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Continuò inoltre l'opera dei suoi predecessori nel tentativo 1º settembre 1715 (72
di creare uno Stato sempre più centralizzato governato anni)
direttamente dalla capitale: Parigi. Cercò di eliminare gli Incoronazione 7 giugno 1654
ultimi resti dell'antico feudalesimo medievale persistente in
Predecessore Luigi XIII
alcune parti della Francia con il trasferimento dal 1682
della corte intera alla reggia di Versailles, il grande palazzo Successore Luigi XV
da lui fatto realizzare in aperta campagna con il preciso Conte di Barcellona
tutti gli eredi intermedi gli erano premorti: suo figlio Luigi,
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il Gran Delfino, il primogenito del delfino Luigi, duca di italiano: Luigi Deodato
Borgogna e anche il figlio di questi, Luigi, duca di Bretagna di Borbone
(fratello maggiore di Luigi XV).
Nascita Castello di Saint-
Germain-en-Laye,
Saint-Germain-en-
Indice Laye, Regno di
Francia (oggi
Biografia
Infanzia e reggenza di Anna d'Austria Francia), 5 settembre
Istruzione 1638
Erede miracolato Morte Reggia di Versailles,
Fronda Versailles, Regno di
Matrimonio con Maria Teresa d'Asburgo Francia (oggi
Regno autocratico e riforme Francia), 1º settembre
Presa di potere e eliminazione di Fouquet 1715 (76 anni)
Obbedienza delle province Luogo di Basilica di Saint-
Colbert e creazione del Consiglio reale delle sepoltura Denis, Saint-Denis,
Finanze (12 settembre 1661) Parigi
Creazione della moderna polizia Casa reale Borbone
Fondazione dell'Ospedale Generale di Parigi (27 Dinastia Capetingi
aprile 1656)
Padre Luigi XIII di Francia
Politica estera dei primi anni (1643-1672)
Tradizionale alleanza anti-asburgica Madre Anna d'Austria
Prime guerre nei Paesi Bassi Coniugi Maria Teresa
Culmine della potenza (1672-1697) d'Asburgo
Politica estera Françoise d'Aubigné
Affari interni Scarron, marchesa de
Revoca dell'Editto di Nantes Maintenon
Lega di Augusta (1683-1715)
Cause e conduzione della guerra Figli Luigi
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Biografia
Figlio di Luigi XIII di Francia e di Anna d'Austria, Luigi nacque il 5 settembre 1638 nel castello di
Saint-Germain-en-Laye. La nascita fu considerata eccezionale e miracolosa, essendo avvenuta dopo
23 anni di matrimonio trascorsi senza che la regina avesse partorito alcun figlio o figlia e dopo quattro
aborti spontanei, tanto che il padre gli conferì il nome di Luigi Deodato[1], poiché la sua venuta al
mondo fu vista come una grazia del Cielo. Luigi XIII e sua moglie Anna ebbero inoltre un secondo
figlio, Filippo, duca d'Orleans, nato nel 1640.
Aveva quasi cinque anni quando il Re suo padre morì improvvisamente e Luigi venne chiamato a
ereditare il trono di Francia, venendogli affiancata la madre che gestì de facto il potere assieme al
Primo Ministro, il cardinale Giulio Mazzarino. Questi resse le sorti della Francia per molti anni e fu
così influente che solo alla sua morte, avvenuta il 9 marzo 1661, Luigi poté assumere effettivamente i
poteri.
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Luigi XIII, però, prima di morire, si premurò che Anna non fosse sola a
governare come reggente per il figlio primogenito Luigi XIV, e pertanto
predispose che ella si dovesse avvalere di un consiglio di reggenza del
quale venne comunque messa a capo sino a che il figlio non avesse
raggiunto la maggiore età.
Istruzione
Oltre alle proprie funzioni ministeriali e governative, Mazzarino fu tutore di Luigi XIV e a partire dal
marzo del 1646 si prese la responsabilità della sua istruzione e di quella di suo fratello Filippo, avendo
come vice-governante il Maresciallo de Villeroy. Il re e suo fratello si recarono quindi spesso anche
all'Hôtel de Villeroy, non lontano dal palazzo reale. Luigi XIV strinse amicizia anche col figlio del
maresciallo, François de Villeroy.
Malgrado gli sforzi dei suoi diversi precettori (l'abate Péréfixe de Beaumont nel 1644, François de La
Mothe Le Vayer a partire dal 1652), l'educatore con cui ebbe maggior intesa fu senza dubbio Pierre de
La Porte, suo primo valletto di stanza, che egli stesso nominò suo lettore di testi storici[3], che gli tenne
corsi di latino, storia, matematica, italiano e disegno, sebbene Luigi non sia mai stato uno studioso
modello.
Seguendo l'esempio di Mazzarino che era stato un notevole collezionista d'arte del suo tempo, Luigi
XIV si dimostrò sempre molto sensibile alla pittura, all'architettura, alla musica e soprattutto alla
danza che per l'epoca era considerata essenziale per l'educazione di un aristocratico: si esercitò infatti
nella danza per due ore al giorno dai 7 ai 27 anni[4]. Ebbe anche un'educazione sessuale
straordinariamente moderna per l'epoca: sua madre predispose che la Baronessa di Beauvais
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(soprannominata "Cateau la
Borgnesse") si "accertasse" se
e quando il Principe avesse
raggiunto la maturità
sessuale .
[5]
Erede miracolato
L'allarme più grave durante il suo regno fu a ogni modo il 30 giugno 1658, quando il re subì una grave
intossicazione alimentare (causata da acqua infetta) da cui derivò una febbre tifoidale. L'8 luglio di
quello stesso anno ricevette l'estrema unzione e iniziarono i preparativi per la sua successione quando
Guénaut, medico personale di Anna d'Austria, gli somministrò un emetico a base di antimonio e di
vino che "miracolosamente" guarì il re. Come riportò il segretario di corte Toussaint Rose, fu
probabilmente in quell'occasione che iniziò a perdere quasi tutti i capelli e a indossare la famosa
parrucca che divenne una vera e propria moda durante il suo regno.
Fronda
membri del parlamento non solo si rifiutarono di sottoscrivere questo atto, ma ordinarono anche che
il decreto finanziario promosso da Mazzarino venisse pubblicamente bruciato. Mazzarino, rafforzato
dalla notizia della vittoria di Luigi II di Borbone-Condé, principe di Condé, alla battaglia di Lens,
diede quindi ordine di arrestare alcuni membri del parlamento come dimostrazione della rinnovata
forza sui rivoltosi, ma la cittadinanza di Parigi insorse contro il governo. Dopo che i frondeur avevano
fatto irruzione nel palazzo reale, Anna e il piccolo Luigi XIV decisero di lasciare Parigi e di trasferire
altrove l'intera corte. Poco dopo la Pace di Vestfalia pose fine agli scontri in Francia.
Dopo la prima fronda (Fronda parlamentare, 1648-1649), scoppiò una seconda fronda, che coinvolse i
rappresentanti dell'aristocrazia (Fronda dei principi, 1650-1653). Questa seconda fase vide
l'insurrezione totale delle classi agiate, il che provocò danni anche maggiori della prima dal momento
che fu un periodo di sordidi intrighi e trame nascoste. Essa era condotta dagli aristocratici che
protestavano contro la centralizzazione del potere. Questa fronda venne guidata dai più alti nobili in
vista nella Francia dell'epoca, tra cui molti parenti dello stesso re Luigi XIV: Gastone d'Orléans, suo
zio paterno, Anna Maria Luisa d'Orléans, duchessa di Montpensier (la Grande Mademoiselle) cugina
del re e figlia di Gastone, Luigi II, principe di Condé, Armando di Borbone, principe di Conti, Anna
Genoveffa, duchessa di Longueville ed Enrico d'Orléans, duca di Longueville, oltre a Francesco di
Vendôme, duca di Beaufort e i discendenti di altre dinastie nobili francesi come Federico Maurizio de
La Tour d'Auvergne-Bouillon, duca di Bouillon, e suo fratello il famoso maresciallo di Francia, Henri
de La Tour d'Auvergne-Bouillon, visconte di Turenna, oltre a Marie de Rohan-Montbazon, duchessa
di Chevreuse e François VI, duca de La Rochefoucauld.
Con la maggiore età di Luigi XIV e la sua successiva incoronazione, i frondeur smisero le pretese di
rivolta in quanto miravano quasi esclusivamente a costituire loro stessi il comitato di reggenza del re e
non a spodestarlo dal trono. La fronda si concluse ufficialmente nel 1653, quando Mazzarino fece il
suo ritorno trionfale in Francia dopo un periodo di esilio.
