturale
radicate in tutto il territorio, secondo la formula
della ‘città policentrica in 15 minuti’ e del
paradigma del ‘long life learning’.

La cultura dal centro deve trovare occasioni di disseminazione in tutti i


quartieri della città, e anche la nascente infrastruttura culturale cittadina
finanziata dal Recovery Fund (che nei prossimi anni vedrà Milano arricchirsi
della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, del Museo della
Resistenza e del Museo delle Arti Digitali) avrà, tra i suoi obiettivi, quello di
dialogare con i territori in una relazione di prossimità.

foto di repertorio rendering del futuro Museo della Resistenza.

Allo stesso tempo, sempre in tema di risorse del Recovery, il Comune di


Milano sarà chiamato in futuro a supportare tutte le istituzioni culturali
milanesi rispetto a tre asset strategici: la digitalizzazione (sviluppare siti
web e app efficienti e multilingue, ma anche ripensare i processi logistici e
amministrativi), la transizione ambientale (ridurre i consumi energetici e
riorganizzare lo smaltimento dei rifiuti), l’inclusione sociale (potenziare i
percorsi trasversali di crescita permanente per ridurre le disuguaglianze
sociali, ampliare il perimetro della cittadinanza attiva, dare spazio di

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accoglimento e partecipazione a ogni diversità e fragilità).
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In tale prospettiva, saremo dunque chiamati a innovare la città mettendo in


gioco una rete coordinata di servizi culturali orientati alle persone, che
interagiscano con la galassia dei servizi educativi e di welfare, anche in
materia di accesso alle fonti di finanziamento. Il coordinamento può
nascere però solo da una preventiva condivisione di visioni di medio-lungo
periodo e di strategie di crescita cittadina. Una richiesta forte da parte di
tanti operatori di settore è dunque quella di istituire tavoli permanenti di
coordinamento, ripartiti per settore, che vedano in dialogo perenne
l’amministrazione cittadina con le istituzioni pubbliche e private presenti
nella città, ma anche con le realtà indipendenti attive sul territorio e con una
rappresentanza dei lavoratori tutti del comparto della cultura.

Non andrà infatti dimenticato


che i lavoratori della cultura
hanno subito pesantemente
gli effetti della pandemia, ma
hanno saputo dare prova di
proattività e resilienza: il loro
apporto sarà dunque
determinante nel ripensare i
servizi culturali cittadini negli
foto di Andrea Cherchi, manifestazione dei bauli, piazza Duomo anni che verranno.

Milano, infatti, non ha bisogno di un direttore artistico, ma di occasioni di


condivisione e coordinamento nel settore cultura, facilitate
dall’amministrazione comunale. Inoltre, Milano potrà fare tesoro
dell’esperienza dei tavoli di lavoro anche per offrire uno spazio di ascolto e
partecipazione sul tema cultura ai suoi concittadini, per accoglierne e
interpretarne bisogni, proposte e suggestioni. Per la fase di rilancio post
pandemico, inoltre, tanti operatori di settore (in particolare del mondo dello
spettacolo) hanno segnalato la diffidenza del pubblico a tornare a fruire
dell’offerta culturale cittadina dentro spazi chiusi. Questo fenomeno, pur
comprensibile, si aggiunge alle limitazioni delle capienze massime degli
ambienti, rendendo di fatto insostenibili le nuove produzioni artistiche, tanto

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più per il rischio che questo stato di fatto perduri a lungo.
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Una proposta è dunque quella di varare una campagna di comunicazione


mirata, per rassicurare il pubblico in merito all’organizzazione degli spazi
della cultura secondo gli standard di sicurezza vigenti in tema di normativa
emergenziale, e un piano di comunicazione integrato, creativo ed efficace,
per ingaggiare e coinvolgere nuovi pubblici, che affianchi alla comunicazione
web (gestita da YesMilano con personale dedicato in sinergia con quello dei
singoli istituti) anche forme di comunicazione tradizionale: sportelli
informativi, distribuzione di materiali cartacei, affissioni gratuite in spazi
dinamici e riservati ai singoli istituti, come già accade in altre città europee.

