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DISCLAIMER

Questo libro ha scopo puramente informativo e didattico. L’autore ha messo


la massima cura nell’elaborazione del libro e ritiene che il suo contenuto sia
attendibile ma declina ogni responsabilità su eventuali inesattezze dei dati
riportati e chiunque investa i propri risparmi prendendo spunto dalle
indicazioni riportate lo fa a proprio rischio e pericolo. L’autore non svolge
l’attività di promotore o consulente finanziario e non è iscritto all’albo dei
promotori finanziari; le strategie riportate in questo libro sono frutto di anni
di studio e applicazioni ma non costituiscono una garanzia relativamente al
raggiungimento di medesimi risultati economici. Questo libro non
costituisce un servizio di consulenza né una sollecitazione al risparmio o a
qualsivoglia forma di investimento. I risultati presentati sono aggiornati a
novembre 2019. I risultati passati non costituiscono alcuna garanzia di
possibili performance future. In virtù dell’inevitabile volatilità dei mercati,
si sottolinea inoltre che l’attività di trading e di investimento comporta
notevoli rischi economici e pertanto il lettore è l’unico ed esclusivo
responsabile di ogni sua decisione operativa. I diritti di riproduzione,
parziale o totale, dei contenuti del libro possono essere concessi solo dietro
citazione esplicita della fonte.
Sommario
INTRODUZIONE
PREMESSA
1. PERCHE’ INVESTIRE?
1.1. INVESTIMENTO E SPECULAZIONE
1.2. PERCHE’ È IMPORTANTE INVESTIRE
1.3. QUANTO INVESTIRE
1.4. IN COSA INVESTIRE
2. COS’È UN ETF
2.1. CARATTERISTICHE DI UN ETF
2.2. ASSET CLASS
2.2.1. ETF AZIONARI
2.2.2. ETF OBBLIGAZIONARI
2.2.3. ETF MONETARI
2.2.4. ETF IMMOBILIARI
2.2.5. ETF MATERIE PRIME
2.3. ARMONIZZAZIONE
2.4. REPLICA
2.5. POLITICA DI ACCUMULAZIONE
2.6. RISCHIO CAMBIO
2.7. LONG/SHORT
2.8. A LEVA
2.9. ETA’
2.10. DIMENSIONI DEL FONDO
2.11. DOMICILIO
2.12. PRESTITO TITOLI
2.13. ALTRE TIPOLOGIE/CARATTERISTICHE
3. VANTAGGI E SVANTAGGI DI UN ETF
4. ETC
5. STRATEGIE OPERATIVE
5.1. STRATEGIA “TREND FOLLOWING”
5.2. STRATEGIA “RENDITA”
5.3. STRATEGIA “RENDITA” - VARIANTE
5.4. STRATEGIA “PAC”
5.5. STRATEGIA PAC con un portafoglio bilanciato
5.6. STRATEGIA “FORZA RELATIVA”
5.7. STRATEGIA “FORZA RELATIVA” – variante su ETF settoriale
5.8. STRATEGIA “VALUE”
5.9. STRATEGIA “VALUE” – VARIANTE SETTORIALE
5.10. STRATEGIA “BREAKOUT INTRADAY”
5.11. LA TUA STRATEGIA
5.12. OTTIMIZZAZIONE DELLA STRATEGIA
6. COME COSTRUIRE UN PORTAFOGLIO DI ETF
6.1. ASSET CLASS e PIANIFICAZIONE FINANZIARIA
6.2. CORRELAZIONE
6.3. DIVERSIFICAZIONE
6.4. ESEMPI DI PORTAFOGLIO
6.4.1. PORTAFOGLIO BASIC
6.4.2. PORTAFOGLIO RENDITA
6.4.3. PORTAFOGLIO FULL
6.4.4. IL TUO PORTAFOGLIO
CONCLUSIONE
RISORSE E LINK UTILI
SITI UTILI
LIBRI
GLOSSARIO
INTRODUZIONE

Negli ultimi anni le certezze dell’investitore medio abituato a proteggere i


propri risparmi tramite l’acquisto di titoli di stato italiani sono state messe
duramente alla prova: da una parte i rendimenti dei vari BOT e BTP sono
sempre più bassi, dall’altra sui mass media si discute sempre più spesso del
problema dell’elevatissimo debito italiano e della scricchiolante tenuta
finanziaria del nostro paese.
In questo contesto i consulenti di banca non sono di grande aiuto poiché
continuano a propinare ai propri clienti i soliti fondi comuni di investimento
poco trasparenti e sempre più cari.
Anche l’ultima soluzione “tradizionale”, cioè lasciare i soldi sul conto
corrente bancario, non rende più nulla.
Che fare quindi?
In questo libro verrà spiegato come investire in ETF, uno strumento
finanziario introdotto nel mercato borsistico italiano nel 2002 e da allora in
grandissima espansione grazie alla sua versatilità, trasparenza, facilità di
uso e grazie ai costi di gestione molto ridotti.
Ci sono molte pubblicazioni e risorse gratuite su internet ma la maggior
parte di quelle in cui ci si imbatte risultano essere piuttosto semplicistiche e
non entrano nel dettaglio delle strategie operative da adottare.
Con questo manuale abbiamo voluto invece illustrare in maniera chiara ma
rigorosa come poter utilizzare gli ETF per far fruttare i propri risparmi.
Verranno spiegate le metodologie e le strategie di investimento più efficaci,
saranno condivisi alcuni esempi di portafoglio e verrà mostrato come
gestire correttamente il rischio.
Alla fine del libro il lettore avrà acquisito non solo delle strategie operative
ma avrà anche le competenze per poter sviluppare e testare in autonomia
eventuali idee di investimento con gli ETF.
Siamo convinti che questo testo possa fornire all’investitore dei validi
strumenti per migliorare la propria condizione finanziaria.
Sei pronto? Iniziamo questo viaggio nel mondo degli ETF
Buona lettura!
PREMESSA

Come già detto, l’obiettivo principale che si prefigge questo manuale è di


fornirti delle indicazioni pratiche ed operative su come investire con gli
ETF e migliorare la tua condizione finanziaria pur mantenendo sotto
controllo il rischio.
Il libro può essere suddiviso in tre parti.
Nella prima parte faremo una breve riflessione su cosa è un investimento e
perché ognuno di noi dovrebbe dedicare una parte del proprio tempo e delle
proprie risorse per investire il proprio denaro.
La seconda parte del libro sarà un po’ più teorica e dedicata alla descrizione
di cosa è un ETF, alle sue caratteristiche peculiari e all’analisi dei suoi
vantaggi e svantaggi. In questa parte abbiamo cercato di trattare gli
argomenti in maniera semplice ma rigorosa, fornendo tutte le informazioni
necessarie alla comprensione dello strumento finanziario.
La terza parte del libro è quella più corposa ed anche quella più operativa,
in cui verranno analizzate le migliori strategie operative sugli ETF con i
relativi backtest; verranno inoltre spiegati quali sono i parametri da
considerare nella costruzione di un portafoglio e saranno condivisi alcuni
esempi di portafoglio per i diversi profili di investitore.
Per aiutare il lettore a memorizzare le nozioni più importanti, alla fine di
ogni capitolo sono riepilogati i punti fondamentali descritti nel capitolo.
Durante il testo sono anche presenti alcuni box per approfondire alcuni
aspetti o per cercare di chiarire possibili dubbi che possano sorgere durante
la lettura.
Nelle ultime pagine del manuale sono altresì presenti alcuni riferimenti
bibliografici e alcuni siti dove si può trovare del materiale interessante sugli
ETF.
1. PERCHE’ INVESTIRE?

Prima di iniziare a parlare di strumenti finanziari e di strategie di


investimento, è opportuno fare una breve panoramica su cosa di intende per
“investimento” e perché ognuno di noi dovrebbe dedicare una parte del
proprio tempo e delle proprie risorse per investire il proprio denaro.

1.1. INVESTIMENTO E SPECULAZIONE

Che differenza c’è tra “investimento” e “speculazione”?


Per “investimento” si intende l’utilizzo del proprio capitale per acquistare
beni materiali o prodotti finanziari con lo scopo di ottenere un profitto ed
aumentare gradatamente il proprio patrimonio in un arco temporale ampio.
Per “speculazione” si intende l’utilizzo del proprio capitale per acquistare e
vendere prodotti finanziari con lo scopo di ottenere un profitto nel breve o
brevissimo periodo (minuti/ore) sfruttando la volatilità del mercato.
Le principali differenze sono quindi:
- L’ottica temporale dell’investitore è molto maggiore di quella dello
speculatore (o trader).
- Il trader effettua un numero molto maggiore di transazioni rispetto
all’investitore accettando tipicamente guadagni inferiori per singola
operazione.
- Il trader guadagnerà dalla differenza di prezzo tra acquisto e vendita
mentre i guadagni dell’investitore possono provenire in maniera
consistente da cedole o dividendi.
- Gli strumenti finanziari utilizzati dal trader sono generalmente più
aggressivi e possono esporre ad un maggior rischio (che comunque un
bravo trader è in grado di gestire con un adeguato money
management).
- Il trader guadagna nelle fasi di volatilità del mercato quindi può trarre
profitto anche in caso di discesa dei prezzi.
Un’ulteriore differenza tra il trader e l’investitore è dovuta al fatto che, nel
gergo comune, la parola trader o speculatore ha assunto un connotato
negativo; personalmente ritengo che i trader professionisti siano meritevoli
dello stesso plauso e rispetto di tutti gli altri professionisti; le performance
che riescono ad ottenere sono spesso il risultato di un lungo percorso di
crescita con dedizione, studio e disciplina.
Ad ogni modo, abbandoniamo il mondo della speculazione e dedichiamoci
agli investimenti; l’argomento principale di questo manuale sono infatti gli
ETF che sono degli strumenti utilizzati fondamentalmente in ottica di
investimento. Le strategie ed i portafogli mostrati saranno quindi
principalmente validi per l’investitore anche se non mancherà un esempio
di strategia di trading con ETF.

1.2. PERCHE’ È IMPORTANTE INVESTIRE

Purtroppo nelle scuole italiane non sono presenti corsi di educazione


finanziaria e quindi la cultura finanziaria dell’italiano medio è piuttosto
scarsa. Ecco perché molti non riescono a comprendere perché sia così
importante risparmiare (in primis) ed investire quanto risparmiato.
Quali sono i motivi che dovrebbero indurci a risparmiare e ad investire? Ci
possono essere diverse ragioni ed ognuno sarà più attratto o motivato ad
investire in funzione della propria indole o delle proprie esigenze. Giusto
per fare qualche esempio, ecco alcune motivazioni che potrebbero
convincerti ad iniziare un percorso di investimenti con gli ETF:
- Per non farsi erodere i risparmi dall’inflazione
- Per integrare la pensione futura
- Per poter garantire un futuro sereno per se stessi e per i propri
figli/nipoti
- Per poter essere economicamente indipendenti
- Per poter vivere di rendita
- Per poter migliorare il proprio status economico e sociale
- Per poter cambiare il proprio stile di vita
- Per avere la possibilità di smettere di lavorare
- Per avere una rendita che consenta di perseguire i propri hobby
- Per avere la possibilità di aiutare chi è in difficoltà economica
- Per svolgere attività di filantropia
La lista sopra riporta solo alcuni esempi; cercando dentro di sé, ognuno
probabilmente troverà una motivazione valida per iniziare un percorso di
investimento per fare crescere i propri risparmi; infatti, anche se è vero che
i soldi non fanno la felicità, spesso sono un mezzo utile per raggiungere o
per velocizzare il raggiungimento di un fine più alto.
Ovviamente non tutti partono dalle stesse condizioni iniziali, quindi ci sarà
chi a 40 anni avrà la possibilità di vivere di rendita e chi invece avrà sempre
bisogno di guadagnarsi da vivere lavorando fino alla pensione.
A prescindere dalla tua situazione personale, ci sono però alcune cose che
sono sotto il tuo diretto controllo e che puoi iniziare a fare subito per poter
migliorare la tua situazione finanziaria:
1. Inizia a risparmiare ed a mettere da parte una percentuale del tuo
stipendio.
2. Investi opportunamente questo gruzzoletto e vedrai che
gradualmente esso crescerà permettendoti di raggiungere
l’obiettivo prefissato.

Facciamo subito un esempio che renderà evidenti le affermazioni appena


fatte.
A titolo di esempio, sotto è simulato il valore nel tempo di un
portafoglio di valore iniziale pari a 10000 euro al quale supponiamo di
aggiungere mensilmente una quota pari a 200 euro che rappresenta
quello che riusciamo a risparmiare in un mese; il tutto viene investito
ad un tasso di rendimento del 10% annuo (simile al rendimento medio
storico dell’indice azionario). Nel giro di 40 anni il valore del
portafoglio passerebbe da un valore iniziale di 10000 euro ad un valore
finale di quasi 2 milioni di euro.

Figura 1
Come secondo esempio (vedi immagine sotto) mostriamo quale sarebbe
l’evoluzione del nostro portafoglio se ogni mese non venisse aggiunta la
quota di risparmio di 200 euro; il valore finale del nostro portafoglio sarà
quindi solo il frutto dei 10000 euro iniziali investiti ad un rendimento del
10%; in questo caso il valore finale si sarebbe attestato a circa 600 mila
euro invece che a 2 milioni di euro.
Appare evidente come sia importante risparmiare anche piccole cifre
mensili e investirle subito cosicché inizino subito a generare dei frutti.

Figura 2
Infine mostriamo come terzo esempio, l’impietoso andamento del
portafoglio qualora, non solo non avessimo risparmiato ed investito 200
euro al mese, ma avessimo messo il denaro in un conto deposito con
rendimento dell’1% all’anno. Dopo 40 anni, avremmo un valore finale di
15000 euro anziché di 2 milioni di euro.

Figura 3

Di fronte ai grafici sopra non può nascere alcun dubbio sulla necessità di
risparmiare ed investire.
Alcune osservazioni scontate però che vale la pena sottolineare:
- I risultati si ottengono con costanza e nel lungo periodo; da qui nasce
l’importanza di iniziare ad investire il prima possibile per permettere al
tempo di giocare a nostro favore
- Per ottenere una crescita costante del capitale è necessario avere dei
metodi di investimento affidabili; la prima simulazione fatta infatti
ipotizza un rendimento medio del 10% che non è assolutamente
scontato da ottenere.

