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I TESORI D’ITALIA
E L’UNESCO
L’
UNESCO, nata a Parigi il 4 novembre 1945,
è l’organizzazione delle Nazioni Unite che si
occupa di cultura, istruzione, scienze, arti.
Oggi l’UNESCO conta 191 Stati membri, ha sede a
Parigi.
L’UNESCO ha sostanzialmente due scopi: quello di favorire il dialogo e lo svi-
luppo delle culture degli Stati membri e quello di preservare il patrimonio cul-
turale e naturale dell’umanità.
Il primo degli obiettivi citati ha grande rilevanza nell’azione dell’organizzazio-
ne, in quanto è posta a fondamento dell’organizza-
zione stessa la convinzione che solo un costante
dialogo interculturale e lo sviluppo della cultura,
delle arti, delle scienze e dei sistemi educativi pos-
sano favorire la cooperazione tra le Nazioni, la com-
prensione fra i popoli e il progresso economico, la
giustizia sociale e la pace nel mondo.
Il secondo obiettivo è perseguito dall’UNESCO me-
diante l’identificazione, la protezione, la tutela e la
trasmissione alle generazioni future dei beni cultu-
rali e naturali del mondo. In base a un trattato in-
ternazionale (la Convenzione sulla Protezione del
Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale, del
1972), l’UNESCO ha fino ad oggi riconosciuto 830
beni patrimonio dell’umanità (644 beni culturali,
162 beni naturali e 24 misti) in 138 Stati.
Secondo la Convenzione, per patrimonio culturale
si intende un monumento, un gruppo di edifici o un
sito di valore storico, estetico, archeologico, scien-
tifico, etnologico o antropologico.
Il patrimonio naturale, invece, indica rilevanti ca-
ratteristiche fisiche, biologiche e geologiche, nonché
l’habitat di specie animali e vegetali in pericolo e
aree di particolare valore scientifico ed estetico.
Il Patrimonio rappresenta l’eredità del passato di
cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo alle
generazioni future.
I nostri patrimoni, culturali e naturali, sono fonte
insostituibile di vita e di ispirazione. Luoghi così unici e diversi quali le sel-
vagge distese del Parco Nazionale di Serengeti in Africa Orientale, le Piramidi
d’Egitto, la Grande barriera australiana e le cattedrali barocche dell’America la-
tina costituiscono il nostro Patrimonio Mondiale.
Ciò che rende eccezionale il concetto di Patrimonio Mondiale è la sua appli-
cazione universale.
I siti del Patrimonio Mondiale appartengono a tutte le popolazioni del mondo,
al di là dei territori nei quali esse sono collocati.
www.unesco.org
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1997
Porto Venere Cinque Terre
e le isole Palmaria Tino e Tinetto
iscritte nella World Heritage List
L
a costa ligure tra le umano tradizionale o di
Cinque Terre e uso del suolo che sia
Porto Venere è un tipico di una cultura
paesaggio di grande (culture), specialmente se
valore ambientale e diventata vulnerabile a
culturale che rappresenta causa dell’impatto di
l’armoniosa interazione cambiamenti
tra uomo e ambiente, irreversibili.
fino a creare un In particolare il
paesaggio di eccezionale paesaggio delle Cinque
qualità paesaggistica che Terre è stato classificato
illustra un modo di come appartenente alla
vivere tradizionale che categoria del “paesaggio
ha vita da centinaia di organico evolutivo”, che
anni e che continua a è “il risultato di una
giocare un importante motivazione iniziale, delle sue forme, ma
ruolo socioeconomico sociale, economica, anche la loro evoluzione
nella vita della comunità. amministrativa e/o nel tempo”.
I criteri secondo i quali il religiosa, le cui forme Alle Cinque Terre è stato
sito è stato iscritto alla attuali sono state riconosciuto il valore
World Heritage List sono sviluppate in universale eccezionale,
tre: associazione e come in base alla loro
risposta all’ambiente “rappresentatività di una
• mostra un importante naturale. Il processo regione geo-culturale
scambio di valori umani, evolutivo si può leggere chiaramente definita ed
in un arco di tempo o nella forma e nelle alla capacità di
all’interno di un’area configurazioni delle rappresentare gli
culturale del mondo, componenti del elementi culturali
nell’ambito degli sviluppi paesaggio”. essenziali e distintivi di
in architettura o nella tale regione”.
tecnologia o nelle arti • Il paesaggio delle Il paesaggio delle Cinque
monumentali o nella Cinque Terre appartiene, Terre, appartenendo al
pianificazione urbana e inoltre, alla patrimonio mondiale
(paesaggistica) nel sottocategoria del dell’umanità, risponde a
disegno del paesaggio; “paesaggio vivente”, che criteri di integrità e
è definito come quello d’autenticità, che si
• è un notevole esempio che “mantiene un ruolo manifestano nei caratteri
di un tipo di un insieme sociale attivo nella di specificità e nelle
edilizio o architettonico società contemporanea, componenti distintive
o tecnologico o un in stretta associazione delle forme del
paesaggio che illustri un con i modi tradizionali paesaggio agrario,
momento significativo di vita, e nel quale il caratterizzato
nella storia umana; processo evolutivo è dall’insediamento rurale
ancora attivo. Infatti il e dai terrazzamenti
• è un notevole esempio paesaggio manifesta non sostenuti da muri a
di un insediamento solo l’evidenza materiale secco”.
