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Figura 1
Come secondo esempio (vedi immagine sotto) mostriamo quale sarebbe
l’evoluzione del nostro portafoglio se ogni mese non venisse aggiunta la
quota di risparmio di 200 euro; il valore finale del nostro portafoglio sarà
quindi solo il frutto dei 10000 euro iniziali investiti ad un rendimento del
10%; in questo caso il valore finale si sarebbe attestato a circa 600 mila
euro invece che a 2 milioni di euro.
Appare evidente come sia importante risparmiare anche piccole cifre
mensili e investirle subito cosicché inizino subito a generare dei frutti.
Figura 2
Infine mostriamo come terzo esempio, l’impietoso andamento del
portafoglio qualora, non solo non avessimo risparmiato ed investito 200
euro al mese, ma avessimo messo il denaro in un conto deposito con
rendimento dell’1% all’anno. Dopo 40 anni, avremmo un valore finale di
15000 euro anziché di 2 milioni di euro.
Figura 3
Di fronte ai grafici sopra non può nascere alcun dubbio sulla necessità di
risparmiare ed investire.
Alcune osservazioni scontate però che vale la pena sottolineare:
- I risultati si ottengono con costanza e nel lungo periodo; da qui nasce
l’importanza di iniziare ad investire il prima possibile per permettere al
tempo di giocare a nostro favore
- Per ottenere una crescita costante del capitale è necessario avere dei
metodi di investimento affidabili; la prima simulazione fatta infatti
ipotizza un rendimento medio del 10% che non è assolutamente
scontato da ottenere.
Concetti da ricordare:
L’“investimento” consente la crescita del capitale in un arco di
tempo ampio e con strumenti e strategie dal rischio contenuto; al
contrario il “trading” utilizza la volatilità di breve termine per
acquistare o vendere allo scoperto.
APPROFONDIMENTI
Quanto può incidere la differenza di costo tra un fondo comune di
investimento e un ETF?
Figura 5
Per correttezza diciamo anche che esistono dei fondi di investimento
(pochi) che sono gestiti in maniera molto efficiente e che riescono
mediamente a sovraperformare il benchmark di riferimento (vedi ad
esempio Figura 6)
Figura 6
2.1. CARATTERISTICHE DI UN ETF
Gli ETF sono dunque strumenti finanziari a metà tra un fondo e un’azione,
sono estremamente flessibili e trasparenti; personalmente ritengo siano gli
strumenti ideali per costruire dei portafogli efficaci sia nel breve che nel
medio-lungo termine; inoltre gli ETF consentono di soddisfare le esigenze
di tutte le tipologie di investitore adattandosi al grado di rischio di ognuno.
Vediamo alcune caratteristiche in base alle quali vengono spesso classificati
gli ETF:
Asset Class (es. azionario, obbligazionario, monetario, immobiliare,
materie prime)
Valuta (es. euro, dollaro statunitense)
Rischio Cambio (coperto, non coperto)
Armonizzazione (armonizzato, non armonizzato)
Replicazione (fisica, sintetica)
Politica di distribuzione (accumulazione, distribuzione)
Frequenza di distribuzione (cedole mensili, trimestrali, semestrali,
annuali)
Altro (long/short, leva, etc.)
Una delle classificazioni tipiche degli ETF è quella basata sull’asset class
del sottostante replicato.
Quindi, nonostante negli ultimi anni siano stati lanciati sul mercato
numerosi ETF con strutture e sottostanti “esotici”, noi considereremo nei
nostri portafogli principalmente le 5 asset class sopra riportate.
Figura 7
Figura 8
Sono una tipologia di ETF che investe in titoli azionari del settore
immobiliare.
Alcuni esperti non utilizzano questa tipologia di ETF all’interno dei propri
portafogli sia perché non sono molti gli ETF tra cui scegliere su Borsa
Italiana, sia perché di fatto sono ETF che investono in azioni attive sul
mercato immobiliare e non direttamente in immobili fisici.
Anche se è vero che sono ETF azionari, si tende comunque ad inserirli nei
portafogli perché generalmente garantiscono una volatilità più contenuta
rispetto agli ETF basati sui classici indici azionari; infatti questi ETF sono
mediamente correlati con le altre tipologie di ETF (parleremo nel capitolo
5.2 di come costruire un portafoglio non correlato). Altro motivo per cui
siamo favorevoli a questa tipologia di ETF è il generoso dividendo
tipicamente distribuito.
Chi opera sul mercato americano e quindi con ETF non armonizzati, ha la
possibilità di investire su ETF immobiliari (REIT) che acquistano
direttamente immobili, garantendo una migliore diversificazione.
Gli ETF si possono suddividere anche in: 1) ETF a replica fisica 2) ETF a
replica sintetica.
