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Acustica
Acustica
Il problema dell’accordatura degli strumenti musicali è stato al centro di un lungo dibattito storico
che si è concluso solo con l’adozione del temperamento equabile all’inizio del XIX secolo. Nel
corso della storia della musica numerosi teorici hanno proposto diversi metodi per gestire gli
intervalli musicali e la successione delle note nella scala, cercando di andare in contro sia alle
esigenze e all’evoluzione delle tecniche compositive che alla costruzione e la diffusione di nuovi
strumenti musicali come gli strumenti a tastiera, ad altezza fissa e determinata. I temperamenti
influenzavano profondamente la percezione di determinanti intervalli, facendoli classificare dai
teorici come consonanti o dissonanti. I vari studiosi quindi cercarono di proporre nuovi
temperamenti per adeguare meglio la pratica musicale alle nuove proposte teoriche, come ad
esempio il modo di trattare le terze nella musica antica e medievale, considerate prima come
elemento dissonante e poi come consonate dalla musica tonale successiva,anche grazie a nuovi
sistemi di accordatura che andavano a modificare la natura fisica delle terze.
L’esigenza di dover dividere lo spazio sonoro in lunghezze fisse è legato anche alla necessità di far
suonare insieme la voce umana con gli strumenti musicali. Infatti la libertà melodica del canto è
impossibile da riprodurre in molti strumenti, specialmente da quelli a tastiera, limitati dal poter
riprodurre solo suoni non inferiori al semitono. Il temperamento equabile si è dimostrato il
compromesso migliore sia per la musica d’insieme che per gli strumenti a tastiera, semplificando le
varie problematiche legate agli altri tipi di temperamenti ed evitando situazioni in cui l’intonazione
sarebbe eccessivamente falsata. Nonostante l’artificiosità del temperamento utilizzato attualmente,
si è riusciti a rendere la pratica musicale ottimale alle varie forme musicali della musica occidentale,
sacrificando leggermente la purezza acustica dei suoni e le varie sfumature ottenibili con i
temperamenti del passato. Infatti il termine “temperare” si riferisce alla volontà di limare i vari
suoni, modificandoli rispetto alla naturale successione degli armonici, anche per evitare di ricorrere
alla micro tonalità, assente nelle musica occidentale e incompatibile con molti strumenti musicali.
Nel corso della storia sono nati vari tipi di accordature e temperamenti e potevano anche coesistere
nella stessa epoca. Per semplificare il quadro, i vari sistemi verranno analizzati in ordine di
diffusione e effettivo utilizzo nel corso dei secoli, dal più antico al temperamento equabile.
Accordatura Pitagorica
Pitagora, non conoscendo le frequenze sonore, concetto presente solo nella fisica moderna, fece
alcuni esperimenti di acustica attraverso l’utilizzo del monocordo, uno strumento presente
nell’antica Grecia, costituito da una sola corda con un ponticello scorrevole che permette di variare
la lunghezza della corda stessa. Lo scopo “esoterico” di Pitagora era di mettere in relazione i numeri
con i suoni. Cercò quindi di generare tramite i numeri interi dei suoni che fossero facili da cantare o
che riproducessero quelli che le persone già spontaneamente cantavano senza conoscere alcuna
teoria.
Egli notò che spostando il ponticello mobile si potevano ottenere suoni diversi dalla corda a vuoto.
In base al punto in cui veniva posizionato il ponticello si otteneva un suono preciso, facente parte
della successione degli armonici della nota corrispondente alla corda a vuoto. Il rapporto fra il
suono generato e la corda corrisponde ai nostri moderni intervalli e veniva espresso come frazione
di numeri interi. Posizionando il ponticello alla metà della corda si otteneva la stessa note un’ottava
sopra (rapporto 2/1) , ai suoi 2/3 una quinta e ai suoi 4/3 una quarta. Questi due intervalli erano
fondamentali nella teoria pitagorica perché erano gli unici a esserne considerati consonanti. Quindi
Pitagora utilizzò l’intervallo di quinta per ricavare gli altri suoni della scala, riportando poi i suoni
all’interno dì un’unica ottava, moltiplicando il rapporto per due per alzare un suono di un’ottava o
dividendo sempre per due per abbassarlo. Per ottenere il Re ad esempio, partendo dal Do, bisogna
moltiplicare per 3/2 il Sol e riportarlo nell’ottava di partenza dividendo per due, ottenendo così il
rapporto di 9/8, che corrisponde ad un tono. Procedendo con questo sistema si ottengono tutti i
suoni della scala, ognuno identificato da un determinato rapporto con la tonica.
Il rapporto 4/3 si ottiene anche “scendendo” sotto al Do: (1/1)/(3/2) = 2/3 che moltiplicato per 2 va
riportato all’ottava di partenza = 4/3.
Il rapporto tra Fa e Mi e quello tra Si e Do vale (4/3)/(81/64) = (2/1)/(243/128) = 256/243,
corrispondente al semitono.
Osservando bene il procedimento di generazione delle note ci si rende conto che Pitagora hausato
come base il soli numeri estratti dalla τετρακτύς , la successione aritmetica dei primi quattro
numeri naturali, un «quartetto» che geometricamente «si poteva disporre
nella forma di un triangolo equilatero di lato quattro», in modo da formare
una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale fra le prime quattro
cifre e la decade1+2+3+4=10 (somma teosofica). Questo simbolo era
fondamentale nella dottrina pitagorica e alcune testimonianze riportano
che fosse inciso sull’entrata della scuola di Crotone.