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Corso di laurea
PRODUZIONE E DIFESA DEI VEGETALI
Curriculum
PRODUZIONI VEGETALI
“VALUTAZIONE
VALUTAZIONE BIO-AGRONOMICA
BIO AGRONOMICA DI UN
IMPIANTO DI DIGESTIONE ANAEROBICA
ALIMENTATO CON MATRICI DI ORIGINE
VEGETALE ED ANIMALE”
ANIMALE
Relatore: Candidato:
Prof. Sergio MIELE Fabio BOLDRIGHI
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2
INDICE
PREMESSA (pag.6)
INTRODUZIONE (pag.8)
- HRT (pag.40)
- SRT (pag.40)
- OLR (pag.41)
- CF (pag.41)
- SGP (pag.42)
- GPR (pag.42)
3
- Selezione dei bioreattori in funzione delle categorie dei substrati da
fermentare (pag. 70)
PREMESSA (pag.75)
METODI (pag.102)
4
RISULTATI(pag.112)
DISCUSSIONE(pag.131)
CONCLUSIONI(pag.138)
APPENDICE(pag.142)
NORMATIVA(pag.142)
BIBLIOGRAFIA(pag.152)
SITOGRAFIA(pag.153)
RINGRAZIAMENTI (pag 155)
5
PREMESSA
La storia del biogas è stata caratterizzata da due fasi. La prima risale agli anni
’80 mentre la seconda ha avuto inizio nel decennio successivo, quando sono
state adottate nuove tecniche di digestione anaerobica che hanno permesso
agli agricoltori-allevatori di ottenere un effettivo ritorno economico
dell’investimento.
La situazione dei primi anni ’80 è fotografata dal censimento effettuato dall’
ENEA nel 1983. In Italia esistevano una sessantina di impianti che
funzionavano con scarti della attività agricola e zootecnica. Oggi giorno la
maggior parte di quegli stessi impianti non sono più attivi così come le ditte
costruttrici che li hanno realizzati.
6
Poi i provvedimenti contenuti nel Cip n.6/92 sono stati sospesi e sostituiti in
accordo ad una direttiva europea con i cosiddetti certificati verdi (dlgs
387/2003).
E’ così nato un mercato dei certificati verdi gestito dal GSE (Gestore Servizi
Elettrici).
Oggi giorno stiamo vivendo un momento storico in cui il prezzo del petrolio è
superiore ai 140 $ al barile, le scorte alimentari mondiali sono in esaurimento a
causa della sempre maggiore richiesta di cibo da parte di Paesi come L’India e
la Cina, ed i prezzi dei cereali sono quindi molto elevati. Per questo motivo
una differenziazione delle risorse produttive è auspicabile per tentare, nel caso
della digestione anaerobica, di preservare sì l’ambiente, fornendo però energia
per lo sviluppo del Paese.
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INTRODUZIONE
Con: s = a – nw – m
r = c – ny – 2s
Si ha la parziale distruzione di materiale organico complesso con formazione
di metano, biossido di carbonio, acqua ed ammoniaca.
L’attività biologica anaerobica è stata evidenziata in un ampio intervallo di
temperatura: tra – 5 e + 70 °C. Esistono, tuttavia, differenti specie di
microrganismi classificabili in base all’intervallo termico ottimale di crescita:
psicrofili (inferiori a 20 °C), mesofili (tra 20 °C e 40 °C) e termofili (superiori ai
45 °C).
La metanogenesi è storicamente considerata un processo costituito
essenzialmente da tre fasi. La prima coinvolge batteri che producono acidi
utilizzando come substrati materiali organici come carboidrati, lipidi e proteine
previa una loro completa idrolisi. Tale attività consiste nella produzione di acidi
organici, alcohols e chetoni. La seconda fase coinvolge invece batteri in grado
di trasformare le specie chimiche precedenti in acido acetico, acido formico,
idrogeno molecolare e biossido di carbonio. Infine, a partire dai prodotti della
fase precedente, si arriva alla metanizzazione, cioè la formazione di metano
dall’acido acetico oppure attraverso la riduzione del biossido di carbonio
8
utilizzando l’idrogeno come co-substrato. In minor misura si ha la formazione
di metano a partire dall’acido formico. Queste sono le schematizzazioni delle
due reazioni di metanizzazione:
• CH3COOH→CH4 ↑+ CO2
• CO2 + 4H2 → CH4 ↑+ 2H2O
Essendo il gas metano poco solubile in acqua, passa subito nella fase
gassosa mentre il biossido di carbonio in parte rimane nella fase acquosa e in
parte passa in quella gassosa.
batteri idrolitici
batteri acidificanti (omoacetogeni e acetogeni)
batteri metanigeni
idrolisi e acidificazione
9
acetogenesi
metanogenesi
10
Idrolisi e acidificazione
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La bioconversione della sostanza organica in metano è sicuramente una
fermentazione anaerobica complessa che richiede una sinergica azione da
parte di diversi microrganismi. Proprio durante la prima fase si ha una
differenziazione di substrati che per essere demoliti devono essere colonizzati
da diverse specie batteriche idrolizzanti, specifiche per il substrato che
decompongono. Per questo motivo analizzeremo ora i composti chimici che
rappresentano il substrato trofico di questa ampia categoria di batteri.
Cellulosa
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Le endoglucanasi agiscono in maniera randomizzata sul polimero della
cellulosa e l’azione finale combinata delle endo e delle esocellulasi determina
la scomposizione della molecola in cellodestrine che saranno prontamente
trasferite all’interno delle cellule batteriche per ulteriori catabolismi. L’optimum
di pH per le endo e le esoglucanasi risulta compreso fra 5 e 6. Non essendo
questi enzimi costitutivi, è possibile che venga indotta la loro produzione
tramite la presenza di oligomeri di cellulosa. Anche lo ione calcio sembra
avere un effetto stimolante l’induzione dell’attività di queste cellulasi. Se la
struttura della cellulosa è presente sottoforma cristallina l’azione delle
endoglucanasi viene impedita ma, la progressiva azione delle esoglucanasi
sul sito non riducente delle lunghe molecole di cellulosa, consente l’attacco da
parte delle endolgucanasi e quindi una progressiva degradazione del
polimero.
Emicellulosa
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degradare le emicellulose, ma non sono in grado d’impiegare le emicellulose
isolate come fonte energetica.
Lignina
14
Per quanto riguarda la digestione anaerobica della sostanza organica, la
lignina rappresenta un serio problema poiché, per il momento, non esistono
enzimi batterici in grado di operare una sua degradazione nelle condizioni
ambientali tipiche di un bioreattore. Questo fa si che se introduciamo del
materiale vegetale con elevato tenore di lignina, quest’ultima non potrà essere
demolita e quindi non darà il suo contributo energetico per la produzione di
biogas. Alcune evidenze sperimentali [1] lasciano supporre che in particolari
condizioni di crescita possano svilupparsi batteri in grado di demolire la
lignina, anche se al momento, la loro caratterizzazione, non è stata
completamente compiuta. Sicuramente la scoperta di tali batteri ed una loro
utilizzazione all’interno del fermentatore potrà fornire sicuri vantaggi sia da
punti di vista tecnologici che economici in termini di resa del processo.
Pectina
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trans eliminazione per formare residui insaturi di acido galatturonico. Fra
questi enzimi, il maggiore per importanza è forse la poliliasi, che esiste sia in
forme endocellulari che esocellulari. Per una corretta depolimerizzazione delle
pectine è importante che avvenga un’azione contemporanea degli enzimi
pectinesterasi e poliliasi che possono attivarsi in siti diversi della molecola
garantendo quindi una maggiore efficacia di decomposizione.
Amido
I più importanti batteri amilolitici presenti all’interno dei reattori anaerobici sono
comunque quelli bastoncellari sporigeni. Fra i generi predominanti possiamo
ricordare i Bacterioides e i Lactobacillus. Gli enzimi amilolitici possono essere
suddivisi in quattro gruppi in base al loro sito d’azione e al tipo di reazione che
catalizzano:
1. α-Amilasi (α-1,4)
2. α-Amilasi (β-1,4)
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3. Amiloglucosidasi
4. Enzimi deramificanti
Lipidi
Proteine
18
Figura n°2 (fonte[2])
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Acetogenesi
Durante questa fase l’acido propionico, l’acido butirrico e gli alcoli sono
trasformati in nuove specie chimiche quali acido acetico, acido formico,
biossido di carbonio e idrogeno molecolare.
Metanogenesi
In figura n°3 è riportata una serie di batteri meta nigeni acetoclastici con i
rispettivi substrati di metabolizzazione.
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Figura n°3 (fonte[2])
Via acetoclastica:
R – CH3 + 2H →CH4 + R – H
Via idrogenotrofa:
CO2 + R – H → R – COOH
R – COOH + 2H → R – CHO + H2O
R – CHO+ 2H → R – CH2OH
R – CH2OH + 2H → R – CH3 + H2O
R – CH3 + 2H → CH4 + R – H
21
Figura n°4 (fonte[2])
Con la loro attività i due ceppi di batteri metanigeni svolgono due importanti
funzioni nell’ambito della catena trofica anaerobica: degradano l’acido acetico
e quello formico a gas metano eliminando gli acidi dal mezzo ed impedendo
quindi l’inibizione dei fenomeni
fenomeni di degradazione di substrati organici per
eccesso di acidità, e dall’altra, mantengono la concentrazione d’idrogeno
molecolare a bassi livelli così da consentire la conversione degli acidi grassi a
catena lunga e degli alcoli ad acetato ed idrogeno. Infatti,
Inf se la via
idrogenotrofa è rallentata si osserva un accumulo d’idrogeno molecolare nel
mezzo che inibisce la produzione del metano, mentre la via acetoclastica può
subire fenomeni d’inibizione da substrato in presenza di elevate concentrazioni
di acido acetico. [2]
22
Principali batteri metanigeni acetoclastici (A) ed idrogenotrofi (I)
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Alcuni batteri metanigeni sono autotrofi, mentre altri richiedono complessi
fattori di sviluppo all’interno del substrato di crescita. Le sostanze che, in
qualche modo, possono agire positivamente riguardo alla stimolazione della
crescita dei metanigeni possono essere alcuni metalli così come altri composti
organici assimilabili a veri e propri ormoni. Nel caso del Methanobacterium
thermoautotrophicum, che è un battere idrogenotrofo, è stato riscontrato
sperimentalmente [1] che la sua crescita è stimolata da nickel, cobalto e
molibdeno. In alcuni metanogeni idrogenotrofi il Nichel è incorporato nella
struttura del cofattore F430. Anche per il Methanococcus viannelii la presenza
di alcuni sali di tungsteno e selenio sembrano essere positivi per il
microrganismo, incentivando la produzione di gas metano. Il
Methanobacterium ruminantum abbisogna dell’acido grasso 2-metil-butirrato e
del coenzima M per un suo corretto sviluppo. Methanococcus voltae richiede
la presenza degli aminoacidi leucina e isoleucina nel mezzo di crescita. Il
Methanomicrobium mobile richiede le vitamine tiamina, piridoxina e l’acido p-
aminobenzoico per una corretta crescita.
