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Christoph Ransmayr è uno degli scrittori austriaci più conosciuti contemporanei.

Nasce il 20 marzo 1954 a Wels ( Alta Austria) . Conduce studi di etnologia e filosofia a Vienna. Collabora
inizialmente con diverse riviste, diventa poi nel 1982 uno scrittore di professione .

Tra le sue opere più importanti troviamo: Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre (1984) ; Il morbo Kitahara
(1995) ma il suo capolavoro è considerato Die Letzte Welt (1988) —> il mondo estremo

Dopo i suoi più grandi lavori, ha ricevuti molti riconoscimenti e vinto molti premi a livello internazionale.

Ransmayr era un grande viaggiatore, il motivo del viaggio è infatti presente in tutte le sue opere.

Il suo romanzo “Il mondo estremo” ha riscosso molto successo, è stato ristampato già 19 volte e la prima
traduzione italiana è stata pubblicata già l’anno successivo nel 1989.

Il romanzo è suddiviso in 15 capitoli e racconta la storia di Cotta alla ricerca di Ovidio e delle Metamorfosi.

Cotta arriva a Tomi via nave. Descrive nel dettaglio una città in decadenza, città post-industriale. Arriva a
Tomi per cercare Ovidio, che a Roma veniva definito morto. Si sostiene che Ovidio (chiamato “nasone”) si
trovi a Trachila dove non trova nessuno se non Pitagora (servo di Ovidio). Cotta ha il desiderio di trovare le
metamorfosi (opera di Ovidio andata perduta). Ovidio è in esilio a causa della censura. Il compito di Cotta è
quello di trovare le metamorfosi anche se non trova Ovidio. Pitagora non sa dove il suo padrone sia finito.
Da questo punto in poi inizieranno alcuni flashback nei quali Cotta darà delle informazioni circa la
situazione politica e sociale di Roma, tra cui anche la censura che ha costretto Ovidio all’esilio e le
motivazioni che hanno spinto cotta ad andare a Tomi.

Cotta passa la notte là e fugge di nuovo verso Tomi in preda al delirio febbrile. Lungo la strada crede di
vedere Nasone, ma è Batto. Ritorna a Tomi che stranamente è in festa, si festeggia il carnevale

A tomi, Cotta consce Eco fanciulla molto bella però sfregiata da una piaga . Egli si invaghisce di questa
ragazza e le chiede informazioni circa Ovidio, ma riesce ad ottenere molte informazioni solo circa la città.

Specialmente con Eco, Cotta vivrà molti saranno flashback per portare l’attenzione a Roma. Eco però
sparisce dopo una tempesta.

Rimasto solo, Cotta ritrova Pitagora, che però si era dimenticato lui. Decide di accompagnare poi il servo a
Trachila e viene a sapere che la tessitrice Aracne immortala i racconti di Nasone nei suoi tappeti con
raffigurazioni del cielo e degli uccelli. Attraverso una visita di Arachne a Cotta viene l'idea che le
Metamorfosi siano una storia della natura.

Agosto porta con sé un'estate calda e molti insetti nocivi. Come appare la Argo, gli abitanti comprano molte
delle mercanzie portate. Fama finalmente ottiene il suo episcopio. Gli abitanti sono affascinati, in
particolare Battus è ossessionato dall'oggetto. Una notte Battus si trasforma in pietra di fronte all'episcopio.

Thies e Tereus cercano invano di revocare la metamorfosi del BAttus pietrificato. Dopo tentativi senza esito
Fama, piena di rabbia, si chiude nel suo negozio, e lo lascia solo dopo otto giorni, durante i quali adorna
Battus. All'inizio il pietrificato è una sensazione, ma a poco a poco gli abitanti si abituano a lui. Cotta allora,
dopo lungo tempo passato nella casa del cordaio dove strani sogni lo avevano perseguitato, si incammina
verso Trachila, per trovare Naso.

Cotta sta viaggiando fra i monti alla volta di Trachila. Il viaggio faticoso lo porta al limite delle sue forze. In
seguito ad una deviazione si ritrova nella città distrutta di Limyra e vi rimane per la notte. Il giorno dopo si
rimette in cammino deciso in direzione di Trachila e la raggiunge.

