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Definizione
Il termine divorzio è usato nel linguaggio comune per indicare l’istituto giuridico che permette di
sciogliere il matrimonio civile (celebrato in Comune, davanti l’Ufficiale di Stato civile) o di porre
fine agli effetti civili del matrimonio concordatario (celebrato in Chiesa, ma trascritto nei registri
dello stato civile). La parola divorzio non è usata in alcuna norma di legge, ma usata comunemente
con il significato di scioglimento legale del matrimonio.
Il divorzio non ha effetti per la Chiesa. Si ricorda, infatti, che l’ordinamento canonico non riconosce
alcuna causa di scioglimento del matrimonio, ad eccezione della morte di uno dei coniugi e della
sentenza di annullamento del matrimonio.
Il divorzio è stato introdotto in Italia nel 1970 con la legge n. 898. Prima della legge n. 898/70 il
vincolo matrimoniale era considerato legalmente indissolubile. Tale legge contiene, ad oggi, la
principale normativa in materia di divorzio.
Divorzio contenzioso
La procedura di divorzio contenzioso è attivata quando i coniugi non sono riusciti a trovare un
accordo sulle condizioni di divorzio. Pertanto, uno dei due si rivolge al Tribunale chiedendo di
pronunciare lo scioglimento del matrimonio con determinate condizioni. Il coniuge che dà inizio
alla procedura prende tecnicamente il nome di ricorrente. L’altro coniuge può costituirsi in giudizio
opponendosi alle richieste dell’altro e, se vuole, avanzando delle contro richieste; questi assume le
vesti di resistente.
Il procedimento di divorzio contenzioso si distingue in due fasi:
1. fase sommaria;
2. fase istruttoria.
La fase sommaria è la prima fase del procedimento di divorzio contenzioso. Si svolge davanti al
Presidente del Tribunale con la comparizione personale delle parti ad un’apposita udienza. In questa
occasione il Presidente prende atto della volontà delle parti di divorziare, emana i provvedimenti
più urgenti nell’interesse di coniugi e figli e, data l’assenza di accordo sulle condizioni di divorzio,
nomina per il proseguimento del processo un Giudice Istruttore.
Ha inizio, così, la fase istruttoria che è articolata in una serie di udienze dove sono esaminate le
richieste di prova avanzate dagli Avvocati delle parti: sono sentiti testimoni, esaminati documenti,
sentiti eventualmente i figli. Questi adempimenti hanno lo scopo di permettere al Giudice istruttore
di valutare la reale situazione delle parti e, sulla base delle informazioni raccolte, fissare le
condizioni di divorzio. Tale fase sarà tanto più lunga quanto più complesse saranno le richieste delle
parti ed elevata la conflittualità tra i due coniugi.
Questa fase si conclude con una sentenza che può confermare o meno i provvedimenti provvisori
ed urgenti fissati dal Presidente. Se nessuno dei coniugi propone appello contro la sentenza di
divorzio essa passa in giudicato, cioè diventa definitiva. Affinché possa divenire definitiva è
necessario che passino 6 mesi dalla pubblicazione della sentenza o, se è stata notificata, 30 giorni
dalla notifica. Una volta definitiva, la sentenza è comunicata dal Cancelliere all’Ufficiale di stato
civile del Comune in cui l’atto di matrimonio è registrato, affinché possa essere annotata.
Dopodiché gli ormai ex coniugi possono contrarre nuove nozze.
Divorzio Breve
Con la legge n. 55/2015 è stato introdotto in Italia il Divorzio Breve. Con questo termine si indica
l’accorciamento dei Tempi di divorzio e, precisamente, la riduzione del tempo che deve trascorrere
dopo la separazione affinché possa essere iniziata la procedura di divorzio.
Prima della riforma del 2015, per poter presentare domanda di divorzio era necessario che fossero
trascorsi almeno 3 anni dalla separazione. Oggi, invece, il tempo minimo di separazione è stato
notevolmente ridotto. E’ sufficiente, infatti, che siano trascorsi 6 mesi dalla separazione consensuale
e 1 anno da quella giudiziale.
La legge sul divorzio breve non ha modificato la procedura, che è rimasta quella descritta dalla
legge sul divorzio.
Tempi di divorzio
I Tempi di divorzio cambiano a seconda della procedura scelta. Innanzitutto, occorre precisare che
se i coniugi sono già separati bisogna attendere:
• almeno 6 mesi dal giorno dell’udienza di comparizione dei coniugi dinanzi al Presidente se
si è trattato di separazione consensuale;
• almeno 1 anno dal giorno della comparizione nel caso di separazione giudiziale.
Una volta avviata la procedura di divorzio i tempi saranno più brevi se i coniugi hanno raggiunto
un accordo sulle condizioni di divorzio. In questo caso, se si è optato per il divorzio congiunto in
Tribunale occorre semplicemente attendere che venga fissata l’udienza di comparizione dinanzi al
Presidente. Le tempistiche in questo caso dipendono dal carico di lavoro del Tribunale competente
(in genere da 1 a 6 mesi).
I tempi di divorzio si allungano notevolmente nel caso di divorzio contenzioso. Qui, infatti, non
essendoci un accordo, sarà il Giudice a decidere come regolare i rapporti della coppia dopo il
matrimonio, all’esito di un processo in cui dovrà sentire testimoni e valutare la reale situazione delle
parti. In genere, i processi di divorzio hanno una durata minima di un 1 anno e mezzo, ma
possono durare anche più a lungo.
