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Estratto

COSTANTINO I
ENCICLOPEDIA COSTANTINIANA
SULLA FIGURA E L’IMMAGINE
DELL’IMPERATORE
DEL COSIDDETTO EDITTO DI MILANO
313-2013

volume secondo

isbn 978-88-12-00171-2

ISTITVTO DELLA
ENCICLOPEDIA ITALIANA
FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI
ROMA 2013
II VOL 88 Stantchev II IMP.qxp:Impaginato 2a prova.qxp 17/06/13 16.00 Pagina 471

Krassimir Stantchev - Vassja Velinova

Tradizioni, culto e dottrine nel mondo


bulgaro

Sommario: Il modello costantiniano nel primo un ruolo di primo piano, pur all’interno di un para-
impero bulgaro (metà IX-fine XI secolo). Un digma rovesciato. Con la formazione del secondo
modello proposto – Il modello recepito: Costantino impero bulgaro (1185/1187-1393/13963) Costan-
come simbolo nella tradizione ecclesiastica – La rice- tino ricompare con forza nella tradizione ufficiale:
zione del personaggio storico ▭ L’immagine di Costan- come immagine del sovrano cristiano ideale e vin-
tino nei testi storico-apocalittici (XI-XII secolo) ▭ citore del paganesimo nonché come difensore della
Il modello costantiniano nel secondo impero bul- fede dalle eresie e rinnovatore dell’impero. È nel
garo (fine XII-fine XIV secolo). Il Synodikon di XIV secolo che si osserva il massimo impatto del
zar Boril – Costantino ed Elena nelle letture del Pro- tema costantiniano sulla cultura bulgara, che trova
log – Lo zar Giovanni Alessandro come nuovo Costan- espressione sia nell’idea di Tărnovo, capitale del
tino – L’encomio di Costantino il Grande e di sua secondo impero bulgaro, come Nuova Costantino-
madre Elena scritto da Eutimio, patriarca di Tăr- poli (ergo, Terza Roma), sia nell’elaborazione della
novo ▭ Costantino ed Elena nella tradizione popo- prima ampia opera in lingua slava, dedicata speci-
lare bulgara: i nestinari e il nestinarstvo ficamente a Costantino il Grande e sua madre Elena,
scritta da Eutimio, l’ultimo patriarca di Tărnovo.
Con la caduta del secondo impero bulgaro sotto il
Il tema e l’immagine di Costantino entrano nella dominio ottomano (1393/1396), destinato a durare
cultura bulgara con la conversione del primo impero fino al 1878, la figura di Costantino continuerà a
bulgaro (681-1018) al cristianesimo1, avvenuta tra essere presente, insieme con quella della madre
gli anni 864 e 866. Sia il patriarca di Costantino- Elena, soprattutto nell’ambito del culto religioso,
poli Fozio (858-867, 877-886) sia il papa Nicolò I che con il tempo assumerà anche una particolare
(858-867) esortano il neobattezzato principe bul- forma popolare, il nestinarstvo (danza rituale su car-
garo Boris-Michail (852-889, morto nel 907) a boni ardenti), conservatasi in alcune località della
seguire il modello di Costantino il Grande nella Bulgaria e della Grecia sino ai giorni nostri.
lotta contro il paganesimo per il trionfo del cristia-
nesimo. Dopo l’introduzione del paleoslavo come
lingua ufficiale della Chiesa e dello Stato in Bulga- Il modello costantiniano nel primo impero
ria (893), il modello costantiniano viene insisten- bulgaro (metà IX-fine XI secolo)
temente riproposto anche grazie a traduzioni di testi
catechetici e cronachistici, nonché attraverso il culto Un modello proposto
di Costantino e di sua madre Elena, festeggiati come Nell’autunno dell’864 o dell’865 (la cronologia
santi il 21 maggio, ma commemorati durante l’anno è incerta) l’ultimo khan dei bulgari Boris (regnante
liturgico anche in occasione di altre ricorrenze legate dall’852) riceve il battesimo da parte di Costantino-
alla santa croce. Nell’epoca della riconquista bizan- poli e assume il nome Michail in onore dell’impe-
tina (1018-1185/1187) nei territori bulgari non sol- ratore bizantino Michele III, suo padrino virtuale.
tanto continua a diffondersi il culto di Costantino Poco più tardi il patriarca di Costantinopoli Fozio
ed Elena, ma in ambito non ufficiale, apocrifo-leg- invia al neobattezzato principe un’ampia epistola,
gendario2, viene elaborata un’ideologia patriottico- De officio principis, con la quale assume il ruolo di
escatologica nella quale a Costantino viene riservato suo mentore4. Dopo aver riportato il testo del Credo

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formulato dai 318 padri del primo concilio ecume- compresi, di 52 famiglie nobili proto-bulgare ree
nico di Nicea, il patriarca dedica ampio spazio (13 di essere insorte per opporsi alla conversione8.
capitoli su 118 secondo l’edizione in Patrologia Anche Nicolò I, pur rimproverando il principe per
Graeca) ai sette concili ecumenici. Alla fine del capi- la morte dei bambini innocenti, gli promette indul-
tolo dedicato al primo concilio, Fozio sottolinea che gentia (dopo la necessaria penitenza, naturalmente)
era stato l’imperatore Costantino a convocarlo e a giudicando che il massacro era stato compiuto per
illuminarlo con la propria presenza. Più avanti il eccessivo zelo nei confronti della religione cristiana
patriarca, lodando Boris-Michail per aver conver- e per ignoranza delle sue leggi (risposta XVII).
tito il suo popolo al cristianesimo, scrive che così Comunque sia, questi due testi non ebbero dif-
facendo egli si è elevato all’opera di Costantino il fusione nella Bulgaria medievale, almeno non in
Grande ed è diventato simile a lui5. Il patriarca Fozio lingua slava. L’epistola di Fozio, molto diffusa nel
estende in questo modo la teoria bizantina dell’im- tardo Medioevo e nelle epoche successive come uno
peratore come Nuovo Costantino anche a un prin- degli specula principum (e come tale adottata anche
cipe straniero impegnato nella lotta contro il paga- per l’educazione di Luigi XV di Francia dal tea-
nesimo6. Questa estensione assumerà un diverso tino p. Bernard9), venne tradotta solo verso la fine
significato ideologico (ovvero tornerà a quello ori- del XIV secolo: le testimonianze manoscritte, una
ginale: un nuovo Costantino prima o poi deve sedere serba e le altre russe, risalgono ai secoli XV-XVI.
sul trono di Costantino) quando il figlio di Boris- Le Responsa di Nicolo I, invece, sono state tradotte
Michail, Simeone il Grande (893-927), si procla- in bulgaro solo in epoca moderna per fini di stu-
merà zar e cercherà di conquistare Costantinopoli. dio. Sono altri i testi, di carattere letterario e cul-
Con la conversione Boris-Michail si ripropone tuale, che hanno introdotto e coltivato l’immagine
di entrare a far parte della famiglia dei sovrani cri- di Costantino nel Medioevo slavo ortodosso.
stiani, riservando però alla Bulgaria una esplicita
autonomia politico-ecclesiastica. Insoddisfatto della Il modello recepito: Costantino come simbolo
risposta bizantina (l’epistola di Fozio fu consegnata nella tradizione ecclesiastica
al principe da una missione composta di semplici Un elemento della dottrina costantiniana, così
sacerdoti e monaci che non avrebbero potuto instau- come si era formata nell’Impero romano d’Oriente,
rare nel paese una gerarchia ecclesiastica autonoma), viene recepito molto bene da Boris-Michail: spetta
egli si rivolge a papa Nicolò I che nell’autunno al sovrano trovare la soluzione dei problemi con-
dell’866 invia in Bulgaria un’autorevole missione cernenti la Chiesa. Nell’870 egli invia al VI conci-
guidata da Formoso, vescovo di Porto e futuro papa lio di Costantinopoli (riconosciuto da alcuni teo-
(891-896), e Paolo, vescovo di Populonia. Essi por- logi occidentali come VIII ecumenico) una legazione
tano con sé le celebri Responsa Nicolai I papae ad che il 28 febbraio partecipa alla sessione conclusiva
consulta Bulgarorum7 nelle quali il pontefice, in del concilio e ripropone la questione della giurisdi-
modo ben più concreto di Fozio, rispondendo alle zione ecclesiastica nel territorio bulgaro. Il 4 marzo,
domande fattegli (e non conservatesi se non all’i- a concilio concluso, i legati dei patriarcati orientali
nizio di ciascuna delle 106 risposte), istruisce il prin- vengono riconvocati dall’imperatore Basilio I e asse-
cipe bulgaro su come governare il nuovo Stato cri- gnano a Costantinopoli la giurisdizione sulla Chiesa
stiano. Nella risposta XXVI, raccomandando la bulgara; di lì a poco il patriarca Ignazio (richiamato
sostituzione della tradizionale insegna militare dei dal concilio al trono patriarcale dopo la deposizione
proto-bulgari, la coda di cavallo, con la santa croce, e la condanna di Fozio) invia in Bulgaria un arci-
il papa narra la storia della battaglia di ponte Mil- vescovo coadiuvato da alcuni vescovi. In questo
vio, della visione di Costantino e della sua vittoria modo, grazie all’accordo tra i due sovrani viene
grazie al segno della croce. All’inizio della sua rispo- risolta felicemente una questione che Boris-Michail
sta Nicolò I cita inoltre Mosè, avanzando così l’i- non era riuscito a sciogliere negli oltre cinque anni
dea di Costantino come nuovo Mosè: un’idea già di negoziati con il patriarcato di Costantinopoli e
cara a Eusebio di Cesarea, primo biografo di Costan- con la Santa Sede.
tino il Grande. Ottenuta nell’870 l’autonomia (sebbene non
Non si ha notizia di come il principe Boris- ancora l’autocefalia) della Chiesa bulgara, Boris-
Michail abbia recepito il modello costantiniano Michail compirà il passo successivo, la sua slaviz-
indicatogli dai suoi illustri precettori. Il paragone zazione, ventitré anni più tardi. Nell’889, dopo
con Costantino il Grande nella lotta contro il paga- trentasette anni di governo, egli si ritira in mona-
nesimo, contenuto nell’epistola del patriarca Fozio, stero e mette sul trono il primogenito Vladimir,
avrà in parte confortato la sua coscienza sulla quale coltivando forse l’idea di vedere un giorno a capo
pesava la morte di tutti i membri maschi, bambini della Chiesa bulgara il figlio più piccolo, Simeone,

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TRADIzIONI, CULTO E DOTTRINE NEL MONDO BULGARO

allievo costantinopolitano. Ma nell’893 Boris- Rimandano esplicitamente o implicitamente