La reazione acetoclastica è tipica di soli due generi di batteri: i Methanosarcina
e i Methanothrix. In Methanosarcina abbiamo specie che sono sia mesofile
che termofile, ma entrambe sembrano presentare una certa inibizione della
loro attività in presenza di idrogeno molecolare. In Methanosarcina barkeri 227
l’aggiunta di H2 inibisce temporaneamente l’utilizzazione dell’acetato. In
Methanosarcina mazei S-6, invece, l’H2 viene utilizzato più lentamente rispetto
ad altri substrati come l’acetato, ma anche come il metanolo. In questo caso,
se la presenza d’idrogeno molecolare supera un determinato livello di
concentrazione l’attività metanigena del microrganismo viene inibita anche per
lunghi periodi di tempo.
Il Methanothrix soehngenii sembra essere l’unica specie in grado d’impiegare
esclusivamente come substrato l’acetato. Questa particolarità è forse dovuta
alla sua grande affinità per questo tipo di composto chimico (Km = 0,46 mM). Il
periodo piuttosto lungo che il microrganismo richiede per rigenerarsi fa si che
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la sua importanza all’interno dei reattori per la digestione anaerobica sia molto
elevata.
Di seguito sono indicate le reazioni di metanizzazione a carico di substrati non
molto frequenti all’interno dei bioreattori, ma che comunque è bene ricordare
per i riflessi che possono avere sui rendimenti degli stessi.
Acido formico
4HCOOH → CH4 ↑ + 3CO2 + 2H2O
Metanolo
4CH3OH → 3CH4 ↑ + CO2 + 2H2O
Trimetilammina
4(CH3)3N + 6H2O → 9CH4 ↑ + 3CO2 + 4NH3
Dimetilamina
2(CH3)2NH + 2H2O → 3CH4↑ + CO2 + 2NH3
Monometilammina
4(CH3)NH2 + 2H2O → 3CH4↑ + CO2 + 4NH3
CH3COOH ↔ CH3COO - + H+
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La forma chimica in grado di attraversare le membrane cellulari batteriche è
quella indissociata (CH3COOH). Oltrepassando il valore di 8 prevale, invece,
la forma dissociata (CH3COO-) che non garantisce, nel mezzo, una sufficiente
concentrazione dell’acido nella forma indissociata determinando quindi
l’impossibilità di diffusione dell’acido stesso attraverso le membrane cellulari
dei microrganismi. In ambiente particolarmente acido (pH < 5) l’equilibrio si
sposta verso la forma indissociata dell’acido che si accumula all’interno dei
batteri ma che, non venendo degradato completamente, può dare luogo a
problematiche d’inibizione da eccesso di substrato.
In figura n°5
5 sono riportati i valori d’energia libera disponibile per i batteri
metanigeni in base al substrato di partenza che viene metabolizzato.
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nuove cellule (anabolismo). Nella realtà il secondo processo metabolico è
presente in misura minore. Il processo di ossidazione della sostanza organica
avviene tramite la perdita di una coppia di atomi di idrogeno dal substrato
interessato (specie riducente donatrice di elettroni ,deidrogenazione); tali
atomi verranno poi trasferiti all’accettore finale di elettroni (specie ossidante
accettore di idrogeno). Le reazioni d’ossidazione di composti organici in
ambiente anaerobico sono catalizzate da enzimi che impiegano la
nicotinammide adenina di nucleotide ossidata (NAD+) e la nicotinammide
adenina di nucleotide fosfato ossidata (NADP+) come coenzimi. Queste due
specie chimiche sono, in realtà, solo degli accettori intermedi della coppia di
atomi di idrogeno:
NAD+ + 2 H → NADH + H+
NADP+ + 2 H → NADPH + H+
Successivamente l’idrogeno molecolare passerà dai coenzimi agli atomi di
ossigeno, carbonio, zolfo e azoto legati alla sostanza organica. NADH e
NADPH in questo modo si riossidano (ritornando rispettivamente nella forma
NAD+ e NADP+), rigenerandosi e potendo così essere disponibili per nuovi cicli
di reazione. E’ proprio il passaggio attraverso queste reazioni che fornisce
energia che viene immagazzinata attraverso una ritrasformazione in energia
chimica, sottoforma di adenosina tri-fosfato (ATP). Le componenti della
sostanza organica si degradano seguendo le reazioni schematizzate seguenti:
Zuccheri
C6H12O6 → 3CH4 + 3CO2
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Acidi grassi
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Dal punto di vista cinetico un sistema microbiologico viene caratterizzato
attraverso due differenti processi:
30
• Ks è il coefficiente di semisaturazione, corrispondente cioè alla
concentrazione del substrato S alla quale la velocità di utilizzo del substrato
per unità di massa dei microrganismi è pari alla velocità massima.
31
Uguagliando le espressioni matematiche relative alla crescita dei
microrganismi a quella relativa all’utilizzazione del substrato, attraverso alcune
rielaborazioni e definendo µ la velocità specifica di crescita dei microrganismi:
32
Figura n°7 (fonte[2])
33
bioreattori avvengano almeno tre fasi metaboliche: l’idrolisi con la seguente
acidogenesi, l’acetogenesi e la metanogenesi.
Alcuni valori di RXS sono: 0,5÷2 giorni per i carboidrati, 0,1÷0,7 giorni per i
lipidi e 0,25÷0,8 giorni per le proteine.
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KS= 300÷1400 (mg/l)
Y= 0,01÷0,06 (g vss/gCOD)
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• KI è il coefficiente di semisaturazione, corrispondente alla
concentrazione d’inibente I, in corrispondenza della quale la velocità
d’utilizzo del substrato per unità di massa dei microrganismi è pari
alla metà della velocità massima.
Tra gli intermedi più problematici possiamo annoverare l’acido propionico che,
quantitativamente è secondo solo all’acido acetico. Il turnover dell’acido
propionico è piuttosto elevato (1h), quindi, se vengono a mancare i
meccanismi di degradazione del propionato, assisteremo ad un suo accumulo
che potrà avere degli effetti tossici. La degradazione dell’acido propionico è
influenzata anche dall’idrogeno che, a sua volta, può inibire la degradazione
microbica del metanolo e, reversibilmente, la crescita di molti batteri
anaerobici. In generale un’elevata concentrazione di acidi grassi può
determinare un significativo abbassamento di pH. In letteratura viene riportato
come valore soglia dell’acido propionico la concentrazione di 3000 mg/l.[2]
Una concentrazione elevata d’acido solfidrico indica che nel bioreattore si sta
verificando uno sbilanciamento degli equilibri fra le famiglie batteriche poiché i
solfato-riduttori competono con i metanigeni per il substrato. I batteri
metanigeni possono tollerare concentrazioni d’acido solfidrico fino a 1000
mg/Kg di solidi totali, ma, la loro attività può essere compromessa già a
concentrazioni pari a 200 mg/Kg di solidi totali. L’ammoniaca può determinare
effetti negativi se presente in concentrazioni superiori a 1500 mg/l. In
particolare se l’ammoniaca è presente in concentrazioni comprese fra 1500 e
3000 mg/l, sarà inibente se il pH del mezzo è inferiore a 7,4. Oltre i 3000 mg/l
l’ammoniaca è tossica in qualsiasi condizione di pH.
37
La presenza eccessiva di sali nel mezzo di reazione può creare problemi ai
batteri metanigeni: diminuzione della velocità di crescita fino al 50% in
presenza di concentrazioni di sali comprese fra 250 e 500 mM.[2]
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2 PARAMETRI DI GESTIONE DEL PROCESSO
I materiali che possono essere avviati all’interno dei digestori per essere
sottoposti a fermentazione anaerobica sono, di diverso tipo. Essi possono
quindi differire per molti aspetti come il contenuto in acqua e sostanza secca,
senza poi considerare le differenze che possono sussistere nella qualità di
quest’ultima. E’ per questo che vengono introdotte delle unità di misura che
permettono di confrontare i substrati rendendo più semplice lo studio di diversi
parametri gestionali. Tali grandezze sono:
HRT
SRT
Il tempo medio di residenza dei fanghi è dato dal rapporto tra la massa totale
dei solidi volatili presenti nel reattore e la portata di solidi estratta del reattore.
Ipotizzando che la biomassa microbica prodotta per crescita cellulare sia pari
alla quantità di biomassa in uscita dallo stesso, allora la biomassa attiva
all’interno del digestore sarà costante. Questo parametro si esprime con la
formula:
OLR
CF
41
SGP
GPR
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anche in funzione della sua capacità tamponante. Se è noto che il range di
pH ottimale per il corretto svolgimento della digestione anerobica è quello
compreso fra 6,5 e 7,5, è altrettanto vero che prima di un cambiamento di
poche frazioni di pH i sistemi tamponanti possono essere già stati
compromessi. Il pH è influenzato, dall’insieme dei processi metabolici della
digestione anerobica, dalla presenza di biossido di carbonio nel mezzo
liquido, e quindi dalla sua pressione parziale all’interno della miscela del
biogas, dalla concentrazione degli acidi grassi volatili e dalla concentrazione
d’ammoniaca. L’ammoniaca e il biossido di carbono in soluzione acquosa
reagiscono nel modo seguente:
Viene determinata analiticamente sulla fase liquida presente nel reattore , per
titolazione con acido cloridrico.
43
Figura n°10 (fonte[2])
Per inciso, diciamo che se il pH tende alla basicità, sta a significare che
l’equilibrio tra l’ ammoniaca (NH3) e lo ione ammonio (NH4+) è spostato verso
quest’ultimo.
45
leggero cambiamento di temperature di soli 2-3°C pu ò portare alla
eliminazione di alcune famiglie batteriche. Questo poi porterà alla diminuzione
della resa globale del processo. E’ bene porre attenzione quindi agli impianti di
riscaldamento, assicurando temperature costanti all’interno dei bioreattori.
46
3 TECNOLOGIA DEL PROCESSO
47
continua: se il substrato viene aggiunto miscelandolo a quello presente
all’interno del reattore;
discontinua: se il substrato viene spinto lungo l’asse longitudinale
attraverso fasi di processo diverse (plug - flow).
48
3.2 Impiantistica del processo di digestione anaerobica
La prima tecnologia che analizziamo è forse quella più semplice e che ancora
è caratterizzata da un certo grado d’empirismo. Il dimensionamento della
vasca manca di una procedura standardizzata, così come la previsione della
quantità di biogas prodotto. [3]
49
I valori più alti sono da considerarsi riferiti a sistemi che operano in mesofilia,
dotati di un impianto di riscaldamento. In figura n°12a-12b
n° b è riportato lo
schema di un impianto semplificato con e senza riscaldamento.
50
Figura n°13 (fonte[3]))
Figura 14 (fonte[4S])
In figura n°14 è riportato un esempio d’agitatore a pale fornito dalla ditta UTS.
La fase di rimescolamento è molto importante per l’omogeneizzazione del
51
substrato, per evitare la formazione
formazione di croste o depositi all’interno del reattore
e per abbattere l’ accumulo d’eventuali schiume superficiali.
