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Catalogo della Mostra

Percorsi d’Architettura ad Ingegneria


a cura di
Maria Anna Caminiti
Mario Manganaro
Claudio Marchese
indice

Laura Thermes 07 Un progetto di descrizione


Maria Anna Caminiti 10 La mostra “Percorsi d’Architettura ad Ingegneria”
Mario Manganaro 13 Disegni di progetto. Note al margine di una mostra didattica
Maria Anna Caminiti 17 Il racconto di una esperienza
Claudio Marchese 24 Giocatori di dama e giocatori di scacchi
Alessio Altadonna 26 Porte e finestre con vista
Alessio Cardaci 30 Riflessioni sul disegno con sistemi informatici

La Mostra
33 Quattro esercitazioni: le tre parti dell’architettura ed un impianto spaziale
38 Il progetto dell’accessibilità

Letture di Architetture
46 Un progetto di Franco Purini e tre realizzazioni
nella Valle del Belice di Franco Purini e Laura Thermes
51 Tre case e tre architetture a destinazione non abitativa
di Alberto Campo Baeza
59 Due temi di architetture residenziali di Edoardo Souto de Moura
62 Due progetti di scuola portoghese
65 La specificità di due sperimentazioni sullo spazio della residenza
Alberto Campo Baeza (L’edificio residenziale)
Theo Van Doesburg (La casa unifamiliare)
69 Quattro temi per quattro case a pianta rettangolare
74 Progetti di case a patio
82 “Piccole architetture per il giardino d’Ingegneria”.
Strategie d’impianto architettonico e temi di costruzione dello spazio
I Seminari
Giuseppe Arcidiacono 98 Il passato come continuità
Maria Anna Caminiti 103 Tecniche e modelli a supporto del progetto
Laura Marino 114 Tradizione e modernità nell’architettura di A. Konstantinidis
Claudio Marchese 117 Matite e altri strumenti per progettare
Antonino Nastasi 126 Ristrutturazione dell’impianto del “paesaggio metallico” milazzese
Laura Thermes 128 Intervento urbano a Cardeto sud. Una riscrittura insediativa

Appendici
Mario Manganaro 136 In extremis. Un viaggio a Cardeto Sud
140 Regesto e Annotazioni
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P e r c o r s i
Laura Thermes
Un progetto di descrizione

Trasferire in un libro un’esperienza didattica è una


cosa notoriamente difficile. L’insegnamento si svolge
infatti in una situazione in costante mutazione che
comporta ripensamenti e riprese, soste e accelerazioni,
ricognizioni in estensione e sondaggi in profondità.
Questa complessa fenomenologia, che si verifica
anche quando il docente sa già fin dall’inizio dove
dirigere il proprio lavoro formativo, non può essere composizione architettonica intende persistere nella
rappresentata per quello che essa è, perché, se vissuta sua funzione risolutiva e riassuntiva dell’intero processo
in tempo reale, è troppo imprevedibile e frammentaria. progettuale nel momento in cui la disseminazione delle
Occorre anche ricordare che, alle normali oscillazioni uscite formative di tipo specialistico le sottraggono
dialettiche connesse alla trasmissione critica di un progressivamente spazio teorico e competenze
sapere, vanno aggiunte le reazioni dei singoli studenti operative. Ricomporre la composizione si presenta
a una impostazione teorica e operativa per necessità allora come un obiettivo determinante, ma solo se
generalizzante, e per di più largamente astraente. Per tale revisione assume le ragioni di quella separazione
questi motivi, solo a posteriori è possibile conferire del corpo disciplinare indotta dalla sua suddivisione in
all’esperienza didattica una vera coerenza e una campi tematici più limitati, una suddivisione imposta
riconoscibile finalità. Tale rilettura critica, che equivale da un crescente bisogno di intervenire su intorni
a una sua vera e propria rappresentazione, è di per ristretti e accuratamente perimetrati. In altre parole
sé molto complessa ed esige un confronto implicito occorre che la composizione architettonica ricostituisca
con approcci diversi. Questo confronto è l’esito di un la propria centralità a partire dalla comprensione del
vero e proprio progetto di descrizione che consiste nel perché essa non è più ritenuta, da tempo, in grado di
ripercorrere i momenti salienti di un corso distendendo assicurare un accettabile livello di innovazione in tutto
per così dire il risultato a cui esso approda su tutto quell’insieme di previsioni che portano alla costruzione
il suo arco temporale, con un significativo ma anche dell’architettura.
ambiguo effetto di retroazione. Ambiguo in quanto
attribuisce consequenzialità a un processo in realtà L’insegnamento della composizione pone un altro
sempre ipotetico e, per citare Giancarlo De Carlo, problema di una certa rilevanza. Il docente fornisce
intrinsecamente tentativo. alcuni strumenti assieme a una serie di informazioni
sul loro uso. Tuttavia, essendo l’azione compositiva
Se, come si è detto, è possibile conferire a essenzialmente creativa, il plusvalore inventivo,
un’esperienza didattica unità e coerenza solo dopo che attraverso il quale l’allievo trasforma ciò che ha ricevuto
questa si è conclusa, e a patto di rileggerla in maniera in materiale autografico plasmato dalla sua personale
distanziatrice e sintetizzante, questo compito critico si volontà di scrittura, non è in alcun modo contenuto
fa ancora più arduo nel caso dell’insegnamento della nella dotazione teorico-operativa che il docente mette a
composizione architettonica. Questa area primaria disposizione. Mentre si può dare infatti una base tecnica
della disciplina sta vivendo da qualche anno, più di al comporre, non si può allo stesso modo garantire
ogni altro aspetto problematico dell’architettura, il che in chi apprende avvenga quella trasmutazione
conflitto tra generalismo e specialismi. In effetti, la alchemica che consente a elementi oggettivi immersi

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dominio dell’immagine, sia sulla continuità storica come
condizione necessaria di ogni prefigurazione la quale,
in una loro consolidata e condivisa convenzionalità di nella progressiva trasformazione di elementi e segni
acquisire, tramite una profonda modificazione, una tratti dalle identità locali, voglia affermare la propria
loro originalità e spesso una loro novità. In ogni modo, differenza nei confronti di una omologazione sempre più
anche se il docente non può far sì che l’allievo produca pronunciata. Altre considerazioni puntuali riguardano
un lavoro esteticamente significativo, dovendosi il fatto che l’esercizio progettuale debba ruotare
limitare a insegnare semplicemente i procedimenti del attorno a un tema preciso, un esercizio ermeneutico
comporre, la maniera con la quale egli propone questi e metamorfico nel quale si fanno determinanti lo
stessi procedimenti è molto influente nel catalizzare le schizzo come nucleo generatore dell’idea compositiva
energie creative dello studente. e un’analisi tendenzialmente ricostruttiva delle opere
prese a riferimento.
Il libro Percorsi di architettura a Ingegneria, che Infine il libro s’interroga in modo esauriente sul
documenta una selezione dei materiali didattici dei progetto come processo di invenzione determinato
corsi di Architettura e Composizione Architettonica da regole compositive razionalmente trasmissibili,
tenuti negli anni accademici 2001-2002 e 2002-2003 come dimostra l’esercitazione sull’ordine classico,
presso la Facoltà di Ingegneria di Messina da Maria Anna individuando in una tassonomia delle relazioni tra gli
Caminiti con la collaborazione di Claudio Marchese, è elementi architettonici il luogo di un’ars combinatoria
un buon esempio di come si può rileggere criticamente in grado di aprire verso una molteplicità di proposizioni
un’esperienza didattica all’interno delle questioni prima formali. Mai dedotte meccanicamente, secondo
tratteggiate. Il ruolo del disegno digitale; l’istituzione processi automatici e unidirezionali, queste, come
secondo precisi moduli conoscitivi dell’insegnamento ricorda Mario Manganaro, ma individuate per mezzo di
della composizione architettonica; l’esigenza di andamenti erratici, di associazioni inedite, di montaggi
sentieri che si biforcano, ovvero di itinerari complessi inconsueti.
e autonomi per mezzo dei quali lo studente possa Sfogliando il libro colpiscono la compattezza visiva dei
ricercare risposte libere e inventive, sono problemi materiali prodotti dagli studenti, la forte quadratura
esplorati con chiarezza nei testi che commentano i concettuale che li sostiene, la intrinseca carica teorica
disegni. L’obiettivo che la pubblicazione raggiunge che li attraversa conferendo loro una suggestiva aura
è un’argomentata riflessione sia sulla condizione durandiana. Prospetticamente solidi e graficamente
contemporanea dell’architettura, rispetto alla quale essenziali i disegni si organizzano in sequenze rigorose
viene ribadito il primato dello spazio rispetto all’attuale capaci di dar vita a una compiuta esposizione di

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principi grammaticali, di connessioni sintattiche e di
formulazioni linguistiche.
Dalle tavole, che alludono nella loro architettura
narrativa alle dense pagine di un trattato, si sprigiona
il fascino concettuale dell’elenco come ricognizione
sistematica e potenzialmente infinita di nuclei tematici
iscritti in una atmosfera figurativamente rarefatta.

Oltre quelli ricordati, il libro presenta altri elementi


di indubbio interesse. Esso ricorda che una buona
esperienza didattica non consiste soltanto nel passaggio
critico di saperi architettonici orientati da un docente a
un allievo chiamato ad assimilarli con consapevolezza
critica all’interno di una personale strategia di scrittura:
l’insegnamento è anche, e soprattutto, ricerca, e ciò
trasforma questo passaggio in una duplice messa in
crisi, che può anche essere radicale, di convinzioni
teoriche e di modalità comunicative. Duplice perché
effettuata, con motivazioni diverse, da chi insegna
e da chi apprende. Con la sua intensità euristica il
lavoro degli studenti dimostra ampiamente il carattere
organico e problematico di ogni percorso didattico, il
quale è destinato a incrociare un’avventura creativa
che esso stesso suscita, in un coinvolgente scambio tra
ciò che già si conosce e ciò che, ancora sconosciuto, si
affaccia alla fantasia.

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Maria Anna Caminiti
La Mostra “Percorsi d ’Architettura ad Ingegneria”

La mostra allestita in occasione dell’apertura dell’an- Filo conduttore della mostra è l’idea del percorso, atta
no accademico 2003/04, presenta una selezione degli ad esprimere il senso di una esperienza in itinere, l’espe-
esiti del corso di ”Architettura e Composizione Archi- rienza di formazione e di lavoro nella didattica compiuta
tettonica”, condotto presso la facoltà di Ingegneria di da me insieme agli studenti in essa coinvolti.
Messina in questi ultimi due anni e costituisce una Al di là del significato letterale, il termine percorso vuol
traccia del lavoro svolto nell’ambito di due corsi an- significare qualcosa di più, dà ragione di un interesse
nuali del Vecchio Ordinamento ed un corso semestrale verso l’architettura e verso il progetto di architettura
del Nuovo Ordinamento. in particolare, che ha trovato continuità nel tempo; ri-
Una mostra, temporalmente collocata all’inizio di un flette un atteggiamento, forse uno stato esistenziale.
nuovo anno accademico, vuole essere ad un tempo
documentazione e strumento didattico con l’obiettivo “Percorso” sta ad indicare una dimensione di tensione
di fornire elementi di continuità nel tempo nonostante e di ricerca, di avanzamento, di scoperta, di crescita.
l’avvicendamento di diversi gruppi di lavoro, inten- “Percorsi” sottintende una molteplicità di soggetti,
de sollecitare riflessioni e momenti di confronto, ma quindi una potenzialità di relazioni, di scambi e con-
vuole soprattutto cogliere input per uno sviluppo della fronti di esperienze.
sperimentazione e della ricerca sul campo. L’indicazione “Percorsi di architettura” connota l’ambi-
to di questi interessi, ne definisce le specificità, richia-
ma contenuti, metodologie, tecniche, linguaggi propri
della disciplina.
“Percorsi di architettura ad ingegneria” interpreta da
una parte un dato personale, il mio trasferimento dal-
la facoltà di Architettura di Reggio Calabria, dove ho
svolto attività didattica a partire dal 1990/91 a quel-
la di ingegneria (dal 2001), dall’altra indica l’ipotesi
di un travaso di esperienza; esprime l’istanza del su-
peramento di antiche barriere e preclusioni che, pur

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nel riconoscimento delle differenti specificità degli ap- affrontato tematiche specifiche e di attualità. (“Archi-
procci, possa sviluppare processi di interazione e di tetture ipogee”, “L’acqua ed il paesaggio dei Nebrodi”,
reciproco arricchimento delle due discipline nell’ambi- “L’acqua nel progetto di Architettura” etc.)
to della medesima “Arte del Costruire”.
Infine la parola percorso sta ad indicare una ulteriore Parallelamente alla didattica abbiamo intrapreso una
situazione transeunte, quella del passaggio dal Vecchio serie di iniziative collaterali. Abbiamo invitato gli stu-
al Nuovo Ordinamento. Ci troviamo ad affrontare que- denti del corso a partecipare al “Seminario di Archi-
sta nuova fase di organizzazione della didattica univer- tettura e cultura urbana” che si svolge ogni estate a
sitaria, e riscontriamo tutti, organi istituzionali, docenti, Camerino, stimolandoli quindi a cogliere occasioni e
studenti una certa difficoltà nella sua gestione. momenti di dibattito e a confrontarsi con altri giovani
colleghi impegnati nella stessa prospettiva di forma-
Ad Architettura si è avuto praticamente il secondo zione e di lavoro. Un primo gruppo è stato presente,
cambiamento strutturale in pochi anni; la nuova Rifor- assieme all’arch. Marchese, alla edizione 2003, parte-
ma arriva mentre si sta appena concludendo il ciclo di cipando alla mostra dei progetti con una sintesi degli
sperimentazione della precedente che aveva riorganiz- elaborati di corso e presentando l’esperienza svolta
zato il quadro didattico, numero di esami, denomina- nell’ambito dei laboratori ad esso annessi.
zione di materie (da “Composizione” a “Progettazione
Architettonica” ), etc.. Oggi dobbiamo fare i conti con Abbiamo inoltre programmato una serie di seminari
la suddivisione in semestri e con il compattamento affinché interventi mirati di docenti e studiosi giova-
delle ore di insegnamento; da qui l’esigenza di una ni e meno giovani, possano integrare o approfondire
messa a punto di contenuti e metodi, di modalità e tematiche trattate nel corso.
tempi di organizzazione dei programmi di lavoro. Il seminario di oggi, che vede la partecipazione della
La preparazione della mostra, è stata una occasione Prof.ssa Laura Thermes, costituisce la prima impor-
per rivedere e riflettere criticamente anche su questi tante occasione per accogliere contributi significativi
aspetti, ma soprattutto ci ha dato l’opportunità di co- di dibattito; una seminario di apertura, cui spero pos-
gliere e rintracciare quali possano essere state le linee sano seguirne molti altri. A Laura Thermes grazie è
più significative della esperienza compiuta ed il senso dir poco, per la figu-
più generale del nostro operare. ra e per il ruolo che
occupa, assieme a
Questa mostra è dovuta all’impegno e all’entusiasmo quella di Franco Puri-
dell’arch. Claudio Marchese, a cui va il mio riconosci- ni, nel dibattito della
mento ed il mio affettuoso ringraziamento assieme a cultura architettonica
quello dei ragazzi che in questa esperienza sono sta- internazionale, per
ti, in forme diverse, coinvolti e di cui abbiamo voluto la presenza attiva e
dare segno già nella grafica del manifesto. stimolante, nell’am-
Abbiamo voluto inserire i nomi di tutti gli studenti pre- bito della Facoltà di
senti nell’ambito della mostra, attraverso una qualche Architettura e del Di-
parte del lavoro svolto, dei curatori delle diverse se- partimento di Arte,
zioni, degli autori delle prime tesi di laurea, che hanno Scienza, Tecnica del

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Costruire dell’Ateneo di Reggio Calabria, cui mi sento progettuale di forte significato didattico, unitamen-
ancora legata ed infine per aver accettato di interve- te all’uso espressivo dei materiali (pietra, cemento a
nire nella presentazione delle diverse Mostre da me vista, legno), al deciso contrasto luce/ombra, chiu-
allestite nell’arco di questo decennio. so/aperto dei fronti (caratterizzati dalla presenza di
Il prossimo incontro prevede la partecipazione del loggiati passanti), al controllo dei fattori climatici. La
prof. Giuseppe Arcidiacono, collega del Dipartimen- sua architettura esprime un intimo rapporto con la
to DASTEC, con cui abbiamo condiviso numerose natura, escludendo ogni forma di mimetismo, ed as-
esperienze di didattica e di ricerca presso la Facol- sumendo talvolta, pur nella dimensione limitata degli
tà di Architettura di Reggio Calabria; nel seminario organismi architettonici, la valenza del monumento.
a titolo “Il passato come continuità” sarà sviluppata
una riflessione sulla Architettura intesa come Arte e Mi è obbligo oggi ringraziare il Preside della Facoltà
come Disciplina; individuando nel consolidarsi storico di Scienze, prof. Maisano per avere messo a nostra
e nelle modalità di trasmissione della stessa, il ri- disposizione i locali ed arredi della nuova Biblioteca
proporsi della dialettica tradizione/innovazione, con- centralizzata rendendo possibile la realizzazione del-
tinuità/discontinuità, sarà privilegiata una lettura che la mostra in questa fase di transizione; siamo infatti
evidenzia il ruolo fondamentale degli archetipi e del in attesa del trasferimento della facoltà nel nuovo
trattato nella prassi del progetto di architettura. complesso universitario, i cui lavori di costruzione
sono in fase di ultimazione.
Ancora una comunicazione in programma: la dotto- Grati al Preside prof. Fabio Basile per l’impegno pro-
randa arch. Laura Marino presenterà le opere dell’ar- fuso affinché la facoltà di Ingegneria possa godere
ch. Konstantinidis, figura poco nota che nella Grecia al meglio e al più presto della sua sede specifica, ci
degli anni 50, al pari dell’arch. Tavora in Portogallo, auguriamo di poter riproporre l’esperienza in una in
ha coniugato assieme i temi della tradizione e della edizione aggiornata ed integrata.
modernità, sviluppando una interessante modalità di Mi auguro inoltre che nella nuova struttura vi sia l’op-
rapporto con il contesto; egli ha saputo esprimere i portunità di poter costituire, grazie alla disponibilità
caratteri della mediterraneità attraverso l’essenziali- di ampi ed adeguati spazi, un archivio degli elabo-
tà del linguaggio, la immediatezza dei mezzi espres- rati prodotti ed in particolare una esposizione sta-
sivi, la misura discreta dei volumi e degli elementi, bile dei modelli tridimensionali realizzati, una sorta
la precisa connotazione degli ambiti di passaggio fra di “deposito delle esperienze” che sia luogo aperto
spazio interno e spazio esterno. L’articolazione delle di dibattito e laboratorio sperimentale; che si possa
sue case (prevalentemente case unifamiliari o cel- avviare, nell’ottica di una azione di promozione cul-
lule residenziali aggregate in complessi turistici), turale mirata, una vera e propria galleria di opere di
modulate su una architettura moderna e contemporanea, integrando il
combinazione di corpus di materiali, dati e attrezzature già presenti (o
campate spaziali programmati), a supporto di didattica e ricerca (bi-
orientate sulle vi- blioteca, mediateca, archivio cartografico, fotografi-
suali del paesag- co, informatico etc...).
gio circostante, Messina 27.11.2003
indica un metodo

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Mario Manganaro
Disegni di progetto. Note al margine di una mostra didattica

Premessa l’appropriazione e al controllo sempre più deciso del


L’attuale frantumazione dei saperi ci porta a conside- linguaggio utilizzato.
rare rare alcune operazioni, quasi artigianali e sicura- Lo smontaggio e il riassemblaggio dei pezzi, insieme
mente virtuose, che si occupano della formazione degli all’uso di tecniche di individuazione ed esplorazione dei
elementi base, della paziente costruzione della sintassi volumi, sia dall’esterno che all’interno di essi, svilup-
di un linguaggio ed infine della comunicazione dei pro- pano le capacità di dosare la calibratura spaziale delle
dotti realizzati in forme semplici e dirette. singole cellule e di considerare il necessario nesso del-
In una scuola, dove spesso la funzione, la statica e gli le parti tra loro.
apparati dei sistemi tecnologici di un edificio sono con- Ruolo importante assume in questa fase l’uso del di-
siderati sufficienti o tali da contribuire in buona parte, segno diretto con schizzi ed elaborazioni prospettiche,
se non completamente, alla sua definizione progettua- indirizzati alla comprensione dell’intero organismo e
le, diventa quasi eroico occuparsi di una logica e di delle sue articolazioni. Queste azioni sono elementi
una sintassi compositive, che non fanno corrispondere di controllo dello spazio configurato, tradizionalmente
a determinate teorie altrettanti specifici e univoci pro- usati, ma che risultano comunque utili, se non indi-
dotti, ma indicano molteplici possibilità risolutive, pro- spensabili, per un uso non dispersivo nè fatuo, anzi
spettano una vasta gamma di nuove libertà, anelano al coerente ed efficace, teso ad apprezzare fino in fondo
raggiungimento di traguardi e di equilibri più alti. la capacità figurativa che può scaturire dalle elabora-
Il ruolo, che in questo percorso difficoltoso di ricerca zioni dei programmi grafici digitali.
progettuale ha il disegno, è di natura non esclusiva-
mente strumentale, ma direttamente impegnato attra- Il luogo e i materiali
verso le tecniche più disparate, da quelle tradizionali I locali della mostra sono, nello spirito del laborato-
semplici a quelle più elaborate e complesse ed infine a rio, prospicienti al luogo, oggetto dell’esercitazione, e
quelle digitali, ad esprimere tutte le possibilità ideative portano quasi ad una verifica visiva, in prima istanza,
che si aprono ad ampio ventaglio per gli allievi, che di quanto si riesce a pensare e ad elaborare. Le fine-
con le loro scelte renderanno i loro esercizi di architet- stre percettive, che si aprono verso il paesaggio dello
tura trasmissibili, concretizzabili ed unici. Stretto, hanno fornito altrettanti materiali compositivi
La ricerca del controllo di piccoli spazi, di caratteristi- che hanno contribuito alla nascita di ulteriori spunti
che di accessibilità, di soddisfazione di minime fun- creativi e direttrici configurative per i brani da proget-
zionalità, legata all’espressività e alla coerenza della tare, tradotti in buona parte in plastici dai colori vivaci,
forma degli elementi utilizzati, porta gli allievi a svilup- costruiti con cartone, balza, vetro, plastica.
pare configurazioni efficaci, commisurate ad un’idea di La stessa esposizione è pretesto per incrementare la
lavoro sperimentale, che si svolga in un laboratorio discussione, fare verifiche e parimenti considerarla
progettuale aperto. punto di partenza per raggiungere ulteriori obiettivi
Ciò è possibile riscontrarlo in mostre di tipo didattico progettuali più complessi. Risulta un ausilio didattico
come questa, in cui il modello è uno spunto per esse- efficace, che porta con più facilità l’allievo al dialogo,
re riletto e ridisegnato, decostruito e ricomposto per al confronto e all’acquisizione di una sufficiente fa-
approntare nuove varianti alle conformazioni spaziali, miliarità con i temi affrontati, per muoversi con una
per lo scambio di dati ed esperienze e per la formu- certa disinvoltura nei sentieri intricati dello spazio
lazione di interpretazioni e analisi critiche, volte al- architettonico.

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Questi sono in fondo gli elementi indispensabili per far Il riferimento concreto alle esperienze dei maestri mo-
scattare i necessari meccanismi di interesse verso il derni e contemporanei e alle tipologie abitative me-
progetto di architettura, i cui frutti non possono essere diterranee, ricche di spunti spaziali e di straordinari
sempre visibili con immediatezza. rapporti con i luoghi, ha reso interessante il percorso
È un lavoro che ha delle regole e dei tempi, a cui è formativo, sia attraverso la lettura di opere significa-
difficile fare sconti e riduzioni. tive, sia con le proposte di spazi piccoli e concentrati,
Pur se continuamente sollecitati dai nuovi ordinamen- elaborati con passione e sapiente lavoro ed esposti con
ti, che si avvicendano repentini e vogliono imporre, nitida chiarezza dagli allievi.
facendosi forti di una logica burocraticamente rigoro- Una mostra didattica, come in questo caso, è quanto
sa, tempi stretti e convulsi, appropriarsi degli elemen- mai utile perché dà la possibilità agli studenti di con-
ti per la configurazione di uno spazio architettonico è frontare i loro lavori, offre loro occasione di riflettere
un esercizio paziente, che non può essere risolto con sui differenti modi di approccio ad uno stesso proble-
frettolose operazioni di ripiego. Mettere spesso in di- ma e permette di verificare in modo semplice e diretto
scussione il sottile equilibrio di tutti gli elementi della i risultati raggiunti.
trama costruttiva comporta una continua tensione ver- Toccherà loro ricostruire una rete di nuovi sentieri per
so una soglia ideale, che è una cifra che si raggiunge esplorare con più competenza e maturità, anche oltre i
con lunga esperienza. limiti necessari di questa esperienza, la ricchezza dello
Tuttavia sempre più spesso il modo di procedere, che spazio di un giardino creativo, le cui possibilità si sono
istintivamente segue la maggioranza, è rivolto al conse- ulteriormente ampliate con l’uso dei programmi di gra-
guimento di facili e immediati obiettivi; per paura di es- fica digitale.
sere messi da parte, si finisce alla fine per adeguarsi.
Percorsi in cui compaiono “sentieri che si biforcano” Tra il dire ed il fare...
non sono previsti, si preferisce imboccare strade retti- Il locale ampio e luminoso, in cui si svolgeva la mostra,
linee, ingenuamente credute più sicure. era al terzo piano del nuovo edificio della biblioteca
L’esperire e percorrere criticamente vie diverse, anche della facoltà di Scienze, che è dotata di ampi spazi
se in seguito saranno abbandonate, può avere un’ef- per lo svolgimento di attività culturali. Un guasto al-
ficacia non facilmente ravvisabile a prima vista e i ri- l’impianto dell’aria condizionata aveva prodotto, per la
sultati, che si possono raggiungere, non sono visibili a fuoriuscita e la conseguente stagnazione d’acqua, la
breve termine. comparsa di una strana efflorescenza salina sul pavi-
Viene più comodo accettare un comportamento con aspet- mento in lastre di marmo nero picchiettato di bianco.
tative sicure, anche se riduttive, tralasciando di conside- Ero salito al piano della sala della mostra in un orario
rare l’importanza del lavoro continuo e paziente, che può di poco afflusso. C’erano solo alcuni studenti che sta-
dare frutti consistenti solo a medio e lungo termine. vano disegnando presso alcuni pannelli. Non ricordo
Questi lavori invece hanno la capacità di risolvere virtuo- che cosa fosse il soggetto del lavoro. Probabilmente,
samente anche parte di questi interrogativi temporali, per l’evidente impegno, mi sembrò che ridisegnassero
dando un abaco di soluzioni spaziali non sempre sem- qualche architettura rappresentata sulle tavole o pren-
plicistiche, a volte interessanti o intriganti e più spesso dessero appunti sui lavori esposti.
sagacemente elaborate con una tecnica di rappresenta- Dopo aver girovagato un po’ fra i pannelli dei progetti
zione minimale, tuttavia espressiva ed efficace. e fra i plastici disposti presso le finestre del lato meri-

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dionale, mi fermai incuriosito dalla strana e divertente segnale urbano inconfondibile, la sagoma spigolosa del
produzione, che in parte conoscevo, ma che non im- parallelepipedo della banca con le superfici forate da
maginavo così consistente. Nei plastici riconobbi opere innumerevoli logge.
di Aalto, Le Corbusier, Mies, Siza, Campo Baeza, Ther- Il logo realizzato con luci al neon azzurre campeggiava
mes e Purini, ma l’attenzione si appuntò sui disegni in alto a destra sulla parte piena.
piccoli e colorati, poco tecnici e quasi totalmente privi Sembrava fossero stati scavati e asportati dalla massa
di misure. solida cubetti di materiale. Ne contai sei in altezza e
Mi detti fra di me una possibile spiegazione. La presen- undici in lunghezza lungo una facciata e notai che le
za di altre linee avrebbe turbato l’aura di semplicità e parti piene orizzontali, che dividevano i vuoti uno dal-
di leggerezza dell’insieme. l’altro, erano più grandi dei setti verticali. Mi ricordo
Non avevo il taccuino, che porto di solito con me, per- che pensai ad un alveare, che invece delle celle a pri-
ché non pensavo di fermarmi a lungo. Con un gesto smi esagonali le avesse cubiche. Poteva anche essere
istintivo mi frugai nella tasca della giacca e trovai solo una grande colombaia, ma nel crepuscolo della sera
un foglio di carta extra strong piegata in quattro. Ne tutto era immobile.
approfittai per fare anch’io qualche schizzo con la pen- Quando entrammo nell’edificio era già calata la sera e
na di china. Prima provai a rappresentare un modellino nell’edificio le luci erano accese. È inusuale frequenta-
di cartone, di cui mi aveva incuriosito, più degli altri, il re di sera avanzata i locali di una banca. Di solito sono
colore con cui era stata trattata la superficie, un con- sempre chiusi. A quell’ora si vedono i grandi ambien-
trasto forte tra le tonalità di verde e giallo. Una ram- ti illuminati, ma vuoti e privi della confusione che vi
pa articolava una promenade fra superfici astratte e regna nelle ore di lavoro. Evidentemente questa era
semplici lastre verticali; poi mi soffermai brevemente stata aperta per l’occasione e nella grande sala inter-
a disegnare l’ambiente con i ragazzi che prendevano na con le quattro grandi colonne cilindriche si svol-
appunti dalle tavole dei loro compagni. geva un rinfresco per i partecipanti ad un convegno
Non so se sia un complimento per quello che può sug- internazionale sul disegno di architettura (Expresión
gerire una mostra didattica, ma forse, anche e non Gráfica Arquitectónica). All’entrata veniva distribuito a
solo, per emulare gli studenti, saltai quel pomeriggio un tutti un cd con immagini che illustravano l’opera e la
impegno, non ricordo quanto fosse importante, e mi at- sua costruzione. Per apprezzare meglio lo spazio in-
tardai a disegnare girando tra i pannelli in un’atmosfe- terno si poteva salire a piccoli gruppi all’ultimo piano,
ra silenziosa e adatta alla concentrazione e allo studio. accompagnati da una bionda pr della banca, con un
Non filtrava nessun rumore dall’esterno, si sentiva ogni
tanto il sussulto dello scatto dell’impianto dell’ascenso-
re, che copriva lo sfrigolìo della penna sul foglio.

