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Quel che emerge qui, come già altrove in queste pagine, è che
camminare favorisce una maggiore lucidità. Vediamola cosí:
camminando possiamo lasciarci alle spalle i problemi e andare là
dove esistono le soluzioni. È un peculiare e meraviglioso stato
creativo di problem-solving che sotto diversi aspetti ricorda quello in
cui talvolta ci ritroviamo in dormiveglia, e anche durante il sonno.
L’espressione «dormici su» è una prova semplice di quanto sia
fecondo e produttivo il sonno, le cui grandi potenzialità illuminanti
sono state riconosciute da autori di tutte le epoche. John Steinbeck,
ad esempio, ha scritto: «È esperienza di tutti che un problema
difficile la sera viene risolto la mattina, dopo che la commissione del
sonno ci ha lavorato sopra» 26. Sono giunti alla stessa conclusione
anche diversi studiosi: un celebre esempio è August Kekulé, che
dopo aver sognato un serpente che si mordeva la coda si rese conto
che il benzene doveva avere una struttura molecolare ad anello 27.
Aneddoti a parte, a sostegno di questa idea esistono anche studi
sperimentali. In uno, ai partecipanti è stato dato da risolvere un
difficile compito cognitivo che richiedeva di imparare alcune
sequenze stimolo-risposta. Nascosta all’interno del compito c’era
una scorciatoia: una regola astratta che permetteva di arrivare subito
alla soluzione. Fare otto ore di sonno dopo l’esposizione al problema
ha piú che raddoppiato le probabilità di successo, il che evidenzia
quanto è importante dormire per il problem-solving offline e il
consolidamento della memoria 28.
Con i sogni, ovviamente, il guaio è che i pensieri rischiano di
essere troppo fugaci e quindi inafferrabili, ma ciò che li
contraddistingue – la perdita di significato del tempo, la sensazione
di rêverie, la libera associazione tra ricordi e idee differenti – può
comunque, in parte, essere ricreato camminando. La ritmicità del
cammino data dai generatori centrali di pattern e l’assenza di enfasi
sul tempo, nonché il tempo stesso, possono essere un buon modo di
avviare il tipo di pensiero creativo di cui tutti abbiamo bisogno.
Perciò, la prossima volta che avete un problema complicato da
risolvere, dite al vostro capo che non sarete alla scrivania per un po’
(dopotutto, la vostra capacità di stimare il tempo risulterà alterata):
state andando a fare una passeggiata e al ritorno potreste avere la
soluzione. Magari lui storcerà il naso, ma invitatelo a provare di
persona. Assicuratevi di prendere un taccuino per segnarvi quello
che vi verrà in mente. Potete andare in compagnia di qualcuno che
sia interessato alla questione quanto voi e parlarne in modo
appositamente casuale, facendo pause per discutere di altro. È
logico che dovete avere in testa tante informazioni sul problema che
intendete risolvere. Intuizioni come E = mc² o i² = j² = k² = ijk = −1
non verranno da sole, perché richiedono un intenso periodo di
preparazione, riflessione e concentrazione. Dovreste affrontare la
passeggiata con l’obiettivo di ragionare sulla faccenda. Non importa
se non trovate subito la quadra. Camminate senza aspettative. Anzi,
camminate per il piacere di farlo, e per il piacere di pensare.
Il punto centrale è questo: chi è alle prese con problemi
complessi, che siano politici, organizzativi o di altra natura, non
dovrebbe stare rinchiuso in una sala riunioni. Dovrebbe stare all’aria
aperta e camminare finché non trova la soluzione migliore per un
mondo migliore.
Capitolo ottavo
Camminare in gruppo
Camminare può farci sentire piú connessi con gli altri e con il
mondo che ci circonda. Un importante studio recente condotto su
anziani ha concluso che chi passeggia circa 150 minuti a settimana
è piú attivo a livello sociale e prova un maggior senso di benessere
generale rispetto a chi fa una vita piú sedentaria 3. Questa
correlazione tra socialità e benessere è stata riscontrata in moltissimi
studi. Un’innovazione per le politiche di salute pubblica non
particolarmente avanzata sotto il profilo tecnologico potrebbe essere
usare sms e gruppi sui social media per creare e pubblicizzare
programmi di passeggiate dedicati agli anziani: i benefici sarebbero
enormi e i costi trascurabili.