Michail lascia temporaneamente il monastero e in alle figure di Costantino ed Elena anche le ricor-
forza dei suoi diritti di re-padre depone e acceca renze liturgiche della santa croce accolte nella tra-
Vladimir, reo di aver voluto restaurare il pagane- dizione bulgara da quella bizantina. Per la solen-
simo (almeno così presentano la vicenda, assai nità dell’Esaltazione della croce (14 settembre) nella
oscura, le fonti occidentali a partire dal Chronicon tradizione medievale bulgara sono presenti ben quat-
di Reginone di Prüm). Secondo alcune fonti Boris- tordici diversi sermoni12, almeno tre dei quali com-
Michail, ancora una volta nel ruolo di ‘nuovo posti o tradotti tra la fine del IX e la fine del X
Costantino’, convoca un’assemblea che eleva al secolo, epoca alla quale risale anche la traduzione
trono Simeone, trasferisce la capitale dalla vecchia del corrispettivo Ufficio liturgico nel quale, però,
Pliska con le sue forti tradizioni pagane a Preslav, non compaiono mai i nomi di Costantino ed Elena.
costruita e pensata come Nuova Costantinopoli, e Uno dei sermoni suddetti, Lode nel giorno dell’ele-
decreta l’introduzione – nella Chiesa e nell’ammi- vazione della croce13, viene attribuito da alcuni stu-
nistrazione dello Stato – della lingua paleoslava, diosi a san Clemente di Ocrida (morto nel 916), da
portata in Bulgaria nell’885/886 dai discepoli dei altri a Giovanni Esarca di Bulgaria (fine IX-inizio
santi Cirillo e Metodio, soppiantando così la lin- X secolo). Si tratta di un lungo testo altamente reto-
gua greca e il clero greco. rico, incentrato sulla croce stessa, tuttavia nella nar-
Con l’introduzione delle lettere slave nella prassi ratio iniziale si afferma che, quando ormai da molti
liturgica e statale ha inizio la vera e propria rice- anni la santa croce, i chiodi e il titulus crucis erano
zione del modello culturale bizantino nel primo caduti nell’oblio, «Dio innalzò nel mondo degli
impero bulgaro, sebbene in forma ridotta, confa- uomini uno zar pio e cristiano, intendo Costantino
cente alle condizioni socio-culturali di uno Stato da il Grande, e sua madre Elena che cercò e ritrovò la
poco convertito al cristianesimo. L’immagine e il croce con l’aiuto di Dio e tramite la fede di un archie-
culto ecclesiastico di Costantino il Grande rientrano reo»14. Se in questo sermone viene accolta la ver-
in questo modello, ma sono recepiti con sostanziali sione secondo la quale sant’Elena ottenne l’aiuto
riduzioni. Costantino, insieme con la madre Elena, del patriarca di Gerusalemme Macario, un altro ser-
vengono naturalmente venerati come santi, come in mone, Del ritrovamento della santa e vivificante croce
tutta la tradizione orientale, e sono festeggiati il 21 ritrovata da Elena15, tradotto dal greco (BHG 396,
maggio. Nel calendario di uno dei più antichi mano- ma con finale variato), presenta invece la versione
scritti slavi conservatisi, l’Evangelistario di Assemani secondo cui Elena sarebbe stata aiutata nella sua
(cod. Vat. slav. 3, X-XI secolo, scritto nell’alfabeto impresa dall’ebreo Giuda, poi convertitosi e bat-
originale di san Cirillo, il glagolitico), al 21 maggio tezzato come Ciriaco. Questo sermone ha sapore
si legge: «Mese di maggio, 21. Memoria del santo, apocrifo, cosa avvertita anche dal copista di una
grande e pio zar Costantino e di sua madre Elena» delle sue testimonianze più tarde (1623) che accanto
(f. 146v). Alla stessa data già nei più antichi minei al titolo scrive: «Questo sermone non è veridico» e
liturgici10 si trova l’Ufficio (Služba) dei Ss. Costan- a margine del racconto di Giuda che avrebbe aiu-
tino ed Elena tradotto dal greco. La sua ricca meta- tato sant’Elena si rivolge direttamente all’ebreo:
forica presenta Costantino come nuovo Davide unto «Non buggerare, o eretico, Macario la trovò, non
direttamente da Dio; egli è «pari agli apostoli» (spesso tu»16. La terza opera dell’epoca, il Sermone dell’al-
paragonato concretamente all’apostolo Paolo) e bero onorabile17, appartiene al pope bulgaro Iere-
«padre di tutti gli zar»; particolare attenzione è dedi- mia, noto autore di testi apocrifi del X secolo. Nel
cata al legame dell’imperatore con la santa croce. testo, che racconta la storia dei tre alberi dai quali
Nella Bulgaria medievale, però, non verranno mai vennero ricavate le tre croci, non vi sono riferimenti
tradotte né la Vita Constantini di Eusebio di Cesa- a Costantino ed Elena, ma in alcuni manoscritti lo
rea né le successive opere agiografiche e/o panegi- troviamo alla data del 14 settembre, come sermone
ristiche conosciute nella tradizione greco-bizantina. per la festa dell’Esaltazione della santa croce, ben-
Ai secoli IX-X risalirebbe la sola traduzione di una ché riporti nel titolo l’indicazione per la lettura nella
anonima Vita di papa Silvestro (BHG 1632B) che terza domenica della Quaresima, dedicata appunto
riporta alcune notizie su Costantino11. Così nella alla venerazione della santa croce. In alcuni casi alla
tradizione ecclesiastica del primo impero bulgaro stessa ricorrenza viene destinata anche la succitata
l’immagine e le gesta del ‘padre di tutti gli zar’ si Lode nel giorno dell’elevazione della croce18, mentre
riducono a pochi elementi dalla forte carica simbo- dal XIV secolo in poi l’anonimo sermone Del ritro-
lica che gravitano intorno all’idea di Costantino, vamento della santa e vivificante croce si trova inse-
l’imperatore che vince con la forza della santa croce rito sia alla festa del 14 settembre, alla quale era in
e fa trionfare il cristianesimo. origine destinato, sia al 21 maggio, memoria litur-

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gica di Costantino ed Elena. In questo modo viene il presbitero bulgaro Kosmà (Cosmas, metà X
evidenziato il legame funzionale, ma anche conte- secolo) nel suo Discorso contro i bogomili, passando
nutistico, tra la memoria di Costantino ed Elena e brevemente in rassegna le eresie ‘storiche’, cita
le ricorrenze della croce, alle quali vanno aggiunte anch’egli Costantino imperatore come ausiliatore
altre due date (sempre seguendo l’ordine dell’anno dei santi padri del concilio niceno con la formula
liturgico ortodosso che inizia il 1° settembre): il 7 seguente: «adjuti, divina disponente voluntate, ab
maggio, «Commemorazione del segno della preziosa ipso imperatore Constantino»22.
croce che apparve nel cielo sopra Gerusalemme nel
351 D.C.», e il 1° agosto (nei più antichi manoscritti La ricezione del personaggio storico
slavi anticipato al 31 luglio), «Processione del vene- Tutti i testi finora citati, liturgici, catechetici o
rabile Legno della Croce del Signore». Di quest’ul- polemici che fossero, propongono un’immagine
tima ricorrenza, legata a un’usanza costantinopoli- simbolica di Costantino, semplificata e teologica-
tana, si hanno soltanto le testimonianze dei calendari mente corretta, frutto della lunga elaborazione nella
liturgici (per esempio nel già citato Evangeliario di tradizione bizantina, dalla quale quest’immagine
Assemani, f. 151r), mentre per il 7 maggio si è con- viene accolta nella tradizione bulgara dei secoli IX-
servata un’antichissima copia dell’Ufficio liturgico X per poi diffondersi in tutta la Slavia Orthodoxa.
(tradotto dal greco tra la fine del IX e la fine del X Gli unici testi nei quali s’intravede il personaggio
secolo), il cui testo non cita mai Costantino ed Elena, storico e se ne raccontano le gesta sono le tradu-
ma ha un titolo alquanto eloquente: «Memoria del zioni delle principali cronache bizantine eseguite
segno della croce, quando è apparso nella Città Santa per la biblioteca della corte e lette soprattutto dal
nella terza ora del giorno, ai tempi dello zar Costan- principe e dalla sua cerchia.
tino, figlio di Costantino il Grande»19. La traduzione antico-bulgara della Cronaca di
L’intera tradizione cultuale offre un’immagine Giovanni Malalas non ci è pervenuta integralmente,
di Costantino il Grande inscindibilmente legata al manca il racconto dell’epoca di Costantino, ed è
simbolo della croce: egli è padre di tutti gli zar cri- difficile affermare con certezza fino a che punto
stiani poiché ha ricevuto l’invincibile arma della questo testo abbia contribuito a diffonderne la cono-
santa croce direttamente da Dio ed è stato il primo scenza tra l’élite del primo impero bulgaro. Un rac-
zar cristiano. Costantino, dunque, tramite la croce conto biografico abbastanza dettagliato su Costan-
ha ricevuto l’investitura divina, e il suo potere viene tino è invece presente nella cosiddetta versione slava
da Dio – un’idea cara nei secoli a tutta la tradi- della Selezione cronografica (‘Εκλογὴ χρονογραϕίας)
zione cristiana orientale che, a differenza di quella di Giorgio Sincello databile verso la fine del IX o
occidentale, venera Costantino come santo. In l’inizio del X secolo. In realtà si tratta di una com-
quanto tale egli è anche un aiutante divino, come pilazione cronografica (probabilmente redatta già
gli angeli e le altre forze celesti, in particolar modo in greco, ma l’originale rimane a tutt’oggi scono-
nella risoluzione dei problemi della Chiesa. Que- sciuto), la cui prima parte, dalla creazione del mondo
st’idea si rileva nei racconti dei concili ecumenici: alla resurrezione di Cristo, è compilata sulla base
un motivo già impiegato dal patriarca Fozio nella della Cronografia di Sesto Giulio Africano e del-
sua epistola a Boris-Michail. Uno di questi rac- l’opera di Giorgio Sincello, con probabile ricorso
conti, tradotto dal greco, è inserito nella raccolta anche alla Storia ecclesiastica di Eusebio di Cesa-
didattico-enciclopedica composta al tempo dello rea (il riferimento alla quale è direttamente testi-
zar Simeone (893-927) e nota pertanto come Părvi moniato nella seconda parte dell’opera), e una
Simeonov sbornik (Prima raccolta dello zar Sime- seconda parte che segue più da vicino il racconto
one). Qui del primo concilio ecumenico si afferma di Giorgio Sincello e del suo continuatore Teofane
soltanto che si era tenuto «durante il regno di il Confessore per gli anni dalla Resurrezione di Cri-
Costantino il Grande», mentre il ruolo principale sto al regno di Costantino il Grande23. In questa
è attribuito a papa Silvestro20. Nell’ampia intro- compilazione è dedicato ampio spazio alla biogra-
duzione alla Vita paleoslava di san Metodio, il fra- fia di Costantino, interpretata naturalmente in sin-
tello di Costantino-Cirillo il Filosofo, di nuovo si tonia con l’immagine-simbolo del santo imperatore
dice che il primo concilio era stato convocato a cristiano e perciò non troppo lontana dal racconto
Nicea da papa Silvestro che aveva accolto «l’aiuto agiografico24. Sono presenti tutti i principali
del grande zar Costantino»21. Questa frase non va momenti della leggenda cristiana di Costantino:
intesa come una sottovalutazione del ruolo del- figlio di Elena, questi vive cristianamente sin da gio-
l’imperatore, ma è da considerare una formula fissa vane e soffre per le persecuzioni dei cristiani; affronta
che si riferisce a Costantino come ausiliatore che il tiranno Massenzio e in seguito all’apparizione della
agisce per volontà divina: lo dimostra il fatto che santa croce, dopo la quale aveva ordinato che fosse

