Parlare di Edilizia giudiziaria non la propria opinione sul punto, senza affissione delle locandine, perché (altrettanto colpevolmente)
colpevolmente) inerte...
può e non deve essere considerato un
mero esercizio di stile da tirare fuori
a comando; il problema c'è, esiste e
viene da lontano, come è noto a tutti,
operatori della Giustizia e non!
Avremmo voluto parlare di no-
vità, avremmo voluto dire che il
problema Edilizia Giudiziaria (cro-
ce e delizia della Politica, della Av-
vocatura e della Magistratura, degli
ultimi 25 anni, almeno nelle forme
che si leggono sui giornali) fosse un
ricordo e che, finalmente, la Giuri-
sdizione potesse essere esercitata
in luoghi degni del valore che la
tutela dei diritti dei cittadini merita;
avremmo voluto che della questione
se ne occupassero tutti un po' più se-
riamente e ad ogni livello e non solo
in campagna elettorale o quando un
Ministro della Repubblica un po'
loquace, parla in diretta Facebook
dal Palazzo di Via Dioguardi (sede
dell'ennesimo palazzo di Giustizia
che è diventato ormai l'emblema
della definitività del provvisorio).
Avremmo voluto che il problema
avesse trovato, una volta per tutte,
una soluzione definitiva; avremmo
voluto che - anche - la Avvocatura
prendesse in mano la situazione e (se
proprio non voleva optare per una
piuttosto che per un'altra soluzione)
avesse intenzione di dire seriamente
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sigli° dell'Ordine degli Avvocati, la
questione «Edilizia Giudiziario> può
essere ritenuto oggetto di attenzione
degli Avvocati stessi, verso il proble-
ma. Infatti questo focus permanente
(cosi era stato definito l'inserimento
del punto in ogni ordine del giorno,
nel lontano 2017) frettolosamente
è stato tolto per far spazio al focus
(altrettanto permanente) del Covid
19. Chi vi scrive, nel 2017 (appena
entrato in Consiglio) aveva chiesto di
creare una Commissione Consiliare
sulla Edilizia Giudiziaria; tale richie-
sta venne ritenuta inutile dalla mag-
gioranza Consiliare; salvo poi preve-
dere, la stessa maggioranza, un punto
ad hoc. Evidentemente l'argomento
era ed è abbastanza indigesto...
aver paura di scontentare (rectius, di
non mettersi contro) la Magistratura
o la Politica, partendo dal presuppo-
sto (forse un po' ipocrita) che Magi-
stratura ed Avvocatura devono avere
lo stesso punto di vista, sul tema.
In tutta onestà, dobbiamo, sul
punto, registrare un piccolo cambia-
mento di passo, da almeno otto anni
a questa parte, cioè da quando - il 25
ottobre 2013 - si tenne (presso l'Au-
la Magna della Corte d'Appello di
Bari) una tavola rotonda con alcune
Associazioni Forensi del territorio,
il Consiglio dell'Ordine degli Avvo-
cati di Bari, l'ANM distrettuale ed
alcuni Colleghi. Assente (colpevole
e senza giustificazione alcuna) fu il
Comune di Bari che avevi garantito,
fino alle 14,00, la presenza dell'As-
sessore Lacarra (che invece si sape-
va bene essere a Firenze).
Chi scrive (all'epoca fautore,
organizzatore e moderatore dell'in-
contro), incontrò gravi difficoltà
nell'essere autorizzato all'utilizzo
dell'Aula Magna della Corte d'Ap-
pello, peraltro dopo che lo stesso
Presidente della Corte d'Appello,
qualche giorno prima, fece aspettare
per qualche ora (dietro la porta del
suo ufficio) lo scrivente.
E le difficoltà aumentarono quan-
do si chiese la autorizzazione alla
Come è noto, Futuro@Forense
ha, nel suo programma, la voglia di
affrontare questa problematica, che
(di certo) non deve essere considera-
ta di nicchia o argomento da baro da
campagna elettorale, o da riesumare
solo quando qualcuno dice che non
si può andare avanti o da affrontare
a spizzic e meddiche.
E per questo motivo abbiamo de-
ciso di uscire con un numero specia-
le del nostro periodico sul tema Edi-
lizia Giudiziario, che - in evidenza
- rappresenta un punto di divisione
(e ciò per vari motivi), mentre do-
vrebbe essere al centro delle nostre
attenzioni.