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La reazione delle province francesi alla nuova politica del sovrano non tardò a farsi sentire e per
sedare le rivolte scoppiate in Provenza (a Marsiglia in particolare), il giovane Luigi XIV venne
costretto a inviare sul posto il Duca di Mercoeur per reprimerle. Il re prese il caso di Marsiglia come
capro espiatorio per dare un giro di vite alla situazione delle province nazionali e per questo, dopo
essere entrato in città il 2 marzo 1660, decise di cambiare il sistema comunale locale sottoponendolo
al parlamento di Aix. Altre proteste si ebbero in Normandia e nell'Angiò, che però vennero represse
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nel 1661. L'obbedienza "non venne più accettata, ma imposta".[9] Il potere del parlamento venne
quindi fortemente ridotto con il diritto di veto del sovrano su ogni iniziativa e con l'abolizione della
"suprema corte" nel 1665, concedendo ai parlamentari unicamente il diritto di rimostranza.
Colbert e creazione del Consiglio reale delle Finanze (12 settembre 1661)
Civile del 1667, conosciuta anche col nome di Code Louis, un codice di procedura civile valido e
uniforme per tutta la Francia, il primo a essere creato in questo senso. Esso riguardava i campi più
svariati come il battesimo, il matrimonio, le sepolture, la compilazione dei registri di Stato
(contrapposti ai registri della Chiesa). Il Codice Luigi giocò quindi un ruolo rilevante nella storia
legale della Francia e gettò le basi per il futuro Codice Napoleonico che Napoleone Bonaparte
promulgò agli inizi dell'Ottocento, a sua volta base essenziale per il costituirsi del diritto moderno;
esso inoltre ebbe il grande vantaggio di unificare la legge francese che in precedenza si suddivideva
come da tradizione in due parti: al nord vigeva la consuetudine (insieme di leggi non scritte appurate
per abitudine), mentre al sud vigeva ancora il diritto romano (ormai considerato antiquato e
fortemente frainteso). Inoltre riformò nel 1670, con l'Ordonnance criminelle, il sistema di procedura
penale al duplice scopo di unificarlo in tutto il regno e di limitare il potere dei vari Parlamenti, i quali
erano principalmente organismi giudiziari che col tempo avevano in qualche modo eroso la sovranità
dello stesso re. L'anno seguente, 1671, venne promulgato il Code Du Comerce, detto anche Code De
Savary, con la quale il re intendeva disciplinare la materia del diritto commerciale.
Un altro dei documenti legislativi famosi pubblicati da Luigi XIV fu il Grande Ordonnance sur les
Colonies del 1685, conosciuto anche col nome di Code Noir, che regolò la schiavitù, eliminò alcuni
abusi, garantì la proibizione della separazione delle famiglie di schiavi e limitò fortemente la schiavitù
dei bianchi (detta anche servitù a contratto).
Re Luigi XIV viene spesso descritto come un sovrano che desiderava "sapere tutto".[10] Quando il
regno del Re Sole ebbe inizio, "La Parigi del XVII secolo era quasi invivibile": ovunque nella capitale e
in diverse parti della Francia scoppiavano epidemie, incendi, inondazioni e condizioni di vita al limite
del sopportabile. La capitale del resto attirava le persone che speravano di vivere meglio a fianco dei
ricchi: truffatori, rapinatori, ladri, mendicanti, storpi, fuorilegge, senza terra e categorie di persone
svantaggiate. All'epoca di Luigi XIV era ancora perfettamente funzionante la Corte dei Miracoli (con
una popolazione stimata di 30.000 abitanti, ovvero il 6% della popolazione totale).[11]
Non bisogna dimenticare che Luigi XIV all'epoca viveva ancora a Parigi siccome non aveva ancora
costruito Versailles e, vedendo tutto ciò, si rese conto di quanto vi fosse da fare e per questo decise di
creare una moderna forza di polizia che venne affidata a Gabriel Nicolas de La Reynie. Questo nuovo
corpo d'azione permetteva agevolmente di affrontare tutte le situazioni criminose o le emergenze che
si fossero manifestate, fondendo in sé quattro diverse polizie che precedentemente operavano nella
sola capitale. La prima azione della nuova polizia fu quella di sgomberare la Corte dei Miracoli, ma
essa si occupò anche di segnalare le situazioni a rischio e aiutare il re nella pianificazione della città
(illuminazione pubblica, acqua corrente, ecc). Tra i casi che questa nuova polizia prenderà in
considerazione ricordiamo il complotto di Latréaumont (1674), e l'affare dei veleni (1679-1682).
Con un editto apposito datato al 27 aprile 1656, Luigi XIV si impegnò personalmente a trovare un
mezzo per sradicare l'accattonaggio, il vagabondaggio e la prostituzione nella capitale e la soluzione fu
l'istituzione di un ospedale generale che sovrintendesse e regolasse tutte le strutture sanitarie
parigine. La struttura venne progettata sul modello dell'Ospedale di Lione (Ospizio della Carità,
fondato nel 1624) e vi chiamò a lavorare i membri della Compagnia del Santissimo Sacramento. Esso
riunì tre storiche istituzioni della capitale: la Salpêtrière, l'ospedale di Bicêtre e quello di Sainte-
Pelagie.
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Dopo queste vittorie, Luigi XIV si trovò a capo della prima potenza militare e diplomatica dell'Europa,
ampliando il proprio regno a nord (Artois) e a sud (Rossiglione). Sempre sotto l'influenza di Colbert, il
re costruì una marina militare e ampliò il suo impero coloniale per la lotta contro l'egemonia coloniale
spagnola.
Dopo la morte dello zio di Luigi XIV, re Filippo IV di Spagna, nel 1665, il figlio di questi salì al trono
spagnolo col nome di Carlo II. Luigi XIV era tra i pretendenti del Ducato di Brabante, uno dei territori
dei Paesi Bassi governato dal Re di Spagna (ereditato per merito delle copiose parentele di Carlo V
d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico), dal momento che egli era divenuto il
marito di Maria Teresa d'Asburgo, sorellastra di Carlo II. Ad ogni modo, il trattato dei Pirenei,
concluso nel 1659 tra Francia e Spagna, aveva espressamente richiesto che Maria Teresa d'Asburgo
rinunciasse ufficialmente alle proprie pretese sulla corona spagnola in cambio del pagamento della
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somma di 500.000 scudi. Luigi disse che la somma non era mai
stata pagata, e la Francia, che godeva di grande considerazione
dopo la vittoria nelle guerre della fronda e nella guerra dei
trent'anni, ottenne il Ducato di Brabante.
L'area dei Paesi Bassi era però molto contrastata e Luigi XIV se ne
accorse molto presto. La figura politica più importante della
Repubblica delle Sette Province Unite dell'epoca, Johan de Witt,
Gran Pensionario, era spaventato dalle ambizioni di Guglielmo II
d'Orange (poi Guglielmo III d'Inghilterra al termine della
Gloriosa Rivoluzione), un principe olandese che mirava a privare
lo stesso De Witt del supremo potere sulla repubblica.
La Triplice alleanza, a ogni modo, non durò a lungo: nel 1670 Carlo II d'Inghilterra decise di entrare
in alleanza con la Francia e siglò il trattato di Dover; i due regni, assieme ad alcuni principi dell'area
del Reno, dichiararono guerra alle Province Unite olandesi nel 1672, dando il via alla Guerra franco-
olandese. La rapida invasione e occupazione di gran parte delle province dei Paesi Bassi, consentì a
Guglielmo III di riprendersi parte del potere su De Witt. Egli, infatti, si alleò con la Spagna e con il
Sacro Romano Impero. Questo fatto portò l'Inghilterra a siglare il trattato di Westminster nel 1674,
proclamando la pace tra Gran Bretagna e Paesi Bassi e siglando nel contempo il matrimonio tra
Guglielmo III e Maria, nipote del re Carlo II d'Inghilterra.
La Pace di Nimega aumentò ulteriormente l'influenza della Francia in Europa, ma non riuscì a
soddisfare le mire di Luigi XIV. Il re licenziò il proprio ministro Simon Arnauld, marchese di
Pomponne nel 1679, visto come insicuro nelle sue azioni e troppo pesantemente compromesso con gli
alleati. Luigi XIV decise quindi di non avvalersi più solo delle armi per ottenere i territori che gli
servivano, ma di utilizzare anche la legge e la diplomazia: a causa dell'ambiguità dei trattati del
tempo, Luigi XIV fu in grado di avanzare delle pretese sui territori ceduti in precedenza e sulle terre
che formalmente gli appartenevano.
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Politica estera
Affari interni
Negli affari interni, Luigi XIV riuscì a far divenire la Corona francese sempre più potente e gloriosa a
scapito dell'aristocrazia e del clero. Egli si prodigò per supportare il gallicanesimo, una dottrina che
limitava l'influenza del Papa in Francia, e dispose la costituzione dell'Assemblea del Clero a partire dal
novembre del 1681. Questa si rivelò solo un contentino provvisorio, in quanto già dal 1682 l'assemblea
venne sciolta anche se il monarca francese impose l'accettazione della "Dichiarazione del clero di
Francia", che metteva in contrasto ancora una volta il potere del Re di Francia con quello del Papa. I
vescovi, però, non potevano lasciare la Francia senza un assenso reale e nessun ufficiale di governo
poteva essere scomunicato per atti commessi mentre si trovava in carica. Inoltre il medesimo
documento dispose che non ci si potesse appellare al Papa senza l'assenso del Re. Il Re a ogni modo
accettò le leggi ecclesiastiche in Francia, anche se le bolle papali e le disposizioni pontificie in Francia
vennero dichiarate nulle senza l'assenso del monarca. La dichiarazione non venne accettata
ovviamente dal Papa.