Un’esercitazione a Granada
...Mentre il pullman curvava lasciando la circonvalla-
zione per raggiungere da sud la periferia della città, si
profilarono all’orizzonte nella luce del tramonto le cime
bluastre della Sierra Nevada e poi in basso nell’indi-
stinto biancheggiare della periferia, si vide emergere,

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tailleur color lavanda, che faceva sbrigativamente da Campo Baeza, tentando di trascrivere in qualche modo
cicerone. Durante l’attesa per il turno di salita, visi- la sensazione trasmessa da uno spazio declinato con
tammo al piano terra anche la sala delle riunioni con serrate cadenze geometriche, ma che la luce opale-
un magnifico interno in legno pregiato, curato anche scente rendeva fluente ammorbidendo ogni rigidezza.
nei minimi dettagli. Si poteva essere tra le pareti di un grande acquario o
Nel frettoloso giro dell’ultimo piano si notava nell’am- nella penombra silenziosa di un bosco.
pia balconata, aperta sullo spazio centrale, scintillan- Dall’angolo il tintinnìo dei bicchieri ed il brusìo delle voci
ti sedie “Barcellona” e poste su piedistalli di legno, si sentivano lontani e smorzati; come assorbiti dalle pa-
piccole sculture, di cui non riuscii a leggere il nome reti translucide, si disperdevano soffici, senza echi.
dell’autore sulle minuscole targhe di bronzo. La zona Lungo la parete di travertino, prima del lungo tavolo del
degli uffici che si affacciava nella sala era ordinata e buffet, spiccavano, nell’insieme dai toni tenui in un’atmo-
pulita come uno specchio. In quel lindore di vetri tra- sfera morbida e indefinita, tante borse di plastica di un
sparenti, acciai cromati e superfici di legno pregiato si deciso color rosso granato, appoggiate in allegro disordi-
vedeva isolato uno strano e sottile appendiabiti nero ne dai convegnisti per potersi muovere liberamente.
con un cappello anch’esso nero appeso in cima; nella
sua completa estraneità sembrava un quadro di Ma-
gritte. Ritornati nella grande sala, illuminata da una
luce diffusa e lattiginosa, proveniente dalle pareti in
sottili lastre di alabastro, si respirava un’atmosfera di
sospensione, quasi di attesa. Sul grande soffitto, dai
grandi incassi tra le sottili travi, le superfici orizzonta-
li vetrate riflettevano dall’alto quanto avveniva nella
sala ai piedi delle colonne. Quasi intimorito da questo
spazio imponente, modulato quasi ossessivamente e
con evidenti riferimenti proporzionali alle figure del
quadrato e del cubo, cercai nella tasca dell’imper-
meabile il fedele taccuino dirigendomi all’angolo tra
la vetrata dell’atrio d’ingresso ed il fianco della sala
delle riunioni. Appoggiandomi al muro, costituito da
lastre di bianco travertino, provai a disegnare uno
spazio, che mi faceva pensare a quello di una catte-
drale. L’accostamento mentale improvviso mi sem-
brò irriverente. La funzione dell’edificio non era cer-
to congruente con quanto immaginavo. Poteva uno
spazio quasi mistico rappresentare un luogo dedicato
alla conservazione e alla circolazione del denaro?
Qualcuno si avvicinò incuriosito, ma non gli diedi
retta, in quel momento ero come uno studente con-
centrato per svolgere un’esercitazione sull’opera di

16
Maria Anna Caminiti
Il racconto di una esperienza

sioni di ricerca, da problemi legati al contesto in cui si


opera e alla sua trasformazione.
Talvolta si tratta di interessi nuovi, altre di interessi che
si rinnovano nel tempo coagulandosi attorno a nuclei
problematici originari: prospettive, aspetti, approfon-
dimenti diversi tendono a fornire nuovi connotati alle
tematiche prescelte.
Ad esempio il tema della casa unifamiliare è stato nel
mio iter didattico, il luogo privilegiato di approccio alla
progettazione preferibilmente nei corsi collocati ai primi
anni, nelle sue molteplici modalità di conformazione (a
schema compatto, a sviluppo prevalentemente orizzon-
tale, a patio, a sviluppo lineare etc.); quello della resi-
denza aggregata ha offerto l’occasione per indagare sullo
stretto rapporto fra tipologia e morfologia e ha dato luo-
1 - La didattica di un corso si imposta sulla base dei go ad interventi di configurazione di nuclei residenziali ai
principi e dei fondamenti della disciplina, sulla defini- margini di centri minori, o in aree urbane periferiche o
zione degli obiettivi e di una metodologia di trasmis- ancora in aree centrali, preferibilmente nei corsi collocati
sione-apprendimento-sperimentazione; si costruisce in anni intermedi; mentre il tema dell’edificio pubblico,
concretamente di anno in anno sulla base delle espe- affrontato in più occasioni con diverse accezioni e com-
rienze precedenti, proprie ed altrui, arricchendosi di plessità (scuole, musei, biblioteche, municipi etc.) è sta-
sempre nuovi elementi, si confronta con le situazioni to prescelto in genere nei corsi più avanzati.
operative, ma soprattutto si va definendo nel procede-
re in relazione agli studenti cui essa è diretta. Contestualmente alla scelta del tema viene attivato lo
Programmi e contenuti dei corsi sono spesso simili nei studio e la raccolta di materiali ad esso attinenti, in-
vari anni, ma con opportuni adeguamenti, introduzio- dividuando contributi critici, dati e documentazioni e
ne di sezioni nuove, ri-
duzione o abbandono di
altre, tenendo conto del
numero degli studenti,
delle ore di insegnamen-
to, delle strumentazioni
e degli spazi a disposi-
zione.
Si affrontano mano a
mano nuovi temi di pro-
getto, accogliendo input
provenienti dal dibattito
architettonico, da occa-

17
analizzando e mettendo a confronto esperienze perti- lettura ed analisi dell’architettura, ad avviare un ap-
nenti e significative, che possano fornire un quadro di proccio al progetto, a finalizzare le tecniche di rappre-
riferimento all’esercizio del progetto. sentazione al controllo dello spazio.

La conduzione di un corso a carattere progettuale costi- 2.1 - Una fase introduttiva delle lezioni (1) è stata de-
tuisce sempre una occasione preziosa per sperimentare, dicata a fornire gli elementi generali della disciplina,
con tutti i limiti, ma anche con la ricchezza e le libertà di le sue motivazioni, il suo sviluppo storico, a leggere i
un esercizio didattico, ipotesi di lavoro e contenuti disci- fondamentali processi di trasformazione del territorio,
plinari, verificando le potenzialità del tema di progetto tendenti alla appropriazione, umanizzazione e forma-
affrontato attraverso il confronto della molteplicità delle lizzazione dell’habitat, ad individuare le figure solita-
risposte degli studenti. mente demandate ad attuare tali trasformazioni, a co-
L’attività didattica si intreccia, si relaziona quindi in di- noscere gli strumenti di trasmissione propri dell’ “Arte
verse modalità con l’attività di ricerca: nel suo proporre del Costruire”, evidenziando il ruolo dei trattati e dei
e sperimentare, nel produrre esiti, anche se parziali, manuali.
ma mirati, vari e confrontabili, nel simulare scenari e
situazioni di modificazione dei luoghi, essa può fornire Sono stati quindi presi in considerazione i caratteri fon-
contributi assai utili ed originali nella esplicitazione di damentali di un organismo architettonico, analizzando
una tematica e costituire un bagaglio di esperienze, una termini e concetti quali spazio, volume, superficie; si
base per ulteriori sviluppi, anche in considerazione dei sono introdotti i riferimenti alla triade vitruviana, nella
diversi livelli e sedi di elaborazioni successive possibili definizione ampliata fornita da L. Quaroni.
(tesi di laurea, laboratori, dottorati etc.) Facendo riferimento al rapporto della disciplina con la
storia, si è evidenziata “la necessità di una cultura sto-
2 – Nello svolgimento del rica della architettura”, individuandone i riscontri sia sul
programma dei Corsi di Ar- piano della conoscenza che dell’operare; si è posta
chitettura e Composizione una attenzione particolare sulle defini-
Architettonica, cui la mo- zioni e sulle relazioni fra tipologia e
stra fa riferimento, è stata morfologia, tipo, modello, archetipo.
prevista, in continuità con
le esperienze precedenti, 2.2 - Alla fase introduttiva è stata
una articolazione per fasi collegata una breve esercitazio-
di insegnamento alterna- ne mirata alla individuazione
te, che affrontano e aspetti delle strutture formali caratte-
teorici generali e aspetti pre- rizzanti un organismo architet-
valentemente metodologici, tonico. Essa è organizzata sulla
supportate dallo svolgimento di base di un abaco predisposto, che
esercitazioni a carattere applica- riporta in ascissa una selezione di
tivo; mirate queste ad evidenziare, matrici geometriche (1. linee parallele
fissare specifici passaggi dell’apparato od ortogonali; 2. linee con inclinazioni
teorico, sviluppare una metodologia di diverse; 3. linee curve) ed in ordinata

18
alcune modalità formali-organizzative (1. asimmetria- corinzio, un abaco comparativo del sistema di compo-
composizione libera; 2. Simmetria semplice-ribalta- sizione colonna–architrave (architettura greca) o colon-
mento rispetto ad un asse; 3. Rotazione rispetto ad un na/pilastro-arco (architettura romana), piedistallo-co-
punto, baricentrico o no; 4. Traslazione, rispetto ad uno lonna/pilastro-arco, (architettura rinascimentale) per
o più assi; 5. Simmetria doppia - rotazione figura sim- evidenziare i diversi valori di intercolumnio ed altezza.
metrica; 6. simmetria differenziata - incrocio di 2 o più
assi di simmetria). Facendo riferimento al Rinascimento una particolare at-
Tale esercitazione, svolta in extempore in aula, con- tenzione è stata rivolta allo studio del Palladio, ponendo
siste nel campire i vari quadri con delle composizioni in rapporto teoria e prassi nell’ambito del suo trattato e
grafiche astratte congruenti alle indicazioni fornite dal- attraverso le sue realizzazioni.
l’incrocio dei parametri indicati; in seguito, si invitano E’ stata presa in considerazione la collocazione della sua
gli studenti a compilare una seconda analoga scheda, figura nel tempo, evidenziando le modalità e i caratteri
inserendo, dopo avere riconosciuto i caratteri formali della ripresa e rielaborazione del linguaggio classico e la
richiesti, piante di edifici tratti dalla storia dell’architet- sua collocazione nel luogo (Il Veneto e la trasformazio-
tura, (ridisegnandole in forma schematica) ne agraria dell’entroterra veneziano) è stato analizzato
in particolare il sistema delle ville, evidenziando le di-
3 - Un ulteriore gruppo di lezioni, ha inteso fornire una verse modalità di declinazione del tema della centralità;
serie di quadri storici generali in cui collocare l’opera dei si è sollecitato quindi il confronto fra una selezione di
principali protagonisti del dibattito architettonico sia con esempi sulla base di alcuni parametri di lettura indicati
riferimenti all’architettura classica sia a quella moder- (il rapporto con il paesaggio, l’impianto, la gerarchia
na e contemporanea, supportando la trattazione con la degli ambienti ed il loro proporzionamento, il tipo di co-
lettura di brani di testi di riferimento. (Summerson, Il pertura della sala centrale, il rapporto fra corpo centrale
linguaggio classico dell’architettura, Ackermann, Principi e portici annessi, l’uso dell’ordine nel trattamento dei
dell’Umanesimo, Le Corbusier, Vers une architecture). fronti, il sistema di accesso, il sistema del recinto e la
Per ogni periodo considerato sono state estrapolate al- configurazione degli spazi esterni annessi).
cune esperienze significative privilegiando la lettura de-
gli aspetti metodologici e compositivi. 4 - È stata avviata una riflessione sul significato del pro-
getto, e sui parametri di controllo della sua qualità; lo
Nell’a.a. 2001-2 al primo quadro storico, ha fatto ri- spazio, la geometria, la misura, il linguaggio, gli aspetti
scontro una esercitazione di disegno a titolo “ Gli or- tecnici, la scelta dei materiali, la grana, il colore etc. os-
dini classici secondo il Vignola”, mirata ad evidenziare, sia sulle particolari attenzioni che - come dice Ludovico
attraverso riferimenti sintetici, l’uso dei principali ele- Quaroni - un progettista deve rivolgere nell’approccio e
menti del linguaggio classico. Organizzata per moduli nello sviluppo del progetto.
la tavola prevedeva l’individuazione della modalità di Riflessione sviluppata attraverso la lettura delle archi-
costruzione dell’ordine (schema di proporzionamento tetture prese in considerazione durante le lezioni e nella
geometrico), la configurazione dei principali elementi analisi di opere, singolarmente assegnate agli studenti,
(base, colonna, capitello) nei tre ordini dorico-ionico- come specifico oggetto di studio.

19
o “Progettare su un terreno fortemente dislivellato, una
piccola struttura/portale, (costituita da 3 elementi mu-
rari di superficie e caratteristiche date), ponendola in
rapporto con il percorso di risalita”. Questa esercitazio-
ne, detta della “Accessibilità” ha avuto come riscontro
la realizzazione dei primi plastici di studio.

6 – Il primo tema proposto per lo studio di un organismo


nelle sue complessità formali/ funzionali/ tecnico-struttu-
rali è stato generalmente quello della casa unifamiliare.

Una ulteriore esercitazione si è orientata infatti verso


l’acquisizione di metodologie di ridisegno e analisi di
opere di architettura moderna e contemporanea (vedi
paragrafo “letture di architetture”)

5 - Durante il primo semestre è stata fornita, grazie


anche alla opportunità di usufruire del laboratorio in-
formatico, una conoscenza di base del metodo grafico
Cad da utilizzare, e nello stesso tempo si sono messe
a punto, codificate quasi alcune scelte ed impostazioni
del programma al fine di evidenziare aspetti specifici
del progetto.
Questa esperienza di lavoro ha dato luogo a succes-
sive applicazioni. Unitamente all’apprendimento degli
strumenti operativi è stata infatti avviata una fase pro-
pedeutica di sperimentazione progettuale la cui logica
conduttrice è stata quella di operare concettualmente
una forma di scomposizione dell’organismo architetto-
nico “per parti” e proporre operativamente una elabo-
razione “per parti” in forma autonoma; ciò ha permesso
di affrontare aspetti diversi del progetto in tempi suc-
cessivi (le chiusure laterali, l’attacco al cielo, l’attacco al
suolo), per proseguire poi con esercizi che proponevano
tematiche e soluzioni progettuali sintetiche con diversi
gradi di difficoltà. ”Definire la relazione di più organismi
di forma data in rapporto al percorso di collegamento”,

20
Nell’a.a 2001-2002 (1° semestre) è stato affrontato Il per proiezioni, seminari, momenti musicali, un limitato
progetto di “una casa ad impianto lineare”; assimilabile nucleo amministrativo, un gruppo di tre laboratori, uno
quindi ad un impianto di casa a schiera (perché preva- fotografico, uno informatico, uno per la realizzazione di
lentemente aperta su due lati e prevalentemente chiusa plastici; ancora uno spazio per esposizioni temporanee o
sugli altri due), ma liberamente disposta su un lotto di permanenti in cui poter esporre e discutere dei prodotti
forma allungata; in altri anni il tema scelto è stato: “Il elaborati e/o accogliere materiali altri, esposizioni tema-
progetto della Casa a patio” su un lotto di forma qua- tiche, etc, luogo che poteva configurarsi come ambiente
drata e sulla base di un tartan assegnato. specifico o meglio coincidere ed integrarsi con lo spa-
zio connettivo; sempre e comunque localizzato lungo un
L’excursus di sperimentazione si è concluso (2° seme- percorso privilegiato, quasi obbligato.
stre) con la proposta di definizione di un edificio pubblico
di dimensioni ridotte ma rispondente ad un programma 7 - L’area di intervento è stata prevista all’interno del
funzionale piuttosto articolato: “Il progetto di una strut- Polo didattico dell’Università di Messina, con sede a Pa-
tura di servizio a carattere culturale, localizzato nell’area pardo, in posizione elevata rispetto alle strutture edilizie
del Polo didattico di Papardo”. Quindi un progetto che esistenti e dotata di particolari qualità ambientali.
introduce con forza il rapporto luogo/progetto. Si tratta di una ampia zona a verde, con pendenza va-
riabile, risistemata e piantumata da recente, che sepa-
La scelta del tema è stata motivata da una precisa in- ra la parte preesistente del Campus dal Nuovo nucleo
tenzionalità: quella di far coincidere la figura degli autori di edifici posti nella vallata contigua; sulla sommità si
con quella dei potenziali fruitori, e di scegliere come area trova inoltre la Casa dello studente la cui costruzione è
di intervento un sito di immediata accessibilità e di po- stata recentemente completata. La fase di approccio al
tenziale quotidiana frequentazione. tema è stata dunque finalizzata alla lettura del luogo, con
Volevo infatti che gli studenti potessero entrare il più una attenta riflessione sul valore del paesaggio, affinché
possibile in sintonia con l’organismo architettonico che venissero colte le potenzialità e specificità del sito e va-
avrebbero dovuto ideare, articolare, definire, prefigura- lorizzate le visuali panoramiche verso lo Stretto, il lago di
re; da qui la scelta di pensare ad un piccola struttura Ganzirri e Capo Peloro. Gli studenti sono stati sollecitati ad
di servizio sul luogo in cui tutti assieme ci si potesse individuare quali elementi del contesto, potessero essere
trovare a studiare e lavorare, incontrarsi, calibrata per assunti come significativi nella definizione delle giaciture
un gruppo limitato di utenti, gli studenti di Ingegneria, di impianto: elementi naturali, come la linea di costa o
ipotizzando anche una eventuale gestione autonoma da l’asse del Torrente Papardo, la linea di displuvio della col-
parte degli stessi. lina ed in generale l’andamento della orografia; elementi
Da qui l’indicazione delle destinazioni d’uso: uno spa- artificiali, come l’asse della panoramica o le giaciture dei
zio-lettura, uno di incontro, una piccola sala conferenze principali edifici del complesso universitario.

21
Ancora l’andamento dei terrazzamenti, la presenza ed strumenti di verifica idonei; in tal senso essenziale è
il tracciato della piantumazione delle essenze arboree, l’uso dei plastici in scala, che sono stati predisposti an-
le linee di accesso e di possibile attraversamento del che per essere smontati ed evidenziare così i rapporti
parco sono stati tutti elementi da analizzare; infine la fra gli spazi configurati. Inoltre le elaborazioni in cad
presenza sull’area di una serie di “muretti in pietra”, permettono, con i cosidetti “voli attraverso” e l’opportu-
(costituiti da una successione di blocchi di pietra appe- no posizionamento delle telecamere, di seguire la suc-
na sbozzata e assemblata in cassoni di rete metallica) cessione e la variabilità delle configurazioni spaziali.
con cui è stata risistemata l’area, un segno piuttosto
recente che viene assunto come una preesistenza. Durante tutto l’arco del corso vengono privilegiate alcu-
Da tale analisi complessiva sono scaturite le scelte fon- ne specifiche tematiche come il recinto ed il portico, il
danti del progetto. terrazzamento ed il giardino, la luce e l’acqua; elementi
tutti che assumono evidenza e specificità nella tradizio-
8 - Nella fase di elaborazione dell’organismo architetto- ne della architettura mediterranea e trovano uno spazio
nico si è preferito escludere la definizione di volumetrie significativo nella rielaborazione della architettura mo-
compatte, orientando la scelta verso una composizione derna e contemporanea.
di parti strettamente collegate fra loro, che potesse in
maniera più duttile, rapportarsi e colloquiare con il sup- Interessanti i riscontri e le ricadute nell’ambito delle ela-
porto orografico. borazioni sviluppate. L’intervento di Fabio Minutoli, ad
“Piccole architetture da giardino” è lo slogan che abbia- esempio, assume come tema dominante l’elemento del-
mo proposto per esprimere sinteticamente le intenzio- l’acqua. L’organismo architettonico, definito da un impian-
nalità architettoniche indicate per l’intervento. to a trama, si struttura a partire da un asse principale,
lungo la linea di massimo pendio, che si configura come
L’elemento del percorso è ancora e fondamentalmente parete/portale caratterizzante l’accesso da nord: un alto
uno degli elementi significativi a livello dei contenuti muro di spina che regge il sistema delle rampe esterne,
progettuali, esprimendo una dimensione fondamenta- e contemporaneamente fa da supporto ad una linea d’ac-
le di relazione fra le parti, di modalità di percezione e qua proveniente dalla collina sovrastante; un segno forte,
d’uso dello spazio, di rapporto fra gli ambiti d’uso sia memoria delle grandi strutture murarie che rendevano
interni che esterni. La definizione degli assi principali, possibile l’installazione ed il funzionamento dei mulini ad
la distribuzione degli ambiti di connettivo, la individua- acqua, (tramite il potenziamento del salto d’acqua e la
zione della gerarchia degli spazi e la loro diversa carat- costruzione della “botte”), presenze singolari del paesag-
terizzazione sono tutti passaggi che impegnano a fondo gio agrario meridionale. Il progetto prevede che lungo la
lo studente nel suo iter di elaborazione; una delle fasi sommità di tale cortina, una canaletta conduca l’acqua,
più delicate e difficili risulta essere il superamento del attraverso una serie di salti di quota, a riversarsi, in testa-
concetto di distribuzione per iniziare a pensare e prefi- ta, in una ampia piatta vasca di forma quadrata, definita
gurare gli ambienti nella terza dimensione: da qui l’im- dalla attuale traccia del recinto in pietra, che risulta ruo-
portanza che viene attribuita alla sezione come matrice tato rispetto alla giacitura di impianto. Su di essa affac-
della articolazione dello spazio. ciano, in aggetto, gli spazi principali, la biblioteca e la sala
L’esigenza di controllare le relazioni visive, i tagli di luce, espositiva, che guardano lo Stretto, attraverso una vetra-
i collegamenti fra quote diverse porta all’affinamento di ta continua, schermata da un grande telaio-brise-soleil.

22
9 - “In ognuna delle fasi di lavoro si presuppone il coin- Considero tuttavia tutta l’esperienza solo un avvio,
volgimento attivo degli studenti”- si legge in calce al pronta a ricominciare e scommettere, anno per anno,
programma del corso. “Avere interessi e curiosità, por- sperando sempre e comunque nel supporto da parte
si domande, acquisire consapevolezza delle problema- della struttura, augurandomi che in futuro possa conti-
tiche disciplinari generali, imparare a svolgere ricerche nuare a far conto su partners e collaboratori motivati ed
direzionate, con atteggiamento critico ed operativo ad interessati alla questioni della architettura e alla qualità
un tempo, individuare esperienze con cui confrontarsi, dell’ambiente.
cercare soluzioni già sperimentate, da valutare e riela-
borare nella convinzione che nulla nasce dal nulla, ma (1) Testi di riferimento fondamentali sono stati :
dalla esperienza unita ad una forte carica di innovazione Aldo Rossi, L’architettura della città, Marsilio,1966.
creativa sono tutte condizioni e momenti significativi per Ludovico Quaroni, Progettare un edificio. Otto lezioni di archi-
affrontare e sviluppare l’esercizio del progetto.” tettura, Mazzotta,1977.
Mi sembra che in tal senso gli studenti che ho avuto l’op-
portunità di seguire in questi anni abbiano risposto in Didascalie
maniera entusiasta anche se con qualche sforzo e diffi- - Filippo Fiorello, “Gli ordini classici secondo il Vignola”, Disegni a matita

coltà iniziale; mi auguro che possano anch’essi conside- su cartoncino.

rare positiva l’esperienza compiuta e guardare con una - Francesco Venezia, Nuovo RijkMuseum Amsterdam, Olanda, 2001, (Mo-

punta di orgoglio a ciò che sono riusciti a produrre. dello realizzato da Antonio Scardino).

Rispetto agli obiettivi generali che ci eravamo preposti - Franco Purini/Laura Thermes, Cappella di S.Antonio, (Modello realizzato

posso infatti ritenermi soddisfatta, tenendo conto so- da Silvia Messina); Franco Purini, Padiglione in Cemento e vetro, (Modello

prattutto della esiguità delle forza in campo. realizzato da Francesco Sciotto).

- I piccoli modelli relativi alla esercitazione: ”L’accessibilità”

- L’area di Intervento: a - La collina alle spalle del Campus universita-

rio di Papardo, Messina,2002; b - La visuale sullo Stretto e sui laghi di

Ganzirri; c - Il sistema dei terrazzamenti, il disegno dei muri di conte-

nimento in pietrame recentemente realizzati; d - Il limite inferiore del

recinto/belvedere. L’asse di accesso segnato dalla presenza della piccola

scala incassata.

- Fabio Minutoli, Progetto di un centro culturale e servizi nel Campus

Universitario di Papardo, Messina.

23
Claudio Marchese
Giocatori di dama e giocatori di scacchi

Avendo giocato sia a dama che a scacchi (da dilet- quando i pezzi non dimezzano numericamente; allo-
tante) trovo che alcune specificità del progettare ra, sono i singoli pezzi, i loro allineamenti sia lungo le
hanno, in essi giochi, attendibili metafore. Parto da parallele alle sponde che sulle diagonali a prevalere
una impressione, banale, il comune terreno di gioco, come immagine, producendo l’inversione della prece-
la scacchiera, appare di differenti dimensioni osser- dente situazione che vedeva la prevalenza figurativa
vata con su le pedine, tutte uguali, della dama o con dei vuoti in uno sfondo pieno. Alla lettura per densità
i pezzi tutti differenti del gioco degli scacchi. Può ac- si è sostituita quella per legami sintattici tramite i “fi-
cadere che si osservi, facendosi prendere dal senso letti” che vengono ad emergere. Città storica e città
di vuoto che produce l’esigua altezza delle pedine in moderna trovano in queste due figurazioni antagoni-
rapporto all’estensione del quadrettato bianco-nero ste possibili immagini per la rappresentazione di un
del campo di gioco, quanto esteso esso appaia. A loro carattere peculiare che le vede in opposizione
contribuire all’effetto la disponibilità potenziale di come positivo e negativo. La strutturazione della pri-
luoghi, i quadrati bianchi e quelli neri della scacchie- ma è meglio descrivibile a partire dai segni dei vuoti
ra; di essi, in totale sessantaquattro, la metà, i tren- che ne sono la figura emergente, come incisa in un
tadue bianchi, è terreno neutrale, terra di nessuno pieno. La strutturazione della seconda è fatta di as-
per via della regola che guida il gioco ossia il mo- sialità-aste ai cui estremi sono poste le parti ed è la
vimento diagonale. Sapute le regole, la preclusione dislocazione reciproca, controllata dal reticolo delle
all’occupazione di quel cinquanta per cento, lo spa- relazioni a farne la particolare figura.
zio si restringe perché cambia la prospettiva, solo Ciascun pezzo del gioco degli scacchi ha poi moda-
otto delle trentadue caselle occupabili sono libere, lità di movimento più o meno ampie e più o meno
essendo occupate dai pedoni delle due squadre le lineari. Gli assi paralleli e ortogonali, alla linea base
altre ventiquattro. Viene cioè a prevalere, rispetto del movimento, secondo cui muovono e mangiano le
alla reale estensione e al rapporto di uno a due circa torri simulano gli impianti assiali e le gerarchie di sot-
tra le ventiquattro caselle occupate ad inizio partita to organizzazione. Analogo ragionamento si può fare
e le quaranta vuote, il rapporto di tre ad uno tra le per gli alfieri salvo poi a riconoscere che due aspetti
occupate e le restanti occupabili. rendono il loro movimento notevolmente diverso da
L’effetto che si percepisce guardando la scacchiera quello delle torri; il primo riguarda il dimezzamento
con sopra i pezzi del gioco degli scacchi differisce per del loro potenziale campo di azione, solo gli scacchi
via di due aspetti, la notevolmente maggiore altez- bianchi uno, solo quelli neri l’altro (a causa del loro
za dei pezzi ed anche dei pedoni rispetto alle pedine movimento diagonale); il secondo riguarda sostan-
della dama e la forma di occupazione degli scacchi zialmente un fatto di ordine percettivo e psicologico,
del campo di gioco. In apertura di partita i pezzi più la minore prevedibilità del movimento diagonale, una
i pedoni di entrambi i colori sono un totale di tren- sorta di potenzialità d’affondo, di penetrazione delle
tadue, pertanto rimangono libere altrettante caselle linee. I pezzi a maggiore potenzialità di movimento, re
della scacchiera; la concentrazione sulle coppie di file e regina sommano le potenzialità di torri ed alfieri con
esterne produce l’effetto di un grande vuoto centra- la sostanziale limitazione del movimento di un passo
le di quattro file da otto spazi. In corso di partita la per il re, il che lo rende vulnerabile. Della regina si
distribuzione si complica, se ne avvantaggia l’effetto può dire l’inverso, ossia che è il pezzo più potente sul-
saturazione che rimane sostanzialmente invariato sin la scacchiera; diverso e più approfondito è il ragiona-

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mento da farsi, in ordine alla forza che ciascun pezzo Resta da dire di pedone e cavallo, il primo muove in
ha sulla scacchiera, in un certo momento del gioco, avanti e mangia di spigolo, giunto alla linea base av-
per via della sua momentanea dislocazione su essa. versaria può richiedere un pezzo mangiato dall’avver-
Resta da dire sui pezzi già citati che mangiano nella sario e collocarlo a piacere sulla scacchiera purché
stessa traiettoria del loro movimento, volta a volta non minacciante direttamente alcun pezzo avversario
monodirezionato e monoverso, e su cui la casella oc- e ne deve attendere la mossa; il secondo muove ad
cupata agisce da limite estremo a quel movimento, elle e salta, ossia non conosce intralci alla sua traiet-
sino alla potenziale occupazione della stessa casella toria. L’azione del cavallo a volte risulta molto utile
sostituendosi al pezzo avversario che la presidiava, per le sue specialità; il suo dislocarsi è alternato tra
mangiandolo. Un’altra riflessione possibile riguarda scacchi bianchi e neri.
la sostanziale democraticità di pezzi e pedoni sulla Identificare le parti urbane i cui tratti possono essere
scacchiera, almeno per l’atto del “mangiare”, infatti analogizzati a quelli dei pezzi del gioco degli scacchi è
non esistono gerarchie, tutti possono “mangiare” tut- solo un modo per farsi suggerire azioni meno note e
ti; analogo della pariteticità di importanza o quanto meno esplicite delle parti architettoniche ed occasione
meno complementarietà nell’azione tesa ad un esito, per riflettere sulla loro variabilità, il che risulta singola-
tra tessuto urbano e suoi punti singolari o soggetti re per soggetti sostanzialmente statici. È la variabilità
eccezionali. Le questioni che qui si affollano riguarda- dell’intorno in cui i soggetti sono dislocati ad interes-
no i modi secondo cui la posizione, prima ancora che sarci in quanto è tale variabilità che li rende mutati, se
la specificità della singola parte, è valore. non nella loro essenza, nel loro ruolo nell’intorno in cui

25
Alessio Altadonna
Porte e f inestre con vista

In tutte le epoche ed in tutte le società il progettista- mancata una “mente” capace di mettere a sistema l’evo-
realzzatore di nuove “architetture” ha instaurato uno luzione della città, anche negli interventi più puntuali, o
stretto rapporto con l’ambiente circostante, specie quel- forse, troppo scomoda, non è stata ascoltata?
lo naturale, rapporto fortemente condizionato dallo svi- La realizzazione di strutture del tutto nuove consente al
luppo culturale raggiunto. Nei secoli sono quindi mutate progettista di esprimere in maniera relativamente libera
fortemente le caratteristiche delle nuove “opere”, anche la propria creatività, ma senza mai prescindere dal rilie-
in relazione ai materiali da costruzione adoperati e alle vo, quale base di partenza, dall’attenta osservazione del
tecniche di realizzazione, ma, in particolare, è cambiato contesto naturale e urbanizzato in cui “l’oggetto”, frutto
specificatamente il concetto di “rapporto col luogo”. Oggi, della mente del professionista, deve inserirsi ed al quale,
in un’epoca in cui la “cultura” in senso lato ha raggiun- pertanto, deve necessariamente rapportarsi. Qualsiasi
to livelli di diffusione più elevati, occorre essere partico- operazione volta sia al recupero/restauro, sia alla crea-
larmente attenti e sensibili al dialogo da instaurare tra zione del nuovo è, anzitutto, strettamente condiziona-
“costruendo” e contesto costruito, o non antropizzato. ta dall’esistente, o meglio dal grado di conoscenza che
Oggi, spesso, si sente parlare di “cultura del costruito”, dell’esistente è dato avere sulla base di elementi di tipo
di tutela dell’ambiente e del paesaggio e di loro program- oggettivo (caratteri del bene su cui intervenire, valore
mazione, fattori la cui specifica considerazione e tutela è storico, artistico dello stesso, ecc...), e di fattori di na-
certo una conquista di civiltà: purtroppo però è accaduto tura soggettiva, primo fra tutti la specifica formazione e
che le realizzazioni non scaturissero da una progetta- l’impostazione professionale del progettista.
zione razionale, e che si progettasse fuori da un serio Le considerazioni di cui sopra, nonostante il tenore dedut-
quadro di programmazione, o che venissero promulgate tivo, mirano ad evidenziare alcuni specifici problemi delle
leggi in soccorso di situazioni di degenerazione. Forse è “regole per una buona progettazione”, quali, ad esempio,
la necessità di dotarsi di una “base dati”, la più completa
possibile, la cui predisposizione spesso coinvolge diverse
competenze, evidenziando al professionista l’opportunità
di attivare la collaborazione con altre figure professiona-
li (la cui tipologia, ovviamente, varia in base all’oggetto
dell’intervento), sì da ottenere quel “quadro conoscitivo
d’insieme” utile ad una progettazione, sia del “nuovo” che
dell’esistente, più compatibile e sostenibile possibile.
Potrebbe anzi dirsi che, presupposto specifico di una
equilibrata operazione di progettazione, è la consape-
volezza di entrare in contatto con “entità complesse”,
che costituiscono il luogo, elemento che non è semplice-
mente il sedime su cui si realizzerà il nuovo intervento.
La conoscenza delle “entità complesse” non è mai, pe-
raltro, completa o definitiva, affinandosi ed evolvendosi
nel contatto diretto con il luogo oggetto dell’intervento.
I concetti su cui mi sono soffermato mi consentono di
introdurre tre esempi dalla cui descrizione deriverà im-

26
plicitamente una evidenziazione delle considerazioni cui mare, come un ponte virtuale che consenta il passaggio
è finalizzato questo breve studio. attraverso la grande piazza, che è il mar Ionio, nella
I tre esempi di progettazione hanno come scenario lo dirimpettaia Reggio Calabria. La finestra ottica pensata
stretto di Messina, visto da diverse zone della città; i pri- dal progettista si completa attraverso una struttura a
mi due costituiscono delle esercitazioni di progettazione, ponte o meglio a cavalletto, retta da grossi pilastroni,
mentre il terzo è, oggi, in fase avanzata di realizzazione. fondati a mare, talchè sia possibile scavalcare il parco
Il primo esempio, ha per autore l’arch. F. Venezia che, ferroviario, visto come elemento della frattura tra l’ur-
nel 1985, propone una nuova soluzione per l’isolato di bano e il mare. Tale struttura dovrebbe accogliere un
Messina1. L’autore del progetto opera in una zona cen- auditorium, in cui i fruitori vengono proiettati diretta-
trale di Messina, alla foce del torrente Zaera, a sud della mente al di là dello Stretto.
Falce e del porto. Dagli schizzi a mano libera si percepisce chiaramente
L’analisi del luogo, caratterizzata dal margine del co- la volontà del progettista di riammagliare, recuperare
struito a scacchiera, dettato dal piano della ricostru- il rapporto tra la città reticolare e il suo mare, proiet-
zione di Messina dell’ing. L. Borzì, spinge il progettista tando gli isolati, attraverso questa macchina prospetti-
alla realizzazione di una serie di schizzi di progetto, ca, verso il suo mare.
dai quali risulta con chiarezza, la volontà di rompere Il secondo esempio è tratto dalla mia tesi di laurea, re-
l’equilibrio monotono degli “isolati del Borzì”. datta in collaborazione con l’ing. F. Chiofalo, dal titolo
Venezia pensa ad un grosso edificio che fa da cannoc- “Messina: per una riqualificazione del tessuto urbano
chiale per la visione della città al di là dello Stretto: adiacente le fortificazioni spagnole tra la porta delle Boz-
Reggio Calabria. zette e il rivellino Dama Bianca”, relatore il prof. arch.
L’arch. Venezia intuisce il distacco inspiegabile che Mes- G. Dato, correlatore il prof. ing. F. C. Nigrelli. La tesi si
sina ha creato tra la sua costa e il suo mare; propone interessa del recupero/riqualificazione di aree urbane li-
una ricucitura dello strappo attraverso l’idea di un gran- mitrofe alle mura di cinta della città, già da tempo ab-
de parallelepipedo che raccolga, al di sotto le acque del bandonate e dimenticate, con l’intento di suggerire inter-
torrente, al di sopra si prolunghi oltre la costa, dentro il venti di miglioramento delle aree degradate della città.

