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ORTONA nella Storia e nella Religione DIRETTORE RESPONSABILE: ELIGIO CUCCIONITTI ARTI GRAFICHE - ORTONA NUMERO UNICO COMMEMORATIVO PER LA RICONSACRAZIONE DELLA CATTEDRALE BASILICA DI S. TOMMASO APOSTOLO NEL DCXCI ANNIVERSARIO DELLA TRASLAZIONE DELLE RELIQUIE DELL’ APOSTOLO A CURA DEL COMITATO DEI FESTEGGIAMENTI ORTONA - 6 SETTEMBRE 1949 FEDELI, Quando, il 24 maggio 1946 mettevo per ta prima volta piede in questa martoriata cittd, per prendere possess canonico della Digeesi assegnatami dalla benevolenza paterna del S. Padre, mi fa Paorvata P amara sorpresa di compiere it S. Rito al Largo S. Tom maso, perché la vetusta Basilica-Cattedrale dell’ Apostolo era ridotta ad un cumulo di macerie. E, quando finita la S. Cerimonia, mi awiai all’ Episcopio, ron pote! pitt trattenere le lagrime, vedendo che il suo Iugubre an- drone era ormai la vostra Chiesa-madre ! : Promisi allora al Signore che avrei silenziosamente lavorato con tutte le mie energie per ta sollecita ricostruzione del Suo Tempio. E, continuando U opera solertemente intrapresa dal mio compianto Prodecessore, servendomi dell autoriti del mio ministero, della conoscenza personale di veechi amici e dell’ apprezzata cortesia degli Uffici competenti del centro ¢ della periferta, ho procurato a me sda vot T inesprimibile gioia di vedere risorta, pili maestosa di prima, ta chiesa che ~ se per tutti’ casa di preghiera ¢ di amore - per gii Ortonesi & anche centro della loro storia ¢ della loro ci vilta indubbiamente cristiana. ‘Alla vigilia della riconsacrazione del Tempio e della sua uf ficiate riapertura al pubblico cult, rivolgo umilmente il mio pensiero di ringraziamento a Dio, datore di ogni bene, @ Lo supplico che “in questo sacro luogo, dia a tutti la Sua sospirata pace ! Mt quanti hanno cooperato ad affrettare questo. giorno, dagli ‘Autorevoli Uomini di Governo al pitt umile Lavoratore, la mia sentita riconoscenza. ‘A Sua Eminenza Rev.ma, il Signor Cardinale FEDERICO TEDESCHINI, che - con cuore abruzzese - ritorna per la terza volta in mezzo a noi per onorare di Sua presenza ed illustrare con fo splendore della Porpora Romana ta nostra festa di famiglia, portandoci ta special? benedizione del S. Padre, il sentito omaggio della Diocesi. A tutti, anche a quelli che hanno deviato dalla retta via, TV’ augurio che la risorta Cattedrale di S. Tommaso sia L inizio della ricostruzione spirituale, della quale tutti sentiamo ed abbiamo profondo bisogno. + Gioacchino Di Leo - Vescovo di Ortona ‘“Areivescovo di Lanciano S7S-FlO All TE NOS LAETANTES VENERAMUR, SUMMESACERDOS: QUAESUMUS, AEVO ADSIS QUOD FATA PERHORRIDA TERRENT. NAVICULAM PETRI QUASSANT AQUILO ET MARE MULTUM: TU REGE, DUX VIGILANS, DUCTORQUE PATERQUE PIORUM. THOMAS DE LUCA SALUTO a Sua Em. il Cardinale Federico Tedeschini Se mi fu gaudio, spesso, I’ alcaico verso per inni di Fede, or giubili di pit sul purpureo fulgore, anzi, pit sull’ intellettiale valor ch’ esalta Te, in Roma, Principe insigne a fianco del Sommo Aniistite, o pio Cardinal Tedeschini, ch’ or sul mare Ortona mia saluta. Ecco, e dall’ Urbe giungi. Tra cantici festivi e il plauso di tutto il popolo, alla Basilica risorta suggel dai di pit sacre “Encenie,, Cosi, negli evi, “Di celeberrimo,, riscolpiremo con indelebile scultura il “Di sesto Settembre, quale gia fu scritto in un lontano “VI di Settembre, che il navil reduce qua, d’Acciaiuoli, ci addusse in premio di Fede, da Scio ! Uina Sacra di San Tomaso, gloria nostra, Ave! EVANDRO MARCOLONGO S. Em. il Card. F. TEDESCHINI DATARIO DI S.S. PIO XII CNS: Biografia del Card. TEDESCHINI IL CARDINALE FEDERICO TEDESCHINI nacque in Antrodoco di Abruzzo il 12 ottobre 1873. : Nel 1884 entrd nel Seminario diocesano di Rieti, per compiervi gli studi ginnasiali, al termine dei quali- poiché si era distinto sugli altri per spiccate qualita intellettuali - fu mandato dai superiori diocesani a Roma. Qui fu alunno prima del Pontificio Seminario Romano, poi del Pontificio Seminario Pio dove, compiuti brillantemente gli studi filosofici € teologici, consegui le lauree in Filosofia, in sacra Teologia, in Utroque Jure e, da ultimo, il Diploma in filologia. Il 25 luglio del 1896 fu ordinato Sacerdote nella Basilica Cattedrale di Rieti, dove nel giugno 1898 fu nominato per concorso Canonico Teologo. Nel 1901 il Papa Leone XIII lo fece chiamare come Minutante nella Segreteria di Stato, Qui ebbe a conoscere Mons, Giacomo della Chiesa, allora Sostituto della Segreteria di Stato, dal quale fu iniziato ai delicati & difficili compiti della diplomazia. Durante questo periodo, che durd fino al 1908, Mons. Della Chiesa ebbe modo di conoscere da vicino e profondamente le eminenti qualita del giovane minutante, tal che nel 1908 S. S. Pio X volle promuoverlo Cancelliere dei Brevi Apostoli Morto il Pontefice Pio X nel 1914, e successogli il Cardinale Giacomo Della Chiesa (che intanto era stato nominato Arcivescovo di Bologna), questi non appena sali sul Trono Pontificio col nome di Benedetto XV, volle chiamare all’ alta carica di Sostituto della Segreteria di Stato il suo antico ed apprezzato collaboratore, Mons. Tedeschini, che ora, con la nuova nomina, diveniva collaboratore diretto dal Cardinale Segretario di Stato, E.mo Gaspari. Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) Mons. Tedeschini pote manifestare le preclare virti del sto animo e del suo intelletto nell’ organiz~ zazione e nella assistenza alle Opere Pontificie di soccorso a tutti i paesi colpiti dalla guerra, dalla distruzione e dalla fame, specialmente alla Russia, Il 30 aprile 1921 Benedetto XV, eleggendo Mons. Tedeschini alla sede Arcivescovile Titolare di Lepanto, 10 nomind Nunzio Apostolico in Spagna e volle personalmente impartirgli la Consacrazione nella Cappella Sistina il 5 maggio 1921. Dal 1921 al giugno 1936 1’ Arcivescovo Mons. Tedeschini rimase in Ispagna, dove per ben 15 anni, (gli ultimi dei quali dal 1931 in poi, pieni di difficolta e di delicate responsabilita per i gravi avvenimenti politici che si susseguirono in quella Nazione ) con zelo, con oculata prudenza e con larghezza di vedute, di conoscitore dei tempi moderni, curd il bene della Chiesa Spagnola e, principalmente, si preoccupd della istituzione e diffusione dell’ Azione Cattolica, della quale potrebbe dirsi il fondatore in Spagna, dopo che era stato in Italia, durante le cariche della Segreteria di Stato, Assistente Generale della Gioventit Maschile, 11 Sommo Pontefice Pio XI, apprezzando profondamente I’ opera det Nunzio Mons, Tedeschini, nel Concistoro det 13° marzo 1933 lo cred Cardinale, riser- vandolo in «pectore», per poi pubblicarlo net Concistoro del 16 dicembre 1935, e assegnandogli il titolo di S, Maria della Vittoria, Nel giugno 1936 il neo Cardinale eletto lascia la Spagna e rientra a Roma, dove subito fu chiamato a far parte di diverse Sacre Congregazioni e Commissioni Pontificie. I 25 febbrain 1938, defunto I’ E.mo Card. Capotosti, il Sommo Pontefice Pio XI, nomind il Card. Tedeschini Suo Datario, annoveran- dolo, percid, fra i suoi Cardinali Palatini, che nell’ ordinamento attuale di Curia sono due: il Card. Datario e il Card. Segretario di Stato. Resasi vacante la carica di Arciprete di S. Pietro e di Prefetto della Basilica Vaticana, con la elevazione al Soglio Pontificio dell’ attuale Sommo Pontefice Pio XI, il Santo Padre, che nel passato, in Segreteria di Stato, aveva apprezzato le qualita intellettuali e spirituali del Card. Tedeschini,.volle chiamar- lo a succedergli nell’ Arcipretura di S. Pietro e nella carica di Prefetto’ della Rev, Fabrica di S. Pietro. Presentemente il Card, Tedeschini fa parte delle S. Congregazioni: Cén- cistorale, Sacramenti, Concilio, Riti, Cerimoniale, Affari Ecclesiastici Straordinari, Seminari e Universita degli Studi ¢ Rev. Fabrica di S. Pietro; del Supremo Tribunale della Signatura Apostolica; delle Commissioni Pontificie per I’ inter pretazione del Codice di Diritto Canonico, per I’ amministrazione dei Beni della Santa Sede, E’ protettore di numerosissimi Istituti e Congregazioni Religiose. Oggi, Egli torna a visitare la nostra citta, dopo esservi stato acclamato altre due volte, il 2 agosto 1942 ospite nell’antico Castello Aragonese € I'8 agosto del 1948 quando, alloggiando nell’ accogliente Villa della Brecciarola di Chieti dei fratelli Sbraccia, presenzid la Commemorazione del nostro illustre concit- tadino Gaetano Bernabeo in occasione della inaugurazione del risorto Ospedale, presenti ancora Ministri, Senatori, Deputati, Autorita, Scenziati ed ex alunni del compianto Maestro al cui nome I’ opera 8’ intitola. £C. 6 SETTEMBRE 1949 - Sua Em. il Card. F, TEDESCHINI INAUGURA LA RISORTA CATTEDRALE DI SAN TOMMASO APOSTOLO Divotamente, e pe la terza vote (*) écche turnéte a nu’ Iu Cardinéle, oggi, pe bbinidi la Cattidréle nghe na funzione di sulennite. La Cattidréta nostre arsciuscitéte chili belle, chiit spaziose, chit 'ligante, senza li ‘ndurature che ti 'ncante, ‘ma rilucente di simplicita. Luce Iu marme di la gradinéte eI’ Avitére arnéte chit ‘mpunente, luce lu marme di lu pavimente ‘fra nu biancore di festosita. Lu Baste dell’ Apistele gluriose, pur’ Esse pe sei anni senza tette, ritorne alla Custodia bbinidette ‘guardénne @ prutiggénne sta citta. E? festa dunque, oggi, pe Urtone, festa di fede, festa di surrise : si legge chiaramente in ogni vise ca queste & juorne di giucondita. E givia e gratitudine la gente prove pe 0 Eminenza Tedeschine che vede siempre prime a sé vicine nella titizzia e nell’ avversiti. Passe lu Cardinéle in-vesta rosce benedicenne *ntorne gni nu Sante, lu popele divote ¢ giubbitante, P applaudisce nghe ’spanzivita, O San Tumasse, Apéstele di Criste, nostre Patrone, nostre Prutittore, ~ ‘fa che rinasce a tutti éntr'a lu core: ‘fede, concordie, amore e caritd. Fa che Urtona nostre, siempre belle, risorge pure esse a vita nove e che li fifj tutti si cummove davanti a questa grande virité : ca sole nghe la pace e nghe 'amore la vita é belle e nasce la spiranze; ca sole nghe la fede ¢ la custanze Urtona chit ridente arsorgeri! LUIGI DOMMARCO (*) 2 agosto 1942, 8 agosto 1948, 6 settembre 1949, 8 Sek Mons. Gioacchino Di Leo I’ VESCOVO della RICOSTITUITA DIOCESI di ORTONA Ce - Cenni biografici di’ S. E. Mons. G. Di Leo $. E, Mons. Gioacchino Di Leo, Vescovo di Ortona, Arcivescovo di Lanciano, Abate e Barone di Treglio, & nato a Palermo I" 11 Giugno 1887. Dopo aver trascorso gli anni di studio nel Seminario metropolitano di Palermo veniva ordinato Sacerdote il 10 luglio 1910 dalla grande anima del- VE.mo Card, Lualdi, Due anni dopo si addottorava in teologia. La sua aperta intelligenza attird ben presto I’ attenzione dei Superiori Ecclesiastici, i quali chiamarono il Di Leo a ricoprire in Seminario I’ incarico di Professore di Teologia morale (ufficio che disimpegnd sino alla venuta nella nostra Diocesi). Allo scoppiar della guerra mondiale D. Gioacchino Di Leo fu chiamato alle armi col grado di Ufficiale di Artiglieria. Si distinse in epiche giornate, finché venne fatto prigioniero e inviato ad un campo di concentramento in Germania. Passato il . * L’anno di fondazione dell’attuale Cattedrale & dungne, il 1127. I che si- gnifica che - oggi - essa conta ben ottocentoventidue anni: per cul @ la Cattedrale pitt antica della regione abruzzese-molisana. Se poi si tien conto che in detto anno essa fa ricostruita, mentre la costruzione primitiva era an- teriore di cingue o sei secoli, possiamo concludere e affermare che essa é anche una delle pit antiche cattedrali d’ Italia. I pochissimi autori che hanno scritto intorno alla nostra cattedrale ci 16. dicono solo che, verso ta fine del sec. XI, e, in ogni caso, dopo I’ ar rivo delle reliquie di San Tommaso, «il tempio fu ampliato e ridotto a stile