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DIFFUSIONE DOPING

Secondo il dossier, un farmaco su tre prodotto dalle aziende farmaceutiche è destinato al doping. In Italia il giro
d’affari raggiunge i 600 milioni di euro. Dal 2003 al 2005 oltre sei milioni le dosi sequestrate nel nostro Paese,
ma si stima che i sequestri rappresentino non più del 15% del volume totale dei traffici. Due milioni e mezzo di
dosi sequestrate nel solo 2005, per un valore di circa otto milioni di euro.
Due le maggiori preoccupazioni: la progressiva dilatazione del fenomeno e l’interesse crescente delle mafie nel
controllo del mercato globale delle sostanze dopanti. “Lo sport – ha detto Donati – ha avuto il merito di far
emergere il fenomeno, ma non lo rappresenta più in toto: occorre inquadrare il problema in termini glob ali”. Il
doping infatti non riguarda solo più l’agonismo sportivo, ma si sta estendendo ad altre categorie sociali: militari
(utilizzo di anfetamine e anabolizzanti, anche sui fronti di guerra), operatori dello spettacolo (attori e attrici che
si dopano per adeguare il corpo a determinati canoni estetici), body builders e forze dell’ordine. E’ emerso
anche il fenomeno delle “false terapie” per aumentare la produzione e la vendita di farmaci.
Il doping, secondo il dossier, ha legami strettissimi con il narcotraffico e utilizza gli stessi canali di produzione e
distribuzione. Resta però un fenomeno sottovalutato dalle agenzie investigative e dalle organizzazioni mondiali
sanitarie, nonostante il forte incremento di consumatori. Sono sette le rotte principali d el mercato di sostanze
dopanti: da Russia, India, Cina, Thailandia, Grecia e Spagna verso Europa e America. Secondo Luigi Ciotti,
presidente del Gruppo Abele e di Libera, si tratta di “una vera e propria emergenza economica, sociale e
sanitaria. Servono risposte concrete e immediate perché su un punto non ci sono dubbi: sostanze dopanti e
stupefacenti sono per i trafficanti fonti ugualmente importanti di guadagni illeciti”.

il fenomeno del drogaggio sportivo a fini di risultato o solo estetici è ampiamente diffuso anche nel nostro paese.
Se retate ed inchieste legate al filone si susseguono, studi inerenti ne mettono in luce tutta la vastità.

E’ stato stimato che da noi in una palestra su sei circolano sostanze proibite (spesso senza che i gestori lo sappian o
nemmeno) e da recenti indagini è emerso che circa 220.000 italiani ricorrono abitualmente alle cosiddette
“bombe”, diffuse soprattutto tra i sollevatori di pesi per fare massa e tra gli sportivi di resistenza per andare più
veloce e più a lungo.

Altri dati: sono oltre 370 i milioni di sostanze dopanti consumate all’anno nel Bel Paese, per un giro stimato di
oltre 500 milioni di euro, di cui solo la metà per traffico di steroidi. Di tali steroidi, il più usato è il testosterone,
che dona forza e massa, seguito da stanozolo, noretiocolanolone ed Epo.

In merito al “dopato tipo”, la maggioranza ha più di 40 anni, dispone di discrete quantità di soldi, è di media -buona
cultura e lo fa soprattutto per ragioni estetiche e di benessere. Tanti di quelli “pizzicati”, infatti, hanno detto di
ricorrere al doping per contrastare il decadimento legato al trascorrere degli anni…Temo che i geriatri al riguardo
storcerebbero il naso…

Ogni anno in Italia sono centinaia le azioni antidoping dei Nas, che hanno portato a decine di arresti ed al
sequestro di centinaia di migliaia di pillole e fiale. Stiamo ovviamente parlando di affari sommersi, che si svolgono
nell’illegalità e che spesso passano dal mercato nero o da acquisti folli su internet. Chi assume tali sostanze lo fa
senza controllo medico, affidandosi al praticone di turno che lo convince solo perché ha i bicipiti più grossi dei
suoi, e senza la benché minima concezione dei rischi associati all’utilizzo di questi prodotti.

Dicevamo del mercato nero, dietro al quale si nascondono le mafie o comunque grosse organizzazioni criminali.
Spesso i prodotti venduti, proprio perché “nascosti” ed illegali, sono pure di dubbia provenienza, tanto che i rischi
per la salute di chi se ne serve aumentano.

Eppure il problema non è solo di chi se ne serve. Chi vi casca, infatti, è a sua volta “vittima” di un sistema socio-
economico-culturale che mette in primo piano il successo e la vittoria, così come incredibili e repentini
miglioramenti di prestazione ed inaccessibili sviluppi estetici.

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