52
Figura 16 (fonte
fonte [3])
[3]
53
temperatura al loro interno è distribuita uniformemente e facilitano la
fuoriuscita del gas dalla fase liquida verso il gasometro. Questa tipologia
impiantistica però presenta anche svantaggi: molta energia per il movimento
degli agitatori e perdite negli effluenti di materiale non fermentato e biomassa
microbica . Essendo poi le fasi acidogenica e metanogenica contemporanee e
non separate, non si può mai creare un habitat ottimale per la crescita dei
microrganismi, ma ci si deve limitare a raggiungere condizioni mediamente
positive per tutti i tipi di batteri.
1. IL DIGESTORE
Nel caso del calcestruzzo armato gettato in opera possiamo dire che è la
soluzione costruttiva maggiormente diffusa poiché si adatta meglio alle diverse
esigenze delle ditte costruttrici, le quali richiedono spesso la creazione di
aperture e fori utili all’inserimento delle loro specifiche componenti
impiantistiche. Questo importante vantaggio va a cozzare con il problema
relativo alla qualità intrinseca del manufatto che può risentire delle variabili
ambientali, imprevedibili nel momento della messa in opera, in grado di indurre
un certo grado di variabilità nel complesso della struttura.
54
La soluzione con manufatti prefabbricati è in grado di garantire tempi di messa
in opera minori poiché le varie componenti sono costruite in officina
garantendo, in più, una elevata omogeneità del materiale compositivo.
Sicuramente è necessaria una collaborazione stretta tra costruttore ed
impiantista per combinare al meglio l’esigenze dell’uno e dell’altro tenendo
presenti i vincoli della prefabbricazione.
55
2. LA MISCELAZIONE
3. IL RISCALDAMENTO
4. IL GASOMETRO
Serve per la raccolta del biogas prodotto prima che venga indirizzato ai vari
impieghi ( cogenerazione, torcia). Le soluzioni più diffuse prevedono l’utilizzo
di membrane flessibili fissate sulla sommità del digestore o disposte a terra,
sotto tettoia. Nel primo caso, di norma, si prevede l’utilizzo di una doppia
membrana. La prima, resistente agli agenti atmosferici, ha la funzione di
57
protezione e può essere mantenuta in tensione sia tramite una struttura
verticale, sia grazie all’insufflazione d’aria, mentre la seconda, interna, ha la
vera e propria funzione gasometrica. In alcuni casi, in combinazione con
l’inserimento di una copertura coibentata lignea del digestore, viene utilizzata
una sola membrana elastica in gomma (Epdm) che consente, alla semplice
osservazione, di verificare la quantità di biogas disponibile. In ogni caso, sono
soluzioni che prevedono pressioni d’esercizio molto basse, dell’ordine di 1.5-2
mmbar, per cui per l’utilizzo del biogas nel cogeneratore è necessaria la
ripresa con un’adeguata soffiante.
Figura n° 17
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UASBR (Upflow Anaerobic Sludge Blanket Reactors)
Mentre gli effluenti, in questo tipo di digestore, sono composti da parti solide
prevalentemente esaurite, i fanghi, al suo interno, sono costituiti da batteri. I
materiali da fermentare sono generalmente caratterizzati da una bassa
quantità di solidi sospesi. E’ possibile la tolleranza verso alcuni inquinanti,
principalmente se presenti in soluzione.[4]
La zona basale occupa circa il 30% del volume del reattore. ma provvede
all’80-90% della degradazione anaerobica dei substrati.[3]
La parte centrale del reattore rappresenta il 50% del volume e presenta una
concentrazione dei solidi inferiore rispetto al letto di fanghi. Questo accade
poiché il flusso di biogas prodotto crea una zona mista nella quale abbiamo
una miscelazione delle fasi gassose e liquide. Il restante 30% dello spazio
interno del digestore è occupato dalle zone di separazione biogas-solido.
60
Nel momento d’attivazione di un impianto dotato di tale tecnologia
fermentativa, è diffusa la pratica di inoculazione del reattore con materiale
granulare di consistenza fangosa ricco di batteri proveniente da un impianto
già funzionante.
L’ inoculo è impiegato in dosi del 10-15% rispetto al volume totale del reattore,
ma risulta essere abbastanza costoso arrivando a spuntare prezzi di circa
6000$ /t TS.[4]
Prove scientifiche [4] hanno dimostrato che gli elementi chiave per una buona
granulazione sono il calcio, l’ammonio, il fosforo, il magnesio, l’alluminio e il
silicio. Un’ottimale granulazione, infatti, si ha, ad esempio, quando vengono
fermentati gli scarti di barbabietola da zucchero e patate che portano con se
materiale argilloso, ricco degli elementi appena ricordati.
Ricapitolando, i vantaggi dei reattori tipo UASBR sono riferibili alla loro
semplice costruzione (eccetto la zona di separazione biogas-substrato
fermentante), è possibile poi effettuare degli elevati carichi di materiale al loro
interno, senza che sia richiesto un sistema di rimescolamento ovviando al
conseguente elevato fabbisogno di energia. Con questi reattori è possibile
anche ottenere degli effluenti contraddistinti da un basso carico di solidi
sospesi. I punti a sfavore dei UASBR sono ascrivibili alla complessità della
costruzione della parte distale del reattore, necessitano poi di un ricircolo del
materiale effluente per una espansione del letto di fanghi basale e,
presentano, infine, problematiche derivanti dalla possibile formazione di
schiume che inibiscono l’allontanamento del biogas costringendo all’aggiunta
di sostanze inibenti la produzione di schiume all’interno dei reattori stessi,
quando la loro altezza supera i 10 metri.
62
Figura n°18
n° (fonte[2S])
BFR (Batch-Fed
Fed Reactors)
63
tempo sia limitata solo a determinati periodi. Essi vengono caricati
contemporaneamente e lasciati alla fermentazione anaerobica finché non si
degradano completamente. Questo tipo di tecnologia determina che HRT sia
uguale a SRT.
Un altro esempio di BFR sono le vasche per lo stoccaggio dei liquami che
vengono riempite fino allo loro capienza massima e che poi possono essere
ricoperte con dei teli plastici per la captazione del biogas prodotto.
Gli AFR consistono di uno o più filtri all’interno dei quali è prevista la
sistemazione di substrati inerti in grado di trattenere sulla loro superficie la
biomassa microbica impedendo alla stessa di disperdersi tramite l’effluente.
Questi inerti possono essere ad esempio sabbia, plastica ecc. I filtri possono
essere sistemati in diversi punti del reattore e con orientamenti diversi. I
substrati d’avviare alla fermentazione sono generalmente quelli con basso
carico di solidi sospesi e poco densi.
64
I batteri, rimanendo attaccati al filtro, possono sorbire i nutrienti
nutrienti dal substrato
influente esercitando, nello stesso tempo la loro attività idrolitica o
fermentativa.
Molto spesso i filtri vengono inseriti in serie all’interno del fermentatore. Questi
supporti non solo fungono da substrato
substrato di colonizzazione per i batteri, ma
favoriscono anche la separazione del gas dalla frazione solida del digestato.
Per evitare intasamenti a livello dei filtri è stato determinato [1] che è meglio
effettuare il carico dei substrati da fermentare dalla
dalla parte superiore del
digestore, montando i filtri secondo orientazioni ben determinate.
Questi microrganismi sono ritenuti nel reattore mentre la parte solida e liquida
dei substrati da fermentare possono passare attraverso il sistema.[1]
Per questo tipo d’impianti l’HRT è basso, mentre l’SRT è molto prolungato.
Quindi possiamo dire che i benefici ottenibili dall’adozione di tali tecniche sono
relativi alla grande capacità digestiva del sistema vista l’elevata
concentrazione di microrganismi al suo interno, e al buon livello di
miscelazione del substrato.
Gli svantaggi sono invece ascrivibili agli elevati costi per il mantenimento degli
inerti, sia in sospensione che in buono stato di fluidificazione. I mezzi di
supporto possono poi entrare nel flusso in uscita del reattore andando a
danneggiare condutture e pompe. I batteri acidificanti e metanigeni non sono
separati quindi le fasi acidogenica e matanogenica avvengono
contemporaneamente.
CR (Contat Reactors)
66
Negli USA è stato brevettato, ad opera di Burke, un sistema di separazione
detto “AGF, Anoxic Gas Flotation” che prevede l’utilizzo di gas privo di
ossigeno, contenente metano e CO2 in varie proporzioni, per portare a galla,
concentrare e separare batteri, acidi organici, proteine, enzimi e materiali non
digeriti, per poi reimmetterli nel reattore principale.
Esistono vie intermedie tra i vari sistemi esistenti. Tra tutte queste soluzioni
possibili, quelle ritenute degne di nota, per la ricerca spinta di alti tassi di
conversione, sono i reattori che integrano la ritenzione di biomassa (reattori a
contatto) con quelli a fasi separate. I cosiddetti “contact stabilization reactors”
presentano il vantaggio di convertire materiale lentamente biodegradabile (es.
cellulosa) in un reattore ad alta concentrazione, mentre materiale di rapida
biodegradabilità viene digerito in un reattore per contatto.
Figura n°20
67
FASI SEPARATE
Per ogni fase possono essere scelti reattori di diverso tipo, infatti è possibile
accoppiare un reattore tipo CSTR per la prima serie di reazioni idrolitiche e
acidogeniche, lasciando poi ad un reattore tipo AFR il compito di provvedere
alle fasi acetogenica e matanogenica.
Sono anche state studiate altre possibili applicazioni per questo tipo di
impiantistica:
68
perciò possibile ridurre i volumi del primo reattore, dal momento che i batteri
idrolitici e acidogeni hanno un tasso di crescita molto maggiore dei metanigeni;
69
SELEZIONE DEI BIOREATTORI IN FUNZIONE DELLE CATEGORIE DEI
SUBSTRATI DA FERMENTARE.
1) Substrati solubili
Presentano, in genere, un elevato tasso di biodegradabilità, per questo
richiedono bassi HRT e SRT. I reattori CSTR sono quelli che sono
maggiormente impiegati per la valorizzazione anaerobica di questo tipo di
substrati (es. fanghi di scarto). Adottando un HRT basso, è chiaro che si
corre il rischio di perdere molti microrganismi nel substrato effluente. Per
questo motivo si potrebbe pensare ad un progetto costruttivo che preveda
la combinazione di un CSTR con un sistema UASBR oppure con un filtro
anaerobico. Questo permetterebbe di abbassare l’HRT, garantendo una
buona produzione di biogas ed una limitata perdita di microrganismi.
In alcune prove [1] sono state raggiunte riduzioni del 80-88% di COD
tramite l’impiego di filtri anaerobici per il trattamento di reflui provenienti da
allevamenti suini, da reflui della lavorazione del latte e percolati di vegetali
insilati, adottando HRT compresi fra 0,5-3 giorni.
