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Turbomacchine

a) Classificazione delle macchine idrauliche


b) Elementi costitutivi di una turbomacchina
c) Triangoli di velocità
d) Turbomacchina radiale
e) Turbomacchina assiale
f) Esempio di calcolo

„ Si definisce come macchina a fluido


un apparato, composto da elementi fissi e mobili, il cui scopo è di convertire energia primaria in
energia meccanica direttamente utilizzabile, o viceversa, per mezzo di un fluido operativo.
„ Una macchina a fluido è quindi un dispositivo all’interno del quale il fluido di lavoro scambia
energia con la macchina stessa.
Vista la varietà di macchine a fluido esistenti, risulta molto difficile poter formalizzare una loro
classificazione rigorosa generalmente valida. Si deve necessariamente ricorrere a diverse
classificazioni, che a seconda dei casi si adattano meglio alle tipologie di macchina.

Una prima classificazione, molto generale, avviene in base al verso in cui l’energia viene scambiata.
Si parla quindi di:
MACCHINA MOTRICE: il fluido che la attraversa cede la sua energia alle parti mobili della
macchina, che la rendono disponibile sotto forma di energia meccanica;
MACCHINA OPERATRICE: essa assorbe energia meccanica dall’esterno e la cede, attraverso le
sue parti mobili, al fluido che incrementa così la sua energia.

Si possono classificare le macchine in due categorie anche in base alle caratteristiche del fluido di
lavoro:
MACCHINA IDRAULICA: che lavora con un fluido incomprimibile;
MACCHINA TERMICA: che lavora con un fluido comprimibile (gas o vapore).

Un’ulteriore classificazione avviene in base alle modalità con cui l’energia viene scambiata:

MACCHINA VOLUMETRICA: che opera su volumi successivi di fluido che viene periodicamente
rinnovato; la pressione non dipende dalla macchina mentre la portata varia linearmente con la
velocità di rotazione
MACCHINA DINAMICA O TURBOMACCHINA: il fluido fluisce continuamente all’interno
della macchina, l’energia è scambiata con continuità; la pressione dipende dal tipo di macchina, la
portata non varia linearmente con la velo-cità di rotazione.

Si può anche classificare la macchine in base alla cinematica delle sue parti mobili:
MACCHINA ALTERNATIVA: con un moto alternativo delle parti mobili;
MACCHINA ROTATIVA: dove si ha una rotazione degli organi mobili.
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Infine, è possibile anche suddividere le macchine in base al percorso del fluido nella macchina:
MACCHINE ASSIALI: in cui il percorso del fluido di lavoro è mediamente allineato con l’asse
della macchina;
MACCHINE RADIALI: in cui il percorso del fluido avviene per lo più perpendicolarmente all’asse
della macchina.

Definizione di macchina a fluido:

Macchina costituita da un insieme di elementi fissi e mobili che


interagiscono con un fluido di lavoro (liquido, vapore o gas),
realizzando con esso uno scambio energetico.

Macchine idrauliche Macchine termiche

Operatrici Motrici Operatrici Motrici

Macchine Pompe Attuatori Compressori Motori a c.i.


volumetriche volumetriche volumetrici volumetrici Otto e Diesel

Macchine a
Turbopompe Turbine Turbocom- Turbine a
flusso continuo
Ventilatori idrauliche pressori gas e a vapore
(turbodinamiche)

Distinzione in macchine “idrauliche” e “termiche”:


„ Idrauliche: il fluido di lavoro non manifesta la sua comprimibilità:
„ ⇒ si comporta come un fluido incomprimibile.

„ Termiche: il fluido di lavoro è comprimibile:


„ ⇒ la compressione e l’espansione del fluido comportano fenomeni termici importanti.

Distinzione in macchine “operatrici” e “motrici”:


„ Motrici: trasformano l’energia posseduta dal fluido di lavoro (di posizione, cinetica, di
pressione, liberata da un processo di combustione) in energia meccanica disponibile
all’albero della macchina.
„ Operatrici: utilizzano l’energia meccanica ricevuta da un motore esterno per
incrementare l’energia posseduta dal fluido di lavoro (di posizione, cinetica, di pres-sione).
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Distinzione in macchine “volumetriche” e “a flusso continuo”:

„ Volumetriche: il fluido di lavoro viene elaborato dalla macchina in un volume di controllo


variabile nel tempo in modo periodico. Flusso tipicamente instazionario (sistema ora
aperto, ora chiuso).
„ A flusso continuo: il fluido di lavoro viene elaborato dalla macchina attraversando canali
fissi e mobili sempre aperti. Flusso tipicamente stazionario (sistema sempre aperto).