I gestori di ETF a replica fisica acquistano tutti i titoli inclusi nell’indice di
riferimento in proporzione pari ai pesi che essi hanno nell’indice cosicché la
performance del fondo sia sempre allineata a quella del benchmark. La
replica fisica completa è piuttosto impegnativa poiché richiede che il
gestore effettui ribilanciamenti periodici dovuti all’uscita dall’indice di titoli
che non abbiano più i requisiti di permanenza, all’entrata di nuovi, nonché
al pagamento di dividendi o altri proventi e al loro eventuale
reinvestimento.
Per questo motivo talvolta i gestori ricorrono ad una replica fisica “a
campione”: in questo caso solo una parte del paniere viene acquistata
direttamente dall’ETF semplificando le operazioni di gestione ma perdendo
un po’ in precisione di replicare il benchmark.
Gli ETF possono essere classificati in base alla loro proprietà di distribuire
dividendi (ETF a distribuzione) oppure di reinvestire automaticamente
eventuali dividendi nel fondo stesso (ETF ad accumulazione).
Gli ETF ad accumulazione sono fiscalmente più efficienti poiché il
reinvestimento dei dividendi non viene decurtato della quota parte che
andrebbe in tasse.
Questo non significa che l’investitore debba selezionare solamente gli ETF
ad accumulazione; chi ha bisogno di entrate periodiche per pagare spese
ricorrenti (es. rata dell’auto) potrebbe preferire gli ETF a distribuzione. Il
portafoglio deve quindi essere costruito ad hoc sulle esigenze e le
aspettative dell’investitore.
Nei portafogli mostrati in questo libro si utilizzeranno sia ETF ad
accumulazione che a distribuzione; per quanto riguarda quelli a
distribuzione, si preferiscono quelli con dividendo trimestrale o addirittura
mensile poiché gli ETF con frequenza di distribuzione annuale possono
generare dei segnali di vendita su alcuni trading system a causa della
discesa repentina del prezzo dovuto allo stacco del dividendo.
2.6. RISCHIO CAMBIO
2.9. ETA’
Figura 11
2.11. DOMICILIO
Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che il domicilio del fondo e
quello dell’investitore influenzano sia la regolamentazione che il
trattamento fiscale. Abbiamo già anticipato che per gli scopi di questo libro
limiteremo il campo di azione agli ETF armonizzati domiciliati in un Paese
dell’Unione Europea; questa tipologia di fondi devono rispettare la direttiva
UCITS (Undertakings for Collective Investments in Transferable
Securities).
2.12. PRESTITO TITOLI
Figura 12
APPROFONDIMENTI
Dove si può trovare la lista di tutti gli ETF e le rispettive
caratteristiche?
Ci sono diverse fonti dove si possono trovare tutti gli strumenti quotati
e le rispettive caratteristiche.
Sicuramente la fonte primaria da cui attingere i dati è il sito di Borsa
Italiana ed in particolare la sezione dedicata agli ETF
(https://www.borsaitaliana.it/etf/etf/home.htm).
Un altro sito che ritengo utile sia per identificare tutte le
caratteristiche di un ETF e per effettuare un’attività di screening è
JustETF (https://www.justetf.com/it/).
Prima di investire in un ETF è necessario leggere attentamente Il
Prospetto, il KIID ed il Documento di Quotazione presenti nella sezione
“Documenti” sempre sul sito di Borsa Italiana (vedi Figura sotto) e sul sito
dell’emittente dell’ETF.
Figura 13
CAPITOLO 2 – COS’E’ UN ETF
Concetti da ricordare:
Gli ETF sono strumenti finanziari trasparenti, negoziabili in tempo
reale come le azioni e con bassi costi di gestione.
Tra gli svantaggi degli ETF (armonizzati) abbiamo già detto che questi
strumenti non sono efficienti fiscalmente poiché non consentono la
compensazione delle minusvalenze accumulate nei 4 anni precedenti.
Questo è dovuto al fatto che le plusvalenze generate dagli ETF non sono
considerate “reddito diverso”.
Un altro aspetto a cui bisogna stare attenti è la liquidità di alcuni ETF,
poiché talvolta le proposte di negoziazione sono poche e conseguentemente
lo spread tra denaro e lettera è molto elevato; teoricamente il mercato
prevede la presenza di organismi regolatori (market maker) aventi lo scopo
di garantire in ogni momento un’adeguata liquidità allo strumento ed uno
spread massimo del valore delle quote.
Per ovviare a questo problema è opportuno valutare attentamente la
liquidità dello strumento nel passato, analizzando quale è stato il volume
scambiato nei giorni/mesi precedenti.
CAPITOLO 3 – VANTAGGI E SVANTAGGI DI UN ETF
Concetti da ricordare:
Oltre al fatto di essere strumenti finanziari trasparenti e con bassi
costi di gestione, gli ETF consentono la replica passiva e questo
spesso è fonte di un extraperformance rispetto ai fondi comuni
d’investimento.