27
Nello svolgimento del lavoro idee diverse si intrecciano (44.10 m) e la quota della sovrastante circonvallazione
tra loro; tra queste, al fine di rivitalizzare l’area di fondo (66.00 m.) ed è a cinque elevazioni.2
Basicò, si è ipotizzato un C.U.R. (Centro Universitario La travatura reticolare, che realizza il ponte tra i due edi-
Residenziale), il cui progetto rappresenta una delle idee fici, fa da cornice superiore della finestra prospettica che
forti del lavoro di laurea. si apre sulle fortificazioni, quella inferiore si ottiene dalla
Tra le strutture, strettamente legate al Campus Univer- modellazione del suolo che crea un continuo con il piano
sitario si è progettato un edificio composito a ponte che inclinato a verde che costeggia il muro di cinta.
racchiude in sé una mensa universitaria e una mediate- Di fronte alla mediateca si trova l’edificio della mensa a
ca. L’area su cui si è progettato il complesso Mensa-Me- sette elevazioni, di cui due parzialmente interrate e le
diateca era quella resa libera, dopo attente e argomen- altre cinque fuori terra3.
tate analisi, dalla demolizione del Palazzetto dello Sport I due edifici staccati, sino all’ultimo piano, si collegano
di Messina. Grazie alla demolizione veniva riportato alla con questo ponte-passerella.
vista, infatti, un brano delle mura di fortificazione; il Il terzo esempio ci riguarda da vicino, in quanto descrive
possente muro di cinta veniva separato dall’edificio del- il progetto della nuova sede della Facoltà di Ingegneria
la mediateca-mensa da un piano inclinato, interamente dell’Università di Messina. Il progetto è a firma del prof.
progettato a verde. La necessità di segnare l’asse del M. Rebecchini, che realizza la Facoltà, in una zona molto
muro e disvelarlo a tanti, se non a tutti, ha ispirato la vicina a quella assegnata dalla prof. M. A. Caminiti per la
modellazione del nuovo progetto: si è pensato ad un edi- progettazione di un piccolo spazio espositivo-museale. Il
ficio a ponte con la parte centrale svuotata per fare da rapporto col luogo vissuto nell’esperienza del progettista
cornice allo splendido scenario delle fortificazioni. è stato forse anche da modello ad alcuni dei progetti
La mediateca-mensa si compone sostanzialmente di due realizzati dagli studenti del corso.
edifici, che seguendo la morfologia del terreno, hanno Come previsto nel progetto di Rebecchini si stanno rea-
quota di imposta diverse, e si configurano come due lizzando due corpi di fabbrica, di cui il corpo più a nord
prismi a base rettangolare. riguarda la didattica, mentre l’altro è adibito a sede dei
La mediateca si trova tra il livello della piazza del C.U.R. dipartimenti. I due edifici, nettamente separati al centro

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da una strada di accesso, attrezzata a verde, si adatta- muro, mentre lungo la parete a sud, ampie vetrate consentono
no alla morfologia del terreno, disponendosi in direzione di godere di luce e vista.
est-ovest ed innestandosi ortogonalmente alle curve di Quarto piano: si trovano gli uffici della Mediateca, la segreteria,
livello. In particolare l’edificio dei Dipartimenti, suddiviso l’archivio ed la sala riunioni.
in tre blocchi (Civile-Edile a est, Elettronica al centro e Quinto piano: è destinato alla socializzazione dei frequentatori:
Materiali a ovest) risolve i dislivelli che affronta sfalsan- è progettato un bar e dei salottini per la lettura dei quotidiani e
dosi di un piano, cosicché il profilo longitudinale risulta, dei periodici. A questo livello si stabilisce la connessione a ponte
con eguale numero di piani per ogni blocco, scalettato. della mediateca con la mensa che, al suo settimo piano,contiene
L’edificio dei Dipartimenti e quello della Didattica sono l’auditorium della Mediateca e del C.U.R.
collegati tra di loro trasversalmente da passerelle aven- 3
I due piani sotto il livello della piazza del C.U.R. sono adibiti a
ti due piani: il piano inferiore chiuso a vetrate traspa- sala giochi e a cucina-depositi della mensa.
renti, quello superiore scoperto. Ecco creata la finestra Terzo piano: si trovano, alla quota della piazza del C.U.R., gli
prospettica, che procedendo da monte verso valle e al- accessi che, tramite scale o ascensori, consentono il raggiungi-
l’esterno dei due edifici, inquadra lo spettacolare Stret- mento dei locali distribuzione; quarto, quinto e sesto piano: si
to di Messina. I lunghi blocchi bianchi creano i margini trovano le distribuzioni e i tavoli per consumare i pasti. Anche
destro e sinistro della finestra, mentre le passerelle alle questi piani, così come quelli della Mediateca, sono interamente
varie quote ne sono il margine superiore che degrada. vetrati, in tal modo il muro di fortificazione è visibile sia dall’in-
Pittoresco è il gioco dei colori e di luci che si riflette sia terno dello stabile che dall’esterno.
sulle pareti finestrate della Facoltà, sia sulle schermature Settimo piano: non è strettamente connesso alle funzioni della
delle passerelle. mensa, ma contiene come già detto, l’auditorium.

Note
1
Cfr. B. Messina (a cura di), F. Venezia. Architetture in Sicilia
1980-1993, Clean Edizioni, Napoli 1993, pp. 28-31.
2
Piano terreno: si trova l’accesso alla mediateca dalla piazza
del C.U.R.; è un ingresso maestoso a tripla altezza; nella parte
retrostante, interamente interrata dal piano inclinato, sono pre-
visti un locale archivio con i laboratori per il recupero dei vecchi
testi, gli spogliatoi ed i servizi per gli addetti, gli ascensori che
consentono di portare i libri dallo scantinato al piano delle sale
lettura.
Primo piano: si trovano i due accessi dal livello della scalinata
Nicotra; i due androni sono progettati a doppia altezza. Sui due
androni si affacciano salette della discoteca e, al piano sovra-
stante, salette singole per la navigazione in Internet;
terzo piano: si trovano le scaffalature per i libri di immediata
consultazione, e le sale lettura in cui poter comodamente stu-
diare. Da questo livello la mediateca fuoriesce per oltre metà
della sua lunghezza dal terrapieno inclinato che costeggia il

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Alessio Cardaci
Riflessioni sul disegno con sistemi informatici

Il disegno digitale, forza il disegnatore su iterazioni e


processi logici più legati al modo di operare dei com-
puter che alla logica umana; i sistemi informatici “vin-
colano e condizionano” la libertà creativa forzando
a disegnare non ciò che si è in grado di immaginare,
ma ciò che la macchina permette di realizzare. Il dise-
gno automatico è fortemente influenzato dalle logiche
che regolano i programmi di calcolo; la progettazione
tramite l’ausilio del calcolatore impiega algoritmi che
generano primitive e strutture grafiche attraverso una
sequenza di istruzioni, una successione di comandi dati
dall’operatore alla macchina.
L’atto del disegnare è un “dinamismo congelato nel
tempo”: ciò che percepiamo come un qualcosa di stati-
co è la successione di brani, di progressivi spostamenti
del mouse fatti nel “tempo del disegno”. Esso si com-
pone per parti, per aggiunta ed elaborazione di oggetti fig.3

a partire da una assente presenza, ad iniziare da uno “addizione” di parti in se compiute (Phase) delle quali si
spazio vuoto. Le nuove tecnologie hanno condizionato perde traccia nel prodotto finale; la sua composizione
il processo di elaborazione di un progetto che, legato si realizza per aggiunta e modifica di oggetti in Phase
alle logiche degli algoritmi del calcolatore, si compone successive, per mezzo di operazione di estrusione, di
attraverso Phasi “finite”, disegni in se conclusi pur se deformazione, di alterazione di oggetti esistenti nella
parti di un processo di creazione di uno spazio fantasti- scena: ogni operazione cancella la precedente, ogni
co (figg. 1, 2, 3). L’idea progettuale si concretizza attra- passaggio è un nuova immagine autonoma.
verso una successione di procedure, componendosi per Gli ambienti virtuali ricreati all’interno della macchi-
na –contrariamente ad un disegno tradizionale- sono
“editabili, costantemente modificabili”; il gioco di luci,
la loro intensità e posizione nella scena, la tinta del-
le superfici e la “drammaticità” delle forme è variabi-
le nel tempo. All’interno della macchina non esiste “un
fig.1
disegno”, ma un modello, un oggetto virtuale sempre
editabile e aggiornabile. Il modello è di per se stesso
una identità sempre “salvabile” con nuove aggiunte e
modificazioni; un modello digitale non è mai “definito”,
ma modificabile in funzione della volubilità delle “ansie
e della nevrosi” del creatore di spazi.
Esso permette il controllo di un oggetto per mezzo di fi-
nestre multiple (fig. 4); il controllo è possibile per mez-
fig.2
zo di viste simultanee e diverse dell’oggetto, in modo

30
non lascia traccia dei cambiamenti e delle modificazioni
fatte e ogni disegno, anche l’inizio di un idea ancora da
compiersi, di fatto è di per se già finito …impossibile
rileggerne la sua storia, le sue sovrapposizioni; la mac-
china cancella il passato, azzera le vecchie informazioni
sovrapponendole con nuove, annulla ciò che è stato la
storia del disegno …dal modello è possibile la creazione
di un numero elevato di viste che sovrapposte e ricom-
poste possono dare origine a visioni spaziali complesse
(fig.5); un disegno può così facilmente raccogliere un
pluralità di informazioni ed indicazioni.

fig.4

da avere un maggior controllo e una maggiore possibi-


lità di intervento. Un disegno digitale non porta con se
correzioni e pentimenti; esso è “libero” dalla sensibilità
umana che lega il movimento della mano ai pensieri
della persona, perché mediato da tecniche e procedure
che ne condizionano la realizzazione.
La creatività dell’architetto si estrinseca nell’uso del
mezzo, la sua personalità si manifesta nella scelta
della strada da intraprendere per giungere ad un par-
ticolare risultato.
Il disegno automatico paradossalmente potrebbe permet-
tere a più soggetti di ottenere lo stesso risultato, basta
che gli stessi ripetano le stesse procedure, operino gli
stessi passaggi; l’ipotesi è comunque molto improbabile,
dato il numero enorme di combinazione che è possibile
seguire, di infinite strade che è possibile intraprendere.
Strade che scompaiono, che si disperdono e di cui si
perde traccia nell’operare; una “memoria” del disegno
regolata dalla capacità della macchina di “rammentare”
il numero di operazioni precedenti; “memoria” che può
essere per sempre cancellata “svuotando” il cestino,
“limitando” i cicli di UNDO del software. La macchina fig.5

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la Mostra
Quattro esercitazioni: le tre parti dell ’architettura ed un impianto spaziale

Alle quattro esercitazioni, di cui qui si presenta un cam- le direzioni quello dal centro
pione per ciascuna, è stato affidato il compito di far por- verso i margini del campo.
re l’attenzione agli elementi architettonici e soprattutto L’esito del continuo aprirsi
alle relazioni tra essi ai fini della determinazione dello dello spazio -inverso a quel-
spazio, sia che l’obiettivo punti a costruire spazi per il lo ottenuto nell’esercitazione
transito che spazi per lo stare. In tutte le esercitazioni sulle chiusure laterali, in cui
l’azione progettuale si esplica all’interno di un definito il margine del campo è so-
campo quadrato con regole dislocative legate all’ortogo- stanzialmente presidiato da
nalità ed alle battute ritmiche gestite da un tartan a 0,30 elementi chiudenti- induce a
e 1,20 metri. costruire spazialità analoghe
4 Nella prima esercitazione una traccia serpeggiante a quelle dell’architettura neoplastica.
tra margine del campo quadrato ed interno dello stes- 4 Nella terza esercitazione è l’ipotesi di lavoro del co-
so supporta il dislocarsi di un muro continuo d’altezza struire lo spazio a partire dal movimento e collegando
costante. Differenti tipologie di bucatura sono consen- punti dislocati altimetricamente tramite piani inclinati e
tite e, ciò che più importa, la disposizione ritmica di tali gradini, posti in tre differenti condizioni di relazione con
“sottrazioni” al muro, alle sue porzioni in sequenza, dà il suolo: in scavo, a mezza costa, in rilevato; a porre la
luogo a direzioni di movimento nello spazio, o solo di vi- traccia del percorrere al centro delle riflessioni sul pro-
sione. Pilastri e setti derivati dalle “sottrazioni” al muro gettare l’incipit dell’architettura, il suo attacco a terra.
servono quindi a definire “tensioni spaziali” direzionate 4 Nella quarta esercitazione, riguardante un piccolo im-
e dotate di verso come, ad esempio, il dispositivo di pi- pianto spaziale urbano ottenuto attraverso la composi-
lastri abbinati a setti nel portico-galleria dell’edificio di zione di tre differenti spazi architettonici da cento metri
Aldo Rossi al Gallaratese. quadri: uno a prevalente sviluppo longitudinale in rap-
4 Nella seconda esercitazione una serie di solai-coper- porto di uno a dieci, l’altro quadrato, un terzo di forma,
tura da porre a differenti altezze producono compres- intermedia tra i precedenti, rettangolare di lati in rappor-
sione o dilatazione dello spazio lungo l’asse Z. Le regole to di uno a due. L’obiettivo progettuale è rendere ciascu-
tramite cui vengono legate tra loro le coperture inducono na di queste parti partecipe della costruzione di un intor-
un movimento dello spazio che predilige come verso del- no “residuo esterno” del legame tra esse.
L’attenzione puntata sul
cavo spaziale da produrre
induce una riflessione sul
lavoro di costruzione del-
lo spazio urbano, come ri-
sultato della relazione tra
i fronti degli edifici che lo
delimitano-istituiscono ol-
tre che naturale espansio-
ne dello spazio architetto-
nico, suo prolungamento
all’esterno.

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Il progetto dell ’accessibilità

I sei progetti sul tema di esercitazione chiamato Accessibilità, scelti per rappresentare
il senso nel percorso di apprendimento del fare architettura offerto agli studenti sono
quelli di G.V. Spinella, M.G. Giardina Papa, V. Blasa, S. Romano, A. Pino, C. La Mae-
stra. L’ordine permette di indagare due aspetti che hanno avuto rilevanza nello svi-
luppo delle esercitazioni. Il primo aspetto può essere considerato una sorta di azione
misuratrice delle variazioni anche minime di un analogo tema geometrico-tipologico;
il secondo si occupa di evidenziare differenze più sostanziali pur all’interno di tema-
tizzazioni semplici. Dell’andamento ad elle delle rampe che assolvono al compito di
permettere l’accessibilità di un punto a quota 2,88 da 0,00 metri sono presentati tre
differenti sviluppi a partire dalla comune dislocazione della prima rampa dello sviluppo
di trentasei metri utili a coprire con la pendenza dell’otto per cento l’intiero dislivello.
La prima porzione di piano inclinato della rampa si dispone parallelamente al margine
basso del campo quadrato di lato pari a sedici metri e ottanta centimetri.
4 Il primo dei tre impianti analoghi ad elle procede facendo girare la rampa ortogo-
nalmente a formare subito una prima elle per ripiegarsi subito parallelamente a que-
st’ultimo tratto con una rotazione di centoottanta gradi e concludersi con un’ultima or-
togonale talché - dal punto di vista dello schema - ne viene rafforzata l’immagine della
elle che risulta ribattuta. Si può osservare che la prima elle funge da delimitatore dello
spazio verso l’esterno del campo, la seconda vi risulta come inclusa. Un’altra osserva-
zione riguarda i punti singolari del percorso descritto: l’angolo rafforzato dal suo stes-
so raddoppio in aderenza e la contiguità planimetrica tra il punto di partenza e quello
di arrivo, pur se a differenti quote. Questi due punti singolari sono espressi con forza
nel progetto e sono occasione di interessanti esperimenti - evidenziati nelle viste - di
legame spaziale tra le superfici di copertura del percorso a differenti quote.
4 Il secondo dei tre impianti analoghi ad elle procede rigirando il secondo tratto di
rampa sul primo con un angolo di centoottanta gradi, quindi parallelamente come di-
rezione ed invertendo il verso di percorrenza. Il terzo tratto di rampa si dirige ortogo-
nalmente al secondo -qui si sta girando l’angolo- ed un quarto tratto di rampa ripie-
gato di centoottanta gradi e quindi parallelo al terzo conclude il percorso. Osservando
la planimetria si nota il concentrarsi dei terminali di tutte le quattro porzioni di rampa
nell’angolo che spazialmente viene enfatizzato gestendo sulla diagonale a quaranta-
cinque gradi il salto di quota della copertura a nastro continuo; sotto la copertura del-
l’angolo sono compresi anche l’inizio e la conclusione del percorso inclinato.
4Il terzo dei tre impianti analoghi ad elle procede rigirando il secondo tratto di ram-
pa sul primo con un angolo di centoottanta gradi, quindi un terzo tratto analoga-

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mente; pertanto le prime tre porzioni di rampa risultano parallele tra loro, ad esse
seguono la quarta porzione che rigira l’angolo ortogonalmente alla terza e la quinta
porzione che si affianca parallelamente alla quarta. Differentemente dalle prime due,
questa traccia di percorso mantiene distanti planarmente il punto d’inizio e quello di
conclusione della rampa ma ciò per cui più si caratterizza spazialmente è il progres-
sivo elevarsi parallelamente delle coperture delle prime tre rampe, con l’enfasi che
viene ad essere posta sui rigiri a centoottanta gradi.
Le altre tre esemplificazioni di svolgimento di questo piccolo tema dotato di uno scar-
no e puntuale tema funzionale estremizzano le ipotesi di sviluppo del percorso.
4 La prima, quella di S. Romano completa il percorso delle tre parallele della pre-
cedente con una quarta parallela che gli da l’immagine di una serpentina. La coper-
tura si muove di conserva con l’andamento planimetrico del percorso ed il raccordo
altimetrico tridimensionalizza l’immagine della serpentina. 4 La seconda esempli-
ficazione di questo secondo gruppo, quella di A. Pino, planimetricamente ricalca la
precedente ma ponendo la serpentina ortogonalmente al margine del campo. A ciò
segue la scelta “naturale” di inclinare anche il complesso di copertura dello stesso ot-
to percento delle rampe. Qui sono le tre coppie di rigiri a centoottanta gradi ad espri-
mere la singolarità dell’impianto, per via delle loro proiezioni ottiche puntate verso
l’alto salendo e verso il basso scendendo. Eleganti risultano le ipotesi risolutive per i
punti di inversione di pendenza dei tratti di copertura. 4 La terza esemplificazione di
questo secondo gruppo, quella di C. La Maestra presenta una meno rigorosa gestio-
ne iniziale dell’impianto essendosi prefisso come obiettivo la saturazione dello spa-
zio del campo con il dispositivo dell’accessibilità. Ne scaturisce un andamento mag-
giormente frammentato e labirintico rispetto ai già descritti ed una più intenzionata
dilatazione delle parti, prima fra tutte, quella di attacco. Ne consegue ancora un più
frammisto repertorio di modalità di foratura dei muri che accompagnano le rampe
e sorreggono le coperture delle stesse. 4 Altre osservazioni si potrebbero fare sui
singoli progetti, qui preme segnalare la cura con cui è stata volta a volta distinta la
porzione portante di muro a cui si aggancia la copertura più bassa da lui portata da
quella al di sopra che tiene la copertura più in alto da esso sbalzante. Essendo stata
posta la questione della costruzione delle parti come porzioni di portico in cui il rap-
porto tra verticale e orizzontale è stato pensato come continuità, piegatura dell’ele-
mento unitario che rigirando la verticale in orizzontale passa da muro a copertura,
elle capovolta che esaurisce la funzione del direzionare-portare-coprire come nel più
classico portico gestito dalla configurazione a sbalzo della soletta di copertura.

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Un progetto di Franco Purini e tre realizzazioni nella valle del Belice
di Franco Purini e Laura Thermes

Le letture che testimoniano di un interesse al lavoro fuori dal volume base,


progettuale di Franco Purini e Laura Thermes toccano intimamente connesse a
gli argomenti del progetto in cui è prevalente l’approc- costruire un intorno che
cio sostenuto da una forte componente teorica come qui si fa premessa di una
nel padiglione in cemento e vetro in cui sono presenti possibile tessitura da
ad esempio le tecniche di costruzione in progressione città araba plausibile a
geometrica dello spazio tramite la spaziatura in pro- Gibellina del Belice.
gressione geometrica dei telai portanti.
La fermata dell’autobus a Poggioreale tematizza l’illu-
sorietà a cui si prestano le architetture del moderno,
prive di ordine. Tramite le bucature ed il proporziona-
mento delle parti finge un edificio a più piani, solo la
diretta esperienza spaziale o la presenza della figura
umana nell’inquadratura gli dà la “corretta!” interpre-
tazione spaziale. C’è poi un’analogo tema di rapporto
tra due entità spaziali, l’involucro spaziale a cavo pri-
smatico ed il reticolo di travi e pilastri di un prisma
retto a base ottagonale che trova due declinazioni a
Poggioreale nella fermata dell’autobus e nella cappella
di S. Antonio di Padova. I due involucri messi a reagire
con il reticolo spaziale misurano lo spazio nelle due dif-
ferenti condizioni di quasi collisione spaziale e di forza
dell’impianto assiale; ciò fa passare un importante
contenuto, la prevalenza del ruolo della sintassi sulla
specificità degli elementi o pezzi al fine dell’ottenimen-
to di un esito spaziale. Il concetto di ordine come siste-
ma regolatore attraverso la proporzione trasla verso
quello in cui è il dato dislocativo ad avere il timone
dello spazio. La casa Pirrello testimonia della tensione
verso la costruzione urbana con il mattone tipologico
della casa che assume ruolo, ancora una volta, dalla
sua posizione e dislocazione nel reticolo delle vie e
delle piazze che ne stabiliscono il suolo. La casa poi si
dà anche temi più radicati all’intorno spazio-temporale
in cui agisce. Ecco allora presentarsi il tema delle parti

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Tre case e tre Architetture a destinazione non abitativa
di Alberto Campo Baeza

Ciascuno dei progetti di Alberto Campo Baeza, e quelli gli spazi delle sue case.
di cui qui si presentano le letture non fanno eccezione, 4 Una diagonale attraversa
si dispongono come compiuti teoremi. È la luce che li il soggiorno di casa Garcia
attraversa a svelare questa loro tensione verso la com- Marcos a Valdemoro, Madrid,
piutezza della costruzione spaziale guidata, sempre, da del 1991; un’asola nella copertura dello spazio a dop-
un paio di “desideri” riconoscibili. pia altezza autonomizza la copertura rispetto al muro di
4 È il nucleo della torre, estratta dalla elle che l’avvolge fondo che procedendo indisturbato oltre il calpestio del
grazie alla sua terminazione forata a reticolo di bucature terrazzo, viene inondato di luce e da esso la luce s’irra-
strombate portanti lance di luce nello spazio a fare da dia e si espande a deformare lo spazio sino a fingerne la
perno della composizione del museo Elsa Peretti a San configurazione cubica. Attorno allo spazio “cubico” del
Martì Vell, Gerona 1996. soggiorno si avvolgono ad U spazi di servizio, di distribu-
Uno spazio verticale, la cui copertura aleggerà similmen- zione e l’insieme degli ambienti; un ulteriore anello de-
te alle cupole su tamburo forato o le lanterne, sino alla finito da un suolo e dal muro che lo recinge isola la casa
pioggia di luce negli orari del sole allo zenit. Uno spazio dallo spazio pubblico.
verticale attraversato fisicamente dai visitatori, quel- Nel recinto, la parte a diretto contatto con il soggiorno è
lo del museo Elsa Peretti, che compiranno l’esperienza privatizzata da un muro, sul lato destro e dallo specchio
spaziale dell’ascendere entrando nel solido cavo da una d’acqua sul lato sinistro, uscendo dal soggiorno. Sulla
scala in trincea per poi guardare nel pozzo ed uscire a copertura, che sopravanza il solaio, una stanza a cielo
trovare nella elle che lo recinge, il portico e, dietro l’an- aperto è il solarium.
golo, il giardino con la seduta nella stanza a cielo aper- 4 Due U contrapposte a differente quota stabiliscono le
to. Due diagonali ottiche s’intrecciano, sono lo sguardo relazioni delle elle foderanti sia in pianta che in alzato lo
verso l’alto di chi vi accede e quello verso il basso di chi spazio “cubico” del soggiorno di casa Turegano a Pozue-
se ne allontana, leganti entrambi le due parti, l’esterna lo, Madrid, del 1988.
e l’interna. La diagonale ottica, in sezione verticale, at- Tale fodera è anche il luogo dell’espansione percettiva
traversante le differenti quote dello spazio, esprime la dello spazio del soggiorno, in alzato, ma anche in pianta
forte intenzionalità costruttiva dello spazio, affidata alla dove l’attraversamento è anche fisico.
modalità secondo cui la luce stacca i piani attraverso il L’attraversamento diagonale è accentuato, in questa casa,
contrasto luce ombra. Così, tracciando la detta diagonale dallo scorrere delle aperture verso lo spigolo in cui s’incon-
ottica, nei suoi schizzi, Alberto Campo Baeza costruisce trano i due fronti contigui giranti un angolo retto svelato

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come spessore del muro in piantumazione a quinconce. Le chiusure a vetri, slittate
testa. I piani, nei due an- oltre la pilastrata verso la corte ed altrettanto verso il
goli di rapporto del fronte recinto, una sorta di sfasatura tra ciò che porta e ciò che
con i due fianchi annullano, salvo che nel coronamento, chiude, svelano l’immagine del portico ritmato verso il
l’immagine cubica presentando i piani murari costitutivi grande spazio centrale e quella della parete continua ve-
nella loro autonomia, superficie e spessore a vista. trata nell’intercapedine tra recinto e circuito triangolare
4 In casa Pino a Vicalvaro, Madrid del 1999, la luce s’in- coperto; la percezione si ribalta nello spazio interno, tra
sinua diagonalmente sotto i due piani alti della casa, rag- le pareti di vetro.
giungendo così il piano sviluppantesi in modo ortogonale Questo e altri piccoli escamotage di dislocazione dei pez-
ad essi. L’incrocio di spazi è sia planare che verticale. zi, accentuano la percezione dello spazio come un conti-
Questa casa è un piccolo esercizio di perfezione delle re- nuum, uno spazio unitario pur nell’autonomia delle parti
lazioni tra le parti. Ciascun ambiente gode dell’opportuno e scopriamo che nella progettualità di Baeza la ricchezza
rapporto con un corrispettivo spazio esterno; privatezza consiste nella capacità di reinvenzione dei ruoli dei pezzi
e relazionalità sono scandite con esattezza. Il tutto, in- per configurare parti differenti.
terni ed esterni, sono incastonati in tal modo da non per- Poi, anche queste parti, riproposte in differenti progetti
mettere la percezione di ciò che è muro della casa come quale risposta ad analoghe necessità, variano, sono indi-
differente da ciò che è perimetro del recinto in cui, più rizzate a collaborare con altre parti con cui compongono
che essere inscritta, la casa è ricavata, come per scavo volta a volta, nei differenti progetti, singolari spazialità
di una sorta di suolo a balze. in cui convivono la familiarità (l’essere identità apparte-
Due temi “altri”, sotto l’aspetto delle regole di costruzio- nente ad una linea di lavoro, ad una tradizione di confi-
ne dello spazio sono costituite dal grande Portico-Giardi- gurazione dello spazio riconoscibile) e l’alterità (l’essere
no nel triangolare recinto del Centro Balear de Innova- identità singolare).
cion Tecnologica a Inca, Maiorca del 1995, e dal raccordo
del salto di quota teso tra i due lati lunghi del recinto del
complesso scolastico a Loeches, Madrid del 1989.
4 Nel Centro Balear è la regola del quadrato con la sua
diagonale a presiedere alla composizione spaziale, per-
fettamente congruente con la configurazione planimetri-
ca del lotto, un triangolo retto con i cateti uguali e quindi
con gli angoli tra l’ipotenusa ed essi a quarantacinque
gradi. Il triangolo è tutto misurato da questa regola, qua-
si un picchettamento dei vertici dei quadrati in sequenza,
ed è adottata anche per la disposizione delle alberature.
Sul lato a quarantacinque gradi lo stesso picchettamento
evidenzia altre spazialità, informate sempre dalla dispo-
sizione in quadrato, aventi per lato la diagonale di quelli
letti parallelamente ai cateti; in questi quadrati maggiori,
che solo il differente punto di vista svela, il centro risulta
occupato da un pilastro e da luogo all’immagine della

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Due temi di architetture residenziali di Eduardo Souto de Moura

Simulare la crescita per addizione o celare la riconosci- “Temi di progetti”, trova possibile giustificazione imme-
bilità dall’esterno alle parti costitutive delle sue architet- diata nella composita natura costitutiva. Le sue due par-
ture, sembrano gli opposti comprendenti le realizzazioni ti, un Tavolo, (sezione in cui è iscritta anche la Casa
progettuali di Eduardo Souto de Moura. a Miramar1 1987-1991) ed una “preesistenza”, sono
composte-integrate grazie alla differenza di forma e di
Corpi è la sezione in cui, nel testo “Temi di progetti”, lo estensione in altezza.
stesso autore include la Casa a Tavira del 1991, assieme La relazione è tale che la copertura della preesistenza
alla casa nella Serra da Arrabida (prog. del 1994). fa da suolo-terrazzo alla addizione. In realtà più che di
4 La Casa a Tavira è costituita da volumi stereometrici addizione è più corretto parlare di integrazione e questo
accostati, prismi retti a base rettangolare e quadrata di aspetto è della massima evidenza nel nodo dell’atrio a
varie dimensioni in pianta ed altezza, dettate tutte dal- doppia altezza oltre che sul terrazzo di cui la preesisten-
la specificità funzionale degli ambienti in essi contenuti: za fornisce il suolo, il nuovo l’incorniciamento che ne fa
accesso, torre della distribuzione verticale, lama del ca- la copertura. Due rampe di scale di diversa costituzione
mino, sala del giorno e nucleo della notte. Ogni scorcio fisica, l’una in pietra, piena, all’esterno; l’altra costruita
esterno è una composizione di volumi, presenti alme- nella leggera tecnologia del metallo, trasparente, all’in-
no tre alla volta. Il bianco delle superfici dei volumi ed terno, si accostano al comune fianco del muro laterale
il contenuto ed ordinato numero di aperture, tagli ret- facente uno scarto a baionetta. La trasparenza del vetro
tangolari e netti, non contraddice l’essenza volumetrica e la marginatura dello spazio di sbarco al piano superio-
della composizione e gli conferisce un’eleganza ieratica, re, gestita esclusivamente da pezzi d’arredo completano
il che non è poco per una piccola casa. il gioco delle analogie e delle differenze che lega le diffe-
4 Per la casa Dadim a Bom Jesus, Braga (1989-1997), renti identità dando ulteriore dimostrazione del concetto
la collocazione nella sezione Ibridi, sempre nel testo di integrazione prima enunciato.