La dimensione sociale del cammino è evidente fin dalla piú tenera
età. Un bambino che gattona può fare con la testa una gamma di
movimenti limitata; stando carponi, ha lo sguardo rivolto verso terra
e per vedere bene chi si occupa di lui deve mettersi seduto. In piedi
la situazione è diversa: il contatto visivo è piú facile e non richiede
scomodi cambiamenti di postura. Imparare a camminare ha un
impatto notevole sul tipo di interazioni che un bambino può avere e
sui gesti che può fare 4.
Studi che hanno preso in esame bambini che camminavano,
gattonavano e si muovevano con il girello, confrontando il modo in
cui interagivano con adulti e giocattoli, hanno rivelato che i primi
giocano di piú ed emettono versi con una frequenza decisamente
maggiore. I bambini si abituano a usare gesti, suoni e movimenti per
coinvolgere chi si occupa di loro. Liberare le mani li emancipa e li
mette in condizione di liberare la mente. Una volta che hanno
imparato a muoversi stando dritti, le loro opportunità di interagire e di
compiere transazioni di ogni tipo, anche solo spartire del cibo,
aumentano a dismisura. Come abbiamo visto in precedenza, è cosí
anche se paragoniamo il girare a piedi con il viaggiare in macchina.
Nel primo caso, siamo in grado di interagire l’uno con l’altro a livello
umano: abbiamo letteralmente una base comune, il che rende piú
facile sincronizzarsi e condividere esperienze, ad esempio il tempo
(l’argomento avvicina-estranei per eccellenza).
Come già sappiamo, camminare offre anche un’altra possibilità,
ovvero quella della creatività collaborativa e del gioco. Immaginate di
portare dei bambini a fare una passeggiata: sono iperattivi, a volte
sfrenati e incontenibili, e a ragione. Il loro esempio dovrebbe essere
di ispirazione per tutti: dobbiamo camminare con piacere, e non solo
per passare da uno spazio chiuso all’altro.
Introduzione.
Via dall’Africa.
1. https://www.chesapeakebay.net/S=0/fieldguide/critter/sea_squirt; http://tunicate-
portal.org; J. C. Corbo et al., The ascidian as a model organism in
developmental and evolutionary biology, in «Cell», CVI (2001), n. 5, pp. 535-38,
cfr. https://www.cell.com/fulltext/S0092-8674(01)00481-0; L. Christiaen et al.,
The sea squirt «Ciona intestinalis», in «Cold Spring Harbor Protocols», IV
(2009), n. 12, pdb-emo138, cfr.
https://www.researchgate.net/profile/Lionel_Christiaen/publication/41424487_Th
e_Sea_Squirt_Ciona_intestinalis/links/5760590d08ae2b8d20eb5fe7/The-Sea-
Squirt-Ciona-intestinalis.pdf.
2. Ma conserva strutture affini a gangli o nervi, in parte per controllare questi
organi.
3.
https://www.uas.alaska.edu/arts_sciences/naturalsciences/biology/tamone/catal
og/cnidaria/urticina_crassicornis/life_history.htm; J. B. Geller et al., Fission in
sea anemones: integrative studies of life cycle evolution, in «Integrative and
Comparative Biology», XLV (2005), n. 4, pp. 615-22, cfr.
https://academic.oup.com/icb/article/45/4/615/636408.
4. https://teara.govt.nz/en/diagram/5355/jellyfish-life-cycle; T. Katsuki, R. J.
Greenspan, Jellyfish nervous systems, in «Current Biology», XXIII (2013), n. 14,
pp. R592-94, cfr. https://www.cell.com/current-biology/pdf/S0960-
9822(13)00359-X.pdf.
5. L. R. Berger e D. Roberts, Last interglacial (c.117 kyr) human footprints from
South Africa, in «South African Journal of Science», XCIII (1997), n. 8, pp. 349-
50; D. L. Roberts, Last interglacial hominid and associated vertebrate fossil
trackways in coastal eolianites, South Africa, in «Ichnos», XV (2008), n. 3-4, pp.
190-207; American Association for the Advancement of Science, Humanity’s
baby steps, in «Science», CCLXXXII (1998), n. 5394, p. 1635, cfr.
http://science.sciencemag.org/content/282/5394/1635.1;
https://en.wikipedia.org/wiki/Eve&27s_footprint.
6. L’evoluzione per selezione naturale è, purtroppo, un concetto ampiamente
frainteso, e lo è stato fin da quando Darwin ne ha formulato i principî base.