Macchine idrauliche: • Operatrici


• Volumetriche e a flusso continuo
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Elementi costitutivi di una turbomacchina

„ Una turbomacchina è costituita, in prima approssimazione, da un involucro fisso detto statore


all’interno del quale ruota la girante o rotore solidale con l’albero della macchina.
„ Sul rotore sono calettate delle pale dimensionate in modo opportuno che hanno sostanzialmente
il compito di deviare il fluido nella direzione tangenziale rispetto all’asse della macchina.
Analogamente sono anche presenti delle pale statoriche che, a seconda del compito svolto, sono
definite come palettaggio distributore, diffusore o raddrizzatore.
„ Uno statore nel quale il fluido si espande prende il nome di distributore, se invece la pressione
rimane costante si definisce raddrizzatore, è invece definito diffusore quando si verifichi un
rallentamento del fluido al suo interno con conseguente compressione.
„ Sulle pale del rotore, mediante variazione della velocità del fluido fra ingresso ed uscita, si
esercitano le forze grazie alle quali si attuano gli scambi di energia fra fluido e macchina.
„ Le variazioni di area delle sezioni di passaggio comporta variazioni di velocità del fluido che le
attraversa con conseguente variazione di pressione (aumento o diminuzione) dello stesso.

Triangoli di velocità

Il moto del fluido attraverso la turbomacchina viene considerato stazionario e unidimensionale.


L’ipotesi di stazionarietà significa considerare il moto a regime: le diverse grandezze che des-
crivono lo stato del fluido, in particolare la sua velocità, non variano in funzione del tempo.
La girante ruota con una velocità angolare ω costante, che viene espressa in radianti al secondo
[rad/s] , attraverso il numero di giri al secondo n effettuati dall’elemento rotante:
ω = 2πn (a)
in quanto per fare un giro di circonferenza occorrono 2π radianti . Nella letteratura tecnica
vengono spesso utilizzati i minuti al posto dei secondi (1 mm 60 s). Qualora, anziché avere n
espresso in (giri/s], si abbia n [giri/min], la (a) diviene:
2πn
ω=
60
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Assumere un flusso unidimensionale significa ammettere che la velocità del fluido possa variare
lungo il canale, mentre non varia in punti diversi della stessa sezione. Consideriamo, ad esempio, la
girante della pompa centrifuga (appendice 1 – Fig. 1), di cui viene riportato lo schema nella Fig.2.

Distinguiamo le tre coordinate r (raggio della girante), θ (angolo nel piano della girante rispetto a
un asse di riferimento) e z (asse di rotazione della girante). In realtà la velocità del fluido varia non
solo lungo il raggio r, ma anche secondo l’angolo O e l’asse z in funzione del numero delle pale,
della loro forma e del loro spessore; nel calcolo si assume invece che le pale siano di numero
infinito e infinitamente sottili (Figura c ) in modo tale che la mezzeria del canale (indicata a tratti e
a punti nella (Fig. c), coincida con la traiettoria della velocità del fluido relativamente alla parete
mobile (è la velocità che nel seguito indicheremo come velocità relativa w).

La corrente di fluido lungo il canale viene cioè assimilata al moto delle particelle del fluido lungo la
mezzeria del canale; avremo così un valore della velocità relativa del fluido ω1 nella sezione di
ingresso e un altro valore della velocità relativa del fluido ω2 nella sezione dl uscita, ma non più di
un valore della velocità nella sezione di ingresso e così pure nella sezione di uscita.

I valori assunti dalla velocità del fluido, all’ingresso e all’uscita della girante, sono essenziali per
determinare le forze che agiscono sui condotti mobili, delimitati dalle pale della girante.
Distinguiamo, all’interno della turbomacchina, la regione 1, sezione di ingresso nel condotto
mobile, e la regione 2, sezione di uscita dal condotto.
Il moto del fluido avviene in parte nelle regioni a monte e a valle della girante, contraddistinte dalle
pareti fisse rappresentate dalla cassa della turbomacchina, e in parte all’interno dei condotti mobili
della girante; perciò il movimento del fluido rilevato da un osservatore solidale con la girante (che
si muova cioè con la velocità u della girante, si presenta in modo diverso dal movimento percepito
dall’osservatore fisso, situato nell’ambiente in quiete.