campagna di comunicazione

i luoghi della cultura sono sicuri


Inoltre, per sostenere la logica di una “città a 15 minuti” - quindi diffusa,
partecipata, di interazione fra le diverse discipline e i diversi segmenti
culturali – sarebbe importante incentivare i consumi trasversali e la
circolazione inedita dei pubblici, allargando per esempio il sistema di
convenzioni di “Invito a Teatro”, ma anche attuando nuove forme di
facilitazioni integrate (card o bonus), che consentano con un unico carnet
di biglietti per accedere contemporaneamente a musei, teatri, cinema,
palestre di ogni distretto culturale cittadino (a partire dai quattro già
individuati dall’amministrazione comunale, ma aggiungendone altri, come
per esempio il Polo Milano Sud). In parallelo, resta forte la richiesta (avanzata
anche da operatori turistici, oltre che culturali) di
istituire un biglietto unico integrato per tutti gli
istituti museali milanesi, afferenti a qualsivoglia
ico i titolarità. Dal Castello a Brera, dal Cenacolo a
o un use
tt ei m
lie Palazzo Reale, dal Museo del Novecento alla
Big ato d esi
r lan
eg
int mi Pinacoteca Ambrosiana, dalle Gallerie d’Italia al
MUDEC, in una parola ‘ovunque’ dovrebbe essere
possibile accedere ai luoghi che raccolgono le
collezioni museali cittadine
con un’unica card.
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Il Comune, parimenti, dovrebbe favorire


l’uniformità degli orari di apertura degli
Istituti museali cittadini e lo
scaglionamento dei giorni di chiusura,
garantendo che ogni giorno della settimana
resti aperta e accessibile parte delle
collezioni, in base alla logica distrettuale già
richiamata, nell’arco di fasce orari il più
possibili uniformi.
Parallelamente, sarebbe fondamentale offrire
(anche accedendo alle risorse previste dal
Recovery Fund per la digitalizzazione) un
accesso unico tramite portale web a tutti i
servizi culturali cittadini, per comunicare
insieme tutta l’offerta artistica milanese, in
italiano e in traduzione inglese, ma anche per
consentire di accedere a sportelli e biglietterie
on-line coordinati a livello cittadino (anche con
offerte last minute).

Per rafforzarci a livello nazionale e internazionale come “sistema cultura


Milano” sembra infatti indispensabile muoverci adesso verso una
rielaborazione coordinata e integrata di tutti gli istituti e luoghi della cultura
della città, arrivando a ipotizzare un unico sistema di gestione degli accessi e
della bigliettazione, ma anche in futuro di servizi logistici e di base, come per
esempio le pulizie e le traduzioni in lingua straniera, da affidare a enti gestori
chiamati a operare trasversalmente nella città, indipendentemente dalla
titolarità dei singoli istituti.

Il posizionamento strategico di Milano città della cultura a livello nazionale


e internazionale sembra richiedere anche il ripensamento del sistema dei
palinsesti e delle weeks. L’offerta culturale cittadina è stata, negli anni pre-
covid, estremamente ricca, soprattutto sul versante quantitativo. In epoca
post-covid, data la scarsità di risorse, è forse preferibile indirizzare la città
verso selezioni artistiche più mirate, capaci di attrarre pubblici nuovi.

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In pratica, si tratta di spendere in modo coordinato le poche risorse


disponibili.

E dunque, più che riproporre a scopo


comunicativo grandi contenitori di
raccordo per moltissime iniziative già
previste a costo zero, sembra utile
confrontarsi con anticipo almeno
biennale tra tutti i settori della cultura,
attraverso lo strumento dei tavoli
permanenti, per convergere su temi
condivisi e puntuali in modo
sinergico, e su questi far confluire le
risorse.
Per risultare competitivi anche a livello internazionale, inoltre, sarà
importante innalzare il livello dell’offerta culturale cittadina, attraverso
proposte coordinate e di rete (come per esempio cartelloni e festivals
delle arti), da condividere tra tutti gli stakeholders di settore già in fase di
programmazione congiunta, in modo da accedere anche a linee di
finanziamento nazionali ed europee.

Del resto, l’intero settore cultura del


Comune di Milano sarà chiamato a un
costante ripensamento delle modalità
di lavoro per progetti, in sinergia con il
privato convenzionato, ma anche con
altre direzioni dello stesso Comune (a
partire dalle Direzioni Educazione e
Politiche Sociali), proprio per accrescere
la competitività nel partecipare a bandi
di livello sovracomunale.