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creato un labaro d’oro in forma di croce «ancor oggi di Costantino – l’imperatore santo che, armato della
esistente»25, vince ed entra trionfalmente a Roma; santa croce, vince sempre e ovunque e ristabilisce
vengono poi raccontate alcune battaglie, che vedono l’ordine divino nell’Ecumene – non solo entra a far
Costantino vittorioso grazie al fatto che davanti a parte dell’immaginario della nobiltà e dell’élite
lui veniva sempre portata la croce. Sconfitti tutti intellettuale bulgara tra la fine del IX e la fine del
gli avversari e divenuto «edinoderžatel’» (‘mono- X secolo ma, seguendo vie che non abbiamo i mezzi
crate’), Costantino emana le sue leggi: la prima per esplorare, arriva a raggiungere strati socio-cul-
impone la conversione dei templi pagani in chiese turali molto più ampi che, a partire del periodo
cristiane; la seconda, che solo i cristiani vengano della riconquista bizantina (XI-XII secolo), asso-
promossi agli alti ranghi militari, mentre gli uffi- ciano quest’immagine a idee storico-apocalittiche
ciali in servizio che non vogliono convertirsi devono che vedono i bulgari come nuovo popolo eletto.
essere condannati alla «pena capitale» (è il modo in
cui, dopo il battesimo, anche il principe Boris-
Michail avrebbe trattato i nobili disobbedienti); la L’immagine di Costantino nei testi
terza, evidenziata nel testo con l’iniziale rossa, storico-apocalittici (secoli XI-XII)
impone che la Risurrezione di Cristo venga festeg-
giata per due settimane, una prima e una dopo ‘il Il già menzionato Discorso contro i bogomili, nel
grande giorno’ («velik” d’n’», come ancora oggi viene quale Costantino è citato come aiutante ‘per volontà
chiamata la Pasqua in bulgaro: velikden). Poco più divina’ dei padri conciliari di Nicea, parla dei tempi
avanti inizia il racconto dell’eresia di Ario, del bat- dello zar bulgaro Pietro (Petăr, 927-967, morto nel
tesimo di Costantino da parte di papa Silvestro e 969), il primo sovrano bulgaro al quale i bizantini
del I concilio ecumenico di Nicea; il racconto del riconoscono in modo pacifico il titolo di zar (καίσαρ,
concilio e delle sue conseguenze è particolarmente ‘cesare’). L’avere regnato per quarant’anni senza
dettagliato. Il testo finisce (lasciando l’impressione mai affrontare impegnative imprese belliche, a dif-
di non essere compiuto) con l’invio della madre ferenza del padre Simeone, e l’essersi ritirato in
Elena alla ricerca della santa croce e con il propo- tarda età in monastero gli valsero la canonizzazione
sito di fondare una nuova città che prenda il posto come santo: è l’unico sovrano medievale bulgaro la
dell’antica Bisanzio (Byzàntion). cui santità sia documentata e incontestabile26. Già
Gli episodi ai quali la fine della versione slava per questo lo zar Pietro appare paragonabile a
della Cronaca di Giorgio Sincello riserva solo Costantino, giacché anche nell’impero bizantino la
accenni sono dettagliatamente narrati in un’altra santità imperiale costituiva un fatto piuttosto raro.
Cronaca, tradotta molto probabilmente nella Inoltre, nell’Ufficio liturgico «in memoria del nostro
seconda metà del X secolo: la Cronaca universale santo padre Pietro, monaco, che fu zar bulgaro»
di Giorgio Amartolo (o Giorgio Monaco), che va egli, similmente a Costantino, viene lodato come
da Adamo all’anno 842/843. Il racconto della costru- «zar dei Bulgari per volontà di Dio», «solida pietra
zione di Costantinopoli è qui molto ampio, con par- della fede di Cristo», «affermazione delle chiese e
ticolare attenzione alle chiese edificate; viene nar- della tua città Preslav»27. Sotto il figlio di Pietro,
rato in modo particolareggiato il ritrovamento della Boris II, la Bulgaria è invasa da schiere russe (ancora
santa croce da parte di sant’Elena, e sono forniti pagane) che la occupano e la coinvolgono in una
anche dati biografici sulla sua persona. Inoltre la guerra contro Bisanzio che si concluderà con l’oc-
Cronaca di Amartolo contiene quella che è forse la cupazione bizantina dei territori nord-orientali del
più lunga e teologicamente meglio elaborata espo- paese, inclusa la capitale Preslav (971). Lo Stato
sizione del primo concilio ecumenico in lingua bulgaro sopravvivrà ancora per quasi mezzo secolo
paleoslava. nelle regioni sud-occidentali, fino a essere defini-
Le informazioni su Costantino e le sue gesta tivamente conquistato da Basilio II il Bulgaroctono
contenute nelle cronache presentano così all’élite (976-1025) nel 1018. Questo spiega perché proprio
del primo impero bulgaro non tanto il personaggio nei territori occidentali dell’ex primo impero bul-
storico di Costantino (con tutte le sue contraddi- garo, oggi divisi tra le odierne Bulgaria e Macedo-
zioni) e la sua opera concreta in favore del cristia- nia, nel periodo della riconquista bizantina (1018-
nesimo e della Chiesa, quanto un costrutto ideolo- 1185/1187) si conservi meglio l’idea della statalità
gico già elaborato nell’impero bizantino e avente bulgara espressa in opere leggendario-letterarie a
come fine quello di regolamentare il comporta- carattere storico-apocalittico.
mento e le azioni politiche dei sovrani cristiani. Alcune di queste opere sono compilazioni oppure
Ricca di elementi leggendari ed elevata ad alto versioni di più antiche opere in lingua greca alle
livello simbolico nell’ambito del culto, l’immagine quali vengono aggiunti motivi ‘bulgarizzanti’. È di

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questo tipo, per esempio, una Leggenda della Sibilla28 dell’opera nell’unico manoscritto che ce l’ha tra-
conosciuta in due redazioni, la prima delle quali mandata (risalente all’inizio del XVII secolo) è
deve essere comparsa tra l’XI e il XII secolo e la «Detto del profeta Isaia, di come fu elevato da un
seconda, forse, nel XIII. Spiegando una visione, la angelo fino al settimo cielo», e la sua prima parte è
Sibilla parla di nove stirpi umane, la prima tra le una visione apocrifa di tipo tradizionale. Alla fine
quali è «quella slava, cioè bulgara […] che ama il cri- della visione Dio ordina al profeta di ritornare sulla
stianesimo e riporterà a Dio la retta fede superando Terra per raccontare agli uomini tutto quello che
tutto il mondo». Giunta alla sesta stirpe, che sarebbe ha visto e per annunciare loro cosa succederà «negli
quella siriaca (cioè aramaica), la Sibilla profetizza: ultimi tempi con l’ultima stirpe». Riportato dall’an-
gelo sulla Terra, Isaia sente di nuovo la voce divina
Comparirà uno zar di due stirpi di nome Costan-
che gli ordina di andare «nella parte superiore delle
tino: verrà da Roma e sarà un guerriero scelto da
terre romane» (evidentemente, però, intese come
Dio; distruggerà le chiese [i templi] degli infe-
romee, cioè bizantine), di separare un terzo dei
deli […]; riceverà un segno dal cielo; e uscirà sua
cumani, detti bulgari, e di popolare con loro la terra
madre, la gloriosa Elena, e ritroverà la croce […];
di Karvuna (il Nord-Est dell’attuale Bulgaria). Il
e creerà [Costantino] una grande città che sarà la
profeta obbedisce, conduce il nuovo popolo eletto
Nuova Gerusalemme, fortezza per i greci, luogo
(che sarà «l’ultima stirpe») nella terra di Karvuna,
di riposo per i santi, gioiello per gli zar – la chia-
sceglie uno tra questi cumani-bulgari e lo nomina
meranno Costantinopoli.
re: «il suo nome era Slav». Segue la storia leggenda-
Arrivata, quindi, all’ottava stirpe, quella dei ria di questo regno nella quale si trovano tutte le più
Saraceni, la Sibilla vaticina per loro «uno zar di importanti componenti mitologiche legate alla fon-
nome Leone, padre di Cirillo Filosofo» (va ricor- dazione di una città e di uno Stato. Vengono mesco-
dato che, secondo quanto riporta la Vita, san Cirillo, lati nomi veri o simili a quelli storicamente noti con
l’apostolo degli slavi, era di Salonicco e suo padre nomi e personaggi di pura invenzione leggendaria.
si chiamava Leone). Si giunge a Boris e Simeone, che però non sareb-
Dalle profezie sibilline sembra influenzato un bero padre e figlio, ma fratelli che si avvicendano
altro testo, risalente ai secoli XII-XIII e noto come come sovrani. E dopo Simeone la Cronaca apocrifa
Le profezie di Pandech29, dove similmente si parla bulgara, ricollegando la leggenda alla realtà, rac-
della costruzione di Costantinopoli da parte di conta dell’ascesa al trono del figlio di quest’ultimo,
Costantino (ma dopo aver distrutto l’antica città di Pietro che «fu zar dei bulgari e anche dei greci». Nei
nome Bisanzio) e si aggiunge che in questa città tempi di questo «santo Pietro, re dei Bulgari» (lo zar
«hanno regnato i romei fino allo zar Manuele, ma Pietro, come s’è già detto, fu realmente proclamato
dopo, al dies irae, non regneranno più». Trattan- santo), per volontà divina, c’è abbondanza di ogni
dosi con ogni probabilità dell’imperatore bizantino bene. Segue un brano importante che deve essere
Manuele I Comneno (1143-1180), viene da chie- citato letteralmente perché si possano cogliere non
dersi se la profezia esprima gli umori dei bulgari solo le connotazioni patriottiche, ma anche il carat-
che qualche anno dopo (1185) si ribelleranno con- tere profondamente apocrifo-leggendario del testo:
tro il dominio bizantino, oppure faccia riferimento
(post factum) alla conquista di Costantinopoli da Allora, negli anni del santo Pietro, zar bulgaro,
parte dei crociati nel 1204. La prima ipotesi sem- si trovò nella terra bulgara una donna vedova:
bra più verosimile alla luce della seguente frase nel giovane, saggia e pia di nome Elena. E partorì
testo: «Il Bulgaro è giovane e mentre due combat- [ella] lo zar Costantino, uomo santo e pio. Egli,
tono tra di loro, il terzo diventerà primo. E la gio- dunque, era figlio di Costantino il Verde [sic,
vinezza significa cambiamento del regno». così è reso il nome di Costanzo Cloro] e della
Nei testi di questo tipo non c’è nesso diretto tra madre Elena; questo Costantino, chiamato Por-
l’immagine di Costantino e i bulgari, e come in tutte firogenito, era uno zar romano. Perseguitata
le profezie si parla in termini abbastanza oscuri di dall’invidia degli elleni romani, poiché era
fatti e personaggi storici. Ancora più oscuro, ma con incinta, sua madre Elena fuggì nella città di
un sottolineato legame tra l’imperatore Costantino Visa e lì partorì lo zar Costantino. A lui apparve
e il sopra menzionato zar bulgaro Pietro, è il conte- un angelo del Signore e gli diede la buona
nuto di un’opera tradizionalmente nota come Cro- novella della Santa Croce a Oriente. Si vole-
naca apocrifa bulgara (Bălgarski apokrifen letopis)30, vano bene lo zar Pietro e lo zar Costantino. E
ritenuta databile verso la fine dell’XI secolo, ma radunò [Costantino] i suoi soldati, prese sua
sulla cui denominazione e datazione è stata recen- madre e si diresse via mare verso oriente, al
temente formulata un’ipotesi diversa31. Il titolo luogo [detto] Golgota. Costantino si trovò dove