Definiamo come velocità assoluta c la velocità del fluido registrata dall’osservatore fisso, mentre
definiamo come velocità relativa w la velocità del fluido registrata dall’osservatore mobile,
trascinato in rotazione dalla ruota con la velocità dl trascinamento o velocità periferica u.
La velocità assoluta c della particella dl fluido si ottiene componendo la velocità relativa w della
particella con la velocità u , con cui questa viene trascinata in rotazione dalla girante.
Per far ciò occorre tener presente che la velocità è un vettore, definito cioè non solo come modulo o
intensità, che è il particolare valore numerico assunto dal vettore, ma anche come direzione e verso.
Il vettore velocità assoluta c è dato cosi dalla somma del vettore velocità relativa w più il vettore
velocità di trascinamento u:
c= w+u

Graficamente tale somma si ottiene con la regola del


parallelogramma: nella Fig. 4 , la velocità assoluta in
ingresso c1 , è la diagonale del parallelogramma che ha
per lati la velocità relativa in ingresso w1, e la velocità
di trascinamento in ingresso u1 ; analogamente, nella
sezione di uscita, c2 è la diagonale del
parallelogramma c ha per lati w, e «. Perciò le tre
velocità sono anche i lati di due triangoli, detti punto
triangoli delle velocità (Figura 4a): c, u, u nel
triangolo delle velocità all’ingresso, e c2, w2, u2 nel
triangolo di velocità all’uscita.
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Indichiamo con α1 , l’angolo che la velocità assoluta c1 , che entra nella girante attraverso la
superficie cilindrica di raggio r1, forma con la velocità periferica u1 , velocità diretta secondo la
tangente alla superficie di raggio r1 nel punto a cui vengono riferite tutte le velocità della sezione 1.
Analogamente indichiamo con α2 l’angolo che la velocità assoluta all’uscita c2, che lascia la
girante attraverso la superficie cilindrica di raggio r2, forma con la velocità periferica u2 diretta
secondo la tangente alla superficie (Fig. 3).

Siano poi β1 l’angolo formato dalla velocità


relativa w1 con l’opposto di u1 e β2 l’angolo
formato dalla velocità relativa ω2 con l’opposto di
u2 (Figura 2).
Il triangolo delle velocità all’ingresso si ottiene
tracciando dapprima il vettore inclinato c1
dell’angolo α1; si riporta quindi u1 sulla tangente
alla superficie cilindrica nel punto di riferimento e
poi si sottrae u1 vettorialmente da c1 , in modo da
ottenere ω1 .

Il vettore velocità relativa ω è infatti dato, per la ( c ), dalla differenza tra il vettore velocità
assoluta c e il vettore velocità periferica u .
Successivamente, la velocità assoluta viene risolta in due componenti: una diretta secondo la
direzione del flusso, chiamata appunto velocità di flusso oppure componente meridiana cm1, e l’altra
cu1, diretta perpendicolarmente a questa, che prende il nome di componente tangenziale della
velocità in quanto la direzione normale al flusso è la direzione tangenziale o periferica.

Nel caso esaminato (Fig.2-3) la pompa è una pompa centrifuga e quindi il flusso è radiale e la
velocità di flusso (o velocità meridiana cm1,) coincide con la componente secondo il raggio r1.
Il triangolo delle velocità di uscita si ottiene in modo simile al triangolo delle velo di ingresso.

Alla velocità assoluta di uscita c2 si sottrae vettorialmente la velocità trascinamento del condotto
mobile u2 in modo da ottenere la velocità relativa ω2 . Anche qui risolviamo la velocità assoluta
all’uscita secondo le due componenti tangenziale cu2 e di flusso cm2.

Abbiamo visto che la traiettoria della particella fluida all’interno del condotto mobile (linea a tratto
e punto della Figura 3) ha, per l’ipotesi di moto unidimensionale , la stessa forma della pala mobile;
perciò il profilo iniziale della pala è diretto secondo la velocità relativa di ingresso ω1, mentre la
velocità relativa uscita ω2 diretta secondo il profilo che la pala presenta all’uscita.

In altre parole gli angoli b1 e b2, che la velocità relativa ω forma, all’ingresso e all’uscita, con
direzione periferica, sono anche gli angoli iniziali e finali del profilo della pala.