70
Similmente a quanto appena visto, un processo in due fasi è stato applicato
anche per il trattamento di paglia di frumento e d’altro materiale erbaceo
(TS>25). Per la prima fase viene impiegato un sistema batch per effettuare
una percolazione del materiale e per promuovere le successive fasi
d’idrolisi ed acido genesi. Durante la seconda fase il percolato è viene
inviato ad un UASBR per la fermentazione.
A livello sperimentale i migliori risultati ottenuti, relativamente alla prima
fase, si sono verificati con substrati che presentavano un contenuto di
sostanza secca pari al 15%.[1]
71
Figura n°21
BATCH REACTOR
CONTINUOSLY STIRRED
TANK REACTOR
UPFLOW ANAEROBIC
SLUDGE BLANKET
REACTOR WITH SOLIDS
RECYCLE
FLUIZED-BED REACTOR
72
EXPANDED-BED REACTOR
CONTINUOSLY STIRRED
TANK REACTOR WITH
SOLIDS RECYCLE
UPFLOW ANAEROBIC
SLUDGE BLANKET
REACTOR
UPFLOW ANAEROBIC
FILTER REACTOR
DOWNFLOW ANAEROBIC
FILTER REACTOR
TWO-STAGE LEACHING-BED
LEACHATE FILTER
73
TWO-STAGE DIGESTION
STSTEM
74
PARTE SPECIALE
Premessa
75
La presente tesi di laurea ha lo scopo di verificare l’efficienza dell’impianto di
cui sopra valutandone i rendimenti complessivi calcolati in termini di m3 di
biogas prodotto per tonnellata di sostanza secca introdotta, anche in relazione
ad una caratterizzazione dei substrati impiegati. Particolare attenzione è stata
posta nei confronti della qualità della biomassa batterica dei reattori. Questo
aspetto è molto importante per capire se le condizioni trofico-ambientali dei
fermentatori siano o meno idonee per un corretto sviluppo dei microrganismi
che producono biogas, al termine di complesse catene metaboliche delle quali
essi sono i principali protagonisti.
Quanto sopra rientra nel programma di una convezione di ricerca tra il gruppo
sopra ricordato e il DAGA. Tale convenzione ha come principale obiettivo il
monitoraggio di funzionamento dell’impianto in virtù delle matrici vegetali ed
animali impiegate per l’alimentazione dell’impianto stesso in rapporto anche
agi effluenti risultanti dal processo. Queste vengono di frequente considerate
matrici organiche destinate al terreno nell’intento di pervenire ad un circuito
virtuoso: tutto inizia dal terreno e tutto ritorna al terreno, salvo le sostanze
gassose generate nel corso del processo.
Panoramica dell’impianto
Componentistica dell’impianto
1) REATTORI
- Altezza: 6m;
- Diametro: 20m.
77
substrati che per il passaggio del biogas. Ulteriormente è da segnalare la
presenza di tubazioni perimetrali esterne per il trasporto dell’olio in pressione
destinato ai motori sommersi ad azionamento elettro-idraulico degli agitatori, e
condutture interne per il trasferimento dell’acqua calda utile al riscaldamento
della biomassa fermentante all’interno dei digestori. Queste ultime tubazioni
sono direttamente collegate ai motori per la generazione d’energia elettrica dal
biogas, dai quali prelevano l’acqua calda ottenuta dal raffreddamento degli
stessi. Generalmente la temperatura dei reattori è mantenuta intorno a 41°C. Il
gasometro è delimitato superiormente da due membrane. Una a contatto
diretto con il biogas, l’altra con la funzione di proteggere il reattore dagli agenti
atmosferici. Tali membrane sono costituite da materiale plastico di colore
verde e sono fissate sia alle pareti di cemento armato sia ad un supporto
centrale rialzato che fa assumere loro una forma quasi piramidale. Visto che in
azienda non esistono sistemi per l’accumulo temporaneo del biogas in
eccesso, esiste una tubazione sotto vuoto, internamente e comunicante con l’
esterno, per permettere lo sfiato del biogas in eccesso (figura n°22). Dalla
figura si può anche notare che in corrispondenza di questo punto di sfogo
esiste un sistema d’aperture (oblò) ove l’operatore può prendere visione
dell’interno del digestore in modo da verificare la presenza di eventuali
problematiche relative alla biomassa fermentante (formazioni di schiume, ed
incrostazioni) e al funzionamento degli agitatori.
78
Figura n°22
Per la captazione del biogas è presente una valvola soffiante all’interno del
de
gasometro stesso. In figura n° 23 è riportata una fotografia di uno dei due
reattori dell’impianto; in figura n° 24 , invece, sono rappresentate in dettaglio le
tubazioni per la mandata e il ritorno dell’olio in pressione per la
movimentazione dei sistemi di miscelazione.
79
Figura n°23
Figura n°24
80
2) ORGANI MISCELANTI
Questi ultimi sono costituiti da due agitatori a pale per ciascun digestore. Gli
organi miscelanti sono parte integrante dei due reattori, all’interno del post-
fermentatore e della vasca di stoccaggio (in quest’ultima vasca vengono
azionati di rado). Le pale sono fissate su supporti variamente orientabili
all’interno del reattore in modo da garantire la corretta miscelazione dei
substrati. Come già indicato, l’omogeneizzazione della biomassa fermentante,
unitamente ad un intenso suo sminuzzamento, sono norme di base per una
buona gestione dei reattori, finalizzate ad un esercizio efficiente dell’ impianto
di digestione anerobica. L’attivazione dei miscelatori è effettuata in modo
alternativo per i due digestori e, come vedremo di seguito, anche per il post-
fermentatore. Tale alternanza è necessaria poiché la richiesta d’energia
elettrica per l’azionamento dei motori è molto elevata quindi, se si azionassero
contemporaneamente, si verificherebbe un picco d’assorbimento d’energia
spesso non sopportabile dalla rete dell’impianto.
Come già indicato, gli organi miscelanti sono azionati da motori elettro-
idraulici; per questo motivo sono presenti nell’ impianto delle sale di
pompaggio per l’invio in pressione dell’olio che servirà per il funzionamento
delle pale rotanti e per lo spostamento dei supporti ai quali sono collegate.
81
3) ALIMENTAZIONE DEI SUBSTRATI
4) CARRO MISCELATORE-DOSATORE
In figura n°25 è riportato il carro dosatore. Dalla foto si può notare il nastro
che, partendo dalla zona inferiore dello stesso, s’inclina verso i digestori.
Dietro al carro si vede uno dei due reattori. Come già indicato il carro viene
riempito completamente ogni due giorni. Questo aspetto non è sicuramente un
punto di forza del sistema, dato che la relativa discontinuità d’alimentazione
del sistema può dar luogo ad un deterioramento della biomassa. E’ infatti
possibile che durante questo lasso di tempo si formino delle sostanze tossiche
per i batteri che operano all’interno del digestore.
82
Figura n°25
5) POST-FERMENTATORE
FERMENTATORE
- Altezza = 6m;
- Diametro = 25m.
6) VASCA DI STOCCAGGIO
Dopo il post-fermentatore
fermentatore c’è una vasca di stoccaggio che raccoglie il
materiale in uscita
scita dal post-fermentatore.
post fermentatore. E’ anch’essa di forma cilindrica e
presenta un volume pari a 2200 m3. Le sue dimensioni sono:
- Altezza: 5 m;
83
- Diametro: 25 m.
Figura n°26
8) AUTOCLAVI
Figura n°27
9) PREVASCHE DI ACCUMULO
Dopo il trattamento il materiale, ormai allo stato liquido, viene inviato a due
prevasche di accumulo (1 e 2) anch’esse di forma cilindrica e dalla capacità di
325 m3 di liquido ciascuna. Chiaramente queste strutture non presentano
strutture di captazione del biogas dato che la sterilità ormai raggiunta rende
praticamente impossibile che avvenga qualsiasi tipo di fermentazione. La
parte superiore delle stesse è chiusa con un soffitto di calcestruzzo nel quale è
praticato un foro per l’esplorazione. In sintesi l’idrobios passa
passa dalle autoclavi
alla prevasca 2 con tubazioni che prima sfociano in una cisterna con funzione
86
di polmone di stoccaggio. In ogni caso dalla prevasca (2) il materiale passa
nella prevasca 1.
Figura n°28
87
che è la temperatura dei reattori). In questa fase si perde
perde un’ulteriore quota di
acqua.
Figura n°29
88
All’interno dell’impianto è presente un’ulteriore vasca con la funzione di
stoccaggio per i materiali di scarto che superano la capacità fermentativa dei
reattori e delle altre vasche presenti nell’impianto.
Sistemi di controllo
89
Figura n°30
Figura n°31
91
Figura n°32
92
Figura n°33
3
93
Materiali
Sostanza organica CNR IRSA 5 Q64 VOL.3 1985 % SS 81,3 +/- 8,1
Azoto organico solubile CNR IRSA 6 Q64 VOL.3 1985 g/kg 2,5 //
Carbonio organico CNR IRSA 5 Q64 VOL.3 1985 % 8,4 +/- 0,8
Residuo a 105°C CNR IRSA 2 Q64 VOL.2 1985 % 17,8 +/- 0,9
Residuo a 550°C CNR IRSA 2 Q64 VOL.2 1985 % 4,7 +/- 0,2
Rame CNR IRSA 10 Q64 VOL.3 1985 mg/kgSS 26,2 +/- 2,6
Tabella n°1
94
L’analisi della scheda dei risultati evidenzia come l’idrobios sia
prevalentemente costituito da sostanza organica (81,3) il che lo rende
particolarmente vantaggioso dal punto di vista della digestione anaerobica.
Presenta pH tendenzialmente basico forse perché nel campione vi erano
tracce di sottopelli di scarto dell’industria conciaria. Altro aspetto rilevante sono
la grande quantità di azoto totale, organico ed organico solubile presente nel
campione, che si attestano, rispettivamente, sui valori 17,8-13,4-2,5 g/Kg. La
forte presenza d’azoto è anche confermata dal ridotto rapporto C/N che è pari
a 4,7.
96
E’ stato stimato empiricamente in azienda che 1 m3 d’insilato di mais
fornisce 200-220 m3 di biogas.
97
Se non si riesce a raggiungere questo grado d’umidità, è probabile che
l'insilato ottenuto sia instabile, con elevate perdite di percolazione ed una
quantità eccessiva di acido butirrico e quindi ripercussioni sulla qualità
del processo fermentativo.
A livello nutritivo il valore energetico dell'insilato di sorgo è inferiore di un
10-20% rispetto a quello del silomais.
La seguente tabella riporta i valori medi di un insilato con sostanza secca
pari al 34% (in percentuale sul t.q.).
98
macchine utilizzate dal mais ceroso, e per la tempestività e semplicità
con cui tale operazione può essere eseguita.[6S]
Nella pratica corrente, quando la pianta si trova allo stadio d’inizio
spigatura, viene falcio-condizionata e lasciata in campo circa una
giornata per raggiungere contenuti in sostanza secca intorno al 25%.
Quindi viene trinciata ed insilata anche in sili a trincea. Quando
l’appassimento non è sufficiente, o si vuol procedere all’insilamento
diretto, oppure quando il costipamento lascia a desiderare, si può
ricorrere ad acidificanti come acido formico, impiegato in ragione di 3 litri
per tonnellata di foraggio.