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TRADIzIONI, CULTO E DOTTRINE NEL MONDO BULGARO

era una piccola città di nome Bisanzio. Giunto (il ruolo di sua madre Elena, invece, è fortemente
in questo luogo e visto il territorio deserto da ridotto sia rispetto alla tradizione ecclesiastica sia
mare a mare, egli pensò: «Se giungerò al Gol- rispetto a quella popolare). A prescindere da tutti
gota e troverò la Santa Croce alla quale è stato gli anacronismi e le incongruenze di questo testo,
crocifisso Gesù, tornerò di nuovo in questo luogo affascina l’ampiezza del suo respiro che mette i bul-
deserto e costruirò una città e le darò il nome di gari al centro della storia della Salvezza, in qualche
Nuova Gerusalemme: luogo di riposo per i santi modo li affratella con i greci e fa loro condividere
e gioiello per gli zar». Ma mentre lo zar Costan- gli stessi sovrani, i più importanti dei quali sono
tino andava al Golgota, vennero via mare alcuni due santi, Costantino e Pietro, anzi, Pietro e Costan-
aggressori grandi come giganti e devastarono la tino, dei quali si racconta più a lungo di ogni altro
terra bulgara; Pietro, zar bulgaro, uomo pio, sovrano. Colpisce l’inversione del paradigma tra-
lasciò il regno e fuggì a occidente, a Roma, dove mite l’inversione delle vicende storiche: Costan-
concluse la propria vita. tino, che in tutta la tradizione bizantino-slava è il
modello ideale di sovrano essendo stato il primo
L’apocrifo prosegue con il racconto di come imperatore cristiano e perciò ‘padre di tutti gli zar’,
nelle terre bulgare venga elevato al trono un nuovo nel testo della Cronaca apocrifa bulgara è subordi-
zar (nonostante sia detto poco prima che queste nato allo zar Pietro, figlio di Simeone, che a sua
terre furono devastate e più avanti si parli della loro volta è fratello minore di Boris che «battezzò [=con-
ri-popolazione grazie a Costantino), mentre Costan- vertì] la terra bulgara e creò chiese nelle terre bul-
tino trova la santa croce, ritorna a Bisanzio e al posto gare». Costantino nacque ai tempi dello zar Pietro
suo costruisce la nuova città alla quale dà il proprio da una vedova proveniente dalle terre bulgare. Le
nome, Konstantin-grad (traduzione letterale del sue imprese alla ricerca della santa croce e la fonda-
greco Konstantinoupoleos); immediatamente dopo, zione di Costantinopoli-Nuova Gerusalemme non
però, la città viene chiamata nel testo Nuova Geru- lo distraggono dalla cura per le terre bulgare e dopo
salemme, così come aveva promesso Costantino la morte di Pietro (a Roma) e dopo che quelle terre
prima di partire. In questo punto il testo coincide vengono invase e devastate dai nemici, le ripopola
con quello della Leggenda della Sibilla: «una grande costruendo settanta città e muore nelle terre che
città che sarà la Nuova Gerusalemme, fortezza per governava (il contesto lascia dedurre che si trattasse
i greci, luogo di riposo per i santi, gioiello per gli delle terre bulgare). Questa ‘bulgarizzazione’ del-
zar – la chiameranno Costantinopoli». Si racconta l’immagine di Costantino in un’opera apocrifo-leg-
quindi che Costantino, dopo aver stabilito l’ordine gendaria che mette i bulgari al centro della Storia
in tutto il Regno di Gerusalemme (si tratterebbe di (che è quella della Salvezza) e vede in Costantino
quello che ha avuto come capitale Costantinopoli), solo il continuatore dell’opera di cristianizzazione
si diriga verso il Danubio e lì fondi una città chia- e civilizzazione delle ‘terre bulgare’ da parte dei
mata Bdin (oggi Vidin, nell’estremo nord-occiden- pii zar Boris, Simeone e Pietro, è la più coraggiosa
tale della Bulgaria, sul Danubio). «E popolò di nuovo operazione ideologica di sapore patriottico mai
lo zar Costantino la terra bulgara [a cominciare] realizzata nella tradizione medievale bulgara. Una
dalla parte occidentale. E creò lo zar Costantino sua eco, pur ricondotta al paradigma ‘normale’, si
settanta città quando aveva [sotto il suo governo] avvertirà anche nei testi di carattere ufficiale dopo
tutte queste terre. E avendo regnato per 62 anni, la rinascita dello Stato bulgaro verso la fine del
morì. E dopo di lui salì al trono un altro zar nella XII secolo.
terra bulgara […]». Nel seguito del racconto com-
paiono nomi storici e leggendari di sovrani che
spesso regnano su entrambe le terre, bulgara e greca, Il modello costantiniano nel secondo impero
finché «dalle zone meridionali venne un altro zar bulgaro (fine XII-fine XIV secolo)
di nome Turgij [personaggio leggendario]; presa la
corona dello zar Costantino e assunto il potere su Il Synodikon di zar Boril
tutto il regno bulgaro e greco [sic!], egli regnerà per Tra gli anni 1185 e 1187 un’insurrezione, capeg-
17 anni e morirà». Nella frase finale si allude all’in- giata dai fratelli Asen e Teodoro-Pietro, pone fine
vasione dei peceneghi, che storicamente risale alla al dominio bizantino e segna il ripristino dell’auto-
fine dell’XI secolo. nomia statale dei bulgari. Nei turbolenti anni tra la
La Cronaca apocrifa bulgara è il testo medie- terza e la quarta crociata sul trono nella nuova capi-
vale bulgaro che contiene in forma maggiormente tale bulgara, Tărnovo, si susseguono Asen I (1186-
elaborata l’idea escatologica del popolo bulgaro nella 1196), Teodoro-Pietro (1196-1197) e il loro fratello
quale lo zar Costantino ha un ruolo di primo piano minore Kalojan (1197-1207). Dopo l’uccisione di

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quest’ultimo, il trono viene occupato dal figlio della In una ricezione lineare questa parte del Syno-
sorella di Kalojan, Boril (1207-1218) che nel feb- dikon può essere colta come espressione dell’idea
braio del 1211 convoca un concilio contro l’eresia della continuità dell’operato dei pii sovrani cristiani,
dei bogomili che fioriva nelle terre bulgare già dal dal primo, Costantino, all’ultimo, in questo caso
X secolo. A concilio concluso, Boril ordina che esso Boril. Letta, però, in asse verticale, paradigmatico,
sia inserito tra i concili della Chiesa ortodossa nel diventa molto chiaro il parallelo istituito tra Boris-
Synodikon dell’ortodossia, per sua disposizione tra- Michele e Costantino il Grande, da un lato, e tra
dotto dal greco e completato dal racconto del con- Boril e l’imperatrice (e poi santa) Teodora, dall’al-
cilio del 1211 e delle sue decisioni. Nasce così il tro. Costantino è indiscutibilmente al principio di
cosidetto Synodikon di zar Boril32, il più impor- tutto, sia in senso cronologico, come il primo impe-
tante documento bulgaro duecentesco di carattere ratore cristiano, sia in senso tipologico, come
dogmatico-canonico nonché liturgico, poiché veniva modello di comportamento dei suoi successori diretti
letto solennemente durante l’officiatura della e indiretti. Ma il paragone in questo caso non è
Domenica dell’ortodossia, la prima domenica della diretto, bensì condotto tramite l’inserimento della
Quaresima, ricorrenza istituita in Bisanzio nell’843 sequenza parallela dei sovrani bulgari dove a Costan-
in occasione della definitiva sconfitta dell’icono- tino corrisponde Boris-Michele, il cui lontano erede
clastia. è Boril. La lotta contro gli eretici di quest’ultimo,
Nel Synodikon di zar Boril e più precisamente nonostante le somiglianze evidenti (la convocazione
nella parte che contiene l’elenco dei sovrani degni del concilio che condanna gli eretici e consolida la
di ‘memoria eterna’ per aver contribuito al conso- retta fede), non è paragonata direttamente a quella
lidamento della retta fede, il redattore bulgaro condotta da Costantino e alla convocazione del con-
costruisce un parallelo eloquente. Nel testo tradotto cilio di Nicea, ma viene messa in parallelo con l’at-
dal greco la corrispettiva sequenza inizia con tività di Teodora e il concilio contro l’iconoclastia,
«Costantino il Grande e sua madre Elena, i santi e ed è espressa con parole molto simili. A differenza
pari agli apostoli primi zar cristiani»; segue l’elenco dei testi apocrifo-leggendari, dunque, qui la storia
degli «zar greci che assieme al regno terreno hanno bulgara non si fonde con quella bizantina in un’u-
ereditato anche quello dei cieli», dall’imperatore nica prospettiva lineare, e rimane invece separata,
Teodosio I (379-395) ad Alessio II Comneno (1180- ma parallela, non viene vista come la storia della
1183), e poi delle «zarine ortodosse greche», da Fla- Salvezza, ma solo come uno dei suoi filoni.
cilla, moglie di Teodosio I, alla «grande e santa
zarina Teodora», imperatrice-reggente dal 842 al Costantino ed Elena nelle letture del Prolog
856, la quale «radunò i patriarchi, gli archierei e i Nei secoli XIII-XIV presso gli slavi ortodossi
monaci da tutte le parti dell’Ecumene a un conci- si diffonde un nuovo libro liturgico-agiografico, il
lio ecumenico che condannò, assieme a tutte le pre- Prolog (il corrispondente slavo del Sinassario bizan-
cedenti eresie, quella degli iconoclasti»33. Dopo l’au- tino), contenente letture agiografiche in forma com-
gurio di eterna memoria a questa pia imperatrice, pendiaria per uso liturgico (spesso definite ‘Vite
il testo continua con una lunga aggiunta bulgara brevi’); è noto sia nella versione detta Prolog sem-
segnalata con la seguente rubrica: «Inizio degli zar plice, sia in quella contenente i versi dedicati ai santi
bulgari»34. La prima «memoria eterna» è per «Boris, per opera di Cristoforo di Mitilene (Prolog stišnoj)37.
il primo zar bulgaro, nel santo battesimo chiamato Le letture per il 14 settembre, giorno dell’Esalta-
Michail, che tramite la conversione portò la stirpe zione della santa croce, e per il 21 maggio, la festa
bulgara alla conoscenza di Dio»; seguono gli zar del propria dei santi Costantino ed Elena, hanno in
primo impero, poi Cirillo e Metodio e i loro cin- comune l’affermazione che «il grande Costantino
que santi discepoli (sic! – tra i due gruppi di sovrani), fu il primo zar cristiano»38 e il racconto della bat-
per arrivare ai tre fratelli rinnovatori della vita sta- taglia vinta con l’aiuto del segno della croce che,
tale bulgara (una renovatio imperii in prospettiva però, presenta significative differenze che indicano
bulgara) Asen, Pietro e Kalojan35. Dopo la «memo- diverse fonti agiografiche. Secondo la lettura per il
ria eterna» a questi ultimi, il redattore bulgaro intro- 14 settembre, dove dopo la formula citata si passa
duce un ampio racconto del concilio contro i bogo- direttamente all’episodio della battaglia, quest’ul-
mili convocato da Boril che si conclude con anatemi tima si è svolta «a Roma, contro Magnetio [sic!],
contro gli eretici seguiti dall’augurio di eterna prima di assumere il potere regio, come dicono
memoria per «tutti gli archierei e vescovi e sacer- alcuni scrittori, mentre altri [affermano] che si è
doti e monaci, e tutti i nobili che insieme allo zar svolta sul fiume Danubio, contro gli Sciti»; dopo
Boril si sono riuniti contro questa tre volte male- la vittoria Costantino si converte insieme con sua
detta eresia e l’hanno condannata»36. madre Elena, che egli invia a Gerusalemme per