Come già anticipato, gli ETC sono degli ETF su materie prime. Ci sono
però alcune peculiarità di questo strumento finanziario che vale la pena
analizzare più in dettaglio.
Anche in questo caso proviamo a darne una definizione:
Gli ETC (Exchange Traded Commodities) sono strumenti finanziari emessi
da un emittente a fronte dell'investimento diretto in materie prime fisiche
oppure in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è quindi
strettamente connesso all'andamento del sottostante di riferimento.
Vediamo le analogie con gli ETF:
hanno le stesse caratteristiche di trasparenza degli ETF poiché posso
essere acquistate in borsa come un titolo;
replicano passivamente la performance della materia prima o degli
indici di materie prime a cui fanno riferimento.
Le principali differenze rispetto agli ETF sono:
gli ETC consentono di prendere posizione su una singola materia
prima quindi gli ETC possono non avere lo stesso grado di
diversificazione degli ETF. Ad ogni modo l’inserimento di un ETC in
un paniere di ETF consente di diversificare ulteriormente il
portafoglio;
gli ETC non sono uno strumento OICR (organismo di investimento
collettivo del risparmio), ma titoli senza scadenza emessi da una
società a fronte dell’investimento diretto nella materia prima o
dell’investimento in contratti su merci stipulati dall’emittente;
gli ETC sono soggetti al rischio default poiché il patrimonio dell’ETC
non è segregato rispetto a quello dell’emittente; è quindi importante
verificare che gli emittenti degli ETC abbiano dei fondamentali solidi;
i proventi derivanti dagli ETC producono “redditi diversi” e quindi le
plusvalenze sono compensabili con le minusvalenze pregresse. Le
minusvalenze sono infine riportabili nei quattro successivi anni;
nel caso di ETC non fisici, abbiamo già detto che questi consentono
agli investitori di avere un’esposizione simile a quella che si otterrebbe
gestendo una posizione in contratti future; in questo caso quindi, nella
determinazione del rendimento assoluto dell’ETC, bisogna considerare
anche il rendimento (positivo o negativo) legato al rolling [9], cioè
dovuto all’attività di sostituzione dei contratti future in scadenza che
consente di mantenere la posizione sul sottostante: esso può essere
negativo (contango) quando il contratto in scadenza ha un prezzo
inferiore a quello successivo, mentre è positivo (backwardation) nel
caso opposto. Per alcune materie prime l’effetto del contango è
veramente considerevole e gioca un ruolo primario nelle performance
dell’ETC.
Proprio per evitare l’effetto del contango, considereremo solo ETC fisici; in
questo modo avremo un’esposizione simile a quella che potremmo
conseguire comprando e conservando autonomamente la materia prima
fisica ma con il vantaggio di evitare i rischi e i costi legati alla loro gestione
(immagazzinamento, custodia, assicurazione ecc.).
Su Borsa Italiana sono presenti pochi ETC fisici, praticamente solo su oro,
argento, platino e palladio, anche in forma “hedged”. Inoltre negli esempi di
portafoglio restringeremo ulteriormente gli investimenti sugli ETC fisici in
oro e argento poiché maggiormente liquidi.
Sottolineiamo il fatto che la scelta di utilizzare solo ETC fisici è
essenzialmente cautelativa; chi vuole assumersi qualche rischio in più può
utilizzare anche ETC non fisici con la precauzione di non tenerli in
portafoglio per troppo tempo.
È sconsigliato invece vivamente l’utilizzo degli ETC a leva perché
l’insieme combinato dell’effetto contango e dell’interesse composto può
essere veramente pericoloso per le tasche del risparmiatore.
Figura 14
APPROFONDIMENTI
Quale ETC conviene inserire in un portafoglio … quello sull’oro o quello
sull’argento?
Purtroppo ci vorrebbe la sfera di cristallo per rispondere a questa
domanda; è possibile però condividere un semplice metodo che spesso ha
dato buoni risultati.
Un parametro interessante da considerare è il cosiddetto GSR (Gold-Silver
Ratio) cioè il rapporto in USD tra oro e argento. Infatti sebbene l'oro e
l'argento si scambino più o meno in sincronia, ci sono periodi in cui il
rapporto scende o sale a livelli che potrebbero essere considerati
statisticamente "estremi".
Nel grafico sottostante estratto dal sito www.goldprice.org si può vedere
l’oscillazione del GSR nel corso degli anni. Indicativamente si può dire che
per valori di GSR sopra 80, può valer la pena inserire in portafoglio
l’argento al posto dell’oro, mentre quando il rapporto scende sotto 50 si
può preferire l’oro al posto dell’argento.