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Due progetti di scuola portoghese

Il tema dell’ibridazione spaziale è stato og- La luce che invade angolarmente il piano terreno del corpo
getto di riflessione in quanto è un versante centrale, filtrando dal basso verso l’alto, contribuisce ad
che può distogliere dal facile stereotipo di attribuire senso di levitazione alla porzione di volume pas-
cui può essere vittima l’architettura della sante prolungantesi verso la longitudinale corte interna.
penisola iberica. Essa, può accadere, sia posta, assorbita Lo sporgere del corpo di fabbrica a geometria rettangola-
sotto la facile etichetta del minimalismo, con tutte le par- re dal filo della porzione di pianta a geometria quadrata
zializzazioni interpretative che questo può comportare. è evidenziato dall’arretrare in scavo al piano terreno di
Le due architetture che con le loro letture si fanno carico una porzione di esso, in corrispondenza dell’accesso. Al-
di sollecitare l’attenzione verso questo aspetto e di dare tro ruolo e forza spaziale assume il sistema costituito del-
una più articolata interpretazione del lavoro progettuale la rampa strombata posta in diagonale e della pioggia di
nella penisola iberica sono: lo Show-room Revigrés ad luce che accede dal tronco di cono il cui taglio è effettua-
Agueda, Portogallo (1993-1997) di Alvaro Siza e la Ca- to con orientamento rimandante alla longitudinalità della
pitaneria del porto turistico a Marina do Lagos (1992) di corte aperta nonché del corpo lungo.
Goncalo Byrne. 4 È l’involucro prevalentemente vetrato, trasparente - sia
4 Lo Show-room Revigrés di Siza, è la felice composizio- descrivendo il perimetro che nell’estensione dell’alzato -
ne di due parti architettoniche, l’una ad impianto lineare, entrando in tensione con il piano ad andamento planare
quella a pianta rettangolare, l’altra a forte caratterizzazio- curvilineo che gestisce la suddivisione dell’involucro spa-
ne centrale, quella a pianta quadrata. Nella Capitaneria ziale a doppia altezza in due piani nella Capitaneria del
del porto turistico a Marina do Lagos di Goncalo Byrne si porto turistico a Marina do Lagos di Goncalo Byrne. Ol-
esalta la dicotomia oppositiva tra contenitore e contenu- tre la veletta sul fronte che si estradossa sino a costituire
to, trasparente il primo, solido sbalzo il secondo. Incastro una camera a cielo aperto sulla copertura, lo smorzamento
nella prima e inclusione nella seconda, sono le due tipolo- della luce solare è aiutato dal brise soleil che fa il risvolto
gie d’ibridazione rappresentate dalle architetture prese in orizzontale della veletta. Al piano terreno è lo stesso sbal-
esame. È la copertura, con il suo modellato da superficie zo curvilineo della soletta, sostenuta da travi rastremanti
piegata, a gestire l’innesto tra i due corpi dello Show-room verso il margine dello sbalzo a collaborare alla regolazio-
Revigrés di Alvaro Siza. Prima una rotazione scalettante, ne della luce che giungerà sul bancone arretrato, in cor-
facente perno sul tronco di cono-oculo, poi un’esplosione rispondenza zenitale con l’incastro dello sbalzo. L’insieme
tangenziale coinvolgente la copertura del dispositivo appena descritto solo quando si fa menzione
del corpo longitudinale, che raccoglie della speculare, rispetto all’asse longitudinale, traccia cur-
ed indirizza la spinta della forza cen- vilinea descritta dalla parete di fondo ricompone la forma
trifuga in direzione e verso oltre che di una nave, come issata sui sostegni nel suo bacino di ca-
linearmente. L’insieme delle luci fil- renaggio. Per la piccola capitaneria di porto una metafora
tranti dalle asole nelle differenze di svelante un altro versante di tensione costruttiva del fare
quota tra porzioni del soffitto enfatiz- progettuale, non assente nella scuola portoghese.
za questo movimento.

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La specificità di due sperimentazioni sullo spazio della residenza

Emblematiche delle due differenti condizioni dell’abitare, Un solo fronte delle case popolari a Falcinelo-Cara-
il progetto di case popolari a Falcinelo-Carabanchel, a banchel è interessato dalla rigatura di piani orizzontali
Madrid del 1997 di Alberto Campo Baeza e la casa mo- appena sbalzanti, fuoriuscenti dal piano facciata del
dello di Theo van Doesburg nota come Maison Particu- fronte sulla corte interna dell’edificio. Essi pur fungen-
lier, presentata alla Triennale di Milano nel 1923, sono do da brise soleil, sostanzialmente accreditano una
usate qui anche per riflettere sulla ibridazione tra due lettura di tale fronte in tre parti, due, le estreme, ver-
differenti modalità di produzione dello spazio nonché sui so l’alto e verso il basso chiuse, l’intermedia unificata
loro esiti e il loro modo di pensare e costruire la città in una grande parete rigata trasparente, fatto salvo
contemporanea. il vuoto su cui l’intiero edificio si eleva. Tutti i fronti
4 Una prima questione è quella relativa all’identità vo- della Maison Particulier sono interessati dalla presenza
lumetrica dei due soggetti in esame. di piani orizzontali sbalzanti, accompagnanti ora il da-
L’identità volumetrica delle case popolari a Falcinelo-Ca- vanzale del taglio-finestra, ora il soffitto, proponendo
rabanchel è secca, inequivocabile sin quasi alla formalità quindi continuità dello spazio interno con l’esterno nei
nella sua disponibilità ad accostarsi a qualsivoglia parti- punti topici di entrata in rapporto delle due identità,
tura di fronte urbano, spiazzandola, con la rigatura dei il davanzale ed il soffitto. Altre volte rimodulando lo
suoi nastri. L’identità volumetrica della Maison Particulier spazio-finestra in due parti, la finestra ed il suo sopra-
è esplodente, quasi tentacolarmente aggredente lo spa- luce per ottenere luce filtrata dalla parte bassa e luce
zio circostante con identità volumetriche continuamente diretta sulla parete di fondo dell’ambiente. La quota è
germoglianti, contestate, sul fronte della loro ieratica sostanzialmente quella idonea a far sì che l’occhio sia
stereometria, dai tagli-forature e dai piani sbalzanti che, indirizzato a traguardare orizzontalmente sul paesag-
singolarmente, collaborano alla proliferazione di identità gio circostante.
volumetriche nate dalla frantumazione o deformazione 4 Una terza questione, in prima approssimazione tutta
del modello della classica pianta a pale di mulino, paral- implicita alla natura funzionale dei due spazi residen-
lelamente sperimentata da F.L. Wright. ziali, monofamiliare quello della Maison, plurifamiliare
4 Una seconda questione riguarda l’accennata pre- quello a Falcinelo, riguarda in realtà il modo in cui si
senza dei piani orizzontali uscenti ortogonalmente alle pensa lo spazio urbano. Delle case popolari a Falcinelo-
superfici verticali. Carabanchel abbiamo già detto che si danno disponibili
all’inserimento in un fronte a cortina di una strada ur-
bana anche di una città dell’Ottocento. Il modello ur-
bano a cui immaginiamo possa prestare la sua ricerca
spaziale la Maison Particulier di Theo van Doesburg è
quello preconizzato dall’abitat 67 a Montreal di Moshe
Safdie; un’aggregato di cellule continue, spazialmente
articolate secondo l’insieme dei tre assi cartesiani dello
spazio.

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4 Un’ultima questione riguarda il riconoscimento del-
l’appartenenza del modello spaziale e di genere di vita
proposto al fruitore dell’abitazione. L’abitare proposto da
Baeza nelle case popolari a Falcinelo-Carabanchel trae
la sua origine dall’abitare tradizionale, per la contiguità-
continuità degli ambienti di cucina pranzo e soggiorno,
altrettanto per il tema della scala a vista e trasversa nel
cavo della doppia altezza. Le luci alte, come provenien-
ti da un’ulteriore piano che nella casa tradizionale era il
pagliaio o la soffitta propongono un’immagine della casa,
quella dell’abitazione posta negli ultimi due piani, che nei
detti aspetti è reinterpretante e continuante quella della
tradizione. L’abitare che Theo van Doesburg sperimenta
nella pianta della casa modello presentata alla Triennale
di Milano nel 1923 è pluridirezionato, simula e preconizza
la possibilità di una sua possibile crescita per addizione,
modo di crescita proprio dell’architettura spontanea che
ne sembra essere il modello. Il modo in cui l’addizione av-
viene è invece singolare perché laddove nell’architettura
spontanea un varco di passaggio assolve al compito del
collegamento tra identità spaziali sufficientemente rigide
ma contaminate dal varco, qui, nel modello di Doesburg,
il collegamento è mediato da un terzo spazio, le aperture
dislocate in maniera da erodere gli spigoli dell’ambiente
che così svela una spazialità frutto della collaborazione
tra la u composta dai tre muri fronteggianti quello dell’in-
volucro preesistente. Altre volte, negli ambienti giorno, il
gioco dell’addizione si compie attraverso l’erosione della
parete del lato di contatto dando luogo ad uno spazio con
perimetro dall’articolazione in continuo. Questa lettura, a
confronto, evidenzia quanto la conoscenza della costru-
zione degli spazi sia la materia prima per proporre l’inno-
vazione nel solco della tradizione e che la trasmigrazione
di concetti, la loro attualizzazione, sono strumenti per la
continuità culturale dei modi di vivere gli spazi.

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Quattro temi per quattro case a pianta rettangolare

Le quattro case prese in esame in questa sezione di carattere che emana da questa casa è dovuta in larga
studio sulla lettura del tema abitativo della residenza misura alla felice relazione tra la sua forma e la singola-
privata sono accomunate dal rapporto tra i lati del ret- rità della dislocazione scelta, la punta Massullo a Capri
tangolo che ne contiene lo sviluppo planare, variabile da cui si guarda il frangersi delle onde sui Faraglioni.
da uno a quattro ad uno a sei. 4 Il ballon-frame si pone come antecedente storico del-
Tutte sostanzialmente a due piani, come si evince dalle la casa Berkowitz di Steven Holl; l’esile telaio solleva da
sezioni, le quattro case presentano, a coppie, differenti terra un terrazzo-pergola che, parzialmente chiuso, isti-
modi di chiusura al cielo. tuisce e ritma la sequenza degli spazi che trovano nella
La casa Malaparte di Adalberto Libera e la casa Be- cuspide fuoriuscente dal piano di facciata la segnalazio-
rkowitz di Steven Holl hanno il tetto piano e presen- ne e l’affaccio privilegiato della zona giorno.
tano differenti segni di caratterizzazione dello stesso: 4 Un impianto debitore del Tempio Malatestiano a Ri-
dislocazione di solidi nella seconda, un piano lineare ad mini di Leon Battista Alberti nell’aspetto del suo essere
altezza variabile e terminante ad uncino nella prima. parzialmente foderato nei suoi lati lunghi da un contro-
Caratterizzazioni strettamente funzionali: canna del ca- muro ritmato da asole verticali, su un fronte, e da uno
mino, convogliatore di luce, piccolo nucleo abitativo di ridotto a telaio sull’altro fronte caratterizza la casa in
conformazione cubica, strettamente rapportati allo spa- Canton Ticino di Franco e Paolo Moro. Il parziale fode-
zio sottostante per la Berkowitz; segno libero, riparo ramento si completa tramite il basso recinto-podio, una
dello spazio solarium per la Malaparte. pergola chiude la testata del fronte piano. L’altra testata
Nella casa in Canton Ticino di Franco e Paolo Moro il tet- è istituita attraverso l’avanzamento del corpo centrale
to a tre falde gestisce l’unitarietà del volume prismati- dalla sua fodera.
co e trova nell’assenza della quarta falda del potenziale 4 Il raddoppio speculare delle coperture a due falde del-
tetto a padiglione, il tema del fronte cuspidato della te- la casa Rezzonico di Livio Vacchini serve ad enunciare e
stata nord-ovest. sviluppare il tema del doppio
Nella casa Rezzonico di Livio Vacchini è la dislocazione in questa casa che pone il suo
della coppia di tetti a falde agli estremi del corpo di fab- fronte d’accesso sul lato lun-
brica prismatico a dare carattere al fronte ponendosi i go avente nella sua porzione
due tetti come segni, dimostrati per via della trasparen- centrale, priva di falda, con-
za del loro timpano. tenente atrio e terrazzo, l’as-
4 Un volume cresciuto dalla roccia, ad essa raccorda- se della simmetrizzazione.
ta tramite la scalina-
ta (memoria di quella
della chiesa dell’An-
nunziata a Lipari, isola
che fu luogo di confino
di Curzio Malaparte) di
accesso al tetto-pale-
stra e solarium; que-
sto un tema della casa
Malaparte. La forza di

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Progetti di case a patio

I sei progetti di case a patio qui presentati testimoniano to percento, permette la discesa diretta, sempre dal cor-
un altro passaggio progettuale compiuto dagli studenti ridoio della zona notte, al patio-giardino.
del corso di Architettura e Composizione Architettonica 1, 4 Nel progetto di Daniela Lo Verde una T costruita con-
semestrale del nuovo ordinamento al Corso di Laurea in tiene nella testa la zona notte e nella normale la zona
Ingegneria Edile per il Recupero alla Facoltà di Ingegneria giorno. Il recinto quadrato a cui la T aderisce con le sue
dell’Ateneo messinese. superfici terminali, intercetta una fascia aperta in testa
4 Nel progetto di Alessio Saccà la distribuzione funzio- alla T, ad uso della zona notte, e due patii comunicanti
nale e l’organizzazione dello spazio seguono lo schema attraversando la zona giorno, ortogonalmente al suo svi-
d’impianto del quadrato e della elle che sono rispettiva- luppo longitudinale. Altra particolarità di pregio di questo
mente la zona giorno e la zona notte, quest’ultima, nella progetto è la progressione dal rigido e compatto al flessi-
elle, è elevata di mezzo piano rispetto alla zona giorno, bile e dilatato nella zona giorno a partire dal suo contatto
che trova il suo fuoco nel quadrato del soggiorno sor- con la zona notte.
montato da una propria copertura a piramide, e vi si af- 4 Nel progetto di Carmelo D’Angelo è la corte centrale a
faccia. I patii di servizio delle camere da letto grazie alla determinare la U residua alla cui base si dispone la zona
maggiore quota godono di sufficiente privatezza senza giorno e le cui ali sono occupate dalla zona notte. Una
dover innalzare oltre un normale davanzale il loro mar- corte classica ritmata dal passo della struttura, dotata di
gine. Lo scarto altimetrico è registrato dentro lo spazio specchio d’acqua, di pranzo all’aperto in continuità con il
tramite una fuga d’interruzione della continuità del muro corrispettivo all’interno e fondale. Piccoli artifici bilancia-
ed il cambio di colore dell’intonaco. La centratura del fuo- no l’imperfetta simmetria dipendente dalla necessità di
co spaziale dell’impianto è operata dotando il soggiorno, rispondere al preciso elenco di requisiti funzionali richie-
su cui si affaccia il distributore della zona notte, di una sti. Tra gli artifici, l’incasso di una coppia di fughe vertica-
propria autonoma copertura a piramide costruita e ret- li, distanti trenta centimetri, estrae dal muro la sagoma
ta con elementi della tecnologia dell’acciaio, le putrelle, dei pilastri continuanti il ritmo della pilastrata del portico
e vetro. La copertura registra il salto di quota tra le due scorrente sui quattro lati del patio grande. Gli altri patii
parti della composizione e sbalza oltre il margine vetrato, presidiano gli angoli della composizione spaziale o sono
per costituire una zona ombreggiata a diretto contatto celati nello spessore del corpo di fabbrica, come quello
funzionante da soggiorno all’aperto. Il collegamento del- condiviso dai due letti singoli, una sorta di piccola replica
la parte a quota superiore con quella più bassa è risolto dell’impianto generale.
con una compatta rampa di gradini. All’altra estremità del 4 Nel progetto di Maria Grazia Giardina Papa, caso uni-
corridoio di distribuzione un piano inclinato, rampa all’ot- co, tra quelli presentati, di patio a due piani, torna lo
schema distributivo della elle in cui il quadrato di snodo
della elle è occupato dalla doppia altezza dentro cui si

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sviluppano le scale. La suddivisione giorno notte si attua la parte superiore sul suolo in basso produce uno scatto
differenziando funzionalmente i piani. nello spazio, le parti che il salto di quota aveva separato
Alla zona giorno, al piano del patio, si accede tramite sono spazialmente ricongiunte, il percorso superiore si af-
un doppio percorso gestito nel ritmo del passo da una faccia sullo spazio del soggiorno ma apre anche lo sguar-
pilastrata sorreggente la loggia superiore delle camere do verso il cielo al di sopra della copertura inferiore. L’uso,
e fronteggiante una porzione di patio coperto in diret- pur ancora incerto, della struttura metallica per istituire il
to rapporto con la zona pranzo di cui si può considerare margine della zona giorno enfatizza la profondità prospet-
la logica continuazione all’aperto. Al piano superiore un tica dello spazio sia longitudinalmente che trasversalmen-
soggiorno di piano è aperto sulla doppia altezza e sul per- te guardando dai patii delle camere, la totalità dell’esten-
corso che conduce alla zona del letto matrimoniale dotata sione dello spazio da margine a margine del recinto.
di terrazzo-loggia privato. L’ala di percorso che condu- 4 Nel progetto di Tiziano Aricò il tema delle fasce paral-
ce alle camere singole si apre all’esterno confermando lele è portato su un più serrato piano di chiarezza struttu-
l’anomalia di una casa a patio che, pur raccolta e gravi- rale del progetto. Una fascia contiene una completa uni-
tante attorno al suo spazio interno ha, insoliti, ingressi di tà funzionale, interni più esterni, dislocata su una quota
luce dall’esterno del suo perimetro nel piano alto raffor- interamente dedicata, ed altrettanto avviene per tutte le
zando l’enfasi già posta sulla doppia altezza come grande altre unità funzionali. Il procedere delle fasce in gradoni
cavo da cui la casa conquista la dimensione del suo piano successivi permette poi più complesse relazioni tra le par-
superiore. La copertura con i suoi dislivellamenti ed i suoi ti, relazioni di affaccio, contiguità, collegamento, struttu-
sbalzi conferma e sottolinea l’impianto. razione tramite scale e rampe di piani inclinati. Un asse,
4 Nel progetto di Giuseppe Vito Spinella il netto taglio ortogonale alle fasce, contiene le scale, ai lati si alternano
longitudinale che divide in due il campo quadrato del re- pieni e vuoti che producono una scacchiera. Tale dispo-
cinto della casa a patio è, oltre che separatore di zone sizione arreca dei vantaggi all’affaccio di ciascuna parte
funzionali, linea di separazione tra due quote, della quan- che viene a trovarsi sempre dotata di un dislivello pari a
tità di mezzo piano. Altre quattro linee parallele individua- quello di due fasce rispetto al primo volume sottostante
no un totale di sei fasce che contengono, accoppiate spe- riuscendo così a superare con la vista la quota del solaio
cularmente rispetto alla detta linea d’asse: i percorsi, gli di copertura sottostante. Il secondo dispositivo di risali-
ambienti, i relativi spazi all’aperto. La composizione del- ta, quello organizzato tramite rampe di piani inclinati al-
lo spazio ha il suo luogo strutturante proprio nel salto di l’otto percento, si muove totalmente negli spazi esterni,
quota e nel muro che lo istituisce. I due corridoi di distri- funge da legame tra gli interni e queste nuove porzioni di
buzione, con il carattere di portico quello superiore, con il esterno talché gli ambienti vi si aprono a prendere luce
carattere di galleria quello inferiore, registrano l’esattezza ed anche uscirvi.
della composizione delle parti, le interne
e le esterne. Nello stesso luogo lo slit-
tamento della copertura inferiore verso
l’esterno e lo sbalzo della copertura del-

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“Piccole architetture per il giardino d’ingegneria”.
Strategie d’impianto architettonico e temi di costruzione dello spazio

Sui differenti temi e modi del


progetto adottati nella conduzione del
laboratorio progettuale riguardante il
tema delle piccole architetture da giardino. (Funzional-
mente attrezzature ludiche in fruizione agli studenti di
Ingegneria esse dovrebbero poter funzionare con ac-
cesso non sorvegliato).
Differenti strategie di progetto guidano la selezione di ela-
borati di corso qui presentati. L’ipotesi di lavoro del “non
edificio” informa le scelte progettuali dello studente Dario
Mamì nonché di Domenico Bucca, Guido Donato, Dario
Acacia, Francesco Sciotto, Francesco Lo Presti, Antonino
Scardino e Concetta Monforte. Più inclini all’interpreta-
zione del tema progettuale come edificio complesso ma,
prima che composizione di parti, edificio, sono le risposte
progettuali di Edoardo Caminiti, Adriana Coppini, Salvato-
re Gitto, Antonio Monastra, Sonia Sofi e Giusi Sofi.
4 Le due ipotesi di lavoro su enunciate, il non edificio
e l’edificio complesso, trovano una condizione di equi-
librio nel progetto di Salvatore Costa costituito da parti
mandate a confliggere; esse non si compenetrano, si
erodono reciprocamente, dando luogo ad un connettivo
nello spazio residuale creato dall’azione messa in atto.
Tale spazio “altro” raccoglie direzioni a cui l’insieme si fa
permeabile ed organizza i flussi interni.
4 Due progetti scelgono il tema della copertura come
parte unificatrice degli spazi che sotto di essa si pon-
gono. Sono i progetti di Concetta Monforte e Domenico
Bucca che oltre questa analogia si diversificano prenden-
do rispettivamente il tema d’impianto del recinto aperto
ed in forma di angolo a compasso quello della Monforte
e delle strisce di copertura rettangolari, uguali, parallele
e con ugual dimensione tra profondità e distacco con-
tenenti sotto di se parti architettoniche diversamente
dotate di autonomia, l’altro, quello del Bucca.

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4 Il tema d’impianto a pettine accomuna i progetti di
Dario Mamì e Dario Acacia; più ortodosso quest’ultimo,
pur se condotto in totale aderenza alla morfologia sia
nello sviluppo planare, un segno da crescent, che con
l’andamento altimetrico dei “denti” di differente lun-
ghezza e altezza, adagiantisi sul suolo, come evidente
in sezione; l’altro, quello del Mamì, interpreta l’adesione
al suolo a partire da un netto asse ortogonale alle curve
di livello, un muro forato a volte sino a divenire telaio
che si fa spina di percorso con piani inclinati e gradini
per parti architettoniche che si distribuiscono alternati-
vamente a destra e a sinistra adagiandosi sui suoli dei
terrazzamenti via via risalenti il versante della collina.
4 Il modo in cui aderiscono alla strategia di costru-
zione dello spazio architettonico che abbiamo chiamato
del “non edificio” i due progetti di Antonino Scardino
e Guido Donato riguarda la forma di relazione con il
suolo, ricostruito e staccato ma soprattutto con l’idea di
prospetto-sezione per il primo e di accostamento di due
frammenti d’impianto, un’incrocio di assi-percorso ed
un muro-margine estendentesi su due lati tra loro orto-

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gonali con la contestualizzata delle linee di flusso delle
rotazione tra loro della coppia visuali foranti l’edificato
di sistemi, per il secondo. sia da monte verso valle
4 L’edificio complesso, più che che viceversa; ciò com-
compatto, è stato interpretato porta un implicito corpo
in termini di morfologia spazia- cavo ortogonale alle zol-
le di galleria da Antonio Mona- le su terrazzamento.
stra e Giusi Sofi; tutta interna 4 Sonia Sofi e Salvatore
e collegante la totalità degli Gitto sperimentano stra-
ambienti anche attraversando tegie di natura minima-
spazi a doppia altezza con il lista portando sul piano
suo nastro di percorso diste- della parziale compene-
so dentro una chiara volume- trazione di due identità
tria prismatica per il primo; volumetricamente chia-
più classicamente, impostan- re, la reciproca contami-
do una doppia linea di colonnato ritmato pur se a cielo nazione di porzioni, op-
aperto, distribuente gli ambienti posti sul primo suolo e posto estremo sintattico
lasciando a passerelle aeree attraversanti l’asse il colle- rispetto alla incidenza passante dei precedenti esempi.
gamento distributivo tra le due serie di spazi in quota al Il primo progetto si concentra sull’unico punto di scu-
fianco dell’asse, la seconda. citura dovuto alla molto parziale compenetrazione; ciò
4 Edoardo Caminiti ed Adriana Coppini mettono alla diviene occasione per sperimentare modi dell’apparte-
prova il tema dell’intersezione di parti lineari incidenti a nenza di uno spazio a due identità per far si che sia
differente quota. Il primo mette in collisione tre stecche sempre percepibile la
di grande sviluppo lineare regolate nell’impianto plani- doppia appartenenza
metrico dalla relazione di parallelismo con assi preesi- che ne fa un soggetto al-
stenti interpretazione delle direttrici principali dell’area tro non autonomo. Esso
così come si sono andate consolidando nell’edificare vive una speciale sim-
progressivo sull’area; quindi accettandone tutti i limiti biosi sottolineata dalla
conseguenti alla complessa intersezione per governarli continuità delle verticali
attraverso la strategia del ritmo e della variazione. La se- di un elemento e delle
conda, sceglie di appoggiare il progetto parallelamente orizzontali dell’altro, ad
alle balze dei terrazzamenti per esempio; a costituire il
poi riconnettere visivamente gli contatto, la relazione tra
spazi secondo l’ortogonale, sci- i due. Nel secondo pro-
volante lo sguardo al di sopra getto si moltiplicano le

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occasioni di scucitura o di contaminazione grazie ad un
originale modo di procedere della costruzione snodantesi
come una serpentina ad angoli retti che, se esprime la
chiarezza del contenere una singola funzione in ciascuna
parte, in realtà costruisce le parti in contiguità per poi
adottare tutte le contaminazione volta a volta idonee a
specificare un ruolo della parte, una particolare aggetti-
vazione per una specifica relazione con gli altri spazi e
soprattutto gli esterni.
4 L’impianto tipologico del pettine caratterizza i due
progetti di Francesco Sciotto e Francesco Lo Presti, che
si diversificano subito per numero e modalità di rela-
zione tra i denti, peraltro disuguali. Nel primo progetto
i “denti” sono quattro, differenti per forma e connessi
con il percorso che li lega -insistente su uno dei muri
di contenimento dei salti di quota, preesistenti- il primo
in angolo, il conclusivo sul punto mediano del fianco,
gl’intermedi sul fronte-margine a valle e a monte rispet-
tivamente, ossia attraversato dal connettivo che vi for-
ma all’interno una sorta di galleria parzialmente a cielo
scoperto tra il fronte a monte del corpo in basso e quello
a valle del superiore. Nel secondo progetto invece i tre
corpi, più ravvicinati e con i due marginali caratterizzati
come testate del sistema, sono più intimamente legati e
danno luogo nel loro rapporto con il corpo intermedio a
due aree interstiziali, l’una interna di accesso e sevizio,
l’altra esterna, una sorta di piccola cavea da cui lo sguar-
do si apre verso il paesaggio dello Stretto.