1.3. QUANTO INVESTIRE

Sulla base degli esempi mostrati nel paragrafo precedente, si potrebbe


dedurre che sia opportuno risparmiare ed investire tutto quello che è nelle
nostre possibilità in maniera da costruire un capitale cospicuo in breve
tempi. Teoricamente questo è vero ma la questione va affrontata con un po’
di flessibilità poiché ogni investitore ha una propria vita ed esigenze
personali proprie.
Cerchiamo di invertire la domanda e chiediamoci quanto è necessario NON
investire. Sicuramente mi sento di dire che sarebbe opportuno non investire
e quindi mantenere sul proprio conto corrente una quantità di liquidità tale
da permetterti di vivere per i prossimi 12 mesi o comunque tale da
permetterti di far fronte ad eventuali imprevisti (es. auto da sostituire). Se
poi abbiamo in previsione delle spese pianificate (es. matrimonio, ecc.)
allora è necessario aumentare tale riserva non destinata agli investimenti.
Per quanto riguarda la capacità di risparmio, spesso si sentono persone che
si lamentano di non riuscire a mettere da parte nemmeno un euro del
proprio stipendio ma contemporaneamente si vede come vengano spesi
molti soldi in oggetti/attività/vizi che non danno valore aggiunto alla
propria vita.
In questo senso, ognuno dovrebbe cercare di trovare un corretto equilibrio
tra lo sperpero sciagurato di denaro (es. cambiare auto ogni anno) e
l’eccesso di avarizia (es. fare la doccia fredda in inverno per risparmiare
sulla bolletta del gas).
Qualcuno adotta la teoria del “paga prima te stesso”, che consiste nel
mettere subito da parte ad inizio mese una certa quota o percentuale di
stipendio per dedicarlo agli investimenti e poi arrangiarsi per farsi bastare la
parte rimanente di stipendio per tutto il resto del mese; questa tecnica si
rivela efficace soprattutto per chi ha difficoltà a gestire il proprio denaro.
Finiamo questo paragrafo facendo notare che questo “regime” di risparmio
non sarà necessariamente perenne; infatti, grazie alla legge dell’interesse
composto mostrata sopra, con il passare del tempo il portafoglio aumenterà
di valore creando sempre più ricchezza; ad un certo punto la rendita
prodotta dal portafoglio potrebbe essere tale da permettere all’investitore di
aumentare il proprio stile di vita o addirittura tale da fare una spesa “folle”
per togliersi uno sfizio o una passione; questo caso è completamente
diverso rispetto alla necessità di risparmio espressa sopra perché avviene
alla fine di una vita di risparmi ed investimenti; inoltre ricordiamoci che i
soldi non devono essere un fine ma un mezzo per avvicinarci ad essere ciò
che desideriamo.

1.4. IN COSA INVESTIRE

Sono molti gli strumenti in cui poter investire il proprio denaro.


Uno degli investimenti preferiti degli italiani è sempre stato il mattone,
quindi gli investimenti immobiliari. Se è vero che alcuni si sono costruiti
una fortuna grazie alla compravendita di case, è però altrettanto evidente
che la tesi secondo cui il prezzo delle case sale sempre si è dimostrata
fallimentare negli ultimi anni.
Inoltre il mattone ha un grosso problema dovuto alla liquidità. Infatti per
vendere una casa bisogna innanzitutto trovare un acquirente e poi servono
alcuni mesi per sbrigare tutte le pratiche del caso; viceversa avendo
investito lo stesso capitale ad esempio in azioni ENI, si potrebbe venderle in
tempo reale con un paio di click tramite la piattaforma di una banca online
avendo disponibile la liquidità sul conto nel giro di qualche giorno.
Altro investimento possibile è l’oro fisico (monete, lingotti); in alcuni
momenti storici l’oro ha effettivamente avuto la funzione di bene rifugio e
di protezione del capitale; inoltre ha il vantaggio che l’acquisto e la vendita
di oro da investimento sono esenti da IVA.
Per chi avesse il desiderio di possedere oro fisico, è consigliabile acquistare
esclusivamente dagli operatori professionali esplicitamente approvati da
Banca d’Italia.
Nel seguito di questo libro affronteremo l’acquisto di oro fisico mediante
ETC.
Altre forme di investimento che non sono state trattate perché poco liquide
o perché poco trasparenti sono gli investimenti in diamanti, opere d’arte,
orologi e criptovalute.
In questo libro parleremo degli investimenti in borsa ed in particolar modo
degli investimenti in ETF che sono uno degli strumenti finanziari più
efficaci per investire il proprio denaro grazie all’estrema flessibilità ed alla
semplicità delle strategie operative.
CAPITOLO 1 – PERCHE’ INVESTIRE

Concetti da ricordare:
L’“investimento” consente la crescita del capitale in un arco di
tempo ampio e con strumenti e strategie dal rischio contenuto; al
contrario il “trading” utilizza la volatilità di breve termine per
acquistare o vendere allo scoperto.

Per poter fare crescere il proprio capitale nel tempo è necessario


risparmiare ed investire i propri risparmi con delle metodologie
testate ed efficaci

Tra i possibili investimenti (immobiliari, oro, ecc.) gli ETF si


mettono in luce per la trasparenza, la semplicità di utilizzo e la
facilità con cui si possono rendere liquidi in caso di necessità.
. COS’È UN ETF

Iniziamo a parlare in dettaglio degli ETF cercando di definire in maniera


semplice e con esempi di cosa si tratta.
Con il termine ETF (acronimo di Exchange Traded Fund) si identifica un
fondo d’investimento che replica passivamente un indice di riferimento
(benchmark[1]) e che si caratterizza per essere negoziabile in Borsa come
una azione.
Approfondiamo la definizione facendo un confronto con i fondi comuni
d’investimento che quasi tutti conoscono poiché sono lo strumento principe
che viene proposto dalle banche e dai promotori finanziari.
Tipicamente i fondi:
- hanno una gestione attiva, quindi il gestore del fondo compra e vende
alcuni strumenti finanziari per ottenere una performance migliore del
benchmark[2]; una delle conseguenze della gestione attiva è il costo di
gestione che risulterà molto maggiore nel caso di un fondo rispetto a
quello di un ETF
- non sono negoziabili in tempo reale, quindi se vogliamo
comprare/vendere un fondo emetteremo un ordine di acquisto che
verrà eseguito dopo qualche giorno ad un prezzo che non conosciamo
a priori
- tipicamente hanno un elevato grado di diversificazione, quindi
investono in più sottostanti per ridurre il rischio
Tipicamente gli ETF:
- hanno una gestione passiva, quindi replicano in maniera passiva un
certo indice ottenendo una performance identica al benchmark di
riferimento
- sono negoziabili in tempo reale, quindi posso essere comprati/venduti
come delle azioni quando la borsa è aperta ad un prezzo ben definito;
questa caratteristica garantisce una maggiore flessibilità e trasparenza
rispetto ai fondi
- tipicamente hanno un elevato grado di diversificazione, quindi
investono in più sottostanti per ridurre il rischio così come fanno i
fondi comuni di investimento.

Riassumendo, un ETF ha in sé alcune caratteristiche proprie sia di un fondo


che di un’azione e permette agli investitori di sfruttare i punti di forza di
entrambi gli strumenti:
diversificazione e riduzione del rischio (tipiche dei fondi)
flessibilità e trasparenza (tipiche delle azioni).

APPROFONDIMENTI
Quanto può incidere la differenza di costo tra un fondo comune di
investimento e un ETF?

Facciamo un esempio pratico considerando un ETF e un fondo comune


di investimento aventi entrambi come benchmark l’indice europeo
MSCI Europe.

Per l’ETF scegliamo questo: iShares Core MSCI Europe, ISIN


IE00B4K48X80. Dal sito di Borsa Italiana si può vedere che le
commissioni totali annue consistono in un 0.12% (vedi Figura 4).

Per il fondo comune abbiamo preso un fondo BlackRock, ISIN


LU0090830901, aventi commissioni del 2.32% oltre ad una
commissione di acquisto del 3% (vedi Figura 5 estratta dal sito
www.morningstar.it).

Da questo esempio si capisce come la differenza di costo può essere


veramente importante ed inoltre il maggior costo del fondo con
gestione attiva non garantisce che esso generi una performance
superiore rispetto all’ETF a replica passiva
Figura 4

Figura 5
Per correttezza diciamo anche che esistono dei fondi di investimento
(pochi) che sono gestiti in maniera molto efficiente e che riescono
mediamente a sovraperformare il benchmark di riferimento (vedi ad
esempio Figura 6)

Figura 6
2.1. CARATTERISTICHE DI UN ETF

Gli ETF sono dunque strumenti finanziari a metà tra un fondo e un’azione,
sono estremamente flessibili e trasparenti; personalmente ritengo siano gli
strumenti ideali per costruire dei portafogli efficaci sia nel breve che nel
medio-lungo termine; inoltre gli ETF consentono di soddisfare le esigenze
di tutte le tipologie di investitore adattandosi al grado di rischio di ognuno.
Vediamo alcune caratteristiche in base alle quali vengono spesso classificati
gli ETF:
Asset Class (es. azionario, obbligazionario, monetario, immobiliare,
materie prime)
Valuta (es. euro, dollaro statunitense)
Rischio Cambio (coperto, non coperto)
Armonizzazione (armonizzato, non armonizzato)
Replicazione (fisica, sintetica)
Politica di distribuzione (accumulazione, distribuzione)
Frequenza di distribuzione (cedole mensili, trimestrali, semestrali,
annuali)
Altro (long/short, leva, etc.)

Spiegheremo in dettaglio ognuna di queste caratteristiche nei paragrafi


successivi.
2.2. ASSET CLASS

Una delle classificazioni tipiche degli ETF è quella basata sull’asset class
del sottostante replicato.

Quando si parla di “asset class” si intendono delle classi di investimento


finanziario che possono essere identificate in base a delle proprie
caratteristiche peculiari.
In questo testo saranno considerate le 5 asset class tradizionali:
- azioni
- obbligazioni
- liquidità
- immobili
- materie prime

Quindi, nonostante negli ultimi anni siano stati lanciati sul mercato
numerosi ETF con strutture e sottostanti “esotici”, noi considereremo nei
nostri portafogli principalmente le 5 asset class sopra riportate.

Una delle motivazioni fondamentali per “limitarsi” alle 5 asset class


tradizionali è dovuta al fatto che, tranne in alcuni casi particolari, le
strategie più profittevoli si ottengono proprio con questa tipologia di ETF
senza bisogno di stare a scomodare ETF “strani”; questo è dovuto
soprattutto alla maggiore liquidità degli ETF classici che consentono di
poter acquistare/vendere con spread[3] generalmente più contenuti.

2.2.1. ETF AZIONARI


Sono tra gli ETF più utilizzati ed hanno un benchmark costituito
esclusivamente da azioni.
Tra questi si possono avere ETF che replicano un indice di un mercato (es.
S&P 500), un indice settoriale (es. Eurostoxx Banche), un indice formato da
titoli azionari aventi determinate caratteristiche (es. Dividend Aristocrats[4]),
ecc.
Per dare l’idea della moltitudine di ETF azionari contrattabili, la figura
sotto mostra una schermata tratta dal sito di Borsa Italiana utilizzata per la
ricerca degli ETF azionari. Come si può vedere gli indici di riferimento
(benchmark) sono veramente numerosi; inoltre dobbiamo considerare che
per ogni indice sottostante sono presenti diversi ETF emessi dai diversi
gestori.

Figura 7

2.2.2. ETF OBBLIGAZIONARI


Sono ETF che hanno un benchmark costituito esclusivamente da
obbligazioni.
Tra questi si possono avere ETF che replicano una certa categoria di
obbligazioni, es. obbligazioni area governative, obbligazioni High Yield
europee, obbligazioni corporate emergenti, ecc.
Anche in questo caso riportiamo di seguito un’immagine estratta dal sito di
Borsa Italiana che dà l’idea della moltitudine di ETF obbligazionari
disponibili sulla borsa di Milano.
Nel seguito del libro verranno fornite indicazioni per capire quali sono le
principali caratteristiche da considerare per scegliere i migliori ETF.

Figura 8

2.2.3. ETF MONETARI

Sono ETF aventi l’obiettivo di generare un rendimento collegato ai tassi del


mercato monetario, il cui parametro di riferimento è il tasso composto
EONIA[5]. Sono utilizzati come strumenti per investire la liquidità.
Negli ultimi anni questi ETF hanno avuto rendimenti nulli o negativi a
causa dei bassissimi tassi di interesse. Per questo motivo, in questo
particolarissimo momento storico, è maggiormente conveniente tenere la
liquidità sul conto corrente o in conti deposito invece che utilizzare gli ETF
monetari. In questo caso però qualora si voglia mantenere sul conto
corrente un’elevata quota di liquidità, è necessario informarsi
periodicamente sullo stato di forma finanziario della propria banca poiché,
in caso di fallimento della stessa, il Fondo Interbancario di Tutela dei
Depositi garantisce una copertura massima fino a 100.000 euro per
depositante e per banca.
Ad ogni modo gli ETF monetari e in generale la liquidità sono fondamentali
all’interno di un portafoglio.
Affronteremo più in dettaglio la questione quando parleremo della
diversificazione.

2.2.4. ETF IMMOBILIARI

Sono una tipologia di ETF che investe in titoli azionari del settore
immobiliare.
Alcuni esperti non utilizzano questa tipologia di ETF all’interno dei propri
portafogli sia perché non sono molti gli ETF tra cui scegliere su Borsa
Italiana, sia perché di fatto sono ETF che investono in azioni attive sul
mercato immobiliare e non direttamente in immobili fisici.
Anche se è vero che sono ETF azionari, si tende comunque ad inserirli nei
portafogli perché generalmente garantiscono una volatilità più contenuta
rispetto agli ETF basati sui classici indici azionari; infatti questi ETF sono
mediamente correlati con le altre tipologie di ETF (parleremo nel capitolo
5.2 di come costruire un portafoglio non correlato). Altro motivo per cui
siamo favorevoli a questa tipologia di ETF è il generoso dividendo
tipicamente distribuito.
Chi opera sul mercato americano e quindi con ETF non armonizzati, ha la
possibilità di investire su ETF immobiliari (REIT) che acquistano
direttamente immobili, garantendo una migliore diversificazione.

2.2.5. ETF MATERIE PRIME

Gli ETF sulle materie prime si chiamano ETC[6] e sono indispensabili


all’interno di un portafoglio di ETF. Parleremo in dettaglio di ETC e delle
loro peculiarità nel capitolo 3.
2.3. ARMONIZZAZIONE

Come anticipato sopra, gli ETF possono essere anche classificati in


armonizzati o non armonizzati.
Iniziamo con lo specificare che tutti gli ETF quotati sulla Borsa Italiana e la
maggior parte di quelli quotati nei Paesi dell’area euro sono ETF
armonizzati.
Gli ETF non armonizzati, invece, sono tutti quelli che vengono quotati fuori
dall’Unione Europea, ad esempio negli USA.
Per gli ETF armonizzati un eventuale guadagno (plusvalenza) derivante
dall’aver venduto l’ETF ad un prezzo superiore al prezzo di acquisto viene
considerato “reddito di capitale”[7]; in tal caso quindi non è possibile
compensare plusvalenze e minusvalenze rendendo di fatto questo strumento
finanziario poco efficiente.
Al contrario le plusvalenze generate dagli ETF non armonizzati sono
considerate “reddito diverso” e quindi queste tipologie di ETF risultano
maggiormente efficienti poiché consentono di compensare plusvalenze e
minusvalenze.
A questo punto si potrebbe pensare di selezionare solo gli ETF non
armonizzati; beh, la questione non è proprio così semplice come appare;
infatti anche se questa tipologia di ETF ha il vantaggio della migliore
efficienza fiscale, dobbiamo considerare che le inevitabili minusvalenze-
plusvalenze andranno dichiarate nelle proprie dichiarazioni dei redditi e
quindi comportano una complicazione fiscale ed un extra-lavoro di (buon)
commercialista; resta quindi da valutare se il gioco vale la candela.
Per i professionisti e per coloro che vivono di investimenti e trading è
indispensabile operare su mercati esteri come il NYSE[8] sia per la
possibilità di compensare le minusvalenze, sia per la possibilità di operare
vendendo allo scoperto un ETF e soprattutto perché la lista di ETF
disponibili è estremamente più ampia rispetto a quelli presenti su Borsa
Italiana.
Per quanto riguarda gli ETC, ti anticipo che la fiscalità è efficiente quindi le
plusvalenze possono essere compensate da eventuali minusvalenze
pregresse. Affronteremo le peculiarità degli ETC in dettaglio nel capitolo 3.
2.4. REPLICA

Gli ETF si possono suddividere anche in: 1) ETF a replica fisica 2) ETF a
replica sintetica.
I gestori di ETF a replica fisica acquistano tutti i titoli inclusi nell’indice di
riferimento in proporzione pari ai pesi che essi hanno nell’indice cosicché la
performance del fondo sia sempre allineata a quella del benchmark. La
replica fisica completa è piuttosto impegnativa poiché richiede che il
gestore effettui ribilanciamenti periodici dovuti all’uscita dall’indice di titoli
che non abbiano più i requisiti di permanenza, all’entrata di nuovi, nonché
al pagamento di dividendi o altri proventi e al loro eventuale
reinvestimento.
Per questo motivo talvolta i gestori ricorrono ad una replica fisica “a
campione”: in questo caso solo una parte del paniere viene acquistata
direttamente dall’ETF semplificando le operazioni di gestione ma perdendo
un po’ in precisione di replicare il benchmark.