Questa teoria parte dalla constatazione che gli organismi sono l’uno diverso
dall’altro sotto ogni aspetto: altezza, peso, longevità, fonti di nutrimento
preferite, complessità del sistema nervoso, dentatura; la lista è praticamente
infinita. Tutte queste caratteristiche vanno sotto il nome di «fenotipo». Oltre che
tra le specie, esistono differenze – di altezza, peso, velocità di reazione
all’apparire di una fonte di nutrimento o di un predatore e via dicendo – anche
tra gli individui della stessa specie. Perché ci sia evoluzione per selezione
naturale, queste varianti devono nascere da differenze codificate nei geni: ci
deve essere un meccanismo ereditario. Il progetto base, dunque, è racchiuso
nel genoma dell’organismo. La varietà a livello di fenotipo deriva dalla varietà
genetica e aumenta quando, nel passaggio dei geni da una generazione
all’altra, avvengono mutazioni. L’ambiente, poi, fa come da filtro per queste
varianti: chi è un po’ piú alto può arrivare al cibo sugli alberi, chi è un po’ piú
basso è facilitato nel cercarlo in terra, chi di notte ci vede meglio ha maggiori
probabilità di sfuggire a un attacco. Gli organismi che presentano tratti utili alla
sopravvivenza si riproducono; gli altri via via scompaiono. L’evoluzione per
selezione naturale, quindi, richiede periodi lunghissimi e comporta la perdita di
un numero enorme di organismi (di fatto, la maggior parte delle specie esistite
si è estinta). Tutti questi fattori, combinandosi, portano a tassi di sopravvivenza
e di riproduzione differenti, che con il tempo danno origine ai tratti degli individui
che compongono una popolazione genetica.
7. J. Hardin et al., Becker’s World of the Cell, Benjamin Cummings, Boston 2012
[trad. it. Becker: il mondo della cellula, Pearson, Milano-Torino 2014].
8. J. Maniloff, The minimal cell genome: “on being the right size”, in «Proceedings
of the National Academy of Sciences», XCIII (1996), n. 19, pp. 10004-6.
9. J. M. Woltering et al., Conservation and divergence of regulatory strategies at
«Hox» Loci and the origin of tetrapod digits, in «PLoS Biology», XII (2014), n. 1,
e1001773, cfr. https://journals.plos.org/plosbiology/article?
id=10.1371/journal.pbio.1001773. Per un’introduzione semplice ai geni Hox e
alla deambulazione si veda questa intervista a John Long e Yann Gibert: E.
Kelly, These genes are made for walking: another step from fins to limbs, in
«The Conversation», 21 gennaio 2014, https://theconversation.com/these-
genes-are-made-for-walkinganother-step-from-fins-to-limbs-22126. Si noti,
tuttavia, che l’esistenza di pesci in grado di camminare sul fondo dell’oceano,
come la razza, non va del tutto d’accordo con l’ipotesi secondo cui un gene
repressore ha disattivato l’espressione degli arti in questi primi pesci (si veda la
nota successiva). Quelle che seguono sono introduzioni piú tecniche ai geni
Hox e alla segmentazione e formazione degli arti, nonché al ruolo dei geni Hox
nell’evoluzione: N. H. Shubin et al., Fossils, genes and the evolution of animal
limbs, in «Nature», CCCLXXXVIII (1997), n. 6643, pp. 639-48, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/13958634_Fossils_genes_and_the_ev
olution_of_animal_limbs; A. C. Burke et al., Hox genes and the evolution of
vertebrate axial morphology, in «Development», CXXI (1995), n. 2, pp. 333-46,
cfr. http://dev.biologists.org/content/121/2/333.short; F. Petit et al., Limb
development: a paradigm of gene regulation, in «Nature Reviews Genetics»,
XVIII (2017), n. 4, pp. 245-58, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/313375342_Limb_development_a_par
adigm_of_gene_regulation.
10. B. Lutz et al., Rescue of Drosophila labial null mutant by the chicken ortholog
Hoxb-1 demonstrates that the function of Hox genes is phylogenetically
conserved, in «Genes & Development», X (1996), n. 2, pp. 176-84, cfr.
http://genesdev.cshlp.org/content/10/2/176.full.pdf.
11. Questo eccellente articolo del «National Geographic» contiene un meraviglioso
video sulla razza: https://news.nationalgeographic.com/2018/02/skate-neural-
genetics-walking-human-evolution-spd; si veda anche:
https://www.sciencedaily.com/releases/2018/02/180208120912.htm; H. Jung et
al., The ancient origins of neural substrates for land walking, in «Cell», CLXXII
(2018), n. 4, pp. 667-82, cfr. https://www.cell.com/cell/fulltext/S0092-
8674(18)30050-3?innerTabvideo-abstract_mmc8=.