Questi valori sono ovviamente indicativi; nel capitolo 5 verranno spiegate
in dettaglio le strategie da utilizzare per decidere se e quando acquistare un
ETC su oro o argento.
Figura 15
CAPITOLO 4 – ETC
Concetti da ricordare:
Gli ETC sono ETF su materie prime
Nella prima parte del libro abbiamo introdotto gli ETF e fornito alcune
nozioni utili per far capire le caratteristiche principali di questo strumento
finanziario; alcune informazioni di dettaglio sono state volutamente
tralasciate per non appesantire la trattazione. Si ritiene che quanto descritto
sia più che sufficiente per l’investitore medio per poter iniziare ad investire
con gli ETF.
Iniziamo ora la seconda parte del libro e vediamo alcune strategie operative
per investire e guadagnare con questi strumenti finanziari.
Ti anticipo che alcune di queste strategie ti potranno sembrare troppo
semplici e perfino banali; se così fosse, ti invito a provare a crearne di più
complicate aggiungendo filtri, oscillatori, indicatori e quanto pensi possa
essere utile.
Ti assicuro che alla fine non otterrai un gran miglioramento; anzi è possibile
che introdurrai una iper-ottimizzazione dei trading system che produrrà
risultati migliori sul passato ma peggiori sui risultati futuri.
Ripeto quindi che la semplicità delle strategie illustrate in questo caso è un
gran pregio.
Ci tengo a sottolineare fin da subito che una delle componenti fondamentali
per rendere efficaci tali strategie è utilizzarle in maniera pedissequa e
rigorosa senza improvvisare o apportare modifiche estemporanee perché
colti da paura o avidità. Ricorda che si ottengono risultati migliori seguendo
in maniera rigorosa una strategia non eccezionale piuttosto che agire
d’impulso improvvisando.
Per applicare alcune delle strategie presentate sarà necessario l’utilizzo di
una piattaforma grafica per l’analisi tecnica; già molte delle piattaforme
delle principali banche online (es. FinecoBank, Webank, IwBank, ecc.) ed
anche diverse applicazioni (es. Investing, ecc.) per tablet/smartphone
consentono di replicare le strategie mostrate; in alternativa si possono
utilizzare piattaforme professionali avanzate come Metatrader, Visualtrader,
ProRealTime, ecc. I grafici sotto stati fatti con ProRealTime che è gratuito
in modalità End of the day.
APPROFONDIMENTI
Non so usare alcuna piattaforma di analisi tecnica. Come posso fare?
Figura 16
Figura 17
Figura 18
5.1. STRATEGIA “TREND FOLLOWING”
Questa è la strategia principe, quella che non può mancare nella gestione di
nessun portafoglio. Le regole sono semplicissime, eccole:
grafico con timeframe settimanale
acquisto: ogni fine settimana si valuta il grafico dell’ETF; il lunedì
mattina si acquista se la media mobile semplice a 15 periodi ha
incrociato dal basso verso l’alto la media mobile semplice a 30 periodi
vendita: ogni fine settimana si valuta il grafico dell’ETF; il lunedì
mattina si vende l’ETF se la media mobile semplice a 15 periodi ha
incrociato dall’alto verso il basso la media mobile semplice a 30
periodi
nessuno stop loss
il sistema è “long only” quindi non è previsto alcuna operazione di
vendita allo scoperto
A titolo di esempio, puoi vedere in Figura 19, oltre alle candele settimanali,
la linea continua in nero che rappresenta la media mobile semplice a 30
periodi, la linea tratteggiata che rappresenta la media mobile semplice a 15
periodi, le freccette in alto sono i punti di acquisto e le croci rappresentano i
punti di vendita.
In Figura 20 puoi vedere la simulazione relativa all’arco temporale 2007-
2019; il grafico in basso rappresenta l’andamento dei prezzi dell’ETF
azionario MSCI World mentre il grafico in alto rappresenta l’equity line
quindi il profitto generato adottando la strategia Trend Following
presentata. L’equity line rappresentata non tiene conto dei dividendi
distribuiti dal fondo ma tiene conto delle commissioni.
Si può notare inoltre come l’equity line sia complessivamente crescente e
come nel periodo di recessione 2008-9 il sistema sia uscito
dall’investimento azionario evitando pesanti perdite.