I gestori di ETF a replica sintetica replicano invece l’andamento del


benchmark attraverso una strategia di investimento più efficiente ma più
complicata; possiamo semplificare i processi alla base degli ETF a replica
sintetica in questo modo:
L’emittente dell’ETF acquista un paniere di titoli detto “substitute
basket”; questo paniere non contiene i titoli dell’indice benchmark
L’emittente dell’ETF attiva un contratto di swap (quindi di scambio)
con una controparte bancaria
la controparte bancaria riconosce al gestore dell’ETF le performance
total return dell’indice benchmark in cambio del rendimento del
paniere sostitutivo.
Teoricamente gli ETF a replica sintetica sono esposti al rischio default della
controparte bancaria ma di fatto sono presenti delle garanzie che rendono
improbabile la perdita di denaro da parte del possessore dell’ETF.
La descrizione sopra citata è la cosiddetta replica sintetica “unfunded”.
Esiste anche la replica sintetica “funded” in cui l’emittente dell’ETF non
acquista un paniere di titoli ma versa direttamente tutto il denaro delle
sottoscrizioni dell’ETF alla controparte bancaria in cambio della
performance total return dell’indice benchmark; questa forma di scambio
risulta teoricamente più rischiosa della precedente ma anche in questo caso
sono previste delle garanzie volte a salvaguardare il risparmiatore da un
eventuale default della controparte bancaria.
Abbiamo affrontato le tipologie di replica in maniera volutamente
semplificata ma comunque sufficiente per i nostri scopi; chi volesse
approfondire ulteriormente, può trovare ulteriori dettagli consultando il sito
di Borsa Italiana.
2.5. POLITICA DI ACCUMULAZIONE

Gli ETF possono essere classificati in base alla loro proprietà di distribuire
dividendi (ETF a distribuzione) oppure di reinvestire automaticamente
eventuali dividendi nel fondo stesso (ETF ad accumulazione).
Gli ETF ad accumulazione sono fiscalmente più efficienti poiché il
reinvestimento dei dividendi non viene decurtato della quota parte che
andrebbe in tasse.
Questo non significa che l’investitore debba selezionare solamente gli ETF
ad accumulazione; chi ha bisogno di entrate periodiche per pagare spese
ricorrenti (es. rata dell’auto) potrebbe preferire gli ETF a distribuzione. Il
portafoglio deve quindi essere costruito ad hoc sulle esigenze e le
aspettative dell’investitore.
Nei portafogli mostrati in questo libro si utilizzeranno sia ETF ad
accumulazione che a distribuzione; per quanto riguarda quelli a
distribuzione, si preferiscono quelli con dividendo trimestrale o addirittura
mensile poiché gli ETF con frequenza di distribuzione annuale possono
generare dei segnali di vendita su alcuni trading system a causa della
discesa repentina del prezzo dovuto allo stacco del dividendo.
2.6. RISCHIO CAMBIO

Su Borsa Italiana sono presenti ETF denominati in diverse valute: euro,


dollari statunitensi, franco svizzero, ecc.
Esistono anche ETF con copertura del rischio valutario, ovvero "currency
hedge". La copertura è nei confronti di valute estere e può essere utile per
coprirsi dalla riduzione di valore della moneta locale; in questo libro non
sono stati inseriti ETF hedged nei portafogli poiché hanno generalmente un
costo di gestione più alto.
2.7. LONG/SHORT

Un altro criterio di classificazione degli ETF è quello che indica se la


replica del sottostante è direttamente proporzionale (Long) o inversamente
proporzionale (Short).
Semplificando un po’, diciamo che gli ETF Long sono quelli “normali”,
cioè quelli che si muovono della stessa percentuale (ad esclusione di quelli
a leva) e nella stessa direzione del paniere di riferimento.
Gli ETF Short sono invece quelli che si muovono della stessa percentuale
ma nella direzione opposta rispetto al paniere di riferimento. Ad esempio
nella Figura sotto è riportato il grafico dell’ETF Lyxor FTSE MIB Daily
Short (grafico a candele) ed il grafico dell’indice FTSE MIB (grafico a
linee); come si può vedere l’ETF short si muove in maniera speculare
rispetto all’indice che replica.
Figura 9
2.8. A LEVA

Un altro criterio di classificazione degli ETF è quello che indica se la


replica del sottostante è direttamente proporzionale (Long) o se sono
presenti dei coefficienti moltiplicativi che amplificano i movimenti del
sottostante. In questo secondo caso di parlerà di ETF con leva X, essendo X
il coefficiente moltiplicativo delle performance del sottostante.
A titolo di esempio nella figura sotto, sono rappresentati i grafici del FTSE
MIB (grafico a linee) e l’ETF FTSE MIB con leva 3 (grafico a candele);
come si può notare la performance dell’ETF con leva 3 amplifica i
movimenti dell’indice.
Una cosa importante da sottolineare è che la replica è precisa se si considera
le performance giornaliere; quindi se ad esempio l’indice si muove di +1%
in un giorno, allora l’ETF si muoverà di +3% in quel giorno; se invece
consideriamo una fase ampia di lateralità del mercato allora noteremo come
le performance dell’ETF a leva sono “degradate” e non rispettano più il
coefficiente moltiplicativo x3; viceversa se l’indice ha un netto trend
crescente, allora l’ETF a leva sovraperformerà l’indice di un coefficiente
superiore a 3x; questo fenomeno è dovuto alla legge dell’interesse
composto (o compounding effect).
Facciamo due semplici esempi volutamente esagerati per spiegare meglio il
fenomeno:
ESEMPIO 1 – Forte direzionalità
chiusura giorno 1, indice=100, ETF leva 3=100
giorno 2, indice +10%, ETF+30% indice=110, ETF leva3=130
giorno3, indice +10%, ETF+30% indice=121, ETF leva3=169
performance complessiva dei 3 giorni: indice (121/100-1)*100=21%,
performance ETF leva3= (169/100-1)*100=69%
Quindi l’indice ha fatto +21% mentre l’ETF ha sovraperformato di oltre 3
volte l’indice avendo fatto +69% invece che +63% (=21%*3).
ESEMPIO 2 – Forte lateralità
chiusura giorno 1, indice=100, ETF leva 3=100
giorno 2, indice +10%, ETF+30% indice=110, ETF leva3=130
giorno3, indice -10%, ETF-30% indice=99, ETF leva3=91
performance complessiva dei 3 giorni: indice (99/100-1)*100=-1%,
performance ETF leva3= (91/100-1)*100=-9%
Quindi l’indice ha fatto -1% mentre l’ETF ha sottoperformato di oltre 3
volte l’indice avendo fatto -9% invece che -3% (=-1%*3).
Poiché i momenti di lateralità del mercato sono più frequenti dei periodi di
forte direzionalità, è molto più facile avere un degrado delle performance
dell’ETF a leva piuttosto che un guadagno; per questo motivo sarebbe
opportuno usare gli ETF a leva solo per brevi periodi di tempo; nel seguito
del libro sarà mostrata una strategia speculativa intraday che ben si adatta
con queste tipologie di ETF a leva.
Un altro punto di cui tener conto nell’utilizzo di questi ETF a leva è la
liquidità; prima di acquistare un ETF a leva, bisogna guardare lo storico dei
volumi scambiati ed accertarci che ci sia una discreta liquidità; molti di
questi ETF sono infatti piuttosto illiquidi.
Figura 10 - FTSE MIB (grafico a linee), ETF FTSE MIB leva 3 (grafico a
candele)

2.9. ETA’

Anche se non è un attributo importante come quelli visti nei paragrafi


precedenti, vale comunque fare un cenno al parametro “età” di un ETF.
Il primo ETF è stato quotato in Borsa Italiana nel settembre del 2002. Da
allora il settore degli ETF è cresciuto fino a superare i 1000 ETF ed ogni
anno vengono quotati nuovi strumenti.
Gli ETF più recenti hanno il pregio di aumentare l’offerta disponibile per
l’investitore e quindi danno la possibilità di aumentare il grado di
diversificazione del portafoglio; inoltre consentono di investire in mercati
finora accessibili (es. Taiwan, Vietnam, ecc.) o in settori particolari
(Blockchain, Cybersecurity, ecc.). Talvolta però le nuove emissioni hanno
lo svantaggio della scarsa liquidità ed inoltre non hanno uno storico
sufficiente per poter capire la bontà di alcune strategie (trading system).
Da questo punto di vista, gli ETF aventi un’età di oltre 10 anni consentono
all’investitore di poter simulare una strategia applicandola alla serie storica
dei prezzi; in questo modo si può capire se tale strategia sarebbe stata
profittevole in passato e quindi se ci sono buone probabilità che lo sia anche
in futuro.
Laddove possibile quindi consigliamo ETF con età superiore ad almeno 5
anni.

2.10. DIMENSIONI DEL FONDO

Abbiamo visto nel paragrafo precedente come ETF aventi lo stesso


sottostante possano essere stati lanciati sul mercato in momenti differenti; in
questo paragrafo invece spostiamo invece l’attenzione sulle dimensioni del
fondo stesso. Vedremo quindi come diversi ETF con lo stesso sottostante
possano avere dimensioni notevolmente diverse a seconda dell’emittente.
A titolo di esempio, la Figura sotto mostra una serie di ETF azionari aventi
come benchmark l’indice Eurostoxx50; come è possibile vedere, le
dimensioni del fondo possono variare anche di due ordini di grandezza.
Tipicamente tendiamo a preferire i fondi con maggiori dimensioni poiché
comportano un maggior volume di pezzi scambiati, una migliore liquidità
ed uno spread più ridotto.
Inoltre i fondi aventi dimensioni piccole e un bassissimo volume di quote
scambiate possono andare incontro al rischio di revoca e successiva
cancellazione dal listino ufficiale (delisting). Il delisting avviene su richiesta
dell’emittente e comporta per l’investitore il rimborso delle quote sulla base
del valore patrimoniale netto del fondo che detiene ancora delle quote alla
data di revoca.

Figura 11

2.11. DOMICILIO

Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che il domicilio del fondo e
quello dell’investitore influenzano sia la regolamentazione che il
trattamento fiscale. Abbiamo già anticipato che per gli scopi di questo libro
limiteremo il campo di azione agli ETF armonizzati domiciliati in un Paese
dell’Unione Europea; questa tipologia di fondi devono rispettare la direttiva
UCITS (Undertakings for Collective Investments in Transferable
Securities).
2.12. PRESTITO TITOLI

Il prestito titoli rappresenta uno strumento che il gestore di un fondo


può utilizzare per aumentare la performance dell’ETF.
In pratica, nel caso in cui l’ETF preveda l’opzione di “prestito titoli”, è
molto probabile che alcuni strumenti finanziari presenti nel paniere
dell’ETF siano prestati ad altri operatori finanziari specializzati (fondi
speculativi, market makers, banche d’investimento, ecc.).
Ovviamente questo prestito avviene dietro pagamento di un compenso;
questo compenso serve per migliorare le performance dell’ETF o, meglio
ancora, per ridurre i costi di gestione.
Purtroppo però nel mondo degli investimenti il rendimento va sempre a
braccetto con il rischio, quindi lo strumento del prestito tioli comporterà
necessariamente un rischio aggiuntivo.
Il principale rischio associato al prestito titoli è dato dal fatto che colui che
prende in prestito i titoli risulti inadempiente. In tal caso, il fornitore
dell’ETF dovrà coprire la perdita grazie alla vendita di un collaterale e
dovrà successivamente riacquistare i titoli perduti. Le attuali direttive sugli
UCITS stabiliscono alcuni criteri per la scelta dei collaterali in maniera da
garantire la loro qualità e una facile liquidabilità.
Non ci addentriamo ulteriormente nell’argomento poiché quanto detto è
sufficiente per i nostri scopi.

2.13. ALTRE TIPOLOGIE/CARATTERISTICHE


Nel corso degli anni sono nate tante altre tipologie di ETF e tanti altri modi
per poterli classificare.
A titolo di esempio, nella figura sotto tratta dal sito www.justetf.com sono
riportati alcuni altri modi di classificazione degli ETF azionari:
geografica (Regione o Paese)
settore (energia, finanza, industria, ecc.)
strategia (azioni a larga capitalizzazione, azioni dividend, azioni
value, azione growth, ecc.)
Nei portafogli che saranno descritti nel capitolo 6 si farà uso sia della
diversificazione geografica sia della strategia azionaria (Es. ETF di azioni
Dividend Aristocrats)

Figura 12

APPROFONDIMENTI
Dove si può trovare la lista di tutti gli ETF e le rispettive
caratteristiche?

Ci sono diverse fonti dove si possono trovare tutti gli strumenti quotati
e le rispettive caratteristiche.
Sicuramente la fonte primaria da cui attingere i dati è il sito di Borsa
Italiana ed in particolare la sezione dedicata agli ETF
(https://www.borsaitaliana.it/etf/etf/home.htm).
Un altro sito che ritengo utile sia per identificare tutte le
caratteristiche di un ETF e per effettuare un’attività di screening è
JustETF (https://www.justetf.com/it/).
Prima di investire in un ETF è necessario leggere attentamente Il
Prospetto, il KIID ed il Documento di Quotazione presenti nella sezione
“Documenti” sempre sul sito di Borsa Italiana (vedi Figura sotto) e sul sito
dell’emittente dell’ETF.

Figura 13
CAPITOLO 2 – COS’E’ UN ETF

Concetti da ricordare:
Gli ETF sono strumenti finanziari trasparenti, negoziabili in tempo
reale come le azioni e con bassi costi di gestione.

Il valore di un ETF non può annullarsi anche se l’emittente


dell’ETF dovesse fallire poiché è prevista la segregazione dei
capitali.

Gli ETF hanno il grosso pregio della diversificazione intrinseca


avendo come sottostante un paniere di strumenti finanziari.

Gli ETF sono generalmente a replica passiva quindi l’emittente


cercherà di replicare il più fedelmente possibile le performance di un
paniere benchmark.