Luigi ottenne anche una grande influenza sulla nobiltà francese coinvolgendola nell'orbita del suo
palazzo di Versailles. Egli calcolò che spendendo la maggior parte dell'anno tra le feste della sua corte,
sotto il suo diretto controllo, essi non si sarebbero curati dei loro affari politici e non avrebbero
tramato opposizioni contro la Corona. Solo rimanendo in contatto costante con lui, quindi, i nobili
avrebbero potuto ottenere i privilegi necessari per mantenere il loro stile di vita. Luigi XIV dal canto
suo intratteneva i visitatori con opere di straordinario lusso, ricchezza e opulenza al fine appunto di
addomesticare questa nobiltà, soprattutto dopo l'esperienza delle fronde che avevano animato i primi
anni del suo regno.
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Luigi XIV viene soprattutto ricordato per aver fatto costruire il Palazzo di Versailles, originariamente
una palazzina di caccia che venne per suo volere convertita in uno spettacolare palazzo reale che si
distinse ben presto come uno dei maggiori monumenti mai costruiti al mondo. Il palazzo attuale è
rimasto pressoché lo stesso che vide Luigi XIV a lavori completati, con l'eccezione della cappella che
venne ricostruita e ampliata nel Settecento. Egli trasferì ufficialmente tutta quanta la sua corte in
questo palazzo dal 6 maggio 1682. Luigi aveva molte ragioni per voler creare un simbolo del proprio
potere così unico e stravagante, per spostare significativamente la sede stessa della monarchia dalla
pericolosa Parigi verso le campagne del villaggio di Versailles. Anche se è luogo comune ritenere che
Luigi XIV odiasse Parigi, si può dire che a ogni modo non mancò di abbellirla con monumenti gloriosi
aiutandone lo sviluppo.[17]
Versailles era tutto il potere della Francia in quanto non solo il Re vi viveva ma qui avevano sede tutti i
ministeri e i principali organi di governo che non dipendessero dal parlamento che non a caso era
stato lasciato a Parigi, dal momento che con l'autocrazia di Luigi XIV esso aveva solo un valore
ipotetico e formale.[17] I nobili qui vivevano di pettegolezzi, giochi, feste, tanto cibo e bevande, oltre
ovviamente a quegli immancabili privilegi che Luigi XIV stesso creava per accattivare l'attenzione del
pubblico aristocratico e farlo anche entrare in lotta segreta al suo interno. Vi erano privilegi come
quello di reggere la candela al re mentre questi si recava nella sua stanza da letto, o ancora quello di
sedere a tavola col re o di assistere alla sua vestizione mattutina.
Madame de Maintenon, in origine protestante, si era convertita al cattolicesimo in gioventù ed era poi
divenuta una strenua persecutrice dei protestanti stessi. Luigi XIV revocò quindi l'Editto di Nantes
firmato da Enrico IV di Francia nel 1598 (che era stato già revocato e successivamente riconcesso dal
cardinale Richelieu durante il regno di Luigi XIII), con il quale si garantiva la tolleranza religiosa agli
ugonotti.
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Per raggiungere il suo scopo Luigi XIV emanò un nuovo editto nel marzo
del 1685 con l'ordine che esso avesse effetto anche nelle colonie francesi,
ed espulse tutti gli ebrei dai suoi possedimenti, proibendo così la pratica
di qualsiasi culto che non fosse quello cattolico. Nell'ottobre di quello
stesso anno, il Re proclamò l'Editto di Fontainebleau, che revocava
l'Editto di Nantes. Tutti i protestanti che non si fossero convertiti al
cattolicesimo venivano ufficialmente banditi dal Regno di Francia e i
bambini nati da famiglie protestanti vennero obbligati a convertirsi al
cattolicesimo. Molte chiese protestanti vennero distrutte.
Lega di Augusta
Questa azione di Luigi XIV fece però sì che molti stati tedeschi si schierassero con l'Impero. Luigi si
aspettava che l'Inghilterra, ora sotto il governo del cattolico Giacomo II, sarebbe rimasta neutrale. Nel
1688, però, la "Gloriosa Rivoluzione" depose Giacomo II e pose al suo posto sua figlia Maria II che
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Il Maresciallo de Luigi XIV d'altro canto supportò Giacomo II nel suo tentativo di
Luxembourg riottenere la corona inglese, ma il re scozzese venne sconfitto nella
battaglia del Boyne del 1690. L'anno successivo cadde l'ultima fortezza
giacobita di Limerick dopo la battaglia di Aughrim. I sogni di Giacomo II
di ritornare sul trono decaddero definitivamente.[22]
A ogni modo, malgrado la grandezza della coalizione opposta, le vittorie francesi non mancarono e
nelle Fiandre continuava a combattere Francesco Enrico di Montmorency-Luxembourg,
soprannominato "le tapissier de Notre-Dame" per il gran numero di bandiere nemiche catturate che
inviò a decorare la cattedrale di Parigi. Francesco Enrico vinse la battaglia di Fleurus (1690), la
battaglia di Steenkerque due anni dopo e la battaglia di Landen l'anno ancora successivo.
La guerra continuò sino a quando il Duca di Savoia non siglò una pace
separata con la Francia nel 1696 con l'obbligo di aderire alla coalizione
francese, il che procurò alla Francia altre truppe e un prezioso alleato. Luigi XIV all'assedio di
Namur del 1692
Trattato di Ryswick
Luigi riuscì a causare inoltre la dissoluzione della Grande Alleanza attraverso intrighi e maldicenze
che posero gli alleati l'uno contro l'altro in breve tempo. Riuscì così a fare in modo che agissero in
forze divise, sicuramente meno pericolose che non grandi coalizioni che coalizzavano più eserciti.
L'atteggiamento generoso della Francia nei confronti della Spagna sarà la base per i fruttuosi accordi
che seguiranno quando, alla morte di Carlo II, egli nominerà suo erede Filippo, duca d'Angiò, nipote
di Luigi XIV. L'influenza della Francia, anche dopo il trattato, rimaneva a ogni modo molto incisiva
negli affari della politica europea, a tal punto che Luigi XIV riuscì a proporre suo cugino Francesco
Luigi, principe di Conti per la corona polacca anche se l'operazione non riscosse il consenso di altre
potenze europee che proposero Augusto di Sassonia, che risultò incoronato come Augusto II di
Polonia.
Lo scontro però si riaprì dal momento che il giovane principe bavarese morì di morbillo sei mesi dopo
la sua candidatura e la casata reale spagnola, nuovamente, richiese un candidato valido per entrambe
le posizioni. Carlo II però prescelse il figlio minore dell'Imperatore Leopoldo, l'Arciduca Carlo.
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Ignorando questa mossa, Luigi e Guglielmo III siglarono nel 1700 il trattato di Londra, che consentiva
all'Arciduca Carlo di prendere il trono Spagnolo, i Paesi Bassi e le colonie spagnole. In cambio, Luigi
XIV avrebbe ottenuto i territori in Italia.[22]
Nel 1700 il morente Carlo II, prese decisioni molto importanti a proposito della successione al suo
trono. Egli intendeva seriamente impedire che la Spagna fosse unita alla Francia o all'Impero, ma
considerava la potenza militare della Francia più capace di preservare il suo impero nella sua
integrità. Nel proprio testamento, quindi, egli dispose che la corona spagnola fosse offerta al Duca
d'Angiò, figlio secondogenito del Delfino di Francia, e in caso di sua rinuncia la corona sarebbe
passata a suo fratello, Carlo di Borbone, duca di Berry e quindi all'Arciduca Carlo, figlio
dell'Imperatore Leopoldo I.[23] Se tutti questi principi avessero rifiutato la corona, essa sarebbe dovuta
essere offerta alla Casa di Savoia, imparentata alla lontana con la casata reale spagnola. Le condizioni
erano però le seguenti: chi accettasse la corona aveva l'obbligo di mantenere integro l'impero
spagnolo senza smembrarlo o cederne alcuna parte e doveva rinunciare alla successione alla corona
del proprio paese d'origine.