12. R. Dawkins, The Blind Watchmaker: Why the Evidence of Evolution Reveals a
Universe Without Design, W. W. Norton & Company, New York 1996 [trad. it.
L’orologiaio cieco: creazione o evoluzione?, Mondadori, Milano 2017].
13. http://www.ucmp.berkeley.edu/vertebrates/tetrapods/tetraintro.html;
https://www.sciencedirect.com/topics/veterinary-science-and-veterinary-
medicine/tetrapod.
14. http://www.valentiaisland.ie/explore-valentia/tetrapod-trackway; I. Stössel, The
discovery of a new Devonian tetrapod trackway in SW Ireland, in «Journal of
the Geological Society», CLII (1995), n. 2, pp. 407-13, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/249545894_The_discovery_of_a_new
_Devonian_tetrapod_trackway_in_SW_Ireland. Le autorità locali, però,
potrebbero fare di piú per sostenere gli escursionisti. Sentieri e percorsi facili da
mantenere ma segnati in modo chiaro, con qualche punto di sosta che offra
riparo quando il tempo atlantico cambia all’improvviso, sarebbero vantaggiosi
per tutti.
15. https://www2.palomar.edu/anthro/primate/prim_7.htm; D. L. Gebo, Primate
locomotion, in «Nature Education Knowledge», IV (2013), n. 8, p. 1, cfr.
https://www.nature.com/scitable/knowledge/library/primate-locomotion-
105284696; http://www.indiana.edu/~semliki/PDFs/HuntCognitiveDemands.pdf;
https://scholar.harvard.edu/files/dlieberman/files/2015f.pdf.
16. https://answersafrica.com/african-proverbs-meanings.html. Alcuni hanno
messo in dubbio l’origine di questo proverbio
(https://www.npr.org/sections/goatsandsoda/2016/07/30/487925796/it-takes-a-
village-to-determine-the-origins-of-an-african-proverb), sostenendo che la sua
provenienza africana è incerta; ad ogni modo, di sicuro coglie una verità
fondamentale riguardo al procedere insieme rispetto all’andare da sé.
17. S. Lee, Where do we come from?, in «Anthropology News», 18 settembre
2018, doi:10.1111/AN.972, cfr. http://www.anthropology-
news.org/index.php/2018/09/18/where-do-we-come-from.
18. S. Sankararaman et al., The date of interbreeding between Neandertals and
modern humans, in «PLoS Genetics», VIII (2012), n. 10, e1002947, cfr.
https://journals.plos.org/plosgenetics/article?id=10.1371/journal.pgen.1002947.
19. http://humanorigins.si.edu/evidence/human-fossils/species/ardipithecus-
ramidus; T. D. White et al., «Ardipithecus ramidus» and the paleobiology of
early hominids, in «Science», CCCXXVI (2009), n. 5949, pp. 64-86, cfr.
http://science.sciencemag.org/content/sci/326/5949/64.full.pdf; W. H. Kimbel et
al., «Ardipithecus ramidus» and the evolution of the human cranial base, in
«Proceedings of the National Academy of Sciences», CXI (2014), n. 3, pp. 948-
53, cfr. http://www.pnas.org/content/pnas/111/3/948.full.pdf.
20. https://iho.asu.edu/about/lucys-story; la pagina di Wikipedia è un’ottima
introduzione: https://en.wikipedia.org/wiki/Lucy_(Australopithecus).
21. R. M. Gittelman et al., Comprehensive identification and analysis of human
accelerated regulatory DNA, in «Genome Research», XXV (2015), n. 9, pp.
1245-55, cfr. https://genome.cshlp.org/content/25/9/1245; A. L. Machnicki et al.,
First steps of bipedality in hominids: evidence from the atelid and proconsulid
pelvis, in «PeerJ», IV (2016), e1521, doi:10.7717/peerj.1521, cfr.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4715437.
22. D. G. Bradley et al., Genetics and domestic cattle origins, in «Evolutionary
Anthropology: Issues, News, and Reviews», VI (1998), n. 3, pp. 79-86, cfr.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.1002/%28SICI%291520-6505%281998
%296 %3A3%3C79%3A%3AAID-EVAN2%3E3.0.CO%3B2-R; A. Beja-Pereira
et al., Gene-culture coevolution between cattle milk protein genes and human
lactase genes, in «Nature Genetics», XXXV (2003), n. 4, pp. 311-13, cfr.
https://www.researchgate.net/profile/Andrew_Chamberlain/publication/8993180
_Gene-
culture_coevolution_between_cattle_milk_protein_genes_and_human_lactase_
genes/links/00b495228d03d99e02000000/Gene-culturecoevolution-between-
cattle-milk-protein-genes-and-human-lactase-genes.pdf.