Gli ETF possono essere categorizzati utilizzando molti parametri, ad


esempio l’asset class (ETF azionari, obbligazionari, monetari,
immobiliari e materie prime).

Uno dei pochi svantaggi degli ETF (armonizzati) è l’inefficienza


fiscale; infatti essendo considerati “reddito da capitale” non
consentono di compensare eventuali minusvalenze pregresse.

Prima di investire in un ETF è necessario leggere attentamente Il


Prospetto, il KIID ed il Documento di Quotazione presenti sul sito di
Borsa Italiana e sul sito dell’emittente dell’ETF.
. VANTAGGI E SVANTAGGI DI UN ETF

Vediamo i vantaggi e gli svantaggi di ETF rispetto ad altri strumenti


finanziari come fondi comuni d’investimento o azioni.
Abbiamo già visto che gli ETF sono più trasparenti rispetto ai fondi poiché
è possibile sapere quali sono i componenti in cui investe l’ETF ed inoltre è
possibile sapere a quale prezzo acquisteremo il titolo.
Tra i vantaggi annoterei anche la replica passiva; spesso infatti i fondi
comuni d’investimento si mettono in luce per performance inferiori rispetto
al benchmark di riferimento oppure mostrano solo leggere
extraperformance che vengono interamente annullate dagli alti costi di
gestione dei fondi stessi. È famosa una scommessa da un milione di dollari
fatta dal leggendario investitore Warren Buffet sul fatto che le performance
di un insieme selezionato di hedge fund non sarebbero state superiori alle
performance dell’indice S&P500 su un arco temporale di 10 anni; inutile
dire che Buffet vinse questa scommessa.
Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma la scommessa di
Buffet mostra come investire su uno strumento a replica passiva sia un buon
metodo per investire.
Un ulteriore vantaggio non trascurabile di un investimento in l’ETF rispetto
ad un investimento in singole società quotate in borsa è che l’ETF non può
fallire al contrario delle singole società. Questo è dovuto al fatto che i
gestori degli ETF devono depositare i titoli del portafoglio presso una banca
che ne gestisce la custodia e amministrazione. Questo spiega perché gli
ETF, come anche i fondi comuni d’investimento, non comportano alcun
rischio per l’investitore anche nel caso di fallimento della SGR che ne cura
l'emissione e la gestione.

Tra gli svantaggi degli ETF (armonizzati) abbiamo già detto che questi
strumenti non sono efficienti fiscalmente poiché non consentono la
compensazione delle minusvalenze accumulate nei 4 anni precedenti.
Questo è dovuto al fatto che le plusvalenze generate dagli ETF non sono
considerate “reddito diverso”.
Un altro aspetto a cui bisogna stare attenti è la liquidità di alcuni ETF,
poiché talvolta le proposte di negoziazione sono poche e conseguentemente
lo spread tra denaro e lettera è molto elevato; teoricamente il mercato
prevede la presenza di organismi regolatori (market maker) aventi lo scopo
di garantire in ogni momento un’adeguata liquidità allo strumento ed uno
spread massimo del valore delle quote.
Per ovviare a questo problema è opportuno valutare attentamente la
liquidità dello strumento nel passato, analizzando quale è stato il volume
scambiato nei giorni/mesi precedenti.
CAPITOLO 3 – VANTAGGI E SVANTAGGI DI UN ETF

Concetti da ricordare:
Oltre al fatto di essere strumenti finanziari trasparenti e con bassi
costi di gestione, gli ETF consentono la replica passiva e questo
spesso è fonte di un extraperformance rispetto ai fondi comuni
d’investimento.

Gli ETF non possono fallire.

Gli ETF (armonizzati) non sono efficienti fiscalmente.

Alcuni ETF possono avere problemi di liquidità e un elevato spread;


questo problema è eliminabile selezionando opportunamente tra gli
ETF messi a disposizione dal mercato.
. ETC

Come già anticipato, gli ETC sono degli ETF su materie prime. Ci sono
però alcune peculiarità di questo strumento finanziario che vale la pena
analizzare più in dettaglio.
Anche in questo caso proviamo a darne una definizione:
Gli ETC (Exchange Traded Commodities) sono strumenti finanziari emessi
da un emittente a fronte dell'investimento diretto in materie prime fisiche
oppure in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è quindi
strettamente connesso all'andamento del sottostante di riferimento.
Vediamo le analogie con gli ETF:
hanno le stesse caratteristiche di trasparenza degli ETF poiché posso
essere acquistate in borsa come un titolo;
replicano passivamente la performance della materia prima o degli
indici di materie prime a cui fanno riferimento.
Le principali differenze rispetto agli ETF sono:
gli ETC consentono di prendere posizione su una singola materia
prima quindi gli ETC possono non avere lo stesso grado di
diversificazione degli ETF. Ad ogni modo l’inserimento di un ETC in
un paniere di ETF consente di diversificare ulteriormente il
portafoglio;
gli ETC non sono uno strumento OICR (organismo di investimento
collettivo del risparmio), ma titoli senza scadenza emessi da una
società a fronte dell’investimento diretto nella materia prima o
dell’investimento in contratti su merci stipulati dall’emittente;
gli ETC sono soggetti al rischio default poiché il patrimonio dell’ETC
non è segregato rispetto a quello dell’emittente; è quindi importante
verificare che gli emittenti degli ETC abbiano dei fondamentali solidi;
i proventi derivanti dagli ETC producono “redditi diversi” e quindi le
plusvalenze sono compensabili con le minusvalenze pregresse. Le
minusvalenze sono infine riportabili nei quattro successivi anni;
nel caso di ETC non fisici, abbiamo già detto che questi consentono
agli investitori di avere un’esposizione simile a quella che si otterrebbe
gestendo una posizione in contratti future; in questo caso quindi, nella
determinazione del rendimento assoluto dell’ETC, bisogna considerare
anche il rendimento (positivo o negativo) legato al rolling [9], cioè
dovuto all’attività di sostituzione dei contratti future in scadenza che
consente di mantenere la posizione sul sottostante: esso può essere
negativo (contango) quando il contratto in scadenza ha un prezzo
inferiore a quello successivo, mentre è positivo (backwardation) nel
caso opposto. Per alcune materie prime l’effetto del contango è
veramente considerevole e gioca un ruolo primario nelle performance
dell’ETC.
Proprio per evitare l’effetto del contango, considereremo solo ETC fisici; in
questo modo avremo un’esposizione simile a quella che potremmo
conseguire comprando e conservando autonomamente la materia prima
fisica ma con il vantaggio di evitare i rischi e i costi legati alla loro gestione
(immagazzinamento, custodia, assicurazione ecc.).
Su Borsa Italiana sono presenti pochi ETC fisici, praticamente solo su oro,
argento, platino e palladio, anche in forma “hedged”. Inoltre negli esempi di
portafoglio restringeremo ulteriormente gli investimenti sugli ETC fisici in
oro e argento poiché maggiormente liquidi.
Sottolineiamo il fatto che la scelta di utilizzare solo ETC fisici è
essenzialmente cautelativa; chi vuole assumersi qualche rischio in più può
utilizzare anche ETC non fisici con la precauzione di non tenerli in
portafoglio per troppo tempo.
È sconsigliato invece vivamente l’utilizzo degli ETC a leva perché
l’insieme combinato dell’effetto contango e dell’interesse composto può
essere veramente pericoloso per le tasche del risparmiatore.
Figura 14

APPROFONDIMENTI
Quale ETC conviene inserire in un portafoglio … quello sull’oro o quello
sull’argento?
Purtroppo ci vorrebbe la sfera di cristallo per rispondere a questa
domanda; è possibile però condividere un semplice metodo che spesso ha
dato buoni risultati.
Un parametro interessante da considerare è il cosiddetto GSR (Gold-Silver
Ratio) cioè il rapporto in USD tra oro e argento. Infatti sebbene l'oro e
l'argento si scambino più o meno in sincronia, ci sono periodi in cui il
rapporto scende o sale a livelli che potrebbero essere considerati
statisticamente "estremi".
Nel grafico sottostante estratto dal sito www.goldprice.org si può vedere
l’oscillazione del GSR nel corso degli anni. Indicativamente si può dire che
per valori di GSR sopra 80, può valer la pena inserire in portafoglio
l’argento al posto dell’oro, mentre quando il rapporto scende sotto 50 si
può preferire l’oro al posto dell’argento.
Questi valori sono ovviamente indicativi; nel capitolo 5 verranno spiegate
in dettaglio le strategie da utilizzare per decidere se e quando acquistare un
ETC su oro o argento.

Figura 15
CAPITOLO 4 – ETC

Concetti da ricordare:
Gli ETC sono ETF su materie prime

Gli ETF espongono al rischio default poiché non sono uno


strumento OICR

Gli ETC sono fiscalmente efficienti poiché generano reddito diverso

Gli ETC non fisici sono soggetti ai fenomeni del contango o


backwardation causati dal costo del rolling del future sottostante; il
problema è eliminabile investendo in ETC fisici

Uno dei criteri per scegliere se investire in oro o argento è la


valutazione del gold-silver ratio
. STRATEGIE OPERATIVE

Nella prima parte del libro abbiamo introdotto gli ETF e fornito alcune
nozioni utili per far capire le caratteristiche principali di questo strumento
finanziario; alcune informazioni di dettaglio sono state volutamente
tralasciate per non appesantire la trattazione. Si ritiene che quanto descritto
sia più che sufficiente per l’investitore medio per poter iniziare ad investire
con gli ETF.
Iniziamo ora la seconda parte del libro e vediamo alcune strategie operative
per investire e guadagnare con questi strumenti finanziari.
Ti anticipo che alcune di queste strategie ti potranno sembrare troppo
semplici e perfino banali; se così fosse, ti invito a provare a crearne di più
complicate aggiungendo filtri, oscillatori, indicatori e quanto pensi possa
essere utile.
Ti assicuro che alla fine non otterrai un gran miglioramento; anzi è possibile
che introdurrai una iper-ottimizzazione dei trading system che produrrà
risultati migliori sul passato ma peggiori sui risultati futuri.
Ripeto quindi che la semplicità delle strategie illustrate in questo caso è un
gran pregio.
Ci tengo a sottolineare fin da subito che una delle componenti fondamentali
per rendere efficaci tali strategie è utilizzarle in maniera pedissequa e
rigorosa senza improvvisare o apportare modifiche estemporanee perché
colti da paura o avidità. Ricorda che si ottengono risultati migliori seguendo
in maniera rigorosa una strategia non eccezionale piuttosto che agire
d’impulso improvvisando.
Per applicare alcune delle strategie presentate sarà necessario l’utilizzo di
una piattaforma grafica per l’analisi tecnica; già molte delle piattaforme
delle principali banche online (es. FinecoBank, Webank, IwBank, ecc.) ed
anche diverse applicazioni (es. Investing, ecc.) per tablet/smartphone
consentono di replicare le strategie mostrate; in alternativa si possono
utilizzare piattaforme professionali avanzate come Metatrader, Visualtrader,
ProRealTime, ecc. I grafici sotto stati fatti con ProRealTime che è gratuito
in modalità End of the day.

APPROFONDIMENTI
Non so usare alcuna piattaforma di analisi tecnica. Come posso fare?

Esistono numerose piatteforme di analisi tecnica gratuite con annessi


video tutorial che mostrano in maniera piuttosto semplice come poterle
utilizzare in maniera proficua.

Ad ogni modo, per chi non vuole scaricare ed installare alcuna


piattaforma, ecco alcune semplici istruzioni per visualizzare i grafici
ed eventuali indicatori tramite il sito di Yahoo Finanza
(https://it.finance.yahoo.com/)

Figura 16
Figura 17

Figura 18
5.1. STRATEGIA “TREND FOLLOWING”

Questa è la strategia principe, quella che non può mancare nella gestione di
nessun portafoglio. Le regole sono semplicissime, eccole:
grafico con timeframe settimanale
acquisto: ogni fine settimana si valuta il grafico dell’ETF; il lunedì
mattina si acquista se la media mobile semplice a 15 periodi ha
incrociato dal basso verso l’alto la media mobile semplice a 30 periodi
vendita: ogni fine settimana si valuta il grafico dell’ETF; il lunedì
mattina si vende l’ETF se la media mobile semplice a 15 periodi ha
incrociato dall’alto verso il basso la media mobile semplice a 30
periodi
nessuno stop loss
il sistema è “long only” quindi non è previsto alcuna operazione di
vendita allo scoperto
A titolo di esempio, puoi vedere in Figura 19, oltre alle candele settimanali,
la linea continua in nero che rappresenta la media mobile semplice a 30
periodi, la linea tratteggiata che rappresenta la media mobile semplice a 15
periodi, le freccette in alto sono i punti di acquisto e le croci rappresentano i
punti di vendita.
In Figura 20 puoi vedere la simulazione relativa all’arco temporale 2007-
2019; il grafico in basso rappresenta l’andamento dei prezzi dell’ETF
azionario MSCI World mentre il grafico in alto rappresenta l’equity line
quindi il profitto generato adottando la strategia Trend Following
presentata. L’equity line rappresentata non tiene conto dei dividendi
distribuiti dal fondo ma tiene conto delle commissioni.
Si può notare inoltre come l’equity line sia complessivamente crescente e
come nel periodo di recessione 2008-9 il sistema sia uscito
dall’investimento azionario evitando pesanti perdite.
Le Figure 21 e 22 mostrano alcuni dettagli del trading system applicato
all’ETF suddetto considerando un capitale iniziale di 10000 euro:
10 operazioni in 12 anni, 7 operazioni vincenti e 3 perdenti
Profitto: +79%
Guadagno medio per ogni operazione: 1203€, perdita media: 154 €
Max drawdown: 2450 €
Tempo a mercato: 62%
Tutti gli anni si sono chiusi in profitto ad eccezione di 2 anni in cui si
è avuto una piccola perdita
Un’osservazione sul drawdown: il valore ottenuto dalla simulazione
potrebbe sembrare elevato e psicologicamente difficile da sostenere ma
dobbiamo tener conto che all’interno di un portafoglio di ETF coesisteranno
insieme ETF su diverse asset class; quindi l’eventuale discesa di un ETF
azionario potrà essere compensata da un apprezzamento di un ETF sull’oro
o sull’obbligazionario. Nel capitolo 6 quando parleremo di come costruire
un portafoglio, riprenderemo questo concetto sviluppandolo
opportunamente.
In merito alle performance del trading system, qualcuno potrà obiettare che
abbiamo scelto un sottostante particolarmente favorevole; per mostrare la
bontà del trading system, lo abbiamo applicato anche ad un indice che
sicuramente non ha brillato negli ultimi anni: il nostro FTSE MIB. In Figura
22 si può vedere che l’equity line applicando il sistema Trend Following al
FTSE MIB è comunque positiva nonostante l’indice abbia perso il 50% dal
2007.
Un’ultima nota: questo trading system si applica con profitto a tutte le
tipologie di ETF (azionario, obbligazionario, immobiliare, materie prime); è
probabilmente il metodo più semplice ed efficace che non dovrebbe
mancare in nessun portafoglio ETF.
Figura 19
Figura 20
Figura 21
Figura 22
APPROFONDIMENTI
È possibile ottimizzare ulteriormente il trading system per massimizzare il
rendimento?
Certamente! Esistono centinaia di strategie basate su metodologie trend
following ed ognuno di esse ha i propri pregi e difetti. Nel paragrafo 4.10 ti
darò qualche spunto di riflessione per poter sviluppare e personalizzare un
tuo trading system.
La questione che però mi preme sottolineare è come sia molto più
importante minimizzare il rischio e la volatilità del sistema piuttosto che
massimizzare il rendimento; ovviamente è fondamentale avere un sistema
che permetta nel tempo di ottenere risultati positivi ma bisogna accertarsi
che il nostro sistema non sia investito in ETF azionari nei momenti di
tracollo della borsa per salvaguardare il capitale psicologico; la
tranquillità e la serenità dell’investitore sono quindi da salvaguardare allo
stesso modo del capitale monetario.
5.2. STRATEGIA “RENDITA”