Luigi XIV si trovò così di fronte a una scelta difficile: egli avrebbe potuto accettare la partizione per
una possibile pace in Europa, oppure avrebbe potuto prendere possesso della Spagna intera alienando
le altre potenze europee. Luigi, all'inizio, assicurò Guglielmo III, Re d'Inghilterra, che avrebbe aderito
alla spartizione dei domini spagnoli. Ad ogni modo Jean-Baptiste Colbert, marchese di Torcy, nipote
del famoso ministro Colbert, consigliere di Luigi XIV, disse che se la Francia avesse accettato una
parte dell'eredità spagnola, la guerra con l'Impero sarebbe stata inevitabile e Guglielmo III, era ormai
chiaro che avesse firmato il trattato per evitare la guerra e non per farla, dal momento che non era
intenzionato ad assistere la Francia nell'ottenere i territori spagnoli. Luigi quindi capì che se la guerra
fosse nuovamente scoppiata, sarebbe stato più proficuo accettare l'intera eredità spagnola e
combattere una guerra difensiva. Quando Carlo II morì il 1º novembre 1700, Filippo, duca d'Angiò,
venne quindi proclamato Re di Spagna col nome di Filippo V.
La nomina di Filippo V venne quasi universalmente accettata. Filippo, a ogni modo, agì troppo
precipitosamente e nel 1701 promulgò l'Asiento al fine di permettere la vendita degli schiavi delle
colonie spagnole alla Francia, con un potenziale danno consequenziale al commercio con l'Inghilterra.
Luigi, dal canto suo, cessò i trattati con Guglielmo III d'Inghilterra e riprese a appoggiare le pretese
dell'erede dell'ormai defunto Giacomo II, Giacomo Francesco Edoardo Stuart al trono d'Inghilterra.
Inoltre, Luigi XIV inviò forze armate nei Paesi Bassi spagnoli al fine di assicurarsi che essi rendessero
il giusto omaggio e la giusta lealtà a Filippo V, fatto che venne visto dagli olandesi come una vera e
propria aggressione, tanto più che la Repubblica delle Sette Province Unite era pur sempre il paese
d'origine di Guglielmo III d'Inghilterra. Come conseguenza, si formò un'ulteriore Grande Alleanza che
comprese l'Inghilterra, le Province Unite, il Sacro Romano Impero e molti altri stati minori della
Germania. La diplomazia francese, dal canto suo, si assicurò l'alleanza di Baviera, Portogallo, e,
ovviamente, la Spagna di Filippo V.[24]
La successiva Guerra di successione spagnola continuò per la maggior parte del restante regno di
Luigi XIV, provocando enormi emorragie di denaro dalle casse francesi. Essa cominciò con la discesa
degli imperiali in Italia prima ancora che la guerra fosse ufficialmente dichiarata. La Francia riportò
molte iniziali vittorie, minacciando di prendere possesso di Vienna, ma le vittorie di John Churchill, I
duca di Marlborough e del principe Eugenio di Savoia mostrarono che ormai l'invincibile macchina da
guerra francese stava tracollando.
A seguito delle vittorie del Duca di Marlborough e del principe di Savoia nella battaglia di Blenheim,
la Baviera decise di ritirarsi dai combattimenti, venendo ripartita quindi tra Palatinato e Austria e
l'Elettore Massimiliano II Emanuele venne costretto ad andare in esilio nei Paesi Bassi spagnoli. Altra
conseguenza della battaglia di Blenheim fu la successiva defezione di Portogallo e Savoia che
passarono ad allearsi con l'Impero. Con la battaglia di Ramillies e con quella di Oudenaarde, le forze
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franco-spagnole vennero
ignominiosamente cacciate
dai Paesi Bassi spagnoli,
mentre con la battaglia di
Torino del settembre 1706,
Luigi XIV venne costretto
anche a ritirare le ultime
truppe rimastegli in Italia.
L'armata franco-spagnola guidata
dal Duca di Berwick sconfigge A seguito delle sconfitte
definitivamente le forze alleate La battaglia di Ramillies tra francesi
subite e delle grandi perdite
portoghesi, inglese e della e inglesi, il 23 maggio 1706
militari e finanziarie, la
Repubblica Olandese nella battaglia
Francia venne costretta a
di Almansa
cambiare la propria
posizione. Dal 1709 Luigi XIV era ormai indebolito nella sua
politica e dovette cedere tutti i territori conquistati, mantenendo
alla Francia i territori del trattato di Vestfalia, siglato più di sessant'anni prima. Malgrado questo gli
scontri continuarono.
La morte dell'Imperatore Giuseppe I d'Asburgo, succeduto al padre Leopoldo I nel 1705, portò nella
mente degli imperiali il grande progetto di riformare il grande impero di Carlo V grazie all'Arciduca
Carlo che era ora salito al trono col nome di Carlo VI d'Asburgo e che era tra i candidati del trono
spagnolo, sostenuto in questo dall'Inghilterra che tutto avrebbe auspicato, ma non l'unione di Francia
e Spagna. Nell'intenzione di riportare stabilità in Europa, Francia e Inghilterra firmarono un
concordato di pace.
Luigi XIV e Filippo V, inoltre, firmarono una seconda pace con Inghilterra e Province Unite nel 1713
che prese il nome di trattato di Utrecht. La pace con il Sacro Romano Impero venne siglata nel
trattato di Rastatt e in quello di Baden del 1714. Secondo quanto espresso nei documenti firmati, Luigi
XIV avrebbe ottenuto Landau e Friburgo come indennità di guerra, permettendogli di negoziare da
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una migliore posizione. Filippo V venne riconosciuto re di Spagna e delle colonie, mentre i territori
dei Paesi Bassi spagnoli e dell'Italia vennero ripartiti tra Austria e Savoia, mentre Gibilterra e Minorca
passarono alla Gran Bretagna.
Luigi XIV, successivamente, tornò ad appoggiare gli Stuart affinché tornassero sul trono della Gran
Bretagna, ravvivando l'astio già esistente, sviluppato soprattutto perché nei trattati di pace la Francia
aveva dovuto cedere all'Inghilterra le colonie di Newfoundland, Rupert's Land e Acadia nelle
Americhe, mantenendo per sé Île-Saint-Jean (oggi Isola del Principe Edoardo) e Île Royale (oggi Isola
del Capo Bretone); a ogni modo gran parte dei territori continentali erano devastati dalle guerre e
l'Inghilterra cercò di riprendere possesso dello storico Principato di Orange, di cui era originaria la
famiglia di Guglielmo III e che allo stesso tempo copriva il rilevante passaggio tra Alpi e Italia. Come
ultimo atto, l'Elettorato di Baviera venne restaurato e Massimiliano II Emanuele venne richiamato sul
trono.
I problemi legati alla successione e il cattivo stato di salute intristirono gli anni finali del suo regno.
Nel 1710, Luigi XIV aveva una grande famiglia e molti eredi legittimi: un figlio di 48 anni, tre nipoti
(tra cui Filippo V, re di Spagna) e diversi pronipoti oltre agli eredi più giovani della famiglia d'Orléans,
derivati da suo fratello Filippo. Ad ogni modo il sovrano perse quasi tutti i suoi eredi legittimi tra il
1711 e il 1714.
Nel 1711 il Gran Delfino morì di vaiolo a soli 49 anni, unico figlio maschio legittimo superstite di Luigi
XIV e della regina Maria Teresa; l'anno seguente vi fu un focolaio di vaiolo di cui morirono Luigi, duca
di Borgogna (figlio del Gran Delfino) assieme alla moglie Maria Adelaide di Savoia e al loro figlio
maggiore, il duca di Bretagna. Rimaneva, unico principe di sangue reale ed erede legittimo di Luigi
XIV, il figlio minore del duca di Borgogna, Luigi, duca d'Angiò, divenuto poi sovrano di Francia col
nome di Luigi XV. L'altro figlio del Gran Delfino, Carlo, morì anch'egli prima di Luigi XIV.
Dei figli del Gran Delfino, uno era divenuto re di Spagna con il nome di Filippo V di Spagna nel 1700
come risultato della Guerra di Successione spagnola, ma per ottenere tale trono aveva dovuto
rinunciare alla successione al trono di Francia in forza del trattato di Utrecht del 1713. In tutta
l'Europa, infatti, si era voluta evitare la fusione tra i due regni sotto l'unica corona dei Borbone di
Francia. Luigi XIV stesso aveva dovuto accettare questa condizione pur di vedere un Borbone sul
trono di Spagna e sostituirlo agli Asburgo che da secoli reggevano quel trono.[25].
Quando pertanto tutti gli eredi diretti di Luigi XIV vennero meno, ci si rese conto che invertire questa
promessa ufficiale di rinuncia al trono avrebbe necessariamente comportato il rischio di una nuova
guerra di successione e pertanto tale ipotesi venne scartata a priori.
Presagendo delle problematiche nella successione, quello che Luigi XIV voleva a tutti i costi evitare
era che salisse al trono suo nipote Filippo II d'Orléans (che comunque ebbe la reggenza per il piccolo
Luigi XV).
