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UMANESIMO E RINASCIMENTO

Significato storiografico

I termini Umanesimo e Rinascimento indicano il movimento culturale che, fiorito in


Italia nel Quattrocento, si diffuse poi in Europa durante il Cinquecento nel segno di
un rinnovamento radicale della letteratura, dell’arte, della filosofia e della scienza.

Breve ragguaglio sulle differenti interpretazioni Umanesimo-Rinascimento di:

• Georg Voigt e Jacob Burckhardt (seconda metà del 1800)


• Konrad Burdach (primi del 1900)
UMANESIMO E RINASCIMENTO
Rinascimento come ritorno al Principio
L’origine del termine Rinascimento è religiosa (seconda nascita col
battesimo, uomo nuovo delle lettere paoline, ritorno dell’uomo a Dio
secondo le filosofie neoplatoniche).

Tuttavia nel Rinascimento tale concetto assume un significato più


vasto, inclusivo delle realizzazioni terrene, poiché viene a significare il
rinnovamento globale dell’uomo nei suoi rapporti con se stesso, con
gli altri, con il mondo e con Dio.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
Rinascimento come ritorno al Principio
Il ritorno al Principio è variamente inteso:

• dai neoplatonici come ritorno a Dio


• da Lutero come ritorno alla cristianità primitiva
• da Machiavelli come un ritorno alle comunità dell’antica Roma
• dagli Umanisti come ritorno ai classici
• dai cultori della filosofia della natura come ritorno alla natura (Telesio,
Bruno, Campanella)
• dagli artisti come ritorno all’armonia e alla bellezza dell’arte classica greca e
romana.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
Rinascimento come ritorno al Principio
Comunque inteso, il Principio è quella realtà rapportandosi alla
quale l’uomo autentifica se stesso, realizzandosi nella sua natura
più vera e profonda.

Esso è, dunque, ciò che garantisce la riforma dell’uomo e del suo


mondo, restituendolo alla sua forma ottimale.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo

1. L’uomo come artefice di se stesso

2. L’uomo e Dio

3. L’uomo e la libertà

4. Rifiuto dell’ascetismo medievale ed esaltazione della vita attiva


UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
1. L’uomo come artefice di se stesso

Nucleo dell’antropologia dei rinascimentali è il motto:


Faber est suae quisque fortunae (Cicerone, De republica, I, 1), Ciascuno è artefice
del proprio destino.

Manifesto di questa concezione è l’orazione di Pico della Mirandola: De hominis


dignitate (1486), in cui l’autore presenta l’uomo come un essere che, avendo avuto
da Dio una natura plastica ed indeterminata, ha la possibilità di progettare se stesso e il
proprio destino nel mondo.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
1. L’uomo come artefice di se stesso

Rispetto al Medioevo, allorché si riteneva che l’uomo fosse parte di un ordine


cosmico già dato, che si dovesse soltanto riconoscere intellettualmente e seguire
moralmente, il Rinascimento ritiene che l’uomo debba costruire e conquistare a se
stesso il proprio posto nel mondo.

Tutto questo non avviene all’improvviso. Già a iniziare dall’XI secolo si era avviato
un graduale rinnovamento in tutti i campi e una progressiva autonomia della
ragione nei confronti delle grandi istituzioni medievali: Chiesa, Impero, Feudale-
simo. Con l’Umanesimo rinascimentale, tuttavia, questa autonomia viene ricono-
sciuta ed affermata in modo più radicale.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
2. L’uomo e Dio
Mentre nelle filosofie contemporanee la concezione dell’uomo come artefice del
proprio destino assume spesso significati antireligiosi, nel Rinascimento essa
coesiste con una concezione religiosa che nell’uomo plasmatore vede l’immagine di
Dio creatore. Per i rinascimentali non si pone l’alternativa: o l’uomo, o Dio.
Da questo punto di vista essi si differenziano sia dal futuro umanesimo ateo, sia
dalla religiosità teocentrica medievale.
Quello dei rinascimentali è un antropocentrismo tendente a rivalutare il ruolo attivo
dell’uomo, senza per questo negare i propri limiti e la dipendenza ontologica da Dio.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
3. L’uomo e la libertà

La celebrazione umanistica della libertà non esclude nei rinascimentali la


consapevolezza dei limiti.