La classica strategia “buy and hold“ consiste nel comprare uno strumento
finanziario e mantenerlo in portafoglio per sempre; anche se è vero che
talvolta questo metodo si è dimostrato profittevole, in alcuni casi il sistema
avrebbe portato a perdite ingenti come ad esempio nel caso del nostro FTSE
MIB.
Il trading system qui proposto è pensato per prendere posizione su alcuni
strumenti che consentono di fornire una cedola periodica elevata e di
mantenere la posizione il più possibile; allo stesso tempo il trading system
consente di:
1. Ottimizzare il punto di ingresso
2. Vendere lo strumento qualora la situazione “si metta male”
Ecco le regole operative
grafico con timeframe mensile
ingresso: l’ultimo giorno del mese si valuta il grafico dell’ETF; si
acquista il primo giorno del mese se l’oscillatore RSI a 5 periodi è
minore di 30. Gli ingressi sono incrementali quindi si deve acquistare
nuovamente il primo giorno dei mesi successivi se la condizione RSI a
5 periodi minore di 30 è ancora verificata.
uscita: l’ultimo giorno del mese si valuta il grafico dell’ETF; si
vendono tutte le quote dell’ETF in portafoglio il primo giorno del
mese se l’ETF ha chiuso con una perdita superiore al 30% dal
massimo relativo (trailing stop 30%)
sistema long only
sottostanti utilizzabili con questa strategia: ETF obbligazionari high
yield, ETF obbligazionari governativi con scadenza breve (se i tassi
d’interesse sono attesi in crescita), ETF obbligazionari governativi con
scadenza lunga (se i tassi d’interesse sono attesi in diminuzione); se si
accetta un rischio maggiore, la metodologia è applicabile anche a ETF
con sottostanti azionari (es. Selected Dividend o Dividend Aristocrats).
Come già fatto mostriamo alcune equity line.
Le Figure 16, 17 e 18 mostrano i risultati dei backtest applicando la
strategia “Rendita” rispettivamente ad un ETF su obbligazioni corporate
europee, ad un ETF su obbligazioni High Yield europee e ad un ETF su
obbligazioni governative europee; in tutti casi si vede come il sistema abbia
garantito alcuni punti ottimali di ingresso; allo stesso tempo l’investitore ha
potuto godere delle cedole distribuite dal fondo.
Si ricorda che le equity line reali sono migliori di quanto mostrato poiché
non si è tenuto conto della distribuzione di cedole e dividendi nel computo
dell’equity line.

Figura 23
Figura 24
Figura 25
5.3. STRATEGIA “RENDITA” - VARIANTE

Per fornire qualche spunto di riflessione ai lettori, accenniamo anche ad una


piccola variante della strategia sopra descritta; la modifica non è tanto alla
strategia che resta immutata quanto piuttosto ai sottostanti su cui applicare
la strategia.
Anche se questo libro è incentrato sugli ETF, bisogna dire che la strategia
con acquisto su debolezza tramite l’oscillatore RSI si può applicare anche
su titoli con grossa capitalizzazione e generalmente poco volatili; in linea di
massima i requisiti che il titolo azionario deve avere per essere approcciato
con questa strategia sono i seguenti:
- Alta capitalizzazione
- Bassa volatilità (ad es. Eni potrebbe andar bene ma non Tesla)
- Dividendo cospicuo e possibilmente crescente nel tempo
- Dividendo sostenibile (Dividend Pay Out Ratio < 60-70%)
- Indebitamento non elevato (Current Ratio >1)
- Redditività adeguata (ROE>5)
Una raccomandazione che mi sento di dare è quella di ottimizzare il valore
dell’oscillatore RSI per determinare i punti di ingresso sulla base del titolo
azionario selezionato; è infatti probabile che non tutte le azioni sia
profittevoli con lo stesso settaggio di trading system.
A titolo di esempio, alcuni titoli azionari che possono essere utilizzati sono
Eni, Total, Generali, AXA, Allianz, BASF.
È anche utile ricordare che non tutti i titoli si comportano bene con una
strategia basata sull’acquisto su debolezza; si consiglia quindi, prima di
impostare una strategia operativa, di simulare la bontà della strategia nel
passato mediante l’utilizzo di opportuni backtest.
Figura 26 – Strategia applicata al titolo ENI con RSI<40 e trailing stop 5%
5.4. STRATEGIA “PAC”

La strategia con piani di accumulo del capitale (PAC) è una forma di


investimento che consiste nel versamento periodico di una somma di denaro
su uno o più prodotti finanziari.
È una strategia molto buona per accumuli di lunghissimo periodo, ad
esempio per costruire un gruzzoletto per la pensione o per mettere da parte i
soldi per figli o nipoti. La ritengo sicuramente migliore rispetto alla classica
strategia “Buy and Hold” essendo le performance di quest’ultima
condizionate in maniera eccessiva dal timing di ingresso.
Nella strategia con PAC invece si decide di investire sempre la stessa
quantità di capitale sullo stesso strumento ad intervalli di tempo predefiniti
(es. ogni primo giorno del mese) e questo consente di mediare le inevitabili
oscillazioni del mercato.
Riguardo la frequenza di accumulo, l’ideale è l’acquisto mensile o al
massimo bimestrale in funzione del capitale disponibile.
I migliori sottostanti a cui applicarlo sono:
ETF azionari settoriali in cui ci si aspetta una crescita in futuro (es.
energie green, cybersecurity, terre rare, robotica e intelligenza
artificiale, ecc.)
ETF azionari paesi in via di sviluppo
ETF obbligazionari
Nell’applicare la strategia PAC ad un determinato sottostante bisogna porre
attenzione a non discostarci troppo dalla asset allocation ideale complessiva
del portafoglio (ad esempio aumentare troppo la quota azionaria). Una
soluzione a questo problema è mostrata nel paragrafo successivo.
5.5. STRATEGIA PAC con un portafoglio bilanciato

La strategia qui riportata è un sottoinsieme di quella mostrata nel paragrafo


precedente e mostra come applicare la strategia PAC senza modificare la
nostra asset allocation ideale.
La soluzione è molto semplice; si definisce la propria asset allocation ideale
sulla base della propria propensione al rischio e si divide la quota mensile di
PAC tra ETF azionario e obbligazionario nelle porzioni predefinite.
A titolo di esempio, supponiamo che la nostra asset allocation ideale
preveda il 33% investito in azioni ed il 67% investito in obbligazioni.
Sulla base di quanto sopra, riportiamo di seguito un esempio di un
portafoglio PAC che rispecchia la nostra asset allocation:
- Asset allocation: 33% azionario USA, 34% short term Treasury e
33% long term Treasury
- Capitale iniziale di 10000 $
- PAC mensile 100 $ (ripartito tra le 3 asset class)
- Ribilanciamento annuale per mantenere l’asset allocation desiderata
- Inizio Simulazione: 1978
I risultati di questo PAC su questi sottostanti sono riportati nelle figure sotto
e sono veramente impressionanti: simulando dal 1978 ad ottobre 2019 il
tasso annuo composto di crescita (Compound Annual Growth Rate) è
dell’11%, il massimo drawdown dell’11.56%, l’anno migliore si è chiuso
con un guadagno del 29.83% ma soprattutto il peggior anno si è chiuso con
una perdita del 2.54%!
Questi dati mostrano come sia veramente possibile ottenere degli ottimi
risultati con strategie molto semplici e decisamente alla portata di tutti.
Figura 27

Figura 28 – Principali periodi di Drawdown

Sicuramente i risultati mostrati sopra sono frutto della particolare


intonazione positiva del mercato americano che ha una tendenza rialzista da
sempre; ad ogni modo l’esempio evidenzia come una corretta asset
allocation, unita ad una strategia PAC, consenta di ottenere ottimi risultati
con una volatilità piuttosto contenuta.
5.6. STRATEGIA “FORZA RELATIVA”

La strategia “Forza Relativa” che verrà di seguito spiegata è il frutto di


diverse analisi su portafogli diversificati; nello sviluppare questa strategia si
è cercato di previlegiare la semplicità operativa senza tuttavia sacrificare i
risultati che restano di notevole rilievo.
La strategia è molto semplice:
Si costruisce un portafoglio con 3 ETF: un azionario, un
obbligazionario governativo di breve periodo, un ETC su oro o
argento.
L’ultimo giorno del mese si valuta quale dei 3 ETF ha avuto la
migliore performance negli ultimi 20 giorni
Il primo giorno del mese si acquista solo tale ETF e si mantiene in
portafoglio per tutto il mese; a fine mese si effettua una nuova
valutazione per capire se mantenere o sostituire l’ETF.
Riassumendo, questa strategia investe mensilmente sempre in uno solo dei
3 ETF del portafoglio, cioè in quello che ha ottenuto la migliore
performance negli ultimi 20 giorni.
Le immagini sotto riferite da un portafoglio costituito dai seguenti ETF
quotati sulla borsa di New York:
SPY – S&P500
GLD -GOLD
SHY – 1-3 yr. Treasury Bond
Questi ETF possono essere tranquillamente sostituiti dagli ETF
corrispondenti (es. IUSA, PHAU e IBTS) disponibili su Borsa Italiana.
Come si può notare dalle immagini che seguono, il portafoglio gestito con
la strategia “Forza Relativa” ha ottenuto una performance molto buona; se
lo confrontiamo con l’S&P 500 i risultati dal 2006 sono i seguenti:
- Rendimento Total Return: Portafoglio=250.6%, S&P500= 224.8%
- Volatilità Massima : Portafoglio=16.4%, S&P500= 18.9%
Figura 29

A titolo di curiosità, riportiamo che il portafoglio è stato composto da SPY


per il 45% del tempo, da Gold per il 41% del tempo e da Short Term
Treasury per il 14% del tempo. Questo evidenzia come l’azione congiunta
delle 3 asset class piuttosto anticorrelate tra loro abbia migliorato il
rendimento complessivo del portafoglio riducendo anche la volatilità.
Se volessimo mantenere una volatilità più contenuta (e sacrificare un po’ il
rendimento), potremmo sostituire l’ETF sull’oro con un ETF
obbligazionario governativo a media scadenza.
5.7. STRATEGIA “FORZA RELATIVA” – variante su ETF settoriale

La stessa strategia mostrata sopra può essere applicata in forma


leggermente rivista su un portafoglio di ETF azionari opportunamente
scelti; facciamo subito un esempio di strategia:
Si costruisce un portafoglio con alcuni ETF settoriali, ad esempio
Lyxor Ucits Etf Stoxx Eu 600 Auto&Parts, Lyxor Ucits Etf Stoxx Euro
600 Chemicals, Lyxor Ucits Etf Stoxx Europe 600 Banks, Lyxor Ucits
Etf Stx Eu 600 Oil & Gas, Lyxor Ucits Etf Stx Eu 600 Utilities
Mensilmente si valutano quali sono i 2 ETF ha avuto la migliore
performance negli ultimi 20 giorni
Si acquistano solo quei 2 ETF e si mantengono in portafoglio per tutto
il mese; a fine mese si effettua una nuova valutazione e si valuta se
sostituirli o meno.
Alla base della strategia c’è l’individuazione dei settori che sono
maggiormente “in forma” rispetto agli altri.
In maniera analoga si può applicare la strategia utilizzando un paniere di
ETF diversificato geograficamente, ad es. ETF su S&P500, DAX, Japan,
Asia Pacific, Africa, Turchia, Brasile, Russia. Anche in questo caso
potremmo acquistare i primi 2 ETF in base al criterio sopra mostrato.
5.8. STRATEGIA “VALUE”

Tutte le strategie mostrate nei paragrafi precedenti sono basate sull’analisi


tecnica ovvero sull’analisi di grafici; la strategia di seguito riportata si basa
invece su un semplice indicatore “value”, la cui pretesa è quella di capire se
il mercato è mediamente sottovalutato o meno.
L’indicatore in oggetto è il cosiddetto “Shiller Price/Earning ratio”.
La strategia è molto semplice ed è la seguente:
Il primo giorno di ogni anno si valuta il valore dello “Shiller P/E
ratio” dell’indice S&P500.
In funzione del valore dello “Shiller P/E ratio” si comporrà un paniere
di ETF come riportato sotto e si terrà in portafoglio fino al 31
dicembre dell’anno corrente.

10-year treasury note US stock market


Shiller P/E <14 20% 80%
14 <= Shiller P/E < 22 40% 60%
Shiller P/E>=22 60% 40%

Anche in questo caso i risultati sono di tutto rilievo; la tabella sotto


mostra le performance di un portafoglio costruito con la strategia sopra
esposta (“Portafoglio Value”) e lo confronta con un portafoglio
completamente investito in titoli azionari (“Portafoglio 100% Stock).

Il miglior risultato in termini di performance è stato ottenuto dal


portafoglio “Portafoglio 100% Stock” con un tasso di crescita
composto (CAGR) del 10.48% ma il nostro portafoglio gestito con la
strategia “Value” ha ottenuto un tasso di crescita molto simile (9.84%);
impressionante però è la differenza in termini di volatilità: il massimo
drawdown del Portfolio 100% Stock è pari al 50.89% mentre il
Portfolio Value ha un drawdown solamente del 19.36%.

Di seguito la Equity line dei due portafogli dove si vede ancora una
volta la minor propensione al rischio (cioè minor volatilità) del
portafoglio costruita con la logica della strategia “Value” basato
sull’indice P/E Shiller.
Per diminuire ulteriormente la volatilità si può effettuare la valutazione
del P/E Shiller e l’eventuale riposizionamento del portafoglio con
cadenza semestrale anziché annuale.