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N
el 1997 santuari, i sentieri profondamente legato
l’UNESCO ha panoramici sul mare e alle caratteristiche
inserito nella sui pendii. dell’insediamento rurale.
WHL il territorio che da Dal punto di vista Il caso delle Cinque Terre
Porto Venere arriva alle naturalistico il è emblematico di tutti i
Cinque Terre (comprese paesaggio, formato da paesaggi rurali di antica
le isole Palmaria, Tino e rocce di origine ed età tradizione in cui le
Tinetto). diverse, è comunità abitanti hanno
Porto Venere era luogo contrassegnato da una ideato, progettato e
di frequentazione di particolare acclività e realizzato nuove forme a
viaggiatori, poeti e dalla mancanza di tratti partire da condizioni
naturalisti: Petrarca, pianeggianti. naturali in cui era
Shelley, Montale e nel La costa, alta e difficile vivere.
700, Lazzaro frastagliata, è lineare, Oggi le necessità che
Spallanzani fece della scarsamente incisa da avevano motivato la
piccola cittadina la base insenature e promontori costruzione e la
per le sue ricerche e scavata dal mare. Le manutenzione dei
naturalistiche. poche spiagge, sabbiose terrazzamenti non
L’area protetta e ciottolose, sono il esistono più: le economie
comprende, oltre il risultato di apporti locali, abbandonata
centro storico del detritici dei corsi l’agricoltura, non più
borgo, la fascia costiera d'acqua. Il clima è di remunerativa, hanno
e le isole, facilmente tipo mediterraneo, con trovato altri sbocchi nel
raggiungibili in stagioni estive secche ed turismo o nei servizi.
battello da Porto inverni particolarmente Non mancano tuttavia
Venere. miti. La complessità nuovi slanci tesi a
Nelle isole, con grotte e orografica ha portato ad riprendere e avviare
cavità di origine una varietà di attività agricole,
carsica, sono stati microclimi con la incentrate sulla
rinvenuti resti dal conseguente produzione del vino di
Paleolitico all’Età dei diversificazione della qualità come il
metalli. vegetazione che tradizionale Sciacchetrà:
Nel periodo estivo sono presenta aspetti di questo è stato reso
frequentati da macchia mediterranea di possibile grazie al valore
specialisti e gruppi di notevole interesse aggiunto dei progetti di
giovani che partecipano soprattutto nei versanti recupero del
a progetti di studio costieri e alcuni tratti di terrazzamento condotti
organizzati tra gli altri leccete. La maggior dal Parco negli ultimi
dal WWF e dall’Istituto parte del territorio ha anni. Nuove forme di
Nazionale per la Fauna subito un processo di occupazione sono sorte
Selvatica. artificializzazione, che in tempi recenti e alcune
Il territorio delle Cinque ha sovrimposto una di queste sono dedite al
Terre offre nuova “natura umana” recupero del sistema del
caratteristiche alla prima “natura terrazzamento e alla
ambientali e culturali naturale”. Gli assetti gestione dei progetti
da salvaguardare e naturali dei suoli e del agricoli promossi dal
valorizzare: coste a drenaggio sono stati Parco.
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10 Da non perdere
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11
Da non perdere
P
orto Venere, le Cinque La chiesa di San Pietro
Terre e le Isole Palmaria, 1 a Porto Venere [16]
Tino e Tinetto, offrono al
visitatore uno dei più
2 Le isole Palmaria,
incantevoli panorami della Tino e Tinetto [19]
Riviera di Levante.
Nel 1997 L’UNESCO li ha 3 L’orto Botanico di
riconosciuti patrimonio Torre Guardiola [26]
dell’Umanità. Furono molto
amati e frequentati da letterati e 4 Il santuario
poeti, da Petrarca a Shelley, da di Soviore [38]
Montale a Soavi, stregati da una La cantina sociale
costa impervia perennemente 5 delle Cinque Terre [40]
franta dalla spuma del mare,
dove si annidano piccoli borghi
che continuano a esercitare il
loro fascino su milioni di turisti
provenienti da ogni parte del
mondo.
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12
M. Pizzolo
702
LEVANTO
M. Malpertuso
9 Madonna di Soviore 812
M. Veo Focone
487
1 9
1
1 1
P. Spiaggia 8
MONTEROSSO 8b 8a
10
P. della Gatta P. Corone
Madonna di Reggio
Sant’Antonio P. Molinara
8
P. L inà
VERNAZZA S. BERNARDINO
Scoglio Gagiato 7 7
Punta Mesco
2
7b 1
M. Capri
P. Palma 7a 785
Guvano 7a
P. del Luogo 6
6d
CORNIGLIA
M Sp VOLASTRA
A di iag 2 02
R Co gio 6
LI rn ne
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GROPP
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RE
Punta Buonfiglio
MANAROLA
Via dell'Amore 2
RIOMAGGIORE 3
Mad
C. di Montenero
Area Marina Protetta
Delimitata ad occidente da Punta Mesco e a oriente da Punta
Pineda, la riserva marina
forma quasi un unico golfo, chiuso a terra da una costa a picco
sul mare a cui sono aggrappati i cinque borghi marinari del Parco.