Il re decise allora, per ogni evenienza che si fosse presentata dopo la sua morte, di estendere il diritto
di successione ai due maschi sopravvissuti dei sette figli avuti dalla sua amante, madame de
Montespan, ovvero Luigi Augusto di Borbone, duca del Maine (1670-1736), e Luigi Alessandro, conte
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di Tolosa (1678-1737). Questa decisione violava le leggi fondamentali del regno che impedivano ai figli
illegittimi dei sovrani di ottenere il trono, ma pare che il Re Sole fosse fermamente intenzionato a
favorire innanzitutto la propria progenie diretta prima ancora che quella derivata da suo fratello.
La morte del re
A Luigi XIV succedette al trono il pronipote Luigi, Duca d'Angiò con il nome di Luigi XV; poiché aveva
solo cinque anni, fu posto sotto la reggenza (fino alla maggiore età nel 1723), del duca Filippo II
d'Orléans, nipote e genero del defunto Re Sole.
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Matrimonio e figli
Dalla moglie Maria Teresa d'Asburgo ebbe sei figli
che morirono tutti prima di lui:
Dopo la morte della regina, Luigi XIV sposò Luigi XIV e la sua famiglia dipinti come divinità romane
morganaticamente Françoise d'Aubigné, in un dipinto del 1670 di Jean Nocret. Da sinistra a
marchesa di Maintenon, dalla quale non ebbe destra: Enrichetta Maria di Francia, Filippo I, duca di
figli. Orléans ("Monsieur"), la figlia del duca Maria Luisa
d'Orleans, la moglie del duca Enrichetta Anna Stuart,
Amanti e figli la madre di Luigi XIV Anna d'Austria, Luigi XIV, suo
figlio Luigi il delfino di Francia, la regina Maria Teresa
d'Asburgo e Anna Maria d'Orleans, duchessa di
Luigi XIV ebbe molte amanti, alcune delle quali Montpensier ("la Grande Mademoiselle").
esercitarono un grande ascendente sulla vita
sociale e sulla cultura del loro tempo, tra cui
Françoise Athénaïs de Rochechouart de Montermart, marchesa di
Montespan e Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon († 1719)
che si era occupata, come governante, dei figli avuti dal re e dalla
Marchesa di Montespan e che il re sposò in segreto dopo la morte
della regina Maria Teresa, avvenuta nel 1683.
Dall'ultima amante ufficiale, la marchesa di Maintenon, il re non ebbe figli. Rimane il fatto che
quest'ultima fu quella più fortunata, perché Luigi XIV la sposò segretamente dopo la morte della
moglie. La marchesa divenne consorte morganatica e sostenne il sovrano negli ultimi anni di vita,
sopravvivendogli per quattro anni.
Alla figura di Luigi XIV vengono anche attribuiti numerosi flirt con molte altre donne e dame di corte
tra cui: Maria Mancini (nipote del cardinale Mazzarino), Olimpia Mancini, contessa di Soissons
(1655), sorella della precedente, Lucia La Motte-Argencourt (1657), Maria Enrichetta Stuart
d'Inghilterra (anche se Jean-Christian Petitfils riferì l'episodio come un caso di relazione
platonica[28]), Catherine Charlotte de Gramont, principessa di Monaco in quanto moglie del principe
locale, Bona Pons, marchesa d'Heudicourt (1665 o 1666), Anne-Julie de Rohan-Chabot, principessa di
Soubise (1674-1676), Marie-Elisabeth Ludres (1676-1677), Lydia de Rochefort-Théobon, Anne-Lucie
de La Mothe-Houdancourt.
Luigi XIV decise che come suo simbolo personale avrebbe scelto il
sole in quanto è la stella che dà vita a tutto. Inoltre questo
emblema rappresentava il simbolo dell'ordine e della regolarità.
Anche la sua giornata era scandita come il percorso giornaliero
del sole, dall'alba al tramonto, e coinvolgeva in questo anche tutti
i cortigiani che come immaginari pianeti dovevano gravitare Busto di Luigi XIV di Francia di Gian
attorno alla figura centrale del monarca. Lorenzo Bernini, 1665. Questa
statua è conservata nel Salone di
Per quanto riguarda una possibile tendenza del sovrano Diana nella Reggia di Versailles
all'egocentrismo, Madame de Maintenon riferì che Luigi XIV, che
nell'ultima parte della sua vita dovette affrontare diversi lutti
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susseguitisi in breve tempo tra cui quella dell'unico suo figlio maschio, vide questi eventi come una
questione tra lui e Dio. Ella spiegò di seguito: "Il re era così abituato al fatto che tutti vivessero per lui
che non avremmo potuto immaginare che sarebbe stato in grado di morire da sé".
Voltaire ricorda nella sua Storia del secolo di Luigi XIV un episodio del Re Sole. Louis Douvrier, un
noto "antiquario" dell'epoca, ebbe l'idea, in previsione del carosello del 1662, di assegnare un
emblema e un motto personali a Luigi XIV che non ne aveva. Lo stemma proposto fu quello di un
globo illuminato da un sole raggiante accompagnato dal motto latino nec pluribus impar ("non
inferiore alla maggior parte").[29]
Napoleone I, commentando il motto di Luigi XIV, il suo stemma e la
sua politica disse di lui: "Il sole non ha macchie? Luigi XIV fu a pari merito un gran re. Egli è stato
colui che ha riportato la Francia al rango delle prime nazioni. Solo Carlo Magno può essere
paragonato a Luigi XIV, in tutti i suoi aspetti."
Si ritiene che Luigi fosse un uomo bellissimo. Viene descritto come affascinante, con gli occhi azzurri e
di bellissima corporatura. È stato anche riferito però da molti che il re non eccelleva nel suo aspetto.
Nel 1956, Louis Hastier aveva derivato dalle dimensioni della armatura che era stata offerta a lui in
dono nel 1668 dalla Repubblica di Venezia, che il re non doveva essere più alto di 1,65 m. Questa
deduzione a ogni modo è stata a oggi molto contestata[30] dal momento che questa armatura era un
articolo cerimoniale e pertanto regolato sugli standard medi dell'epoca: essa non era destinata a
essere indossata in quanto anche da diversi ritratti si può intuire come Luigi XIV si portasse sul
campo di battaglia in parrucca e cappello di piume più che con pesanti e anacronistiche corazze.
Secondo altri l'aspetto di Luigi XIV era invece gradevole e la sua figura era ben proporzionata. La
signora de Motteville[31] dice ad esempio che, durante l'incontro sull'Isola dei Fagiani del giugno del
1660, quando il giovane sovrano si incontrò per la prima volta con la futura sposa, l'Infanta "lo guardò
con occhi interessati per il suo bell'aspetto"; infine un testimone dell'epoca, François-Joseph de
Chancel, maggiordomo della principessa palatina, cognata del re, avanzò delle misure precise sul suo
fisico, ovvero "cinque piedi e otto pollici di altezza" (1,73 m).[31]
Egli era un appassionato di danza e, come quasi tutti i suoi antenati, anche di caccia e di lunghe
passeggiate a cavallo. Soprattutto nella sua giovinezza, Luigi XIV era robusto e insensibile alla fatica, e
non si lamentava né del caldo né del freddo, né della pioggia né della grandine, un uomo di grande
resistenza fisica e morale. La sua vita, di eccezionale lunghezza per l'epoca, fu paradossalmente
minata continuamente da una cattiva salute e per questo era seguito quotidianamente dai propri
medici personali (negli anni si susseguirono a questa carica Jacques Cousinot 1643-1646, François
Vautier nel 1647, Antoine Vallot 1648-1671, Antoine d'Aquin 1672-1693 e, infine, Guy-Crescent Fagon
fino alla morte del re), i quali spesso usarono e abusarono dei metodi curativi più comuni all'epoca
che comprendevano salassi, purghe e clisteri (di questi ultimi ne fece quasi 5.000 in tutta la sua vita).
Inoltre Luigi XIV aveva una serie di problemi poco "regali"[32]: il re aveva infatti l'alito cattivo a causa
di problemi dentali come derivato dal diario del suo dentista personale Dubois nel 1676, fatto che lo
costringeva quando aveva i suoi frequenti incontri con le sue amanti ad armarsi di fazzoletti
profumati da passare in continuazione sotto il naso, esclusivamente caratterizzati però da essenze di
fiore d'arancio che era l'unico profumo che il naso del re poteva tollerare[33]. Oltre a questo, nel 1685 la
situazione dentale del re peggiorò quando, durante un'operazione per la rimozione di un ascesso nella
parte sinistra della bocca, gli venne strappata anche una parte del palato, provocando una
"comunicazione oro-nasale"[34][35].
Sotto l'aspetto psicologico, Luigi XIV aveva tendenze megalomani, come dimostra la sua grande
collezione di scarpe riccamente ornate, che le testimonianze dicono essere stimate intorno alle 2500
paia per numero.