gotico». Una conferma-concreta a tale asserzione si riscontrava gia nella so- pravvivenza dell’ abside ¢ nella sta struttura € configurazione, Ma, a mag- giormente avvalorarla, sono sopraggiunti altri elementi, che i lavori _occors per la recentissima opera di ricostruzione han posti in chiara evidenza, Nel tratto della facciata prospiciente il Corso, immediatamente a destra del portale di Nicola Mancino (che & andato distrutto, e che @ stato ricomposto), e quasi a ridosso di questo, abbiamo potuto vedere ed ammirare - incastrato e con fuso con la muraglia - un magnifico portalé, di stile gotico, costruito con grosse pietre squadrate. Orbene, io modestamente penso che tanto questo portale - anteriore, visibilmente, a quello del Mancino - quanto le due belle frcate a sesto acuto che, a cura della Soprintendenza per I’ Arte medioevale fe moderna negli Abruzzi, sono state di recente rimesse in luce, siano appunto i segni positivi dei lavori eseguiti nella seconda meta del sec. XIll Altri importanti lavori debbono essere stati eseguiti nell’ anno 1366, Du- rante taluni lavori alla facciata, compiuti nel maggio-giugno dell’ anno 1927, io ebbi campo di scoprire e leggere una iscrizione incisa su pietra, sul bordo di un finestrino rettaagolare a tramoggia a fianco della porta d’ ingresso alla sacrestia, dalla quale potei desumere che autori di dette opere furono Pietro di Giacomo (fratello di quel Bartolomeo di Giacomo che nel 1335 costrui il campanile della chiesa di S, Gitstino) € suo figlio Angelo, architetti chietini. Non mi @ sembrato, ne mi sembra azzardata l'ipotesi che ai suddetti due ar- tisti siano da attribuirsi: 1.) il rifacimento, con pietre sagomate, di deta fac- ciata } 2.) il finestrone soprastante I’ ingresso alla sacrestia (la cui sagoma & stata da poco posta in evidenza), le tre piccole mondfore e i due finestrini fa tramoggia sulla facciata stessa; 3.) la cornice di pietra che fa corona a tutta la parte inferiore esterna dalla basilica, Il che non esclude che essi ab- biano fatti altri lavor E’ sempre viva nella memoria del popolo ortonese 1a fatale incursione turchesca del 1. agosto 1566. Fra I’altro, quel giorno i mussulmani di Piali Pascia diedero alle fiamme la cattedrale : fiamme che distrussero la magnifica volta a cassettoni, la emirabile cupola» e il «sacro depositor dell’ apostolo.. In sostanza c’ era tutto da rifare. L’ amministrazione comunale, la famiglia de Pizzis, il vescovo della ripristinata didcesi di Ortona (1570), il clero, fedeli fecero a gara nel prodigare cure e somme ingenti per riparare ai gra vissimi danni e per ridonare al tempio un decoro cbnsono al passato. ‘Ma I’ assoluta insufficienza dei fondi disponibili e la tradizionale perniciosa discrepanza dei pareri fecero si che i lavori procedessero assai a rilento, molto saltuariamente, € senza un programma e un progetto organico ben chiari € definiti, Nel 1712 «la lamia della nave maggiore & ancora a bocca aperta»; nel 1719 si affida I’ incarico di allo architetto milanese Giovanni Battista Giani (Giani e non Ginni, come errone- 17 amente scrisse Giovanni Bonanni, € come tu/ti hanno sin qui scritto e ripetuto). Non soddisfatti di tale ‘progetto, i nostri progenitori si rivolsero ad un altro vatente architetto, Carlo Buratti. Tira e mola, si fini colt’ accettare e attuare il progetto de! Giani, che importava, tra 1" altro, la ricostruzione della cupola nel punto dove esisteva quella squarciata dalle mine il 21 dicembre 1943, € dove vediamo quella ricostruita dal Drisaldi due anni or sono. Poiché nel 1750 «la fabbrica & tuttavia imperfetta, con universale ammi- razione e non senza scrupolo di coscienza...», & da ritenere che soltanto durante la seconda meta del sec. XVIII il tempio abbia finalmente una con- veniente sistemazione. Tuttavia, in mancanza di documenti e di notizie comunque a noi perve- nute, non @ dato accertare se la struttura e configurazione attuale della basilica sia da attribuirsi all’ opera del Giani o a quella di precedenti architetti. Dopo quello cagionato dai normanni; dopo 1’ altro appiccato dai turchi; un terzo grave incendio devastd la nostra cattedrale il 18 febbraio 1799, -ad opera delle truppe francesi guidate dal generale Luigi Couthard. Fatto questo cenno, stimo opportuno sorvolare = per ragioni di brevita - tanto sulla serie di terremoti che, pili o meno gravemente, danneggiarono, attraverso otto secoli, la nostra chiesa maggiore, quanto sulle opere di resta- uro in varie epoche eseguite sino all’ anno 1939. Come pure credo superfuo spendere parola per rievocare I’ alba livida e tragica del 21 dicembre 1943, quando la formidabile esplosione delle mine apprestate dai guastatori germanici sconquassava la nostra millenaria cattedrale, * Oggi - 6 settembre 1949 - questa nostra Cattedrale riappare ricostruita nel suo complesso, e viene novellamente riconsacrata. Dal mio proposito, e dail’ indole stessa di queste succinte note, ésula qualunque considerazione sul valore artistico e sulla struttura di essa: tanto per quello che riguarda il passato e le dolorose perdite e distruzioni recen- temente subite, quanto per cid che concerne i lavori fin qui eseguiti “per la sua ricostruzione € rinascita. Mi piace, piuttosto, conciudere - coll’ iflustre, defunto architetto Giam- battista Giovenale - che questo momento, «se presenta alcune anomalie ed alcuni difetti, possiede tali e tanto solidi pregi che lo fanno degno ornamento della cittas, in quanto 1’ interno della basilica si presenta nel suo insieme grandioso € severo; e, sebbene alcuni particolari decorativi di secondaria im- portanza accusino 1’ arte barocea del secolo XVIll, le linee archetipe hanno semplicita classica € severitd di svoigimento che ricorda le migliori opere del Rinascimento>. Nonostante le ingiurie dei tempi e degli elementi, nonostante i vandalismi € I’ incuria degli uomini, nonostante recentissime e gravissime