Il fatto che si realizzi una condizione di assenza di urti tra velocità relativa e profilo della pala è
particolarmente importante per evitare perdite e massimizzare il lavoro comunicato dalla
palettatura. In sede di progetto della turbomacchina, calcolata per una ben determinata portata
volumetrica, si impone quindi che la composizione della velocità assoluta all’ingresso c1 con la
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velocità periferica u1, sia tale da avere come risultante una velocità relativa w1 coincidente con la
direzione della parte iniziale della pala.

Turbomacchine radiali

I triangoli di velocità sono quelli tracciati


nella Figura 7.9-b relativamente a una
pompa centrifuga. Analoga trattazione
può essere fatta per una turbina: in
quest’ultimo caso, il moto del flusso
solitamente è centripeto (è diretto cioè
verso il centro).
Le velocità periferiche in corrispondenza
dei raggi r1 (ingresso) e r2 (uscita) sono
date da :

u1 =w*r1 e u2 = w*r2

*
La portata in massa m è, per l’equazione di continuità , data dal prodotto delle superfici cilindriche
di area 2πr1b1 (all’ingresso) e 2πr2 b2 (all’uscita) per le rispettive velocità normali a queste
*
superfici; cm1 e c m 2 (Figura 4): m = ρ 1 2π r1 b1 c m 1 = ρ 2 2π r2 b 2 c m 2 (d)

dove b1 e b2 sono le larghezze della ruota al bordo interno e al bordo esterno della pala, mentre ρ1 e
ρ2 sono le masse vomiche de fluido nelle sezioni d’ingresso e uscita.
Per un liquido la massa volumica è costante, quindi l’equazione (d) diviene:

*
m = ρ 2π r1 b1 c m 1 = ρ 2π r2 b 2 c m 2
*
Mentre la portata volumetrica risulterà: V = 2 π r1 b 1 c m 1 = 2 π r 2 b 2 c m 2

Nelle condizioni di lavoro massimo ( li) la componente tangenziale cu1 è nulla in quanto a1 è uguale
a 90°; di conseguenza la velocità assoluta d’ingresso c1 è solo radiale e coincide con cm1 :

li = u 2 cu 2 − u1cu1 Equazione di Eulero (turbopompa)


li = u1cu1 − u2cu 2 Equazione di Eulero (turbina)
li = u2cu 2 Equazione di Eulero (turbopompa)

Sapendo che la potenza interna Pi, cioè la potenza trasmessa all’interno della macchina dalla
palettatura della girante al fluido è data: Pi=M* ω
dove M= coppia trasmessa dalla palettatura della girante [Nm] M = mr2 cu 2 − mr1cu1
*
Pi = m ( c u 2 r 2 − c u 1 r1 ) ω
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All’uscita , la componente tangenziale della velocità assoluta cu2 è data (fig.3) : cu2 = u2 – ω2u dove
ω2u = cm2 cotag β2 quindi il lavoro massimo risulta definito come :
li = u2 – cu2 = u2 (u2 – cm2 cotag β2)

Turbomacchina assiale
La maggiore differenza tra una macchina a flusso assiale (Figura 5) e la macchina a flusso radiale
esaminata precedentemente è data dal fatto che non vi sono variazioni della velocità periferica u tra
ingresso e uscita in quanto il raggio r rimane lo stesso sia all’ingresso che all’uscita e quindi :
u1 = u2 = u = ω * r

Anche l’area della sezione di passaggio rimane la stessa sia in ingresso che in uscita: così per un
fluido incomprimibile di massa volumica (r) la velocità di flusso rimane inalterata:
* *
( cm1 = cm2 = cm ) e la portata in massa m è data da : m = ρcmπ (re2 − ri 2 )
*
mentre la portata volumetrica risulta definita come : V = cmπ (re2 − ri 2 )

dove π (re2 − ri 2 ) è l’area della sezione di passaggio con re e ri raggi della pala rispettivamente all’estremità
e all’interno vicino al mozzo.
Il valore di cm si ricava tenendo presente che, nel triangolo delle velocità all’ingresso (Figura 5.1) la velocità
assoluta è diretta solamente nella direzione del flusso (non ha cioè componente tangenziale α1=90°) ne segue
che c1 è uguale a cm e, essendo il triangolo di ingresso un triangolo rettangolo, si ha cm = u tag β1