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In generale a ogni modo la salute del re durante tutti i suoi anni di vita venne messa duramente alla
prova da una serie di problematiche passeggere o croniche che vennero dettagliatamente registrate
sui diari personali dei suoi medici:[36]
Vaiolo nel 1647, all'età di soli nove anni, rischiando di morire per un'infiammazione dovuta a una
grossa eruzione di pustole e una gangrena che attaccò fino all'osso le dita dei piedi. Venne
salassato, ma dopo dieci giorni di cure, riuscì a sopravvivere e il popolo invocò il miracolo;
Nel 1653, all'età di 15 anni, soffre di allergie e indigestioni, disturbi cronici dovuti anche al fatto
che il monarca fu da sempre un instancabile banchettatore, accompagnati anche da un tumore al
capezzolo destro che venne cauterizzato;
A 16 anni, herpes, risipole e verruche;
Gonorrea, nota in pubblico come lo scolo, a 17 anni, nel 1655, che doveva essere tenuta segreta,
e il re finì per mettere in imbarazzo il suo medico personale. Lo scolo attanagliò regolarmente la
sua vita sin dalla sua giovinezza.
Languore e varie febbri verso la fine del 1655.
Mal di schiena e brufoli (dal novembre del 1647), attribuiti all'attacco di vaiolo seguito da un inizio
di gangrena delle dita dei piedi che ebbe da bambino.
A 19 anni, una febbre tifoide causata dall'ingestione di acqua infetta gli fa perdere tutti i capelli,
cominciando così a indossare abbondanti parrucche;
Scarlattina a 20 anni, con macchie rosse, delirio, sincope e lingua nera. Il re si riprese solo dopo
aver defecato e vomitato ventidue volte;
Morbillo a 25 anni, con vomiti spasmodici, delirio e una eruzione furiosa, rischiando di morire
dopo l'ennesimo salasso;
Vertigini, epilessia, sanguinamenti dal naso e vampate di calore;
Dissenteria a 37 anni, espellendo catarro sanguinolento e facendo incubi notturni così terribili che
le sue urla echeggiano nel palazzo;
Mal di testa, febbre da cavallo e gravi indigestioni seguite da diarree;
Mal di denti e infezioni dentali, con la dentatura compromessa nella parte sinistra dal 1685 e i
denti che, a causa dello scarso sviluppo della medicina all'epoca, gli vennero estirpati senza
anestesia. L'operazione fu così energica che gli si staccò un pezzo di palato, la ferita venne
curata con quattordici cauterizzazioni e il re ricominciò a mangiare normalmente solo alcuni mesi
dopo. A 47 anni, è ormai quasi completamente sdentato e ha un alito terribile;
A 48 anni, una fistola che si protrasse sino al novembre del 1686, quando il chirurgo Félix lo
operò con una tecnica sperimentale e rivoluzionaria per l'epoca, usando un lungo bisturi
d'argento, e due giorni dopo, il re è in piedi. Non molto tempo dopo, venne colpito dalla malaria e
cominciò poi a soffrire anche degli acciacchi dell'età;
A 50 anni, soffre di gotta a causa della cattiva alimentazione e rimane fermo per diverse
settimane. Sei anni dopo è ormai considerato grosso, vecchio e malandato;
Negli ultimi 20 anni della sua vita, problemi urinari a causa di calcoli renali, accompagnati da una
pelle squamata da affezioni dermatologiche;
Da anziano, gli attacchi di nausea di Luigi XIV erano così gravi che arrivavano anche a 5 barili
pieni al giorno, con le feci liquide o semiliquide, rossastre o verdastre, vulcaniche o lisce, ma ogni
volta estremamente copiose;
Una gangrena che lo attaccò negli ultimi anni di vita e che gli causò frequenti dolori alla gamba
sinistra, inizialmente scambiata per sciatica. Quando ciò venne scoperto, il re morì pochi mesi
dopo a causa di questa malattia.
A Parigi l'azione urbanistica del Re fu di primo piano nonostante il suo abbandono definitivo della
capitale per Versailles nel 1682. In effetti, tramite vasti cantieri per l'edificazione di monumenti
pubblici simbolici della monarchia assoluta, Luigi XIV intendeva fare della capitale del Regno la più
magnifica città d'Europa in rivalità con la Roma dei Papi, Madrid e Londra.
Luigi XIV ordinò la costruzione del complesso militare dell'Hôtel des Invalides, per adibirlo a casa di
riposo per militari e ufficiali che avessero servito fedelmente nell'esercito sotto il suo comando e
divenuti infermi per ferite di guerra o anzianità. Fu questo luogo a divenire uno dei pionieri della
farmacia internazionale. La sua chiesa, con la grande cupola dorata realizzata da Jules Hardouin
Mansart, è considerata come il capolavoro del classicismo in campo religioso.
Il Re ampliò inoltre il palazzo del Louvre, così come altre residenze reali intorno a Parigi (in
particolare Vincennes, Marly e Meudon). Originariamente aveva proposto come architetto per questo
progetto Gian Lorenzo Bernini, il progetto fu poi però considerato eccessivo perché comportava la
pressoché totale distruzione dell'edificio esistente. Al suo posto fu realizzata da Claude Perrault,
fratello del famoso scrittore, la colonnata del Louvre, considerata il manifesto del classicismo e
dell'architettura reale francesi. A Parigi, Luigi XIV fu anche all'origine della costruzione di due piazze
reali maggiori, che influenzarono l'urbanistica in tutta Europa, la place Vendôme e la place des
Victoires, realizzate da Hardouin-Mansart. Infine, ordinò la costruzione di un vastissimo ospedale per
il popolo lungo la Senna, la Salpêtrière. Per sostenere le attività scientifiche, fece edificare
l'Osservatorio di Parigi.
Fece distruggere le vecchie mura medievali della città e rimpiazzare le porte
fortificate da archi trionfali dedicati alla sua gloria, la Porta di Saint Denis e la Porte Saint-Martin.
Alla reggia di Versailles impiegò i più grandi artisti francesi del tempo, principalmente Le Vau (per
l'architettura), Le Brun (per l'arredamento e le pitture) e Le Nôtre (per i giardini) per creare la reggia
più prestigiosa d'Europa, che diventerà il modello assoluto della residenza reale in tutto il continente
durante il Settecento.
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Nel giugno del 1686, su consiglio della moglie segreta, Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon,
siglò le lettere patenti per la creazione della Maison royale de Saint-Louis a Saint-Cyr per le "povere
figlie della nobiltà" di età compresa tra i sette e i venti anni.[37] L'istituto comprese ben presto circa
250 ragazze che però dovevano dimostrare di avere quattro quarti di nobiltà per parte di padre, il che
faceva di questa scuola a ogni modo un istituto elitario.
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Tutte queste guerre ingrandirono notevolmente il territorio francese annettendo l'Alta Alsazia, Metz,
Toul, Verdun, il Rossiglione, l'Artois, le Fiandre francesi, Cambrai, la Contea di Borgogna, la regione
della Saar, l'Hainaut e la Bassa Alsazia. Queste acquisizioni segnarono l'egemonia francese in Europa
e chi, come il doge di Genova o il duca di Lorena, ebbe l'ardire di sfidare il Re Sole, ne pagò le
conseguenze.
Questo stato di guerra permanente, tuttavia, portò lo stato sull'orlo della bancarotta, costringendolo a
levare pesanti tasse sulla popolazione, ma anche sulla nobiltà (tassa sul capitale, decima, ecc.). Anche
la famiglia reale venne costretta a pagare le tasse.
Anna d'Austria impose al figlio Luigi XIV esercitazioni periodiche di pietà; l'abate de Choisy, fece
ricorso a metodi rigorosi per inculcare nel giovane sovrano un fervido spirito religioso: "Non gli venne
risparmiato nulla sul tema religioso, ancor più se si pensa che la regina madre, allora reggente al
trono, lo tenne in prigione nella sua stanza dove rimase per due giorni senza vedere nessuno per aver
"peccato" al punto che egli stesso proibì severamente la bestemmia tra i cortigiani.[38] La sua
educazione religiosa venne quindi affidata a Louis Hardouin de Perefixe. Luigi XIV iniziò a
confessarsi nel 1647, la prima comunione a Pasqua e il giorno del primo Natale della sua vita venne
celebrato il suo battesimo in ricordo del giorno in cui fu battezzato l'antico re franco Clodoveo I.[39]
Il Re Sole condusse una vita liturgica particolarmente densa di eventi e la sua vita pubblica era
scandita da numerosi e quotidiani atti religiosi che rappresentavano più che altro eventi comunitari
dove il sovrano dava agli occhi del pubblico la propria immagine della sacralità del re.[40]
Prima di alzarsi dal letto, ogni mattina, Luigi XIV riceveva dell'acqua santa portata dal suo
ciambellano; seduto sul letto recitava le Lodi dell'Ufficio dello Spirito Santo.[41] Quindi, dopo essersi
vestito, si inginocchiava per alcuni minuti a pregare in silenzio.