Infatti, chi più chi meno, tutti gli individui sono condizionati da forze reali,
casuali o soprannaturali, che, anche se non annullano la libertà, la circoscrivono
o la limitano (il caso, i capricci umani, le passioni, le forze soprannaturali, il
potere della magia).
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
4. Rifiuto dell’ascetismo medievale ed esaltazione della vita attiva

La celebrazione del valore dell’uomo e della sua originalità si concretizza anche


nelle tesi dell’uomo come microcosmo, copula dell’universo, nodo della creazione,
anello di congiunzione dell’essere, ecc., tutte formule per dire che l’uomo è la
sintesi vivente del Tutto, è il centro del mondo, la creatura, cioè, in cui si
concentrano le varie caratteristiche degli enti del mondo, avendo egli qualcosa degli
angeli come della bestia (cfr. Pico della Mirandola), di Dio come del diavolo, della
natura organica come della natura inorganica.

Tutto ciò si accompagna al rifiuto dell’ascetismo medievale e alla concezione della


vita come impegno concreto e non come fuga dal mondo.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
4. Rifiuto dell’ascetismo medievale ed esaltazione della vita attiva

Per i rinascimentali l’uomo non è un ospite di passaggio nel mondo o un


pellegrino in attesa dell’aldilà, ma un essere profondamente radicato sulla terra,
destinato in primo luogo a giocarsi la propria sorte nel mondo.

Pertanto, pur non rinnegando l’idea cristiana dell’aldilà, sottolineano soprattutto


l’aldiquà.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
La visione rinascimentale dell’uomo
4. Rifiuto dell’ascetismo medievale ed esaltazione della vita attiva

Da ciò l’elogio

• di ciò che è utile e della vita attiva anziché di quella contemplativa;


• della filosofia morale anziché della metafisica e della fisica (C. Salutati);
• della gioia e del piacere anziché della rinuncia e dell’ascesi (canti carnascialeschi);
• della ricerca dell’eudaimonia, cioè della felicità, intesa come realizzazione
armonica e completa delle possibilità umane;
• del valore del denaro, visto come elemento indispensabile alla vita e alla
conservazione dell’individuo e della società (Chi non ha oro o argento/non può aver nessun contento).
UMANESIMO E RINASCIMENTO
PROSPETTIVA STORICA E STORIA NEL RINASCIMENTO

Lo storico italiano Eugenio Garin ha sottolineato che


caratteristica del Rinascimento non è tanto
l’accrescimento quantitativo della conoscenza degli
autori classici quanto il modo qualitativo con cui ci si
rapporta ad essi,

cioè il riconoscimento della dimensione storica, ovvero


della distanza tra presente e passato. I medievali
trattavano gli antichi e li interpretavano quasi fossero
dei loro contemporanei. Lo scopo era quello di trovare
in essi concordanze con le proprie concezioni.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
PROSPETTIVA STORICA E STORIA NEL RINASCIMENTO

Col suo interesse per l’antico, per l’antico autentico, non


quale era stato trasmesso da una tradizione deformante,
l’umanesimo rinascimentale realizza per la prima volta
l’atteggiamento della prospettiva storica,

cioè del distacco e dell’alterità dell’oggetto storico dal


presente storiografico:

Platonici e Aristotelici sono in polemica nel Rinascimento,


ma il loro interesse comune è la scoperta del vero Platone
o del vero Aristotele, cioè della vera dottrina dei loro
capostipiti, non deformata o camuffata dai “barbari” del
Medioevo.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
PROSPETTIVA STORICA E STORIA NEL RINASCIMENTO

Da questo punto di vista la filologia non è un aspetto accidentale o formale


dell’umanesimo, ma il bisogno di scoprire i testi e di ripristinarli nella loro forma
autentica.

Assai significativa fu, ad esempio, la scoperta da parte di


Lorenzo Valla della falsità della «Donatio costantiniana»,
(De falso credita et ementita Constantini donatione,
1440) documento redatto non all’epoca di Costantino, ma
tra l’VIII e il IX secolo, all’epoca dei Franchi, dopo la
sconfitta dei Longobardi, con lo scopo di giustificare il
potere temporale papale. Roma: 1405-1457
UMANESIMO E RINASCIMENTO
PROSPETTIVA STORICA E STORIA NEL RINASCIMENTO

La scoperta della prospettiva storia, contemporanea a quella ottica


(Leon Battista Alberti, De Pictura, 1435), è di importanza capitale:

rende possibile il distacco del passato dal presente, il riconoscimento


della sua alterità e individualità, il riconoscimento della sua
originalità propria, ma anche del presente e la convinzione che il
presente è più del passato in quanto gli uomini del presente
risultano superiori per esperienza e capacità rispetto agli uomini del
passato.