A Punta Mesco e Capo Montenero la costa rocciosa si inabissa
sino ai 30 m di profondità ed è lungo queste due falesie che si
possono ammirare gli ambienti sommersi più diversificati e
colorati e, cosa inconsueta per il resto del Mediterraneo, già a
15/20 m di profondità si possono osservare magnifici ventagli di
Gorgonia rossa e altre specie sciafile, che solitamente vivono a
profondità più impegnative, grazie alla relativa torbidezza delle
acque e alla scarsa illuminazione di questi fondali.
A Punta Mesco la parete rocciosa prosegue ripida, anche sotto la
superficie del mare per circa 20 m dove inizia un fondale
caratterizzato da massi sparsi ricoperti da colonie di margherite
di mare e colonie di gorgonie rosse che, a maggiori profondità,
assumono anche colorazione mista rossa e gialla. Sui 40 m di
profondità il fondale diventa misto: la zona fangosa,
probabilmente per il maggior apporto di sedimenti fini, è
popolata da colonie di Gorgonie, mentre i blocchi rocciosi sono N
13
ACQUA
RISTORANTE O TRATTORIA
CAMPEGGIO O BUNGALOW
TELEFONO
INFORMAZIONI
AUTOBUS
POSTEGGIO
STAZIONE FS
PORTO
TRAGHETTO
CASTELLO
CHIESA
1
M. Capri MENHIR
7a 785
DIREZIONI PER AUTOSTRADA
6 AUTOSTRADA
6d
STRADE PROVINCIALI E COMUNALI
VOLASTRA
ag 2 02 1 1 SENTIERI
gio 6 Carpena
GROPPO
nig ne
lia BOE INTELLIGENTI
Buonfiglio
01
NAROLA LA SPEZIA
M. Parodi
745
Via dell'Amore 2 3
RIOMAGGIORE 3a 3a M. Santa Croce
3 BIASSA
3 543
1
Madonna di Montenero
Telegrafo
C. di Montenero
Punta del Cavo
4c
4b
4
Punta Pineda 4b
Punta Merlino
Seno
di Fossola
4b 4b
Punta di Monesteroli
4 CAMPIGLIA
Scoglio Ferale
1 M. Castellana
11 496
P. del Persico
1a 1
PORTOVENERE
gruppi di delfini.
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14 Da Portovenere a Campiglia
Da Porto Venere
a Campiglia
L’
escursione che
proponiamo
offre uno dei più
incantevoli panorami
della Riviera e consente
di proseguire nel Parco
Nazionale delle Cinque
Le grotte Terre.
Fenomeni di erosione carsica Dalla piazza, a destra
hanno prodotto grotte, della porta medievale
inghiottitoi, doline, campi del borgo, ove è
solcati. La più famosa è la possibile leggere ancora
Grotta dei Colombi, che si Colonia Januensis 1113,
apre su una falesia dell’isola si sale ripidamente
Palmaria a 40 metri di quota costeggiando le mura
e ha fornito agli studiosi resti del Castello; il sentiero
dal Paleolitico (oltre 12.000 s’addolcisce e attraversa
anni fa) sino all’età dei metalli la macchia che ha
(3.000-2000 a.C): sepolture
colonizzato oliveti
umane, ossa di animali,
abbandonati. A sinistra
manufatti in selce, in diaspro
si può scendere in un
rosso o in osso, ornamenti.
Sulla Palmaria e sul Tino fantastico scenario
troviamo anche cavità naturale verso San
formatesi per effetto Pietro percorrendo il
dell’erosione marina: fra “Sentiero dell’Infinito”
queste la “Grotta Azzurra”, attraversando il Canese; qui una
dai colori iridescenti, la Cimitero monumentale e splendida terrazza
“Grotta Vulcanica” e la l’orto botanico. Grandi panoramica ci offre pini
“Grotta del Lupo”, così cuscini d’euforbia d’Aleppo che
chiamata perché durante le arborea e piccoli incorniciano bianche
mareggiate i flutti spinti nel olivastri sono pettinati falesie verticali
suo interno fuoriescono da dal vento. Il sentiero strapiombati sulle onde.
