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Il referendum abrogativo
L'articolo 75 della Costituzione riserva l'iniziativa referendaria a 500mila elettori o a cinque Consigli
regionali. I cittadini sono chiamati a decidere sull’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di
un atto avente forza di legge (come i decreti legge e i decreti legislativi). A differenza del
referendum costituzionale, in questo caso è necessario il raggiungimento di un quorum. Perché sia
valido, deve partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto, ovvero il 50% più
uno (non è accaduto all’ultimo referendum abrogativo che si è svolto nel Paese, il 27 aprile 2016,
sulle trivellazioni: alle urne si presentò solo il 32,15% degli elettori). Non tutte le leggi possono
essere oggetto di abrogazione tramite referendum: alcune materie sono sottratte dallo stesso art.
75. Sono le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto e quelle di autorizzazione a
ratificare trattati internazionali.
Il referendum consultivo
Questo tipo di referendum serve per conoscere il parere popolare in merito a una particolare
questione politica. I governanti non sono vincolati al giudizio espresso dai cittadini: dipende da
quale valore attribuiscono alla consultazione popolare. È stato utilizzato a livello nazionale una
sola volta, nel 1989, per chiedere un parere riguardo il rafforzamento politico delle istituzioni
europee. Al contrario, questo tipo di referendum è usato spesso a livello locale: i referendum
provinciali e comunali sono sottoposti però alle normative, più o meno restrittive, stabilite dalle
singole Amministrazioni nei propri Statuti e nei Regolamenti. L’articolo 132 della Costituzione
prevede inoltre un referendum che serve per far esprimere il parere delle popolazioni interessate
sulla proposta di fusione o creazione di nuove Regioni.