Figura 30
APPROFONDIMENTI
Come posso calcolarmi il P/E Shiller?
Dettaglio sul P/E Shiller puoi riferirti al sito Investopedia
(https://www.investopedia.com/terms/p/pe10ratio.asp)
A questo link trovi direttamente il valore del rapporto P/E:
https://www.multpl.com/shiller-pe
5.9. STRATEGIA “VALUE” – VARIANTE SETTORIALE

In questo paragrafo mostreremo una variante alla strategia mostrata nel


paragrafo precedente; praticamente modificheremo il sottostante della quota
azionaria che non sarà più l’indice S&P500 ma un sottoinsieme di tale
indice.
Ecco la strategia in dettaglio:
All’inizio di ogni anno si valuta il valore dell’indice Shiller P/E ratio
In funzione del valore dell’indice Shiller P/E ratio si comporrà un
paniere di ETF come riportato sotto e si terrà in portafoglio fino al 31
dicembre dell’anno corrente

10-year treasury note US stock market


(ripartito tra I settori
aventi il valore di
Shiller P/E più
basso)
Shiller P/E <14 20% 80%
14 <= Shiller P/E < 40% 60%
22
Shiller P/E>=22 60% 40%

In pratica la quota azionaria andrà investita sui 3 settori più sottovalutati,


cioè aventi il valore di Shiller P/E più basso.
Facciamo un esempio basandosi sull’attuale situazione di mercato; nella
figura sotto è mostrato il valore del P/E Shiller per i vari indici settoriali
costituenti l’indice S&P500 (tabella tratta dal sito Gurufocus.com
https://www.gurufocus.com/sector_shiller_pe.php). In questa situazione la
parte azionaria del nostro portafoglio sarà equi-ripartita su 3 ETF dei settori
Energia, Servizi Finanziari e Beni di Consumo, essendo i settori con P/E
Shiller più basso.
Figura 31
5.10. STRATEGIA “BREAKOUT INTRADAY”

A titolo educativo mostriamo anche una strategia per l’utilizzo intraday;


nonostante la semplicità del metodo posso dire che i risultati ottenuti
tramite questo approccio sono mediamente buoni.
Bisogna evidenziare che questa strategia non è valida in ottica di
“investing” ma è di puro “trading”, quindi è una strategia speculativa che
comporta maggiori rischi. Si può utilizzare in modalità intraday con
l’avvertenza di chiudere a fine giornata le eventuali posizioni aperte per
evitare possibili problemi nel caso in cui il giorno successivo si abbia
un’apertura in “gap up” o “gap down”.
Come sottostante si possono utilizzare ETF su indici (es. FTSE MIB) o su
materie prime impostando la piattaforma con un timeframe a 5 minuti. Per
lo scopo vanno bene anche ETF a leva o short.
La strategia è il classico breakout dell’analisi tecnica, quindi si basa sulla
rottura di una area di prezzo che in passato ha costituito un supporto o una
resistenza per il grafico dei prezzi. La strategia è prettamente discrezionale
quindi non può essere automatizzata. Suggerisco di valutare il breakout
sull’indice di riferimento e non direttamente sull’ETF.
A titolo di esempio, nel grafico sotto si può vedere una rottura intraday di
un’area di supporto sull’indice FTSE MIB. Da notare come il supporto
fosse stato testato più volte anche il giorno precedente.
Una volta entrati sul mercato alla rottura del supporto, si consiglia di
chiudere la posizione a fine giornata e in ogni caso di impostare sulla
piattaforma uno stop loss adeguato a evitare problemi nel caso in cui si
abbia un falso breakout ed i prezzi virino in senso opposto.
Per chi volesse approfondire l’argomento ed in particolare come gestire la
posizione, si consiglia il testo “Analisi tecnica dei mercati finanziari” - J.J.
Murphy.
Figura 32
5.11. LA TUA STRATEGIA

Se guardi in rete, sui libri, nei webinar, nei corsi, troverai migliaia di
strategie possibili su ETF/ETC; in questo libro sono stati mostrate quelle
che hanno dati dei buoni risultati nel corso degli anni.
Ciò non significa che tu non possa migliorare quelle che sono state mostrate
ed anche svilupparne di nuove. Anzi, si invita il lettore a farlo essendo
questo uno dei migliori metodi per imparare ulteriormente ed aumentare la
propria consapevolezza sull’argomento.
Alcune piccole raccomandazioni che potrebbero essere utili quando si
sviluppa un nuovo trading system:
1. Nello sviluppare una nuova strategia bisogna prestare molta
attenzione a mantenere un livello di rischio che sia sopportabile
psicologicamente dall’investitore; è molto meglio minimizzare la
volatilità (basso drawdown) piuttosto che cercare a tutti i costi la
massimizzazione del profitto.
2. Bisogna cercare di fare un backtest quanto più affidabile possibile
valutando quindi come si sarebbe comportato il sistema in passato
ed in tutte le condizioni di mercato (anche nei periodi di
recessione e nelle fasi di lateralità). Se l’ETF considerato non ha
una serie storica molto lunga, è possibile cerca di valutare le
performance della strategia utilizzando l’indice benchmark di
riferimento.
3. Una volta creata una strategia, bisogna seguirla in maniera
rigorosa; un investitore sfortunato potrà incappare subito in una
fase di perdita ma se il lavoro di backtesting è stato svolto
correttamente, non si tarderà a recuperare quanto perduto.
Ricordiamo che queste strategie sono valide in ottica di
investimento e quindi danno le migliori prestazioni in un periodo
di tempo medio-lungo.
4. Dopo aver creato una nuova strategia ed averne verificato la
profittabilità nel passato tramite backtest, sarebbe opportuno
testare la strategia in modalità “paper” (quindi senza soldi veri)
per un arco temporale sufficiente. Questo serve a mettere in
evidenza eventuali errori (es. iperottimizzazione) introdotti nella
fase di progettazione.
5.12. OTTIMIZZAZIONE DELLA STRATEGIA

Oltre allo sviluppo di una propria strategia di trading, una delle possibili
attività di miglioramento riguarda l’ottimizzazione dei trading system
mostrati in questo manuale; infatti i parametri riportati in queste pagine
sono valori medi che statisticamente danno buone performance con molti
sottostanti ma non sono i valori ottimali per tutti i sottostanti.
Ad esempio i risultati relativi alla strategia “Trend following” sarebbero
stati differenti se avessimo utilizzato medie mobili di 24 e 40 giorni invece
che di 15 e 30 giorni; l’utente potrà quindi provare un’ottimizzazione di tali
valori per mezzo delle piattaforme di trading facendo variare i parametri tra
2 valori limite e verificando come cambiano i risultati. Questo è quello che
in gergo statistico si definisce un DOE (Design of Experiments).
A titolo di esempio sotto è mostrato il risultato della strategia “trend
following” al variare delle medie mobili applicato all’ETF IShares MSCI
World (IWRD).
Nelle colonne di destra è indicata con “x” la media mobile lenta e con “y”
la media mobile veloce; come è possibile vedere, nell’esempio specifico la
coppia x-y in grado di garantire le migliori performance è quella con x=30 e
y=5.
Dopo aver fatto questo DOE è opportuno valutare con senso critico se
l’accoppiata di parametri che consente di ottenere le maggiori prestazioni
sia effettivamente la migliore; è infatti necessario verificare che anche nei
dintorni (cioè per piccole variazioni dei parametri) di tale punto i risultati
siano comunque buoni; è inoltre fondamentale considerare il guadagno
medio per posizione che non dovrà essere troppo basso per non essere
“mangiato” dalle commissioni.
Figura 33

È anche opportuno sottolineare come taluni cadano nel tranello della


iperottimizzazione andando a cercare la combinazione di indicatori,
oscillatori e pattern per ottimizzare le performance dimenticando che tali
risultati si riferiscono a simulazioni su una serie storica che riguarda il
passato; spesso l’ottimizzazione risulta valida sul passato ma non si ripete
nel futuro. In questo senso i trading system più semplici (come quelli
mostrati in questo libro) spesso danno maggior garanzia di buoni risultati
anche nel futuro.
Un’altra verifica utile che l’investitore può fare è quello di sostituire gli
indicatori e oscillatori presentati in queste pagine con elementi simili
oppure modificare il timeframe; ad esempio le medie mobili semplici
possono essere sostituite con medie mobili esponenziali, oppure con
l’indicatore SuperTrend; analogamente una situazione di ipervenduto può
essere determinata dall’oscillatore Stocastico o dalle Bande di Bollinger
invece che utilizzando l’oscillatore RSI. Inoltre possono essere testate
strategie analoghe su timeframe mensili, settimanali o giornaliere.
CAPITOLO 5 – STRATEGIE OPERATIVE

Concetti da ricordare:
In questo capitolo sono state mostrate molte strategie operative. Esse si
basano su:
Strategia “TREND FOLLOWING” per seguire il trend del mercato
Strategia “RENDITA” per investire sui momenti di debolezza su
strumenti che distribuiscono cedole o dividendi
Strategia “PAC” per accumulare una rendita nel lunghissimo
periodo
Strategia “FORZA RELATIVA” per investire sull’ETF con
maggior momentum
Strategia “VALUE” per investire con il P/E Shiller in funzione della
valutazione del mercato
Strategia “BREAKOUT” per speculare intraday
Per alcune strategie sono state mostrate anche alcune possibili varianti
mediante l’utilizzo di singole azioni o mediante un paniere di ETF
settoriali.
È stato fatto anche un cenno all’ottimizzazione delle strategie stesse
ponendo l’attenzione sul pericolo dell’iperottimizzazione dei trading
system.
. COME COSTRUIRE UN PORTAFOGLIO DI
ETF
Dopo aver parlato delle strategie operative nel capitolo precedente, vediamo
come combinarle insieme per costruire un portafoglio di ETF.
Prima però facciamo un breve excursus sulle asset class e sulla
pianificazione finanziaria
6.1. ASSET CLASS e PIANIFICAZIONE FINANZIARIA

Iniziamo parlando delle Asset Class che sono definite come delle classi di
investimenti finanziari che possono essere identificate in base a delle
caratteristiche peculiari.
Le asset class principali sono 5: azioni, obbligazioni, materie prime,
immobiliare e liquidità.
Tutte le asset class devono essere presenti all’interno di un portafoglio;
ognuna di esse ha determinate caratteristiche e svolge un determinato ruolo
all’interno del portafoglio. Combinando opportunamente le varie asset class
si ottengono i risultati desiderati.
Ecco le principali caratteristiche delle asset class:
AZIONI Hanno generalmente elevata volatilità
quindi sono quelle che contribuiscono
maggiormente a far salire (e scendere)
le performance del portafoglio
OBBLIGAZIONI Sono lo strumento principe per dare
stabilità al portafoglio e minimizzare la
volatilità ed il drawdown.
MATERIE PRIME Sono generalmente considerate un bene
(ORO, ARGENTO) rifugio quindi tendono ad apprezzarsi
quando sul mercato azionario è
percepita una possibile recessione o un
rallentamento economico; in questo
senso tendono a compensare le cadute
dell’azionario
IMMOBILIARE L’investimento immobiliare tende ad
essere poco correlato rispetto alle altre
asset class; in questo senso tende a
stabilizzare nei momenti di crisi
dell’azionario
LIQUIDITA’ Nei momenti di panico del mercato, la
liquidità è l’unica asset class vincente. È
inoltre fondamentale per sfruttare le
eventuali occasioni che si possono
presentare

Come si combinano insieme le asset class? Quanto azionario bisogna avere


in portafoglio?
Non esiste una risposta univoca alla domanda; tutto dipende dall’obiettivo
finanziario dell’investitore.
Sostanzialmente quello che dovrebbe essere fatto da ogni investitore prima
di acquistare qualsiasi strumento finanziario è identificare il proprio grado
di rischio, il proprio obiettivo di rendimento e le tempistiche entro cui
ottenere tale risultato; ovviamente questi 3 parametri sono collegati tra loro.
In base alla propria pianificazione finanziaria, si potrà quindi scegliere le
strategie ed in quali percentuali combinare le asset class.
Come linea guida, ecco un paio di regolette pratiche che si trovano in
letteratura per definire la percentuale azionaria massima di ogni portafoglio:
1. Quale è la perdita percentuale massima che pensi di poter
sopportare? Se tale valore è A, allora la parte azionaria non deve
superare 2.5*A.
Ad esempio, se tu accettassi una perdita massima del 20% allora
potresti tenere una quota azionaria massima del 50% (cioè
20%*2.5=50%)
2. Quale è la tua età? Se tal valore è Y, allora la parte azionaria non
deve superare 100-Y.
Ad esempio, se hai 30 anni, la quantità di azionario può arrivare fino al
70% (cioè 100-30=70).
In linea generale per un investitore medio si consiglia di non investire più
del 50% in ETF azionari se non per brevi periodi di tempo.
Tendenzialmente si cerca di rimanere entro i seguenti limiti:
azionario 0%-50%
obbligazionario 0%-100%
materie prime (oro, argento) 0%-30%
immobiliare 0%-10%
liquidità 0%-100%

APPROFONDIMENTI
A prescindere dalla quantità di quota azionaria da inserire nei portafogli,
quanto sarebbe opportuno investire di tutto il patrimonio a mia
disposizione?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda poiché ognuno ha le
proprie esigenze personali; sicuramente mi sento di dire che sarebbe
opportuno avere sul proprio conto corrente almeno una quantità di denaro
tale da permetterti di vivere per i prossimi 12 mesi. Se poi abbiamo in
previsione delle spese pianificate (es. matrimonio, acquisto auto, ecc.)
allora è necessario aumentare tale riserva.
6.2. CORRELAZIONE

Nel paragrafo precedente abbiamo già visto che alcune asset class hanno la
peculiarità di muoversi in direzione opposta; ad esempio durante i momenti
di incertezza del mercato, generalmente l’oro tende ad apprezzarsi mentre
l’azionario tende a deprezzarsi.
Se fossimo interessati ad inserire due ETF nel nostro portafoglio e
volessimo determinare se l’andamento dei prezzi degli ETF sono in quale
modo legati, allora dobbiamo ricorrere al concetto statistico di
“Correlazione”.
La correlazione indica infatti il rapporto di reciproca dipendenza tra due
variabili; essa può essere:
- Positiva: le due variabili si muovono nella stessa direzione (variabili
correlate)
- Negativa: le due variabili si muovono in direzione opposta (variabili
anticorrelate)
- Nulla: le due variabili si muovono in maniera indipendente (variabili
non correlate)

Per calcolarsi la correlazione tra due parametri e nello specifico tra due
serie di prezzi di ETF, verrà mostrato di seguito una semplice procedura con
Excel. Esistono in commercio strumenti più evoluti del procedimento che
verrà spiegato; ad ogni modo questo metodo può essere utile per
confrontare ETF per i quali non è semplice reperire informazioni statistiche
sul web.
1° PASSO – cercare la serie storica dei prezzi dell’ETF desiderato da Yahoo
Finance tramite il pulsante “Dati Storici” (vedi figura sotto).
Figura 34

2° PASSO – Impostare il periodo temporale maggiore possibile e scaricare i


dati; verrà salvato sul computer un file con estensione .csv; questo file
andrà importato in Excel e, se necessario, andrà opportunamente modificato
per avere tutti i dati in colonne separate; andremo poi a lasciare solo le
colonne relative alla data e al prezzo di chiusura giornaliero.
Figura 35

3° PASSO – in un unico file Excel andranno messi i dati relativi ai due ETF
che si vogliono confrontare prestando attenzione al fatto che i periodi
temporali dei due ETF siano uguali; si utilizzerà quindi la funzione
“CORRELAZIONE” di Excel (o “CORREL” se si ha la versione inglese)
così come mostrato negli esempi che seguono.
La prima tabella mostra una serie di dati giornalieri relativi agli ETF PHAU
(oro fisico) e IUSA (S&P 500); la correlazione storica tra le due serie dal
2007 al 2019 è di circa 0.43 quindi i due sottostanti non sempre si muovono
nella stessa direzione; se avessimo limitato il calcolo della correlazione ai
periodi di maggiore crisi del mercato azionario avremmo visto una
correlazione ancora più bassa, forse addirittura negativa.
Figura 36

Questa seconda tabella mostra una serie di dati giornalieri relativi agli ETF
IWRD (azionario MSCI World) e IUSA (S&P 500); la correlazione storica
tra le due serie dal 2008 al 2019 è di 0.99 quindi i due sottostanti si
muovono praticamente in sincronismo; questo non deve stupire sia perché
entrambi i sottostanti appartengono alla medesima asset class (azioni) sia
perché il paniere MSCI World ha un’esposizione molto alta verso il mercato
americano.
Figura 37

Infine, giusto per scopi didattici, di seguito mostriamo una serie di dati
giornalieri relativi agli ETF IPRP (immobiliare europeo) e una serie di
numeri pseudo-casuali generati con algoritmo randomico. Ovviamente in
questo caso non esiste alcun legame tra le due serie di dati ed infatti la
correlazione storica risulta essere di 0.017, quindi i due sottostanti si
muovono praticamente in maniera indipendente.