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trovare la santa croce; segue, come richiesto dalla alcune persone, inviate dallo zar Pietro, abbiano
ricorrenza, un breve racconto del ritrovamento e trovato le reliquie del san Giovanni di Rila e le
dell’esaltazione della croce e dell’istituzione della abbiano traslate a Sofia44. Ma al di là di questi ovvi
festa39. La lettura per il 21 maggio, invece, parla paragoni, nel citare insieme, come in una coppia,
prima della discendenza di Costantino da Costanzo Costantino e Pietro riecheggiano le idee espresse
Cloro, che educa suo figlio a rispettare i cristiani e nei già cittati testi apocrifo-leggendari di ispira-
a chiedere aiuto all’Altissimo, perciò nella batta- zione ‘patriotica’.
glia con «Maksitio» Costantino vince con il segno
della croce, e quindi distrugge gli idoli e costruisce Lo zar Giovanni Alessandro
chiese e città; più tardi insieme con la madre Elena come nuovo Costantino
trova la santa croce40. Colpisce il fatto che di san- Dopo la burrascosa seconda metà del XIII secolo,
t’Elena si parli ben poco e in modo marginale, ben- della quale non ci sono pervenute molte testimo-
ché la festa del 21 maggio sia dedicata anche a lei. nianze scritte, la situazione nel secondo impero bul-
Per la ricorrenza del 7 maggio, ‘Commemora- garo si stabilizza e durante il lungo regno di Gio-
zione del segno della preziosa croce che apparve nel vanni Alessandro (1331-1371)45 la cultura bulgara
cielo sopra Gerusalemme nel 351 d.C.’, nel Prolog raggiunge una fioritura paragonabile soltanto al
è inserita una breve lettura che ricorda la sostanza ‘secolo d’oro’ dello zar Simeone (893-927). Anche
dell’evento, confondendo però i nomi: l’apparizione l’espressione letteraria e artistica dell’ideologia del
sarebbe avvenuta «ai tempi dello zar Kostandino, potere regio raggiunge in questo periodo il suo cul-
figlio del grande Kostando»41, anziché ai tempi di mine ritornando, tra l’altro, all’idea degli zar bulgari
Costanzo, figlio di Costantino il Grande. Alla data come ‘nuovi Costantini’. Di quest’epoca si è conser-
dell’11 maggio è presente un’altra breve lettura che vato un certo numero di codici destinati e/o dedicati
ricorda la fondazione di Costantinopoli da parte del allo zar, alcuni dei quali sono veri e propri capola-
«più grande tra gli zar cristiani», la costruzione di vori dell’arte del libro manoscritto e nello stesso
una chiesa dedicata alla Madre di Dio e l’erezione tempo dell’arte di lusingare il sovrano46.
al foro della città di una statua di Costantino, nelle Il primo in ordine cronologico, un Salterio con
fondamenta della quale sono state inserite alcune catene esegetiche copiato nel 133747, contiene un
reliquie ritrovate nella Terra Santa «che ancora oggi lungo colofone-elogio di Giovanni Alessandro,
si trovano lì»42. ottimo esempio di eloquenza epidittica. L’ignoto
Per quanto brevi e concentrate sui principali copista, dopo aver esordito dicendo che questo
episodi della biografia di Costantino dall’alto valore «modesto lavoro» veniva eseguito per ordine «del
simbolico per il cristianesimo, le letture liturgico- nostro altissimo zar Giovanni Alessandro, scelto da
agiografiche del Prolog rimarranno, per la massa Dio e da Dio incoronato», costruisce la prima parte
dei fedeli, la principale fonte di notizie biografiche dell’elogio, la narratio, su due paragoni: con Ales-
su Costantino il Grande durante tutto il secondo sandro Magno, per via delle vittorie militari di Gio-
impero bulgaro. vanni Alessandro (dettagliatamente elencate con
Le letture del tipo destinato al Prolog si pos- qualche inevitabile esagerazione), e con Costantino
sono trovare anche in altri libri liturgici. Così in un il Grande. Lo zar bulgaro «si è rivelato un altro
mineo festivo della fine del XIII secolo, noto come Costantino, [zar] tra gli zar, per la fede e la devo-
Draganov minej, nell’ufficio liturgico per il 19 otto- zione, per il cuore e il temperamento, avendo accolto
bre, dedicato a san Giovanni di Rila, è inserita la lo scettro della croce vittoriosa»48. L’elogio con-
‘Vita breve’ del santo in cui si parla del rinnova- tiene anche una breve descrizione fisica di Giovanni
mento dello Stato bulgaro da parte dello zar Asen Alessandro che è basata sul ritratto di Costantino
I che, giunto a Sredec (l’odierna Sofia), «trovò [le nella Cronaca di Simeone il Metafraste tradotta dal
reliquie del] santo Giovanni, il grande anacoreta, e greco proprio all’epoca49.
volendo con zelo imitare gli zar antichi, dico il glo- Il paragone con Costantino e con il ritrovamento
rioso zar Costantino e lo zar Pietro, elevò [‘văzd- della santa croce è usato in modo un po’ insolito nel
viže’] il corpo del santo padre Giovanni degno di colofone del Tetravangelo di Giovanni Alessandro
ogni onore e lo trasferì nella città di Tărnovo»43. del 1356 noto anche come Vangelo di Londra50:
L’uso del verbo ‘văzdviže’ nel passo citato indub-
biamente rimanda al ritrovamento, l’elevazione e Avendo cercato questo [libro], il devoto e amante
l’esaltazione della santa croce per volontà di Costan- di Cristo, sommo autocrate incoronato da Dio,
tino (la solennità del 14 settembre porta la deno- lo zar Giovanni Alessandro, lo trovò, come un
minazione ‘Văzdviženie’ appunto). D’altronde, lume posto in un luogo oscuro e poi dimenticato
alcune righe prima nel testo si racconta di come e tenuto nell’incuria dagli antichi zar. Questo zar

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Giovanni Alessandro, amante di Cristo, lo (è l’unica miniata delle oltre cento copie che del
ritrovò con desiderio divino, lo espose e lo tra- testo conta l’intera tradizione bizantina e slava del
scrisse dalle parole elleniche nella nostra par- testo)55, è presente una miniatura (al f. 86v) che
lata slava, dopodiché lo mise in evidenza. [Lo ritrae Costantino a capo dei trecentodiciotto padri
zar] rivestì questo [codice] all’esterno con tavole conciliari di Nicea. Va ricordato che anche Gio-
dorate, mentre all’interno i pittori, [usando] vanni Alessandro aveva convocato e presieduto
tinte luminose e oro, lo ornarono ad arte con alcuni concili contro gli eretici e contro gli ebrei
vivificanti immagini del Signore e dei suoi glo- (aveva peraltro sposato, in seconde nozze, un’ebrea
riosi discepoli: [questo fece] per confermare il convertita), perciò il paragone con Costantino, pur
suo impero. Come già il grande tra i santi zar non espresso esplicitamente come negli elogi del
Costantino, con la madre Elena, estrasse dal 1337 e del 1356, è implicitamente presente anche
seno della terra la vivificante Croce del Signore, in questo codice.
così lui [fece con] questo tetravangelo51.
L’encomio di Costantino il Grande
A motivare questo paragone è forse il fatto che e di sua madre Elena scritto da Eutimio,
la ricchissima decorazione del codice, comprensiva patriarca di Tărnovo
di trecentosessantasei miniature, ha avuto come Ai tempi di Giovanni Alessandro gli elogi dello
modello quella di un codice bizantino di fine XI- zar avevano elevato la sua immagine – e con quella
inizio XII secolo, ora conservato a Parigi52. Si ignora anche l’idea del potere regale – fino ai cieli: nella
dove e come Giovanni Alessandro abbia trovato miniatura con cui gli viene dedicata la copia illu-
questo codice bizantino (oppure una sua copia a noi strata della Cronaca di Manasse (Vat. Slav.2, f. 1v)
oggi sconosciuta), però il Tetravangelo copiato per egli è effigiato al centro, affiancato da Gesù Cristo
lui non solo rappresenta uno dei capolavori del- e dal cronista Manasse, mentre nella raffigurazione
l’arte bulgara del XIV secolo, ma è anche un impor- dell’Ultimo Giudizio nel Vangelo di Londra (f. 124r)
tante documento dell’ideologia del potere nel Giovanni Alessandro, ancora vivo e regnante, è
secondo impero bulgaro, con le sue miniature che ritratto in Paradiso. Poco dopo la sua morte (1371),
ritraggono la famiglia dello zar in piena sintonia però, diviene patriarca di Tărnovo l’esicasta Euti-
con i canoni del ritratto imperiale bizantino. mio (1375 circa-1394, morto nel XV secolo in esi-
L’ideologia del potere imperiale applicata agli lio), fervente seguace dell’idea che il potere spiri-
zar bulgari ha trovato espressione, sia verbale che tuale sia superiore a quello secolare. Per volere dello
visiva, anche nella traduzione mediobulgara della zar Giovanni Šišman (1371-1393), figlio di secondo
Cronaca di Costantino Manasse. Nella copia di que- letto di Giovanni Alessandro e ultimo zar di Tăr-
sta traduzione contenuta nel manoscritto del pope novo, Eutimio scrive, dedicandola al sovrano, la
Filippo del 1344/134553 vi è una glossa proveniente più lunga opera medievale bulgara su Costantino e
dal testo greco, ma rielaborata per reindirizzare allo sua madre Elena: Encomio dei santi grandi e pari agli
zar Giovanni Alessandro le lodi originariamente apostoli zar Costantino ed Elena56.
riferite all’imperatore Manuele I Comneno (1143- Già nell’esordio Eutimio, parafrasando il di-
1180). Nella glossa greca si parla della disfatta della scorso di Eusebio di Cesarea in occasione del tren-
Roma antica contrapposta alla fioritura della Nuova tennio del regno di Costantino, ricorda che il vero
Roma-Costantinopoli, mentre nella versione bul- grande zar è quello «che è zar e Signore e Dio sopra
gara si legge: «invece la nostra nuova Città-degli- tutto e prima di tutto» e che «di Lui ha predicato
zar fiorisce, cresce, si rafforza e ringiovanisce»54; anche il beato Costantino, in lui ha creduto con tutta
ricordando che in slavo il nome di Costantinopoli la sua anima e [per questo] è stato interamente illu-
è Carigrad (Città degli zar) è chiaro che nel passo minato dalla Sua luce»57. Un simile appello a non
si parla di Tărnovo come della Nuova Costantino- elevare l’autorità dello zar terreno sopra tutto e tutti
poli, ergo Terza Roma: un’idea che nel Trecento s’intravede anche nel dettagliato racconto del con-
bulgaro rimarrà in forma embrionale, ma verrà cilio di Nicea secondo il quale Costantino, arrivato
ripresa e coltivata con successo due secoli più tardi davanti agli archierei radunati, «si dimostrò più pic-
a Mosca, ai tempi di Ivan il Terribile. Nello stesso colo di tutti, si prosternò [davanti a loro] e pregò di
manoscritto del pope Filippo vi è un dettagliato poter dilettarsi delle loro preghiere; quando ebbe
racconto del primo concilio ecumenico dove ampio questa [soddisfazione], si alzò e non si sedette sul
spazio è dedicato al ruolo di Costantino. Nell’altra semplice sedile preparatogli finché non si fu seduta
copia della traduzione della Cronaca di Manasse ese- la onorevole schiera degli archierei»58. In un’altra
guita ai tempi di Giovanni Alessandro e destinata sua opera, la Vita del santo Giovanni di Rila, il
alla biblioteca reale, ricca di sessantanove miniature patriarca Eutimio esprime in modo ancora più