una bocca superiore, s’inerpica verso la Sulle rupi spiccano a
emettendo suoni animaleschi. Mandrachia o Cava primavera i fiordalisi di
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16 Da Portovenere a Campiglia
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18 Da Portovenere a Campiglia
Le mura
e il castello
La potente Repubblica
genovese costituì proprio
a Porto Venere il suo
avamposto orientale,
erigendo, a partire dal XII
secolo, le mura. Esse
circondano il paese a
levante collegandolo al suggestiva policromia. mulino a vento per la
Castello (castrum Il sentiero passa alto macinatura delle
superior), costruito nel sulla Valle di Albana, castagne. Costeggiata la
1161 e completato nel XVI dominata da un’estesa chiesa di Santa Caterina
secolo. Tipiche sono la lecceta, e sbocca su un si giunge sulla piazzetta
porta con l’iscrizione del tornante della strada di Campiglia, crocevia
1113 e le torri a bugnato asfaltata che dalla di numerosi sentieri e
con bifore e trifore. Tale Spezia sale a Campiglia. capolinea di bus per la
apparato difensivo si Qui è il limite del Parco Spezia.
sommava al castrum Naturale Regionale di
vetus, corrispondente al Porto Venere, ma
luogo originario l’itinerario prosegue e
dell’insediamento e ora dopo pochi metri,
individuato da una ripreso il sentiero a
spianata circondata da sinistra, si attraversa
avanzi di mura che collega una bella pineta. A
il borgo alla chiesa di San sinistra si distacca il
Pietro. sentiero 11a diretto al
mare in fondo alla Valle
di Albana. Oltrepassate
alcune case, un
In alto
sentierino sulla sinistra
Il castello e la spianata
circondata dalle mura. porta a un’ottima
A destra posizione panoramica
L’isola della Palmaria e del sulla costa dal Tinetto
Tino. allo scoglio Ferale. Il
In basso sentiero principale
L’Isola Palmaria. incontra un vecchio
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R
aggiungibile Palmaria, Tino e Tinetto, disposte
dalla Spezia o da svolta a destra
sull’ideale prosecuzione del
Porto Venere con 0raggiungendo una
promontorio. Lo stretto braccio
traghetti regolari (nel strada sterrata e
di mare delle “Bocche” separa la
periodo estivo) o proseguendo in piano terraferma dall’isola Palmaria.
barche, se ne può sopra la graziosa Cala Questa offre la possibilità di
percorrere senza serie della Fornace, in mezzo stupende passeggiate e di
difficoltà tutto il a ginestre dorate e ammirare imponenti
perimetro. Il nome profumatissime, cisti fortificazioni ottocentesche,
dell’isola deriva dalle vivaci fioriture, interessanti aspetti di macchia
probabilmente dal mirti e altre piante mediterranea, numerose grotte,
termine “barma” o della macchia piante esclusive della zona,
“balma” (grotta) e non dall’aroma ora delicato uccelli rari che nidificano su alte
dalla antica presenza di ora acuto. scogliere a strapiombo. Circa
palme. L’itinerario La strada prosegue sino mezzo chilometro più a sud è
proposto rappresenta il alla Punta della l’Isola del Tino, visitabile solo
“giro” completo Mariella; al bivio durante le festività di San
dell’isola. conviene salire sulla Venerio; qui troviamo i resti di
Sbarcati sul molo del destra per arrivare a un antico insediamento
Terrizzo, ci si dirige per quota 95 metri. monastico oltre a rarità della
via Schenello verso Sul versante flora e della fauna. A ridosso del
levante, sin quasi al Tino emerge lo scoglio del
sudorientale si scende
Tinetto con i resti di un antico
forte ottocentesco fra antichi
cenobio.
Umberto I, sulla punta terrazzamenti ora
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Si procede verso
Punta Ziguella e si
svolta a destra in
salita, trascurando il
percorso a sinistra che
conduce al Capo
dell’isola dove
l’attività estrattiva ha
lasciato segni
imponenti. Sul mare si
staglia il Tino col suo
bianco faro. Il sentiero
passa una trentina di
metri sopra la Grotta
dei Colombi il cui
ingresso è accessibile
solo con l’aiuto di una
corda da un sentierino
che si distacca a
sinistra.
Sotto il sentiero le
onde si frangono sulle
alte falesie frequentate
da uccelli che esigono
luoghi poco disturbati
dall’uomo: rondoni
pallidi, rondini
rossicce, passeri
La torre Scola invasi da ginestre e solitari, gabbiani dalle
cespi di ampelodesma gambe gialle, rari
La Torre Scola o di San giungendo alla Cala marangoni dal ciuffo.