Figura 38
Esistono su internet diversi strumenti e tool gratuiti per poter calcolare la
correlazione tra serie di dati e tra diversi asset class. Con riferimento al solo
mercato americano, riportiamo sotto una tabella estratta dal sito
www.portfoliovisualizer.com in cui sono mostrate le correlazioni tra le
principali asset class. Questa tabella può essere utile per combinare
opportunamente le asset class all’interno dei propri portafogli.
Figura 39
6.3. DIVERSIFICAZIONE

Prima di iniziare a vedere alcuni esempi di portafogli, è bene ricordare


nuovamente che l’obiettivo principale di questa attività è assemblare degli
strumenti/strategie che nel loro complesso riescano a far fruttare il proprio
patrimonio minimizzando la volatilità ed il rischio.
Una delle regole principali per ridurre la volatilità è diversificare.
La diversificazione dovrebbe essere applicata a tutti i parametri: asset class,
strategia, area geografica, ecc.
È utile anche sottolineare che la diversificazione eccessiva non porta
benefici quindi non costruiremo portafogli con 100 ETF; diciamo che 3-7
ETF per ogni portafoglio sono più che sufficienti. Ricordiamo inoltre che
ogni ETF di fatto porta con sé automaticamente un certo grado di
diversificazione essendo replicante di un paniere di titoli.
Ovviamente la possibilità di diversificare si scontra con il budget che ogni
investitore ha a disposizione. Per questo motivo nei paragrafi successivi
abbiamo riportato alcuni esempi di portafogli partendo da quello “basic”
fino a quello “maximum case”. Ognuno potrà comunque personalizzarlo
come preferisce.
6.4. ESEMPI DI PORTAFOGLIO

Nei paragrafi che seguono verranno mostrati esempi di portafogli patendo


da quelli più semplici fino a quelli più evoluti e strutturati; ovviamente,
come già detto precedentemente, è opportuno che ogni investitore
personalizzi i portafogli sulla base delle proprie esigenze, della propria
propensione al rischio e della pianificazione finanziaria.

6.4.1. PORTAFOGLIO BASIC


Partiamo con un portafoglio base, ideale per chi ha poca liquidità da
investire.
Sottostanti:
Azionario globale (es. Lyxor MSCI World UCITS ETF D-EUR,
ISIN FR0010315770)
Obbligazionario governativo globale (es. Xtrackers Global
Sovereign UCITS, ISIN LU0908508731)
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Gold, ISIN
JE00B1VS3770)
Immobiliare (es. iShares Developed Markets Property Yield, ISIN
IE00B1FZS350)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni singolo ETF
del nostro paniere e si acquisterà o venderà secondo il metodo “Trend
Following” descritto nel paragrafo 4.1.
Esempio:
Nella Figura 40 sono mostrati i grafici degli ETF azionario,
obbligazionario, oro, immobiliare descritti sopra; come si può vedere in
tutti e 4 i casi la media mobile veloce (tratteggiata) è sopra quella lenta
(tratto continuo) quindi la nostra strategia Trend Following ci direbbe che
dobbiamo essere investiti in ognuno di questi ETF.
Se la cifra che abbiamo destinato al nostro portafoglio è 10000 euro,
avremo un portafoglio così composto:
Azionario 2500 euro
Obbligazionario 2500 euro
Oro 2500 euro
Immobiliare 2500 euro
Liquidità 0 euro
Supponiamo che nelle prossime settimane si abbia una correzione del
mercato azionario tale da far andare la media mobile veloce dell’ETF
azionario sotto la media mobile lenta; supponiamo invece che per gli altri 3
ETF si mantenga la situazione attuale. Se durante il fine settimana si
verificherà la situazione sopra, allora il lunedì mattina venderemo l’ETF
azionario e tale cifra andrà destinata alla liquidità; il nostro portafoglio sarà
quindi così costituito:
Azionario 0 euro
Obbligazionario 2500 euro
Oro 2500 euro
Immobiliare 2500 euro
Liquidità 2500 euro
Supponiamo poi che tra qualche mese la situazione peggiori ulteriormente e
che anche l’obbligazionario e l’immobiliare inizino a scendere facendo
incrociare le medie mobili; ipotizziamo invece che l’oro si mantenga in
trend positivo. In tal caso il nostro portafoglio sarà quindi così costituito:
Azionario 0 euro
Obbligazionario 0 euro
Oro 2500 euro
Immobiliare 0 euro
Liquidità 7500 euro

Riassumendo, ogni fine settimana bisogna valutare ogni ETF a se stante ed


investire ¼ del capitale totale su ognuno di essi nel caso in cui verifichino i
requisiti della strategia “Trend Following”. Tutto quello che non viene
investito andrà messo in liquidità o in un ETF monetario.
Figura 40

6.4.2. PORTAFOGLIO RENDITA

Questo portafoglio si prefigge l’obbiettivo di distribuire lauti dividendi


periodici; i sottostanti e le strategie selezionate sono quindi scelti
opportunamente.
Questo portafoglio è ampiamente diversificato e costituito dall’insieme di 4
sottoportafogli; nell’ipotesi che voglia investire complessivamente 10000
euro, allora destinerei 3000 euro ciascuno per i portafogli 1 e 2 mentre
destinerei 2000 euro ciascuno ai portafogli 3 e 4.
PORTAFOGLIO 1-Trend following Europa Dividend
Sottostanti:
Azionario Europa Dividend (es. SPDR S&P Euro Dividend
Aristocrats UCITS ETF, ISIN IE00B5M1WJ87)
Obbligazionario Europa High Yield (es. Lyxor BofAML Euro
Short Term High Yield Bond, ISIN LU1617164998)
Obbligazionario governativo globale (es. Xtrackers Global
Sovereign UCITS, ISIN LU0908508731)
Immobiliare europeo (es. iShares European Property Yield, ISIN
IE00B0M63284)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni singolo ETF
del nostro paniere e si acquisterà o venderà secondo il metodo “Trend
Following” descritto nel paragrafo 4.1.

PORTAFOGLIO 2-Trend following USA Dividend


Sottostanti:
Azionario USA Dividend (es. SPDR S&P US Dividend
Aristocrats, ISIN IE00B6YX5D40)
Obbligazionario USA High Yield (es. iShares USD High Yield
Corporate Bond, ISIN IE00B4PY7Y77
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Silver, ISIN
JE00B1VS3333)
Immobiliare USA (es. SPDR Dow Jones Global Real Estate, ISIN
IE00B8GF1M35)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni singolo ETF
del nostro paniere e si acquisterà o venderà secondo il metodo “Trend
Following” descritto nel paragrafo 4.1.

PORTAFOGLIO 3-Rendita
Sottostanti:
Obbligazionario Europa High Yield (es. Lyxor BofAML Euro
Short Term High Yield Bond, ISIN LU1617164998)
Obbligazionario USA High Yield (es. iShares USD High Yield
Corporate Bond, ISIN IE00B4PY7Y77)
Obbligazionario Contingent Convertible (es. Invesco AT1 Capital
Bond Hedged, ISIN IE00BFZPF439)
Azionario USA MLP (es. L&G US Energy Infrastructure MLP,
ISIN IE00BHZKHS06)
Eni

Strategia utilizzata: Rendita (vedi paragrafo 4.2)


Operatività: l’ultimo giorno del mese si valuterà ogni ETF/azione del
nostro paniere e se sono presenti le condizioni grafiche secondo la
strategia “Rendita” descritta nel paragrafo 4.2, allora lo inseriremo in
portafoglio. La costruzione di questo portafoglio sarà lenta e graduale
nel tempo.

PORTAFOGLIO 4-Forza Relativa con Dividend Aristocrats


Sottostanti:
Azionario dividendo globale (es. SPDR S&P Global Dividend
Aristocrats, ISIN IE00B9CQXS71)
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Gold, ISIN
JE00B1VS3770)
Obbligazionario euro breve termine (es. Lyxor EuroMTS 1-3Y
Investment Grade, ISIN LU1650487413)
Strategia utilizzata: Forza Relativa (vedi paragrafo 4.5)
Operatività: l’ultimo giorno del mese si valuterà ogni ETF del nostro
paniere per capire quale dovrà essere presente in portafoglio secondo il
metodo Forza Relativa descritto nel paragrafo 4.5.

6.4.3. PORTAFOGLIO FULL


Questo portafoglio si prefigge di raggiungere un giusto mix tra crescita e
dividendi e di minimizzare il rischio grazie all’ottima diversificazione di
strategie, geografica e di asset class.
Questo portafoglio è costituito dall’insieme di 7 sotto-portafogli;
nell’ipotesi si voglia investire complessivamente 10000 euro, allora
destinerei 2000 euro ciascuno per i portafogli 1 e 2, 1500 euro per i
portafogli 3 e 4 mentre destinerei 1000 euro ciascuno ai portafogli 5,6 e 7.

PORTAFOGLIO 1-Trend following Europa


Sottostanti:
Azionario Europa (es. iShares Core EURO STOXX 50 Acc, ISIN
IE00B53L3W79)
Obbligazionario Europa High Yield (es. Lyxor BofAML Euro
Short Term High Yield Bond, ISIN LU1617164998)
Obbligazionario Europa medio termine (es. Lyxor EuroMTS 5-7Y
Investment Grade, ISIN LU1287023003)
Immobiliare europeo (es. iShares European Property Yield, ISIN
IE00B0M63284)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni ETF del
nostro paniere e se il grafico presenta un trend positivo (secondo il
metodo Trend following descritto nel paragrafo 4.1), allora lo
inseriremo in portafoglio. Come visto nei casi precedenti, tutto quello
che non viene investito va messo in liquidità.
PORTAFOGLIO 2-Trend following USA
Sottostanti:
Azionario USA (es. iShares Core S&P 500 Acc, ISIN
IE00B5BMR087)
Obbligazionario USA medio termine (es. iShares USD Treasury
Bond 7-10yr, ISIN IE00B1FZS798)
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Silver, ISIN
JE00B1VS3333)
Immobiliare USA (es. SPDR Dow Jones Global Real Estate, ISIN
IE00B8GF1M35)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni ETF del
nostro paniere e se il grafico presenta un trend positivo (secondo il
metodo Trend following descritto nel paragrafo 4.1), allora lo
inseriremo in portafoglio

PORTAFOGLIO 3- Trend following Emerging


Sottostanti:
Azionario Emergenti (es iShares BRIC 50, ISIN
IE00B1W57M07)
Obbligazionario Emergenti (es. PIMCO EM Advantage Local
Bond, ISIN IE00BH3X8336)
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Gold, ISIN
JE00B1VS3770)
Immobiliare Asia(es. iShares Asia Property Yield, ISIN
IE00B1FZS244)
Liquidità (es. Lyxor Smart Cash UCITS, ISIN LU1190417599)
Strategia utilizzata: Trend Following (vedi paragrafo 4.1)
Operatività: durante ogni fine settimana si valuterà ogni ETF del
nostro paniere e se il grafico presenta un trend positivo (secondo il
metodo Trend following descritto nel paragrafo 4.1), allora lo
inseriremo in portafoglio
PORTAFOGLIO 4- Rendita
Sottostanti:
Obbligazionario Europa High Yield (es. Lyxor BofAML Euro
Short Term High Yield Bond, ISIN LU1617164998)
Obbligazionario USA high Yield (es. iShares USD High Yield
Corporate Bond, ISIN IE00B4PY7Y77)
Obbligazionario contingent convertible (es. Invesco AT1 Capital
Bond Hedged, ISIN IE00BFZPF439)
Obbligazionario corporate emergenti (es iShares J.P. Morgan
USD EM Corporate Bond, ISIN IE00B6TLBW47)
Strategia utilizzata: Rendita (vedi paragrafo 4.2)
Operatività: l’ultimo giorno del mese si valuterà ogni ETF del nostro
paniere e se sono presenti le condizioni grafiche secondo la strategia
“Rendita” descritta nel paragrafo 4.2, allora lo inseriremo in
portafoglio. La costruzione di questo portafoglio sarà lenta e graduale
nel tempo.

PORTAFOGLIO 5-Forza Relativa con Tecnologici


Sottostanti:
Azionario tecnologia (es. iShares Nasdaq 100, ISIN
IE00B53SZB19)
Materia prima fisica (es. ETFS Physical Gold, ISIN
JE00B1VS3770)
Obbligazionario USA breve termine (es. iShares USD Treasury
Bond 1-3yr, ISIN IE00B14X4S71)

Strategia utilizzata: Forza Relativa (vedi paragrafo 4.5)


Operatività: l’ultimo giorno del mese si valuterà ogni ETF del nostro
paniere per capire quale dovrà essere presente in portafoglio secondo il
metodo Forza Relativa descritto nel paragrafo 4.5.
PORTAFOGLIO 6-PAC macrotrend
Alcuni esempi di ETF tra cui scegliere:
Cyber security (es. L&G Cyber Security, ISIN IE00BYPLS672)
Automation and robotics (es. L&G ROBO Global Robotics and
Automation, ISIN IE00BMW3QX54)
Responsabilità sociale (es. UBS MSCI World Socially
Responsible, ISIN LU0629459743)
Intelligenza artificiale (es. WisdomTree Artificial Intelligence,
ISIN IE00BDVPNG13)
Blockchain (es. First Trust Indxx Innovative Transaction, ISIN
IE00BF5DXP42)
Acqua (es. iShares Global Water, ISIN IE00B1TXK627)
Energia pulita (es. iShares Global Clean Energy, ISIN
IE00B1XNHC34)

Strategia utilizzata: PAC (vedi paragrafo 4.3)


Operatività: il primo giorno del mese si acquista una piccola quota di
uno o più sottostanti in funzione delle proprie disponibilità finanziarie
secondo il metodo PAC descritto nel paragrafo 4.3. Bisogna però
considerare che tutti i sottostanti sono azionari quindi è necessario
valutare correttamente quanto investire per non sbilanciare troppo la
quota azionaria. In alternativa si può valutare se inserire un ETF su un
macrotrend di un’asset class differente (esempio Green Bond)

PORTAFOGLIO 7-Value
Sottostanti:
7-10 years treasury bond (es. iShares USD Treasury Bond 7-10yr,
ISIN IE00B1FZS798)
US stock market (es. Vanguard S&P 500, ISIN IE00B3XXRP09)

Strategia utilizzata: Value (vedi paragrafo 4.7)


Operatività: l’ultimo giorno dell’anno si valuterà l’indice Shiller
Price/Earning e si deciderà come bilanciare i due ETF in portafoglio in
accordo alla strategia “Value” mostrata nel paragrafo 4.7.