23. N. B. Holowka e D. E. Lieberman, Rethinking the evolution of the human foot:
insights from experimental research, in «Journal of Experimental Biology»,
CCXXI (2018), n. 17, jeb17442, cfr.
https://www.nicholasholowka.com/uploads/2/8/1/2/28124491/holowka_and_lieb
erman_2018_jeb.pdf.
24. D. A. Raichlen et al., Laetoli footprints preserve earliest direct evidence of
human-like bipedal biomechanics, in «PLoS One», V (2010), n. 3, cfr.
https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0009769.
Attenzione, però: ovviamente, è possibilissimo che una variante precedente
nella genealogia umana avesse impronte dalla forma moderna. A lasciarle
potrebbe essere stato, ad esempio, un australopiteco.
25. H. Pontzer, Economy and endurance in human evolution, in «Current Biology»,
XXVII (2017), n. 12, pp. R613-21, cfr. https://www.cell.com/current-
biology/pdf/S0960-9822(17)30567-5.pdf.
26. H. Pontzer et al., Hunter-gatherer energetics and human obesity, in «PLoS
One», VII (2012), n. 7, e40503, cfr. https://journals.plos.org/plosone/article?
id=10.1371/journal.pone.0040503. I ricercatori hanno preso in esame trenta
adulti Hadza, con una rappresentazione di maschi e femmine grossomodo
identica, e li hanno confrontati con un gruppo simile di soggetti normopeso
selezionati in un’economia di mercato sviluppata.
27. J. C. Selinger et al., Humans can continuously optimize energetic cost during
walking, in «Current Biology», XXV (2015), n. 18, pp. 2452-6, cfr.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0960982215009586.
28. K. D. Hall et al., Ultra-processed diets cause excess calorie intake and weight
gain: an inpatient randomized controlled trial of ad libitum food intake, in «Cell
Metabolism», XXX (2019), n. 1, pp. 67-77, cfr. https://www.cell.com/cell-
metabolism/pdfExtended/S1550-4131(19)30248-7 (si veda anche:
https://www.nytimes.com/2019/05/16/well/eat/why-eating-processed-foods-
might-make-you-fat.html). Questo studio ha messo a confronto soggetti
sottoposti a due diete diverse, una a base di alimenti ultra-trattati e l’altra a base
di alimenti relativamente non trattati. In soli quattordici giorni i primi hanno preso
all’incirca un chilo di peso, mentre i secondi l’hanno perso.
29. D. E. Lieberman, Is exercise really medicine? An evolutionary perspective, in
«Current sports medicine reports», XIV (2015), n. 4, pp. 313-19, cfr.
https://scholar.harvard.edu/dlieberman/publications/exercise-really-medicine-
evolutionary-perspective. Qui, invece, si trova un’interessante intervista a
Lieberman: https://news.harvard.edu/gazette/story/2018/04/harvard-
evolutionary-biologist-daniel-lieberman-on-the-past-present-and-future-of-
speed.
30. https://www.nhs.uk/common-health-questions/food-and-diet/what-should-my-
daily-intake-of-calories-be;
https://www.cnpp.usda.gov/sites/default/files/usda_food_patterns/EstimatedCal
orieNeedsPerDayTable.pdf.
1. K. E. Adolph et al., How do you learn to walk? Thousands of steps and dozens
of falls per day, in «Psychological Science», XXIII (2012), n. 11, pp. 1387-94,
cfr. http://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/0956797612446346.
2. A. d’Avella et al., Combinations of muscle synergies in the construction of a
natural motor behavior, in «Nature Neuroscience», VI (2003), n. 3, pp. 300-8,
cfr. http://e.guigon.free.fr/rsc/article/dAvellaEtAl03.pdf; per un dibattito piú ampio
riguardo al coinvolgimento dei muscoli nel controllo motorio si veda: M. C.
Tresch e A. Jarc, The case for and against muscle synergies, in «Current
Opinion in Neurobiology», XIX (2009), n. 6, pp. 601-7, cfr.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2818278.