Le Figure 21 e 22 mostrano alcuni dettagli del trading system applicato
all’ETF suddetto considerando un capitale iniziale di 10000 euro:
10 operazioni in 12 anni, 7 operazioni vincenti e 3 perdenti
Profitto: +79%
Guadagno medio per ogni operazione: 1203€, perdita media: 154 €
Max drawdown: 2450 €
Tempo a mercato: 62%
Tutti gli anni si sono chiusi in profitto ad eccezione di 2 anni in cui si
è avuto una piccola perdita
Un’osservazione sul drawdown: il valore ottenuto dalla simulazione
potrebbe sembrare elevato e psicologicamente difficile da sostenere ma
dobbiamo tener conto che all’interno di un portafoglio di ETF coesisteranno
insieme ETF su diverse asset class; quindi l’eventuale discesa di un ETF
azionario potrà essere compensata da un apprezzamento di un ETF sull’oro
o sull’obbligazionario. Nel capitolo 6 quando parleremo di come costruire
un portafoglio, riprenderemo questo concetto sviluppandolo
opportunamente.
In merito alle performance del trading system, qualcuno potrà obiettare che
abbiamo scelto un sottostante particolarmente favorevole; per mostrare la
bontà del trading system, lo abbiamo applicato anche ad un indice che
sicuramente non ha brillato negli ultimi anni: il nostro FTSE MIB. In Figura
22 si può vedere che l’equity line applicando il sistema Trend Following al
FTSE MIB è comunque positiva nonostante l’indice abbia perso il 50% dal
2007.
Un’ultima nota: questo trading system si applica con profitto a tutte le
tipologie di ETF (azionario, obbligazionario, immobiliare, materie prime); è
probabilmente il metodo più semplice ed efficace che non dovrebbe
mancare in nessun portafoglio ETF.
Figura 19
Figura 20
Figura 21
Figura 22
APPROFONDIMENTI
È possibile ottimizzare ulteriormente il trading system per massimizzare il
rendimento?
Certamente! Esistono centinaia di strategie basate su metodologie trend
following ed ognuno di esse ha i propri pregi e difetti. Nel paragrafo 4.10 ti
darò qualche spunto di riflessione per poter sviluppare e personalizzare un
tuo trading system.
La questione che però mi preme sottolineare è come sia molto più
importante minimizzare il rischio e la volatilità del sistema piuttosto che
massimizzare il rendimento; ovviamente è fondamentale avere un sistema
che permetta nel tempo di ottenere risultati positivi ma bisogna accertarsi
che il nostro sistema non sia investito in ETF azionari nei momenti di
tracollo della borsa per salvaguardare il capitale psicologico; la
tranquillità e la serenità dell’investitore sono quindi da salvaguardare allo
stesso modo del capitale monetario.
5.2. STRATEGIA “RENDITA”
La classica strategia “buy and hold“ consiste nel comprare uno strumento
finanziario e mantenerlo in portafoglio per sempre; anche se è vero che
talvolta questo metodo si è dimostrato profittevole, in alcuni casi il sistema
avrebbe portato a perdite ingenti come ad esempio nel caso del nostro FTSE
MIB.
Il trading system qui proposto è pensato per prendere posizione su alcuni
strumenti che consentono di fornire una cedola periodica elevata e di
mantenere la posizione il più possibile; allo stesso tempo il trading system
consente di:
1. Ottimizzare il punto di ingresso
2. Vendere lo strumento qualora la situazione “si metta male”
Ecco le regole operative
grafico con timeframe mensile
ingresso: l’ultimo giorno del mese si valuta il grafico dell’ETF; si
acquista il primo giorno del mese se l’oscillatore RSI a 5 periodi è
minore di 30. Gli ingressi sono incrementali quindi si deve acquistare
nuovamente il primo giorno dei mesi successivi se la condizione RSI a
5 periodi minore di 30 è ancora verificata.
uscita: l’ultimo giorno del mese si valuta il grafico dell’ETF; si
vendono tutte le quote dell’ETF in portafoglio il primo giorno del
mese se l’ETF ha chiuso con una perdita superiore al 30% dal
massimo relativo (trailing stop 30%)
sistema long only
sottostanti utilizzabili con questa strategia: ETF obbligazionari high
yield, ETF obbligazionari governativi con scadenza breve (se i tassi
d’interesse sono attesi in crescita), ETF obbligazionari governativi con
scadenza lunga (se i tassi d’interesse sono attesi in diminuzione); se si
accetta un rischio maggiore, la metodologia è applicabile anche a ETF
con sottostanti azionari (es. Selected Dividend o Dividend Aristocrats).
Come già fatto mostriamo alcune equity line.
Le Figure 16, 17 e 18 mostrano i risultati dei backtest applicando la
strategia “Rendita” rispettivamente ad un ETF su obbligazioni corporate
europee, ad un ETF su obbligazioni High Yield europee e ad un ETF su
obbligazioni governative europee; in tutti casi si vede come il sistema abbia
garantito alcuni punti ottimali di ingresso; allo stesso tempo l’investitore ha
potuto godere delle cedole distribuite dal fondo.
Si ricorda che le equity line reali sono migliori di quanto mostrato poiché
non si è tenuto conto della distribuzione di cedole e dividendi nel computo
dell’equity line.