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Giuseppe Arcidiacono
Il passato come continuità

Il progetto di architettura costituisce un formidabile stru- la Tradizione e valuta lo scarto insito in ogni successione
mento per la conoscenza della realtà: se infatti dobbia- temporale. Continuità e Discontinuità sono come le oscil-
mo conoscere per fare, questo “fare” ci è altrettanto in- lazioni di un pendolo, che misurano il tempo e lo spazio
dispensabile a confermare e sperimentare sia i modi che di azione del progetto, consustanzialmente sospeso tra
gli ambiti attraverso i quali si dipana il nostro sapere. queste opposte tensioni: così, per esempio, la Villa Stein
Il progetto, dunque, esprime un giudizio sulla realtà: in- a Garches ci è presentata nel ’27 da Le Corbusier come
scrive sinteticamente nell’opera (al modo di un codice la nuova icona della poetica “purista” in opposizione con
genetico) l’insieme delle riflessioni di cui è stato - fino le convenzioni costruttive e figurative del passato, ma
a quel momento - suscettibile un tema d’architettura; -ha svelato Colin Rowe- reca impressa l’impronta di una
ma pratica su queste riflessioni uno “sfondamento” che primogenitura palladiana nell’evocare il “fantasma” della
le sollecita a nuove impreviste argomentazioni, le tende Malcontenta.
verso originali invenzioni. È affascinante constatare come ogni volta che si palesi una
In questo modo, ogni buon progetto si dispone - da una potente volontà di produrre “lo strappo” dalla Tradizione,
parte - a inserirsi in un flusso della Memoria, collettiva e nell’ombra ci si adoperi per tessere quell’ordito della con-
individuale, dove possono intrecciarsi Storia e biografia; tinuità che sembra capace di assicurare un sostegno alla
mentre - dall’altra parte - misura una distanza critica dal- trama del nuovo telos: si direbbe che i movimenti di rottu-
ra siano le prime vittime - inconsapevoli, o semplicemente
reticenti - di una “sindrome di Penelope” alla rovescia, per
la quale si riannodano segretamente i fili di una continui-
tà che alla luce del giorno è stata solennemente disfatta
e rinnegata. Non è accaduto soltanto a Le Corbusier: se
anche i nostri Figini e Pollini, dovendo costruire una esem-
plare casa razionalista alla V Triennale di Milano, rivisita-
vano nel 1933 - in modo “stilizzato”, si sarebbe detto a
quel tempo, oggi forse diremmo “concettuale”- gli spazi
della domus italica; né è accaduto soltanto per l’architet-
tura (del Movimento Moderno), ma alle arti in genere: per
esempio, limitandoci alla pittura, nel quadro “scandalo”
dell’Impressionismo - Le déjeuner sur l’herbe di Manet
- in colore e luce traspare un antico disegno prospettico
di Marcantonio Raimondi, o nelle tele suprematiste di Ma-
levic s’espande un’eco delle icone russe.
La continuità col passato si determina, quindi, attraverso
molte nuove strade: esse si tendono contro un orizzonte
unico, che non sai decifrare: se come origine, o come

L’architetto. Ritratto di Giorgio Peguiron, (collage, 1995)

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conclusione; probabilmente esso è uno sfondo, dove spi- l’altra, il mondo come rappresentazione: essi producono
riti diversi e successivi rovesciano ripetizioni e tradimen- modi di comporre l’architettura che sono in opposizione4;
ti, riprese ed abbandoni, chiamando “trasmissione” o e tuttavia complementari, a determinare quello “scan-
“invenzione” questo essere agiti da accumuli di detriti. dalo della ragione” che mette in moto un fare creativo,
Per fortuna (buona o cattiva che sia), l’architetto moder- il fare dell’arte: unico strumento di superamento delle
no non riesce più ad avvalersi di quel principio d’autorità contraddizioni, e di sintesi -pur temporanea, e limitata
che ritrovava nel trattato di Vitruvio il filo d’Arianna per ad un solo oggetto di architettura- che fa da “sponda” a
districarsi dal labirinto delle “infinite modificazioni degli nuovi superamenti dialettici, a nuovi “sfondamenti” del-
edifici”1: così, agli albori del XIX secolo, Durand si dispo- l’esperienza sulla conoscenza.
ne a incatenarle con metodo -con il metodo razionale- in Naturalmente, questo meccanismo è sempre esistito,
una successione di elementi ordinati sul reticolo carte- dovunque un paradosso della ragione abbia lanciato una
siano: “nel quale la regolarità della partitura allude già di sfida alla (impossibile) comprensione attraverso un (pos-
per sé alla condizione fondamentalmente quantitativa di sibile) fare: perché - come ha scritto Roberto Calasso5
tale spazio” - ha scritto Rafael Moneo - “e in cui il modu-
2
- “alla fine rimane la definizione operativa, il puro funzio-
lo misuratore farà della quantità lo specchio in cui si ri- namento, i dadi gettati sul tavolo. Forse i dadi non sono
flette l’economia”, (in senso lato, l’economia di strumenti veri (...) però agiscono. Il pensiero è diventato un atto
compositivi e tecnologici, caratteristica di ogni fabbrica sperimentale”; sempre più sperimentale -aggiungiamo-
ben costruita). A questo concepimento dell’Architettu- mano a mano che all’aristotelico principio di non-con-
ra come sistema delle variazioni di un luogo geometri- traddizione la Modernità ha sostituito il riconoscimento
co astratto, misurato da pure coordinate cartesiane; nel della contraddizione.
medesimo tempo, si contrapponeva - e ne costituiva il In passato, nel Classico, c’è stata la elusiva “quadratu-
complemento dialettico - la ricerca di un cominciamento, ra del cerchio”, o la illusiva concezione albertiana della
di un principio originario ed originale, essenza per tutte casa come piccola città / della città come grande casa:
le successive infinite variazioni d’architettura: è la Ca- luoghi teorici che riportavano gli elementi d’architettura
panna Primitiva, teorizzata dall’abate Laugier come un alla coniunctio oppositorum, scioglimento degli opposti
astante che “appare”, si manifesta al sentimento e alla entro un unico principio di verità che sapeva governare
ragione: “questo tipo prezioso” - scriverà Quatremère la molteplicità del reale.
de Quincy - “sarà sempre come uno specchio incanta- Nel Moderno, il dubbio metodico di Cartesio incrina ogni
to, di cui l’arte corrotta non potrà sostenere l’effetto, e garanzia di verità che non sia il riconoscimento delle
che richiamando alla medesima la sua vera origine, potrà differenze; e lo sbigottimento che ne deriva si traduce
facilmente ricondurla alla primitiva virtù”3, perché la Ca- in un gioco rapinoso di rifrazioni, da cui scaturiscono
panna Primitiva in quanto arkhé non ha bisogno d’essere - talvolta contemporaneamente - distanziamenti o/e
dimostrata, ma semplicemente deve essere mostrata, contaminazioni.
presentata, rappresentata. Così, per riconoscere la lezione di Durand e quella di Lau-
Da una parte c’è, dunque, il mondo come numero; dal- gier come differenti ma complementari alla costruzione

99
del moderno pensiero d’architettura, Le Corbusier deve
distanziarle oltre la storia, in una condizione originaria
dove possono coesistere, se non proprio confondersi:
“L’uomo primitivo ha fermato il carro, decide che qui sarà
il suo posto” - scrive in un famoso passo di Vers une Ar-
chitecture, nel quale l’asse ed il recinto, i tracciati rego-
latori e la capanna, la casa e il tempio, si collocano “agli
inizi del modo di agire umano” e determinano “la nascita
fatale dell’architettura”6.
Certo - col senno di poi - potremmo sorridere della “inge-
nuità” di un ricorso a cronologie che riconducono le ragio-
ni del nostro agire ad origini sempre più remote da non
essere presenti in nessuna storia; oppure, con Rykwert,
potremmo diffidare di questo “buon selvaggio” che è an-
cora un campione dell’Illuminismo: perché “il primitivo
di Le Corbusier dispone di quella totale padronanza del
metodo che gli architetti del ventesimo secolo hanno di
proposito trascurato o completamente frainteso”7.
Tuttavia, quando Le Corbusier aggiunge: “Non c’è l’uomo
primitivo; ci sono mezzi primitivi. L’idea è costante, in
potenza fin dall’inizio”: si capisce che egli “deve” ricerca-
re la continuità con un passato nel quale si fanno risie-
dere le conoscenze (e quindi le possibilità, le potenzialità
di progresso); come “deve” anche praticare un distacco
dalla Tradizione (e dai trattatisti - Laugier, Durand - a lui
più prossimi) per operare quella salutare fondazione del
Nuovo, dove la discontinuità col passato prossimo è ga-
ranzia di una ri-fondazione disciplinare e gli permette di
scrivere il suo trattato, quel “Trattato del Moderno” che è
Vers une Architecture8.
In altre parole, Le Corbusier deve mettere da parte le
forme immediate della continuità, per liberarsi tutto un
campo d’indagine dove fare incontrare la Capanna Pri-
mitiva col Piroscafo Aquitania. Incontro (o scontro) che
poteva soltanto prodursi sopra una tabula rasa: luogo

La musa dell’architettura, (collage, 1993)

100
concettuale; come lo è il “vuoto” che rende possibili le tà? Semplicemente il nostro tempo può rinunciare alla
oscillazioni senza fine di un pendolo. catena rassicurante che risale gli anelli delle architetture
Appunto ad un pendolo - fin dall’inizio - abbiamo com- fino a trovare il fermaglio prezioso dell’origine; per sco-
parato lo spazio del progetto, sospeso tra Continuità e prire, ed accettare, che l’unico fondamento che si tra-
Discontinuità. È una “oscillazione” che permette di indi- smette è quello delle trasformazioni che agiscono come
viduare le opposte tensioni inscritte nell’architettura; le fondazione e rinnovamento delle fondazioni.
quali appariranno più evidenti quanto più l’opera in esame
si proponga come manifesto di una poetica: per restare
a Le Corbusier, non potremo sottrarci all’onnipresente
richiamo della Casa Savoye (1929), dove ci sorprendono
il reticolo cartesiano e la Capanna Primitiva, la machi-
ne-à-habiter e la domus, il volume puro e il percorso
acropolico. Questo manifesto del Moderno sta in buona
compagnia con quell’altro manifesto del Classicismo che
è la Rotonda di Palladio: pari ambiguità semantica e pari Note
densità di forma simbolica; tanto che un critico accorto 1. Jean Nicolas Louis Durand, Précis des leçons d’architecture,
come Colin Rowe non ha esitato a collocare queste due Paris 1819; ed. it. Lezioni di architettura, a cura di E. D’Alfonso,
architetture su una ideale collana delle continuità. Clup, Milano 1986, pag.27
A me sembra, piuttosto, che un canto di sirena venga 2. Rafael Moneo, Gli elementi della composizione; in Durand,
lanciato, e ripreso, e spezzato da silenzi e interferenze, Lezioni di architettura, ed. it., op. cit., pag.236
e interpretato con nuovi strumenti, e smorzato da lonta- 3. Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, Dictionnaire hi-
nanze, e integrato con suoni mai uditi, fino a restituirmi storique d’architecture, Paris 1832; ed. it. Dizionario storico di
un’eco -differente- dentro una nuova melodia. architettura, a cura di Valeria Farinati e Georges Teyssot, Marsi-
Quando mi soffermo a esaminare quel recente manifesto lio, Venezia 1985, pag.148
della Decostruzione che è la Villa Dall’Ava (1991) di Rem 4. “Se è vero che il fine dell’architettura è quello di ricono-
Koolhaas posso riconoscere nei fragili “stecchi” inclinati scere il mondo sotto le forme dell’abitare, è anche vero che
- che paiono sostenerla a stento - come una nostalgia questo riconoscimento si dà solo in due forme e cioè come
dei puri pilotis di Casa Savoye, come un’ombra del sa- misurazione del mondo stesso o, in opposizione, come sua
cro bosco da cui si levava la Capanna Primitiva9. Ma è rappresentazione.
soltanto un’eco: dalla quale arrivano - distorti - appena Questa differenza si esprime a sua volta attraverso due ‘rico-
i frammenti di quella Modernità fondata da Le Corbusier struzioni’ contrapposte e apparentemente inconciliabili dello
sui frammenti di un Classicismo del quale s’è persa ogni scenario nativo dell’architettura tra le quali ciascun architetto si
traccia. Possiamo ancora chiamare Continuità questa se- ritiene obbligato a scegliere nonostante siano infiniti gli intrecci
quenza di tradimenti? O dobbiamo piuttosto riconoscere tra gli esiti successivi di queste due diverse nascite.
che l’unica continuità possibile è quella delle discontinui- Per alcuni tutto ha avuto origine (...) tramite un gesto primario

101
come il poggiare una pietra sul luogo, erigere un cippo o edifi- del sacrificio. Aprono un portone nella palizzata e lo mettono in
care un recinto. asse con la porta del santuario.
Per altri lo scenario nativo è al contrario uno spazio nel quale Guardate nel libro dell’archeologo il grafico di questa capanna,
campeggia isolata la ‘capanna primitiva’, principio di ogni edi- il grafico di questo santuario: è la pianta di una casa, è la pianta
ficio, anzi edificio già definito i cui elementi possono soltanto di un tempio. È lo stesso spirito che si trova nella casa di Pom-
essere incessantemente riformulati e, al limite, migliorati”. pei. È lo stesso spirito del Tempio di Luxor”.
Franco Purini, La doppia ombra; prefazione al libro di Duccio Le Corbusier, Vers une Architecture, Paris 1920; ed. it. Verso
Staderini, L’architettura e la sua ombra, Gangemi, Roma-Reggio una Architettura, a cura di Pierluigi Cerri e Pierluigi Nicolin, Lon-
C. 1985. ganesi, Milano 1973, cfr. pagg.51-55
Nella Casa del Farmacista (1980) a Gibellina, Franco Purini e 7. Joseph Rykwert, On Adam’s House in Paradise, 1972; ed. it.
Laura Thermes adottano entrambi questi principi: il gesto, fon- La casa di Adamo in Paradiso, Mondadori, Milano 1977, pagg.
dativo e misuratore, della croce d’assi; e l’apparizione della Ca- 18-19
panna Primitiva, nel corpo sospeso sopra la farmacia. Cfr. Giu- 8. “Vers une Architecture vuole essere un trattato. Rispetta i re-
seppe Arcidiacono e Antonio Fabiano, Due case. Conversazione quisiti del trattato. Determina lo scopo e la morale dell’architet-
con Gianni Accasto, Pino, Catania 1988. tura. Fissa regole per un codice architettonico (con alcuni tratti
5. Roberto Calasso, Il Nulla come tatuaggio dell’uomo, articolo di un sistema di misure e di controllo formale), illustra i prototipi
pubblicato a pag.10 sul Corriere della sera del 15 maggio 1977 della nuova maniera. Questi famosi prototipi che ricompaiono
6. “L’uomo primitivo ha fermato il carro, decide che qui sarà il nell’ ‘Opera completa’ quando già li abbiamo persi di vista, come
suo posto. Sceglie una radura, abbatte gli alberi troppo vicini, i personaggi balzachiani della Comédie.
spiana il terreno all’intorno; apre il cammino che lo collegherà al Seguendo una regola di trattatistica classica e illuminista fonda
fiume o a quelli della tribù appena lasciata; pianta i picchetti che sul mito le leggi dell’architettura, anch’egli va alla cerca della
fisseranno la tenda. La circonda con una palizzata in cui ricava sua capanna primitiva”.
una porta. Il cammino è rettilineo quanto gli permettono i suoi Pierluigi Nicoin, Prefazione al volume di Le Corbusier Verso una
strumenti, le sue braccia e il suo tempo. I picchetti della tenda Architettura, op. cit., pag.XI
descrivono un quadrato, un esagono o un ottagono. La palizzata 9. “Nella più recente Villa Dall’Ava la decostruzione dell’archi-
forma un rettangolo con quattro angoli, uguali, retti. La porta tettura della tradizione classica, verso cui si rileva tuttavia un
della capanna si apre sull’asse del recinto e la porta del recinto percepibile ‘mantenimento’, si ritrova evidente: nei sedici mon-
sta di fronte alla porta della capanna. tanti diversamente inclinati che sostengono/non sostengono il
Gli uomini della tribù hanno deciso di mettere al sicuro il loro corpo superiore con la loro inutile ridondanza che contribuisce
dio. Lo mettono in uno spazio opportunamente disposto; lo a destabilizzarne la funzione statica rendendoli autoreferenziali;
mettono al riparo sotto una solida capanna e piantano i picchet- nella pura citazione basamentale evocata da un astratto rivesti-
ti della capanna in quadrato, in esagono, in ottagono. Proteg- mento in pietra che contrasta con i soprastanti volumi lecorbu-
gono la capanna con una solida palizzata e piantano i picchetti sieriani inscatolati nella lamiera ondulata (...)”.
cui verranno legate le corde dei pali del recinto. Definiscono lo Claudio Roseti, La decostruzione e il decostruttivismo. Pensiero
spazio che sarà riservato ai sacerdoti, installano l’altare e i vasi e forma dell’architettura, Gangemi, Roma 1997, pag.221

102
Maria Anna Caminiti
Tecniche e modelli a supporto del progetto

1 - Nel pensare a ritroso il percorso di questi ultimi anni,


( l’allestimento della mostra attraverso la raccolta, la se-
lezione e la messa in parallelo degli elaborati prodotti ce
ne ha dato l’opportunità), emergono aspetti di cambia-
mento, di ordine metodologico e di ordine strumentale.
I più evidenti appaiono essere quelli derivati dall’uso del
disegno assistito che ha inciso non solo sulla rappresen-
tazione ma pure sulle modalità di procedere nelle varie
fasi del lavoro di progetto, di verificarne gli esiti, di co- controllare le fonti di luce, rappresentare i materiali,
municarli. definendone trattamento e colore, inserire e montare
immagini fotografiche e sagome di persone, animali,
Non si può non registrare un cambiamento in atto che piante etc.
è nella cultura del nostro tempo, tempo della multi- La possibilità di simulare attraverso i modelli 3D la
medialità, del dominio dell’immagine, della velocità ed configurazione volumetrica dell’oggetto, ci permette
interazione dei flussi di informazioni, che si riflette nel di controllare parametri formali e percettivi, di legge-
gusto e, per quanto ci riguarda, nella struttura delle re l’oggetto da molteplici punti di vista, di verificare il
espressioni visive. Abbiamo da una parte una forma di rapporto fra volumi e supporto orografico, di definire e
semplificazione del segno, un maggior grado di astra- controllare la modellazione dei suoli; infine particolar-
zione, anche un certo meccanicismo ed una tendenza mente significativa l’opportunità di indagare l’articola-
alla omologazione, dall’altra l’opportunità di uniformare zione dello spazio simulando percorsi e viste all’interno
e confrontare gli elaborati, di passare rapidamente da attraverso l’opportuno posizionamento di “telecamere”
una scala all’altra, di sovrapporre e verificare la con- e con la messa in successione delle immagini tradurre
gruità dei diversi piani di lavoro. I vari programmi oggi gli effetti della percezione in movimento.
a disposizione (ed il mercato del software ce ne propo-
ne sempre di nuovi e più sofisticati) permettono tutta Se in un primo momento l’utilizzo del CAD nell’ambi-
una gamma di operazioni e opportunità che aumenta- to della didattica è stato un fatto strumentale diretto
no le prestazioni del disegno di architettura, come ad esclusivamente a rappresentare le varie fasi di elabora-
es. definire ed assemblare i vari sistemi di elementi, zione progettuale, mano a mano esso si è configurato
come uno strumento per progettare. È questo a mio
parere l’aspetto più rilevante, in quanto sposta il peso
del disegno manuale, riducendo drasticamente i tempi
dell’esercizio paziente della costruzione dell’immagine.
Il rischio è quello di perdere l’abitudine allo schizzo,
alla formalizzazione diretta e sintetica dell’idea in via di
elaborazione, di bypassare il controllo concettuale delle

103
regole e dei meccanismi della rappresentazione dello
spazio che dovrebbero essere già acquisiti e piena- Schizzo come strumento di lettura, di misurazione, di
mente padroneggiati. Si ha una perdita di conoscenza rilievo a vista di un luogo, di una architettura, di uno
e controllo dei “meccanismi di produzione”, cosi’ come spazio, schizzo come interpretazione, potenzialità di
avviene in tanti altri campi, per cui conosciamo i pro- trasformazione, come espressione di progettualità.
dotti già confezionati, i risultati ultimi ma ci sfuggono
sempre di più la costituzione delle parti e la struttura Le Corbusier nei suoi Cahiers de Voyage, ce ne dà una
dell’oggetto. dimostrazione affascinante, ricca e variegata.
L’oggetto artigianale e ancora protoindustriale metteva I suoi numerosissimi schizzi, commentati da brevi anno-
in evidenza i componenti, lasciava intuire i meccanismi di tazioni e misure, assieme alle fotografie, agli acquerelli,
assemblaggio e di funzionamento, mentre la tecnologia costituiscono una preziosa testimonianza del suo forte
ci offre oggi prodotti sempre più sofisticati, da usare sen- interesse verso la configurazione fisica e la qualità for-
za chiedersi il come e il perché della loro conformazione. male dell’habitat che lo circonda; tracce preziose di una
Anche questo è un esito della specializzazione dei saperi. continua riflessione sulla architettura ed il suo farsi, della
Il design, nell’elaborare nuove forme, contribuisce in tal capacità di trasmettere valori e suscitare emozioni.
senso a questa sorta di estraniamento, allontanamento La rappresentazione dei luoghi visitati è sempre e co-
dalle origini. munque una lettura “mirata”, strumentale di un architet-
to che attraverso l’esercizio costante del rapido appunto
Il nostro sforzo è quello di cogliere le opportunità e po- grafico va maturando riflessioni, sviluppando intuizioni,
tenzialità dei nuovi strumenti senza perdere quelle di- supportando ipotesi di progettualità a diverse scale.
rette e preziose, insostituibili del disegno tradizionale La summa dei materiali raccolti negli archivi e man
inteso come luogo di gestione autonoma e personaliz- mano pubblicati, fa emergere a tutto tondo la figura
zata del rapporto ideazione/rappresentazione. di un “indagatore” di luoghi, di spazi, di architetture,

2 - Una particolare attenzione viene quindi rivolta al-


l’uso e al ruolo duttile e molteplice dello schizzo.

104
che entra in sintonia con essi fino a carpirne caratteri, l’autore, il senso del proporzionamento, l’essenzialità dei
motivazioni, usi, logiche di costruzione, pregi e difetti, caratteri, lasciando aperte ancora possibilità di variazioni,
individua i valori sedimentati in architetture anonime o di precisazioni ulteriori relative alle dimensioni, alla arti-
espressi nelle architetture storiche più rappresentative; colazione delle parti, alla configurazione degli elementi.
ma anche quella di un “ideatore” di spazi, un “manipo-
latore di forme”, un organizzatore di funzioni, un uto- Lo schizzo è infine elemento essenziale, connaturato e
pico visionario supportato da una fideistica concezione strettamente affine al processo di definizione del lin-
del progresso, convinto del ruolo promotore della archi- guaggio; costituisce un segno espressivo fortemente
tettura come strumento di progresso sociale. personalizzato dell’autore, segnando come una firma il
Nei suoi testi teorici, in particolare in Vers une architec- lavoro nel suo progredire, lasciando traccia della dialet-
ture , o in Manière de penser l’urbanisme, cosi’ come in
1
tica ed intima opposizione, fra potenzialità (moltepli-
Le Modulor, lo schizzo accompagna da vicino la parola cità) delle possibili prefigurazioni ed esclusione (unici-
scritta, configurandosi come ideogramma, come stru- tà) della soluzione, insita nella necessità di scelta che il
mento di comunicazione rapida a dimostrazione e pub- processo progettuale richiede.
blicizzazione delle sue teorie, come fotogramma di futu-
ristiche visioni a scala edilizia, urbana e territoriale. È mia abitudine, quando sia possibile, a lezione, iniziare
la descrizione di un opera, di un progetto, attraverso la
Schizzo come strumento di progetto. Dietro ad ogni in- visualizzazione degli schizzi dell’Autore.
tervento progettuale una moltitudine di schizzi accom- Trovo particolarmente interessante leggere il manife-
pagna il progetto in tutte le sue fasi: schizzo quindi come starsi di una idea, di una intenzionalità, l’interrogarsi
traccia di una intenzione, di una idea in nuce, schizzo attorno ad un problema, analizzare gli abbozzi di una
come strumento di verifica e messa a punto, nei diversi organizzazioni di spazi o volumi, il confronto fra soluzio-
passaggi e sviluppi successivi dell’iter di elaborazione. ni differenti; in ogni schizzo è possibile leggere la con-
Esso è comunque uno strumento che si integra con tutte tinuità ma anche lo scarto fra ideazione e la definizione
le altre forme di rappresentazione e verifica, ciascuna di progetto. Spesso si tratta di fogli su cui si accalcano
con le sue modalità e obiettivi, che ha dalla sua il pre- segni che mettono in rapporto l’oggetto al contesto, che
gio specifico della immediatezza, della autonomia, di un descrivono l’intero o le parti, che analizzano modalità
certo grado di vaghezza e di approssimazione, che ben si
presta ad un approccio progettuale graduale.
Lo schizzo rivela chiaramente intenzioni e volontà del-

105
costruttive e di funzionamento di un singolo elemento o Ma sarà una questione di tecniche o anche la paura del
prospettive che individuano visuali e relazioni fra inter- foglio bianco, dell’iniziare ?
ni, fra interno/esterno. Cerco di convincerli che non è importante che lo schizzo
Interessanti a tal proposito gli schizzi di Aalto per la bi- sia bello, importante sia significativo, capace di chiarire
blioteca di Viipuri, in cui l’idea della montagna stellata, a se stessi e comunicare ad altri le proprie idee relative
prelude alla introduzione del sistema dei lucernai, quelli al progetto. Naturalmente se è bello è molto meglio,
per il museo di Teheran o per il museo di Ålborg, in ma questo dipende dalla attitudine e ancor di più dalla
cui la struttura della sala espositiva, nasce dall’idea del educazione e dall’esercizio al disegno, dall’affinamen-
terrazzamento, o ancora gli schizzi per i diversi centri to delle capacità di osservare, riprodurre, proporziona-
civici tesi alla configurazione di un paesaggio artificiale, re, rappresentare in viste prospettiche spazi interni o
attraverso cui articolare i luoghi della collettività. esterni, in fine dallo affiatamento di questo straordina-
Vedi ancora gli schizzi-ideogrammi di Louis Kahn per rio tandem mente-occhio, mano-matita (o altro).
L’Unitarian Church, New York, in cui l’architetto si in-
terroga sulla forma che meglio esprima il senso della Qualche esempio qui riprodotto mette in evidenza il
istituzione o ancora gli schemi che trasmettono l’idea e passaggio fondamentale della lettura del luogo, della
l’organizzazione dei flussi di traffico per il Piano di Fila-
delphia, e la relativa visione urbana prefigurata2.

Sollecito spesso gli studenti ad apprezzare ad appro-


priarsi di questo che è il primo strumento di comunica-
zione visiva e rappresentazione grafica, a non privar-
sene, visto che purtroppo oggi viene utilizzato sempre
meno e la mancanza di esercizio comporta difficoltà ed
imbarazzo.
Leggo una forma di reticenza, quasi di panico nel mo-
mento che si chiede loro di esprimersi liberamente, di
tracciare un ideogramma, di prefigurare un aggregazio-
ne di volumi a mano libera (...”senza squadrette ?”) soli
con una matita, un pennarello, un lapis a colori. È come
essere buttati in acqua per chi non sa nuotare.

106
individuazione di elementi naturali ed elementi artifi- del procedere e dell’innalzarsi sulla collina, sino a gua-
ciali, di presenze o caratteri che vengono assunti come dagnare le differenze di quota del pendio. Interessante
elementi significanti del progetto, come ad es. il trac- e complessa la soluzione del nodo, realizzata attraverso
ciamento di assi, allineamenti, matrici geometriche su una paziente operazione di slittamento dei punti di incro-
cui impiantare e sviluppare l’organismo architettonico, cio cogliendo l’opportunità di traguardare spazi contigui
visuali preferenziali, scelta di materiali etc. e spazi lontani, di porre in stretto rapporto le diverse uni-
Gli studenti Caminiti e Costa, colgono nella struttura tà. Il trattamento dell’involucro, marcato sia in prospetto
morfologia del sito una molteplicità di direzioni (assi che in copertura da un ritmo costante di pieno-vuoto,
paralleli e perpendicolari alla costa, assi paralleli o orto- esalta il giuoco delle trasparenze e dei rimandi visivi,
gonali al torrente Papardo, al margine dell’area di inter- cogliendo la diversa modulazione della luce durante le
vento) assumendole come matrici di progetto: ambe- diverse ore del giorno.
due impianteranno i loro progetti sulla compresenza di
giaciture diverse e sul tema della rotazione degli assi. Salvatore Costa lavora su una aggregazione di volumi
con forme diverse, e diversamente rapportati al suolo,
Edoardo Caminiti sviluppa il progetto su un modello (appoggiati, interrati, sollevati, collegati da una sorta
compatto costituito da volumi parallelopipedi orizzon- di galleria passante, un asse di percorso principale su
tali sovrammessi (parzialmente incastrati nel terreno e cui si agganciano e confluiscono i percorsi interni delle
parzialmente sospesi su alti setti portanti). singole unità.
Cannocchiali aperti sulle diverse visuali panoramiche, Interessante è l’intersezione del segno della curva di
elementi-gallerie lungo cui si sviluppano percorsi e ram- livello ad andamento curvilineo con la geometria orto-
pe in continuità con i percorsi esterni, che danno il senso gonale dei volumi. Tale segno attraversa l’organismo a
vari livelli, come passerella collegante le parti, come lu-
cernaio in copertura, e all’interno dello biblioteca, come
luogo dello sfalsamento dei 3 piani di quota.
Nella configurazione spaziale di questa unità Costa rilegge
e rielabora il progetto che ha studiato come esempio di
Architettura contemporanea d’autore, attraverso il ridi-
segno e la realizzazione del plastico: “La capitaneria del
porto turistico di Marina do Lagos”, di Gonçalo Byrne.

107
Lo schizzo di Acacia, coglie (mette in evidenza) invece un Dario Acacia ha letto in particolare la pensilina che con
interessante passaggio fra analisi e progetto: l’assunzio- continuità accompagna i binari della Stazione, come
ne e la rielaborazione di un elemento architettonico trat- elemento simbolo del percorso, tematizzandolo. La ri-
to da un’opera particolarmente significativa dell’architet- propone infatti come segno caratterizzante l’asse por-
tura moderna, ma anche della nostra città: una presenza tante del suo progetto: un elemento lineare che segue
ampiamente riscoperta e rivisitata durante il corso: la l’andamento del terrazzamento su cui colloca l’organi-
stazione Ferroviaria e marittima di Angelo Mazzoni. smo, da cui si dipartono tre volumi parallelepipedi or-
Illustrato nell’ambito di una lezione sul razionalismo ita- togonali alle curve di livello. La sezione-tipo, la struttu-
liano, l’organismo architettonico è stata riprodotto at- ra aggettante, il ritmo dei sostegni di questo elemento
traverso un modello in scala, sulla base di una analisi e ricorrente, definiscono gli spazi espositivi distribuiti a
confronto fra grafici di progetto e situazione attuale. Il ridosso dei muri di sostegno facendo piovere dall’alto la
plastico, realizzato in balsa e per moduli, dagli studenti luce radente lungo il percorso che collega le varie unità
Brancatelli e Mamì, è stato quindi rimontato nell’allesti- funzionali
mento della mostra come significativa testimonianza del
nostro patrimonio architettonico ed in particolare della Schizzi, ancora schizzi per la didattica; sono i miei, i tanti
rara stagione del movimento moderno a Messina. schizzi che riempono i quadernoni relativi ai vari anni
di corso3 realizzati durante le lunghe revisioni collettive,
ideogrammi che accompagnano le diverse fasi dell’iter
progettuale dei singoli studenti. Mentre ascolto, osservo,
ragiono sui grafici che gli studenti mano a mano espon-
gono, traccio velocemente una sintesi dell’idea del pro-
getto. Questo serve a me (e a chi mi ascolta, spero) a
capire se (ad esempio) l’impianto esprime una chiarezza
di impostazione, ad individuare gli elementi essenziali
del progetto, ad indagare attraverso schizzi prospettici
elementi che ancora sfuggono al controllo dell’autore (ad
es. il rigiro d’angolo, o i caratteri di un interno, o la pos-
sibilità di una visuale interno/esterno).