3. C. la Fougere et al., Real versus imagined locomotion: a [18F]-FDGPET-fMRI
comparison, in «Neuroimage», L (2010), n. 4, pp. 1589-98, cfr.
https://s3.amazonaws.com/academia.edu.documents/44014268/Real_versus_i
magined_locomotion_a_18FFD20160322-1395-wry1yz.pdf.
4. A. Berthoz, The Brain’s Sense of Movement, Harvard University Press,
Cambridge (Mass.) 2000; T. Pozzo et al., Head stabilization during various
locomotor tasks in humans, in «Experimental Brain Research», LXXXII (1990),
n. 1, pp. 97-106, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/20897989_Head_stabilization_during_
various_locomotor_tasks_in_humans_-_I_Normal_subjects; T. Pozzo et al.,
Head stabilization during locomotion: perturbations induced by vestibular
disorders, in «Experimental Brain Research», LXXXV (1991), n. 1, pp. 208-17,
cfr.
https://www.researchgate.net/profile/Thierry_Pozzo/publication/21229398_Head
_Stabilization_during_Locomotion_Perturbations_Induced_by_Vestibular_Disor
ders/links/00b4953aa8d3c3714b000000/Head-Stabilization-during-Locomotion-
Perturbations-Induced-by-Vestibular-Disorders.pdf.
5. L. Day e R. C. Fitzpatrick, The vestibular system, in «Current Biology», XV
(2005), n. 15, pp. 583-86, cfr. https://www.cell.com/current-biology/pdf/S0960-
9822(05)00837-7.pdf; S. Khan e R. Chang, Anatomy of the vestibular system: a
review, in «NeuroRehabilitation», XXXII (2013), n. 3, pp. 437-43, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/236642391_Anatomy_of_the_vestibul
ar_system_A_review.
6. J. A. Hobson et al., Sleep and vestibular adaptation: implications for function in
microgravity, in «Journal of Vestibular Research», VIII (1998), n. 1, pp. 81-94,
cfr.
https://pdfs.semanticscholar.org/a8bd/5e00ae66990b59b47a07425ea6f536d7a
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7. https://www.awatrees.com/2014/05/18/asleep-with-our-arboreal-ancestors;
https://www.newscientist.com/article/mg21128335-200-anthropologist-i-sleptup-
a-tree-to-understand-chimps; http://www.bbc.com/earth/story/20150415-apes-
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extension or antagonist muscle co-activation, in «Cell Reports», XXII (2018), n.
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12. A. D. Kuo, The six determinants of gait and the inverted pendulum analogy: a
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4, pp. 617-56, cfr. http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?
doi=10.1.1.570.8263&rep=rep1&type=pdf.
13. M. R. Dimitrijevic et al., Evidence for a spinal central pattern generator in
humans, in «Annals of the New York Academy of Sciences», DCCCLX (1998),
n. 1, pp. 360-76, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/13361553_Evidence_for_a_spinal_ce
ntral_pattern_generator_in_humans_Ann_N_Y_Acad_Sci; J. Duysens e H. W.
Van de Crommert, Neural control of locomotion; Part 1: The central pattern
generator from cats to humans, in «Gait & Posture», VII (1998), n. 2, pp. 131-
41, cfr.
https://repository.ubn.ru.nl//bitstream/handle/2066/24493/24493___.PDF?
sequence=1; B. Calancie et al., Involuntary stepping after chronic spinal cord
injury: evidence for a central rhythm generator for locomotion in man, in
«Brain», CXVII (1994), n. 5, pp. 1143-59, cfr.
http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?
doi=10.1.1.666.9110&rep=rep1&type=pdf.
14. Talvolta per riferirsi ai segnali specifici che vengono dai muscoli e dal
movimento si usa in modo un po’ impreciso anche il termine «cinestesia».
15. N. Shirai e T. Imura, Looking away before moving forward: changes in optic-
flow perception precede locomotor development, in «Psychological Science»,
XXV (2014), n. 2, pp. 485-93, cfr.
https://www.researchgate.net/publication/259499202_Looking_Away_Before_M
oving_Forward.
16. M. Garrett et al., Locomotor milestones and babywalkers: cross sectional
study, in «BMJ», CCCXXIV (2002), n. 7352, p. 1494, cfr.
https://www.bmj.com/content/324/7352/1494.full.
Cammino e creatività.
