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LA PITTURA VASCOLARE
Gran parte delle documentazioni che riguardano il costume greco
antico, ci sono state tramandate dalla pittura vascolare.
Generazioni di artigiani hanno realizzato vasi. Di ogni grandezza e
forma, sui quali erano riprodotti disegni di vegetali, animali e
uomini in scene di vita quotidiana ed episodi mitici.
L’ARCHITETTURA
Nell’architettura la distribuzione delle linee e dei volumi era
dosata in rapporto agli effetti che si volevano tenere. Le colonne
avevano il fusto scanalato affinché il chiaro-scuro contribuisse ad
accentuare il ritmo verticale e ad assottigliare a massa.
Tutto, nell’arte greca, era studiato secondo un ordine estetico: i
capitelli, le cornici ben profilate e finemente decorate, la distanza
tra le colonne dei templi determinate in rapporto al loro numero..
ecc.
L’insieme costituiva una fusione di elementi geometrici e
volumetrici che accontentava l’occhio e il senso di armonia.
L’architettura è in quale modo strutturata sull’essere umano. Essa
era caratterizzata da un ritmo tra le diverse scanalature che
caratterizzavano le colonne greche.
I capitelli greci
Così come nell’arte si distinguono i vari periodi che
determinarono lo sviluppo e la decadenza della civiltà greca, anche
nel costume si notano alcuni mutamenti, derivati dall’evoluzione
storica e sociale di quel popolo.
Gli ordini architettonici sono tre:
1 fase: dorico
Sino dalla metà del periodo arcaico il modo più comune di
disporre il tessuto consisteva nell’avvolgerlo intorno al dorso,
farlo passare sotto il braccio sinistro facendo ricadere
l’eccedenza sul braccio destro, ed assicurandola con diverse
piccole spille.
2 fase: dorico
Verso la fine del V secolo, l’himation raggiunse il massimo
della larghezza e della complessità. Tutta la larghezza della
stoffa era fissata sulla spalla destra del chitone. Tutta la
lunghezza della stoffa era poi fatta aderire sul petto, passando
sotto al braccio sinistro per una metà, e l’altra metà intorno al
capo. Poi passava sulla schiena e sopra il braccio destro, e
nuovamente intorno al corpo.
SINTESI
La civiltà greca è legata a una concezione molto moderna
dell’uomo. Siamo in presenza del primo caso nella storia di
uomini liberi. I greci erano molto orgogliosi di se stessi, si
consideravano i migliori del mondo e pensavano che l’uomo
fosse una creatura grande e misteriosa, incline ai difetti, ma
dotata della nobiltà, dell’intelligenza e della creatività. In
particolare pensavano che il corpo umano soprattutto quello
maschile fosse bellissimo. Il loro modo di vestirsi era molto
semplice e non aveva lo scopo di nascondere ne modificare le
caratteristiche naturali. La condizione naturale dell’uomo è il
corpo nudo. Cosi gareggiavano e combattevano i migliori tra i
giovani: gli atleti di Olimpia. Da qui la base per
l’abbigliamento Occidentale.
- davano una forma all’informe, i greci attraverso loro
abbigliamento sono riusciti a dare una forma concreta al
pensiero. L’abbigliamento doveva solamente esaltare, da un
punto di vista etico; era una sorta di amplificazione di ciò
che l’uomo aveva già dentro di sé. L’abito è semplice, non
perchè non erano capaci, ma proprio perchè ciò che
dovevano rivestire, per oro era già perfetto.
Così come nell’arte, si distinguono i vari periodi che
determinano lo sviluppo e la decadenza della civiltà greca
anche nel costume si notano mutamenti derivati
dall’evoluzione storica e sociale di quel periodo. La differente
concezione della vita tra le due principali correnti etniche, i
Dori, ce si stabilirono nel Peloponneso, e gli Ioni che
occuparono l’Attiva, si manifestò con l’evolversi delle vicende
politiche e militari. I Dori, fieri pugnaci, erano portati a
concepire tutto con molta sobrietà. Gli Ioni invece popolo
dotato di più una fervida intelligenza e quindi di maggior
fantasia si abbandonavano a fogge più leziose.