Ogni mattina Luigi XIV prendeva parte alla messa con l'eccezione di quando si trovava sul campo di
battaglia impegnato a guerreggiare. Si stima che in tutta la sua vita Luigi XIV abbia preso parte a
trentamila messe.[42] Tutte le sue residenze reali vennero dotate obbligatoriamente di una cappella su
due livelli: un piano era destinato alla corte mentre il piano superiore (spesso in un'apposita tribuna)
era lo spazio riservato al re, alla famiglia reale e ai fedelissimi del sovrano.[43]
Il re faceva la comunione solo in precise occasioni: il Sabato Santo (Pasqua), la vigilia di Pentecoste, la
vigilia della festa di Tutti i Santi e la vigilia di Natale, il giorno dell'Immacolata Concezione e quello
dell'Assunta.
Nel pomeriggio, il re si recava nuovamente in cappella per la celebrazione dei vespri, talvolta cantati
nelle occasioni più solenni.[44] Ogni giovedì e domenica nel tardo pomeriggio, per tutto il periodo
dell'ottava del Corpus Domini, il re partecipava all'adorazione del Santissimo Sacramento.[45]
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Vi erano poi alcuni riti religiosi applicati esclusivamente alla figura dei re di Francia che Luigi XIV
supportò largamente a ribadire il suo status speciale di "Re cristianissimo".[46]
Durante le messe
celebrate alla presenza di un cardinale, di un arcivescovo metropolita o di un vescovo diocesano, la
posizione del re era paragonata per disposizione liturgica a quella di un vescovo privo di giurisdizione
ecclesiastica.[47][48]
Ogni anno, il Giovedi Santo, Luigi XIV conduceva la cerimonia della lavanda dei piedi, come tutti i
vescovi cattolici. Dodici poveri accuratamente visitati dal medico personale del re, lavati, nutriti e
propriamente vestiti con una veste di stoffa rossa, venivano portati nella sala dove avrebbe avuto
luogo la cerimonia e qui il sovrano in persona conduceva questo rito; così Luigi XIV fece dall'età di
quattro anni sino alla sua morte.[49]
Con un particolare potere derivato dalla sua incoronazione, Luigi
XIV come ogni re di Francia aveva inoltre il potere di guarire la scrofola, un'adenite tubercolare che si
presentava sotto forma nodale.[50] Luigi XIV, durante la sua vita, curò quasi 200.000 scrofolosi[51]
pronunciando la frase "Dio ti guarisce", a sottolineare dunque come egli fosse del resto solo un
tramite tra Dio e il suo popolo e che quindi tale potere non fosse proprio del re, ma esclusivo di Dio.
La volontà di guarire o no il paziente era dunque comunque sempre in capo a Dio stesso.[52]. Versailles
stessa, in riferimento a queste pratiche, divenne un luogo di pellegrinaggio vero e proprio quando
Luigi XIV vi si trasferì definitivamente. I pazienti venivano sistemati sotto le arcate dell'Orangerie e
venivano volta per volta toccati da Luigi XIV malgrado le numerose ferite purulente che spesso si
manifestavano sul viso di costoro. Nell'aprile del 1689, a ogni modo, il giornale Mercure Galant
precisò come Luigi XIV, che praticò questo rito per tutta la sua vita, non si fosse mai lamentato una
sola volta e che anzi lo ritenesse un grande privilegio.[53]
Ostilità al giansenismo
Luigi XIV ebbe sempre una chiara inclinazione al tomismo e al molinismo, rendendosi invece
particolarmente ostile al giansenismo, posizioni che ebbero conseguenze politiche molto rilevanti
durante gli anni del suo governo e che lo portarono talvolta in contraddizione con le tendenze
gallicane della chiesa di Francia.
Con la dichiarazione del 10 febbraio 1673, Luigi XIV estese la regalia a tutte le diocesi della Francia,
mentre prima era riferita solo alle settentrionali.
Quest'ultimo punto è sicuramente più vicino al punto di vista dello storico statunitense Campbell, il
quale ritiene i metodi di Luigi XIV più vicini a una rifeudalizzazione che a una progressione; egli
ritiene anche che il sovrano abbia influito nelle scelte del ministro delle finanze Colbert, il quale, per
timore del sovrano, sarebbe stato costretto ad arginare la fallace economia di corte che era stata
portata avanti, a discapito delle innovazioni economiche e amministrative da lui pensate. Sempre
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secondo Campbell, quindi, Colbert sarebbe stato dimenticato in fretta dal popolo invece di essere
ricordato come benefattore, quale era.
La tesi contrapposta a questa è quella che riguarda un
ammodernamento dell'amministrazione attraverso il controllo dei nobili.
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine dello Spirito Santo
Gran Maestro dell'Ordine di San Michele
Gran Maestro dell'Ordine di San Luigi
Titoli e trattamento
1638 - 1643 : S.A.R. Son Altesse Royale, Monseigneur le Dauphin
1643 - 1715 : Sa Majesté, le Roi de France et de Navarre
Ascendenza
Nella letteratura
Luigi XIV compare come personaggio nel ciclo di romanzi di Richelieu e Mazarino di Alexandre
Dumas: I tre moschettieri (1844), Vent'anni dopo (1845) e Il visconte di Bragelonne (1850).
Luigi XIV compare come personaggio anche nella serie di romanzi di Angelica di Anne e Serge Golon.
Nei film
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Il visconte di
1929 La maschera di ferro (The Iron Mask) William Bakewell
Bragelonne
di Alexandre Dumas
Me and Marlborough Randle Ayrton
Le cortigiane del Re Sole (Liselotte von der
1935 Michael Bohnen
Pfalz)
Jérôme Perreau héros des barricades Jean Bara
The Face Behind the Mask Leonard Penn
Nanon Karl Paryla
1938
Maurice Schutz
di Alexandre Dumas
Film musicale non
1942 Musica sulle nuvole (I Married an Angel) John Marlowe
storico
1945 Échec au roy Maurice Escande
Le costaud des Batignolles Roger Saget
1952
I figli dei moschettieri (At Sword's Point) Peter Miles
Sacha Guitry
Il visconte di
Le vicomte de Bragelonne André Falcon
Bragelonne
di Alexandre Dumas
Il processo dei veleni (L'affaire des poisons) Raymond Gérôme
Dal romanzo
1955 La signorina de
Das Fräulein von Scuderi Mathieu Ahlersmeyer
Scudéry
di E. T. A. Hoffmann
1956 Si Paris nous était conté Dominique Viriot
1957 The Runaway King Peter Asher Film televisivo
1958 Hexen von Paris Wolf Kaiser Film televisivo
"Le drame des poisons", episodio della
Dal romanzo
di Alexandre Dumas
Mademoiselle Molière Jean Leuvrais Film televisivo
Dal romanzo
l'indomabile
1968 The Man in the Iron Mask Nicolas Chagrin romanzo Il visconte di
Bragelonne
di Alexandre Dumas
The Three Musketeers Eric Donkin Film televisivo
1969
The First Churchills Robert Robinson Miniserie televisiva
Dal romanzo
di E. T. A. Hoffmann
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Le lauzun de la Grande Mademoiselle Paul Barge Film televisivo
Film televisivo tratto dal
L'uomo dalla maschera di ferro
romanzo Il visconte di
1977 Richard Chamberlain
(The Man in the Iron Mask) Bragelonne
di Alexandre Dumas
La lilloise maudite Paul Dulon Film televisivo
Jean-Claude Penchenat
the Musketeers)
1989 di Alexandre Dumas
"The Sun King's Apprentice",
Yves Aubert
episodio della serie The Chef's Apprentice
Tayna korolevy Anny ili mushketyory 30 let
Dmitriy Kharatyan
1993 spustya
Louis, enfant roi Maxime Mansion
Eloise, la figlia di d'Artagnan (La fille de
1994 Stéphane Legros
d'Artagnan)
1997 Marquise Thierry Lhermitte
The Man in the Iron Mask Nick Richert Dal romanzo
Il visconte di
1998 La maschera di ferro (The Man in the Iron
Leonardo DiCaprio Bragelonne
Le roi danse
Emil Tarding (Luigi XIV a 14 anni)
2002 Blanche José Garcia
2003 Charles II: The Power & the Passion Thierry Perkins-Lyautey Miniserie televisiva
Musketeers - Moschettieri (La Femme
Freddie Sayers Miniserie televisiva
2004 Musketeer)
Il mistero di Julie (Julie, chevalier de Maupin) Raymond Aquaviva Film televisivo
2005 Young Blades Robert Sheehan Miniserie televisiva
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Arthur Vaughan-Whitehead
René Werner
serie Geliebte Feinde - Die Deutschen und
die Franzosen
2013
Dal romanzo
Angelica la Marchesa
Angelica (Angélique) David Kross
degli Angeli
Nei videogiochi
Luigi XIV è un personaggio non giocabile di due giochi per PC e PlayStation: Versailles 1685:
Complotto alla corte del Re Sole (1996) e Versailles II: Il testamento del re (2001).