distruzioni, la cattedralg-basilica di Ortona ~ per la suia importanza storica, per la sua ve- tusta, per la maestositA della navata centrale, infine per I’ imponenza_stessa della sua mole - fu e rimane uno dei pith ragguardevoli e insigni monumenti della regione. Tommaso Rosario Gi pear S. TOMMASO APOSTOLO PROTETTORE DI ORTONA OLS? LA TRASLAZIONE DELLE OSSA dell’ Apostolo San Tommaso in Ortona. Per I’ avvenimento che la nostra cittd solennizza in questi giorni giova ricordare il fatto storico della Traslazione delle Sacre Ossa dell’Apostolo. Fulgidissimo e memorando avvenimento perch noi Ortonesi abbiamo Vimmensa gioia di veder risorta dalle rovine la nostra bella Cattedrale - vanto, decoro e merito degli antenati - dopo l'immane catastrofe degli eventi bellici. Prima di trattare della Traslazione in Ortona delle Ossa dell’ Apostolo, giova perd ricordare brevissimamente le precedenti Sedi e Dimore delle Reliquie stesse, Dopo la Pentecoste e I’ inizio ufficiale della predicazione Apostolica, la tradizione cristiana é divergente circa i fatti successivi della vita di S. Tom- maso: Eusebio (Hist. Eccl. Ill, 1-1) seguito da altri lo dice evangelizzatore dei parti; altri, tra cui Gregorio Nazianzeno (Orat. 33 ad Arian.) e Niceforo (Hist. Eccl. II, 40) gli fanno predicare la fede e subire il martirio in India. Secondo un’ antichissima e costante tradizione, il Cristianesimo sarebbe stato importato in India da S. Tommaso Apostolo, il cui martirio, al dire dei Nestoriani Siriaci del Malabar, sarebbe avvenuto in Calamina, oggi Mhaabalipur (Mylapore) sobborgo di Madras. Nel 230 Ie Ossa dell’ Apostolo furono portate ad Edessa in Mesopotamia, Questa citta, sita nella Mesopotania del Nord, presso il fiume Belikh, deve il suo nome a quella della citta macedone omonima, che le fu imposto da Seleuco I, Varie sono le versioni di tale trasferimento: esse perd esulano dalla nostra presente trattazione. Nel 1144, quando Edessa fu occupata defi- nitivamente dai musulmani - contesa tra costoro e i Bizantini che nel 1031 Vavevano occupata e poi riperduta, e nuovamente espugnata da Baldovino di Fiandra - le Reliquie di S. Tommaso furono portate lontano dal’ invadente potenza dei Saraceni e riposte nell’ Isola di Schio. Come ognuno sa Schio (Chio) @ una citté della Grecia, che sorge sulla costa orientale dell’ Isola omonima nel mar Egeo, di fronte all’ anatolica Cesene. Fin dalla piu remota antichita sia la citta che I’ isola di Schio furono fiere custodi della propria liberta e indipendenza, finché passate sotto il dominio bizantino nel secolo Xil turono saltuariamente occupate dai Genovesi e dai Veneziani, Giova qui spendere una parola sull’occasione storica della Traslazione delle Ossa di S. Tommaso da Schio nella nostra citti. Nel secolo Xi le Repubbliche marinare d’ Italia erano nel loro massimo splendore : Genova e Venezia poi, erano davvero I'una la signora del Tirreno € V’altra la regina dell’ Adriatico. Questa seconda Repubblica si era impadronita di quasi tutto I oriente, Si capisce come dovette subito nascere 1’ invidia in Genova per la supremazia su dette terre. Nacque cosi la proverbiale. inimicizia fra le due potenti Repub- bliche, inimicizia che dureré addirittura per secoli. 20 Nell’ anno in cui avvenne la Traslazione delle reliquie, 1258, si era riac- cesa tna fiera,discordia fra Genova € Venezia nell’ Asia per il possesso del monastero di S. Sabba in Tolemaide di Palestina, Questa citta era stata molto illustre fin dalla pit remota antichita-e co- Rosciuta col nome di Akka (Akko nella bibbia) dallo storico Giuseppe Flavio fu chiamato Akre (Acri). Presa dagli arabi nel 638 fu poi conquistata dai Crociati nel 1104. Dopo alterne signo:ie nel 1229 fu posta sotto il controtlo dei cavalieri di S. Giovanni, i quali vi trasferirono la loro Sede dando il loro nome alla citté (S. Giovanni d’ Acri). | Genovesi sicché avendo presa e saccheggiata la citta di Tolemaide, dopo di aver diviso con i Veneziani - in buona armonia - le case, le strade e tutti gli altri edifici, non poterono convenire per il Monastero e Chiesa di S. Sabba Gecorata splendidamente, di cui ognuno aspirava al possesso, Né vi fu altro mezzo di decidere la controversia se non col far ricorso alle armi. Molte Repubbliche percid presero parte alla tenzone. Frattanto Re delle Due Sicilie era Manfredi, figlio naturale di Federico Il di Svevia. Volendo egli patrocinare i veneziani suoi aimici, completo una flotta di cento galee, per le quali tassd proprio nell’ anno 1258 varie citta marittime, Fra queste fu Ortona che approntd tre gale armate. La piccola squadra ortonese comandata dall’ Ammiraglio Leone Acciaiuoli scivis ortonensis» ma fiorentino di stirpe, si ricongiunse a Napoli con tutta la flotta, —* Il 17 giugno tutta 1’ armata salpo verso I’ oriente, fremente di_misurarsi con i genovesi. Giunti a Schio, la citfa e V’ isola furono saccheggiate e de- Predate, L’ Ammiraglio Leone, entrato nella Chiesa-Cattedrale, rimase stupito nell’ ammirare tanti lumi accesi, Nessuno si trovava nel Tempio, ad eccezione di un vecchio. Fatto animoso dalla presenza di quell’ uomo venerando, il Ca- Pitano chiese spiegazione dei tanti umi, e questi spiegd esservi, in quella Chiesa conservate le Reliquie dell’ Apostolo S. Tommaso. Mentre I’ Acciaiuoli si prostrava a venerare, una mano misteriosa sporgendo da un’apertura pra- ticata sulla lastra di marmo racchiudeate 1’ urna, lo invitava ad awvicinarsi, Leone, accostatosi con rispetto, vi mise la propria mano, e ne trasse fuori delle Ossa. Pieno di meraviglia e di stupore, corse: alle galee per comunicare ai suol compagni ortonesi la felice scoperta e poco dopo tornd con Ruggero di Grogno. II 10 agosto le Ossa e la «Pietra calcedonia» furono portate sulle galee : il giorno seguente salparono per i patrii lidi, sospinti pitt dalla gioia e dalla allegrezza che dal vento, L’ alba del sei settembre