Giovanni Battista fu del Pozzale, presso il Tra le fessure delle
costruita nel 1606-1608 villaggio riservato al rocce fiorisce
quando vennero personale l’esclusivo fiordaliso di
rinforzate tutte le dell’Aeronautica Porto Venere. Qui la
fortificazioni del Golfo. La Militare: qui un vegetazione si presenta
posizione permette di pontile permette con un aspetto di
difendere il Seno l’attracco di traghetti macchia dominato da
dell’Olivo e la struttura per La Spezia, Lerici o leccio, ampelodesma,
pentagonale e inclinata, Porto Venere ginestra, euforbia
unita allo spessore della soprattutto durante i arborea e altri arbusti.
muratura (4 metri in mesi estivi. Nelle cave Nella sottostante Cala
media), risponde alle di Portoro, attive sino Grande si aprono
necessità di resistere ai a pochi anni fa, si può diverse cavità, in una
nuovi tipi di artiglieria osservare che la parte delle quali sgorga una
dell’epoca. superiore dell’isola, delle rarissime fonti
Radicali lavori di restauro costituita da calcari a naturali dell’isola.
e consolidamento, Rhaetavicula contorta Giunti presso la cima
conclusi nel 1980, hanno della Palmaria tra il
(poco più di 190
rimediato ai danni dei Forte Cavour, a destra,
milioni di anni fa),
bombardamenti,
ricopre i calcari e la Batteria del
restituendo dignità e
massicci dolomitizzati, Semaforo, a sinistra,
fruibilità alla
più recenti, ma ignorando la strada
fortificazione,
sottostanti per un asfaltata, proseguiamo
attualmente utilizzata
come faro segnaletico. fenomeno di per una scorciatoia
rovesciamento. dapprima dolce, poi
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I
passando a una quota l Tino, l’antica Tyrus
molto superiore a major, è demanio
quella della Grotta militare ed è
Azzurra, e si accessibile solo durante
raggiunge la punta le festività di San
nordoccidentale Venerio intorno al 13
dell’isola presso una settembre: in quella
nicchia che una volta occasione barche e
ospitava il busto di re traghetti collegano
Carlo Alberto in onore l’isola a Porto Venere e
di una sua visita alle alla Spezia. Il fascino
cave nell’agosto 1837. particolare di quest’isola
Oltre lo stretto braccio è accresciuto proprio
di mare, la chiesetta di dalle rigorose restrizioni
San Pietro appare d’accesso, che hanno
quasi legata da un favorito la
esile cordone conservazione di pregi
ombelicale a Porto naturali e storici. Il faro sull’Isola Palmaria.
Venere sullo sfondo L’approdo è sulla punta In basso
nordorientale; da qui si Le rocce del Muzzerone.
delle imponenti pareti
raggiungono i resti A sinistra
calcaree del Torre Scola.
Muzzerone e della degli insediamenti
Castellana. monastici dell’XI secolo,
Si aggira la cava Carlo restaurati in una parte
Alberto, somigliante a della facciata e nello
un ampio antro splendido chiostro
sorretto da un pilastro protoromanico.
centrale, e si prosegue Sotto le strutture
sulla costa nord altomedievali sono stati
passando presso una ritrovati resti murari
vecchia fornace e la costruiti in opus
villa San Giovanni, vittatum e una piccola
forse sito di un cisterna (4 x 1,7 m)
antichissimo convento. rivestita in cocciopesto
Si rasenta uno a doppio strato, tutti
stabilimento balneare caratteri pienamente
e si giunge al punto di romani. Ciò, unitamente
partenza, nel Seno del al ritrovamento di
Terrizzo. Qui, voltando tegoloni a bordo
le spalle al mare, rialzato, fondi e
possiamo osservare frammenti di anfore, ha
come sul versante permesso d’ipotizzare
nord della Palmaria il l’esistenza durante il
fresco canalone si basso impero di una
presenta con castagni, modesta villa.
roverelle e altre specie Nonostante i gravi
che contrastano danni agli edifici
fortemente con la causati dalla seconda
vegetazione del resto guerra mondiale, i
dell’isola, adattata alle restauri, avviati nel
condizioni 1952, hanno portato
mediterranee alla ricostruzione del
nettamente più calde e chiostro e degli
asciutte. ambienti monastici. Gli
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probabilmente intorno
al 1056 dall’abate
Pietro, rettore della
cappella dedicata a
Santa Maria e San
Venerio, acquisì grande
importanza nel periodo
altomedievale e diventò
proprietario delle tre
isole e di numerose
altre terre. Nel XIV
secolo il monastero
decadde, subendo
attacchi militari e
distruzioni; nel 1432,
papa Eugenio IV lo unì
al monastero di Nostra
Signora delle Grazie al
Varignano condotto da
monaci olivetani. presso l’approdo,
Questi costruirono una accanto a festoni di
Tinetto
piccola cappella presso finocchio di mare, L’isola conserva antiche
l’area di sepoltura del cresce il bellissimo ed testimonianze della presenza di
santo, ma dal 1470 si esclusivo fiordaliso di comunità religiose costituite dai
ritirarono Porto Venere dai fiori ruderi di un piccolo oratorio del
definitivamente sulla rosati; verso ovest, si sec. VI, a levante del quale
notano grandi euforbie sorgeva un edificio più
terraferma lasciando sul
arboree. Sulle scogliere complesso. Quest’ultimo, con
Tino solo qualche
nidificano gabbiani chiesa a due navate e celle per i
guardiano.
monaci, presenta differenti fasi
L’isola è sovrastata da reali e altri uccelli
costruttive che si sono succedute
una bianca torre con un marini; sui muri a
fino all’XI sec., quando venne
faro che spicca su un secco, pronto a
distrutto ad opera dei Saraceni.
rigoglioso bosco misto nascondersi nelle Sull’isola segnaliamo la presenza
di lecci e pini, che fessure, possiamo avere di un rettile endemico, il pordacis
nell’arco di circa 200 la fortuna di osservare muralis tinettoi, una specie di
anni ha soppiantato le il tarantolino, un vero lucertola rarissima.
colture. Sulle rocce fossile vivente.