La base dell’abbigliamento era costituito da rettangoli di stoffa
di lana o lino, fermati con spille e cinture. Non c’era differenza
tra uomini e donne. Quasi niente era cucito, tutto dipendeva
dal drappeggio, cioè da come si facevano scendere i tessuti
intorno al corpo. È straordinario come gli antichi greci fossero
capaci di trarre dal drappeggio effetti di grande bellezza, come
li possiamo ammirare dalla statuaria conservata in tanti musei
nel mondo. L’eleganza scultoria delle vesti pieghettate si
richiama all’effetto delle colonne dei templi: più semplice
l’abbigliamento dorico, più ricercato quello iconico, nel quale
il motivo del capitolo a volute si identifica nella fluttuante delle
vesti.
Il chitone era una semplice tunica, fino al V secolo lungo fino
ai piedi (detto podere), che sin dai tempi omerici venne
considerata la veste per eccellenza degli uomini greci. Simile
alla tunica femminile, era cucito solo su un fianco e fermato
sulle spalle da bottoni oda cucitura. In epoca classica, gli
uomini abbandonarono il lungo chitone, il quale restò
appannaggio solo dei nobili e ricchi ateniesi, che lo
continuarono ad utilizzare come elegante abito talare durante
solennità e le circostanze ufficiali, ma anche dei musicisti,
degli attori, degli aurighi e della gente di stirpe ionica. A
partire dalla metà del V secolo, fu introdotto un altro abito più
corto, il chitonikos (detto chitonia), che, molto più pratico,
arrivava poco sopra il ginocchio ed era stretto in vita da una
cintura, o anche due. FINE SINTESI.
L’abbigliamento maschile inizia ad acquisire importanza solo
nel periodo ionico. Diventa importante diversificare la
differenza tra i capi, si sente la necessità di definire, dare un
nome a diversi capi d’abbigliamento.
3. Himation clamide
La clamide, indumento esterno più corto, era una veste greca
tipicamente maschile. Indossata di solito sul chitone corto, era
adottata soprattutto dai cavalieri, dai viandanti e dai soldati in
quanto meno ingombrante dell’imatio. Anche la clamide
consisteva in un rettangolo di lana. In genere veniva
drappeggiata intorno alle spalle ed assicurata sotto la gola o
sulla spalla destra con una fibula.
Anche gli uomini indossano l’himation. Come nella versione
femminile, era costituito da un unico rettangolo di lana,
relativamente piccolo all’inizio del periodo arcaico e, in
seguito, sempre più largo. Dapprima l’imatio veniva indossato
sciolto sulle spalle. In seguito fu appuntato sotto la gola o sulla
spalla destra con una fibula, ma, già prima della metà del V
secolo, per questo indumento esterno vennero adottati
drappeggi sempre più elaborati. Veniva indossato sia sul
chitone lungo sia su quello corto, ma diversamente da quello
femminile, che spesso era portato sul corpo nudo.
I Romani primitivi
INDUMENTA (TUNICA)
MANTELLO PALLA
LA DALMATICA
PALLA DALMATICA
IL COSTUME ROMANO MASCHILE
LE BRACHE
A fianco della tunica e della tonache predominano intuito
l’arco della storia romana, c’erano indumenti la cui esistenza è
avvalorata dalla copiosa statuaria e da autorevoli citazioni
letterarie. Tali indumenti, per la loro praticità, erano
soprattutto diffusi fra i militari e coloro che erano costretti a
viaggiare o a svolgere lavori all’aperto; tra questi capi citiamo le
brache, che vennero in uso in epoca tarda nonostante la forte
disapprovazione di coloro che volevano mantenere l’etichetta
tradizionale e che le additavano come capo d’abbigliamento
spregevole, poiché in uso tra le popolazioni barbariche.
INDUMENTA
Secondo alcune
interpretazioni, la toga
consisteva in un enorme
drappo di stoffa, tagliata
in forma semiellittica
pressapoco lungo tre
volte e largo due volte le
dimensioni di un uomo.
Secondo altre interpretazioni, la
toga consisteva in un enorme
drappo di stoffa, di forma
ellittica, e prima di indossarlo
veniva doppiato nel senso della
larghezza; in tal modo acquisiva
ugualmente la forma
semiellittica.
Un lembo
terminale
posato sul capo
<—
Entrambe le
spalle ricoperte
—>
1.Toga virilis
2. Angusticlavius
3. Laticlavius
4. Toga praetexta
5. Toga picta
6. Toga trabea
7. Toga pulla
TOGA PICTA
TOGA PRAETEXTA
LA TOGA PULLA
LA TOGA TRABEA
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