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IL CIRCO DELLE PULCI

di aRcolista anonimo

Avendo vissuto una manciata di mesi in Germania, ci tengo a smentire un luogo comune: i tedeschi
non sono assolutamente più fiscali di noi. Lo sono diversamente. Mi spiego: tu arrivi a prove un
minuto dopo dell'inizio, e vieni umiliato di fronte a tutta l'orchestra, se non addirittura cacciato via
in malo modo. Hai bisogno di una firma di un insegnante su una lezione che magari non hai
frequentato, o devi fare un esame in sessione straordinaria? Assolutamente nessun problema.
Checché se ne dica, i tedeschi non sono per niente formalisti. Gli orari devono essere rispettati al
secondo per una questione di ordine, di collegamenti, di organizzazione, di sfasature, di
ottimizzazione che va a incidere sull'effettiva qualità di un progetto. Per quanto riguarda il resto, la
differenza con l'Italia è una ed è grande: la fiducia. Ci si fida l'un l'altro perché è insito nella cultura
tedesca. Per questo i contratti sono generalmente di una paginetta invece delle mille pagine italiane
che citano codici e codicilli, e per questo se un docente ti deve fare un esame in sessione
straordinaria lo fa, per il semplice motivo che non ha ragione di non farlo.
Il punto è che in Germania si è dotati di quello che noi chiamiamo “buon senso” ma che gli inglesi
chiamano più appropriatamente “senso comune”, e fanno bene perché rende meglio l'idea. Ovvero:
è evidente a tutti che certi casi sono diversi da altri, e quindi così vanno trattati. E' evidente che io,
avendo cominciato un corso al secondo semestre perché in Germania sono sfasati rispetto all'Italia,
necessito di un esame diverso. E' evidente che, se sono studente fuori sede, lavori per mantenermi e
quindi ho bisogno della massima elasticità sugli orari, e così via.
Ora, sbizzarriamoci a parlare dell'Italia, che mi diverte così tanto. L'Italia è quel paese così
simpatico che, se ci sono due leggi che si contraddicono, ti obbliga a rispettarle tutte e due. Faccio
un esempio immediato noto a tutti: le produzioni di orchestra che cozzano con le lezioni di
strumento/musica da camera/impanaturadellatrotadischubert. Se l'alunno va alle suddette lezioni, il
direttore d'orchestra si incazza perché ha il concerto tra due giorni e sta provando con un trio d'archi
al posto dell'orchestra. Se l'alunno va ad orchestra, l'insegnante, per esempio, di strumento o di
musica da camera, si incazza non tanto per l'orgoglio di un allievo che gli preferisce un'altra
materia, ma perché gli viene tolta un'ora da inserire in monte ore. Risultato, faida tra insegnanti e
l'alunno in mezzo come uno scemo.
Altra storia mirabolante, e ritorno al mio erasmus: ho dato un paio di esami in Germania che ancora
oggi non so se mi siano stati riconosciuti o no perché, nonostante io abbia sia un documento
timbrato dall'hochschule che certifica sia il voto che i crediti assegnati, sia un verbale dell'esame
che espone gli argomenti chiesti firmato dal sottoscritto e dal docente, in ufficio produzione
volevano pure le ore di frequenza firmate dal docente del corso (che non avevo perché quando ho
deciso di portare il foglio presenze a far firmare alla fine del corso la docente era già in spiaggia e ci
sarebbe rimasta per almeno 3 mesi), perché “se non frequenti le ore come le frequenteresti in Italia
non possiamo equipararti il corso come in Italia”. Domanda legittima: ma a voi cosa ve ne frega?? Il
docente mica lo pagate voi! Questa è la fiducia (e il buon senso) delle segreterie italiane.
Qui arriviamo a un tema caldo che mi sta particolarmente a cuore: i corsi dei nuovi ordinamenti! In
particolare, la frequenza a suddetti corsi. Ora, la Germania, col suo buon senso e la sua fiducia ci
insegna che se una tassa di conservatorio costa 1100€ all'anno più 140 di ESU e 21 di tasse
nazionali, ovvero circa 1260€, lo studente poveraccio dovrà lavorare per pagarsi queste tasse, a cui
vanno aggiunti affitti nei casi peggiori e nei casi migliori il treno che comunque non costa tanto di
meno. Con lo stesso buon senso, i professori italiani, nella grande maggioranza dei casi (almeno
dove studio io) pur di non farti firmare l'agognata ora di frequenza che lo studente lavorando non ha
potuto seguire, e con la quale arriverebbe al fatidico 66% delle presenze necessarie per conseguire
l'esame, si venderebbero la loro madre. I motivi sono diversi: a volte le segreterie fanno addirittura
dei controlli incrociati e se scoprono che un allievo frequenta in un orario due corsi insieme fa il
finimondo. A volte è questione di orgoglio: se tu non frequenti il mio interessantissimo corso di
“crisi depressiva della semibiscroma ignorata dai più”, te la devo far pagare. A volte, però, c'è da
chiedersi se molti di questi inutili corsi non siano lì pur di dare da lavorare a titolari di cattedra dei
vecchi corsi che non vedono l'ora di arrotondare gestendo anche corsi del nuovo ordinamento pur
non avendone la minima competenza. Ecco quindi che si arriva a vette altissime come un pianista
accompagnatore che essendo anche un modesto compositore tiene un corso di semiografia di
musica contemporanea (materia già di per sé idiota visto che il 90% dei brani contemporanei
dispone di legenda accurata) di cui non capisce niente, compositrici che tengono corsi di acustica
musicale senza lo straccio di una laurea in fisica acustica (e di conoscenze tout court) e così via.
Insomma, un circo, in pieno italian style fatto di nani e ballerine. I nostri, più che
conservatori, oltre che a circhi, a volte sembrano pure un po' manicomi per quanto riguarda la
burocrazia, e un po' centri di recupero sociale per i casi umani che vi si trovano come docenti (e
allievi, pure).

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