Cotta torna a visitare le rovine di Trachila. Qui vede Naso e Pitagora. Quando si accorge che si tratta di una
illusione, crede di essere diventato matto e cade in disperazione. Vaga per due giorni fra le macerie della
città e infine ritorna indietro a Tomi. Gli abitanti delle montagne si rifugiano in città scappando da slavine di
pietre. Mentre Tomi diventa sempre più selvatico, Cotta si prende cura della casa del cordaio e riordina i
pezzi di stoffa trovati lì con le storie di Naso. Inoltre passa molto tempo nel negozio di Fama, che gli
racconta le storie dei singoli abitanti. La città di Tomi completa l'intera metamorfosi a foresta vergine. La
sorella di Procne, che era creduta morta ritorna indietro, la sua lingua è stata strappata dal macellaio
Tereus, per cui lei ora è muta. Quando una notte Tereus torna al villaggio, trova suo figlio Itys morto. Per
Tereus è certo che l'assassino può essere solamente sua moglie. Quindi decide di trovarla per ucciderla.
Quando la trova, Tereus, Procne e gli altri abitanti di Tomi si trasformano in uccelli.

In conclusione Cotta capisce il significato delle metamorfosi perché non vi sono più esseri umani, ma hanno
tutti assunto nuove sembianze. Sparisce dunque tra le montagne.

Il Finale dunque è aperto, lasciando libertà di interpretazione e sottolineando la mancanza di un vero e


proprio centro narrativo. Soprattutto l’opera pone moltissimi interrogativi:

Innanzitutto è in dubbio se si faccia riferimento all’età classica o alla modernità. Vi sono sicuramente molti
elementi che rimandando all’età classica:

- Tomi si riferisce alla città di Costanza, così denominata però per conferirle classicità
- La nave è denominata Trivia cioè l’antico appellativo della dea Diana
- Sappiamo che la narrazione avviene tra 18-19 d.C (dopo l’anno della morte dell’imperatore Augusto
citata nell’opera)

Al tempo stesso però vi sono elementi che rimandano alla modernità:

- La presenza del riscaldamento in camera


- La presenza della fermata dell’autobus
- Presenza di una chiesa
- Presenza della figura del proiezionista

Inoltre possiamo porci delle domande sul genere dell’opera, che in realtà sembra essere un ibrido. Dunque,
come tutte le opere della post-modernità, può essere definito come una commistione di più generi :
romanzo d’avventura, detective fiction, bildungsroman e fantasy. Inoltre è possibile definire l’opera anche
come romanzo politico visti i continui riferimenti alla situazione socio-politica di Roma.

Il motivo centrale dell’opera può essere definito la ricerca della conoscenza. In particolare vengono posti
degli interrogativi circa l’esistenza di qualcosa di universale da conoscere. La risposta ovviamente è no, in
quanto la narrazione porta a pensare che è impossibile riferirsi ad un’unica realtà.

Inoltre un altro elemento importante dell’opera è la visione pessimistica della realtà. La si può notare dai
personaggi tra cui vi è mancanza di esempi positivi. Infatti vengono descritti solo personaggi anaffettivi e
cinici, dominati dall’egoismo e dalla violenza. In particolare vi è l’assenza di rapporti interpersonali ‘veri’ e di
sentimenti ‘nobili’. La condizione umana viene quindi considerata come imperfetta e sofferente e la
metamorfosi è concepita come liberazione.

Altra caratteristica fondamentale dell’opera è l’intertestualità, vi sono continui riferimenti ad altri testi in
particolare alle Metamorfosi di Ovidio. Possiamo addirittura dire che i personaggi dell’opera hanno la loro
origine nel mito, anche se assistiamo ad un processo inverso. Nel caso dell’opera di Ovidio i personaggi
seguono un andamento che va dal caos all’odine, mentre nell’opera di Ransmayr i personaggi seguono un
andamento che va dall’ordine al caos.

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