Separazione giudiziale trasformata 6 mesi dalla comparizione delle parti all’udienza presidenziale
in consensuale
Accordo concluso di fronte 6 mesi dalla data dell’atto contenente l’accordo di separazione
all’Ufficiale dello stato civile concluso innanzi all’ufficiale dello stato civile
Gli altri presupposti per ottenere lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio,
individuati dall’art. 3, sono:
• la condanna a pene detentive superiori ai quindici anni o per reati commessi contro il
coniuge o un discendente;
• l’annullamento o scioglimento del matrimonio all’estero;
• l’altro matrimonio contratto dal coniuge;
• la mancata consumazione del matrimonio;
• l’esistenza di una sentenza passata in giudicato che rettifica l’attribuzione di sesso di un
coniuge.
Pensione di reversibilità
In caso di morte dell’ex coniuge sorge il diritto a percepire la pensione di reversibilità, se il rapporto
pensionistico è anteriore alla sentenza di divorzio (art. 9, comma 2, L. Div.). Se esiste un nuovo
coniuge del defunto, allora sarà il Tribunale ad attribuire all’ex coniuge una quota della pensione,
calcolata principalmente (ma non come criterio esclusivo) tenendo conto della durata dei rispettivi
matrimoni.
Doveri verso i figli
Anche quando cessa l’unione matrimoniale, non vengono meno con la pronuncia di divorzio i
doveri verso i figli minori o maggiorenni non autosufficienti e la potestà genitoriale che, in caso di
affido condiviso, è esercitata congiuntamente all’altro genitore. La presenza di figli rileva anche in
sede di assegnazione della casa coniugale.
Il divorzio in tribunale
La domanda giudiziale di divorzio si propone con ricorso depositato in cancelleria in calce al
quale sarà apposto il decreto che fissa la data dell’audizione delle parti e il termine per la notifica
del ricorso al convenuto. All’udienza presidenziale, esperito inutilmente il tentativo di
conciliazione, e sentiti i minori che hanno compiuto i dodici anni di età, saranno emessi i
provvedimenti provvisori e urgenti nell’interesse dei coniugi e dei figli (art. 4, L. Div.). Il giudizio
prosegue come un normale processo a cognizione che sarà svolto dal giudice istruttore nominato e
si chiude con sentenza che dichiara lo scioglimento del matrimonio e dispone sull’affidamento e
mantenimento dei figli e del coniuge privo di adeguati mezzi economici.
La domanda di divorzio può essere presentata anche congiuntamente dai coniugi con ricorso
sottoscritto dalle parti e dai difensori, al quale seguirà la comparizione personale dei coniugi, il
controllo delle condizioni di divorzio concordate dalle parti, in particolare quelle riguardanti i figli,
e la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
Con il ricorso congiunto le parti possono concordare anche sulla corresponsione di un
mantenimento una tantum, domanda non consentita al giudice del divorzio nel procedimento
contenzioso.
Per la presentazione del ricorso congiunto è sufficiente l’assistenza di un solo avvocato che
rappresenta entrambe le parti.
Il divorzio in Comune
I coniugi possono concludere, innanzi al Sindaco quale ufficiale dello stato civile del Comune di
residenza di uno di loro o del Comune presso cui è iscritto o trascritto l’atto di matrimonio, un
accordo di separazione personale, di divorzio, o di modifica delle condizioni di separazione o di
divorzio.
L’art.12 della legge n. 162/2014 specifica che la procedura non può essere utilizzata in presenza di
figli minori, di figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o economicamente non
autosufficienti.
L’Accordo non può contenere patti di trasferimento patrimoniale. Secondo la corrente
interpretazione della legge, il divieto non riguarda la previsione di un assegno di mantenimento nei
confronti del coniuge.
E’ invece chiaramente esclusa la possibilità di compiere trasferimenti immobiliari, sia con effetto
traslativo sia con meri effetti obbligatori.
L’ufficiale riceve da ciascuna delle parti personalmente la dichiarazione di volontà di separarsi o
divorziare alle condizioni concordate. L’assistenza dell’avvocato è facoltativa.
Ricevuta la dichiarazione di volersi separare o divorziare, l’atto contenente l’accordo con le
condizioni concordate, è compilato e sottoscritto immediatamente dopo.
Nella formula per lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio si verbalizzano
le dichiarazioni:
• di luogo e data del matrimonio con gli estremi dell’iscrizione o trascrizione;
• di non esser parti in un giudizio pendente di lo scioglimento o la cessazione degli effetti
civili del matrimonio oppure indicare l’autorità giudiziaria
• di essere legalmente separati indicando il provvedimento o l’accordo e di trovarsi in uno dei
casi di cui all’art. 3 I comma n. 2 lett. b della legge 898/70
• di non essere genitori di figli minori, maggiorenni incapaci, portatori di handicap grave o
non autosufficienti
• di non concordare patti di trasferimento patrimoniale
• di volere lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio
Dopo la sottoscrizione dell’atto, l’Ufficiale invita, infine, le parti a comparire nuovamente presso lo
stesso Ufficio per la conferma dello stesso, fissandone la data, che non può essere inferiore a trenta
giorni da quella dell’accordo.
L’atto contiene l’avvertimento che la mancata comparizione equivale a mancata conferma
dell’accordo. Lo scopo di questa previsione risponde all’esigenza di porre l’attenzione
sull’importanza della scelta separativa, da non prendere senza una considerata riflessione.
Anche nel secondo incontro, l’Ufficiale preposto redige l’atto di conferma dell’accordo concluso
precedentemente, che viene letto ai dichiaranti e sottoscritto insieme agli avvocati se presenti.
Per quanto attiene ai costi, se le parti non si avvalgono dell’assistenza di un avvocato, è prevista
soltanto la corresponsione di un diritto fisso di 16 euro, corrisposto al momento della
sottoscrizione dell’Accordo nel corso della prima comparizione.