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Patologia Cardiovascolare
Patologia Cardiovascolare
▪ ictus (riduzione della perfusione in un’area del SNC, causato da trombosi di un’arteria
cerebrale (ca 90% dei casi, ictus ischemico), o da un’emorragia da un’arteria cerebrale
(ca 10% dei casi, ictus emorragico).
▪ pericardite
Robbins & Cotran PATHOLOGIC BASIS OF DISEASE ,9th ed. Elsevier 2014
Le cellule endoteliali: proprietà e funzioni, e mediatori di maggiore importanza
Proprietà generali dell’endotelio: 1. regolazione del sistema emostatico in modalità non trombogenica;
2. modulazione di funzioni della risposta infiammatoria/immunitaria; 3. regolazione crescita e funzione di altre
cellule (ad es. cell muscolari lisce).
Proprietà/funzione Principali mediatori
Mantenimento della funzione di barriera
-Prostaciclina
-Trombomodulina
Regolazione anti-coagulativa, antitrombotica, e
-Molecole heparin-like (HSPG)
pro-fibrinolitica
-Attivatore del plasminogeno
ACE, angiotensin-converting enzyme; CSF, colony stimulating factor; FGF, fibroblast growth factor; ICAM, intercellular
adhesion molecule; IL, interleukin; LDL, low-density lipoprotein; NO, nitric oxide; PDGF, platelet-derived growth factor; TGF-
β, transforming growth factor- β; VCAM, vascular cell adhesion molecule.
Integrità anatomo-funzionale
Condizione funzionale basale (costitutiva)
▪ flusso laminare
▪ superficie non trombogenica
▪ pressione sanguigna normale
▪ superficie non adesiva
▪ omeostasi tessutale normale
endotelio
▪ Il mantenimento delle proprietà generali della lamina endoteliale è influenzato dalle condizioni
emodinamiche (flusso laminare, pressione) e dall’integrità anatomo-funzionale della parete arteriosa.
▪ le cellule endoteliali rispondono a vari stimoli sia fisiologici che patologici modificando le proprie
funzioni da quelle usuali “costitutive” ed esprimendo nuove proprietà “inducibili” che testimoniano una
condizione denominata “attivazione endoteliale”.
L’ispessimento dell’intima è l’usuale risposta della parete vascolare a un danno. Si noti che le cellule muscolari migrano e
proliferano, perdono il fenotipo contrattile (de-differenziazione), e producono ECM. Il reclutamento e l’attivazione delle
cellule muscolari deriva da segnali molecolari provenienti da cellule (EC, piastrine, macrofagi) e da mediatori plasmatici
(complemento, coagulazione). Le cellule presenti nell’intima possono derivare anche da precursori circolanti. Si noti che:
▪ La proliferazione cellulare a livello dell’intima cessa se vengono meno le condizioni che l’hanno indotta, ma
l’ispessimento fibroso permane.
▪ L’ispessimento dell’intima è legato all’invecchiamento.
▪ Un ispessimento marcato dell’intima può determinare stenosi e ostruzione.
Placca
aterosclerotica
▪ Alterazioni emodinamiche
Ischemia ▪ Rottura
aterosclerosi ▪ Progressivo accumulo a placche di materiale prevalentemente lipidico a livello dell’intima
delle arterie
▪ Le placche (0.3-1.5 cm) sono variamente distribuite in aa elastiche e muscolari, ad es:
• Aorta addominale (nelle aree circostanti le ramificazioni principali)
• Coronarie
• Poplitee
• Carotidi interne
• Circolo di Willis
CAPPUCCIO FIBROSO
(cellule muscolari lisce, macrofagi,
cellule schiumose, linfociti,
collageno, elastina, proteoglicani,
neoangiogenesi)
NECROSI CENTRALE
(detriti, cristalli colesterolo,
cellule schiumose, calcio)
FIBROATEROMA
(1) Herpesvirus, Cytomegalovirus, e Chlamidia pneumoniae sono a volte riscontrati nelle placche, ma la
relazione con l’aterosclerosi è incerta.
Ipercolesterolemia, alterazioni emodinamiche, e danno endoteliale: principali meccanismi patogenetici
▪ Ipercolesterolemia
▪ Alterazioni emodinamiche
cellule endoteliali
↑stress ossidativo
▪ Attivazione EC *
▪ Attivazione SMC
▪ Attivazione MØ
*nelle cellule coinvolte, l’attivazione dei recettori NLR determina la formazione dell’inflammasoma e la
produzione di IL1.