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24 Da Riomaggiore a Vernazza
I
l sentiero parte dalla
A destra Cinque Terre, tra
La costa tra Vernazza e stazione di
piccoli borghi e terrazze Riomaggiore con le
Montenero.
a picco sul mare, scalette che oltrepassano
coltivate a vigneto, la galleria per condurre a
uliveto e limoneti. ridosso della scogliera e
introduce alla “Via
dell’Amore”, che nel
primo tratto offre una
magnifica panoramica
delle Arenarie zonate di
Riomaggiore. Si può
ammirare anche un
campionario veramente
notevole di specie
esotiche
(mesembriantemi,
pittosporo, agave e fichi
d’India), associate a una
grande varietà di specie
mediterranee (finocchio
di mare, dauco marino,
cineraria marina,
violaciocca, ruta e il raro
cavolo delle rupi).
Più staccati dalla zona di
battigia, dove la
vegetazione è più fitta e a
tratti ricopre quasi
interamente la superficie
rocciosa, si trovano
euforbia arborea, lentisco,
alaterno, altri elementi
della macchia
mediterranea e pini
d’Aleppo.
Alla svolta lo sguardo
incontra il tunnel in
cemento e pietre
recentemente costruito
per consentire l’agibilità
del percorso.
Nei pressi della
costruzione, fruibile
anche dai disabili, si trova
l’antico percorso sul quale
è stato impiantato un
“giardino botanico” con
specie mediterranee.
Il sentiero giunge in vista
di Manarola con un tratto
come sospeso sulla
ferrovia, ricavato sotto ad
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34 Da Vernazza a Levanto
S
i esce da Vernazza
per proseguire e, proprio di fronte,
verso Monterosso punta Corona.
prendendo via Vernazza. Il sentiero oltrepassa così
Si lasciano le ultime case la costa Linaro per
del paese, per inoltrarsi entrare nelle incisure del
nei coltivi sulla fosso Molinaro e
mulattiera. Più avanti si dell’Acquapendente.
incontra la monorotaia di La vicinanza dell’acqua,
un trenino a cremagliera. nei pressi del sentiero,
Nel tratto che separa da oltre ad aver favorito lo
Monterosso si potrà sviluppo di insediamenti
osservare l’alternarsi di umani consente la
coltivi e di vegetazione presenza di animali, tra i
spontanea. Qui trovano quali il ramarro. Giunti
rifugio e alimento piccoli sull’ennesimo crinaletto
Vernazza, antica porta del mammiferi e rettili, secondario si può godere
borgo. numerosi passeriformi e di una panoramica sulle
Monterosso, la torre
insetti, le prede preferite punte a mare sopra le
Aurora e il seicentesco
convento dei Cappuccini. del gheppio, un piccolo quali il sentiero si è
rapace dalle ali a punta. snodato e, ad ovest, su
Giunti sul crinale che Monterosso ormai vicino.
scende a punta Linà, oltre Il sentiero scende ora in
la quale si trova la forte pendenza,
“Grotta Azzurra”, si entra dirigendosi verso la
nella valle di Gevarla. punta Corona sulla quale
Oltrepassato il canalone, sorge un grosso bunker.
si giunge ad un’area di Mentre un sentierino si
sosta terrazzata e dirige direttamente sul
nuovamente ad un litorale per finire sulla
crinaletto dal quale si passeggiata a mare di
vedono sul mare le Monterosso, il sentiero 2
falesie di punta Molinara. piega a destra per
Dopo un breve tratto di raggiungere una piccola
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36 Da Vernazza a Levanto
Anello di Monterosso 37
Anello di
Monterosso
D
al porticato della
parrocchiale, si
sale lungo via
Roma al termine della
quale si imbocca il
sentiero 9 all’inizio di
una scalinata. Lasciate
le prime case, si
incontrano i primi
oliveti e si giunge a
terreni invasi dalla
vegetazione spontanea.