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TRADIzIONI, CULTO E DOTTRINE NEL MONDO BULGARO

esplicito le proprie idee sul rapporto tra potere regale sempre identificabile con certezza61. Nella parte
e potere ecclesiastico. In essa il protagonista si rivolge finale, dopo un elogio di Costantino altamente reto-
allo zar Pietro (ma è evidente il richiamo dell’au- rico ma relativamente breve, il patriarca Eutimio si
tore a Giovanni Šišman) con le parole seguenti: «Pro- rivolge direttamente allo zar Giovanni Šišman che
sternati ai piedi di tua madre, la Chiesa, inchinati avrebbe sollecitato la stesura dell’opera, dichiarando
con zelo e piega il capo davanti ai suoi prototroni»59. di aver seguito «i veri testimoni e non le favole ingan-
La dimensione conciliare nel governo della nevoli» e consigliandogli di seguire l’esempio del piis-
Chiesa che deve essere programmatica anche per il simo Costantino. Più che il vero testimone e bio-
potere secolare è un altro punto saldo nell’ideolo- grafo di Costantino, cioè Eusebio di Cesarea, Eutimio
gia esicasta (o per meglio dire palamitiana) rigoro- in realtà presenta la vita e l’immagine del protago-
samente professata da Eutimio. Nel suo Encomio nista così come li aveva canonizzati la tradizione
quasi un quinto del testo è occupato dal racconto bizantina tra il IX e il X secolo, creando in questo
del concilio di Nicea e delle sue conseguenze, tra modo un classico della letteratura slavo-ecclesiastica.
le quali è inserita anche la consacrazione della città Tra gli anni 1393 e 1396 i due regni nei quali
di Costantinopoli da parte dei padri conciliari, appo- la Bulgaria era divisa già dagli anni Sessanta cadono
sitamente invitati per ciò da Costantino dopo la nelle mani dei turchi ottomani, il patriarca Euti-
chiusura del concilio. Questi arrivano a Costanti- mio viene esiliato e la Chiesa bulgara perde per
nopoli l’11 maggio e tutti insieme fanno ufficiare quasi cinque secoli la sua autonomia. In questi secoli
la Divina liturgia. Naturalmente, non solo l’atto le immagini di Costantino e di sua madre Elena
della fondazione di Costantinopoli, ma tutta la bio- continuano a vivere tra i bulgari grazie alle ricor-
grafia di Costantino, a partire dall’infanzia, è pre- renze liturgiche, in primis quelle del 21 maggio e
sentata in chiave fortemente agiografica: ancora del 14 settembre, all’iconografia, alle chiese loro
bambino, la madre Elena lo manda a imparare le dedicate e, in una regione culturalmente isolata ma
Sacre Scritture; prima della battaglia di ponte Mil- geograficamente molto vicina a Costantinopoli, gra-
vio il cristianissimo Costantino si rivolge al Dio di zie a un misterioso rito popolare fortemente legato
suo padre (ergo, anche Costanzo Cloro sarebbe da alla festa del 21 maggio ma con radici molto più
considerare cristiano); appena conquistato il potere antiche del cristianesimo stesso.
a Roma fa cessare le persecuzioni contro i cristiani
e raccoglie le reliquie dei martiri; si fa battezzare
ufficialmente da papa Silvestro; emana una serie di Costantino ed Elena nella tradizione
decreti a favore del cristianesimo e delle chiese e di popolare bulgara: i nestinari e il nestinarstvo
conseguenza anche i popoli vicini si convertono al
cristianesimo. Solo dopo viene il racconto del con- Le figure di Costantino ed Elena sono centrali
cilio di Nicea e degli episodi successivi, tra i quali nella tradizione cultuale dei nestinari (conosciuti in
lo spazio più ampio è dedicato al ritrovamento della Grecia con il nome di anastenaria), una comunità
santa croce: è la parte dove protagonista è la madre bilingue che storicamente viveva in una ventina di
Elena, fatto che giustifica la dedica dell’opera (e villaggi sperduti sui monti Strangia, nella Tracia
della festa del 21 maggio) anche a lei. Verso la fine orientale. Dopo la Prima guerra mondiale questo
del racconto biografico viene introdotto l’episodio territorio si ritrovò diviso tra Bulgaria e Turchia e
in cui Costantino desidererebbe avere il dono del la popolazione prevalentemente grecofona si trasferì
sacerdozio ed entrare a far parte dell’episcopato per in Grecia, dove la tradizione sopravvive, con alcune
potersi avvicinare a Dio, poiché «non c’è un’altra inevitabili variazioni, in cinque paesi sparsi tra Salo-
schiera, a esclusione di quella degli angeli, che si nicco, Serres e Drama: Langadas, Meliki, Ajia Eleni
avvicini a Dio come quella dei gerarchi ecclesiastici (Sant’Elena), Kerkini e Mavrolefki62. In Bulgaria la
(svjatiteli)». I vescovi da lui invitati a pranzo deli- danza sulle braci ardenti, il rito più caratteristico
catamente gli spiegano che Dio gli ha già affidato della tradizione, viene ora praticata solo nel villag-
la cura di tutti i sudditi (vescovi compresi, dunque: gio di Bulgari (già Urgari), ma alle feste dei nestinari
qui Eutimio dà a Cesare quello che è di Cesare) e partecipano anche gli abitanti di altri quattro villaggi
che se rispetta le leggi del Verbo avrà gli onori e la vicini: Kosti (che la memoria collettiva ricorda come
corona riservati lassù ai gerarchi della Chiesa. l’epicentro, assieme a Bulgari, della tradizione), Gra-
Per la narrazione biografica che occupa quasi matikovo, Kondolovo e Slivarovo.
nove decimi del testo Eutimio usa come fonte prin- La tradizione dei nestinasri/anasternaria, così
cipale la Vita greca di Costantino (BHG 346) inclusa come si è tramandata nei secoli e come era conser-
nella nota raccolta menologica di Simeone il Meta- vata prima delle trasmigrazioni seguite alla Prima
fraste60, con l’aggiunta di qualche altra fonte non guerra mondiale, viene descritta in alcuni studi

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etnografici tra la metà del XIX e gli anni Venti del usate durante la danza sulle braci, per questo motivo
XX secolo63; alcune importanti testimonianze hanno delle maniglie di legno per via delle quali
dovute agli ultimi rappresentanti della tradizione sono chiamate ‘icone con la coda’ ma anche ‘icone
ancora omogenea sono state raccolte negli anni Qua- che danzano’. I campanelli che vengono appesi sulle
ranta-Cinquanta del XX secolo64. Su queste basi, icone a speciali catenine d’argento (assieme ad altri
però, è difficile chiarire bene l’antichità e la prove- oggetti votivi) portavano il nome di ‘campanelli di
nienza della tradizione e questo ha dato luogo a san Costantino’.
diverse ipotesi65. A prescindere da alcune interpre- La danza estatica a piedi nudi sulle braci appo-
tazioni in chiave patriotica, formulate già nel XIX sitamente preparate (bruciando per tradizione dodici
secolo66, sembra abbastanza plausibile l’ipotesi che carri di legna, oggi di meno), alla quale partecipano
vede nel nestinarstvo una continuazione delle tra- solo i nestinari (nei tempi moderni di solito donne)
dizioni dionisiache delle popolazioni arcaiche della ‘presi’ dallo spirito del Santo, rappresenta il mo-
Tracia e dei loro riti, probabilmente arricchite da mento culminante della sequenza rituale alla quale
influenze del Vicino Oriente antico e poi adattate prende parte tutta la popolazione. I festeggiamenti
al cristianesimo67. Quello che è certo è che la deno- seguono un calendario ‘liturgico’ abbastanza arti-
minazione ‘a[na]stenaria’, riferita a una pratica cul- colato e, in alcuni punti, diverso da quello delle
tuale di ‘posseduti’, s’incontra per la prima volta chiese ortodosse. I nestinari non festeggiano (o
in una glossa alla Cronaca di Niceta Coniate scritta almeno non festeggiavano), per esempio, la nati-
tra il 1180 e il 1206. Il contesto è quello della rivolta vità del Signore. Il loro ciclo festivo ha inizio con
antibizantina dei fratelli Asen e Petăr (1185/1187) il giorno di S. Basilio Magno (1° gennaio secondo
che portò alla nascita del secondo impero bulgaro. il nuovo stile (n.s.) ovvero secondo il calendario
Stando al racconto di Niceta, i posseduti (che, gregoriano, 14 gennaio secondo il vecchio stile (v.s.),
secondo il glossatore, «alcuni chiamano asthena- cioè secondo il calendario giuliano72) e con la festa
ria»68), invitati da Asen e Petăr all’inaugurazione di S. Giovanni Battista del 7 gennaio. Durano tre
della nuova chiesa dedicata a san Demetrio di Salo- giorni le feste comprese tra il 18 e il 20 gennaio
nicco, sarebbero entrati in contatto con il santo che (31.01-2.02 v.s.), giorni dedicati a S. Atanasio d’A-
avrebbe comunicato tramite loro che Dio era favo- lessandria e S. Eutimio il Grande: è il culmine del
revole all’azione dei bulgari69. ciclo invernale. Le danze (di regola non sulle braci)
Qualsiasi fossero le sue radici e l’epoca in cui vengono eseguite in uno spazio chiuso, all’interno
assunse la forma nella quale è arrivato al XX secolo, del cosiddetto konak dove si conservano le icone e
il nestinarstvo, così come oggi è conosciuto, fa parte il grande tamburo rituale.
della tradizione cristiana come un suo filone parti- Il ciclo estivo inizia con il mese di maggio con-
colare, ma non è da ritenersi ‘eresia’ poiché non è siderato e denominato ‘mese di Costantino’. I pre-
una dottrina, bensì una specifica prassi cultuale al parativi per la grande festa cominciano già dal 1°
pari di tante altre espressioni popolari del cristia- maggio. Poi, dieci giorni o una settimana prima del
nesimo. I nestinari «sono profondamente credenti, 21 maggio (3 giugno v.s.), viene ripulita e prepa-
loro non solo pensano sé come cristiani, ma sotto- rata per la festa l’ajazma, la fonte considerata sacra
lineano di essere ‘più ortodossi’ sia dei sacerdoti sia dove si svolge considerevole parte del rito. I riti nei
degli altri cristiani che non sono loro seguaci»; si giorni 21-23 maggio (3-5 giugno v.s.) compren-
considerano ‘giusti’ e credono «che il loro contatto dono una processione all’ajazma e il lavaggio rituale
con Dio sia il più veritiero possibile»70. La loro fede con l’acqua dell’ajazma stessa (vengono lavate anche
e il loro ciclo cultuale hanno come principale punto le maniglie delle icone); la preparazione del kurban,
di riferimento il Figlio il quale, però, più che da il sacrificio di un animale precedentemente scelto,
Gesù è incarnato dal Santo, cioè da san Costantino. con il quale viene preparato il cibo rituale che viene
Strettamente legata alla figura di Costantino è quella quindi mangiato da tutti; la disposizione delle braci
di Elena, che appare in due ipostasi: di moglie o intorno alle quali danzano tutti, mentre solo i nesti-
sorella e di madre del Santo. Sia nel villaggio di nari ‘chiamati dal Santo’, cioè da san Costantino,
Kosti, prevalentemente grecofono, sia a Bălgari vi salgono. Sulle braci solitamente si danza con una
(bulgarofono), venivano conservate e utilizzate nei delle tre icone, tenuta in alto – da qui la denomi-
riti tre identiche icone raffiguranti Costantino (a nazione di ‘icone danzanti’. Vengono eseguite melo-
sinistra di chi osserva) ed Elena intorno alla santa die speciali per le quali vengono impegnati solo il
croce; però le tre icone, di eguali dimensioni, por- tamburo e una cornamusa (gajda). I danzatori, in
tavano tre nomi diversi: «San Costantino», «Santa contatto mistico con il Santo, pronunciano vati-
Elena» e «La madre di s. Costantino»71. Queste icone cini concernenti eventi d’interesse comune o di
sono portate durante le varie cerimonie cultuali e singole persone del villaggio. Secondo i nestinari,