Progressione dell’aterosclerosi
(1) Eventi lesivi In sedi di maggiore vulnerabilità, esposizione cronica delle cellule endoteliali a vari fattori capaci di
determinare una condizione di attivazione/disfunzione (iperlipidemia, ipertensione, fumo, tossine,
reazioni immuni).
*alterazioni patologiche
Basi fisiopatologiche delle principali manifestazioni cliniche dell’aterosclerosi
Le condizioni di
ateroma e Tuttavia, se gli stimoli
fibroateroma lesivi persistono, La placca aterosclerotica può andare
possono essere persistono anche i
considerate
+ processi patologici
= incontro a modificazioni che determinano
la comparsa delle conseguenze cliniche
relativamente associati dell’aterosclerosi (placca complicata)
stabili e durature (placca vulnerabile)
(placca stabile)
meccanismi patogenetici
▪ Si ritiene che il più delle volte gli eventi trombotici siano Aterosclerosi (aorta), ematossilina/eosina.
ripetitivi e che il controllo fibrinolitico e la riparazione Tonaca Intima = I; Tonaca Media = M. Si notano due
successiva di queste distruzioni sub-cliniche tipici aspetti della placca: a destra la parte centrale
rappresentino un meccanismo di accrescimento della fibrolipidica è rivestita da cellule endoteliali (freccia),
placca, contribuendo alla progressione stenosi → mentre a sinistra è presente una zona ulcerata, ovvero
stenosi critica. con perdita di sostanza [U].
▪ Termine generale che indica diversi quadri clinici di
Cardiopatia ischemica ischemia miocardica conseguente ad uno squilibrio fra
perfusione e richiesta di sangue ossigenato.
▪ Lo squilibrio perfusione/richiesta deriva dalla combinazione
fra una stenosi coronarica aterosclerotica preesistente e un
evento sovrapposto di trombosi e/o vasospasmo.
Nel 90% dei casi, la cardiopatia ischemica è dovuta ad una patologia ostruttiva su base aterosclerotica delle
coronarie, da cui i sinonimi: coronaropatia, e cardiopatia coronarica.
La stenosi coronarica si sviluppa lentamente, per decenni, in modo pressoché asintomatico, fino a manifestarsi
clinicamente in quattro principali sindromi cliniche:
Si noti come l’a. coronaria sinistra con i suoi principali rami - a. discendente anteriore e a. circonflessa-
provveda all’irrorazione dI Asn, Vsn (la maggior parte), Vdx (in parte), e setto interventricolare anteriore.
la patogenesi della cardiopatia ischemica ha due aspetti fondamentali:
▪ stenosi aterosclerotica
▪ modificazione acuta della placca.
▪ A livello coronarico, una placca stabile va incontro ad una modificazione acuta, a causa di una
combinazione variabile di eventi infiammatori, trombotici, e di vasocostrizione.
▪ La modificazione acuta, spesso non prevedibile, può essere rappresentata da rottura, fessurazione,
erosione, ulcerazione, emorragia intramurale.
trombosi ▪ una trombosi parziale o totale su una placca con modificazioni acute è essenziale per
l’insorgenza di cardiopatia ischemica acuta.
Forme cliniche
angina stabile ▪ Forma più comune, dovuta a una placca aterosclerotica stenosante che riduce
la perfusione a un livello critico.
▪ L’ischemia si aggrava e si manifesta con il dolore quando, in occasione di uno
sforzo, aumenta la richiesta; il dolore è alleviato dal riposo o da vasodilatatori
(nitroglicerina, calcio antagonisti).
angina instabile ▪ Quadro evolutivo dell’angina stabile: il dolore ha frequenza crescente, e/o è
più prolungato, e/o è associato a sforzi via via minori (a volte anche a riposo).
▪ In genere è dovuta a rottura della placca, con trombosi murale parziale e
vasospasmo e/o embolizzazione.
▪ Il danno ischemico si avvicina alla soglia di irreversibilità.
angina di Prinzmetal ▪ Forma rara di angina episodica; si verifica a riposo per spasmo coronarico, e
risponde ai vasodilatatori.
INFARTO MIOCARDICO Necrosi ischemica che interessa la parete ventricolare nel territorio di una singola coronaria.
• Infarto subendocardico (la necrosi interessa 1/3-1/2 dello spessore della parete)
• Infarto transmurale la necrosi interessa l’intero spessore della parete).
Robbins & Cotran PATHOLOGIC BASIS OF DISEASE ,9th ed. Elsevier 2014
sequenza patogenetica dell’infarto del miocardio
1. occlusione coronarica ▪ Nel 90% dei casi dovuta a modificazione acuta della placca, con rapido
sviluppo (pochi min) di un trombo occlusivo.