1 m3 di loiessa può fornire fino a 180 m3 di biogas.
Nella tabella seguente sono riportati i caratteri essenziali degli insilati fin
qui presi in considerazione.
Umidità % 78,0
Protidi % 9,4
Lipidi % 0,6
Ceneri % 4,3
- MARCO MELA
E’ essenzialmente costituito da scarti dell’industria agroalimentare che
impiega questo frutto nella preparazione di svariati prodotti per il
consumo umano. Tali scarti sono costituiti da torsolo e buccette che
vengono ritirati ed impiegati durante le fasi di digestione negli impianti di
Mantovagricoltura. Anche in questo caso la loro presenza all’interno
della dieta dei reattori è variabile in base alle disponibilità del mercato.
1 m3 di marco mela permette di raggiungere produzioni di biogas pari a
100-110 m3
100
Trasferimento di microrganismi dagli insilati ai bioreattori
Sono numerosi i batteri che operano nella massa insilata nell’arco di tempo
che va dalla raccolta del foraggio alla sua immissione nei digestori. I batteri
rinvenibili negli insilati che arricchiranno la flora microbica preesistente sono
ascrivibili a tre categorie: batteri lattici, clostridi ed enterobatteri.
101
All’interno degli insilati da destinarsi alla digestione anaerobica, ci sono
anche i clostridi proteolitici, il cui effetto porta alla liberazione d’ammoniaca
o di altre ammine. Tra questi si annoverano il Clostridium bifermentans e lo
sporogens.
Metodi
I gestori dell’impianto hanno messo a nostra disposizione tutti i dati relativi alla
gestione pratica dei reattori. Tali dati indicano le quantità di biomasse fornite
102
per la digestione, nonché la qualità del biogas prodotto e la produzione di
energia elettrica. Avendo i dati oggetto di studio una cadenza giornaliera e
che fanno riferimento ad un anno d’attività (dal primo giorno di avvio fino alla
fine del periodo di stage effettuato presso Mantovagricoltura), la loro mole è
piuttosto elevata.
(con MJ = Mega Joule) e sapendo che il rendimento elettrico del motore può
essere espresso tramite l’equazione:
abbiamo diviso i Mega Joule d’energia in uscita dal motore per 0,45:
Ne consegue che la medie delle medie risulta essere pari a 25%. Possiamo
ora calcolare il 25% delle tonnellate di tal quale delle matrici vegetali.
104
c) Rendimento dell’impianto.
E’ sufficiente sommare le tonnellate di sostanza volatile della biomassa
vegetale con quelle di TVS dell’idrobios per conoscere l’entità del substrato
effettivamente impiegato dai batteri nella digestione anerobica.
Essendo noti i m3 di biogas prodotti giornalmente dall’impianto, con
l’operazione di cui sotto:
m3/t s.v. (5)
si ottiene il rendimento dell’impianto relativo ai substrati impiegati.
Analisi microbiologica
I campionamenti, in numero di due, uno per ogni reattore, sono stati effettuati
in data 17/12/2007 presso gli impianti di Mantovagricoltura. La procedura
adottata per il prelievo è tale da garantire il maggior livello possibile di sterilità,
evitando così che microrganismi non specifici dei reattori possano entrare in
contatto con i nostri campioni. Il prelievo del materiale ha avuto luogo
mediante due rubinetti comunicanti ciascuno con il relativo reattore. Per
evitare di raccogliere materiale fermo da troppo tempo nelle tubature stesse e
che quindi non risultasse omogeneo rispetto ai substrati fermentanti all’interno
dei digestori, prima di procedere alla raccolta dei campioni, se ne sono
eliminati 100 litri. I campioni da sottoporre alle analisi sono stati raccolti in
buste sigillate di plastica, contraddistinte con i numeri dei reattori di
riferimento. Al momento del prelievo le temperatura rilevate sono state di
41,6°C per il digestore 1 e 41,2°C per il digestore 2.
105
Le analisi microbiologiche sono state mirate ad evidenziare le diverse famiglie
batteriche presenti. In particolare:
- Colonie a 30°C;
- Colonie termofile;
- Escherichia coli;
- Salmonella spp.;
- Enterobatteriacee;
- Clostridi solfito riduttori;
- Clostridi non solfito riduttori;
- Muffe;
- Lieviti.
106
Consiste in un’inseminazione in profondità di un terreno di coltura
specificato, versato in due piastre Petri, con una quantità definita del
campione di prova. Quando il prodotto d’analizzare è liquido, si preparano
altre coppie di piastre Petri riempite nelle stesse condizioni, utilizzando
diluizioni decimali del campione in prova o della sospensione iniziale. Le
piastre sono incubate in aerobiosi a 30 °C per 72 h .
Apparecchiatura e vetreria
L'apparecchiatura da noi impiegata è a perdere, purché dotata di specifiche
adeguate, costituisce un'alternativa accettabile alla vetreria riutilizzabile. E’
utilizzabile l'usuale apparecchiatura di un laboratorio di microbiologia ed in
particolare quanto segue:
- Incubatore, in grado di operare a 30 °C ± 1 °C.
- Piastre Petri, di vetro o di plastica, di diametro da 90 mm a 100 mm.
- Pipette, di capacità nominale di 1 ml.
- Bagnomaria, in grado di operare a temperature comprese tra 44°C e 47°C.
Come apparecchiatura per la conta delle colonie si può utilizzare, per
esempio, un’apparecchiatura formata da una base illuminata con uno
sfondo scuro, dotata di lente d’ingrandimento o idoneo ingrandimento di
circa 1,5 × e un contatore meccanico o elettronico digitale.
- Misuratore di pH, dotato di un'accuratezza di taratura di ±0,1 unità di pH a
25°C.
- Provette, beute o flaconi, di capacità adeguata minore o uguale a 500 ml.
Apparecchiatura e vetreria
Anche in questo caso l'apparecchiatura è a perdere, in quanto dotata di
specifiche adeguate; costituisce un'alternativa accettabile alla vetreria
riutilizzabile.
L’usuale apparecchiatura di un laboratorio di microbiologia (vedere ISO
7218) consta di:
108
- impianto per sterilizzazione a secco (forno) o per sterilizzazione ad
umido (autoclave) Vedere ISO 7218;
- essiccatoio o forno ventilato mediante convezione, in grado di
funzionare a temperature comprese tra 37 °C e 55 °C .
- incubatore, in grado di funzionare a 37 °C ± 1 °C .
- bagno d’acqua, in grado di funzionare a 41,5 °C ± 1 °C, o incubatore, in
grado di funzionare a 41,5 °C ± 1 °C.
- bagni d’acqua, in grado di funzionare da 44 °C a 47 °C.
- bagno d’acqua, in grado di funzionare a 37 °C ± 1 °C.
(è raccomandabile l’utilizzo di bagno d’acqua contenenti un agente
antibatterico a causa della bassa dose infettiva di Salmonella)
- anse per batteriologia sterili, con diametro di circa 3 mm o 10 µl, oppure
pipette sterili;
- provette o matracci, di capacità appropriata;
(possono essere utilizzate bottiglie o matracci dotati di tappi a vite atossici di
metallo o di plastica)
- pipette graduate o pipette automatiche, della capacità nominale di 10 ml
e 1 ml, graduate rispettivamente con intervalli di 0,5 ml e 0,1 ml;
- piastre Petri, di piccole dimensioni (diametro da 90 mm a 100 mm) e/o di
grandi dimensioni (diametro 140 mm).
109
Diluenti, substrati, reagenti
Si vedano le norme ISO 7218, ISO/TS 11133-1 e ISO/TS 11133-2 per
quanto riguarda l’elencazione dei substrati di crescita.
Per quanto riguarda i diluenti e i regenti, sono impiegati:
- Agar di solfato-cicloserina;
- Soluzione di D-cicloserina;
- Tioglicolato;
- Solfato di lattosio.
Apparecchiatura e vetreria
- Apparati per la sterilizzazione a secco (forno) e umido (autoclave);
- Incubatrice, capace di mantenere la temperatura a 37°C +/-1°C;
- Vasi ad atmosfera modificata per la coltura anaerobica dei substrati;
- Misuratore di pH;
- Anelli del diametro di 3 mm di platino-iridio o nichel-cromo;
- Aghi per l’inoculo dello stesso materiale;
- Filtri;
- Beute;
- Pipette e micro pipette;
- Piastre Petri;
- Provette o matracci di capacità appropriata;
- Bagni d’acqua;
- Bulbi di gomma.
110
Per la conta delle colonie termofile a 30°, delle Enterobatteriacee, dei clostridi,
dell’Escherichia coli, dei lieviti e delle muffe è stata eseguita la semina del
campione tal quale e/o delle sue diluizioni sui rispettivi terreni, come riportato
nelle metodiche ufficiali; le piastre sono state poi incubate rispettando le
temperature e i tempi indicati, quindi è stata eseguita la lettura delle colonie.
111
Risultati
Il calcolo dei rendimenti è su base giornaliera. Quindi sono stati raggruppati
per mesi e riguardano un intero anno. I dati ottenuti sono rappresentati nei
grafici seguenti. Questi riportano sull’asse delle ascisse i giorni a cui si
riferiscono i valori numerici dei rendimenti, mentre sull’ordinate sono indicati i
m3/t s.v.
DIC 06-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/12
2/12
3/12
4/12
5/12
6/12
7/12
8/12
9/12
10/12
11/12
12/12
13/12
14/12
15/12
16/12
17/12
18/12
19/12
20/12
21/12
22/12
23/12
24/12
25/12
26/12
27/12
28/12
29/12
30/12
31/12
Grafico n°1
112
GEN 07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/1
2/1
3/1
4/1
5/1
6/1
7/1
8/1
9/1
10/1
11/1
12/1
13/1
14/1
15/1
16/1
17/1
18/1
19/1
20/1
21/1
22/1
23/1
24/1
25/1
26/1
27/1
28/1
29/1
30/1
31/1
Grafico n°2
Durante
te il mese di gennaio 2007 il rendimento è stato sempre molto elevato. Il
valore medio mensile (2171,35 m3/t s.v.)
.) risulterà il più elevato fra tutti i mesi
presi in considerazione. Questo livello d’efficienza ha toccato il suo apice in
corrispondenza del giorno 30, durante il quale i metri cubi di biogas prodotti
per t di s.v sono stati pari a 3680. Da questo picco in poi, il calo dei rendimenti
è stato repentino. Nell’arco di un giorno, infatti, assistiamo ad una sua
diminuzione pari a circa il 58% arrivando
arriv al valore di 1552 m3/t s.v.
s.v il 31/1. Nei
sei mesi successivi il rendimento dei substrati continua a decrescere con
regolarità. I suoi valori medi sono uguali a 1195,93 m3/t s.v.
s.v a febbraio,
1006,42 m3/t s.v.. a marzo, 968,97 m3/t s.v.. ad aprile, 973,74 m3/t s.v. a
maggio, 936,87 m3/t s.v.. a giugno, 888,77 m3/t s.v. a luglio.