Più in alto si incontra
un bosco misto a leccio,
pino marittimo e
castagno; qui il sentiero
è pavimentato con il In breve, si giunge al Monterosso
cemento e sale in santuario di Soviore. Da
Soviore si prosegue a Il nucleo storico del borgo
un’alternanza tra coltivi
ponente verso il colle ebbe origine, secondo alcuni
e bosco fino alla statale
della Gritta lungo il studiosi, a seguito della
oltre la quale riprende in
sentiero 1 che segue la distruzione di Albareto
una pineta a pino
strada asfaltata durante l’invasione dei
marittimo. Longobardi, secondo altri più
Oltrepassate alcune circondata a monte da
avanti nel tempo per opera
stazioni della Via Crucis una rada pineta a pino
degli abitanti di Soviore.
si giunge ad una marittimo e a valle da
Feudo degli Obertenghi e dei
cappella del XVII secolo una striscia di boschetto
Da Passano, venne ceduto
dedicata a Santa artificiale di robinia.
nel 1276 alla Repubblica di
Maddalena e fondata, Sulle rocce e ai bordi
Genova che ne curò la
come dice la lapide, nel della strada si trovano fortificazione. Monterosso
luogo dove ebbe origine, un campionario di possiede la più bella spiaggia
secondo la tradizione, il piante degli ambienti delle Cinque Terre. Il vecchio
culto dell’immagine aridi e assolati. borgo è rimasto
della Vergine di Soviore. Oltrepassato il praticamente intatto,
ristorante, si trovano le dominato dalle rovine del
indicazioni del sentiero castello obertengo, con la
che porta subito in salita bella parrocchiale di San
dentro la pineta al Giovanni Battista, tre torri,
monte Molinelli. Giunti tra le quali la famosa torre
sul crinale ci si inoltra Aurora oggi abitazione
in un ambiente privata, e tre porte. Meritano
conseguente al una visita l’oratorio della
succedersi di incendi nel Morte e Orazione, d’epoca
quale si ritrovano specie barocca, il convento dei
particolarmente adattate Cappuccini con l’annessa
a sopportare pesanti chiesa di San Francesco
situazioni di aridità. Al nella quale si conserva una
passo tra il monte Crocifissione attribuita a Van
Molinelli e il monte Dyck, e la chiesa di San
Rossini il panorama si Giovanni Battista
estende nuovamente fiancheggiata dal campanile,
sulla valle di Levanto; in origine torre di guardia
quando le condizioni di delle fortificazioni genovesi.
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38 Anello di Monterosso
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40 La cantina sociale
Sciacchetrà, denominato
un tempo “Amabile” o
“Rinforzato”. L’origine del
termine dialettale non è
sicuro; tra le numerose
ipotesi citiamo quella che
suppone il termine unione
dei due verbi schiacciare
(sciaccà) e trarre legati al
procedimento di
produzione nel quale gli
acini vengono schiacciati
e il mosto tratto dal tino
prima della sua completa
fermentazione. Si chiude
immediatamente il
ventaglio delle numerose
ipotesi con chi vuole far
risalire il termine da un
francesismo “sciccheria”
I vigneti La cantina sociale relativo alla raffinatezza
del prodotto. Lo
L
I vigneti impiantati sui terreni a cantina sociale
terrazzati (i “cian”) sono la (tel. 0187 920435) Sciacchetrà è un vino
meraviglia delle Cinque Terre; merita una visita ed generalmente dolce,
frutto di un lavoro di secoli, è sicuramente una delle passito, di limitatissima
offrono nelle stagioni aspetti sedi consigliabili per produzione e difficilissima
diversi. Il paesaggio, laddove reperibilità a prescindere
esiste ancora la coltura della l’acquisto di prodotti
vite, è profondamente genuini, curati e di da quello prodotto in
modificato e pare di vedere la buona qualità. Visitare cooperativa. Qui i
realtà come una carta questa cantina, al pari di contadini portano il tipo
geografica nella quale i muri quelle a conduzione d’uva adatta (con la stessa
di sostegno delle terrazze familiare, è comunque composizione di quella
ricordano le curve di livello
della rappresentazione. Le essenziale per capire le del bianco DOC) che viene
acque piovane seguono Cinque Terre e i loro fatta appassire fin verso
percorsi predefiniti che abitanti. novembre con un
consentono al territorio, così La cooperativa produce il controllo costante e lo
custodito, di non franare a Cinque Terre, un vino scarto, manuale, degli
mare. bianco secco, che si acini inadatti.
sposa bene con i piatti di A processo avvenuto i
pesce. Per qualificare la grappoli vengono sgranati
produzione la e gli acini torchiati a
cooperativa ha messo in mano; il vino viene poi
commercio tra l’altro tre lasciato un anno in botti
bianchi provenienti da di rovere e poi filtrato.
coste diverse che, per la La cooperativa agricoltura
loro posizione, Cinque Terre, comunque,
forniscono prodotti opera su diversi settori
abbastanza differenziati per incrementare
tra loro. Si tratta del l’economia locale, uno dei
Cinque Terre di “costa de quali di particolare
Sèra” (proveniente interesse per il turista: la
dall’area presso cooperativa ha infatti
Lemmen), di “costa de restaurato alcuni casolari
campu” (sopra Manarola) agricoli che vengono
e di “costa da’ posa” affittati per brevi vacanze
(presso Volastra). (tel. 0187920992) a stretto
Un vino eccezionale è lo contatto con la natura.
