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Appunti Storia Contemporanea I 14,

02/11/2020

Oggi parliamo sempre del periodo della guerra fredda ma da una terza
prospettiva, una prospettiva che ha portato a una soggettività nuova e
straordinaria, stiamo parlando della fine degli imperi coloniali.
Per mezzo millennio dai primi del 400’ sino alla fine del 900’, alcune
società europee hanno dominato società extra europee, da prima solo
come basi commerciali, poi come basi di coltivazione e sfruttamento, da
prima come punto d’appoggio di commercio internazionale e poi da vero
e proprio imperialismo. Imponendo una disuguaglianza coloniale, basata
sul colore e sulla razza.
Parliamo dell’esito finale di questo percorso, la decolonizzazione, il
ritorno in patria degli europei e l’autonomia dei territori colonizzati in
stati autonomi, in stati indipendenti, guidati da élite autoctone.
Le decolonizzazioni nel corso della storia sono state varie, ci sono state
ondate di decolonizzazione, forse la prima è stata quella degli anni 70’-80’
del 700’ in cui gli USA si sono resi indipendente dall’Inghilterra, i primi
anni dell’800’ con l’indipendenza degli stati dell’America latina da spagna
e portogallo, un’altra ondata è avvenuta dopo la prima guerra mondiale,
dove le colonie della Germania sono state affidate a Francia e Gran
Bretagna come potenze mandatarie che avrebbero dovuto accompagnare
queste colonie all’indipendenza, e simile la situazione con quei territori
appartenenti all’impero .
Quella dal 1946 al 1960 è la prima grande ondata di decolonizzazione,
una seconda grande ondata avverrà nella seconda parte degli anni 70’ del
900’, con le colonie portoghesi che raggiungono l’indipendenza da
Salazar, l’ultima 1998-1999 è la restituzione di Hong Kong alla Cina da
parte degli UK.
La grande decolonizzazione è in particolare la prima, perché in questi anni
gran parte del mondo che era ancora colonizzato diventa indipendente,
questa non è un unico processo lineare e identico per tutte le colonie, è
una somma di processi diversi e asimmetrici tra loro, però è una somma e
questo fa la grandezza del fatto che dopo l’indipendenza dell’America
latina dell’800’, nel 900’ tutte quelle colonie in africa e asia diventano
indipendenti.
Questa decolonizzazione è una rivoluzione, in 15 anni quasi un continente
e mezzo diventa di stato indipendente, l’ONU se al 1945 conta una
sessantina di stati, al 1960 ne conta oltre duecento. Una rivoluzione che
per tutto sommato è stata pacifica, ci sono anche state guerre e conflitti
di decolonizzazione, ma il complesso ci dice che è stata una rivoluzione
pacifica fatta di accordi e consenso. C’è stata la guerra del Vietnam, quella
d’Algeria, quella tra francesi e tunisini, certamente le decolonizzazioni
delle colonie portoghesi sono state guerreggiate, e ci sono state crisi
anche in alcuni paesi africani, ma le complesso contando i cinque secoli di
oppressione europea lo scenario poteva risultare molto più catastrofico.
Questa prima grande decolonizzazione è nata dalla Seconda guerra
mondiale. Le sconfitte bianche e lo sforzo bellico della Seconda guerra
mondiale furono una spinta per le decolonizzazioni. Altro elemento
furono le ideologie della seconda guerra mondiale, indipendenza e
progresso. Anche il marxismo con il suo appoggio all’antimperialismo,
rappresento una ideologia potente che spinsero per l’indipendenza delle
colonie. Nel 1947 gli UK diedero la liberta all’india dividendola però in due
parti una mussulmana e una buddista, l’india era la colonia più grande del
mondo, essa fece la ricchezza della gran Bretagna, l’America
parallelamente da l’indipendenza alle filippine. Tra il 1957 e il 1960 quasi
una ventina di paesi dell’africa ottiene l’indipendenza, il 1960 venne detto
infatti l’anno dell’Africa.
Questa decolonizzazione ha rappresentato una indipendenza totale
dall’Europa? Le condizioni in cui gli europei hanno lasciato i territori
coloniali alle singole élite dettano un fattore molto importante in tutto
ciò, le colonie camminavano economicamente passo per passo alle
madrepatrie, cambiare quindi un mercato legato strettamente ai vecchi
padroni non fu subito possibile, anzi nei primi anni i territori ex coloniali
dovettero ricostruire l’economia per distaccarsi totalmente dal mercato
dei vecchi coloni. Grosse difficoltà quindi, inoltre non solo la
decolonizzazione economica è stata difficile, lo è stata anche

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l’indipendenza culturale, in india l’élite aveva studiato nella lingua inglese,
Ho Chi Minh in Vietnam aveva studiato con la lingua francese, il retaggio
coloniale è stato a lungo pesante, una delle eredita più pesanti di cui
liberarsi sono state proprio le lingue coloniali.
È molto più facile creare uno stato indipendente che uno stato
economicamente indipendente, la interconnessione al tempo della
decolonizzazione (anni 50, 60, 60 etc.), era sempre più in mano alle élite
dei paesi di nuova indipendenza.
Tutto ciò avviene in una fase in cui lo sviluppo economico del pianeta ha
la sua storia, una storia che separa sempre più il nord del mondo dal sud
del mondo, quindi questa decolonizzazione viene svolta mentre
l’occidente corre rapidamente. Quindi la decolonizzazione avviene in un
contesto difficile dal punto di vista economico e in un contesto in cui le
diseguaglianze tra i paesi crescono.
Se noi potessimo dividere il primo mondo dal terzo, nel 1750 (prima
rivoluzione industriale), i PIL del primo mondo e del terzo mondo erano
abbastanza simile, nel 1880 (seconda rivoluzione industriale) il PIL dei due
era cambiato, si aveva un rapporto di 2 a 1 in un secolo, prima della prima
guerra mondiale il rapporto era di 6 a 1, nel 1960 alla fine della
decolonizzazione il rapporto tra primo e terzo mondo era di 10 a 1 (senza
parlare di pro capitae), nel 1970 a dieci anni dalla decolonizzazione il loro
rapporto era diventato di 14 a 1, è evidente che la decolonizzazione si
colloca in un contesto storico del tutto peculiare e che gioca a sfavore dei
nuovi stati indipendenti, diventano indipendenti ma sono poveri.
Questo ci da l’idea di come la decolonizzazione abbia avuto aspetti
controversi.
1 La crescita demografica è un aspetto positivo, quando l’economia
diventa un motore, ma quando questo motore è spento la crescita
demografica diventa un problema, perché impedisce la politica di
sviluppo, non essendoci risorse la popolazione non può essere sviluppata,
2 ciò fa si che le colonie siano costrette a cercare risorse enormi finendo
per indebitarsi con gli altri stati, 3 terzo problema è che le potenze
coloniali avevano avuto scarsi interessi a industrializzarli, quindi questi

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paesi indipendenti si ritrovano senza una struttura industriale autoctona
nazionale.
Visto in questa prospettiva il bilancio della situazione della
decolonizzazione si fa complesso. L’élite dei vari paesi indipendenti falli
miseramente a causa dei troppi problemi, quindi viene generandosi una
sorta di nostalgia per i paesi colonizzatori. Spesso nascevano problemi tra
le varie etnie che sfociavano spesso in guerre civili o rivoluzioni, questo è
il fallimento della politica oltre che della economia. Tutto questo è dovuto
per gli acidi coloniali precedenti, per la pesantezza della subordinazione
coloniale precedente e per il periodo in cui la decolonizzazione è andata
verificandosi.

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