Figura 23
Figura 24
Figura 25
5.3. STRATEGIA “RENDITA” - VARIANTE
Di seguito la Equity line dei due portafogli dove si vede ancora una
volta la minor propensione al rischio (cioè minor volatilità) del
portafoglio costruita con la logica della strategia “Value” basato
sull’indice P/E Shiller.
Per diminuire ulteriormente la volatilità si può effettuare la valutazione
del P/E Shiller e l’eventuale riposizionamento del portafoglio con
cadenza semestrale anziché annuale.
Figura 30
APPROFONDIMENTI
Come posso calcolarmi il P/E Shiller?
Dettaglio sul P/E Shiller puoi riferirti al sito Investopedia
(https://www.investopedia.com/terms/p/pe10ratio.asp)
A questo link trovi direttamente il valore del rapporto P/E:
https://www.multpl.com/shiller-pe
5.9. STRATEGIA “VALUE” – VARIANTE SETTORIALE
Se guardi in rete, sui libri, nei webinar, nei corsi, troverai migliaia di
strategie possibili su ETF/ETC; in questo libro sono stati mostrate quelle
che hanno dati dei buoni risultati nel corso degli anni.
Ciò non significa che tu non possa migliorare quelle che sono state mostrate
ed anche svilupparne di nuove. Anzi, si invita il lettore a farlo essendo
questo uno dei migliori metodi per imparare ulteriormente ed aumentare la
propria consapevolezza sull’argomento.
Alcune piccole raccomandazioni che potrebbero essere utili quando si
sviluppa un nuovo trading system:
1. Nello sviluppare una nuova strategia bisogna prestare molta
attenzione a mantenere un livello di rischio che sia sopportabile
psicologicamente dall’investitore; è molto meglio minimizzare la
volatilità (basso drawdown) piuttosto che cercare a tutti i costi la
massimizzazione del profitto.
2. Bisogna cercare di fare un backtest quanto più affidabile possibile
valutando quindi come si sarebbe comportato il sistema in passato
ed in tutte le condizioni di mercato (anche nei periodi di
recessione e nelle fasi di lateralità). Se l’ETF considerato non ha
una serie storica molto lunga, è possibile cerca di valutare le
performance della strategia utilizzando l’indice benchmark di
riferimento.
3. Una volta creata una strategia, bisogna seguirla in maniera
rigorosa; un investitore sfortunato potrà incappare subito in una
fase di perdita ma se il lavoro di backtesting è stato svolto
correttamente, non si tarderà a recuperare quanto perduto.
Ricordiamo che queste strategie sono valide in ottica di
investimento e quindi danno le migliori prestazioni in un periodo
di tempo medio-lungo.
4. Dopo aver creato una nuova strategia ed averne verificato la
profittabilità nel passato tramite backtest, sarebbe opportuno
testare la strategia in modalità “paper” (quindi senza soldi veri)
per un arco temporale sufficiente. Questo serve a mettere in
evidenza eventuali errori (es. iperottimizzazione) introdotti nella
fase di progettazione.
5.12. OTTIMIZZAZIONE DELLA STRATEGIA
Oltre allo sviluppo di una propria strategia di trading, una delle possibili
attività di miglioramento riguarda l’ottimizzazione dei trading system
mostrati in questo manuale; infatti i parametri riportati in queste pagine
sono valori medi che statisticamente danno buone performance con molti
sottostanti ma non sono i valori ottimali per tutti i sottostanti.
Ad esempio i risultati relativi alla strategia “Trend following” sarebbero
stati differenti se avessimo utilizzato medie mobili di 24 e 40 giorni invece
che di 15 e 30 giorni; l’utente potrà quindi provare un’ottimizzazione di tali
valori per mezzo delle piattaforme di trading facendo variare i parametri tra
2 valori limite e verificando come cambiano i risultati. Questo è quello che
in gergo statistico si definisce un DOE (Design of Experiments).
A titolo di esempio sotto è mostrato il risultato della strategia “trend
following” al variare delle medie mobili applicato all’ETF IShares MSCI
World (IWRD).
Nelle colonne di destra è indicata con “x” la media mobile lenta e con “y”
la media mobile veloce; come è possibile vedere, nell’esempio specifico la
coppia x-y in grado di garantire le migliori performance è quella con x=30 e
y=5.
Dopo aver fatto questo DOE è opportuno valutare con senso critico se
l’accoppiata di parametri che consente di ottenere le maggiori prestazioni
sia effettivamente la migliore; è infatti necessario verificare che anche nei
dintorni (cioè per piccole variazioni dei parametri) di tale punto i risultati
siano comunque buoni; è inoltre fondamentale considerare il guadagno
medio per posizione che non dovrà essere troppo basso per non essere
“mangiato” dalle commissioni.