▪ Nel 10% dei casi dovuta a vasospasmo, o a embolia (infarto del miocardio
senza trombosi).
Le conseguenze dell’infarto, e lo sviluppo di specifiche complicazioni, dipendono dalla sede e dall’estensione della necrosi.
sede ▪ 40-50% dei casi, ostruzione della coronaria sn, ramo discendente anteriore (parete anteriore Vsn e parte del setto)
▪ 30-40% dei casi, l’ostruzione della coronaria dx (parete post del Vsn e parte del setto)
▪ 20-25% dei casi, ostruzione della coronaria sn, ramo circonflesso (parete laterale del Vsn).
▪ Nei giorni successivi, l’area necrotica è sede di una risposta infiammatoria acuta che coinvolge anche il pericardio (pericardite). In
1-2 settimane, la risposta infiammatoria è costituita prevalentemente da MØ, tessuto di granulazione, e inizia il processo di
cicatrizzazione. In questa fase c’è un più alto rischio di rottura del miocardio.
▪ Dopo 15 gg dall’occlusione, e per alcuni mesi, si produce e si consolida il tessuto fibroso. Questo tessuto non si contrae, per cui
nel tempo la parte sana rimanente del miocardio si accresce (ipertrofia) e modifica la sua forma in modo da compensare la
funzione mancante (rimodellamento del miocardio). Inevitabilmente però la condizione di ipertrofia è ciò che nel tempo
determinerà un’insufficienza cardiaca (vedi). Possibili trombosi cardiache favorite dalla stasi (non contrattilità della zona
fibrotica) e dalle modificazioni dell’endocardio.
malattie cardiovascolari (su base aterosclerotica): principali fattori di rischio (1)
▪ Costituzionali (non modificabili)
▪ Storia familiare di aterosclerosi
▪ Età
▪ Sesso
▪ Comportamentali/stile di vita (modificabili)
▪ Abitudini alimentari
▪ Inattività fisica
▪ Fumo
▪ Metabolici (modificabili)
▪ Pressione arteriosa
▪ Profilo lipidico
▪ Obesità
▪ Metabolismo del glucosio e insulino-resistenza
▪ Condizioni mediche (2)
▪ Diabete mellito (tipi 1 e 2)
▪ Malattia renale cronica
(1) fattori di rischio (di una malattia) e biomarcatori
➢Fattore di rischio: indicatore/caratteristica individuale misurabile che precede e predice un definito esito della malattia, ed è legato a
quest’ultimo da un nesso causale diretto (Attenzione: non significa che il meccanismo sia integralmente conosciuto!). Importanza
fondamentale nella medicina preventiva: identificazione di soggetti asintomatici che potrebbero sviluppare in futuro una determinata
malattia con maggiori probabilità rispetto alla popolazione generale.
➢Biomarcatore: parametro biologico misurabile di un processo patologico implicato in una malattia, può avere o non avere un nesso
causale diretto con un definito esito della malattia.
(2) Altre condizioni mediche (ad es. condizioni infiammatorie croniche come la malattia infiammatoria intestinale, lupus, artrite reumatoide
giovanile, trattamenti antitumorali) contribuiscono al rischio cardiovascolare con meccanismi anche diversi da quelli dei fattori di rischio
tradizionali, e qui non sono indicate.
• Le malattie cardiovascolari (CVD) (cardiopatia ischemica, ictus e vasculopatie periferiche) rappresentano la più comune causa di morte al
mondo (circa il 30% dei decessi, 40% e 28% nelle nazioni ad alto e medio-basso reddito, rispettivamente).
• «transizione epidemiologica». Passaggio, nel corso del XX secolo, dalla predominanza della malnutrizione e delle malattie infettive come
causa di morte, alla predominanza delle CVD come causa di morbilità e mortalità. (1) Murray CJL et al. The Lancet 380: 2063-66, 2012.
Fattori di rischio delle CVD (comportamentali)
Fumo. Attualmente, il fumo è ritenuto responsabile di ca 5 milioni di decessi/anno (CVD nel 32% di casi).
Dieta. Generalmente, il consumo calorico pro-capite aumenta in parallelo allo sviluppo economico di una comunità. In relazione alle malattie
cardiovascolari, una componente fondamentale della modificazione delle abitudini alimentari è rappresentata dall’aumentato consumo di grassi
animali saturi, di grassi vegetali idrogenati e di carboidrati semplici, e da una parallela riduzione del consumo di vegetali.
