Approvo questa convinzione che esprime nell’opera Tractatus theologico-politicus
dove dimostra proprio come il libero pensiero e la libertà di espressione siano i requisiti di base necessari al fine di ottenere la pace sociale. Quindi lo stato non deve essere quell’ente che frena gli uomini, modificandoli, ma al contrario deve impegnarsi a far sì che questi ultimi riescano a ultimare le proprie capacità mentali, critiche e razionali. Grazie a queste premesse Spinoza ci fornisce degli importanti strumenti per combattere contro gli estremismi e fanatismi che ancora oggi sono presenti in Europa e in tutto il mondo. Per questo appoggio il suo pensiero e ritengo sia ancora di grande attualità, non dobbiamo infatti dimenticare il contributo che la sua filosofia diede alla nascita dell’illuminismo, ma dando un'occhiata al presente vorrei ricordare la storia e la detenzione di Patrick George Zaki. Lui è un attivista e ricercatore egiziano e studente dell Università di Bologna che è stato arrestato il 7 febbraio in Egitto dopo esser arrivato in aeroporto e senza un motivo particolare; successivamente è stato interrogato e portato nella sua città natale. Durante queste ore si ritiene sia stato picchiato, minacciato e interrogato su varie questioni legate al suo lavoro e al suo attivismo. Nel corso dell’interrogatorio sono state presentate un elenco di accuse, fra cui «pubblicare voci e false notizie che mirano a disturbare la pace sociale e seminare il caos; istigazione alla protesta senza il permesso delle autorità competenti allo scopo di minare l’autorità statale; chiedendo il rovesciamento dello stato; gestire un account di social media che ha lo scopo di minare l’ordine sociale e la sicurezza pubblica; istigazione a commettere violenze e crimini terroristici».
Ma per l’Amnesty International, Patrick George Zaki è un prigioniero di coscienza
detenuto solo per la sua attività in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media e quindi ne richiede la liberazione immediata ed incondizionata. Lo scorso novembre, inoltre, l’Egitto è stato sottoposto all’Esame periodico universale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che in sostanza fa un bilancio della situazione di ogni Paese membro: nel report ufficiale dell’Onu sono state denunciate gravi restrizioni delle libertà e migliaia di persone rinchiuse in carcere in maniera preventiva, e pure in stato di isolamento. L’Egitto nonostante questo vuole presentarsi alla comunità internazionale come un Paese moderato, una sorta di gigante buono che fa da paciere tra Israele e Palestina, ma la verità è che la repressione interna è molto forte. Ecco perché queste persone diventano estremamente scomode per lo stato che perciò abbandona lo stato ideale di Spinoza, andando a reprimere le persone piuttosto che liberarle.