113
FEB 07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1250
1000
750
500
250
0
1/2
2/2
3/2
4/2
5/2
6/2
7/2
8/2
9/2
10/2
11/2
12/2
13/2
14/2
15/2
16/2
17/2
18/2
19/2
20/2
21/2
22/2
23/2
24/2
25/2
26/2
27/2
28/2
Grafico n°3
MAR 07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/3
3/3
5/3
7/3
9/3
11/3
13/3
15/3
17/3
19/3
21/3
23/3
25/3
27/3
29/3
31/3
Grafico n°4
APR07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/4
2/4
3/4
4/4
5/4
6/4
7/4
8/4
9/4
10/4
11/4
12/4
13/4
14/4
15/4
16/4
17/4
18/4
19/4
20/4
21/4
22/4
23/4
24/4
25/4
26/4
27/4
28/4
29/4
30/4
Grafico n°5
114
MAG07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 GENERALE(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
6/5
7/5
8/5
9/5
10/5
11/5
12/5
13/5
14/5
15/5
16/5
17/5
18/5
19/5
20/5
21/5
22/5
23/5
24/5
25/5
26/5
27/5
28/5
29/5
30/5
31/5
Grafico n°6
GIU07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI m³/t
m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/6
2/6
3/6
4/6
5/6
6/6
7/6
8/6
9/6
10/6
11/6
12/6
13/6
14/6
15/6
16/6
17/6
18/6
19/6
20/6
21/6
22/6
23/6
24/6
25/6
26/6
27/6
28/6
29/6
30/6
Grafico n°7
LUG07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/7
2/7
3/7
4/7
5/7
6/7
7/7
8/7
9/7
10/7
11/7
12/7
13/7
14/7
15/7
16/7
17/7
18/7
19/7
20/7
21/7
22/7
23/7
24/7
25/7
26/7
27/7
28/7
29/7
30/7
31/7
Grafico n°8
115
Ad agosto il rendimento è tornato ad aumentare leggermente attestandosi sul
valore medio mensile pari a 1021,87 m3/t s.v.. Ciò, riteniamo, sia d’attribuirsi al
fatto che durante la seconda e terza settimana del mese si sono registrati
picchi abbastanza rilevanti, compensati, in parte, da successive diminuzioni.
AGO07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/8
2/8
3/8
4/8
5/8
6/8
7/8
8/8
9/8
10/8
11/8
12/8
13/8
14/8
15/8
16/8
17/8
18/8
19/8
20/8
21/8
22/8
23/8
24/8
25/8
26/8
27/8
28/8
29/8
30/8
31/8
Grafico n°9
SET07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/9
3/9
5/9
7/9
9/9
11/9
13/9
15/9
17/9
19/9
21/9
23/9
25/9
27/9
29/9
Grafico n°10
116
OTT07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/10
2/10
3/10
4/10
5/10
6/10
7/10
8/10
9/10
10/10
11/10
12/10
13/10
14/10
15/10
16/10
17/10
18/10
19/10
20/10
21/10
22/10
23/10
24/10
25/10
26/10
27/10
28/10
29/10
30/10
31/10
Grafico n°11
NOV07-RENDIMENTO
RENDIMENTO SUBSTRATI (m³/t
(m /t s.v.)
4000
3750
3500
3250
3000
2750
2500
2250
2000
1750 RENDIMENTO
1500
1250 SUBSTRATI(m3/ts.v)
1000
750
500
250
0
1/11
2/11
3/11
4/11
5/11
6/11
7/11
8/11
9/11
10/11
11/11
12/11
13/11
14/11
15/11
16/11
17/11
18/11
19/11
20/11
21/11
22/11
23/11
24/11
25/11
Grafico n°12
117
I valori medi mensili del rendimento sono rappresentati nel grafico n°13.
ottobre-07
gennaio-07
febbraio-07
marzo-07
aprile-07
maggio-07
giugno-07
luglio-07
agosto-07
novembre-07
dicembre-06
settembre-07
Grafico n°13
Passiamo ora all’esame dei dati riferiti alla qualità del biogas prodotto in
impianto. La qualità si riferisce sia alla percentuale di CH4 presente nella
miscela gassosa all’interno dei singoli fermentatori (indicati con F1 e F2) sia a
quella inviata ai motori (M) per la produzione di energia elettrica.
DIC06-Concentrazioni
Concentrazioni gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4] F1
57,5
55,0 [CH4] F2
52,5
50,0 [CH4] M
1/12
2/12
3/12
4/12
5/12
6/12
7/12
8/12
9/12
10/12
11/12
12/12
13/12
14/12
15/12
16/12
17/12
18/12
19/12
20/12
21/12
22/12
23/12
24/12
25/12
26/12
27/12
28/12
29/12
30/12
31/12
Giorni
Grafico n°14
(Per problemi tecnici, i valori della qualità del biogas dei giorni compresi fra il
06/12 e 11/12 non sono risultati disponibili).
118
I mesi immediatamente successivi all’entrata in esercizio dell’impianto, oltre a
risultare caratterizzati da buoni livelli di rendimento, sono anche contraddistinti
da ottime qualità del biogas, poiché le percentuali di CH4 presenti nella
miscela gassosa si sono attestate sempre tra valori compresi fra 60 e 67%.
GEN07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5
55,0 [CH4]-F2
52,5 [CH4]-M
50,0
1/1
2/1
3/1
4/1
5/1
6/1
7/1
8/1
9/1
10/1
11/1
12/1
13/1
14/1
15/1
16/1
17/1
18/1
19/1
20/1
21/1
22/1
23/1
24/1
25/1
26/1
27/1
28/1
29/1
30/1
31/1
Giorni
Grafico n°15
119
circa 9 punti. Evidentemente in queste fasi iniziali il fermentatore 2 lavora con
minore efficacia.
FEB07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5
[CH4]-F2
55,0
52,5 [CH4]-M
50,0
1/2
2/2
3/2
4/2
5/2
6/2
7/2
8/2
9/2
10/2
11/2
12/2
13/2
14/2
15/2
16/2
17/2
18/2
19/2
20/2
21/2
22/2
23/2
24/2
25/2
26/2
27/2
28/2
Giorni
Grafico n°16
MAR07 -Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5 [CH4]-F2
55,0
52,5 [CH4]-M
50,0
1/3
2/3
3/3
4/3
5/3
6/3
7/3
8/3
9/3
10/3
11/3
12/3
13/3
14/3
15/3
16/3
17/3
18/3
19/3
20/3
21/3
22/3
23/3
24/3
25/3
26/3
27/3
28/3
29/3
30/3
31/3
Giorni
Grafico n°17
120
Per tutto il mese di febbraio e per metà marzo la tendenza poc’anzi vista è
confermata. Ma è proprio verso metà marzo che la concentrazione del CH4 del
fermentatore 2 eguaglia quella del fermentatore
fermentatore 1. In questo stesso periodo,
mediamente, i valori di concentrazione del metano si attestano sempre intorno
al 60% e cominciano ad allontanarsi dalle percentuali vicine al 67% tipiche dei
primi due mesi d’avvio dell’impianto.
Grafico n°18
MAG07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5 [CH4]-F2
55,0
52,5 [CH4]-M
50,0
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
6/5
7/5
8/5
9/5
10/5
11/5
12/5
13/5
14/5
15/5
16/5
17/5
18/5
19/5
20/5
21/5
22/5
23/5
24/5
25/5
26/5
27/5
28/5
29/5
30/5
31/5
Giorni
Grafico n°19
Grafico n°20
LUG07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5
55,0 [CH4]-F2
52,5
50,0 [CH4]-M
1/7
2/7
3/7
4/7
5/7
6/7
7/7
8/7
9/7
10/7
11/7
12/7
13/7
14/7
15/7
16/7
17/7
18/7
19/7
20/7
21/7
22/7
23/7
24/7
25/7
26/7
27/7
28/7
29/7
30/7
31/7
Giorni
Grafico n°21
122
AGO07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5 [CH4]-F1
60,0
57,5 [CH4]-F2
55,0 [CH4]-M
52,5
50,0
1/8
2/8
3/8
4/8
5/8
6/8
7/8
8/8
9/8
10/8
11/8
12/8
13/8
14/8
15/8
16/8
17/8
18/8
19/8
20/8
21/8
22/8
23/8
24/8
25/8
26/8
27/8
28/8
29/8
30/8
31/8
Giorni
Grafico n°22
123
SET07-Concentrazione
Concentrazione del gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5 [CH4]-F2
55,0
52,5 [CH4]-M
50,0
1/9
2/9
3/9
4/9
5/9
6/9
7/9
8/9
9/9
10/9
11/9
12/9
13/9
14/9
15/9
16/9
17/9
18/9
19/9
20/9
21/9
22/9
23/9
24/9
25/9
26/9
27/9
28/9
29/9
30/9
Giorni
Grafico n°23
OTT07-Concentrazione
Concentrazione gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0 [CH4]-F1
57,5
55,0 [CH4]-F2
52,5 [CH4]-M
50,0
1/10
2/10
3/10
4/10
5/10
6/10
7/10
8/10
9/10
10/10
11/10
12/10
13/10
14/10
15/10
16/10
17/10
18/10
19/10
20/10
21/10
22/10
23/10
24/10
25/10
26/10
27/10
28/10
29/10
30/10
31/10
Giorni
Grafico n°24
124
NOV07-Concentrazione
Concentrazione del gas metano all'interno del biogas
75,0
72,5
70,0
67,5
65,0
% 62,5
60,0
57,5 [CH4]-F1
55,0
52,5 [CH4]-F2
50,0
[CH4]-M
1/11
2/11
3/11
4/11
5/11
6/11
7/11
8/11
9/11
10/11
11/11
12/11
13/11
14/11
15/11
16/11
17/11
18/11
19/11
20/11
21/11
22/11
23/11
24/11
25/11
Giorni
Grafico n°25
125
Concentrazione acidi (F1)
C
55000
o
n
50000
c 45000
40000
a 35000
c 30000 ac.acetico
i
25000 ac. propionico
d
20000
o ac. Iso-butirrico
15000
(
m
10000 ac butirrrico
g 5000 ac TOT
/ 0
L
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
)
Data analisi
Grafico n° 26a
m
g 2500
ac TOT
/ 0
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
L
)
Data analisi
Grafico n°26b
126
mg/l, con l’acido acetico che è il componente
component presente
nte in maggiore quantità.
Nella fase che interessa il nostro studio, cioè quando
quando ai fermentatori sono stati
aggiunti l’idrobios e gli insilati, la situazione è divenuta più stabile e, nell’arco di
circa 40 giorni, l’acidità totale è passata a quota 9000 mg/l.
mg/l. In questo stesso
periodo, la concentrazione più elevata spetta all’acido propionico, a scapito di
quello acetico. Quest’ultima situazione non muterà più in entrambi i
fermentatori. La diminuzione dell’acidità si è protratta fino alla metà del mese
di febbraio.
ebbraio. E’ proprio in questo periodo che il suo valore raggiunge il minimo:
5000 mg/l. Anche in questo caso la stessa situazione si è verificata per
entrambi i digestori.