Inattività fisica. La crescente meccanizzazione che accompagna lo sviluppo economico modifica il lavoro umano dall’attività fisica a quella
prevalentemente sedentaria. A titolo d’esempio, si consideri che negli USA il 25% della popolazione generale non fa alcuna attività fisica nel tempo
libero, e solo poco più del 50% degli adulti pratica attività fisica almeno tre volte a settimana.
Fattori di rischio delle CVD (metabolici)
Uno studio recente dei fattori di rischio metabolici, ovvero del profilo lipidico, ipertensione, obesità, e diabete mellito (progetto GBD 2010) ha
interessato 187 nazioni per le quali sono stati esaminati i dati di morbilità e mortalità del periodo 1980-2010 (1).
Profilo lipidico. Globalmente, si stima che l’ipercolesterolemia abbia un ruolo nel 56% dei casi di cardiopatia ischemica e nel 18% dei casi di ictus. I
valori di colesterolemia tendono a salire con il progredire delle condizioni economiche. Nel 2008, la colesterolemia totale (media standardizzata per
età) è risultata uguale a 179.4 mg/dL e 184.2 mg/dL nel sesso maschile e femminile, rispettivamente.
Ipertensione. Globalmente, valori pressori sub-ottimali (sistolica >115 mm Hg) sono associati a ictus (nel 62% dei casi) e a cardiopatia ischemica (49%
dei casi). Si deve rimarcare il fatto che più della metà dei casi si determina per valori di pressione sistolica <140 mm Hg (soglia arbitraria che definisce
l’ipertensione in molte linee guida).
Obesità. L’obesità è chiaramente associata all’aumento del rischio di cardiopatia ischemica, anche se il rischio associato all’obesità può essere in
buona parte mediato da altri fattori di rischio CVD (ipertensione, diabete, e profilo lipidico). Nel 2008, ca 1.46 miliardi di adulti risultano sovrappeso
(BMI ≥25 kg/m2), e 0.5 miliardi circa sono obesi (BMI ≥30 kg/m2).
Diabete mellito. Come conseguenza, o in associazione, all’aumento del BMI e alla riduzione dell’attività fisica, il tasso globale di diabete, soprattutto
DM2, è in aumento. C’è stato un aumento globale dei valori di glicemia a digiuno dal 1980 a 2008, e nel mondo si stima una popolazione di circa 350
milioni di persone affette da diabete, con una proiezione di oltre 520 milioni nel 2030.
Ciclo cardiaco
Gittata Cardiaca
volume ematico
Diastole: il sangue entra minuto
negli atri e comincia a Gittata Sistolica Frequenza
passare nei ventricoli,
riempiendoli fino al 70%. volume ematico X n. contrazioni
Il miocardio (ventricolare contrazione minuto
e atriale) è rilassato.
volume 110-66
telesistolico (VTS) FE= ≈ 40 %
110
Insufficienza normale
sistolica borderline
40 50 70
% % %
In un soggetto sano, FE > 50-55%
Insufficienza diastolica
(↓ efficienza della dilatazione attiva)
69-25 44
FE= = ≈ 64 % normale!
69 69
Pressione telediastolica
Insufficienza cardiaca sinistra, destra, e biventricolare
La IC può riguardare il Vsn, il Vdx, o entrambi i ventricoli (biventricolare), e può essere sistolica, diastolica, o combinata.
Se il volume di sangue che esce da uno dei due ventricoli è ridotto, questa situazione si ripercuote sull’altro ventricolo dato che le due camere lavorano in serie. Di
conseguenza, un’insufficienza sinistra potrà determinare un’insufficienza destra e viceversa. I termini di insufficienza Sn e Dx si riferiscono quindi al problema
principale riscontrato (principale nel senso di quello che insorge prima).
Il termine di insufficienza (o scompenso) cardiaco «congestizio» dovrebbe essere limitato alla condizione in cui l’insufficienza è bi-ventricolare, con accumulo di
sangue a monte di entrambi i ventricoli (sistema polmonare per Vsn, e sistema venoso periferico per Vdx)
insufficienza cardiaca sinistra
(sistolica, nella maggior parte dei casi)
cause e patogenesi
• ipertensione arteriosa
ipertrofia miocardica (meccanismo compensativo finalizzato a migliorare la
performance meccanica) → aumentata richiesta miocardica di O2 e nutrienti;
compressione dei vasi coronarici → indebolimento della forza contrattile.
danno del
miocardio
• cardiomiopatia dilatativa (1)
ventricolar
e dilatazione della camera ventricolare → aumento del precarico → aumento della
forza di contrazione → progressivo assottigliamento e indebolimento della
parete muscolare → indebolimento della forza contrattile.