1. F. Nietzsche, Twilight of the Idols, 1889 [trad. it. Crepuscolo degli idoli, ovvero
Come si filosofa col martello, Adelphi, Milano 1992], cfr.
http://www.inp.uw.edu.pl/mdsie/Political_Thought/twilight-of-the-idols-friedrich-
neitzsche.pdf. In inglese, oltre che con «Only thoughts reached by walking have
value» (soltanto i pensieri nati camminando hanno valore), le parole di
Nietzsche sono state rese anche in altri modi, ad esempio «All truly great
thoughts are conceived while walking» (tutti i pensieri realmente grandi sono
concepiti camminando), https://www.goodreads.com/quotes/42472-all-truly-
great-thoughts-are-conceived-while-walking.
2. H. D. Thoreau, The Portable Thoreau, a cura di J. S. Cramer, Penguin, New
York 2012, cfr. http://www.penguin.com/ajax/books/excerpt/9780143106500; si
veda anche: http://blogthoreau.blogspot.com/2014/08/a-thousand-rills-thoreaus-
journal-19.html.
3. A. Corn, The Wordsworth retrospective, in «Hudson Review», LII (1999), n. 3,
pp. 359-78, cfr. https://www.jstor.org/stable/3853432?
seq=3#metadata_info_tab_contents.
4. https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-interrogated-brain/201812/the-
importance-daily-rituals-creativity; M. Currey, Daily Rituals: How Artists Work,
Knopf, New York 2013 [trad. it. Rituali quotidiani, Vallardi, Milano 2016].
5. B. Russell, The Autobiography of Bertrand Russell, 3 vols., Allen & Unwin,
London 1967-69 [trad. it. L’autobiografia di Bertrand Russell, 3 voll., Longanesi,
Milano 1967-69].
6. C. Orlet, The Gymnasiums of the Mind, in «Philosophy Now», 2004,
https://philosophynow.org/issues/44/The_Gymnasiums_of_the_Mind.
7. M. E. Raichle et al., A default mode of brain function, in «Proceedings of the
National Academy of Sciences», XCVIII (2001), n. 2, pp. 676-82, cfr.
https://www.pnas.org/content/pnas/98/2/676.full.pdf.
8. K. Christoff et al., Experience sampling during fMRI reveals default network and
executive system contributions to mind wandering, in «Proceedings of the
National Academy of Sciences», CVI (2009), n. 21, pp. 8719-24, cfr.
https://www.pnas.org/content/pnas/106/21/8719.full.pdf.
9. B. Baird et al., Inspired by distraction: mind wandering facilitates creative
incubation, in «Psychological Science», XXIII (2012), n. 10, pp. 1117-22, cfr.
https://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/0956797612446024.
10. J. Joyce, Ulisse, Einaudi, Torino 2013, pp. 292-93.
11. D. A. Gusnard et al., Medial prefrontal cortex and self-referential mental
activity: relation to a default mode of brain function, in «Proceedings of the
National Academy of Sciences», XCVIII (2001), n. 7, pp. 4259-64, cfr.
https://www.pnas.org/content/pnas/98/7/4259.full.pdf; N. A. S. Farb et al.,
Attending to the present: mindfulness meditation reveals distinct neural modes
of self-reference, in «Social Cognitive and Affective Neuroscience», 2 (2007), n.
4, pp. 313-22, cfr. https://academic.oup.com/scan/article/2/4/313/1676557.
12. R. E. Beaty et al., Robust prediction of individual creative ability from brain
functional connectivity, in «Proceedings of the National Academy of Sciences»,
CXV (2018), n. 5, pp. 1087-92, cfr.
https://www.pnas.org/content/pnas/early/2018/01/09/1713532115.full.pdf.
13. D. Kahneman, Thinking, Fast and Slow, Farrar, Straus & Giroux, New York
2011 [trad. it. Pensieri lenti e veloci, Mondadori, Milano 2012].
14. Ibid., p. 40.
15. P. Lynch, The many modern uses of quaternions: a surprising application is to
electric toothbrushes but they have many vital functions, in «The Irish Times», 4
ottobre 2018, https://www.irishtimes.com/news/science/the-many-modern-uses-
of-quaternions-1.3642385.
16. https://math.berkeley.edu/~robin/Hamilton/fourth.html.
17. M. A. Runco e G. J. Jaeger, The standard definition of creativity, in «Creativity
Research Journal», XXIV (2012), n. 1, pp. 92-96.
18. M. S. Olufsen et al., Blood pressure and blood flow variation during postural
change from sitting to standing: model development and validation, in «Journal
of Applied Physiology», XCIX (2005), n. 4, pp. 1523-37; Y. Ouchi et al., Brain
activation during maintenance of standing postures in humans, in «Brain», 122
(1999), n. 2, pp. 329-38.