mostri il promontorio della citt natia, Ortona da quel giorno diveniva la quarta citta del mondo fiera e fortunata custode delle Ossa di un Apostoto. Sac. Antonio Politi Come sono state salvate dalla furia della guerra Je Reliquie di San Tommaso Fin da quando si erano avvicinate le minacce dei bombardamenti aerel, iu nostro Venerato Arcivescovo Mons. Tesauri di s.m. ¢ il Rev.no Capitola tvevano cominciato a pensare come mettere al sicuro da possibili incursion! le preziose Reliquie, Poi venne U'armistizio ¢ si crede che ormai tutto ‘fosse stato salvato; ma invece proprio allora comincid la tragedia per noi : la guerra venne st! suolo a Italia, e dopo qualche mese, si avvicind a noi. Si frivd al punto in cui le autorita tedesche ordinarono lo sfollamento di Ortona. Ormai non c'era piii tempo da perdere; ad ogni costo bisognava mettere al sicuro it Busto d argento contenente la Reliquia del cranio di S. Tommaso, poich? non si poteva sapere quali potessero essere le vicende della guerra, ‘ altra parte correva voce che i tedeschi andavano domandando dove stesse il busto di S. Tommaso. Che fare? Dove metterlo? Si pensd, si ripensd. Si gird, fi rigird la Cattedrale ¢ le adiacenze. Qualcuno af'accid ? idea di portare i 'S. Busto in qualche altro paese della diocesi. No, dissero i pit. S. Tommaso deve restare in Ortona ; come faremo senza di Lui? $i volle ancora riflettere; ma guando un giorno Mons. Carbone venne a sapere che i tedeschi avevano domandato il peso del Sacro Busto, aliora ogni indugio fu rotto e nell istessa mattinata, salendo su per la torre campanariay ella stanza del primo piano si vide su in alto una nicchia ; sembrava stesse i ad atlendere il Sacro Deposito. Offriva infatti assoluta garanzia di sicu- rezza, sicché si conchiuse : questo é il posto adatto per murare il Sacro Busto, E allora, senza frapporre altro tempo, alle 13,30 del 5 Novembre 1943 il Canco Parroco Di Fulvio e Don Antonio Politi, con Mastro Peppino Valen~ finetti e [ elettricista Renato Massari si accinsero all opera, non senza obbli- ‘garsi al pitt assoluto segreto e dopo aver chiuse le porte della Cattedrale, {Quanta commozione in quel cupo pomeriggio nell aprire il sacro depo. sito, nel prendere il S. Busto senza i consueti segni di amore ¢ di festa, nel portarlo sul campanile, metterlo in una rozza nicchia! Con’ quanto dolore ripetutamente baciammo ta reliquia, mentre angosciati interrogativi ci trafig- igevano f’ anima : sara sicuro qui San Tommaso? Lo rivedremo? quando Lo riporteremo al suo posto ? Intanto tutto fu compiuto con ogni diligenza, la muratura fatta e ma- seerata cosi bene, che sarebbe stato quasi impossibile indovinare it posto dt nascondimento. "Nel mentre la guerra si avwicind sempre pit, ed ecco la battaglia di Ortona. Per otto giorni si combatté accanitamente per le vie della povera cittd martoriata. E in quelle tetre giornate, le numerosissime mine fate bril- lare dai tedeschi, fecero crollare non solo molte case, ma nonostante la formate promessa del comando tedesco fatta in Municipio a Mons. Carbone, che P aveva premurata davanti al podestd e a un gruppo di cittadini, it semafo- ro e buona parte della Cattedrale con la cupola furono atterrati Che dolore per i non molti ortonesi nascosti nei sotterranei e sfollati nella periferia di Ortona, quando si sparse questa notizia ! Quante lagrime furono, versate allorché, liberata ta cittd, si usci dalle grotte e si tornd dalle cam- pagne enon si vide pitt la maestosa cupola nell’ azzurro del cielo, ma una montagna di wacerie. Ma quello che pit tormentava i cuori era il dubb‘o sulla sorte delle reliquie di S. Tommaso e percid da tutti si domardava : si é salvato S. Tom- maso ? Dov’ 2. E’ al sicuro? Per grazia del Signore. nonostante il quasi terremoto dell’ esplosione delle mine e le numerose cannonate che I avevano colpita in pit punti, la torre campanaria era in piedi, e la parte dov' era il S. Busto intatta, S. Tommaso percid era salvo e dall alto vegliava in pianto sulle immani rovine, mentre offriva al cielo it sacrificio del suo popolo e della sua citté in espiazione e in redenzione, quindi per ottenere, in cambio’ di tante sventure, beni veraci ¢ pitt grandi. Liberata Ortona, c’ era un’ altra parte del prezioso tesoro, e non la meno importante, che bisognava sottrarre a possipili manomissioni e a profanazioni: Ja cassetta contenente il corpo di S. Tommaso, Lo spostamento dell’ aria prodotto dalle mine che avevano sconquassato altare della cappella di S. Tommaso e il deposito sottostante dov' era la sopra ricordatn cassetta, in modo che i due cancelli chiusi con le famose otto chiavi, si erano aperti ¢ quindi facilmente si sarebbero potute asportare ¢ profanare le sacre reliquie del corpo del? Apostolo. Allora, per interessamento del Rev.mo Capitolo, si fece disfare completa- mente I’ altare, ricuperando i preziosi marmi, e venne alla luce la cassetta delle Sacre Ossa che da pit secoli era ti rinchiusa. Questa, perché fosse ben custodita, essendo ta Cattedrale tutto rovinata e operta, fu portata nella casa det Parroco ed ivi religiosamente custodita. Della rimozione della cassetta e delle condizioni delta medesima fu redatto atto pubblico dal Notaio Dott. Tommaso Pettinelli. Oggi il Sacro Busto con grande solenniti torna all'antico Altare-Tomba della Sua Cappella, che il devoto popolo di Ortona ha ricostruito pitt bello di prima. Mons. Pietro Di Fulvio La nuova Cupola della Cattedrale di S.Tommaso Essa é stata costruita dal’ Impresa Gaspari & Delia Cagna e rivestita tutta in lastre di piombo dall’ artigiano Trivilino Pietro, su progetto ¢ direzione dell’ Arch. Drisaldi Dagoberto e Geom. Mosca Giuseppe del Genio Civile di Chieti. La costruzione é tutta in cemento armato: il suo peso é di 690 t, é alta m, 41 da terra e ha un diametro di m. 13,34. a Il grande storico ed archeologo Ferdinando Gregorovius, che ha visitato lunga- mente