108
Mi accorgo che nel tracciare questi brevi segni, ten- Bisognerebbe a tal proposito far conoscere la grande
do a non riportare fedelmente ciò che vedo, ma senza tradizione del modello di opere di architetti illustri, che
rendermene conto, a rielaborare lo schema, anche più hanno punteggiato la storia della architettura.
schemi diversi, ponendo interrogativi, fornendo aggiu- Modelli di progetti del passato, oggi conservati in musei
stamenti di tiro, suggerimenti. ed edifici storici, come il grande modello in legno che
È un andare oltre, un indicare, un suggerire, forse un ho avuto occasione di vedere nel 1996, presidiare una
prevaricare, e di questo me ne scuso con gli studenti, delle sale della Palazzina di caccia di Stupinigi che rap-
ma è questo il mio modo di contribuire allo sviluppo di presenta il progetto (non realizzato) di Filippo Juvarra
questa esperienza. per la Sacrestia di S.Pietro a Roma, eseguito in occasio-
ne della competizione indetta dal Papa Clemente XI nel
3 - Un ulteriore strumento, particolarmente utile per il 1715. Il modello è sezionato sull’asse trasversale al fine
progetto è il plastico, il modello in scala che affianca ed di far leggere la sezione della grande sala centrale e gli
integra le altre forme di rappresentazione. Plastici a con- ambienti annessi, posti a cavallo fra le corti interne ed
clusione della lettura di un’opera di riferimento e plastico il portico arcuato prospiciente l’abside meridionale della
come strumento di verifica complessiva del processo di Basilica. La grande struttura prefigura con evidenza la
ideazione. Importante, come sempre, capirne obiettivi e configurazione spaziale e volumetrica dell’intero com-
modalità d’uso, accettare i limiti ossia i livelli di semplifi- plesso rappresentando ad un tempo la plastica muraria
cazione e astrazione e leggerne le potenzialità. e l’apparato decorativo.4

Molti modelli dell’architettura moderna vengono solita-


mente presentati in occasione di significative mostre tem-
poranee monografiche o tematiche. Ne cito qui solo alcu-
ne, fra quelle che ho avuto l’opportunità di visitare:
- L’esposizione di architetti contemporanei al Beaubourg a
Parigi, con una sezione dedicata alla figura di Aldo Rossi e
alle sue architetture.

109
- La mostra “Alvar Aalto 1898-1976” con una ricca se- affollano tutto il piano inferiore della Sagrada Familia,
lezione di modelli in scala, allestita in occasione del (come ad es. la struttura-sezione della basilica stessa)
centenario della morte dell’architetto al Palazzo Te a e che danno l’opportunità di un rimando continuo fra
Mantova, o ancora quella presentata al Finlandiatalo di progetto e opera, in sintonia con il suo essere ancora un
Helsinki. Qui in particolare l’allestimento prevedeva ac- cantiere aperto.
canto ai modelli degli edifici completi, alcuni modelli A rafforzare questa sensazione la presenza, all’interno ed
a scala maggiore, relativi a particolari come i grandi all’esterno dell’edificio, di elementi al vero, a piè d’ope-
lucernai del palazzo delle Pensioni o la sezione dell’au- ra, rocchi di colonne abilmente sagomate, modanature,
ditorium della Facoltà di Architettura del campus di Ota- figure scultoree, pronte per essere tirate su a comple-
niemi. tamento della struttura esistente; presenza che suscita
- La mostra a titolo “La grande svolta - anni ‘60” alle- l’illusione di assistere e partecipare ad uno straordinario
stita da Italo Rota al Palazzo della Ragione di Padova, evento costruttivo, dandoci la misura del coinvolgimen-
nel 2003, che ha interpretato lo spirito di una stagione, to collettivo che animava maestranze ed operatori nei
come premessa alla radicale trasformazione della socie- grandi cantieri delle cattedrali medioevali.
tà, in cui riconoscere le radici della nostra identità con-
temporanea. Sono stati individuati temi e linee di inno- 4 - Abbiamo voluto riprendere ad Ingegneria5 quella che
vazione nei gusti e nei comportamenti, nell’ arte e nella è una tradizione della facoltà d’Architettura e dei corsi di
produzione, rappresentati attraverso la compresenza di Composizione architettonica in particolare.
espressioni diverse; così accanto a tele, installazioni, Durante l’arco dell’anno il modello in scala fa la sua appari-
prototipi industriali e materiali vari, figurava una ricca zione, e accompagna momenti diversi della didattica. Dap-
collezione di plastici di architetti contemporanei, relativi prima durante le lezioni, utilizzando e mostrando plastici
a proposte, progetti di concorso, opere realizzate o no, realizzati dagli studenti degli anni precedenti. Ricordo que-
che furono al centro di un vivace dibattito culturale. ste lezioni come le più belle ed efficaci, data l’immediatezza
della comunicazione e la capacità di captare l’attenzione
Ricordo ancora con particolare emozione i piccoli model- che lo strumento possiede, ancora per la opportunità “di
li in fil di ferro di Antonio Gaudi’ conservati nella galleria stare attorno al modello e ragionarci su tutti assieme”.
del piano mansarda di Casa Battlo’ a Barcellona, mirati Ancora meglio quando ho la possibilità di chiamare gli auto-
a verificare le ardite e fantasiose strutture in corso di ri stessi ad illustrare il progetto attraverso la presentazione
progetto, gli incroci degli archi ogivali, o infine, i grandi del loro manufatto, con l’aprire, smontare e rimontare le
modelli in gesso con ravvicinati rapporti di scala, che parti, fino a ricomporre l’oggetto.
Trovo che l’elemento più significativo è la conoscenza ap-
profondita che lo studente ha acquisito dell’opera attraver-
so le diverse fasi di studio e di interpretazione, tanto da
appropriarsene; è capace quindi di commentare e trasmet-
tere con entusiasmo agli altri i dati essenziali e gli aspetti

110
più significativi dell’opera e dell’autore in generale. Bisognerebbe fare un uso più spedito di tale strumen-
Il mio ruolo è quello di sollecitare un inquadramento del to; in molte scuole di architettura e soprattutto negli
singolo progetto nell’opera complessiva dell’autore e di stages di lavoro si fa affidamento sui plastici di studio.
sviluppare gli aspetti critici della lettura. Qui non avendo ancora a disposizione gli spazi idonei
ed una opportuna articolazione dei tempi, non è stato
Gradatamente viene quindi avviata la pratica del mo- possibile lavorare assieme, ma solo esaminare mano a
dello, dapprima in forma semplificata a conclusione del mano i manufatti, magari per parti, realizzate altrove.
primo gruppo di esercitazioni progettuali (ad es. il tema Lo studente tende a presentare il plastico a conclusione
della accessibilità), quindi come ricostruzione di un pro- del lavoro, in forma di progetto definito, magari solo in
getto di un autore assegnato, in forma molto più arti- sede d’esame, e qui vengono fuori le sorprese, vengono
colata; un grande interesse suscita la richiesta di rap- evidenziati talvolta problemi, errori, che potevano facil-
presentare anche gli interni; ciò richiede una riflessione mente essere corretti in corso d’opera.
sul come realizzare le parti e come ricomporle, a quali
elementi dare continuità e prevalenza, etc. Nonostante i tempi ristretti e i problemi organizzativi,
Uno strumento che all’inizio crea qualche perplessità, siamo riusciti nel breve arco di questi anni a realizzare
(non ne ho mai fatto...), ma che una volta affrontato, una notevole mole di plastici, di diverso tipo e mate-
tende a coinvolgere ed entusiasmare lo studente, sti- riale. Attraverso la mostra abbiamo avuto l’opportunità
molando la sua creatività e capacità di interpretazione, di presentarne una selezione, dando ai nuovi studenti
impegnandolo ad un tempo sul piano della manualità, l’opportunità di vedere e confrontare tali modelli unita-
nella scelta dei materiali e nel loro trattamento, e nella mente agli elaborati grafici descrittivi delle opere degli
tecnica di realizzazione. Una attività che si basa sulla architetti prese in considerazione o dei progetti da loro
imitazione, facendo propria l’esperienza dell’altro, met- elaborati. Un gruppo di modelli si riferisce a progetti di
te in azione le proprie capacità e stimola il confronto. edifici pubblici (musei, biblioteche, centri culturali etc.)
Il ruolo del modello fisico è quello in particolare di evi- prevalentemente in scala 1: 200, un altro gruppo a case
denziare la forma complessiva dell’organismo architet- unifamiliari o piccoli edifici (in scala 1:100).
tonico, la volumetria e le sue articolazioni, le propor-
zioni fra le parti, l’aderenza al suolo; la simulazione del Più recentemente, avendo richiesta la contemporanea ri-
modello in forma virtuale ha la possibilità di evidenziare costruzione in archicad del manufatto, ci siamo orientati
maggiormente l’articolazione e la fruizione dello spazio nella scelta di edifici molto piccoli, ma particolarmente
interno, il rapporto con il contesto. significativi, dando preferenza alla evidenziazione della
articolazione spaziale degli stessi.

111
Stiamo infine sperimentando (possibilmente accanto al Note
ridisegno e al modello dell’edificio completo), lo svilup- 1. Le Corbusier, Vers une architecture, Collezione
po di alcune parti a scala più piccola, Individuate secon- dell’Esprit Nouveau, Crès, Parigi,1923, trad.ital. Verso
do scelte tematiche (l’attacco al cielo, l’attacco a terra, una architettura, Longanesi & C., Milano,1984.)
il rigiro d’angolo etc), o estrapolando elementi seriali o 2. C. Norberg Schultz, L. Kahn. Idea e Immagine, Officina,
elementi singolari (ad es. gli elementi della campata di Roma 1980, p. 76/77, p.91.)
un portico o una sezione particolarmente interessante, 3. Ho ripreso così una abitudine cara al prof. Rocco Carlo
elementi architettonici speciali come il sistema coper- Ferrari, di cui sono stata assistente, collaborando a vario
tura/lucernai, l’ingresso/pensilina, l’attacco e l’articola- titolo ai Corsi di Composizione architettonica II e III presso
zione di una scala, il sistema dei brise-soleil etc). la Facoltà di Architettura di RC, 1974-90).
In particolare quest’anno avendo impostato il progetto 4. Per la storia del concorso ed il ruolo dei plastici nello
su una sorta di montaggio di parti seriali, il cui involucro sviluppo del progetto vedi Hellmut Hager, “Il modello
murario risulta particolarmente articolato in rapporto agli grande di Filippo Juvarra per la Nuova Sacrestia di S.Pietro
spazi d’uso e all’arredo fisso, abbiamo fatto realizzare in Vaticano” in Filippo Juvarra e l’architettura europea, (a
oltre al plastico del progetto generale in scala 1:100, un cura di A. Bonet Correa, B. Basco Esquivias, G. Cantone),
modello parziale in scala 1:20 di una delle unità seriali Electa, Milano 1998, pp.105/120 e nello stesso volume
previste: il box – lettura dello spazio biblioteca. il saggio di Antonio Rava, Il modello per la Sagrestia
Vaticana. L’esecuzione ed i restauri, pp.129/160.
5. Non si tratta di una novità esclusiva, ma non è certo di
usuale applicazione; utilizzata il più delle volte in alcuni
corsi di disegno, è stata regolarmente introdotta dal prof.
Antonino Marino, che mi ha preceduto nella conduzione di
questo corso, che ha fatto realizzare numerosi plastici di
lettura di opere pubbliche, in particolare di musei e plastici
di progetto contestualizzandoli nelle aree di intervento
prese in considerazione (Capo Peloro, Piazza Duomo).

112
Referenze fotografiche

pag. 103 Le Corbusier: (in basso) - Schizzi per il progetto della Basilica sotterranea
presso la Saint Baume. Ipotesi di taglio longitudinale lungo la cresta della collina, con
l’indicazione “Il pilone-La vetta” - (in alto) Proposta di completamento della basilica,
con la previsione di due alberghi e servizi di assistenza a supporto della Santa Grotta,
1950 ca. (FLC 5047 verso);
pag. 104 (a sinistra) Cappella di Ronchamp, Studio per la “gargouille” per il deflusso
delle acque del tetto, 1950 - (al centro) La chiocciola, schizzo-ideogramma per il
progetto di un Museo di arte contemporanea a Parigi, 1931, che ripropone l’idea
del Museo a crescita illimitata - (a destra) Osservazioni sul rapporto spazio-luce. Il
Canopo di Villa Adriana a Tivoli, 1911 inclusi nel Carnet d’ Orient 5, alle pp. 68/69,
rifatti per la pubblicazione dell’Oeuvre complète.
Le immagini sono tratte da: Giuliano e Glauco Gresleri, Le Corbusier, Il programma
liturgico, Editrice Compositori, Bologna, 2001, pp.53,59,62,82, tranne l’immagine
della chiocciola che è tratta da Le Corbusier, (a cura di Willy Boesiger), Zanichelli,
Bologna, 1977, p.227.
pag. 105 Alvar Aalto, (da sinistra a destra) - schizzo di progetto per Museo iraniano di
Arte moderna, Shiraz, Iran, 1969-70; schizzo di progetto per l’istituto delle Pensioni,
Helsinki, vista di insieme; schizzo di progetto per il Museo d’Arte dello Jutland, Ålborg,
Danimarca, 1958-72.
La prima e l’ultima immagine sono tratte da: P. Reed (a cura di), Alvar Aalto 1898-
1976, Electa, Milano,1998, p.312; la centrale da: Alvar Aalto, Idee di Architettura,
Zanichelli, Bologna,1987, tav.XXXII.
pag. 106 Edoardo Caminiti, Il rapporto con il luogo, assunzione di assi di riferimento
come matrici geometriche di impianto - Planimetria dell’area di intervento delimitata
dal Torrente Papardo, con i vari edifici universitari del Campus. Assonometria
dell’organismo architettonico progettato. Disegno cad.
pag. 107 Salvatore Costa, Schizzi di progetto. Foto del Plastico. Sezione prospettica
dell’interno dello spazio-biblioteca, con lo sfalsamento dei piani d’uso.
pag. 108 Angelo Mazzoni, Stazione Marittima, Messina: Dettaglio della struttura della
pensilina, sostenuta dalla successione di mensole estradossate in un tratto curvilineo
di raccordo con il corpo di testata.
pagg. 108/109 Dario Acacia, Schizzi di progetto: rapporto fra andamento orografico
e posizionamento dei vari corpi di fabbrica, sviluppo della sezione tipo del percorso
espositivo. Vista interna dello spazio di connettivo definito dall’andamento della
pensilina con la parete in pietrame illuminata dall’alto.
pagg. 110/111 Schizzi interlocutori per lo sviluppo dei temi progettuali nella
sperimentazione didattica a cura dell’autore: (p. 110) schema planimetrico per il
centro servizi a Papardo, (p. 111, a sinistra) schema assonometrico di casa a patio,
(a destra) rapporto sezione spaziale e copertura di una sala conferenza.
pag. 112 Il modello in legno di Filippo Juvarra per la Nuova Sacrestia di S. Pietro in
Vaticano temporaneamente esposto a Stupinigi, Palazzina di caccia, 1996.
pag. 113 Louis Kahn, (in basso) schizzo per il Piano di Filadelphia, da L. Kahn, Idea e
Immagine, di C. Norberg Schultz, Officina, 1980, p. 76/77, p.91; (a destra) Progetto
della City Tower di Philadelphia 1952-57, Plastico, foto tratta da G. Celant (a cura di),
Arti & Architettura 1900/1968, Skira, 2004, p.361).

113
Laura Marino
Tradizione e modernità nell ’architettura di Aris Konstantinidis

Quando si parla di architettura greca si fa riferimento un architetto sicura-


all’architettura ellenica, all’acropoli di Atene, al Parte- mente di grande ri-
none, alla cultura classica, agli ordini; l’”architettura lievo non solo per la
greca” richiama a sé un mondo fatto di classicità piutto- quantità e la varietà
sto che di modernità. di opere realizzate in
Eppure, tralasciando i secoli che dalla classicità condu- Grecia, ma per la ca-
cono alla contemporaneità, sicuramente la Grecia non pacità di pensare ar-
è stata priva di figure significative per la storia dell’ar- chitetture tradizionali di grande modernità.
chitettura del XX secolo; figure forse di secondo piano Kenneth Frampton nel suo libro Tettonica e architet-
rispetto ai nomi simbolo ma non per questo meno im- tura. Poetica della forma architettonica nel XIX e XX
portanti di altri che hanno spopolato nei libri di storia e secolo parla di Konstantinidis come “unico greco della
nelle riviste di architettura e che hanno fatto la storia sua generazione, a parte Dimitris Pikionis, ad essere
della disciplina del costruire. stato straordinariamente sensibile al paesaggio elleni-
Se si pensa al Movimento Moderno, facilmente si riesce co, e, di conseguenza, massimamente coinvolto nella
a individuare un architetto di riferimento per ciascuna creazione di una architettura moderna critica, che si
nazione: Le Corbusier per la Svizzera e la Francia; José sarebbe dimostrata adeguata al tempo e al luogo in cui
Luis Coderch per la Spagna; Fernando Tavora per il Por- viene costruita”.
togallo; per l’Italia Adalberto Libera, Giuseppe Samonà e Di Konstantinidis colpiscono infatti due aspetti: il forte
Giuseppe Terragni; Adolf Loos per l’Austria; Ludwig Mies legame con la tradizione, con la grecità, con il paesag-
van der Rohe per la Germania; Alvar Aalto per i paesi gio greco e i suoi materiali, e la risposta moderna che
nordici; e per la Grecia? È difficile far venire alla mente lui dà attraverso la sua architettura.
un nome di un architetto greco “simbolo” dell’architettu- Questi due aspetti sono strettamente collegati tra loro e
ra moderna, eppure due nomi possono essere annoverati hanno un punto di partenza ben preciso derivante dalla
tra i più alti interpreti del pensiero moderno in Grecia: formazione dell’architetto greco: Konstantinidis infat-
Dimitris Pikionis (1887-1968) la cui notorietà è legata ti completa i suoi studi liceali in Germania, a Monaco,
principalmente all’intervento sul pendio del Filopappo e dove studia al Politecnico dal 1931 al 1936. Sono anni
della risalita all’Acropoli di Atene e Aris Konstantinidis. in cui Konstantinidis si forma non tanto per quello che
Konstantinidis è un nome ancora poco conosciuto: ta- offriva la scuola quanto per i viaggi che fa in Germania,
gliato fuori dal dibattito architettonico internazionale in Belgio, Francia, Olanda, Italia, Austria e Ungheria.
(non lo si trova tra le pagine dei libri di architettu- Più del Politecnico fu, come dice lui stesso, il viaggiare
ra moderna, né nelle riviste di settore del tempo), è che gli aprì gli occhi, che lo mise a contatto diretto con
tante cose del passato oltre a quelle contemporanee e
moderne. E l’esperienza del viaggiare e della conoscen-
za di un’altra lingua fu per lui fondamentale.
Quando nel 1936 ritorna in Grecia lui stesso racconta

114
che guardava la sua terra con occhi diversi; aver impa- nostro tempo, prediletto da chi vuole disgregare e
rato un’altra lingua gli è servito per conoscere meglio prostituire ogni cosa), quando il compito più urgen-
la propria: ed è con occhi nuovi e con un “vocabolario” te e importante è quello di creare un’architettura
nuovo che rilegge la storia della sua terra e guarda le genuina [...]
pietre della sua Grecia. Un primo frutto di questa ricerca [...] Cercavo di trovare nell’architettura spontanea
sarà pubblicato nel 1950 nel libro “Le antiche case ate- ciò che volevo creare io, oggi: cioè semplicità di im-
niesi”, uno studio sull’architettura “tradizionale, anoni- pianto, onestà e disciplina costruttiva, e una qualità
ma, spontanea, vera”, studio che però aveva come fine che armonizzi l’edificio allo spirito e al carattere plasti-
la ricerca di una vera architettura contemporanea. co del paesaggio greco e della sua gente.[...]1
[...] Cercando di conoscere me stesso, di “impara- E sono proprio queste le basi dell’architettura di Kon-
re ad essere ciò che sono”, ho scoperto il più es- stantinidis che possono essere associate a quelli che
senziale, splendido e spirituale paesaggio del mon- Kenneth Frampton chiama i “tre vettori convergenti”
do: il paesaggio greco. Inoltre, nella appassionata dell’architettura, “topos, typos and tectonic”. Tre obiet-
ricerca di una vera architettura contemporanea, ho tivi che Konstantinidis si pone continuamente sin dalla
scoperto anche l’architettura spontanea, un’archi- sua prima casa a Eleusis del 1938 e che attraverso la
tettura di cui non avevo mai sentito parlare duran- vastità della sua opera, confrontandosi in particolare
te i miei studi in Europa. E l’architettura spontanea sul tema della casa, raggiunge ottenendo un’architet-
greca mi ha molto colpito: l’ho amata, l’ho sentita tura greca moderna.
parte di me e quindi non mi sono accontentato del- [...] La buona architettura inizia sempre con una co-
la sua seduzione esteriore, della sua “pelle”, ma struzione efficiente. Senza costruzione, non c’e archi-
ho cercato di capirla nel profondo, di coglierne lo tettura. La costruzione incorpora il materiale e il suo
spirito e la forza generatrice che ne giustifica l’esi- uso in accordo alle sue proprietà, vale a dire, la pietra
stenza. Ho cercato (e continuo a cercare) quella impone un diverso metodo di costruzione rispetto al
che Salomos chiama “la vera essenza”, e questo ferro o al calcestruzzo.
mi ha fatto capire che qualsiasi ricerca di un nuo- Credo che possiamo creare un’architettura contempo-
vo movimento, di “avanguardia”, “rivoluzionario” o ranea con tutti i materiali - con qualsiasi materiale, a
“riformatore”, è vana e sterile se è avulsa da un condizione che lo si usi correttamente in accordo con le
luogo specifico e non ha radici nel profondo dello sue proprietà. In zone in cui possiamo trovare soltan-
spirito umano. Non ha senso parlare di architettu- to la pietra, dovremo costruire con quella pietra, cioè
ra “nuova”, “moderna” o addirittura “postmoder- con la pietra locale. Creeremo un’architettura contem-
na” (quest’ultima mi sembra il frutto più marcio del poranea, così come avremmo fatto con qualsiasi altro
materiale (ferro, calcestruzzo, legno) che avessimo
trovato in un’altra zona, perché le idee guida sono lo
spirito della costruzione e la flessibilità dei nostri punti
di vista, e non la fantasia costruttiva estranea al sito

115
[...] La localizzazione circoscritta, il clima, la topogra- tale da filtrare la luce greca e ottenere un’ampia zona
fia e i materiali disponibili in ogni area determinano il d’ombra, si sviluppa per tutta la lunghezza della casa
metodo costruttivo, la disposizione funzionale e, infi- così da creare un continuo dialogo tra gli spazi inter-
ne, la forma. L’architettura non può esistere senza il ni e l’esterno. Diventa elemento di mediazione tra lo
paesaggio, il clima, il terreno, gli usi e i costumi. spazio domestico e il paesaggio circostante, ma anche
Questa è la ragione per cui talvolta vediamo antichi elemento misuratore degli spazi interni ed esterni.
edifici che sembrano contemporanei e, per la stessa Questa casa segna la tappa fondamentale della pro-
ragione, costruiamo edifici contemporanei che avreb- duzione dell’architetto greco che confrontandosi am-
bero potuto essere costruiti in passato.2 piamente con il tema dello spazio domestico dal ’61 in
Nella week-end house a Anavyssos del 1961 è sintetiz- poi opererà delle variazioni sul tema che daranno vita
zato tutto il pensiero di Konstantinidis: pianta semplice a una serie di architetture moderne disseminate nel
e compatta; relazione tra l’architettura e il paesaggio territorio greco.
in un rapporto dialettico con la natura; muratura in
pietra locale e cemento a faccia vista; primato de-
gli spazi semi-aperti/coperti come mediazione tra lo
spazio domestico e il paesaggio; integrazione spazio
interno/spazio esterno. Sono questi gli elementi che
entrano in gioco in tutte le sue architetture e che qui Immagini tratte da
si ritrovano nella loro essenzialità raggiungendo quella Aris Konstantinidis, Projects+Buildings, Agra editions,
“semplicità d’impianto” e quella “disciplina costruttiva” Atene 1981
ricercata dall’architetto greco.
Lo spazio di maggiore tensione di questa casa è si- Bibliografia
curamente la veranda: misurata per una profondità Aris Konstantinidis, Projects+Buildings, Agra editions,
Atene 1981
Kenneth Frampton, Tettonica e architettura. Poetica
della forma architettonica nel XIX e XX secolo, SKIRA,
Milano 1999
AA.VV., Landscapes of modernisation. Greek Architec-
ture 1960 and 1990, Y.Aesopos, Y.Simeoforidis Editors,
Atene 1999

Note
1. Aris Konstantinidis, Projects+Buildings, Agra edizio-
ni, Atene 1981
2. Aris Konstantinidis, Architecture, 1964

116
Claudio Marchese
Matite e altri strumenti per progettare

Il sapere si trasmette ancora con le mani. Lo schizzo, un dialogo la cui più vera essenza è intimista. Si offre, il
una serie in sequenza, scrittura privata in prima bat- frutto del rapporto tra matita e carta, agli occhi e trami-
tuta, comunica, probabilmente in virtù della sua origi- te essi, alle menti di altri conformatori di realtà -realtà
naria destinazione e funzione, l’autodispiegamento dei possibili o quanto meno pensabili- che così scambiano
pensieri sulla forma e costruzione dello spazio quan- le loro tensioni verso il plasmare il futuro permettendo
do si sta provando a configurarlo coerentemente ad un un accesso ai processi mentali, alla sequenza di cer-
obiettivo. tezze, verifiche, dubbi che ogni operare creativo porta
Sugli obiettivi bisogna dire che sono l’anima di ciò che costantemente con sé.
si tende a fare ed anche che prospettano una vita del- Quando l’azione si svolge su una lavagna, i segni che via
l’opera, oltre l’uso. Un esito è sempre, qualcosa di altro via si accumulano su essa: cifre, ideogrammi, qualità e
e che và oltre l’obiettivo immediato di un’utilità prati- quantità che si accostano, si stratificano, percorrono il
ca, l’assolvimento di un compito come può essere la nero supporto via via inciso dal bianco graffiante del ges-
possibilità di ripararsi in uno spazio. Un esito è anche so con segni a spessore variabile, sfumati dal dito, raf-
e soprattutto l’indicazione per ciò che di più, ed in altri forzati dal ritorno sulla stessa traccia; è una performan-
modi, è possibile che altri facciano per assolvere allo ce che viene prodotta. Tramite la performance offerta
stesso elementare compito, come il proteggere dagli agli astanti, viene trasmesso un metodo, una modalità di
agenti atmosferici l’uomo, ma variando il modo di rela- corteggiamento della dea dello spazio che sensibile alla
zionarsi con tutto ciò che sta intorno. Il modo di relazio- ritualità del tatuare la lavagna, quanto più i segni s’in-
narsi è differente non solo perché differente è il luogo, fittiscono e si sovrappongono, tanto più sarà propensa
ma soprattutto perché cambia la sensibilità del mettere a farci la grazia dell’apparizione in forma preconizzante;
in atto le relazioni tra il soggetto fruitore ed il soggetto una sezione prospettica dirà il senso che si stava confe-
paesaggio, propria di ciascun individuo. rendo a quello spazio che desideriamo abitare.
Lo sforzo di disporre gli elementi secondo rapporti, di Chi poi volesse sottoporre a più serrate verifiche il suo
misurare via via l’adeguatezza delle parti alla leggibilità oggetto del desiderio, lo spazio in cui si pensa felice ed
che ci si è posta come obiettivo, rendono la sequenza ipotizza che altri possano godere identici benefici, deve
di schizzi un’ingresso privilegiato al mondo del pensare produrre un disegno che abbia dentro di se tutte le in-
facendo; è un elaborare proiettato sulla tensione co- formazioni per far si che le verifiche possano avere atto.
struttiva, primo esito del processo ideativo. In passato avrebbe prodotto piante prospetti e sezioni, i
In ciò la matita, come gli altri strumenti
che consentono di contenere in un gesto
dotato di continuità -legame tra prefi-
gurazione mentale e venuta al mondo
delle idee- il loro fissaggio su un sup-
porto che ne restituisce una prima ve-
rifica allo stesso autore, è strumento di

117
disegni canonici per far comprendere, secondo le regole sulla strutturazione dello spazio non ancora realizzato.
della proiettiva, parziali relazioni tra elementi, pezzi e Sempre più la varietà di competenze necessarie alla
parti. Disegni “oggettivi”, ma non sufficienti a coinvol- produzione dello spazio richiede verifiche frequenti,
gere gli altri nell’impresa creativa, in quella tensione scambi d’informazioni depositate su un supporto capace
necessaria anche ai realizzatori materiali delle opere. di contenere codici di trasmissione d’informazioni la cui
I “calicioni” di Filippo Brunelleschi portati in cantiere per azione è determinante per la buona riuscita dell’opera.
rendere chiaro alle maestranze di Santa Maria del Fiore Alle tecniche di comunicazione storicamente consolida-
come dovesse reggersi la splendida cupola “structura te, ormai da più di cinque lustri si affianca l’uso degli
sì grande, erta sopra i cieli, amplia da coprire chon sua elaboratori elettronici; il supporto informatico agevola
ombra tucti e’ popoli toscani”, come testimonia Leon la velocità dello scambio delle informazioni ma più an-
Battista Alberti, sono modelli da cantiere. Il modello, la cora permette una sorta di collettivizzazione dell’ope-
sua solidità in legno, si dispone come nelle iconografie ra in virtù della spiccata potenzialità del supporto ad
delle offerte ai santi dei santuari dedicati, portati in pal- essere “lavorato” da più persone in contemporanea e
mo di mano a precorrere l’atto conclusivo del corteggia- con aggiornamenti in tempo reale; il file 3D del pro-
mento, il fondare, il metter mano all’opera che in tutto gramma utilizzato dagli studenti per comunicare i loro
dovrà somigliare al suo modello. I modelli sono di varia progetti in corso o ricevere le osservazioni dei docenti
natura materiale ma soprattutto di differente obiettivo. come dei colleghi, grazie alle potenzialità del navigatore
Abbiamo detto della concretezza del modello medioeva- spaziale che consente di muoversi dentro la simulazio-
le del cavolfiore che serve a ser Filippo per trasmettere ne tridimensionale dello spazio, si è rivelato strumento
alla manovalanza il senso del costruirsi la cupola secon- didattico potente, ausilio formidabile nella metodologia
do strutture costolonate come si legge nelle pagine del di lavoro consistente nel fare per apprendere, avendo
Manetti, biografo delle “vite” degli artisti suoi contem- reso più spedito, senza la necessità di numerosi disegni
poranei. Altri modelli si occupano di trasmettere agli stampati il processo di verifica dello stato di maturazione
addetti ai lavori i segreti interni degli spazi, quindi si del progetto in relazione agli obiettivi prefissati in parte
smontano offrendo molteplici risposte a dubbi e quesiti dai docenti, in parte dagli studenti-autori delle opere di
progetto. Ma ciò che più ha
accelerato il processo di ap-
prendimento è la proiezione
collettivamente fruibile degli
esiti in itinere navigabili.
S’è cioè innescato un proce-
dimento progettuale fatto di
osservazioni multiple, discor-
danti, perché ognuno sta ti-
rando il progetto da una par-