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I prodotti
I prodotti tipici del territorio sono caratterizzati da bassa
produzione dovuta al poco spazio, strappato con fatica, a
disposizione dell’agricoltura. Il livello qualitativo della produzione
agricola e marinara invece raggiunge livelli di eccellenze grazie al
clima mite e al terreno molto fertile. Questo mix di fattori
ambientali positivi assieme al duro lavoro degli abitanti della zona
si materializza con la produzione di vini eccellenti come il “Cinque
Terre DOC”, lo “Sciacchetrà”. I prodotti tipici non si fermano solo ai
pregiati vini ma spaziano dalle “Acciughe di Monterosso” all’Olio
di Oliva, dal “Pesto ligure” al miele.
Limoncino
Il limoncino viene prodotto utilizzando la buccia del limone che
viene lavorata subito dopo la raccolta e lasciata in infusione in
alcool biologico. Il procedimento permette di mantenere
inalterate le caratteristiche aromatiche e digestive del limone,
conservando tutti i principi attivi.
Pesto
Il basilico, coltivato recuperando terreni incolti tra Riomaggiore
e Manarola, viene lavorato entro un’ora dalla raccolta. La produzione del pesto prevede l’utilizzo di
ingredienti tradizionali quali il basilico, l’olio extra vergine d’oliva, il formaggio grana e il pecorino,
pinoli, aglio e sale. La vicinanza al mare conferisce un particolare profumo al prodotto.
Olio extravergine di oliva
Prodotto in quantità limitata, proviene dalla frangitura delle olive conferite dagli agricoltori residenti
all'interno del territorio del Parco. Mantiene tutte le caratteristiche organolettiche derivate dalle olive
tradizionalmente coltivate sui terreni terrazzati, a picco sul mare e rappresenta il risultato della
tradizione secolare del territorio. Da usare a crudo come condimento o da gustare sul pane con un
pizzico di origano. Zafferano
Tra Campiglia-Persico e la Costa del Corniolo, su terrazze a strapiombo sul mare, viene coltivato
lo zafferano. La raccolta degli stimmi ha luogo tra la metà di ottobre e i primi giorni di
novembre. Uno spettacolo indimenticabile è quello delle terrazze in piena fioritura.
Miele
Proviene dagli apiari del Parco, in una zona ricca di flora mediterranea spontanea e di alberi di
acacia e castagno. Il miele di acacia ha sapore delicato, fine e vellutato; il miele di castagno ha
sapore intenso con retrogusto leggermente amaro; il miele di macchia mediterranea ha un sapore
intenso e variegato che deriva dalla zona di produzione e dalla sua varietà di specie floreali.
Cinque Terre Doc, Sciacchetrà Doc
Sono pochi i vignaioli che continuano a praticare la viticoltura su queste terre avare e difficili. Le vigne
sono allevate con un sistema di potatura detto “a tendone basso”, e basse lo sono davvero, tanto che
non è raro vedere i contadini lavorare in ginocchio. La versione secca
del Cinque Terre (ottenuta dalle uve a bacca bianca vermentino,
bosco e albarola) ha riflessi paglierini uniti a un naso di buona
freschezza, con note floreali e salmastre. Se ben governato in vigna,
al palato è carezzevole e sapido. Dalla vinificazione delle stesse uve
nasce il pregiato e raro Sciacchetrà dal colore ambrato, che
sprigiona profumi di cacao, macchia mediterranea e albicocca . La
convinzione che il futuro della Cinque Terre sia legato alla possibilità
di mantenere attiva la coltivazione della vite ha spinto l’Ente Parco e
Slow Food a creare un Presidio per la sperimentazione, la produzione
e la commercializzazione di uno Sciacchetrà eccellente.
Acciughe di Monterosso
Le acque che bagnano il tratto di costa protetto dal parco
rappresentano il luogo ideale per la pesca dell’acciuga. Proprio nel
periodo (da metà giugno a fine luglio) in cui attraversa questo tratto
di mare – caratterizzato da una particolare salinità – le sue carni
raggiungono il massimo valore per consistenza, sapore, gusto e
contenuto di grassi. Le acciughe, una volta pulite, sono sistemate in
barili contenenti una soluzione salina, coperte e pressate da un peso,
che diminuisce man mano che la stagionatura procede.
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Itinerari suggeriti
Un tuffo nelle isole blu
Lasciando la macchina a La Spezia, Porto Venere è facilmente raggiungibile in
autobus, treno e battello. Da qui possiamo visitare le isole. Per l’Isola Palmaria i
battelli sono numerosi e l’isola perciò è facilmente raggiungibile, mentre per l’Isola
del Tino, zona militare, la visita è consentita solo un giorno al mese.
Trekking al sapore di sale
Un weekend per gli amanti del trekking: in treno fino a Riomaggiore da dove si
possono seguire, circondati da uno scenario mozzafiato, vari sentieri. Ricordarsi
sempre di fare scorta d’acqua! Non sempre è facile trovare sorgenti lungo il cammino.
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Indice
L’UNESCO 3
Da non perdere 11
Da Portovenere a Campiglia 14
Da Riomaggiore a Vernazza 24
Da Vernazza a Levanto 34
Anello di Monterosso 37
La cantina sociale 40
Itinerari suggeriti 44
Informazioni utili 46