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che durante la danza sulle braci sono in stato di dopo, Costantino manifestò il desiderio di spo-
estasi e non sono in contatto con il mondo che li sarsi. Il buon Dio, allora, accese nuovamente
circonda, «avere strada libera per entrare nel fuoco la pira, per mettere alla prova le ragazze. Ne
dipende dal Santo, da san Costantino. Lui appare uscì vincitrice Elena, danzando a sua volta sulle
al prescelto per dirgli che lo deve servire e che deve braci. Allora il buon Dio benedisse quel giorno
danzare nel fuoco per ricevere il vaticinio»73. e lo consacrò a Costantino ed Elena. Il loro
Il calendario festivo dei nestinari comprende esempio fu seguito negli anni a venire76.
inoltre la Pentecoste e il lunedì dello Spirito Santo,
la natività di S. Giovanni Battista (24 giugno/7 Questa leggenda è nota già ai primi studiosi che
luglio), le feste di S. Marina (17/30 luglio), del santo si sono interessati del fenomeno ed è diffusa tra tutti
profeta Elia (20 luglio/2 agosto), di S. Panteleimone i nestinari sia in Bulgaria sia in Grecia. Pare che
(27 luglio/9 agosto), della dormizione/assunzione solo in Bulgaria, in tempi più recenti, se ne sia dif-
della Madre di Dio (15/28 agosto). Paradossalmente fusa un’altra:
non viene festeggiata in modo particolare l’Esalta-
2. S. Costantino era zar dei Greci ed Elena sua
zione della santa croce (14/27 settembre), almeno
moglie. Attaccati da nemici [secondo alcune ver-
non tra i nestinari bulgari in tempi recenti. Un
sioni, dai turchi, secondo altre, perseguitati da
ultimo raduno si svolge nel giorno di S. Demetrio
Pilato] che circondarono la loro città/villaggio
(26 ottobre/8 novembre) quando si decide quale
con il fuoco, i due riuscirono ad attraversarlo.
sarà l’animale sacrificale per il successivo 21 mag-
2.a Dopo, secondo una delle versioni, sconfis-
gio, e con questo il ciclo si conclude – quest’abitu-
sero i nemici «e da allora accendiamo loro il
dine oggi esiste solo tra gli anestenaria in Grecia.
fuoco e li veneriamo77.
Secondo alcune testimonianze, le danze sulle braci
2.b Secondo un’altra versione, i due, attraver-
a volte vengono eseguite anche durante alcune altre
sato il fuoco, si nascosero nei pressi del villag-
delle feste estive elencate (che però durano solo un
gio di Urgari (l’attuale Bălgari), dove oggi si
giorno), per esempio nel giorno di santa Marina74,
trova l’ajazma del Santo. Però gli uomini di
ma in via di principio sono riservate e rappresen-
Pilato li trovarono anche lì e Costantino ed Elena
tano la caratteristica più distintiva della festa dei
dovettero scappare nuovamente, nasconden-
Ss. Costantino ed Elena. Testimonia zlata, la prin-
dosi laddove ora c’è la Grande ajazma [vicino
cipale nestinaria nel villaggio Bălgari negli anni
a Kosti]. «Li furono trovati da gente nostra, non
Quaranta del XX secolo:
so se vivi o morti, è stato tanto tempo fa». Dopo,
Anche altri santi mi danno la forza, s. Elia, s. poiché erano già morti, li proclamarono santi e
Giovanni, s. Eutimio, la Santa Trinità, ogni dipinsero icone che li raffiguravano. Quelli di
santo mi dà la forza. […] Solo che allora dan- Kosti andavano lì, poiché sono greci e Costan-
ziamo con le loro icone e andiamo alle loro tino era loro zar78.
ajazme, a seconda della festa. Ma sul fuoco dan- 3. Si danza sul fuoco nel giorno di S. Costan-
ziamo solo nella festa dei santi Costantino ed tino perché una volta egli era zar ed era in guerra.
Elena, anche per [conto delle] altre feste. Così Sul suo omero cadde una stella. Gli spiegarono
è la legge che lui ci ha dato: solo in quel giorno che ciò significava che doveva far passare il suo
si cammina sul fuoco75. esercito attraverso il fuoco vivo. Così egli fece
e vinse79.
Sul perché la tradizione dei nestinari/anastena-
ria ponga al centro della vita cultuale la figura di L’ultima leggenda in qualche senso si ricollega
Costantino, accompagnata da quella di Elena, esi- all’episodio della visione della croce prima della
stono diverse leggende (e solo leggende). battaglia presso ponte Milvio e la successiva vitto-
ria di Costantino e in generale è la più moderata, la
1. Il buon Dio decise di trovare qualcuno che meno legata alle radici antiche del nestinarstvo. La
lo aiutasse a mantenere l’ordine nel mondo. Per seconda, invece, nella versione 2.b rimanda a un
sceglierlo, convocò tutti i giovani, accese una fatto testimoniato da chiunque abbia studiato la tra-
pira e attese che si riducesse in brace: chi, scalzo, dizione dei nestinari: nell’immaginario popolare
l’avesse attraversata, avrebbe dimostrato la pro- questa tradizione origina dal villaggio grecofono di
pria fedeltà. Nessuno dei giovani azzardò ten- Kosti dove il Santo veniva chiamato ‘il vecchio s.
tare la prova, tranne uno, che non solo ne uscì Costantino’ mentre quello di Bălgari è ‘il giovane/il
illeso, ma sulle braci incandescenti fu capace piccolo Costantino’80. Ma i due santi sono fratelli,
anche di danzare. Era il giovane Costantino, come sono sorelle le icone dei due villaggi dipinte,
che così divenne l’aiutante del buon Dio. L’anno secondo la leggenda, su tavolette ottenute dallo

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5 j.P. migne, PG 102, cc. 659-660 (§ 24); Photii


stesso albero. Naturalmente, anche le chiese di
entrambi i villaggi sono dedicate ai Ss. Costantino patriarchae constantinopolitani epistulae, I, cit., p. 19, ll.
562-563.
ed Elena. Fino all’inizio degli anni Venti del XX 6 Cfr. l. Simeonova, Diplomacy of the Letter and
secolo, cioè prima della trasmigrazione, la tradi- the Cross. Photios, Bulgaria end the Papacy, 860s-880s,
zione voleva che il 21 maggio i nestinari di Bălgari Amsterdam 1998, pp. 87-156.
7 Responsa Nicolai I papae ad consulta Bulgarorum,
andassero al crocevia per incontrare i fratelli, gli
ed. j.P. migne, PL 119, cc. 978-1052 e MGH.Ep, VI,
anastenaria di Kosti, e raggiungessero insieme la Karolini aevi IV, Berolini 1925, pp. 568-600 (epistola
Grande ajazma. Poi festeggiavano tutti insieme, in 99). Cfr. i. Dujčev, Die Responsa Nicolai I Papae ad
uno dei due villaggi secondo gli accordi presi. Que- Consulta Bulgarorum als Quelle für die bulgarische
sto fatto non può non far pensare alla già citata Cro- Geschichte in Festschrift des Haus-, Hof- und
naca apocrifa bulgara, secondo la quale «si volevano Staatsarchivs, I, Wien 1949, pp. 349-362 (ora in i.
Dujčev, Medioevo bizantino-slavo, I, cit., pp. 125-148);
bene lo zar Pietro e lo zar Costantino»: lo stesso spi- id., I Responsa di papa Nicolò I ai bulgari neoconvertiti,
rito di fratellanza tra bulgari e greci, lo stesso senso in Aevum, 42 (1968), pp. 403-428 (ora in i. Dujčev,
di appartenenza alla medesima tradizione si avverte Medioevo bizantino-slavo, III, Roma 1971, pp.143-173).
8 Cfr. D. Češmedžiev, Imperator Konstantin I
anche nelle leggende con le quali i nestinari cercano
Veliki i knjaz Boris I Michail: pobedata nad ezičnicite
di spiegare la propria fede e la centralità in essa del- (The Emperor Constantine I the Great and Prince Boris
l’immagine di Costantino. È forse questo il mes- I Michail: Victory Over the Pagans), in Niš i Vizantija
saggio più forte legato alla figura di Costantino il / Niš and Byzantium, šesti naučni skup (Niš 3-5 jun
Grande che la tradizione bulgara ha tramandato 2007), zbornik radova VI, Niš 2008, pp. 357-368.
9 Maximes pour la conduite du Prince Michel, Roy de
attraverso i secoli. Bulgarie, traduites du Grec en vers François [sic!], et pre-
sentées au Roy par le Pere D. Bernard Theatin, Paris,
Imprimerie Royale, 1718.
1 La presenza dell’immagine di Costantino il 10 Sulla terminologia italiana concernente i libri
Grande nella tradizione medievale bulgara finora è liturgici slavo-ortodossi si veda il Glossario nel volume
stata trattata con una certa ampiezza solo in un saggio di a. naumow, Idea-immagine-testo. Studi di letteratu-
in lingua russa: F.K. Badalanova-Pokrovskaja, m.B. ra slavo-ecclesiastica, a cura di K. Stantchev,
Pljuchanova, Srednevekovaja simvolika vlasti: krest Alessandria 2004, pp. 179-185.
konstantinov v bolgarskoj tradicii (La simbologia del 11 Cfr. K. ivanova, Bibliotheca Hagiografica
potere nel Medioevo: la croce di Costantino nella tradi- Balcano-Slavica (di seguito BHBS), Sofija 2008, p.
zione bulgara), in Učënye zapiski Tartuskogo universite- 418 (2 gennaio, n. 1).
ta, fasc. 781, Tartu 1987, pp. 132-148. Sul primo im- 12 Ivi, pp. 203-213 (14 settembre).
pero bulgaro e la sua cristianizzazione: S. runciman, 13 Ivi, p. 206 (14 settembre, n. 6).
A history of the First Bulgarian Empire, London 1930 14 K. ochridski, Săbrani săčinenija, (Clemente di
(trad. in bulgaro: 1993; in russo: 2009); sulla Bulgaria Ocrida, Opera omnia), II, Sofija 1977, p. 29 (il sermo-
medievale in generale: V. Ghiuzelev, La Bulgaria ne intero in paleoslavo è alle pp. 29-32).
durante il Medioevo, in a. Fol, Storia della Bulgaria, 15 K. ivanova, BHSB, pp. 204-205 (14 settem-
ed. italiana e note a cura di F. Guida, Roma 1982, pp. bre, n. 3).
25-155. 16 Ivi, p. 204-205, per la datazione del manoscritto
2 Cfr. V. tapkova-Zaimova, a. miltenova, p. 141.
Historical and Apocalyptic Literature in Byzantium and 17 Ivi, p. 211-212 (14 settembre, n. 11).
Medieval Bulgaria, Sofia 2011. 18 Cfr. K. ochridski, Săbrani săčinenija, cit., p. 12
3 Sulla storia del secondo impero bulgaro nel con- (ms. n. 9).
testo balcanico si veda j.V.a. Fine, The Late Medieval 19 l. Ščëgoleva, Putjatina mineja (XI vek), 1-10
Balkans. A Critical Survey from the Late Twelfth maja (Mineo di Putjata, XI sec., 1-10 maggio), Moskva
Century to the Ottoman Conquest, Ann Arbor 1987. 2001, p. 125.
4 Epistola ad Michaelem Bulgariae principem, de 20 Simeonov sbornik (po Svetoslavovija prepis ot
officio principis, ed. J.P. migne, PG 102, cc. 627-696 1073 g.) (Raccolta di Simeone secondo la copia di
(epistola VIII, con traduzione latina; in questa edizio- Svetoslav dell’anno 1073), I, Sofija 1991, p. 241 (l’in-
ne l’epistola è suddivisa in 118 paragrafi); Photii tero racconto è alle pp. 241-248).
patriarchae constantinopolitani epistulae et amphilochia, 21 K. ochridski, Săbrani săčinenija, (Clemente di
I, Epistularum pars prima, rec. B. laourdas, l.G. Ocrida, Opera omnia), III, Sofija 1973, p. 186; trad. it
Westerink, Leipzig 1983, pp. 1-39 (epistola 1, edizio- Cirillo e Metodio. Le biografie paleoslave, a cura di V.
ne critica del testo greco non suddivisa in paragrafi ma Peri, Milano 1981, p. 102.
con numerazione delle righe). Cfr. i. Dujčev, Au len- 22 Trad. lat. j.m. Gagov, Ofm. Conv., Theologia
demain de la conversion du peuple bulgare. L’épître de antibogomilistica Cosmae presbyteri bulgari (Saec. X),
Photius, in Mélanges de science religieuse, 8 (1951), pp. Roma 1942, p. 50; testo paleoslavo: m.G. Popruženko,
211-226 (ora in i. Dujčev, Medioevo bizantino-slavo, I, Kozma Prezviter, bolgarskij pisatel’ X veka (Presbitero
Saggi di storia politica e culturale, Roma 1965, pp. 107- Cosma, scrittore bulgaro del secolo X), Sofija 1936, p. 2.
123); V. Gjuzelev, Photius Constantinopole Model of a 23 Dettagliata analisi con identificazione delle fonti
Ruler Newly Converted to Christianity, in Bulgarian delle diverse parti in a.-m. totomanova, Sla-
Historical Review, 15,3 (1987), pp. 34-42; P. odorico, vjanskata versija na chronikata na Georgi Sinkel (La
La lettre de Photius a Boris de Bulgarie, in Byzantino- versione slava della cronaca di Giorgio Sincello), Sofija
slavica, 54 (1993), pp. 83-88. 2008.