118
te che è il suo desiderio, a volte non
corrispondente con quello dell’attore
primo, il progettista. Può essere una
pratica dirompente questa della pre-
sentazione collettiva del progetto, ma
salutare in quanto simula una reale
prospetti e sezioni, più una sintetica assonometria mo-
pratica democratica del produrre spazialità, quella della
nometrica a 30 e 60 gradi sull’orizzonte che sono i ma-
messa in discussione dell’operato, che sta nell’uso che
teriali attraverso cui è illustrato sulla monografia di Al-
i fruitori fanno dell’opera compiuta. Quest’anticipazione
berto Campo Baeza, nella collana “Documenti” di Electa
della verifica nel dominio del reale, questa imperfetta
il progetto dell’atrio nel completamento della scuola a
simulazione è tanto più utile quanto più esplicitamente
Loeches (Madrid 1994). Per riferire solo dei più rilevanti
sono enunciati e linearmente perseguiti gli obiettivi che
momenti di variazione della scelta sull’assetto di que-
ci si pone come esito ultimo. Una pratica che riconduce
sto spazio interno, qui si ricorda il passaggio dell’orga-
l’attenzione al necessario dominio collettivo dell’opera-
nizzazione in sezione del rapporto tra due suoli, quelli
re sullo spazio della comunità, perché siano incorporate
da raccordare con le scale per permettere l’accesso e
quelle sapienze che derivano dal vissuto di una comuni-
lo scambio tra essi per il tramite dell’atrio, da due a
tà scritte nella memoria collettiva.
tre giaciture di quota e l’accurato lavoro di dislocazio-
ne delle aperture che passa dalle più immediatamente
Agli strumenti descritti come ausili al progettare ne
logiche assialità con i singoli percorsi che si vengono
và aggiunto-accostato uno, il tempo, non sempre un
a conformare alla, più cara a Baeza, diagonalità d’an-
tempo lungo, quello della riflessione e del lavoro len-
damento dello sguardo, attraversante quindi lo spazio
to, raffinato, di lima, anzi spesso nel fare creativo è
in maniera divergente rispetto al percorrere fisico. Di
la velocità, anche dopo una lunga inerzia o un lungo
seguito un’esplicazione sulle due accennate variazioni
provare, simulare, l’azione che dovrà essere compiuta,
sostanziali. Un suolo-gradone intermedio che istituisce
a prevalere. Un tempo quindi compresso, denso, fulmi-
una condizione sospesa nel fruitore, un’intervallo tra le
neo come quello degli schizzi in rapida sequenza in cui
due possibili condizioni dell’entrare nello spazio e del-
un fare per capire si esplicita in segni, numeri, tracce,
l’uscirne, un potenziale “riposo”, sospensione del tran-
che si susseguono, autoregolano, adattano reciproca-
sitare andando da o verso un altro luogo; allora è una
mente, specificano, consolidano. L’indagine su questo
ricapitolazione globale dell’esperienza spaziale appena
procedere per focalizzazioni successive, della risposta
compiuta o la precognizione prefigurazione di quella che
al tema spaziale, ha trovato un momento di comunica-
di li a poco si fruirà, che viene ad essere vissuta su
zione didattica. In un breve seminario è stato seguito
questo gradone. Luogo di parziali disvelamenti, di al-
passo passo tale procedere verso l’obiettivo di costitu-
trettanto parziali dati di realtà enigmatici a prima vista.
zione di uno spazio a partire da una sequenza di schizzi,
Poi l’uso, rivela, con la ricchezza di sollecitazioni spaziali
la foto di un plastico e le proiezioni canoniche, pianta,
che si dispiegano, la sapienza delle non collimazioni, lo

119
sguardo obliguo a contrasto con la percorenza lineare luce fanno dell’atrio una stanza a cielo aperto.
che individualizza, rende unica l’esperienza vissuta pur Ricchezze di temi che in assenza della materializzazio-
se riferibile a memorie di analoghe sensazioni. Un pia- ne dello spazio, della sua fisicità costruita, sono traibili
nerottolo intermedio esteso, che in virtù di tale esten- dallo studio del progress di schizzi, delle sezioni, della
sione si fa osservatorio molteplice, luogo da cui meglio piccola assonometria che appare come le sagomatura
si può trarre vantaggio dalla dislocazione e giacitura tramite piegatura di una superficie, della foto del plasti-
delle aperture per uno sguardo dinamicamente accu- co. Di seguito, per esteso, si riporta il percorso che lo
mulatore di viste sul selciato esterno come sul cielo, sguardo indagatore del lettore di architetture ha com-
sulla grande profondità dell’orizzonte, i vicini traguardi, piuto, in una descrizione lenta, puntuale, forsanche dif-
le accecanti interdizioni della luce che entrando impe- forme da quanto lo stesso Baeza ricostruirebbe ma, si
disce la vista all’esterno e la diffusione di quella che sa, l’autodescrizione è incline alla reticenza, quasi una
dall’alto, dal soffitto piove come con la forza di spot forma di pudore del progettista nei confronti del rappor-
che segnano le superfici, le orizzontali come le verticali to intercorso tra lui e l’oggetto del suo desiderio prima
ed altre volte, per la grande intensità e diffusione della che lo stesso venisse alla luce. Al contempo un’ulteriore

120
conferma sulla divergenza dell’uso del tempo tra idea- preesiste (ciò è vero per qualsivoglia progetto in quanto
zione e descrizione di essa ci viene dall’estensione del sta nei fatti che non si progetta nel nulla -anche il deser-
testo che necessita di molte frasi e parole per “dire” le to è un luogo- e se pure si ipotizzasse il progetto di un
cose che i disegni comunicano con rapidità ed esattezza modello teorico ‘astratto’ esso farebbe ricorso a regole,
maggiori. Sappia quindi colui che leggerà le annota- invenzioni che avranno -anche a loro dispetto- emana-
zioni successive che in esse vi troverà “rappresentato” zione da una qualche paternità culturale) e di cui è una
un possibile percorso della specifica ideazione di cui si particolare continuazione, un’ampliamento (ciò è di alcu-
discorre e che il loro scopo principale è quello di evi- ne opere a cui, assieme al compito funzionale in relazione
denziare la ricchezza di comunicazione di scarni disegni ad una qualche attività, è dato il compito esplicito di dare
sorretti da una chiara intenzionalità. Il ruolo del testo seguito ad azioni precedenti nella forma della contiguità,
che segue è quindi di segnalatore, di invito alla atten- molto più impegnativa dal punto di vista della necessità
zione di lettura per un arricchimento del proprio stru- di dover fare i conti in maniera più stringente che in altri
mentario progettuale, il che in un testo che si propone casi con ciò con cui è chiamato ad interagire in quella
con una declinazione didattica può non risultare insolito particolare forma che il termine ampliamento implica.
o fuori luogo. Ossia si ha a che fare con qualcosa che è già un intiero o
porzione autonoma con cui ci si dovrà legare fisicamente
Tentativi di descrizione: invenzione spaziale di un atrio ed assieme a cui si dovrà costituire un nuovo intiero o
Le pagine che illustrano il progetto del secondo com- parte a sua volta disponibile ad essere ampliata).
plesso scolastico a Loeches, (Madrid 1994) di Alberto Ciò che poi rende rara l’occasione di studio che si co-
Campo Baeza, nella monografia edita da Electa, sono glie in questa lettura di progetto è la specialità per cui,
due e contengono, tra gli elaborati canonici: una pianta, ad occuparsi dell’ampliamento viene chiamato lo stes-
un prospetto, le due sezioni, longitudinale e trasversale, so progettista che tempo addietro sviluppò il progetto
un’assonometria monometrica priva di copertura. Com- dell’architettura che ora si richiede di ampliare. Questa
pletano la descrizione la foto di un plastico, un coacervo circostanza può essere considerata una forma di sensi-
di schizzi ed una contenuta e lineare relazione. L’insieme bilità del committente che con questa decisione tende
esaudisce le nostre curiosità sullo spazio, in merito a tale ad assicurarsi una continuità rassicurante e forse an-
progetto, ed indubbiamente il dispositivo della doppia che una meno costosa realizzazione. Dal punto di vista
pagina affrontata dispiega al meglio l’insieme dei mate- del progettista è croce e delizia perché se è vero che
riali posti a nostra disposizione per la comprensione dei la continuazione di una propria opera non va in mano
molteplici aspetti d’interesse che la lettura del progetto ad altri che, nello sforzo interpretativo -pur armati delle
induce. Sappiamo, come ci ricorda l’indicazione “proget- più buone intenzioni- ne coglieranno i sensi secondo una
to del secondo complesso” che questo progetto segue ad differente sensibilità e quindi per tale continuità affet-
un analogo tema progettuale nello stesso luogo, anzi ne tiva dovrebbe risultare delizia, altro è ciò che realmen-
è l’ulteriore ampliamento. te il progettista trova. Non fosse altro che per il tempo
Questo progetto è la continuazione di qualcosaltro che che sarà passato, il progettista trova qualcosa di diverso

121
da ciò che l’opera era non appena chiuso il cantiere e riconfigurazioni dell’opera; la dovrà riapprendere, e con
consegnata l’opera alla collettività che ora ne ha fruito più scrupolo degli altri, da li ripartire all’avventura del-
e sappiamo quanto l’uso muta un’opera. La mutazione l’ampliamento.
operata dal tempo non è in assoluto ne un bene ne un Annotiamo mentalmente il desiderio-necessità del con-
male, misura la forma di reazione dell’opera alle -un po’ fronto con il primo progetto, già realizzato, quello con
differenti- richieste che i fruitori le avranno fatto, la sua le spazialità ad analogo tema, in altre opere dello stesso
buona disponibilità a soddisfarle senza perdere la sua autore e procediamo fermando la nostra attenzione sugli
identità, quindi questioni che non hanno nulla a che ve- schizzi.
dere con le tematiche della flessibilità, bensì con quelle L’utilità del lavoro sugli schizzi è legata alla comprensione
dell’adeguatezza, ossia della massima adattabilità nella dei modi secondo cui nasce ed evolve l’approssimazione
massima chiarezza di definizione delle parti e degli spazi. all’obiettivo spaziale prefissato passando per una serie
Il progettista, nel migliore dei casi, ossia quando è sta- di aggiustamenti velocemente messi a punto e superati
to accorto ed ha applicato l’adeguatezza come obiettivo, da intenzionalità che, via via stabilizzano la forma dello
metodo ed esito, troverà l’opera sua maturata dall’uso e spazio, e con esso modi di fruizione degli stessi.
vorrà dar seguito a questa nuova identità, apprendere da Sezioni-schizzo a fil di ferro indagano il progress dei rap-
ciò per far si che il nuovo che proporrà, l’aggiunta con cui porti tra altezze e larghezze determinanti la sagomatura,
gestirà l’ampliamento, tenga conto delle nuove bellezze il modellato del dispositivo d’intermediazione tra le due
che l’uso ha dato al suo lavoro, in una parola, vorrà farle quote raccordate all’interno dello spazio il quale è invece
sue. Qui inizia la croce, pur deliziosa, del percorso in cui dimensionalmente fissato da altre cause e regole, ester-
il progettista muta prima se stesso, il suo sguardo sulle ne ed antecedenti.
cose intanto, poi il suo fare progettuale, affina i modi All’equivalenza delle misure staccate in sezione, cinque
secondo cui quell’esito sperato e non pienamente rag- e cinque metri in larghezza, tre e tre metri in altezza,
giunto -di cui ha conferma nell’uso che si fa di quel certo
spazio- possa finalmente essere raggiunto. Altre volte
riconoscerà che quel certo tema è obsoleto o realmente
troppo avanti perché dia dei frutti nel contemporaneo;
qui avrà da prendere le decisioni più coraggiose, da vero
artista continuerà a sfidare l’incomprensione, consape-
vole che, destinata a sopravvivergli, l’opera troverà futu-
ri fruitori con cui si accorderà. Altre volte sarà necessario
fare atto d’umiltà di fronte a palesi -eppur prima da lui
imprevedibili- necessità che hanno operato modificazio-
ni, stratificazioni ormai consolidate nell’uso, eventi di cui
prendere atto. Il progettista quindi sarà fagocitato, an-
che più di quanto lo sarebbe un altro, dalle deformazioni,

122
segue la sezione che inizia a calibrare i rapporti in modo Ciò che si nota -ancor prima di realizzare che sono state
tale che chi si troverà a guardare l’atrio accedendo alla costituite due sezioni quadrate, una di quattro per quat-
quota alta dal corridoio o dall’esterno, possa vedere tro metri, in alto, ed una di sei per sei metri, in basso,
agevolmente il suolo alla quota più bassa. quindi con uno scarto del calpestio di due metri- è che
L’obiettivo di rendere percepibile ed evidente il rappor- la diagonale a quarantacinque gra-
to con la quota bassa dell’atrio passa per le annotazioni di gestisce forma e dimensione del
degli schizzi in successione dove la diagonale tra spigo- taglio di accesso sul muro di fondo
lo alla confluenza tra muro in alto e soffitto, spigolo del della sezione e che il taglio-finestra
taglio di passaggio nel muro rigirante ortogonalmente nel fronte si allinea planarmente al
e spigolo del salto di quota sono distribuiti su un’unica percorso e soprattutto si mette in
diagonale. quota con la linea di visione di un’os-
Questo esito è il frutto, non im- servatore stazionante sul suolo a quota più alta. Ancora,
mediato, di un progress passante si osserva che nuove fonti di illuminazione dello spazio
da una prima diagonale in sezione vengono collocate sul soffitto, ordinatamente disposte.
che controlla i tre spigoli di contat- Lo schizzo di sezione prospettica e più ancora quello della
to tra muri e solai, ad un’altra dia- piccola assonometria simulante una
gonale collegante i due estremi in superficie piegata e ritagliata, chia-
alto ed in basso ed inserente nella riscono il rapporto tra le parti ed il
logica diagonale lo spigolo del varco di passaggio inciso senso percepibile dello spazio che di
nel muro ortogonale. seguito si descrivono.
Il secondo schizzo di sezione, sem- Stabilizzate le questioni dei rapporti
pre a fil di ferro, prova a mettere a tra suoli, muri ed aperture, il pro-
registro l’angolo di accesso con la gettista inserisce l’ulteriore elemento che garantisce la
quota e dimensione in altezza del funzionalità dello spazio, il dispositivo di collegamento
buco-finestra nella grande parete verticale che permette l’accesso al suolo inferiore dal
di fondo e a ricalibrare la profon- punto d’accesso a quota superiore.
dità dei suoli portata dal paritetico Un primo schizzo di pianta disloca la scala fuori dal mar-
cinque e cinque al tre e sette metri di profondità rispet- gine del salto di quota, in rampa
tivamente per il suolo alla quota superiore ed il suolo unica, invadente il suolo in basso,
alla quota inferiore. opportunamente contenuta da un
A parità di ingombro complessivo per estensione in muro che la rende totalmente svi-
piano ed in altezza, che ci ribadisce l’obbligatorietà, luppata in trincea.
il vincolo derivante da altri input esterni sulle misure È questa la fase d’ideazione in cui
complessive, si giunge ad una ulteriore e più raffinata prende corpo una riflessione pro-
calibratura nel terzo schizzo. gettuale sull’equilibrio planare proprio al dimensiona-

123
mento quadrato dell’atrio, sottolineato dalla dislocazione rampa- mette in atto l’affrancamento di una buona metà
in quattro per quattro file dei dispositivi d’illuminazio- dello spazio dal flusso del percorso di distribuzione.
ne sul soffitto; ciò incide sulle alternative di scelta che Per quanto banale possa apparire interessarsi ad un di-
vanno ponendosi. Poi, il probabile eccesso d’importanza spositivo consuetudinario, com’è la scala a due rampe,
che prenderebbe la rampa a sviluppo lineare nella com- qui va rilevata la specialità di contestualizzazione che ce
posizione spaziale e il ruolo di cesura che lo sviluppo lo fa apparire dispositivo ‘nuovo’, ancora una conferma
longitudinale utile a superare il dislivello tra i due suo- di quanto sono le relazioni, le connessioni tra i pezzi e le
li gli attribuirebbe, induce una repentina rivoluzione nel parti a fare la differenza nella costruzione dello spazio, a
progetto dello spazio. parità di dispositivi usati.
I suoli, da due, si ripartiscono in tre dislivelli ed il disposi- La modalità secondo cui è messa in atto l’appartenenza
tivo di collegamento verticale prende forza ed importan- ai suoli più in alto e più in basso dei pianerottoli di sbar-
za dalla dislocazione sulla diagonale tra accesso e colli- co, è solo un’appartenenza di giacitura. Si comprende
mazione con l’esterno tramite la finestra anomala -quella dalla pianta ed ancor più dalla foto del plastico, ottenu-
sovradimensionata- grande quanto il varco d’accesso e ta rimuovendo un fianco dello spazio per cui l’immagine
dislocata altimetricamente per dialogare con il suolo a ha la peculiarità di immetterci in una sorta di soggettiva
giacitura intermedia che è anche traguardo prospettico spaziale, come se fossimo sul suolo intermedio, che il
‘solo promesso’ a chi percorre il corridoio di distribuzione dispositivo della rampa gli appartiene totalmente e che
della scuola e ‘finalmente concesso’ solo a chi raggiunge, questo suolo è strategicamente più importante degli al-
dal corridoio, l’atrio. tri. A compiere l’attribuzione di appartenenza della ram-
Il dispositivo di collegamento verticale si specializza, per pa al suolo intermedio collaborano i setti che contengono
forma e dislocazione, come una sorta di arredo fisso del i gradini sul loro fianco a valle, risultanti così in entrambe
suolo a giacitura intermedia dei tre in cui si struttura le rampe come ricavati per scavo in un blocco di cui per-
l’atrio. Il disegno di pianta svela, di questo dispositivo di mane il perimetro e tale marginatura è percepita come
movimento tra differenti quote, la dislocazione planare una forma di inclusione nella fascia propria del suolo in-
-sino ad ora accennata solo nello schizzo di pianta con la termedio. Tale suolo contiene il dispositivo che mette in
scala a rampa unica tramite la sottile traccia di un possi- comunicazione le due quote ma è anche quello che per
bile attraversamento diagonale dello spazio sulla giacitu- forma, dimensione e dislocazione è il più adatto come
ra più bassa di suolo dell’atrio- centrata ortogonalmente
alle tre giaciture, a margine nell’altra direzione. Posizio-
ne strategica per un atrio che deve il suo buon funziona-
mento al dosaggio pressocché paritetico tra spazi dello
stare e spazi dell’attraversare.
Ora, la nuova configurazione data alla rampa, ossia il
raddoppio e l’accostamento -a fun-
zionare come una classica doppia

124
luogo dello stare, occupa una centralità funzionale prima -assieme ad una non particolarizzazione dell’appartenen-
che geometrica, è il luogo da cui si controlla la totalità za di esse a singole fasce, quindi ancora a vantaggio di
dello spazio dell’atrio; centralità percettiva e concettua- una lettura dello spazio come unitario- quell’andamento
le. Esso è luogo principe, intermediatore tra le funzioni diagonale che, soppresso nel muoversi nello spazio, a
specializzate delle aule poste a pettine sul corridoio e lo favore di nette baionette con relativo cambio d’asse del
spazio esterno. percorso, riemerge con sottile determinazione proget-
Contemporaneamente si specializza la fascia parallela ed tuale nei traguardi ottici, alla stessa maniera di come già
opposta a quella del corridoio come luogo del percorrere si era osservato a proposito della collimazione diagonale
più fascia dei servizi che si connettono tramite il secondo tra corridoio e ‘grande quadro’ sul fondale dell’atrio. Alla
varco nel muro di delimitazione interno all’atrio, muro luce delle ultime osservazioni torna il teorema Baeziano
sagomato in forma di grande T tramite i due tagli a mar- del percorrere fisico retto e del percepire ottico diagona-
gine. I parapetti a raso della superficie di sbarco di cia- le, di una diagonale spaziale, ancora più forte, nel legge-
scuna rampa tengono i gradini, come scavati, in trincea re lo spazio, di quelle che comunque Baeza chiaramente
forzando, longitudinalmente ad essi, il movimento nello segna nelle sezioni verticali di tanti suoi progetti e di cui
spazio e la sua percezione. In particolare, il bordo di con- bisognerà indagare il senso dell’ortogonalità delle tracce
tenimento del suolo intermedio permette la percezione contrapposte consone al fare intercettare il raggio diago-
dal basso di una più chiara organizzazione dello spazio nale della luce ed il suo contrapposto nell’arco del giorno
per fasce a differenti quote, senza mai contraddire l’uni- ma anche nello scorrere delle stagioni.
tarietà dell’atrio. Il secondo muro di contenimento, quel-
lo della rampa bassa, in realtà si comporta diversamente
dal precedente perché la rampa si accosta, anziché in-
cassarsi, nel suolo alto su cui sbarcherà; eppure, questa
dissimmetria concettuale risulta un’ulteriore azzeccata
risposta, favorisce la linearità interpretativa della condi-
zione di dislivellamento dei suoli attraverso quest’avan-
zamento che l’avvicina all’occhio dell’osservatore, e noi
sappiamo quanto l’allontanamento delle superfici verti-
cali su piani a quota rialzata, tendano invece a perdersi,
finanche a sparire alla visione di un osservatore con l’oc-
chio posto al di sotto della superficie di appoggio degli
elementi in elevazione. Altre collimazioni mutano in virtù
di più raffinate dislocazioni dei ‘quadri’ di visione aperti
nelle cortine che involucrano lo spazio. Le dislocazioni
‘fuori asse’ delle aperture rispetto all’andamento dei per-
corsi, segnatamente quelli lungo le rampe, favoriscono

125
Antonino Nastasi
Ristrutturazione dell ’impianto del “paesaggio metallico” milazzese

L’idea di progetto affronta il difficile tema della riquali- ma bensì rivitalizzate secondo un’ottica di spazi pubblici
ficazione della costa di levante della città di Milazzo, in che diventano strategici per la città e la sua immagine.
un’eventuale ipotesi di dismissione della raffineria; tale Il progetto, pertanto, vuole fare emergere la potenzialità
riqualificazione ricomprende ben più di 10 km di fascia di quest’area attraverso un processo di zonizzazione in
litoranea partendo dalla raffineria di Milazzo per arrivare cui sono previsti passeggiate, parchi, attrezzature per il
alle acciaierie della zona A.S.I. nel comune di S. Fillipo tempo libero, sedi di musei e altri spazi per la cultura
del Mela. Dal sopralluogo effettuato si coglie come il ter- e la comunicazione, ridisegnando il fronte a mare ren-
ritorio della costa è stato invaso bruscamente, per non dendolo fruibile per tutti ed adeguato per la vita della
dire insensibilmente, dall’azione produttiva industriale città con l’intento di recuperare le caratteristiche paesag-
dell’uomo, creando una sorta di squilibrio nell’ambiente. gistiche emergenti. L’intervento propone un processo di
La presenza della raffineria e dei sistemi produttivi mol- stratificazione in cui la lettura degli eventi umani e degli
to intensivi hanno determinato un cambiamento del luo- impianti industriali sono visti come un interessante feno-
go senza valutare molto le sue specifiche qualità, legate meno archeologico da non dover essere tuttavia cancel-
al mare, alla bellezza dell’orizzonte, alla concava natura lato, in quanto segno suggestivo lasciato dall’uomo, ma
della linea di costa, al verde e all’ambiente collinare sul- riconquistato attraverso la sovrapposizione di una nuova
lo sfondo. Il territorio, perdendo la propria identità, si è stratificazione che si riappropria dell’esistente rendendolo
trasformato in un luogo di transizione, impenetrabile e attuale per la città e il territorio in una visione che recu-
circoscritto dalle strade, e dove l’impianto si adagia come peri le valenze paesaggistiche specifiche del luogo. L’uto-
un cip indifferente a ciò che gli è intorno. Emerge allora la pia del progetto consiste cosi nella messa a punto di un
necessità di riscoprire il valore della costa e dell’ambiente tessuto organico capace di riappropriarsi delle strutture
sia come fattore di identità che come luogo a dimensione –artificiali e naturali- che il piano predispone, per rendere
dell’uomo con un angolo critico che privilegia il paesag- attuali le funzioni della città e del territorio; e che per
gio. Aree non più impenetrabili e separate dal contesto intrinseca forza riescano a conservarsi attive in un conte-

126
sto nuovo, diverso da quello per il quale sono state con-
figurate. La composizione del tessuto della nuova costa
deriva dalla sovrapposizione di tre maglie strutturali che
vanno ad intaccare quella rigida dell’impianto della raffi-
neria. Un sistema di assi trasversali costituiti da strade,
percorsi ciclabili e pedonali penetrano la fascia costiera
suddividendola in tante fasce verticali con lo scopo di co-
stituire anche dei veri e propri canali ottici, consentendo
di mettere in relazione l’orizzonte “marino” con il sistema
collinare di sfondo. Mentre l’invasiva linea ferroviaria che
prima tagliava fuori l’area costiera dal resto del territorio,
è ora ripresa come asse di penetrazione, interrato o so-
praelevato, che consente la ricongiunzione alla città e che
rende la fascia costiera facilmente raggiungibile. Lungo la
linea di battigia si libera la fascia costiera da tutte quelle
superfetazioni che l’hanno intaccata, puntando verso un
processo di rinaturalizzazione avente lo scopo d’unificare
la costa creando una fascia orizzontale a valenza turisti-
ca, che ingloba alcune strutture della raffineria per essere
riutilizzate a tale fine e in cui il mare, l’istmo di Milazzo
e il fiume Floripotema, si riappropriano della loro confor-
mazione naturale come paesaggio. Anche i moli, alcuni di
nuova costruzione, riacquistano un nuovo significato, in
quanto non solo sono destinati a luoghi di approdo per le
imbarcazioni ma diventano delle vere e proprie passeg-
giate che si prolungano sul mare; invece la terza strati-
ficazione si fonda su una fascia di verde attrezzato in cui
alcune strutture esistenti vengono utilizzate per colmare
le carenze cittadine ma anche per creare nuovi poli di
attrazione legati alla vita urbana, si tratta, così, di una
forma organica più arretrata vista come continuità del
verde a monte anche pronta ad intaccare la maglia im-
piantistica della raffineria con un nuovo segno più libero,
e con lo scopo di fungere da filtro tra la zona turistica e il
territorio in alto.

127
Laura Thermes
Intervento urbano a Cardeto Sud. Una riscrittura insediativa

Il luogo Sud, rispettivamente nelle località Carrano e Melacrino,


Cardeto è un piccolo centro agricolo situato sulle pendici due insediamenti unificati simbolicamente dal cimitero
meridionali dell’Aspromonte, in un paesaggio aspro e so- rimasto nel vecchio centro. Iniziati subito dopo l’esple-
litario, che vede un’orografia accidentata ricoprirsi di un tamento del concorso nazionale, i lavori non si sono mai
folto manto boscoso agitato dai venti provenienti dal Tir- conclusi, lasciando i due interventi incompleti sia sul
reno e dallo Jonio, che portano nelle sue strade il sapore piano urbanistico sia su quello edilizio. L’abbandono dei
salmastro del mare. Ricco di pittoreschi valori ambienta- lavori, dovuto ad una serie di traversie procedurali, che
li, che sembrano usciti da una pagina di Corrado Alvaro, hanno dato luogo ad un contenzioso infinito, ha provo-
ma povero di architetture significative, Cardeto è stato cato il parziale decadimento delle opere realizzate, mai
danneggiato più di trent’anni fà da una serie di gravi assegnate a chi ne aveva diritto e solo negli ultimi anni
dissesti idrogeologici che ne hanno provocato il parziale occupate abusivamente. Cardeto si presenta oggi come
abbandono. un insediamento diviso in tre poli, inseriti in uno scenario
A seguito di un concorso nazionale, bandito nel 1978, si paesistico di forte suggestione, ancora intriso di valori
decise di ricostruirlo su terreni più stabili in due diverse arcaici che ne fanno una preziosa testimonianza tempo-
aree. Sono nati così i nuclei di Cardeto Nord e di Cardeto rale prima ancora che spaziale.

L’occasione
Nel 1997 il Dipartimento di Arte, Scienza e Tecnica del
Costruire e il Dipartimento di Architettura e Analisi della
Città Mediterranea di Reggio Calabria sono stati incarica-
ti dalla Prefettura della stessa città di redigere i progetti
per ultimare la ricostruzione interrotta del centro aspro-
montano di Cardeto.
Per più di un motivo questo incarico ha rappresentato
un’occasione decisiva per la crescita della struttura uni-
versitaria. Affrontando e portando fino in fondo l’impe-
gno assunto con la Prefettura, essa ha avuto modo di
crescere sia sul piano discplinare sia su quello organizza-
tivo, dando la possibilità all’ultima generazione di laurea-

128
ti reggini di misurarsi con problemi concreti a un livello colarmente significativo, non solo perchè ha permesso di
sufficientemente elevato, favorendo così la loro matu- contrastare, almeno per la durata dell’intera operazione,
razione culturale e tecnica. Il progetto inoltre ha pro- l’endemica astrattezza del sapere universitario, notoria-
posto temi di grande interesse urbano e architettonico, mente restio ad abbandonare i territori della teoria per
che hanno suscitato nei vari gruppi di lavoro discussioni affrontare il dominio della prassi, ma soprattutto perchè
approfondite e circostanziate, consentendo di definire un ha riguardato un contesto particolarmente difficile come
vero linguaggio comune; luogo di un autentico confronto quello di Reggio Calabria, al quale l’Università ha con-
di posizioni. Infine durante il lavoro, che è giunto fino alla segnato un contributo che si spera utile. Utile sul piano
stesura degli elaborati esecutivi, è stato possibile com- architettonico ma anche, e ciò forse è più importante, su
prendere realmente il funzionamento di una macchina quello più generale di un riconquistato rapporto organico
decisionale complessa come quella che porta alla realiz- tra comunità insediata e comunità scientifica. In questo
zazione di interventi pubblici di scala considerevole. senso l’esperienza di Cardeto costituisce un evento di
C’è da aggiungere ancora che questo rapporto con la real- particolare rilievo per la scuola di Architettura di Reggio
tà produttiva dell’architettura e della città è stato parti- Calabria, che ha saputo trasformare questa occasione in

129
una risorsa non risolta in se stessa ma capace di dare i menti nuovi. Il risultato è un’operazione intrinsecamen-
suoi frutti anche in futuro. te ibrida e metamorfica, che si è tradotta in un semplice
spostamento di senso tra preesistenze e nuovo. Un senso
Cardeto Sud: il tema nel quale sono entrati come temi collaterali ma determi-
I temi progettuali del completamento dei due centri era- nanti il problema del restauro del moderno -ancorchè di
no notevolmente diversi: Cardeto Nord si presentava un moderno imperfetto come quello delle architetture già
quasi del tutto realizzato nelle sua edilizia residenziale costruite-; della rilettura critica della tradizione edilizia lo-
mentre la costruzione di Cardeto Sud arrestata al trac- cale nel segno di un controllato regionalismo capace di
ciato viario e all’edificazione della scuola elementare e di porsi come un fattore di continuità; dell’innovazione come
alcune case a schiera ha consentito una riflessione e una elemento fondamentale della rifondazione di Cardeto. In
correzione dell’ impianto urbano. definitiva la dissolvenza incrociata si è proposta come una
Il tema che ha sostenuto l’intera operazione progettuale vera e propria riscrittura dell’insediamento, accompagna-
su Cardeto Sud si potrebbe definire come una dissolven- to verso un’identità più chiara e compiuta, ma anche più
za incrociata tra il recupero dell’esistente e il suo sposta- complessa e mutevole.
mento su un piano più complesso, nel quale i contenuti Nel processo descritto tutte le componenti si sono reci-
linguistici avessero il giusto ruolo. procamente contaminate. L’esistente ha acquistato tratti
Il senso del lavoro svolto è stato così duplice. Per un verso diversi, mentre il nuovo ha assunto alcuni caratteri del-
si è cercato di mettere in evidenza i tracciati e gli edifici l’esistente stesso in un movimento di compenetrazione
realizzati, nell’intenzione di esprimere in modo più ricono- architettonica: entrambi hanno dato vita poi ad una terza
scibile e conseguente le potenzialità dell’impianto insedia- entità, un’entità intermedia che ha fissato il tono finale
tivo e dei manufatti; per l’altro si è trattato di innestare su dell’operazione nell’equidistanza tra continuità e disconti-
questa espressione consapevole dell’esistente alcuni ele- nuità, tra conferma e differenza, tra unità e dispersione.