Figura 33
Concetti da ricordare:
In questo capitolo sono state mostrate molte strategie operative. Esse si
basano su:
Strategia “TREND FOLLOWING” per seguire il trend del mercato
Strategia “RENDITA” per investire sui momenti di debolezza su
strumenti che distribuiscono cedole o dividendi
Strategia “PAC” per accumulare una rendita nel lunghissimo
periodo
Strategia “FORZA RELATIVA” per investire sull’ETF con
maggior momentum
Strategia “VALUE” per investire con il P/E Shiller in funzione della
valutazione del mercato
Strategia “BREAKOUT” per speculare intraday
Per alcune strategie sono state mostrate anche alcune possibili varianti
mediante l’utilizzo di singole azioni o mediante un paniere di ETF
settoriali.
È stato fatto anche un cenno all’ottimizzazione delle strategie stesse
ponendo l’attenzione sul pericolo dell’iperottimizzazione dei trading
system.
. COME COSTRUIRE UN PORTAFOGLIO DI
ETF
Dopo aver parlato delle strategie operative nel capitolo precedente, vediamo
come combinarle insieme per costruire un portafoglio di ETF.
Prima però facciamo un breve excursus sulle asset class e sulla
pianificazione finanziaria
6.1. ASSET CLASS e PIANIFICAZIONE FINANZIARIA
Iniziamo parlando delle Asset Class che sono definite come delle classi di
investimenti finanziari che possono essere identificate in base a delle
caratteristiche peculiari.
Le asset class principali sono 5: azioni, obbligazioni, materie prime,
immobiliare e liquidità.
Tutte le asset class devono essere presenti all’interno di un portafoglio;
ognuna di esse ha determinate caratteristiche e svolge un determinato ruolo
all’interno del portafoglio. Combinando opportunamente le varie asset class
si ottengono i risultati desiderati.
Ecco le principali caratteristiche delle asset class:
AZIONI Hanno generalmente elevata volatilità
quindi sono quelle che contribuiscono
maggiormente a far salire (e scendere)
le performance del portafoglio
OBBLIGAZIONI Sono lo strumento principe per dare
stabilità al portafoglio e minimizzare la
volatilità ed il drawdown.
MATERIE PRIME Sono generalmente considerate un bene
(ORO, ARGENTO) rifugio quindi tendono ad apprezzarsi
quando sul mercato azionario è
percepita una possibile recessione o un
rallentamento economico; in questo
senso tendono a compensare le cadute
dell’azionario
IMMOBILIARE L’investimento immobiliare tende ad
essere poco correlato rispetto alle altre
asset class; in questo senso tende a
stabilizzare nei momenti di crisi
dell’azionario
LIQUIDITA’ Nei momenti di panico del mercato, la
liquidità è l’unica asset class vincente. È
inoltre fondamentale per sfruttare le
eventuali occasioni che si possono
presentare
APPROFONDIMENTI
A prescindere dalla quantità di quota azionaria da inserire nei portafogli,
quanto sarebbe opportuno investire di tutto il patrimonio a mia
disposizione?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda poiché ognuno ha le
proprie esigenze personali; sicuramente mi sento di dire che sarebbe
opportuno avere sul proprio conto corrente almeno una quantità di denaro
tale da permetterti di vivere per i prossimi 12 mesi. Se poi abbiamo in
previsione delle spese pianificate (es. matrimonio, acquisto auto, ecc.)
allora è necessario aumentare tale riserva.
6.2. CORRELAZIONE
Nel paragrafo precedente abbiamo già visto che alcune asset class hanno la
peculiarità di muoversi in direzione opposta; ad esempio durante i momenti
di incertezza del mercato, generalmente l’oro tende ad apprezzarsi mentre
l’azionario tende a deprezzarsi.
Se fossimo interessati ad inserire due ETF nel nostro portafoglio e
volessimo determinare se l’andamento dei prezzi degli ETF sono in quale
modo legati, allora dobbiamo ricorrere al concetto statistico di
“Correlazione”.
La correlazione indica infatti il rapporto di reciproca dipendenza tra due
variabili; essa può essere:
- Positiva: le due variabili si muovono nella stessa direzione (variabili
correlate)
- Negativa: le due variabili si muovono in direzione opposta (variabili
anticorrelate)
- Nulla: le due variabili si muovono in maniera indipendente (variabili
non correlate)
Per calcolarsi la correlazione tra due parametri e nello specifico tra due
serie di prezzi di ETF, verrà mostrato di seguito una semplice procedura con
Excel. Esistono in commercio strumenti più evoluti del procedimento che
verrà spiegato; ad ogni modo questo metodo può essere utile per
confrontare ETF per i quali non è semplice reperire informazioni statistiche
sul web.