I" Abruzzo, ha scritto che Ia Chiesa Abruzzese gid fondata nel primo secolo det Cristianesimo, fu tanto forte da poter sopravvivere alla caduta dell’ Impero Romano come all’invasione det barbari. Una costante tradizione popolare fa risalire V’origine della nostra chiesa al tempo in cui visse il Principe degti Apostoli. Le nostre cronache narrano che la Cattedrale - prima dedicata a S, Pietro ~ fu costru- ita e poscia ampliata sulle rovine dell’antico tempio pagano di Giano, dedicato prima alia Madonna degli Angeli e infine a S. Tommaso Apostolo. ‘A fianco deila chiesa fu eretta la Sede Episcopale, e, pur ignorandoné la data precisa di erezione, & noto che un Vescovo di Ortona, Pertinace, intervenne al Concitio di'Nicea nella Bitinia oggi Isnich, nell” Anatolia, nel 325. Successivamente gli altri Ve- scovi furono Martiniano che intervene al Concitio Romano sotto Simmaco nel 502; Blando di cui fa menzione San Gregorio Magno nella sua lettera a Romano, Esarca di Ravenna, morto nel 594; Blandino mentovato dallo stesso San Gregorio in un’altra lettera a Sco- lastico ne! 601; Viatore che nel 694 sottoscrisse al Concilio Nazionale tenutosi a San Giovanni Laterano nel 680; ¢ infine Pietro che nel 916 assistette al Concilio Particolare i Altheim nella Rezia, come Legato di Papa Giovanni X. Dopo quest ’ultima data rimase vacante Ia sede Vescovile ¢ Ia storia ecclesiastica presenta una lacuna per ulcuni secoli, né si hanno otizie dalle cronache locali, le cu imemorie vennero distrutte durante Ie invasioni, gV’incendi ¢ le devastazioni del passato. « Pud tuttavia ritenersi che la successione de’ Vescovi sia durata fino verso il mille. D’allora, per cause che ci restano ignote, Ia Chiesa Ortonese rimane parecchi secoli senza Vescovo. Ci risulta perd che a circoscrizione territoriale della Diocest timase inalterata all ipendenza spirituale déun capo che, pur senza titolo di Vescovo, ne aveva Ia giuris zione sotto il dominio primaziale del metropolita di Ravenna, al cui Esarca Ortona aveva chiesto protezione, 1 Capi che in tal epoca amministrarono la diocesi ebbero il titolo di arcipreti e gti storici contemporanei ci tramandarono i nomi di tredici illustri areipreti- 1 quali sono : Marco nel 1047, Benedetto nel 1142, Francesco d’ Atri nel 1288, Pietro d’ Ortona nel 1294, lacopo nel 1311, Francesco Corradi di Chieti nél 1366, Ferdinando Valignani nel 1371, Giovanni di Palena nel 1423, Nicola De Tumolis nel 1440, Filippo Pontella nel 1484, Francesco De Thinis nel 1518, Giovanni Bonfiglio nel 1530 e, ultimo della serie, intorno ‘al 1245 i sieiliano Scipione Rebiba che era anche Vescovo (in partibus) di Amicea, e che ‘promosso in seguito: Arcivescovo di Pisa e Cardinale di S. R. Chiesa, seguitd a ritenere in commenda P arcipretura di Orfona. Durante l’amministrazione del Rebiba venne unita alla diocesi di Ortona la Badia di Santa Maria di Treglio. Ma I' epoca degli arcipreti di Ortona venne ad essere illustrata da un fatto che acquistd alia diocest Importanza © splendore. ” Nel 1258, e propriamente il 6 settembre, torna dall’ Oriente il cittadino Ortonese Leone Acciaiuoli, portando il Corpo di S. Tommaso Apostolo. Per questo fatto i cittadini ortonesi ebbero maggior motivo d’ insistere presso ‘i Romano Pontefice perché fosse restituita alla citta la sede vescovile. Dopo lunghe e per~ tinaci insistenze e per le premure del Cardinal Rebiba S. Pio V, con Bolla Pontificia det 20 ottobre 1870, erige nuovamente Ortona a sede vescovile, creandovi primo Vescovo Domenico Rebiba, nipote del Cardinale. * 1 Vescovi destinati in Ostona, in ordifie di tempo, furono i seguenti: Giandomenico Rebiba.di Messina nel 1570, Atessandro Boccabarile di Piacenza ne! 1996, Antimo degli Atti di Corneto nel 1624, Francesco Antonio Biondi di S. Severino nel 1640, Alessandio Crescenzi di Roma nel 1644, Carlo Bonafaccia di Roma nel 1683, Giovanni Vespoti - Ca- sanatte di Napoli nel 1675, Giuseppe Falconi di Cittaducale nel 1717, Giovanni Romani i Calabria nel 1731, Marcantonio Amallitani di Filadelfia nel 1735, Oomenico De Dume- nicis di Roccamonfina nel 1766, Antonio Cresi di Aquila net 1791. Questi fu 1’ ultimo Vescovo di Ortona, poiche pel Concordato 6 febbralo 1818 tra Ferdinando | ¢ Pio Vil la sede Vescovile rimase soppressa e incorporata alla Chiesa di Lanciano. Gregorio XVI la ripristind su istanza di Ferdinando I, ma per retina dite, gid attribuite alla sede di Lanciano, non si nomind ua. Vescovo proprio e la Diocesi ~ i Ortona passd in amministrazione al’ Arcivescovo di Larciano con Bolia 17 maggio i834. Durante il lungo periceo. di oltre un secolo, in cui la Chiesa ortonese venne am- rministrata dall’ Arcivescovo di Lanciano, sedettero sul soglio episcopale i seguenti Afci= vescovit Francesco M. De Luca di Ponticelli dat 1818 al 1859, Ludovico Rizzuti di Bocchigliero dal 1840 ai 1848, Giacomo de Vincents ci Casoli dal 1848 al 1866, Fran- ceesco M. Petrarca di Carinaro dal 1872 al 1895, Angelo della Cioppa di Bellona dal_ 189 al 1917, Nicola Piccirilii di Chieti dat 1918 al 1939, Pietro Tesauri oi R. Emilia dal 1999 at 1048. Dopo oltre un seco'o Vantica aspirazione del porolo di Ortona, che non ha, mia avuto tregua, si & riaccesa pitt ci prima; il grande amore per la sua terra natale animd it nostro benemerito concittadino Grand’ Ufl, Romolo Bernabeo a perorare la giusta causa di Ortona per il ritorno del’ antica Cattedra episcopale al nobile cuore abruazese del Cardinale Federico Tedeschini, che con la sua Autorita fece riesaminare favorevolmente ia secolare vicenda, cosiech® con Bolla Pontiticia del 24 Novembre 1945, Ortora ha potuto riavere il suo Vestovado con 1a sua autonomia ¢ indipencenza, titolo che rimonta ai 328 col primo Vescovo Pertinace. La nomina é stata conferita a S. E. Mons. Gicaechino Di Leo gid coadiutore del Cardinale di Palermo che ha fatto il suo ingresso solenne nella nostra Ortona il 24 maggio