130
Tre ambiti
I progetti elaborati hanno riguardato l’intero sistema del-
le scelte che sono state alla base della ricostruzione. Ciò
ha fatto sì che l’operazione svolta si sia configurata come sul supporto naturale, e al suo contemporaneo presen-
un’operazione molteplice, ovvero come una revisione, un tarsi come un’estensione della topografia del sito, quasi
restauro, una modificazione, un completamento. che il tracciato stesso non fosse altro che la materializ-
Tale lavoro si è espresso in tre ambiti. Il primo è stato zazione di tendenze contenute in nuce nella forma del
quello del tracciato. In quanto elemento generatore della territorio.
forma urbana ogni tracciato è insieme memoria e codice Il secondo ambito del lavoro si è identificato nella ri-
genetico, sistema evolutivo e forma urbis fase per fase strutturazione del manufatto già costruito della scuola
finita, modello da interpretare e regola in qualche modo elementare. Tale intervento non si è rivolto soltanto alla
canonica. Ogni tracciato possiede inoltre una sua funzio- soluzione di problemi tecnici, pure importanti, ma si è
nalità e una sua estetica. Se la sua funzionalità è con- proposto soprattutto come una calcolata interferenza di
nessa alla chiarezza del disegno generale, alla gerarchia codici linguistici diversi. Conseguentemente al tema del-
tra i percorsi, alla relazione tra percorsi e spazi pubblici, la dissolvenza incrociata, già ricordato, si è cercato di
la sua estetica è qualcosa di più complesso partecipando attraversare l’architettura del manufatto esistente con
in larga misura delle qualità formali del sito. La bellezza un’architettura nuova, nella quale confluissero due no-
di un tracciato è data infatti dal modo attraverso il quale tazioni diverse e per certi versi opposte, ovvero un ri-
il rapporto naturale viene ascoltato in quanto implicita ferimento alla tradizione locale espresso dalla metrica
architettura del suolo che trova nella scrittura geome- ravvicinata delle strutture, delle pendenze dei tetti, dei
trico/topologica del sistema degli assi viari e dei vuoti materiali costruttivi, e una accelerazione delle procedu-
urbani la sua definizione. re formali moderne quali traslazioni assiali, rotazioni e
Alla luce di queste considerazioni il tracciato di Carde- compenetrazioni volumetriche.
to Sud è stato rivisitato nell’intenzione di integrarne la Il terzo ambito di elaborazione della proposta ha riguar-
funzionalità e la forma con particolare attenzione alla dato la progettazione dei nuovi edifici, destinati ad in-
presenza in esso di adeguati spazi pubblici. Un ulterio- tegrare quelli esistenti. Si tratta di un certo numero di
re elemento dell’operazione è consistito nel conferire ai manufatti ispirati dal tentativo di dotare Cardeto Sud di
tracciati esistenti un carattere aperto, un valore ottenuto architetture con un forte significato urbano, pur nella
lavorando sul disegno della trama viaria e dei vuoti alla loro dimensione contenuta, capaci di esprimere un ac-
ricerca di un equilibrio dinamico tra le proiezioni dei trac- centuato valore formale.
ciati stessi nel paesaggio e la loro chiusura attorno alla Architetture civili che non si negano al piano del linguag-
propria autonomia strutturale. gio come esplorazione di ciò che in esso è immanente
Un’autonomia relativa dunque, sospesa tra l’appartenen- ma non ancora apparente, una regione nascosta del se-
za totale del tracciato all’atto insediativo in quanto atto gno che queste nuove presenze nella loro ridotta portata
intrinsecamente artificiale che afferma la sua razionalità hanno voluto comunque rendere visibile.

131
Un bilancio provvisorio
Ultimati i progetti si è ora nella fase della realizzazione. Il
cimitero del vecchio centro di Cardeto è stato appaltato
e i lavori sono già iniziati. Per gli altri interventi la Prefet-
tura incontra alcune resistenze passive in quanto il con-
ferimento dell’incarico alla struttura universitaria sembra
avere turbato gli equilibri locali, creando negli ambienti
professionali e imprenditoriali reggini un disagio a tut-
t’oggi non ancora superato. Ci vorrà probabilmente un
pò di tempo prima che questa situazione venga supe-
rata, ma ci sono in ogni modo buone probabilità che le
opere previste saranno alla fine realizzate.
In attesa di vedere il tracciato di Cardeto Sud completa-
to, gli edifici esistenti e quelli nuovi ergersi finalmente nel
bel paesaggio dell’Aspromonte, rimangono gli elaborati
progettuali come testimonianza di un impegno intenso e
prolungato sull’architettura, un impegno concreto che ha
già dato i suoi risultati nell’aver promosso nella Facoltà
di Architettura di Reggio Calabria una fase di riflessione
disciplinare che è ancora in atto.
Nel suo insieme il lavoro per Cardeto Sud ha dato vita a
un piccolo manuale di progettazione, declinato in tipo-
logie precise e in soluzioni linguistiche opportunamente
codificate, un manuale nel quale si sono incrociati più
argomenti e più problemi in una densa stratificazione te-
matica, diretta metafora della sovrapposizione di motivi
e di tempi di cui è espressione ogni insediamento urbano
e ogni architettura che lo abita.

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Intervento di completamento del trasferimento dell’abitato di Cardeto
Progetto urbano di Cardeto Sud: Laura Thermes
Collaboratori: Giuseppe Arcidiacono, Gianfranco Neri, Renato Partenope, Rita Simone

Piazza e viale (pagina accanto) Residenze e attrezzature commerciali


Progetto architettonico: Laura Thermes, con Rita Simone Progetto architettonico: Laura Thermes, con Gianfranco Neri
collaboratori: Adriana Galbo, Luciano Marabello collaboratori: Vincenzo Caccamo, Giuseppe Cardona, Francesco Zito
Progetto delle strutture: Paolo Fuschi Progetto delle strutture: Alfredo Gandolfi
collaboratori: Maria Grazia D’Ascoli collaboratori: Antonio Acierno, Roberto Desiderati, Gianluca Gallo

Case a schiera lungo il viale


Progetto architettonico:
Laura Thermes,
con Renato Partenope
collaboratore: Adriana Russo
elaborazioni cad: Daniela Barbaro,
Domenico Spataro
Progetto delle strutture: Filippo Surace
collaboratori: Francesco Laganà,
Santo Surace

Ristrutturazione
della scuola elementare
Progetto architettonico:
Laura Thermes,
con Roberto Morabito
collaboratori: Angela De Fazio,
Giuliana De Fazio, Sebastiano Quercio,
Alessio Scaravilli, Giuseppe Scravaglieri
Progetto delle strutture: Filippo Surace
collaboratori: Francesco Laganà
Residenze a patio disegni cad: Santo Surace
Progetto architettonico:
Laura Thermes,
con Gianfranco Neri
collaboratori: Vincenzo Caccamo,
Giuseppe Cardona, Simona De Giuli, Fran-
cesco Zito
Progetto delle strutture: Giuseppe Arena
collaboratori: Pietro Cucinotta, France-
sco Giordano, Demetrio Laganà

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Scuola materna e mensa scolastica (a sinistra)
Progetto architettonico: Laura Thermes,
con Angela Galluzzo, Roberto Morabito
collaboratori: Alessio Scaravilli, Giuseppe Scravaglieri
elaborazioni cad: Ilario Greco
Progetto delle strutture: Paolo Fuschi
collaboratori: Maria Grazia D’Ascoli

Ampliamento del cimitero di Cardeto


Progetto architettonico: Laura Thermes
con Rita Simone;
collaboratori: Lucio Boldrin, Vincenzo Caccamo, Giuseppe Cardona, Adriana Galbo,
Luciano Marabello, Loredana Saccullo, Francesco Zito.
Progetto delle strutture: Aldo De Martino
collaboratori: Raffaele Guarnieri, Francesco Linarello

Ristrutturazione del cimitero di Cardeto 1° quadrante


Progetto architettonico: Laura Thermes
con Adriana Galbo, Luciano Marabello;
collaboratori: Lucio Boldrin, Vincenzo Caccamo, Giuseppe Cardona,
Francesco Zito

Centro polifunzionale Ristrutturazione del cimitero di Cardeto 2° quadrante


comunale Progetto architettonico: Laura Thermes
Progetto architettonico: con Giuseppe Arcidiacono,
Roberto Morabito, collaboratori: Lucio Boldrin, Giovanni Fiamingo, Antonella Romagnolo
con Angela Galluzzo;
collaboratori: Alessio Scaravilli, Chiesa di Cardeto Nord
Giuseppe Scravaglieri Progetto architettonico: Laura Thermes
elaborazioni cad: Ilario Greco con Roberto Morabito;
Progetto delle strutture: Filippo Surace collaboratori: Diego Bericat, Giuseppe Cardona, Vincenzo Caccamo
collaboratori: Francesco Laganà Progetto delle strutture: Alfredo Gandolfi
elaborazioni cad: Santo Surace collaboratori: Antonio Acierno, Gianluca Gallo, Roberto Desiderati, Augusto Ghelardoni

In tutti i progetti:
Progetto degli impianti: Vito Grippaldi
collaboratori: Domenico Barbieri, Antonio Barreca, Diego Canale,
Giuseppe Caridi, Rosaria Giuffrè, Alessandro Idone, Ferdinando Loiacono,
Giuseppe Rodà, Giovanni Tiziano

Valutazioni economiche: Aldo Altomonte


collaboratori: Carmela Amodeo, Antonio Barreca, Annamaria Belvedere,
Francesco Calabrò, Daniela Corradino, M. Rosaria Giuffrè, Donatella Mandica,
Pietro Megale, Francesco Polimeni, Giuseppe Rodà, Carlo Romolo,
Pasquale Sergi, Giovanni Tiziano.

Studi geologici: Giuseppe Mandaglio


collaboratori: Alfonso Aliperta, Alessio Foti, M. Clorinda Mandaglio

Piano della sicurezza: Alessandro Taverriti

134
135
Mario Manganaro
In extremis. Un viaggio a Cardeto Sud

Premessa alla fase conclusiva quella del progetto urbano e architettonico. La crea-
La sezione finale di questo lavoro, dedicato ai seminari, zione di un effetto urbano, ricco di spazialità a misura
probabilmente sarà priva in tutto o in parte di un contri- d’uomo e di elementi tipologici residenziali innovativi,
buto importante, che la ristrettezza dei tempi, in cui si si caratterizzava inoltre per essere strettamente legata
è costretti ad operare, non ci ha permesso di ospitare. a riferimenti precisi con le esperienze dei maestri del-
Di ciò ci rammarichiamo non poco, pur se coscienti di l’architettura moderna e contemporanea e ad un luogo
aver fatto quanto era nelle nostre modeste possibilità; di particolare suggestione paesaggistica, situato nella
tuttavia siamo anche sicuri che quanto prodotto e diret- regione aspromontana. Ricordo ancora l’aula, in cui si
to dagli altri curatori non sarà stato vano né tantomeno svolse la relazione, che era affollata di studenti attenti
sarà sottovalutato. Infatti chi è vicino e sensibile alle e interessati e la ressa attorno al tavolo della relatrice
prove di composizione e rappresentazione dello spazio alla fine dell’incontro.
architettonico, potrà apprezzare nelle elaborazioni pro- Il lavoro progettuale condotto nel 1997/98 come espe-
gettuali degli studenti, esposte nella sezione centrale di rienza dipartimentale universitaria - fatto eccezionale
questo libretto, il vero filo conduttore. per la cui realizzazione si dovette procedere ad apposi-
Al pari di un suono, prodotto durante l’esecuzione di te convenzioni tra il Ministero della protezione civile, la
esercizi svolti su un semplice pentagramma, esso farà Prefettura e l’Università di Reggio Calabria - riunì insie-
scaturire la cifra genuina che, pur se modulata su un re-
gistro armonico contenuto, risulterà sommessa e quasi
familiare, parimenti ritmata e ben temperata.
La preparazione della mostra era il risultato di un lavoro
complesso, a cui avevano dato accenti di innovazione e
tensioni di spirito creativo, i contributi seminariali debi-
tamente preparati e opportunamente collocati durante
il corso dell’esperienza. Parte di essi sono stati sintetiz-
zati dai relatori nella terza sezione del lavoro.
Il seminario conclusivo ebbe luogo nel novembre del
2003 in occasione di una prima presentazione di parte
degli elaborati, che appaiono oggi nella mostra. La re-
latrice, prof.ssa Laura Thermes, descrisse con ampiezza
di particolari l’esperienza che il gruppo, da Lei coordi-
nato, aveva effettuato nel progetto di completamento
di Cardeto Sud, una frazione di un piccolo comune si-
tuato nella provincia di Reggio Calabria. L’esposizione
risultò particolarmente interessante, poiché l’intervento
si misurava alle varie scale, da quella del paesaggio a

136
me competenze multidisciplinari per una progettazione rispettare gli altri impegni presi.
integrata. Il progetto, ancora oggi non realizzato, se Su per la f iumara di S. Agata f ino ai piani di Lopa
non in minima parte, per vicende che non raramente Decidemmo quindi, a ridosso dell’ultima scadenza (que-
accadono nel Meridione, acquistava dalle parole dell’au- sta effettivamente – così ci sembrava- improcrastina-
trice autenticità e intensità espressiva, non certo sosti- bile) in una fredda, ma limpida, mattinata di gennaio,
tuibili da una banale o improvvisata descrizione. di raggiungere Cardeto e i piani di Lopa per visitare i
Quanto in questo breve resoconto viene detto sull’argo- luoghi del progetto, come per un viaggio augurale o
mento potrà solo avere il senso di rimarcarne l’assenza, per una ricerca di immagini propiziatorie. Mentre con
con la speranza che in una prossima occasione, non Claudio percorrevamo in auto gli stretti tornanti, che si
lontana, si potrà avere la possibilità di accogliere ade- aggrappavano alle impervie pendici dell’Aspromonte, mi
guatamente un contributo così interessante sull’attuali- vennero in mente i disegni del progetto, tutti sui toni di
tà del progetto e sugli strumenti e i metodi per renderlo blu e grigio, che egli mi aveva fatto vedere pubblicati
compiuto e trasmissibile. in un libretto tascabile blu della casa editrice Diagona-
A volte mi viene il dubbio di essere stato insistente e le. Qualche volta glielo vidi trarre dal suo zaino grigio
probabilmente sono sembrato fastidioso nel sollecitare scuro, quasi nero, per consultarlo religiosamente come
più volte un articolo o un breve saggio da pubblicare su un breviario.
un semplice catalogo di una mostra didattica. Ormai mi In particolare mi aveva colpito uno schizzo a penna-
ero abituato ad essere automaticamente anticipato da rello della planimetria del nuovo centro di Cardeto Sud
due braccia portate in avanti, come a fermare una pos- con gli appunti al margine di un colore diverso, come
sibile richiesta intravista in un avvicinarsi, per altro solo prodotto dalla scrittura di una stilografica, con cui si
di cordiale saluto, e a sentire le esclamazioni, prima di precisavano i nomi per le due piazze quasi comunicanti
qualsiasi proferir parola, che indicavano un altro lieve (Tommaso Campanella e Umberto Boccioni), per il via-
differimento della scadenza ad una prossima occasio- le principale (Corrado Alvaro) e per la villa comunale
ne d’incontro. Forse ho rimosso dalla mia mente tutte (Gianni Versace).
quante le volte, in cui provai. Ricordo soltanto che in Risalendo sul versante settentrionale della fiumara di
alcune evitai di farmi vedere perché cominciavo a sen- S. Agata incontrammo solo qualche raggruppamento di
tirmi a disagio. Dubitai perfino sulla necessità di conti- case, che si affacciavano sulla strada stretta e tutta cur-
nuare a lavorare al completamento del catalogo. ve. Nell’ascesa tutto sembrava più luminoso e rarefatto.
Tuttavia riuscii in qualche modo a non rendere manife- I costoni impervi, la cui vegetazione di un verde intenso
ste le mie incertezze per non scoraggiare ulteriormente riluceva a tratti, lasciavano il posto a rocce scabre grigia-
i miei colleghi, che partecipavano all’impresa. stre, quasi metalliche, e nel cielo terso neanche una nuvo-
Cercai di differire il più possibile le scadenze editoria- la. Potevamo anche illuderci, man mano che si procedeva
li, ma non sopraggiungendo immagini o testi relativi si nell’ascensione, di scorgere da lontano sugli altopiani di
rischiava seriamente di non avere il tempo necessario fronte lo sfavillìo di un’improbabile “città del sole”.
per portare a termine il lavoro con l’aggravio di non All’improvviso Claudio mi indicò in alto l’addizione nuo-

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va del cimitero, ma, per non distogliere l’attenzione inspiegabilmente abbandonato poco prima del comple-
dalla guida, riuscii appena a intravedere in alto di sfug- tamento della costruzione. Trovammo con qualche dif-
gita un’immagine sfocata di muri bianchi e obliqui, che ficoltà la strada sterrata di raccordo e passammo sotto
scomparivano dietro la curva della strada. le impalcature del nuovo ponte, le cui strutture ardite
Non mi ero reso conto di essere già arrivato alla peri- dal colore rosso antiruggine si libravano come sculture
feria di Cardeto. Ci fermammo sulla piazza del paese a sostegno dell’impalcato, il cui scheletro strutturale era
in leggera salita con l’anacronistico colonnato postmo- composto da un susseguirsi seriale di aeree voltine in
derno del portico del municipio, affacciato sulla vallata. lamiera. Salimmo ancora per impervi tornanti sul ver-
Dall’altra parte della strada nei pressi di una grandissi- sante opposto e l’abitato, quasi appeso come un fitto
ma quercia, sostava al pallido sole invernale una lunga alveare alla ripida collina di fronte, scomparve all’im-
fila di persone anziane in attesa del turno per entrare provviso dopo un altro tornante.
nell’ufficio postale. Inoltrandoci a piedi verso il centro Raggiunto infine l’altopiano, coperto da una fitta fag-
incontrammo stradine strette e animate; appena sot- geta senza foglie, scorgemmo contro sole in fondo alla
to la strada appariva una chiesetta dalla facciata color strada i primi edifici dal color rosso scuro, tipico delle
ocra, restaurata di recente. Si poteva raggiungere con case cantoniere, con le serrande bianche abbassate.
una breve rampa il sagrato, che girava anche sul fianco Un cartello all’ingresso dell’abitato segnalava che la
e si apriva a strapiombo sopra un dirupo. strada, che avevamo appena percorso per raggiunger-
Per raggiungere Cardeto Sud attraversammo la fiuma- lo, era intransitabile.
ra su un ponte provvisorio, a lato di un altro in ferro, Si capiva dalle finestre sbarrate che i blocchi delle residen-
ze, se pur in discrete condizioni, erano disabitati. Solo in
un appartamento, posto al secondo piano, c’erano segni
di vita; si vedevano le tendine ricamate alle finestre e
un’utilitaria blu era ferma davanti all’ingresso. Si sentiva
provenire dalla casa il suono di una radio mentre, al bordo
della strada sterrata, un gatto grigio, pronto a scattare,
puntava qualcosa tra i cespugli ed i rovi.
In un altro blocco di residenze tre camini di lucido metal-
lo fuoriuscivano dai sopraluce, parzialmente affumicati, di
alcune aperture del piano terra e oltrepassavano la som-
mità dell’edificio. Più avanti sulla destra in una radura,
contornata su un lato da un filare di abeti, si profilava la
scuola elementare ad un solo piano e con il tetto rosso di
lamiera; oltre di essa emergeva inaspettato, al di sopra di
un bosco di alberi spogli, il profilo innevato dell’Etna con-
tro il cielo di un azzurro chiarissimo.

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La giornata era bella con l’aria fredda e pulita e con una e puntati come moncherini verso l’alto. Alcuni ragazzi
visibilità straordinaria, come succede qualche volta d’in- giocavano a pallone ai suoi piedi. La facciata della chiesa
verno, ma non vedemmo nessuno in giro, solo qualche era coperta interamente dalle impalcature per lavori di
auto nel parcheggio della scuola con le finestre in par- restauro, mentre due lati della piazza erano delimitati da
te tappezzate di fogli con disegni colorati. Vagammo un edifici fatiscenti, di cui rimanevano in piedi solo i muri.
poco per le strade desolate con le aree di parcheggio Dalle finestre vuote si vedevano i poveri resti dell’interno
vuote, ai cui margini premeva un’erba folta e traboc- contornati da ritagli luminosi di cielo.
cante. Passò solo un furgoncino della posta, bianco con
le scritte gialle e blu, che procedeva silenzioso e senza La fase conclusiva
fretta per le vie deserte. Prendemmo quindi la strada Durante la composizione finale, poco prima di andare in
che attraversa la distesa dei campi nei piani di Lopa e stampa, arrivò il contributo, prima così atteso ed a cui poi
raggiungemmo in breve la statale 183. avevamo, nostro malgrado, rinunciato. Ciò comportò un
Poi fu tutta una discesa in picchiata verso lo Stretto lun- rivolgimento dell’ultimo assetto appena composto e non
go i ripidi tornanti, che danno verso l’ampia fiumara di pochi problemi, tuttavia fu accolto con grande piacere,
Melito, passando da numerosi toni di verde, frammisti al come una liberazione ormai inaspettata. Fu visto anche
giallo ocra delle querce, al diffuso verde argentato degli come un incoraggiamento che ci permise di concludere
ulivi della zona più bassa quando la strada spiana. il lavoro con nuova lena e determinazione, superando
Lungo la via del ritorno ci fermammo solo a far visita quasi miracolosamente i tempi ristretti e alcuni disagi
ad un olmo secolare. Lo trovammo, ormai mal ridotto, burocratici e amministrativi. Scherzando tra di noi finim-
al centro della piazza davanti alla parrocchiale di S. Lo- mo per considerare il viaggio a Cardeto come se avesse
renzo, un paesino arroccato su un ripido colle tra due avuto non solo un valore propiziatorio, ma addirittura di
ampie fiumare. Era rimasto un grande tronco, costretto premonizione.
in un aiuola di cemento, con pochi rami in cima spogli Mi venne in mente la cura particolare con cui Claudio
traeva dal suo zaino il libretto tascabile con la copertina
blu, ma non osai chiedergli nulla.
Quanto si può leggere in appendice quindi, pur se ora po-
trà sembrare inutile ed ha solo un valore documentario,
resta come resoconto delle ultime fasi convulse di una
piccola impresa, che per coloro che l’hanno intrapresa e
portata a termine è stata occasione di ansiosa fatica, ma
soprattutto di arricchimento umano oltre che, speriamo,
per i pochi altri che ne verranno a conoscenza, di un
qualche interesse didattico o scientifico.

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Apparati Catalogo Mostra 2003 Carmelo D’Angelo
Note 071 CasaBerkowitz-Odgis a Martha’s Vineyard, Mass. USA (1984-1988)
I testi della sezione “Mostra”, assieme alle immagini che li accompagna- di Steven Holl/Lettura Arch.
no, sono redatti da Claudio Marchese; in particolare le immagini sono 078 Casa a Patio
prodotte come viste lanciate partendo dai file di pianta 3D di Archicad, Guido Donato
realizzati dagli studenti del corso come esercitazione, volta a volta ri- 090 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria
guardanti letture di architetture o scritture di architetture, ossia progetti. planimetria, viste prospettiche/tav2-Il racconto e gli spazi
La paternità dei file di pianta 3D di Archicad comprensiva dell’indicazione Ferdinando Fanini
dei dati di progetto è deducibile dall’elenco-indice in calce, relativo alle 058 Complesso Scolastico a Loeches, Madrid (1989)
tavole dei lavori di corso degli studenti. di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch.
Per quanto riguarda le altre sezioni, gli autori dei singoli contributi hanno Floreana Ferraro
provveduto a segnalare le fonti delle illustrazioni che li accompagnano, 048 Fermata dell’autobus a Poggioreale (1987)
dando per implicito che ove la segnalazione fosse assente s’intende che di Franco Purini e Laura Thermes/Lettura Arch.
le illustrazioni sono materiali prodotti dallo stesso autore. Fabio Geraci
060 Casa a Tavira (1991)
Dario Acacia di Eduardo Souto de Moura/Lettura Arch.
088 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria 037 Impianto spaziale
planimetria, piante, e viste/tav5-L’uso e la comunicazione Maria Grazia Giardina Papa
Giuseppe Amata 041 Accessibilità
055 casa Turegano a Pozuelo, Madrid (1988) 079 Casa a Patio
di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch. Salvatore Gitto
Tiziano Aricò 061 Casa Dadim a Bom Jesus, Braga (1989-97)
081 Casa a Patio di Eduardo Souto de Moura/Lettura Arch.
Vittorina Blasa 095 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria
042 Accessibilità piante e viste/tav5-L’uso e la comunicazione
Edoardo Caminiti Claudio La Maestra
093 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria 045 Accessibilità
planimetria e sezioni Prospettiche/tav2-Il racconto e gli spazi Francesco Lo Presti
Francesco Casaraona 063 Show-room Revigrés ad Agueda, Portogallo (1993-1997)
054 Casa Garcia Marcos, Valdemoro, Madrid (1991) di Alvaro Siza Vieira/Lettura Arch.
di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch. Daniela Lo Verde
Angelo Colucci 072 Casa a Mezzovico, Lugano, Canton Ticino (1983)
070 Casa Malaparte a Punta Massullo, Capri (1938-1942) di Franco e Paolo Moro/Lettura Arch.
di Adalberto Libera/Lettura Arch. 077 Casa a Patio
Adriana Coppini Dario Mamì
056 Casa Pino a Vicalvaro, Madrid (1999) 087 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria
di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch. Sezioni prospettiche e viste/tav5-L’uso e la comunicazione
Salvatore Costa Concetta Monforte
064 Capitaneria del porto turistico a Marina do Lagos (1992) 086 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria
di Goncalo Byrne/LetturaArch. piante e viste/tav5-L’uso e la comunicazione

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Silvia Messina Giuseppe Vito Spinella
049 Cappella di Sant’Antonio di Padova a Poggioreale (1984-93) 040 Accessibilità
di Franco Purini e Laura Thermes/Lettura Arch. 068 Casa-modello alla triennale di Milano (1923)
Antonio Monastra di Theo van Doesburg/Lettura Arch.
067 Case popolari a Falcinelo-Carabanchel (1997) 080 Casa a Patio
di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch. Elena Tesoriero
091 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria 057 Centro Balear de Innovacion Tecnologica a Inca, Maiorca (1995)
piante e viste prospettiche/tav2-Il racconto e gli spazi di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch.
Luana Pagliuca
050 Casa Pirrello a Gibellina (1990) Didascalie articoli:
di Franco Purini e Laura Thermes/Lettura Arch. Un progetto di descrizione.
Antonio Pino Laura Thermes
044 Accessibilità 007 Angolo della Scuola Materna su Piazza Umberto Boccioni
David Previti 008 Densità urbane a Cardeto Sud
053 Museo “Elsa Peretti” a San Martì Vell, Gerona (1996) Angolo delle case a patio e ritmo delle “torri”
di Alberto Campo Baeza/Lettura Arch. Angolo delle case a patio
Salvatore Romano 009 Angolo-testata delle case a schiera
043 Accessibilità Scorcio prospettico
Alessio Saccà Valori tradizionali in un angolo non retto del “moderno”.
073 Casa Rezzonico a Vogorno (1984-1985)
di Livio Vacchini/Lettura Arch. La mostra “Percorsi di Architettura ad Ingegneria”
076 Casa a Patio Maria Anna Caminiti
Antonino Scardino 010 Fiorello Filippo. Modello della Biblioteca dell’Università
089 Piccole architetture ludiche nel Giardino d’ingegneria di Aveiro (1988) di Alvaro Siza Vieira.
Assonometrie e sezioni/tav4-Dall’interno e dall’esterno 011 Giulio Canfora. Modello del Padiglione tedesco alla
Francesco Sciotto Esposizione universale di Barcellona (1929)
047 Padiglione in cemento e vetro (1976) di Ludwig Mies van der Rohe.
di Franco Purini/LetturaArch. 012 (in basso a sin) - Claudio Nibali - Modello del Convento
096 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria di Sainte-Marie-de-la-Tourette (1957) di Le Corbusier
piante e viste/tav5-L’uso e la comunicazione 012 (in alto a destra) - Orazio Perrone. Modello della Biblioteca
Sonia Sofi civica a Orihuela, Alicante (1992) di Alberto Campo Baeza.
094 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria
pianta e viste/tav5-L’uso e la comunicazione Disegni di progetto. Note al margine di una mostra didattica
Giusi Sofi Mario Manganaro
092 Piccole architetture ludiche nel giardino d’Ingegneria 014 Il plastico di una promenade
piante e viste/tav5-L’uso e la comunicazione 015 Studenti che disegnano
Ignazio Spinella 016 Interno della sede central Caja de Granada di A. C. Baeza
034 Chiusura laterale
035 Attacco a cielo Giocatori di dama e giocatori di scacchi
036 Attacco a terra Claudio Marchese
025 Muro di telai metallici e tessiture calcaree.

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Porte e finestre con vista Intervento urbano a Cardeto Sud. Una riscrittura insediativa
Alessio Altadonna Laura Thermes
026 Schizzi del progetto per l’isolato di F. Venezia. 128 Schizzo di Cardeto con toponomastica
Da B. Messina (a cura di), “Venezia. Architetture in Sicilia Planimetria di Cardeto Sud, stato di fatto
1980-1993”, Clean Edizioni, Napoli 1993. Da Viale Corrado Alvaro
027 Vista assonometriche dell’edificio mensa-mediateca. 129 Vista prospettica
028 Vista prospettica dell’edificio mensa-mediateca. Planimetria di Cardeto Sud, progetto del concorso (1978)
029 Foto della nuova sede della Facoltà di Ingegneria di Messina. Il sistema delle piccole torri
Planimetria di Cardeto Sud, progetto redatto nel 1997
Matite e altri strumenti per progettare 130 La Piazza Tommaso Campanella
Claudio Marchese Planimetria del sistema Piazza Umberto Boccioni,
117 Lavagna 1: sezioni e impianti spaziali. Villa Comunale Gianni Versace.
118 Lavagna 2: spazi e rigiri d’angolo tra muri, percorsi e telai. Da Piazza Tommaso Campanella
119 Lavagna 3: impianti e articolazioni spaziali di un muro. 131 Il sistema delle Case a Torre
120 Le due pagine affrontate della monografia Electa Sezione longitudinale sulla strada dei fronti urbani
di Alberto Campo Baeza nella collana Documenti, Dal vicolo di servizio al fronte giardino delle schiere
descriventi il “Progetto per il secondo complesso scolastico 132 Sezioni trasversale e longitudinale di Piazza Umberto Boccioni
a Loeches. Madrid 1994” . Pianta e prospettiva
122 Insieme degli schizzi dell’atrio della scuola. 133 Pianta dell’isolato delle residenze a patio e vista prospettica
123 Primo schizzo-sezione dell’atrio. Pianta del sistema delle schiere e vista prospettica
Secondo schizzo-sezione dell’atrio. Pianta dell’isolato delle residenze a torre e vista prospettica
Terzo schizzo-sezione dell’atrio. Prospetto, pianta e scorcio prospettico della ristrutturata
Schizzo assonometrico dell’atrio. scuola elementare
Primo schizzo di pianta con la scala a rampa unica. 134 Pianta di scuola materna e mensa scolastica,
124 Secondo schizzo di pianta con la scala a due rampe accostate. vista prospettica
Foto del plastico di studio. Pianta del centro polifunzionale comunale e scorcio prospettico
125 Stralci quotati di proiezioni-sezioni di pianta e Sezione longitudinale del centro urbano
sezioni longitudinale e trasversale dell’atrio.
In extremis. Un viaggio a Cardeto Sud
Ristrutturazione dell’impianto del “Paesaggio metallico” milazzese. Mario Manganaro
Antonino Nastasi 136 Tanti pezzi facili
126 Planimetria della fascia di progetto 138 All’entrata di Cardeto Sud
per il “paesaggio metallico” di Milazzo 139 L’Etna vista da Cardeto Sud
127 Tre fasi d’intervento:
- Strade come canali ottici
- Fascia costiera come continuità della linea di costa.
- Fascia organica come filtrazione del verde a monte.
Sulle tessiture:
- Composizione dei tessuti
- Nuove tessiture inglobanti il preesistente modificato

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