19. M. Oppezzo e D. L. Schwartz, Give your ideas some legs: the positive effect of
walking on creative thinking, in «Journal of Experimental Psychology: Learning,
Memory, and Cognition», XL (2014), n. 4, pp. 1142-52, cfr.
https://lagunita.stanford.edu/c4x/Medicine/ANES204/asset/Give_Your_Ideas_S
ome_Legs_2.pdf.
20. H. Steinberg et al., Exercise enhances creativity independently of mood, in
«British Journal of Sports Medicine», XXXI (1997), n. 3, pp. 240-45, cfr.
https://bjsm.bmj.com/content/bjsports/31/3/240.full.pdf.
21. N. Hao et al., Enhancing creativity: proper body posture meets proper emotion,
in «Acta Psychologica», CLXXIII (2017), pp. 32-40.
22. https://www.psychologytoday.com/us/blog/our-innovating-minds/201808/does-
open-office-plan-make-creative-environment;
https://www.economist.com/business/2018/07/28/open-offices-can-lead-to-
closed-minds.
23. A. W. Kiefer et al., Walking changes the dynamics of cognitive estimates of
time intervals, in «Journal of Experimental Psychology: Human Perception and
Performance», XXXV (2009), n. 5, pp. 1532-41, cfr.
https://www.researchgate.net/profile/Adam_Kiefer/publication/26869873_Walkin
g_Changes_the_Dynamics_of_Cognitive_Estimates_of_Time_Intervals/links/00
46351d424175e8fc000000/Walking-Changesthe-Dynamics-of-Cognitive-
Estimates-of-Time-Intervals.pdf.
24. Si veda: M. Csíkszentmihályi, Toward a psychology of optimal experience, in
Id., Flow and the Foundations of Positive Psychology, Springer, Dordrecht
2014, pp. 209-26; Id., Flow: The Psychology of Optimal Experience, Harper
Perennial Modern Classics, New York 2008; M. Csíkszentmihályi e J. LeFevre,
Optimal experience in work and leisure, in «Journal of Personality and Social
Psychology», LVI (1989), n. 5, pp. 815-22, cfr.
http://citeseerx.ist.psu.edu/viewdoc/download?
doi=10.1.1.845.9235&rep=rep1&type=pdf.
25. M. Keinänen, Taking your mind for a walk: a qualitative investigation of walking
and thinking among nine Norwegian academics, in «Higher Education», LXXI
(2016), n. 4, pp. 593-605, cfr. https://link.springer.com/article/10.1007/s10734-
015-9926-2.
26. J. Steinbeck, Sweet Thursday, Penguin Random House, New York 2008 [trad.
it. Quel fantastico giovedí, Mondadori, Milano 1991, p. 132], cfr.
https://www.penguinrandomhouse.com/books/354543/sweet-thursday-by-john-
steinbeck/9780143039471.
27. Per una spiegazione breve si veda: https://web.chemdoodle.com/kekules-
dream, mentre per una piú lunga:
http://acshist.scs.illinois.edu/bulletin_open_access/v31-1/v31-1%20p28-30.pdf.
28. U. Wagner et al., Sleep inspires insight, in «Nature», CDXXVII (2004), n. 6972,
pp. 352-55, cfr.
http://www.cogsci.ucsd.edu/~chiba/SleepInsightWagnerNature04.pdf. Qui Ed
Yong fa una bella panoramica di parte del pensiero attuale sul sonno e la
creatività: https://www.theatlantic.com/science/archive/2018/05/sleep-creativity-
theory/560399; il punto ribadito è che un sonno di buona qualità, con tutti i cicli
portati a termine, è fondamentale.
Camminare in gruppo.
Ringraziamenti.
C
,
assumere a dosi regolari, grandi e piccole, un giorno sí e
l’altro pure. È il superpotere che fa bene al corpo e allo
spirito. Perché camminare non solo ci rende piú sani ma può anche
aiutarci a diventare esseri umani migliori.
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riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o
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Copertina
Frontespizio
Camminare può cambiarci la vita
Introduzione
Perché camminare fa bene
Via dall’Africa
Come camminiamo: la meccanica
Come camminiamo: dove vai?
Camminare in città
Un balsamo per il corpo e il cervello
Cammino e creatività
Camminare in gruppo
Postfazione
Ringraziamenti
Note
Il libro
L’autore
Copyright