1
Politica economica basata sulla libera circolazione di denaro e merci.
2
Ricerca dell’autosufficienza economica.
Inoltre, alcuni territori paludosi inutilizzabili vennero bonificati 3. In particolare, venne bonificato il
territorio dell’Agro Pontino, vicino Roma.
Per diverse problematiche, però, per un lungo periodo le famiglie colonizzatrici non ricavarono
dalle nuove terre un reddito sufficiente per la sopravvivenza.
IL PLEBISCITO DEL 1929 CONSEGNA TUTTI I POTERI A MUSSOLINI
Mussolini cercò di rafforzare la sua posizione sia reprimendo gli oppositori, sia con la propaganda
I poteri del Gran Consiglio del Fascismo vennero rafforzati e venne approvata una nuova legge
elettorale, secondo la quale veniva presentata un’unica lista di 400 candidati, che poteva solamente
essere approvata o rifiutata.
Alle elezioni del 1929, il Fascismo ottenne il 98,4% dei sì. Non si trattava più di elezioni
democratiche, ma di una registrazione del consenso. Il voto, inoltre, non era segreto.
Dopo le elezioni del ’29 (definite plebiscito), Mussolini concentrò su di sé tutti i poteri e cominciò a
farsi chiamare duce (dal latino dux, il condottiero militare e morale nell’Antica Roma). Si
consolidava così la trasformazione del Fascismo in regime totalitario.
LO STATO CORPORATIVOj
Molti diritti dei lavoratori vennero cancellati: lo sciopero venne abolito e i sindacati sciolti. Al posto
di quest’ultimi vennero create le corporazioni 4, riunite nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni,
che sostituiva la Camera dei deputati.
Nasceva in questo modo lo Stato corporativo, nel quale le classi sociali non erano contrapposte e
collaboravano nell’interesse della Nazione.
I lavoratori, così, persero il diritto di associarsi per difendere i propri diritti. Era la negazione del
concetto di lotta di classe ideato da Marx.
Nel 1925 venne istituita l’Opera nazionale dopolavoro (Ond), che si occupava di organizzare il
tempo libero (e di conseguenza la vita privata) degli italiani.
LA PROPAGANDA
IL MITO DELLA ROMANITÀ
Il Fascismo, per imporsi, aveva bisogno di elaborare una sua mitologia, così Mussolini fece proprio il
mito della romanità, che ricollegò direttamente il Fascismo alla Roma imperiale. Non a caso, infatti,
Mussolini volle farsi chiamare Duce. Inoltre, la stretta di mano venne sostituita dal saluto romano.
Grazie ad un abilissimo uso dei mezzi di comunicazione, il regime andò a consolidarsi, raggiungendo
un grande consenso tra la popolazione, che iniziò a vedere in Mussolini il simbolo dell’unità
nazionale.
A questo scopo, nel 1937 venne istituito il Ministero della Cultura Popolare (Minculpop), che
esercitò un rigido controllo su tutti i mezzi di informazione.
IL CONTROLLO DELLA STAMPA
La propaganda, negli anni trenta, diventò una vera e propria fabbrica del consenso, che si poneva
come obiettivo di fascistizzare il paese secondo tutti i mezzi a disposizione.
Il primo mezzo da controllare fu la stampa, che dopo il periodo di censura passò sotto il controllo
diretto dello Stato. Nel 1925, vennero creati degli albi ai quali i giornalisti antifascisti non potevano
accedere. Sui giornali, per esempio, non si poteva parlare dei crimini che avvenivano nel Paese: il
Fascismo era simbolo di moralità e sicurezza. Le donne, inoltre, dovevano essere rappresentate
floride e feconde.
Un altro provvedimento fu quello di vietare di ritrarre Mussolini in foto da solo, ma sempre
circondato da folle adoranti.
RADIO, CINEMA ED ISTITUTO LUCE
Un altro mezzo d’informazione che venne strettamente controllato fu la radio.
3
Resi abitabili e coltivabili.
4
Associazioni di lavoratori divise per categorie.
L’arma più forte, secondo Mussolini, però era il cinema. All’interno delle sale, prima dell’inizio dei
film, cominciarono ad essere proiettati cinegiornali riguardanti i successi del Fascismo.