Concentrazioni NH₄⁺-N;
NH N-tot (F1)
12000
C 11000
o 10000
n 9000
c 8000
7000
6000
(
m 5000
"NH4+/N"
g 4000
/ 3000 "N-tot"
L 2000
1000
)
0
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
Data analisi
Grafico n°27
127
Le concentrazioni dell’azoto sono risultate piuttosto altalenanti, in entrambi i
digestori. A repentini aumenti sono succedute altrettanto repentine diminuzioni
delle concentrazioni sia dell’azoto
dell’ totale (N-tot)) che dell’azoto ammoniacale
(NH4+-N) . I picchi massimi della concentrazione dell’azoto, per i due
fermentatori si sono avuti in corrispondenza dell’analisi del 17/04/2007. Per
l’F1 l’NH4+-N è presente alla concentrazione 4758
4758 mg/l, mentre l’N-tot
l’N si
attesta su valori prossimi a 9690 mg/l. Per l’F2, in pari data, la concentrazione
dell’NH4+-N è risultata di 8160 mg/l, mentre per l’N-tot
l’N ha raggiunto 10445. I
valori iniziali e finali sono pressoché uguali, nonostante che durante
duran il periodo
di studio dell’impianto le fluttuazioni siano risultate piuttosto ampie.
pH(F1)
9,00
8,75
8,50
8,25
8,00
P
7,75 y = 0,028x + 7,812
h 7,50 R² = 0,158
7,25 "pH"
7,00
6,75 Lineare ("pH")
6,50
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
Data analisi
Grafico n°28
128
Concentrazione acidi (F2)
C
55000
o
50000
n
c
45000
40000
a 35000
c 30000 ac acetico
i 25000
20000 ac propionico
d
o 15000 ac iso-butirrico
10000
ac butirrico
(
m 5000
g 0 ac TOT
/
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
L
)
Data analisi
Grafico n°29a
m
ac butirrico
g 2500
ac TOT
/ 0
L
9/1
9/5
5/6
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
31/7
)
Data analisi
Grafico n°29b
129
12000
Concentrazioni NH₄⁺-N;
NH N-tot (F2)
C 11000
o 10000
9000
n 8000
c 7000
6000
5000
(
m 4000 "NH4+/N"
g 3000
/ 2000 "N-tot"
1000
L
0
)
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
Data analisi
Grafico n°30
pH(F2)
9,00
8,75
8,50
8,25
8,00
7,75 y = 0,070x + 7,383
P
7,50 R² = 0,445
h 7,25
7,00 "pH"
6,75 Lineare ("pH")
6,50
6,25
6,00
26/10
6/11
20/11
6/12
19/12
9/1
23/1
13/2
27/2
13/3
28/3
17/4
9/5
5/6
31/7
Data analisi
Grafico n°31
130
Unità di Risultati ottenuti Metodica
Parametri ricercati: misura
1 2 analitica
Tabella n°6
Discussione
131
ricca di proteine e grassi che presentano elevate rese metanigene. Anche gli
insilati impiegati sono eccellenti substrati da fermentare perché ricchi di
zuccheri fermentescibili. Possiamo quindi affermare che la dieta fornita ai
digestori è sicuramente ideale dal punto di vista dei rendimenti delle matrici
impiegate.
Le stesse considerazioni sono ripetibili per l’analisi dei dati riferiti alla qualità
del biogas prodotto. Anche qui la concentrazione del CH4 era maggiore nei
mesi di gennaio, febbraio e marzo. In questo periodo il tenore di metano si
attestava intorno al 65%. Poi, con il passare del tempo, la percentuale è scesa
al 55-60%. Tali valori sono sicuramente normali per un impianto di queste
caratteristiche, ma, visto che i substrati impiegati sono di ottimo livello e
considerato che, comunque, l’impianto è stato in grado di produrre biogas di
maggiore qualità, è d’obbligo considerare ulteriori aspetti.
132
Per questo motivo riteniamo importante approfondire il tema dei lipidi, come
precursori d’acidi grassi volatili, che si accumulano nei reattori causando
problemi d’inibizione dell’attività di degradazione batterica.
E’ stato rilevato che gli acidi grassi a catena lunga hanno effetto tossico acuto
sull’attività anaerobica di alcuni batteri, sia idrogenotrofi che acetoclastici; in
molti casi questo effetto tossico risulta essere permanente.[15]
133
Impiegando una tecnologia sperimentale di digestione anaerobica che
prevede la continua miscelazione dei substrati, si è appurato, durante la fase
di metanogenesi, che l’iniziale fase di “lag” può essere attribuita alla rapida
costruzione di acidi grassi volatili (sia a catena lunga che a catena corta) [15]
Il fatto che il profilo degli acidi risulti simile (ad eccezione della tesi al 47% di
lipidi) e che l’inibizione della produzione di biogas si sia registrata per le tesi al
31% e al 40% di lipidi indica che gli acidi grassi a catena corta non sono i
principali responsabili dell’inibizione della produzione di gas. Questa ipotesi è
avvalorata ulteriormente dal fatto che l’inibizione generalmente si verifica dopo
che la concentrazione degli acidi a catena corta si è abbassata.
Anche se in questo studio gli acidi grassi a lunga catena vengono considerati i
responsabili del decremento della produzione di biogas, va sottolineato però
che l’acido propionico, avendo un turnover piuttosto breve (1h), può causare
tossicità anche molto spinta a seguito di accumulo. Probabilmente questo
meccanismo si verifica anche nei digestori oggetto del nostro studio, poiché se
134
in letteratura è indicato che la concentrazione di tale acido non deve superare
la soglia di 3000 mg/L [2], nel nostro caso si attesta mediamente sui 10000
mg/L.
Nello studio si afferma che gli acidi grassi volatili a catena lunga possono
causare inibizione già a basse concentrazioni a carico dei batteri gram-positivi,
mentre lo stesso non si verifica per quelli gram-negativi [16].
Gli acidi grassi a catena lunga dimostrano tossicità acuta nei confronti del
consorzio batterico a seguito del loro adsorbimento all’interno della parete e
della membrana cellulare che causa interferenze a livello di trasporto e di
azione protettiva di questi due apparati cellulari [16]
Nei reattori di tipo UASB la flottazione dei fanghi granulari può avvenire ancora
prima che gli acidi grassi possano diventare tossici [16].
Proprio la natura fisica del materiale in digestione può essere la causa del più
o meno elevato grado di tossicità degli acidi, poiché se la natura e la
granulometria del materiale in sospensione all’interno dei digestori è elevata,
questi presenteranno anche una maggiore area superficiale che potrà essere
ricoperta dal film lipidico.
135
grassi e biomassa fermentante. Questo fa sì che le matrici organiche da
valorizzare tramite la digestione non siano degradate correttamente. Inoltre la
biomassa batterica che colonizza queste concrezioni può essere dilavata via
tramite l’allontanamento delle occlusioni neo-formate, determinando una
perdita di microrganismi atti alla fermentazione.
Gli ultimi rilevamenti hanno stabilito che la concentrazione degli acidi totali è,
per entrambi i digestori, pari a circa 20000 mg/l. Una concentrazione d’acidi
così elevata ha agito negativamente sulla presenza di batteri afferenti alla
famiglia delle Enterobacteriacee che risultano presenti con un numero esiguo
di popolazioni. L’assetto microbiologico è sicuramente influenzato da un
ambiente chimico abbastanza estremizzato.
Nel lavoro di Chen et al. si ipotizza poi che l’NH3 sia la principale causa di
inibizione poiché è permeabile alle membrane batteriche. Trattandosi di una
136
molecola idrofoba, può diffondere passivamente all’interno della cellula
causando squilibri protonici e carenza di potassio.
I valori indicati sono compatibili con quelli tipici dei digestori oggetto del nostro
studio e questo ci induce ad affermare che deve essere prestata molta
attenzione, oltre che alla concentrazione degli acidi organici, anche alla
problematica dell’azoto.
137
La situazione appena vista si potrebbe paragonare a quella dell’’impianto di
Mantovagricoltura, dove si verificherebbe, in base ai dati da noi raccolti, una
sorta di equilibrio dinamico che rende il sistema in grado di continuare a
lavorare, ma che determina, nel tempo, un calo dei rendimenti delle matrici
apportate. L’eccellente qualità dei substrati d’origine animale mantiene alta la
produzione di biogas però nasconde problematiche d’indubbia incidenza sulla
efficienza complessiva dei digestori.
Conclusioni
Il lavoro svolto ha seguito due punti focali di sviluppo. Il primo riguarda proprio
la valutazione dell’efficienza di questo insediamento energetico attraverso la
determinazione dei rendimenti dei substrati impiegati. Il secondo punto è
riferito, invece, essenzialmente ad un’analisi microbiologica del consorzio
batterico insediato nei digestori.
140
le “specie” chimiche indesiderate. Per gli acidi organici, il compito è molto
difficile perché sono conosciute sole poche soluzioni tecnologiche in grado di
diminuire la concentrazione di questi composti. Sarebbe, ad esempio,
possibile aggiungere del calcio per favorire la produzione di sali che,
precipitando, allontanerebbero gli acidi dalla soluzione, ma questa possibilità -
è già riportato in bibliografia- ha solo effetti modesti e temporanei, tanto da
essere considerata solo un palliativo.
Per quanto riguarda l’azoto, invece, esistono alcune soluzioni interessanti. E’
possibile effettuare l’eliminazione dello ione ammonio tramite “stripping”
oppure precipitazione chimica. Noi abbiamo verificato, come soluzione
migliore, la semplice ed economica pratica che prevede la sospensione del
rimescolamento dei substrati mezz’ora prima e dopo l’aggiunta di nuovi
materiali ai digestori. Questa precauzione operativa ha aumentato l’HRT
dell’impianto, ma ha diminuito la presenza di sostanza organica nell’effluente
poiché le particelle solide si depositano maggiormente sul fondo del digestore.
L’aumento del tempo di ritenzione idraulica determina una riduzione dei
fenomeni d’inibizione. Anche l’aggiunta di materiali adsorbenti come le zeoliti,
noi abbiamo sperimentato la clinoptilolite, appare d’interesse, stante l’affinità
di quest’ultima per lo ione ammonio. In tal caso si ha un vero e proprio
“sequestro” di tale ione, che riduce così la sua azione inibente. Allo stesso
tempo i microrganismi batterici si fissano su questi substrati e non vengono
dilavati tramite lo spurgo del digestato esausto, impedendo la perdita di
biomassa attiva.
Doverosamente si precisa, però, che quest’aspetto, stante la sua complessità,
sarà oggetto di ulteriori specifici studi, magari effettuati su un idoneo impianto
pilota.
141
APPENDICE
NORMATIVA
FINANZIARIA 2008
La costruzione delle filiere energetiche e non-food rimane una sfida aperta per
il nostro sistema agroalimentare, ma anche per l’intero Paese, dato anche il
costo crescente dei carburanti di origine fossile.