1° PASSO – cercare la serie storica dei prezzi dell’ETF desiderato da Yahoo
Finance tramite il pulsante “Dati Storici” (vedi figura sotto).
Figura 34
3° PASSO – in un unico file Excel andranno messi i dati relativi ai due ETF
che si vogliono confrontare prestando attenzione al fatto che i periodi
temporali dei due ETF siano uguali; si utilizzerà quindi la funzione
“CORRELAZIONE” di Excel (o “CORREL” se si ha la versione inglese)
così come mostrato negli esempi che seguono.
La prima tabella mostra una serie di dati giornalieri relativi agli ETF PHAU
(oro fisico) e IUSA (S&P 500); la correlazione storica tra le due serie dal
2007 al 2019 è di circa 0.43 quindi i due sottostanti non sempre si muovono
nella stessa direzione; se avessimo limitato il calcolo della correlazione ai
periodi di maggiore crisi del mercato azionario avremmo visto una
correlazione ancora più bassa, forse addirittura negativa.
Figura 36
Questa seconda tabella mostra una serie di dati giornalieri relativi agli ETF
IWRD (azionario MSCI World) e IUSA (S&P 500); la correlazione storica
tra le due serie dal 2008 al 2019 è di 0.99 quindi i due sottostanti si
muovono praticamente in sincronismo; questo non deve stupire sia perché
entrambi i sottostanti appartengono alla medesima asset class (azioni) sia
perché il paniere MSCI World ha un’esposizione molto alta verso il mercato
americano.
Figura 37
Infine, giusto per scopi didattici, di seguito mostriamo una serie di dati
giornalieri relativi agli ETF IPRP (immobiliare europeo) e una serie di
numeri pseudo-casuali generati con algoritmo randomico. Ovviamente in
questo caso non esiste alcun legame tra le due serie di dati ed infatti la
correlazione storica risulta essere di 0.017, quindi i due sottostanti si
muovono praticamente in maniera indipendente.
Figura 38
Esistono su internet diversi strumenti e tool gratuiti per poter calcolare la
correlazione tra serie di dati e tra diversi asset class. Con riferimento al solo
mercato americano, riportiamo sotto una tabella estratta dal sito
www.portfoliovisualizer.com in cui sono mostrate le correlazioni tra le
principali asset class. Questa tabella può essere utile per combinare
opportunamente le asset class all’interno dei propri portafogli.
Figura 39
6.3. DIVERSIFICAZIONE
PORTAFOGLIO 3-Rendita
Sottostanti:
Obbligazionario Europa High Yield (es. Lyxor BofAML Euro
Short Term High Yield Bond, ISIN LU1617164998)
Obbligazionario USA High Yield (es. iShares USD High Yield
Corporate Bond, ISIN IE00B4PY7Y77)
Obbligazionario Contingent Convertible (es. Invesco AT1 Capital
Bond Hedged, ISIN IE00BFZPF439)
Azionario USA MLP (es. L&G US Energy Infrastructure MLP,
ISIN IE00BHZKHS06)
Eni
PORTAFOGLIO 7-Value
Sottostanti:
7-10 years treasury bond (es. iShares USD Treasury Bond 7-10yr,
ISIN IE00B1FZS798)
US stock market (es. Vanguard S&P 500, ISIN IE00B3XXRP09)
Figura 41
Concetti da ricordare:
Dopo aver mostrato le strategie operative nel capitolo precedente, in
questo capitolo ci siamo soffermati su come “combinare” insieme le varie
strategie.
Particolare attenzione è stata data alla necessità di scegliere asset class
che siano quanto più possibile decorrelate tra di loro.
Per minimizzare il rischio, è stato anche evidenziato come sia opportuno
differenziare i portafogli non solo in termini di asset class ma anche di
strategia, posizione geografica, ecc.
Sono stati infine forniti alcuni esempi pratici di portafogli semplici e
complessi ottenuti unendo insieme diverse strategie e sottostanti.
CONCLUSIONE
Siamo giunti alla conclusione di questo manualetto; spero che nella lettura
il lettore abbia trovato informazioni e spunti di investimento interessanti per
i propri risparmi.
Come già ripetuto più volte, sono convinto che gli ETF siano uno strumento
finanziario fondamentale per tutti i tipi di investitori per la grande
versatilità, trasparenza, facilità di uso ed economicità.
Inoltre le diverse strategie che ti sono state proposte mostrano anche come
sia possibile ottenere degli ottimi risultati con metodi semplici e che
impegnano poco tempo.
Nel libro abbiamo cercato di semplificare alcuni passaggi per renderli più
leggeri e per concentrami maggiormente sulla parte pratica ed operativa;
per approfondimenti e dettagli sono riportati nel testo ed in bibliografia
alcuni riferimenti che speriamo possano essere utili per approfondire
ulteriormente la materia.