Allo scopo di creare questi cinegiornali venne creato l’Istituto Luce, nei cui filmati si falsificava la
realtà, omettendo la realtà di un Paese sottomesso a una feroce dittatura.
LO STATO TOTALITARIO
Il Fascismo mirava anche a trasformare il modo di vivere dei cittadini, tramite la costruzione di uno
Stato totalitario5.
L’ANTIFASCISMO
Lo Stato totalitario si basa sulla negazione della libertà. Durante il Fascismo, gli oppositori vennero
mandati al confino.
Per chi non voleva sottomettersi a questa condizione non rimaneva che il fuoriuscitismo, cioè
l’esilio volontario. Tra gli esuli più importanti ci furono don Luigi Sturzo, Filippo Turati, Palmiro
Togliatti, i fratelli Rosselli, Giovanni Amendola e Piero Gobetti.
Nonostante gli oppositori non fossero molti, cominciarono a formarsi vari movimenti di
opposizione. I più importanti oppositori si ricordano il liberale Benedetto Croce, il cattolico don
Luigi Sturzo, i socialisti (grazie al socialista Filippo Turati nacque la Concentrazione Antifascista e il
movimento Giustizia e Libertà) e, infine, i comunisti come Gramsci e Togliatti, che crearono una fitta
rete di movimenti clandestini.
Molti dissidenti, oltre che ad essere arrestati, furono vittime dello squadrismo.
IL FASCISMO E LA CULTURA
La fascistizzazione della società doveva riguardare anche l’ambito culturale.
A questo scopo, nel 1925 il Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile elaborò il Manifesto
degli intellettuali fascisti, che venne firmato da molti intellettuali, anche a causa della paura delle
conseguenze. Benedetto Gentile, un intellettuale antifascista, rispose a questo manifesto con il
Manifesto degli intellettuali antifascisti.
Nel 1923, Gentile ideò la riforma che porta il suo nome, rimasta in uso fino agli anni 2000 e che
prevedeva la superiorità delle materie umanistiche su quelle tecniche.
Gli insegnanti, inoltre, vennero costretti a prestare giuramento al Fascismo e soltanto 12 insegnanti
su 1250 si rifiutarono di farlo.
L’IMPERIALISMO FASCISTA E L’IMPERO D’ETIOPIA
Il Fascismo riprese la politica coloniale: in Libia vennero fatti insediare da contadini italiani e in
Somali ed Eritrea la presenza italiana venne rafforzata.
Ma a Mussolini non bastava: lui voleva colonizzare nuovi territori e la scelta ricadde sull’Etiopia.
Mussolini desiderava maggiore prestigio per lui e per l’Italia a livello internazionale.
La Società delle Nazioni (esclusa la Germania di Hitler) si oppose a quest’impresa, ma nonostante
ciò, il 3 ottobre 1935 le truppe italiane invasero l’Etiopia. La Società delle Nazioni rispose con un
embargo6.
Le operazioni vennero condotte in modo violento e disumano: sulle popolazioni locali vennero usati
gas asfissianti e vennero deportate molte persone.
Il negus etiope venne esiliato e il 9 maggio 1936 Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia,
proclamò la fondazione dell’Impero d’Etiopia, con Re Vittorio Emanuele III come imperatore.
LE LEGGI RAZZIALI: L’ANTISEMITISMO DIVENTA LEGGE
Dopo l’espansione coloniale, il Fascismo volle affermare la superiorità del popolo italiano. La
propaganda aveva fatto credere agli italiani di appartenere ad una razza civilizzatrice. Questa fase
fu certamente influenzata dall’avvicinamento tra Mussolini e Hitler, che aveva proclamato delle
leggi razziali che colpivano chi non apparteneva alla “razza ariana”.
5
Un’entità superiore alla società, fondata su una concreta persona fisica, il capo.
6
Sanzione che consiste nell’isolamento economico di un Paese.
In Italia venne dapprima redatto il “Manifesto della razza” (15 luglio 1938), che si tramutò poi nelle
leggi razziali (1° settembre), che diedero inizio alla persecuzione antiebraica.
Gli ebrei italiani vennero privati dei loro diritti: furono espulsi dal sistema scolastico (sia studenti
che insegnanti), non poterono più esercitare le proprie professioni e nemmeno sposarsi con i
cittadini “ariani”.