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TRADIzIONI, CULTO E DOTTRINE NEL MONDO BULGARO

24 Ivi, pp. 188-198. 49 Simeona Metaferasta i Logofeta Opisanie mira ot


25 Ivi, p. 192. bytija i letovnik sobran ot različnych letopisec, Slavjan-
26 Cfr. i. Biljarski, Pokroviteli na Carstvoto. Sv. car skij perevod chroniki Simeona Logofeta s dopolnenijami
Petăr i sv. Paraskeva-Petka (Protettori dell’Impero. Il (La traduzione slava della Cronaca di Simeone il Meta-
santo zar Pietro e la santa Parasceve-Petka), Sofija 2004, fraste con integrazioni), pod red. V.i. Sreznevskij, S.
pp. 17-42. Peterburg 1905 (rist.: München 1971, Slavische Propy-
27 S. Kožucharov, Problemi na starobălgarskata läen, Band 99).
poezija (Questioni di poesia bulgara antica), I, Sofija 50 Londra, British Museum, Ad. Ms. 39627 (dal 1973
2004, pp. 77-79. nella British Library). Edizione in l. Zhiwkowa, Das
28 V. tapkova-Zaimova, a. miltenova, Historical Tetraevangelion des Zaren von Bulgarien Ivan Alexan-
and Apocalyptic Literature, cit., pp. 469-506 (con una der, Sofija 1982 (l’edizione in lingua bulgara è del 1980).
traduzione inglese dell’opera). 51 Traduzione ripresa con alcune variazioni da a.
29 Ivi, pp. 353-364 (con una traduzione inglese del- alberti, Ivan Aleksandăr (1331-1371), cit., p. 108 (testo
l’opera). dell’intero colofone in traduzione italiana: pp. 107-108,
30 Ivi, pp. 274-300 (con una traduzione inglese del- in slavo antico: pp. 208-209).
l’opera). 52 Paris, Biblioteque nationale de France, Gr. 74.
31 i. Biljarski, Skazanie na Isaija proroka i formira- Cfr. S. Der nersessian, Recherches sur le miniatures du
neto na politiheskata ideologija na rannosrednovekovna Parisianus graecus 74, in Jahrbuch der Österreichischen
Bălgarija (Il ‘Detto del profeta Isaia’ e la formazione del- Byzantinistik, 21 (1972), pp. 109-117.
l’ideologia politica nella Bulgaria altomedievale), Sofija 53 Mosca, GIM, Sinod. 38; edizione del testo della
2011. Il volume, oltre a una dettagliata analisi del testo, traduzione mediobulgara secondo questo manoscritto:
comprende una nuova edizione estremamente accurata. Srednebolgarskij perevod Chroniki Konstantina Manas-
32 Edizione critica con traduzione inglese: Borilov sii v slavjanskich literaturach (La traduzione mediobul-
sinodik. Izdanie i prevod (Il Synodikon di Borli. gara della Cronaca di Costantino Manasse nelle lettera-
Edizione e traduzione), pod red. i. Božilov, a. toto- ture slave), pod red. D.S. lichačev, I.S. Dujčev, M.A.
manova, i. Biljarski, Sofija 2010. Salmina, Sofija 1998.
33 Ivi, pp. 146-149, trad. ing. p. 351. 54 Srednebolgarskij perevod Chroniki Konstantina
34 Ivi, p. 149. Manassii, cit., p. 152.
35 Ivi, pp. 149-151, trad. ing. p. 352. 55 Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Slav
36 Ivi, pp. 151-156, trad. ing. pp. 352-353. Se- 2, degli anni Quaranta del XIV secolo (tra 1344/1345 e
guono i nomi di successivi zar bulgari, aggiunti nel 1349). L’edizione in a. Džurova, V. Velinova, Con-
XIV secolo, quando il Synodikon fu aggiornato. stantine Manasses. Synopsis Chroniki, I, Facsimile edi-
37 Cfr. l.r. cresci, l. Skomorochova Venturini, tion; II, Studies, Athens 2007. Sulla tradizione dei mano-
I versetti del Prolog Stišnoj. Traduzione slava dei distici e scritti greci della Cronaca si veda O. lampsidis,
mnostici di Cristoforo di Mitilene (Mesi: settembre, otto- Constantini Manassis Breviarum Chronicum. Recensuit
bre, novembre 1-25, dicembre, gennaio 1-11, aprile), I, Odysseus Lampsidis. Pars prior: Praefationem et textum
Torino 1999; L.R. cresci, A. Delponte, L. Skomo- continens. Pars altera: indices continens, Athens 1999
rochova Venturini, I versetti del Prolog Stišnoj. (CFHB 36/1-2), pp. I-CXVII.
Traduzione slava dei distici e dei mnostici di Cristoforo di 56 K. ivanova, BHBS, pp. 534-535 (21 maggio).
Mitilene (Mesi: gennaio, febbraio, marzo, maggio, giugno, Edizione in e. Kałužniacki, Werke des Patriarchen von
luglio, agosto), II, Torino 2002. Bulgarien Euthymius, 1375-1393, Wien 1901 (rist. Lon-
38 Stanislavov (Lesnovski) prolog ot 1330 godina (Pro- don 1971), pp. 103-146.
log di Stanislav o di Lesnovo dell’anno 1330), a cura di 57 e. Kałužniacki, Werke, cit., p. 103.
R. Pavlova, V. Željazkova, Sofia 1999, p. 32 (14.IX), 58 Ivi, p. 121-122.
p. 246 (21 maggio). 59 Ivi, p. 20.
39 Ivi, p. 32. 60 m. Guidi, Un ΒΙΟΣ di Costantino, in Atti della
40 Ivi, p. 246. Accademia Nazionale dei Lincei, 16 (1907), Classe di
41 Ivi, pp. 230-231. scienze morali, storiche e filologiche. Rendiconti, s. V,
42 Ivi, p. 235. pp. 637-662; trad. ing. in S. lieu, D. montserrat, From
43 j. ivanov, Bălgarski starini iz Makedonija (Anti- Constantine to Julian, Pagan and Byzantine Views, Lon-
chità bulgare in Macedonia), Sofija 1931 (rist. 1970), don-New York 1996, pp. 97-146.
p. 365. 61 Sulle fonti dell’opera di Eutimio si veda K. iva-
44 Ibidem. nova, Vizantijskite iztočnici na Pochvalata za Konstan-
45 a. alberti, Ivan Aleksandăr (1331-1371). Splen- tin i Elena ot Evtimij Tărnovski (Le fonti bizantine del-
dore e tramonto del secondo Impero bulgaro, Firenze 2010. l’encomio di Costantino ed Elena di Eutimio di Tărnovo),
46 m. cibranska-Kostova, Slovesni formuli za car- in Starobălgarska literatura, 10 (1981), pp. 3-15.
skata vlast prez Srednovekovieto: car Joan Aleksandăr 62 Lo status attuale della tradizione presso gli ana-
(1331-1371) (Formule verbali concernenti il potere degli stenaria trasmigrati in Grecia è stato studiato sul terri-
zar nel Medioevo: lo zar Joann Aleksandăr), in: Cyryl i torio da l.m. Danforth, Firewalking and Religious Hea-
Metody w duchowym dziedzictwie Słowian (Cirillo e Meto- ling: The Anastenaria of Greece and the American
dio nell’eredità spirituale degli slavi), Biała Podlazka Firewalking Movement, Princeton (NJ) 1989 e j. Sarno,
(Polonia) 2009, pp. 76- 90. Le icone che danzano: transe, musica e firewalking negli
47 Sofia, Biblioteca dell’Accademia Bulgara delle Anastenaria greci all’epoca del postmoderno, Lucca 2008;
Scienze, Slav. 2. vi dedicano molta attenzione anche due studiose bul-
48 a. alberti, Ivan Aleksandăr (1331-1371), cit., gare: V. Fol, r. nejkova, Ogăn i muzika (Fuoco e
p. 59 (testo dell’intero colofone in traduzione italiana: musica), Sofija 2000.
pp. 58-59; in slavo antico: pp. 187-189); nella traduzione 63 Si veda in primis lo studio di m. arnaudov, Nesti-
di Alberto Alberti si sostituisce qui ‘imperatore’ con ‘zar’. nari v Trakija (Nestinari in Tracia), in id., Studii vărchu

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bălgarskite obredi i legendi (Studi sui riti e sulle leggende 69 Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisan-
bulgare), I, Sofija 19712 (ed. or. Sofija 1922), pp. 15- zio, II, cit., pp. 348-351.
161. 70 V. Fol, r. nejkova, Ogăn i muzika, cit., p. 56.
64 c.a. romaios, Cultes populaires de la Trace. Les 71 Descrizione e foto: Ivi, allegato n. 2.7, cfr. anche
Anasténaria. La Cérémonie du Lundi Pur, Athênes 1949; il capitolo Živi ikoni (Icone viventi), pp. 86-110.
r. angelova, Igra po ogăn. Nestinarstvo (Danza sul 72 In Bulgaria il calendario gregoriano è stato intro-
fuoco. Nestinarstvo), Sofija 1955. dotto nella primavera del 1916, ma la Chiesa ortodossa
65 Per l’analisi delle diverse ipotesi si veda m. arnau-
bulgara lo ha adottato solo nel dicembre del 1968, per-
dov, Studii, cit., pp. 69-117. ciò per il periodo tra il 31 marzo 1916 e il 20 dicembre
66 Si veda sull’argomento, con ricca bibliografia, D.
1968 tra il calendario civile e quello ecclesiastico vi è una
Xygalatas, Ethnography, Historiography, and the Making differenza di tredici giorni che si riflette sulle date delle
of History in the Tradition of the Anastenaria, in History feste citate negli studi di questo periodo.
and Anthropology, 22,1 (2011), pp. 57-74. 73 Traduzione secondo V. Fol, r. nejkova, Ogăn i
67 Cfr. V. Fol, r. nejkova, Ogăn i muzika, cit., pp.
muzika, cit., p. 119.
30-38. 74 Ivi, p. 30.
68 Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisan- 75 Ivi, p. 56.
zio, II (libri 9-14), a cura di a. meschini Pontani, testo 76 Vedi j. Sarno, Le icone che danzano, cit., pp. 178-
critico di j.-l. van Dieten, Milano 1999, p. 709. Il 179. Cfr. r. angelova, Igra po ogăn, cit., pp. 55-56.
primo ad affermare che gli asthenaria di questa glossa 77 r. angelova, Igra po ogăn, cit., p. 56.
siano «ancêtres incontestables des actuels Anasténari- 78 V. Fol, r. nejkova, Ogăn i muzika, cit., p. 273.
des» è stato c.a. romaios, Cultes populaires de la Trace, 79 Ivi, p. 281.
cit., p. 139. 80 Ivi, p. 16.

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