Il lavoro massimo per unità di massa, il lavoro cioè in condizioni di progetto li, ha un’espressione
analoga a quella per le macchine a flusso radiale, con la sola differenza che, al posto delle velocità
all’uscita u2 e cm2 compaiono la velocità periferica u e la velocità di flusso cm che, per quanto detto,
hanno lo stesso valore all’ingresso e in uscita: li = u cu2 = u ( u – cm cotg β2 )

L’equazione (e) si applica a un determinato raggio r della pala; ma questo varia lungo la pala
passando da un valore minimo (il raggio interno r1 in corrispondenza del mozzo) a un valore
massimo (il raggio re all’estremità della pala), come illustra la Figura 5.1. Ne segue che, passando
dal mozzo alla punta della pala, varia la velocità periferica u = w r e, rimanendo c1 comunque
assiale (α1 =90° ) , varia l’angolo β1 (Figura 5.2).

Parallelamente viene fatto variare anche l’angolo di uscita b2 e la pala assume il caratteristico
andamento svergolato (Figura 5.3) con angoli β in prossimità del mozzo maggiori di quelli che si
trovano vicino all’estremità della pala.
Lo svergolamento della pala può essere realizzato secondo diversi criteri; di regola si impone che il
lavoro per unità dl massa li abbia un valore costante uguale a quello massimo lungo tutta la pala: si
determina dapprima la velocità periferica u al variare del raggio r, poi si ricava β1con la relazione 7-
25 e β2 con l’equazione 7-26, in cui li viene mantenuto costante .
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Esempio di calcolo

Una pompa a flusso assiale opera ad una velocità di rotazione pari a n=8.33 [giri/s].
Il raggio all’estremità della pala e re=0.36 [m], il raggio interno in corrispondenza del mozzo è
ri=0.20 [m].
In corrispondenza del raggio medio r = 0.28 [m] vengono assegnati gli angoli β1 =12° e β2 = 15° .

Determinare:
Il lavoro massimo li trasmesso, in condizione di progetto, dalle pale della girante;
La portata in volume elaborata dalla pompa;
Gli angoli β1 in ingresso e β2 all’uscita in corrispondenza del mozzo e dell’estremità della pala.-
a) Il lavoro massico in condizione di progetto per una pompa assiale è dato da :
li = u (u – cm cotag β2)
Per il raggio medio delle pale r è assegnato l’angolo β2.
Occorre ricavare la velocità periferica u e la velocità di flusso cm.
La velocità u si ottiene da : u = ω * r = 2*3.14*8.33*0.28=14.65 [m/s]
La velocità di flusso cm si ottiene da : cm = u tag β1 = 14.65* tang 12° = 3.11 [m/s] per cui :
li = u (u – cm cotag β2) = u (u – cm / tag β2) =
= 14.65 ( 14.65 - 3.11/tang15° )= 44.58 [m2/s2] = 44.58 [J/kg]
*
b) La portata in volume è data da: V = c π ( r 2 − r 2 )
m e i

= 3.11 * 3.14 * (0.362 – 0.22) =0.875 [m3/s]

c) Calcoliamo la velocità periferica ui all’interno della ruota, sul mozzo, e quella ue


all’estremità, in punta alla pala:
ui = w*ri = 2 * 3.14 * 8.33 * 0.20 = 10.47 [m/s]
ue = w*re = 2 * 3.14 * 8.33 * 0.36 = 18.84 [m/s]

Con l’espressione cm = u tag β1 → β1 = arctang cm / u


- Sul mozzo : β1= arctang 3.11 / 10.47 = 16.5°
- In punta alla pala : β1= arctang 3.11 / 18.84 = 9.5°

All’uscita imponiamo che li = u (u – cm cotag β2) sia costante;


- Sul mozzo : 44.58 = 10.47 ( 10.47 – 3.11 * cotang β2 ) =
44.58 = 109.62 – 32.56 x cotang β2
cotang β2 = (109.62-44.58)/32.56 = 2.00
cotang β2 = 1 / tang β2 = 2 → tang β2 = 1 / 2 = 0.5 → β2 =26.6°

- In punta : con procedimento analogo si avrà :


44.58 = 18.84 ( 18.84 – 3.11 * cotang β2 ) =
tang β2 = 1 / 5.29 = 0.189 → β2 =10.7°
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