In questi giorni, dopo la nomi-
na di due Sottosegretari baresi alla
(a dire di qualcuno della Presiden-
za della Corte d'Appello) l'evento
- accreditato, ai fini formativi, dal
Consiglio dell'Ordine degli Avvoca-
ti di Bari - non risultava adeguata-
mente supportato da una relazione
ad hoc (pazzesco!).
Si dovette scomodare un Consi-
gliere dell'Ordine (l'Avv. Nino Di
Muro), il 2 ottobre 2013, perché
scendesse a parlare con l'allora
Presidente della Corte d'Appello di
Bari il quale non voleva confermare
la disponibilità della predetta Aula.
Quando chi vi scrive, sali al sesto
piano per sollecitare l'intervento di
un Consigliere (l'evento era stato
già accreditato e si erano già stam-
pate le locandine), disse a Nino «da
qui oggi o me ne vado con la confer -
ma della autorizzazione o con i Ca-
rabinieri e le manette ai polsi». Era
veramente fuori dalla grazia di Dio!
Quel 25 ottobre 2013, si parlò di
maniaenzione dei Palazzi di Giu-
stizia, argomento scomodo perché
l'ovvia conseguenza sarebbe stata
quella di parlare (inevitabilmente)
di edilizia Giudiziaria, argomento
tabù. Forse perché gli Avvocati non
dovevano affrontare argomenti rite-
nuti (colpevolmente) appannaggio
della Politica la quale (fino ad al-
lora... ma anche dopo) era rimasta
Giustizia (Sisto e Macina), Avvo-
cati, l'affare Edilizia Giudiziaria ha
ripreso quota (in apparenza), nella
classifica delle attenzioni della Poli-
tica. Si sta parlando di acquisire la
seconda Torre Telecom per il Palaz-
zo di Giustizia Penale. Ma la Giusti-
zia non è solo quella penale...
La Politica? Ha gravi colpe, al
pari della Magistratura e della Avvo-
catura le quali, colpevolmente, han-
no abdicato alla propria funzione di
sprono della Politica stessa. I motivi?
Beh, non li conosciamo. O forse è
meglio dire che ognuno di noi li può
ben valutare, nel proprio intimo e a
seconda della propria sensibilità
Su questo numero il Senatore
Ettore Bucciero (già Consigliere
Allora i motivi della nostra (del-
la Avvocatura, si intende) reticenza
erano molteplici: in primis, la Po-
litica si deve occupare del proble-
ma, deve trovare la soluzione e la
Avvocatura deve fungere solo da
spettatore, non dovendo appoggiare
questa o quella soluzione. Di fatto ci
si è nascosti (e, per certi versi, ci si
nasconde ancora oggi) dietro la clas-
sica foglia di fico: se la soluzione è
proposta da una parte politica, chi
non si ritrova in questa parte, non è
d'accordo. E viceversa. E chiacchie-
re non ce ne vogliono.
A ragione o a torto, oggi ben si
può e si deve parlare di freddezza,
perché ci si rende conto della gravi-
tà del problema (ben lontano dalla
sua definitiva risoluzione), ma si ha
paura di scontentare i propri politici
di riferimento! E' come se si aves-
se paura di accoltellare alle spalle il
proprio passato ed il proprio credo
politico, pur sapendo che la situa-
zione è diventata insostenibile e che
cosi non si può andare avanti.
La paura è stata, è e sarà sempre
quella di non ammettere che i propri
riferimenti politici sono fallaci. E
questo atteggiamento riguarda tutti,
di destra o di sinistra che siano.
Né l'aver inserito, tra i vari argo-
menti all'ordine del giorno del Con-
Luglio 2021
dell'Ordine degli Avvocati di Bari)
ed il nostro Vice-Presidente, Raffa-
ele Magarelli, raccontano due storie
che danno il senso della misura, sul-
la questione. E questo numero spe-
ciale del periodico Futuro@Foren.se
è un tentativo (speriamo utile) di co-
minciare a porsi seriamente degli in-
terrogativi e di porli alla Politica (la
quale ha colpevolmente Imitato fi-
nora), non assumendo atteggiamenti
preconcetti verso le varie proposte
di soluzione del problema_ Ma ogni
tanto sarebbe opportuno guardarsi
allo specchio e dirsi seriamente le
cose in faccia. Anche se sono sgra-
devoli!
Noi ci siamo!
Nicola Zanni