In questa ottica, non andranno considerate attrattive solo le proposte


progettuali delle grandi istituzioni culturali: tutte le proposte culturali
qualificate possono trovare un segmento di fruitori, e quindi attrarre

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finanziamenti.
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In particolare, andranno valorizzate le proposte che attengono alla


creatività contemporanea (brand milanese per eccellenza nel settore
cultura), nella logica di una attività culturale diffusa su tutto il territorio
cittadino.

Andrà dunque incentivata la rete di street


art di periferia, attraverso installazioni
artistiche come i murales (ma non solo) che
sappiano interpellare i territori, favorendo la
partecipazione dei cittadini alla costruzione
della memoria identitaria del quartiere, e
parimenti innovando il tessuto urbanistico
per dare vita a una città-museo di arte
contemporanea a cielo aperto, dove ogni
spazio suscita nuove esperienze di
educazione permanente intergenerazionale,
a partire dai quartieri posti ai margini del
cuore pulsante della vita culturale cittadina,
per una città realmente policentrica, a partire
dalla vitalità creativa dai suoi luoghi della
foto di un murales degli "Ortica Noodles"
cultura.
sulla storia della cooperazione

Sarebbe anche interessante se Milano


incentivasse la presenza della danza nelle
programmazioni teatrali e valorizzasse
accademie di danza poco note a livello
cittadino, per rendere attrattivi anche quartieri
più periferici della nostra città per pubblici
locali e per il turismo nazionale e
internazionale. In tal senso, sarà utile
procedere di concerto con i Municipi a una
mappatura (con conseguente piano di
sviluppo) degli spazi polifunzionali della
cultura, accompagnata dal ripensamento del
sistema di concessione degli immobili di
proprietà comunale e del sistema di sostegno
ai luoghi della cultura.
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Ma, se da una parte è fondamentale assicurare la presenza di offerte


culturali qualificate e luoghi della cultura dotati di identità propria su tutto il
territorio cittadino, a partire dalle periferie, è parimenti importante
continuare a favorire la frequentazione dei grandi luoghi della cultura
cittadina, storicamente ubicati in centro, da parte di tutti i milanesi (a
partire dai più fragili), invitati a conoscere – anche con la mediazione di
operatori di settore – il cuore pulsante della propria città, ma anche ad
approfondire i temi della memoria identitaria dei quartieri e delle comunità
che li abitano.
Pensiamo per esempio a luoghi come il Memoriale
della Shoah e il Giardino dei Giusti, che
raccolgono le più profonde e vissute memorie
storiche, umane e civili della nostra città,
oppure a istituti culturali come gli archivi, scrigni
del passato che potranno aprirsi sempre più ai
territori, fino a diventare presidio urbano e sociale
di quartiere

(come gli archivi di architettura del


Novecento che troveranno spazio al CASVA
al QT8, intrecciando il brand “Milano città
dell’architettura contemporanea” con la
rigenerazione di un intero quartiere nato sulla
base di un innovativo progetto urbanistico
post-bellico).

Infine, dal momento che la cultura accompagna la crescita e la


formazione permanente di tutti noi (bambini, adolescenti, anziani,
migranti, uomini e donne nella piena maturità), è fondamentale
continuare a sostenere la rete di strutture comunali disseminate sul
territorio, in primo luogo le biblioteche di pubblica lettura, che
storicamente hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora un argine
forte contro il rischio di marginalizzazione di molti quartieri della nostra
città.
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Le biblioteche sono nodi importanti della


rete del benessere urbano e possono
utilmente intercettare altri mondi, come
quello della prima infanzia (si vedano
iniziative come Nati per leggere) o di
quanti affrontano le sfide di una vita con
In foto biblioteca Gallaratese, foto di repertorio.
disabilità (come i non vedenti).
Rafforzare questo segmento culturale significa dunque rafforzare anche i
servizi di inclusione sociale che possono utilmente fare perno sul sistema
bibliotecario urbano esistente, favorendo il modello di sviluppo sostenibile
del long life learning degli individui e della comunità tutta. È una città che si
rinnova nel quotidiano rinnovarsi dei suoi abitanti, a qualunque età e ceto
sociale appartengano. È una città che si rinnova attraverso la dimensione
trasversale della cultura, capace di animare i luoghi e costruire nuove reti di
socialità.

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