del 1946, It sogno degli avi si @ cosi avverato, dopo un lungo lasso di tempo e rimarra saldo, nei secoli ad attestare {a fede di un popolo non mai vacillata nel turbine della vita di- battuta da vicende storiche e sociali, sempre sorretta dalla luce inestinguibile del Cristianesimo. T. Marino Il CROCIFISSO MIRACOLOSO e la CHIESA di SANTA CATERINA Durante il regno di Solimano detto dai turchi il Grande, che nel secolo XVI per quarantasei anni dissemind il terrore in Oriente ed in Occidente, le nostre citta e terre del litorale, il Sannio e le isole adiacenti, furono pitt volte invase dalle orde saracene, ma fra tutte le incursioni, la pitt spaventosa fu quella che ordind I’ ultimo anno della stia vita. Aveva egli, nel 1565 inviata davanti a Malta una flotta di duecentoquaranta vele, fra le quali si. con= tavano centosessantotto galere, per porvi I’ assedio ed impadronirsene ; ma, essendo quella fortezza ben munita e difesa dai cavalieri Gerosolimitani di S. Giovanni, detti appunto Cavalieri di Malta e comandati dal grande capitano La Valletta, non solo non poterono impadronirsene ma dovettero ritirarsi in buon ordine e subire gravi perdite, L’anno appresso, quasi per vendicarsi dello scacco subito a Malta, Soli- mano armd una nuova flotta di centoquaranta galere affidandone il comando a un rinnegato ungherese Pialy Pascia, con ordine di recarsi in Italia sulle coste dell’ Adriatico, Dopo aver tentato di impadronirsi di Pescara, producendo immensurabi danni nelle campagne per una tunghezza di oltre cento miglia, saccheggid le sole Tremiti, Francavilla, Ortona, fino a Termoli, mettendo ogni cosa a ferro € a fuoco e passando a fil di spada o imprigionando quei cittadini che non avevano fatto a tempo a evactare. A fermare quest’ invasione i ve- neziani allestirono in tutta fretta cinquanta galee fornite di soldati e altrettante ne allesti Don Garzia di Toledo, Governatore della Sicilia. Le sole voci questi armamenti, € V’ aver saputo che il Papa $. Pio V aveva inviato a diz fesa delle Marche il Duca di Bracciano con quattromila fanti, bast) per far volgere indietro verso levante la flotta ottomana Questa, s'era mostrata nelle acque dell” Abruzzo sullo scorcio del Settem= bre. Dopo Pescara, la prima terra che misero a sacco fu Francavilla, il che avvenne precisamente il 30 Luglio. Il primo agosto, che era giovedi, furono ad Ortona. Quivi misero fuoco alla Cattedrale, distruggendola in parte ed annerendo Je Ossa del Santo Apostolo. Oltre alla Cattedrale, vi & la Chiesa dedicata a Santa Caterina Vergine, costruita verso il 1327 e attiguo ad essa un monastero di pie vergini dell’ ordine Cirstersciense votata alla Regola di S, Benedetto. Ora in quel monastero, vi era, e vi @ tutt’ ora, un oratorio dove si venera tun’ antica immagine di Gesii Crocifisso; ' immagine devota, che pare opera del quattrocento, & lunga un metro e 39 centimetri e larga un metro e 12 cm. Quarantotto giorni prima dell’ arrivo dei maomettani in Ortona il divin Crocefisso volle dare una prova della sua protezione alle vergini oranti, fa- cendo sgorgare dal cosiato sangue vivo, e fu in si grande abbondanza’ che ne furono riempite due boccette. Quando i mussulmani enirarono in Ortona, la citta era tutta deserta, solo le suore rimaste nel monastero pregavano, cogli acchi e col cuore fissi nel tabernacolo, cc | turchi attraversarono tutte le strde e passarono anche davanti a questo Santuario, ma non vi entrarono, Il fatto prodigioso & raccontato da parecchi scrittori degni di fede, come Fra Lodovico d’ Orsogna (orazioni panegiriche), V abate Paccichelli in due sue opere ( Lettere famigliari storiche ed erudite) e€ il Dott. G. Antonio De Fabritiis, p:trizio d’ Ortona e lo storico De Lectis, che ne parla in un opera stampata dieci anni dopo su S. Tommaso Apostolo. ‘Tutti questi storici affermano che il miracolo avvenne il 13 di giugno ed aggiungono che ogni anno il divin Costato «mostra freschi segni a guisa di splendore nell’ anniversario solenne...» (cosi il Paccichelli). Oltre questi storici, che affermano il fatto miracoloso, vi & la perenne tradizione che & viva in tutto il popolo. Le religiose non ebbero presso di loro le _preziose Ampolle ‘che poco tempo, perché pochi anni dopo il miracolo esse furono loro invo- late da un frate confessore ordinario del monastero; un Agostiniano di Venezia, certo P. Basilio, il quale, appunto tre 0 quattro anni dopo il miracolo, venne richiamato dai suoi superiori e parti con una nave ortonese portandosi appresso le preziose boccette. La verita di questo furto provasi prima dalla tradizione del popolo ortonese, dagli scritti di quell’ epoca conservati nel Monastero da uno scritto pitt recente, confermante alla Congregazione dei Fasti Eucari- stici in data 20 maggio 1891 la stessa esistenza dei documenti nel Convento: «Questo Sangue si conserva in Venezia, e tutto cid (il racconto) si legge in un’ antica cronaca custodita gelosamente da quelle pie suore>. La stessa cosa si legge in un opuscolo di Don Teodoro dei Baroni di Bonanni. Il Vescovo Don Giandomenico Rebiba ed il Capitolo scrissero al Doge Pietro Loredano per riavere le sacre reliquie, ma senza fiutto, perché, dopo poco il Doge mori e sopratutto perché non si pote sapere ove fossero quelle boccette, che furono per moltissimo tempo nascoste. Le Reliquie si venerarono nella Chiesa di S. Simone Profeta. Altre pratiche furono esperite sotto il pontificato di Pio X, ma non approdarono a nulla. Si tornd alla carica in occasione dello ‘Anno Santo dell’ Umana Redenzione 1933. It Canonico Prof. Eugenio Vallega, ‘ortonese di adozione e di sentimenti, prendendo lo spunto dal Giubileo della Redenzione operata dal Sangue Preziosissimo di Cristo, supplicd il Santo Pa- triarca di Venezia Pietro la Fontaine. Questi con larghezze di vedute, e per assecondare le suppliche dell’ Arcivescovo Mons. Piccirilli e di tutto il popolo di Ortona, concesse