Il comma 144 dell’articolo 2 della legge finanziaria 2008 dice che, “La
produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da fonti
142
energetiche rinnovabili, di potenza nominale media annua superiore ad 1MW è
incentivata mediante il rilascio di certificati verdi per un periodo di 15 anni[…]”.
Il comma 145, invece, dà il via alla retribuzione dell’energia elettrica tramite
tariffa omnicomprensiva, in sostituzione dei certificati verdi, per gli impianti con
potenza installata non superiore ad 1MW. E’ però indicato che il produttore
potrà sempre scegliere il sistema di incentivazione che preferisce. Infatti, al
suo interno, è riportato che: “La produzione di energia elettrica mediante
impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, di potenza nominale media
annua non superiore a 1MW, immessa nel sistema elettrico, ha diritto, in
alternativa ai certificati verdi di cui al comma 144 e su richiesta del produttore,
a una tariffa fissa omnicomprensiva di entità variabile a seconda della fonte
utilizzata […] per un periodo di 15 anni, fermo restando quanto disposto a
legislazione vigente in materia di biomasse agricole, da allevamento e forestali
ottenute nell’ambito di intese di filiera o contratti quadro oppure di filiere corte.
Al termine di tale periodo, l’energia elettrica è remunerata, con le medesime
modalità, alle condizioni economiche previste dall’articolo 13 del decreto
legislativo 29 dicembre 2003, n.387. La tariffa omnicomprensiva di cui al
presente comma può essere variata, ogni tre anni, con decreto del Ministro
dello sviluppo economico, assicurando la congruità della remunerazione ai fini
della incentivazione dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.”
In particolare, nel comma 147 è riportato che: “ A partire dal 2008, i certificati
verdi, ai fini del soddisfacimento della quota d’obbligo di cui all’articolo 11,
comma 1, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n.79, hanno un valore
unitario pari a 1MW e vengono emessi dal Gestore dei servizi elettrici (GSE)
per ciascun impianto a produzione incentivata di cui al comma 143, in numero
pari al prodotto della produzione netta di energia elettrica da fonti rinnovabili
moltiplicata per il coefficiente, riferito alla tipologia della fonte […] fermo
restando quanto disposto a legislazione vigente in materia di biomasse
143
agricole, da allevamento e forestali ottenute nell’ambito di intese di filiera o
contratti quadro oppure di filiere corte.”.
Nel comma 148, in riferimento alla attribuzione del prezzo di mercato del
certificato verde, abbiamo che “A partire dal 2008, i certificati veri emessi dal
GSE […] sono collocati sul mercato a un prezzo, riferito al MWh elettrico, pari
alla differenza tra il valore di riferimento, fissato in sede di prima applicazione
di 180 euro per MWh, e il valore medio annuo del prezzo di cessione
dell’energia elettrica definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas in
attuazione dell’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003,
n. 387, registrato nell’anno precedente e comunicato alla stessa autorità entro
il 31 gennaio di ogni anno a decorrere dal 2008. Il valore di riferimento e i
coefficienti […] possono essere aggiornati ogni tre anni, con decreto del
ministro dello sviluppo economico, assicurando la congruità della
remunerazione ai fini dell’incentivazione dello sviluppo delle fonti energetiche
rinnovabili.”
144
382-ter: La produzione di energia elettrica per gli impianti visti nell’articolo
382-bis e di potenza elettrica non superiore ad 1 megawatt, immessa nel
sistema elettrico, ha diritto, in alternativa ai certificati verdi di cui al comma
382-bis e su richiesta del produttore, a una tariffa omnicomprensiva pari a 0,30
euro per ogni kWh, per un periodo di 15 anni. Al termine di tale periodo,
l’energia elettrica è remunerata, con le medesime modalità, alle condizioni
economiche previste dall’articolo 13 del decreto legislativo 29 dicembre 2003,
n. 387. La tariffa omnicomprensiva di cui al presente comma può essere
variata, ogni 3 anni, con decreto del Ministro dello sviluppo economico di
concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali,
assicurando la congruità della remunerazione ai fini dell’incentivazione dello
sviluppo di tali fonti.
145
REGOLAMENTO (CE) N. 1774/2002
L’art. 3 riporta gli obblighi generali per la corretta gestione dei materiali
sovrariportati.
Obblighi generali: I sottoprodotti di origine animale e i prodotti da essi derivati
sono raccolti, trasportati, immagazzinati, manipolati, trasformati, eliminati,
immessi sul mercato, esportati, trasportati in transito e utilizzati in conformità
del regolamento.
147
j) gusci, sottoprodotti dei centri di incubazione e sottoprodotti ottenuti da uova
incrinate provenienti da animali che non presentavano segni clinici di malattie
trasmissibili all'uomo o agli animali attraverso tali prodotti;
k) sangue, pelli, zoccoli, piume, lana, corna, peli e pellicce ottenuti da animali
che non presentavano segni clinici di malattie trasmissibili all'uomo o agli
animali attraverso tali prodotti;
l) rifiuti di cucina e ristorazione non contemplati all'articolo 4, paragrafo 1,
lettera e).
Nel comma 2 dell’articolo 6 si legge che “i materiali afferenti a questa
categoria possono essere quindi trasformati in un impianto di produzione di
biogas o un impianto di compostaggio riconosciuti a norma dell'articolo 15.”
L’ art. 7 riguarda la raccolta, il trasporto ed il magazzinaggio dei materiali. In
particolare, durante il trasporto verso gli impianti di valorizzazione anaerobica,
i sottoprodotti di origine animale e i prodotti trasformati sono accompagnati da
un documento commerciale oppure, ove richiesto dal presente regolamento,
da un certificato sanitario. I documenti commerciali e i certificati sanitari
devono soddisfare i requisiti di cui all'allegato II del regolamento in discussione
ed essere conservati per il periodo ivi specificato. Essi contengono in
particolare informazioni sulla quantità e sulla descrizione del materiale nonché
sulla sua marcatura.
L’ art 9, riguardante la tenuta dei registri dei materiali afferma che “le persone
che spediscono, trasportano o ricevono sottoprodotti di origine animale
tengono un registro delle partite. Il registro contiene le informazioni di cui
all'allegato II ed è conservato per il periodo ivi specificato.”
Di fondamentale importanza risulta essere l’art 15 che si intitola
“Riconoscimento degli impianti di produzione di biogas e degli impianti di
compostaggio”. I commi che lo compongono sono i seguenti:
1. Gli impianti di produzione di biogas e gli impianti di compostaggio devono
essere riconosciuti dall'autorità competente.
2. Ai fini del riconoscimento, gli impianti di produzione di biogas e gli impianti
di compostaggio devono:
148
a) essere conformi ai requisiti di cui all'allegato VI, capitolo II, parte A;
b) provvedere alla manipolazione e alla trasformazione di sottoprodotti di
origine animale conformemente all'allegato VI, capitolo II, parti B e C;
c) essere controllati dall'autorità competente conformemente all'articolo 26;
d) stabilire ed applicare metodi di sorveglianza e di controllo dei punti critici di
controllo; e
e) fare in modo che i residui della digestione e il compost, a seconda dei casi,
siano conformi alle norme microbiologiche di cui all'allegato VI, capitolo II,
parte D.
3. Il riconoscimento è sospeso immediatamente qualora vengano a mancare
le condizioni alle quali era stato concesso.
A questo punto, risulta utile considerare le parti di allegato VI considerate
nell’articolo 15 che interessano da vicino l’impianti di biogas.
149
l'esecuzione delle analisi necessarie e deve essere riconosciuto dall'autorità
competente.
B. Requisiti d'igiene
Solo i sottoprodotti di origine animale indicati di seguito possono essere
trasformati in un impianto di produzione di biogas:
a) i materiali di categoria 2 che sono stati sottoposti al metodo di
trasformazione 1 presso un impianto di trasformazione di categoria 2;
b) lo stallatico e il contenuto del tubo digerente; e
c) i materiali di categoria 3.
I sottoprodotti di origine animale di cui al punto 4 devono essere trasformati il
più presto possibile dopo l'arrivo.
Fino al momento del trattamento, essi devono essere adeguatamente
immagazzinati.
I contenitori, i recipienti e i veicoli utilizzati per il trasporto di materiale non
trattato devono essere puliti in una zona apposita. L'ubicazione e la struttura di
tale zona devono essere concepite in modo tale da evitare ogni rischio di
contaminazione dei prodotti trattati.
Devono essere prese sistematicamente misure preventive contro uccelli,
roditori, insetti o altri parassiti. A tal fine dev'essere applicato un programma
documentato di lotta contro gli organismi nocivi.
Per tutte le parti dell'impianto devono essere stabilite e documentate
procedure di pulizia. Per la pulizia devono essere fornite adeguate attrezzature
e prodotti.
Il controllo dell'igiene deve includere regolari ispezioni dell'ambiente e delle
attrezzature. Il calendario delle ispezioni e i risultati delle medesime devono
essere documentati.
Le installazioni e le attrezzature devono essere tenuti in buono stato di
manutenzione e i dispositivi di misurazione devono essere tarati ad intervalli
regolari.
I residui di digestione devono essere manipolati e immagazzinati nell'impianto
in modo da impedirne la ricontaminazione.
150
C. Norme di trasformazione
I materiali di categoria 3 utilizzati come materie prime in un impianto di
produzione di biogas munito di un'unità di pastorizzazione/igienizzazione
devono soddisfare i requisiti minimi seguenti:
a) dimensione massima delle particelle precedentemente all'ingresso
nell'unità: 12 mm;
b) temperatura minima di tutto il materiale nell'unità: 70 °C; e
c) durata minima di permanenza nell'unità, senza interruzione: 60 minuti.
D. Residui di digestione
I campioni di residui di digestione prelevati nel corso o al termine
dell'immagazzinamento presso l'impianto di produzione di biogas devono
rispettare le norme seguenti:
salmonella: assenza in 25 g: n = 5, c = 0, m = 0, M = 0
enterobacteriacee: n = 5, c = 2, m = 10, M = 300 in 1 g
in cui:
n = numero di campioni da sottoporre a prova;
m = valore di soglia per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è
considerato soddisfacente se tutti i campioni hanno un numero di batteri
inferiore o uguale a m;
M = valore massimo per quanto riguarda il numero di batteri; il risultato è
considerato insoddisfacente se uno o più campioni hanno un numero di batteri
uguale o superiore a M; e
c = numero di campioni nei quali il contenuto batterico può essere compreso
fra m e M; il campione è ancora considerato accettabile se il numero di batteri
contenuti negli altri campioni è uguale o inferiore a m.
151
BIBLIOGRAFIA
[2] AA VV, “Digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi -
guida 13/2005.
[4] P.N. Hobson, A.D. Wheatley, “Anaerobic digestion: modern theory and
agroalimentare 08”.
SITOGRAFIA
[1S] http://www.rcminternationalllc.com
[2S] http://www.ctu.edu.vn
153
[4S] http:// www.uts-italia.it
[5S] http://www.mondolatte.it/sorgo.htm
[6S] http://www.sementifrigo.com
[7S] http://www.italiazuccheri.it
[8S] http://www.enerlive.it
154
RINGRAZIAMENTI
155