6.4.4. IL TUO PORTAFOGLIO


Così come è possibile sviluppare un proprio trading system, allo stesso
modo è possibile crearsi un proprio portafoglio.
Gli esempi sopra infatti servono solo per dar dare alcuni spunti ma è
opportuno che ognuno personalizzi il proprio portafoglio in funzione dei
propri obiettivi personali.
Ad esempio se si preferisce mantenere un atteggiamento più prudente, si
possono togliere gli ETF obbligazionari High Yield e sostituirli con ETF
obbligazionari Investment Grade. Oppure se sono attesi tassi d’interesse in
crescita, si possono scegliere ETF obbligazionari con più breve duration.
Anche in questo caso è opportuno valutare i seguenti aspetti:
1. Attenzione a non sbilanciare troppo l’asset allocation: bisogna
ricordarsi la regola empirica della massima perdita che si riesce a
sopportare per capire quale è la massima quota da destinare alla
parte azionaria; si raccomanda di non ricercare a tutti i costi il
massimo profitto andando incontro a rischi troppo elevati.
2. Per mantenere l’asset allocation ideale, è necessario ribilanciare il
portafoglio ogni tanto, quindi vendere le asset class che sono
cresciute molto e comprare quelle che sono scese molto.
Generalmente è sufficiente un ribilanciamento annuale.
3. Come già raccomandato, una volta che si è definito un portafoglio
e una strategia, è necessario seguire le regole in maniera rigorosa
senza modificare in continuazione i sottostanti e le strategie.
Bisogna cercare di lavorare bene in fase di costruzione del
portafoglio mantenendo un’asset allocation consistente con la
propria pianificazione finanziaria ed i risultati arriveranno; questo
non significa che non si possano apportare migliorie con il tempo
ma bisogna cercare di apportare le modifiche a mente fredda e di
non agire nei momenti di panico del mercato.
APPROFONDIMENTI
A parità di benchmark, ci sono diversi ETF disponibili e acquistabili su
Borsa Italiana. Quali sono i criteri per la scelta del miglior ETF?
Gli ETF non sono tutti uguali. A titolo di esempio, ecco un estratto della
lista che appare dal sito www.Justetf.com ricercando gli ETF azionari di
Borsa Italiana che hanno come sottostante l’indice MSCI World

Figura 41

Tipicamente i principali parametri da tenere in considerazione sono:


TER%: il costo complessivo del fondo deve essere ovviamente il più
basso possibile.
Dimensione del fondo: i fondi più grandi sono generalmente più
liquidi e quindi hanno uno spread minore.
Data di lancio: cercare di scartare (se possibile) i fondi troppo
giovani.
Politica di distribuzione: chi desidera avere delle cedole/dividendi
preferirà gli ETF a distribuzione, chi desidera una migliore efficienza
fiscale preferirà gli ETF ad accumulazione.

CAPITOLO 5 – COME COSTRUIRE UN PORTAFOGLIO DI ETF

Concetti da ricordare:
Dopo aver mostrato le strategie operative nel capitolo precedente, in
questo capitolo ci siamo soffermati su come “combinare” insieme le varie
strategie.
Particolare attenzione è stata data alla necessità di scegliere asset class
che siano quanto più possibile decorrelate tra di loro.
Per minimizzare il rischio, è stato anche evidenziato come sia opportuno
differenziare i portafogli non solo in termini di asset class ma anche di
strategia, posizione geografica, ecc.
Sono stati infine forniti alcuni esempi pratici di portafogli semplici e
complessi ottenuti unendo insieme diverse strategie e sottostanti.
CONCLUSIONE

Siamo giunti alla conclusione di questo manualetto; spero che nella lettura
il lettore abbia trovato informazioni e spunti di investimento interessanti per
i propri risparmi.
Come già ripetuto più volte, sono convinto che gli ETF siano uno strumento
finanziario fondamentale per tutti i tipi di investitori per la grande
versatilità, trasparenza, facilità di uso ed economicità.
Inoltre le diverse strategie che ti sono state proposte mostrano anche come
sia possibile ottenere degli ottimi risultati con metodi semplici e che
impegnano poco tempo.
Nel libro abbiamo cercato di semplificare alcuni passaggi per renderli più
leggeri e per concentrami maggiormente sulla parte pratica ed operativa;
per approfondimenti e dettagli sono riportati nel testo ed in bibliografia
alcuni riferimenti che speriamo possano essere utili per approfondire
ulteriormente la materia.

Buon investimento a tutti!


Questo libro ha scopo puramente informativo e didattico. L’autore non
svolge l’attività di promotore o consulente finanziario e non è iscritto
all’albo dei promotori finanziari; le strategie riportate in questo libro sono il
frutto di anni di studio e applicazioni ma non costituiscono una garanzia dei
medesimi risultati economici. L’autore ha messo la massima cura
nell’elaborazione del libro e ritiene che il suo contenuto sia attendibile ma
declina ogni responsabilità su eventuali inesattezze dei dati riportati e
chiunque investa i propri risparmi prendendo spunto dalle indicazioni
riportate lo fa a proprio rischio e pericolo. Questo libro non costituisce un
servizio di consulenza né una sollecitazione al risparmio o a qualsivoglia
forma di investimento. I risultati presentati sono aggiornati a novembre
2019. I risultati passati non costituiscono alcuna garanzia relativamente di
possibili performance future. In virtù dell’inevitabile volatilità dei mercati,
si sottolinea inoltre che l’attività di trading e di investimento comporta
notevoli rischi economici e pertanto il lettore è l’unico ed esclusivo
responsabile di ogni sua decisione operativa. I diritti di riproduzione,
parziale o totale, dei contenuti del libro possono essere concessi solo dietro
citazione esplicita della fonte.
RISORSE E LINK UTILI
SITI UTILI

- Borsa Italiana (https://www.borsaitaliana.it)


- JustETF (https://www.justetf.com)
- Etfreplay (https://www.etfreplay.com)
- Morningstar (https://www.morningstar.com)
- ETF (https://www.etf.com/)
- Goldprice (https://goldprice.org/)
- Portfolio Visualizer (https://www.portfoliovisualizer.com.)
- Investopedia (https://www.investopedia.com/)
- Multipl (https://www.multpl.com/)
- GuruFocus (https://www.gurufocus.com/)
- Home page dei vari emittenti (Amundi, Invesco, Ishares, Lyxor,
Ossiam, SPDR, UBS, Vanguard, Wisdom Tree, XTrackers, ecc.)
LIBRI

- “The ETF Book: All You Need to Know About Exchange-Traded


Funds” Richard A. Ferri
- “The Intelligent Asset Allocator: How to Build Your Portfolio to
Maximize Returns and Minimize Risk” William J. Bernstein
- “The exchange-traded funds manual” John Wiley & Sons
- “Analisi tecnica dei mercati finanziari” J.J. Murphy
GLOSSARIO

Asset class: particolari classi di investimenti finanziari che


possono essere identificate in base ad alcune proprie
caratteristiche peculiari.
Backwardation: una situazione di mercato dove il prezzo spot è
superiore ai prezzi futuri, impliciti nei corrispondenti contratti
futures. È la situazione inversa rispetto al contango.
Benchmark: parametro oggettivo di riferimento per confrontare le
performance dell’ETF. Tipicamente è un indice di mercato, ad
esempio l’indice S&P500
Breakout: in analisi tecnica indica la situazione in cui il grafico di
uno strumento finanziario supera un valore di resistenza o sfonda
un’area di supporto dei prezzi.
Contango: una situazione di mercato dove il prezzo spot è
inferiore ai prezzi futuri, impliciti nei corrispondenti contratti
futures; gioca un ruolo molto importante negli ETC non fisici ed
in altre tipologie di ETF (es. ETF su indici di volatilità)
Correlazione: relazione tra due variabili tale che a ciascun valore
della prima corrisponda un valore della seconda; può essere
positiva (se le due variabili si muovono nella stessa direzione),
negativa (se si muovono in direzione opposta) o nulla (se i
movimenti di una variabile sono indipendenti dall’altra)
Current ratio: rapporto tra attività correnti e le passività correnti;
esso esprime la capacità dell’azienda di far fronte alle uscite
correnti a breve, con le entrate correnti generate dalle attività a
breve
Delisting: cancellazione di un ETF su richiesta dell’emittente
Diversificazione: processo per cui si cerca di variegare i prodotti,
le asset class, le strategie operative per ridurre il rischio
finanziario .
Dividend Payout ratio: rapporto tra dividendi distribuiti e gli utili
di una azienda; è un indice della sostenibilità del dividendo
Drawdown: misura della correzione di una equity line tra un
massimo relativo e un minimo relativo. È un indicatore di rischio
dello strumento finanziario e rappresenta la perdita massima
maturata.
EONIA: acronimo di Euro OverNight Index Average, il tasso di
interesse medio al quale una selezione di banche europee si
concede reciprocamente prestiti in euro per un periodo di 1
giorno.
ETC: acronimo di Exchange Traded Commodities, strumenti
finanziari emessi a fronte dell'investimento diretto dell'emittente o
in materie prime fisiche o in contratti derivati su materie prime
ETF: acronimo di Exchange Traded Fund, tipologia di fondo
d’investimento o Sicav
ETN: acronimo di Exchange Traded Notes
Future: contratti aventi una determinata scadenza che sanciscono
l'impegno a un acquisto differito a un prezzo prefissato.
Hedged: caratteristica di uno strumento finanziario di essere
coperto dal rischio cambio
Interesse composto/compounding effect: effetto dovuto alla
matematica algebrica di cui tener conto nel caso si utilizzino ETF
a leva poiché può comportare rendimenti peggiori del previsto in
caso di mercato laterale
Investimento: utilizzo del proprio capitale per acquistare beni
materiali o prodotti finanziari con lo scopo di ottenere un profitto
in un arco temporale ampio.
Isin: acronimo di acronimo di International Securities
Identification Number, è un codice internazionale che identifica
univocamente gli strumenti finanziari
KIID: acronimo di Key Investor Information Document; è il
documento che raccoglie le informazioni significative per
l’investitore e che va consultato prima di acquistare un ETF
insieme al Prospetto ed al Documento di Quotazione.
OICR: acronimo di organismi di investimento collettivo del
risparmio, sono organismi che investono somme di denaro
raccolte tra il pubblico di risparmiatori in determinati strumenti
finanziari
P/E ratio: indica il rapport Price/Earning (o Prezzo/Utili); è un
indicatore economico semplificato relativo alla sopravalutazione
o sottovalutazione di un titolo
Performance total return: tasso di rendimento totale di un
investimento in un determinato arco temporale; si intende
inclusivo di interessi, dividendi, cedole, ecc.
Replica fisica: metodo utilizzato dall’emittente per replicare le
performance di un sottostante per mezzo dell’acquisto fisico dei
componenti del paniere benchmark
Replica passiva: caratteristica degli ETF si replicare le
performance del sottostante.
Replica sintetica: metodo utilizzato dall’emittente per replicare le
performance di un sottostante per mezzo della sottoscrizione di un
contratto swap con una controparte bancaria
Rolling: processo per cui alla scadenza di un future, per
mantenere il capitale investito sul medesimo sottostante, è
necessario aprire una nuova posizione con una scadenza più
lunga.
Shiller P/E ratio: indicatore noto anche come P/E10 ratio, è
definito come il rapporto tra il prezzo e la media degli utili degli
ultimi 10 anni corretti dell’inflazione
Sicav: acronimo di società di investimento a capitale variabile, è
una società avente per oggetto esclusivo l'investimento collettivo
del patrimonio raccolto mediante l'offerta al pubblico di
proprie azioni
Speculazione/Trading: utilizzo del proprio capitale per acquistare
e vendere prodotti finanziari con lo scopo di ottenere un profitto
nel breve periodo sfruttando la volatilità del mercato.
Spread (Bid- Ask): indica la differenza tra la migliore proposta in
acquisto e la migliore proposta in vendita
Stop loss: strategia finalizzata a salvaguardare il capitale investito
limitando le perdite ad un valore percentuale definito
dall’investitore.
Ter: acronimo di Total Expense Ratio, è un indicatore sintetico del
costo dei fondi di investimento calcolato mediante il rapporto fra
gli oneri posti a carico del fondo e il patrimonio medio dello
stesso
Trailing stop: particolare tipo di stop loss che segue i movimenti
del mercato. Identifica la percentuale massima di movimento
negativo di un titolo a partire dal suo massimo relativo.
UCITS: acronimo di Undertakings for Collective Investment in
Transferable Securities, è la direttiva dell’Unione europea per i
fondi con domicilio nell’UE avente l’obiettivo di rendere più
trasparenti le regole all’interno dell’Ue. I fondi che seguono
questa direttiva si dicono Fondi Armonizzati.
[1]
Per “benchmark” si intende un parametro oggettivo di riferimento per confrontare le
performance dell’ETF. Tipicamente è un indice di mercato, ad esempio l’indice S&P500
[2]
[3]
Per “spread” si intende la differenza tra il prezzo richiesto dal venditore per un titolo (ask) e
quello che un compratore è disposto a pagare per quello stesso titolo (bid). Nel caso di ETF è
importante operare con ETF molto liquidi poiché garantiscono uno spread generalmente più
basso e quindi consentono all’investitore di massimizzare il profitto.
[4]
Per “Dividend Aristocrats” si intendono quei titoli azionari dell’indice S&P 500 che hanno
pagano dividendi crescenti negli ultimi 25 anni.
[5]
Per “EONIA” si intende il tasso di interesse medio al quale una selezione di banche europee
si concede reciprocamente prestiti in euro per un periodo di 1 giorno. EONIA è l’acronimo di
Euro OverNight Index Average
[6]
Per ragioni semplificative, sono stati definiti gli ETC come degli ETF su materie prime; in
realtà gli ETC fanno parte degli ETN. Sia gli ETN che gli ETF fanno parte degli ETP
(Exchange Traded Product). Per le finalità di questo manuale, non è necessario spiegare tale
differenza ma chi fosse interessato può trovare i dettagli sul sito di Borsa Italiana.
[7]
Le rendite finanziarie sono costituite da due categorie non compensabili tra loro: redditi di
capitale e redditi diversi.
Sono riconducibili a reddito da capitale: dividendi azionari, cedole obbligazionarie, proventi da
ETF armonizzati e fondi.
Sono riconducibili a reddito diverso: proventi/perdite da vendita di future/azioni, obbligazioni,
ETF non armonizzati, ETC, certificati, cedole certificati.
[8]
NYSE è l’acronimo di New York Stock Exchange ovvero la borsa di New York.
[9]
Facciamo un esempio per spiegare cos’è il rolling e quali sono i costi legati ad esso:
supponiamo di aver acquistato un ETC sul caffè. In tal caso è come se avessimo acquistato un
contratto future sulla prima scadenza disponibile. Nel caso in cui desiderassimo rimanere
investiti sul caffè oltre la data di scadenza del future, dovremmo chiudere il nostro contratto ed
aprire una nuova posizione con una scadenza più lunga. Questo processo prende il nome
di “rolling” e può comportare un costo (contabilizzato nell’ETC) qualora il prezzo della
materia prima abbia un prezzo maggiore alla scadenza più lunga.

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