Genova 1405 - Roma 1472


Partito dall’idea dell’eccellenza degli antichi sui moderni, il
Rinascimento perviene, infine, all’opinione opposta di una
supremazia dei moderni sugli antichi, simili, i moderni, a nani sulle
spalle dei giganti.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
IL NATURALISMO RINASCIMENTALE

Con questa espressione si vuol dire che:

1. la persona umana per i rinascimentali non è un ospite provvisorio della


natura, ma un essere naturale esso stesso, che nella natura ha la sua patria;

2. la natura non è un’ombra sbiadita di un mondo ideale, ma una realtà piena,


costituita da un immenso serbatoio di forze vitali, di cui l’essere umano è
partecipe e in cui si incarna la potenza di Dio che in esso trova la sua
manifestazione o una delle sue proprie sedi;
UMANESIMO E RINASCIMENTO
IL NATURALISMO RINASCIMENTALE

3. l’essere umano, come essere naturale, ha sia


l’interesse, sia la capacità di studiare la natura.

4. Questo naturalismo si concretizzerà nella magia e


nella grande filosofia della natura di Telesio,
Bruno, Campanella. Ma soprattutto, esso
rappresenterà uno dei presupposti teorici
generali che stanno alla base della nascita della
scienza moderna.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

Carattere peculiare del Medioevo era stato l’universalismo:

– unitaria e sovranazionale era la lingua (il latino),


– unitario e sovranazionale l’Impero,
– unitaria e universale la Chiesa e la visione cristiana del mondo.

Più che di un fatto si trattò di un ideale, di un’esigenza, di un’aspirazione mai


raggiunta.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

Quanto alla cultura, dietro alla denominazione di scholastica


(filosofia delle Scuole) si celava una molteplicità di orienta-
menti.

Tuttavia, una certa unità dello scibile si era realizzata attorno


alla Teologia, mentre le varie discipline, in primo luogo la
filosofia, furono concepite come ancillae theologiae,
finalizzate a dimostrare le verità della fede nei vari campi.

Su questi presupposti il Medioevo aveva realizzato un sapere


di tipo piramidale con la Teologia in cima quale regina delle
scienze.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

Nel Rinascimento con la rottura dell’unità politica medievale si


consuma la rottura dell’unità dell’enciclopedia del sapere di
tipo teologico.

Parallelamente al rifiuto critico delle filosofie delle Scuole e


della loro mentalità sistematica, metafisica e logicistica si ha
una tendenziale laicizzazione del sapere, in virtù della quale le
varie attività e discipline umane cominciano a rivendicare
ognuna la propria libertà operativa.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE
Ad esempio:

• la letteratura (humanae litterae) e le arti difenderanno il


principio dell’autonomia in quanto non più viste in
rapporto determinante con finalità pedagogiche e morali,
ma viste in sé e nei valori formali di bellezza che sono
propri di esse e che in quanto tali sono educativi;

• il Protestantesimo di Lutero darà origine a una teologia


sempre più separata dalla filosofia;
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

• Machiavelli difenderà l’autonomia della politica dalla


morale e dalla religione

• Grozio, nel Seicento, getterà le basi per un analogo


riconoscimento dell’autonomia del diritto dalla
religione

• Galilei perverrà, infine, alla fondazione dell’autonomia


della scienza, concepita come attività autosufficiente,
svincolata dai condizionamenti della tradizione
metafisica e teologica
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

Questo processo di laicizzazione ed autonomizzazione della cultura


affonda le sue radici nella mentalità di intellettuali che sono per la
maggior parte non più ecclesiastici ma laici,

portati maggiormente a riconoscere l’autonomia delle varie attività


umane, ossia ad avvertire l’esigenza che tali attività si svolgano secondo
regole proprie, indipendenti da fini o interessi imposti ad esse
dall’esterno.
UMANESIMO E RINASCIMENTO
ROTTURA DELL’ENCICLOPEDIA MEDIEVALE DEL SAPERE E AUTONOMIA DELLE VARIE
ATTIVITÀ UMANE

Tutto ciò non implica il carattere acristiano o anticristiano della


cultura rinascimentale.

E ciò non solo perché gli uomini del Quattrocento e del


Cinquecento non potevano rinnegare quattordici o quindici secoli
di cristianesimo, ma anche perché essi furono per lo più cristiani,
anche se in un senso ben diverso da quello medievale, in quanto
più portati a sottolineare il divino nell’uomo e nel mondo.

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