↓ efficienza della
contrazione attiva
(1) Cardiomiopatia dilatativa: vari eventi lesivi (ad es. infettivi, tossici, immuno-mediati)
determinano necrosi e fibrosi diffusa del miocardio (il più delle volte biventricolare), che
si assottiglia e si dilata.
insufficienza cardiaca sinistra
(diastolica)
cause e patogenesi
• ipertrofia del ventricolo sinistro in condizioni di: Ipertensione arteriosa, Stenosi aortica,
Cardiomiopatia ipertrofica (1)
ipertrofia del ventricolo sinistro → ingrandimento della parete ventricolare →
riduzione delle dimensioni della camera ventricolare; riduzione della capacità di
rilassamento ventricolare → inadeguato riempimento telediastolico.
↑ pressione idrostatica
intravascolare letto
capillare alveolare
Parete
alveolare ↑ fluido interstiziale e
Spazio intra-alveolare (edema
Parete interstizial polmonare)
capillare e
CO O2
2 ↓velocità di diffusione dei gas ipossia dispnea-ortopnea
nello spazio alveolo-capillare
peggioramento della
funzione cardiaca
insufficienza cardiaca destra
• Lo scompenso destro è spesso secondario ad uno scompenso sinistro e alla conseguente ipertensione polmonare
▪ Congestione e aumento della pressione a livello del sistema venoso sistemico → edemi declivi (piedi e
caviglie) e negli organi addominali (congestione epatica, gastrica e intestinale, splenica → ascite; alterazioni
d’organo legate all’epatosplenomegalia e alla fibrosi epatica diffusa).
▪ Condizione definita dalla presenza costante di valori di pressione arteriosa sistolica (o max) > 140 mm Hg
e/o di pressione diastolica (o min) > 90 mm Hg. (*)
▪ Interessa il 25% della popolazione generale (adulti)
▪ È fattore di rischio maggiore per aterosclerosi, e quindi per cardiopatia ischemica e per ictus.
▪ il 50% circa dei pazienti con ictus/cardiopatia ischemica è iperteso; di questi, circa la metà ha PA >
140/90, e i restanti hanno valori compresi fra 120-139 (S) e 80-89 (D) (preipertensione).
FORME CLINICHE
▪ Nei paesi ad alto reddito, la PAmax cresce con l’età e, nell’VIII decade,
>90% dei soggetti è iperteso. Al contrario, nel paesi a basso reddito
(alimentazione ipocalorica e iposodica) la PAmax non aumenta con l’età.
▪ <50 anni, l’ipertensione è meno comune del sesso femminile (effetto protettivo degli estrogeni?), mentre dopo
la menopausa l’andamento si inverte.
▪ Pz <50 anni con ipertensione: tipicamente ipertensione combinata (> 140/90) (aumento delle resistenze
periferiche)
▪ Pz >60 anni con ipertensione: tipicamente ipertensione sistolica isolata (ridotta distensibilità della grandi arterie
elastiche).
valutazione della pressione arteriosa e possibili conseguenze patologiche
PA mm Hg
bassa <90 (S) / <60 (D) perfusione inadeguata e danno cellulare e tessutale
*ialino: aspetto “vetroso”, caratteristico di materiale proteico in questo caso addensato in sede extracellulare.
Blood pressure regulation
Robbins & Cotran PATHOLOGIC BASIS OF DISEASE ,9th ed. Elsevier 2014
Fattori rilasciati dai reni, dalle
ghiandole surrenaliche, e dal
miocardio
▪ agiscono sul tono vascolare, e
▪ regolano la volemia agendo
sull’omeostasi del sodio.
Meccanismi dell’ipertensione essenziale
cuore e aorta L’ipertensione è fattore di rischio per aterosclerosi coronarica, con iperplasia
connettivale delle tonache intima e media; incremento del lavoro cardiaco con
ipertrofia ventricolare Sn e successiva dilatazione con scompenso cardiaco (dispnea).
cervello L’ipertensione determina alterazioni funzionali e strutturali delle arterie
cerebrali (TIA, ictus trombotico, ictus emorragico, encefalopatia ipertensiva con
edema cerebrale e ipertensione endocranica).
rene nefrosclerosi da ischemia per riduzione del lume dei vasi arteriosi intrarenali,
alterazioni glomerulo-tubulari e insufficienza renale.
retina retinopatia ipertensiva (da spasmi fino all’edema della papilla).