Nella musica
Le Roi Soleil è un pezzo di Concerto grosso n. 2 dei New Trolls pubblicato nel 1976.
Note
1. ^ La chapelle royale Saint-Louis du château de Saint-Germain-en-Laye, su https://www.frontenac-
ameriques.org.
2. ^ Fraser, Antonia. "Love and Louis XIV: The Women in the Life of the Sun King". Random House,
Inc, 2006, pp. 14–16.
3. ^ Pierre de La Porte, Mémoires de M. de La Porte, premier valet de chambre de Louis XIV,
contenant plusieurs particularités des règnes de Louis XIII et de Louis XIV, 1756.
4. ^ Joël Cornette, op. cit., p.140
5. ^ Primi Visconti riporta come i due ebbero il primo rapporto quando Luigi XIV aveva 16 anni e
come, sempre col consenso di sua madre, i due si fossero incontrati a letto più e più volte.
Secondo alcuni Anna d'Austria avrebbe predisposto questo stratagemma per assicurarsi che il
figlio fosse "educato propriamente al matrimonio".
6. Thomas Wieder, Stanis Perez: Louis XIV, grand corps malade;vedi qui (https://www.lemonde.fr/livr
es/article/2007/11/22/stanis-perez-louis-xiv-grand-corps-malade_981160_3260.html#5hyqfu8Pfzg
mkyKk.99)
7. ^ Jean-Christian Petitfils, Louis XIV, Perrin, 2002
8. ^ Georges Bordonove, Les Rois qui ont fait la France, Louis XIV, Roi Soleil, Pygmalion, 1983
9. ^ Jean Pierre Papon, Histoire Générale De Provence, vol. 4, Moutard, 1786
10. ^ Memorie di Jean Baptist Primi Visconti
11. ^ Françoise Labalette, Historia, n. 737.
12. ^ Hélène Delalex, Alexandre Maral, Nicolas Milovanovic, Louis XIV pour Les Nuls, Parigi, First,
2011, p. 84
13. ^ Faroqhi, p.73 The Ottoman Empire and the World Around it (http://books.google.com/books?id=
oMHwBktE9MMC&pg=PA73&dq=Franco-Ottoman+alliance&as_brr=3&ei=4BTRSahWk-KQBPSa
hJQB&hl=en)
14. ^ The Meeting of Eastern and Western Art (http://books.google.com/books?id=8pLhEWdaMvEC&
pg=PA98&dq=Louis+XIV+Couplet+Michel&sig=x4USX2wQ6lbhEx2pQMX8QCATkoU) Page 98 by
Michael Sullivan (1989) ISBN 0-520-21236-3
15. ^ Barnes, Linda L. (2005) Needles, Herbs, Gods, and Ghosts: China, Healing, and the West to
1848 Harvard University Press ISBN 0-674-01872-9, p.85
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17. Louis de Rouvroy, duc de Saint-Simon, Historical Memoirs of the Duc de Saint-Simon, volume 1
1691-1709: The Court of Louis XIV, su fordham.edu. URL consultato il 19 gennaio 2008.
18. ^ The Siege of Vienna by John Stoye, p.53 (http://books.google.com/books?id=1ZxUAnxOSxUC&
pg=PA53)
19. ^ The Balkans since 1453 by Leften Stavros Stavrianos, p.171 (http://books.google.com/books?id
=xcp7OXQE0FMC&pg=PA171)
20. ^ Columbia Encyclopedia, Louis XIV, king of France, su bartleby.com, 2007. URL consultato il 19
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21. ^ Meriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & Company, 1996, p. 319.
22. Meriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & Company, 1996, p. 320.
23. ^ Kamen, Henry. (2001) Philip V of Spain: The King who Reigned Twice Published by Yale
University Press. ISBN 0-300-08718-7. p. 6
24. ^ Merriman, John, A History of Modern Europe, W.W. Norton & Company, 1996, p. 321,
ISBN 978-0-393-96888-0.
25. ^ L'attuale sovrano, Filippo VI è un diretto discendente di Filippo V
26. ^ Berault-Belcastel, Storia del Cristianesimo,1842, vol.12, p. 454.
27. ^ Francine Demichel, Saint-Denis ou le Jugement dernier des rois, Éditions PSD, 1993, p. 260
28. ^ Jean-Christian Petitfils, Louis XIV, Perrin ed. 1995, rist. Tempus del 2002, pag. 299
29. ^ Alcuni araldisti moderni hanno voluto intravedere in questo stemma il plagio dello stemma
appartenuto a Filippo II di Spagna, il quale come il padre Carlo V aveva "un impero su cui il sole
non tramontava mai"
30. ^ Joëlle Chevé, Les 100 idées reçues (section Ancien Régime), Le Point-Historia, marzo 2010
31. Valentin Conrart, Mémoires de Madame de Motteville sur Anne d'Autriche et sa cour (vol. 4),
1855, p. 203 (citato nell'opera di Joëlle Chevé, Les 100 idées reçues (section Ancien Régime), Le
Point-Historia, marzo 2010)
32. ^ Jérôme Watelet, Les “maelströms” de selles du Roi-Soleil, La Lettre de l'Hépato-
Gastroentérologue, vol. 3, n. 5, ottobre 2000, p. 269
33. ^ Sacha Bogololski, Histoire du dentifrice, in Actes de la SFHAD, Marseille, 23 juin 2000, p. 1-5
34. ^ Henri Lamendin, Praticiens de l'art dentaire du XIVe au XXe siècle: Recueil d'anecdodontes,
Éditions L'Harmattan, 2007, p. 52-53
35. ^ Storia sanitaria del “Re Sole”, su skeggvaldr.wordpress.com, 7 settembre 2018. URL consultato il
24 novembre 2020.
36. ^ Vallot, D'Aquin et Fagon, Journal de la santé de Louis XIV, ed. J.A. Le Roi e A. Durand, 1862;
riedito da Stanis Perez per le edizioni Millon, nel 2004.
37. ^ Veronica Buckley, Madame de Maintenon: The Secret Wife of Louis XIV. Londra: Bloomsbury,
2008
38. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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39. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, éd. Perrin, 2012, pp. 49-50.
40. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, éd. Perrin, 2012, p. 57.
41. ^ Ordine cavalleresco di cui era Gran Maestro
42. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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43. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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44. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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47. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 89-94.
48. ^ Luigi XIV, tra l'altro, in caso di lutti non vestiva il nero, ma il colore viola che era quello previsto
per il lutto dei sacerdoti e dei vescovi. Durante la messa, il celebrante non doveva dimenticarsi di
tributare non meno di dieci profondi inchini verso il sovrano, presente nella navata o nel palco
reale. Al momento dell'offertorio, il re veniva annunciato da tre doppi colpi subito dopo il
celebrante, vale a dire prima di eventuali cardinali, vescovi e altri chierici che potessero essere
presenti. Durante le celebrazioni solenni, inoltre, il re presenziava sotto un apposito baldacchino
con davanti un leggio con un proprio vangelo, proprio come un vescovo officiante.
49. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 99.
50. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, ed. Perrin, 2012, pp. 99-100.
51. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
Fumaroli, ed. Perrin, 2012, p. 100
52. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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53. ^ Alexandre Maral, Le Roi-Soleil et Dieu: Essai sur la religion de Louis XIV, prefazione di Marc
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Bibliografia
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Bibliografia generale
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Michel Gardair, trad. Adalberto Cremonese, Collana I Grandi Libri n.205, Milano, Garzanti, 1977.
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Jacques Wilhelm, La vita quotidiana a Parigi ai tempi del Re Sole, traduzione di Maria Novella
Pierini, Collana Storia, Milano, BUR, I ed. 1984.
Antonia Fraser, Gli amori del Re Sole. Luigi XIV e le donne, Collezione Le Scie, Milano,
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Klaus Malettke: Die Bourbonen. Band 1: Von Heinrich IV. bis Ludwig XIV. (1589–1715).
Kohlhammer, Stuttgart 2008, ISBN 978-3-17-020581-9.
Lothar Schilling: Das Jahrhundert Ludwigs XIV. Frankreich im Grand Siècle. 1598-1715.
Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2010, ISBN 978-3-534-17428-7.
Gilette Ziegler: Der Hof Ludwigs XIV. in Augenzeugenberichten. Rauch, Düsseldorf 1964.
Voci correlate
Famiglia
Borbone
Maschera di ferro
Politica
Assolutismo monarchico
Dragonate
Jean-Baptiste Colbert
Ad usum Delphini
Gallicanesimo
Giansenismo
Reggia di Versailles
L'État c'est moi!
Molière
Jean-Baptiste Lully
Jean-Philippe Rameau
Giovanni Guglielmo Riva
Avvenimenti
Guerra d'Olanda
Guerra di successione spagnola
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Siracusa in età spagnola: dalla guerra contro l'Impero ottomano al terremoto del 1693
Siracusa in età spagnola: la guerra di successione e l'ultimo Asburgo
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