la restituzione di una delle due fialette ; cosi il 29 giugno del 1934, mentre tutto il popolo in festa attendeva in processione il fausto ritorno, alla nostra rada verso le 16 approdava la bianca torpediniera «Grado» che, tra il suono allegro delle campane e le salve del cannone, riportava da Venezia, dopo tanti secoli, il prezioso tesoro, che i nostri avi avevano sem- pre sospirato ed atteso con le lagrime agli occhi e con il cuore trepidante. Tornava finalmente, nel luogo dei miracolo per rinnovare ancora il prodigio della salvezza e della difesa, quando, nel mentre il terrore della guerra re- cente infuriava, allontand i proiettili infuocati dal Iuogo santo, impedendo cosi come allora, che la casa di Dio venisse profanata dalla lotta e dalle distru- zioni, Chi pote avere la fortuna di essere scorta alla sacra Reliquia nel viag- gio fu solo Mons. Carbone. ‘Oggi quel Sangue prezioso dal suo tabernacolo continui a vegliare su noi, come sempre, e ci preservi in tutte le avversita della vita dagli errori e dagli orrori, onde al suo .cospetto possiamo vivere degnamente la nostra giornata, foriera sicura di quella eternamente gloriosa. Eligio Cuccionitti 28 IL SANTUARIO. della Vergine S.S. di Costantinopoli. L’ antico colle dei Saraceni, che a picco cade sulla profondita verde del mare in quel punto della costa dove i pirati saraceni attraccavano un tempo le loro galee ed usavano scalare la che, co- struito con i fondi raccolti dagli ortonesi d’ America, con I’ aiuto della Post-Bellica e dell’ Unrra, riunisce i bambini minorati dalla guerra. Oggi il Villaggio del Fanciullo, divenuto Orfanotrofio Provinciale, & retto con amorosa fe prudente cura dai figli di S. Giovanni Bosco, raggruppando un centinaio di bambini, che si formano all’amore di Dio, per diventare domani degni citta- dini della Patria. Eligio Cuccionitti Il culto del BEATO LORENZO da Villamagna in Ortona. La luminosa figura del Beato Lorenzo, nato il 15 maggio 1476 in Villa~ magna dalla nobile famiglia ortonese De Masculis, che dopo una vita dedicata alla preghiera ed all’ amore verso Dio ¢ verso il prossimo, chiuse gli occht serenamente il 6 gitigno 1535 nel Convento di S.Maria delle Grazie di Or- tona, non ha bisogno di essere troppo minuziosamente illustrata, né la ristret- tezza dello spazio ce lo consentirebbe. La fama di Santo, infatti, che egli godette fin da quando era ancora in vita, andd crescendo sempre pit) dopo fa morte, tanto che, in seguito al pro- ‘cesso di beatificazione, il suo culto fu ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa il 28 febbraio 1923. Della santitd della sua vita, delle opere di bene, dei miracoli_compiuti trattd) diffusamente ‘il Rev. P. Giacinto d’ Agostino in una monografia data alle stampe nel 1923 dalla Casa Editrice G. Carabba di Lanciano e ad essa rimandiamo quanti volessero conoscere a fondo le vicende della di lui vita, trascorsa in gran parte nel primo Convento francescano di S. Maria delle Grazie di Ortona, fatto costruire quasi completamente a spese dei fratelli Domenico, ‘Andrea, Bartolomeo e Gianfrancesco De Sanctis verso il 1440 (poi abbando- ato per Varia insalubre) a ricordo della pace conclusa, per gran merito di tun altro grande Figlio di San Francesco, San Giovanni da Capestrano, fra le cits di Ortona e Lanciano travagliate per molti anni da profonde e sangui- nose discordie a causa di rivaliti commerciali sorte fra loro per il porto di S. Vito. It Beato Lorenzo da Villamagna fin da V'infanzia mostrd una grande vo- cazione per to vita religiosa e nulla valse a distoglierlo, né i severi contrasti paternt, n& gli allettamenti di una vita comoda e piena di mondane soddisfa- ioni che Vaita ed agiata posizione famigtiare gli avrebbe certamente procurato. Vinti gli ostacoli che gli si paravano innanzi, fu felice solo quando pott ve~ stire il rozzo saio del Poverello di Assisi per dedicare la sua vita serena ed operosa alle alti riflession: della filosofia e della teologia ed ai benefici inse- gnamenti delle virti cristiane, che in lui traevano forza irresistible dall'esempio che costantente dava, di una vita assai modesta ma piena di ardore religioso, in tutto conforme all’ apostolato che tanto infiammava il suo animo. Oltre che grande teologo, egli fu famoso predicatore richiesto dalle prin- cipali citta d’ Italia, dove si recava instancabilmente facendo lunghissimi viaggi sempre a piedi e scalzo per indurre moltissimi peccatori a penitenza e per” dimostrare cos) di praticare veramente quanto egli con tervore di sincero apostolo diceva alle folle per suscitare nei loro animi nobili sentimenti e cri- stiane virti. La sua vita terrena, davvero santamente spesa, venne troncata dalla morte, che lo colse a 59 anni, essendo il suo corpo consunto innanzi tempo dai sacrifici, dalle macerazioni di cui fu intessuta la sua esistenza dedicata tutta alla esaltazione della dottrina di Cristo non disgiunta perd - il che pitt conta - dal’ esempio, come in S. Francesco. Grande fu il dolore e dei religiosi che con lui vivevano e di tutta la popolazione devotamente prostrata dinanzi alla salma del glorioso francescano, morto in odore di santita. Il cadavere, sepolto nel vecchio Convento di S. Maria delle Grazie e circondato dalla generale venerazione, venne trovato incorrotto allorché venne esumato per essere trasferito nel nuovo convento, dentro le mura della citta, dove i Frati Minori andarono pitt tardi ad abitare, portando seco il prezioso corpo del Beato. La venerazione divenne da allora ancor pili ardente perché il popolo ri- conobbe in cid un altro segno della predilezione divina, tanto che anche da numerose altre localita della provincia frequenti divennero i pellegrinaggi, che sempre piii aumentano e che aumenteranno ancor piit nel prossimo Anno Santo, per speciale interessamento di S. Em. il Cardinale Tedeschini.

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