Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara,da famiglia agitata,nel 1863.Dopo il
liceo,si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Lettere,ma ben presto abbandona gli studi,preferendo frequentare i salotti alla moda e le redazioni dei giornali.Nel 1910 lascia l’Italia per sfuggire ai creatori e si rifugia in Francia.Tornato in patria,svolge un’intensa campagna a favore dell’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale,lui stesso si arruola come volontario,compiendo spericolate imprese aeree.L’esito della guerra lo spinge a mettersi a capo di una spedizione per occupare la città di Fiume.Le truppe inviate dallo Stato italiano lo costringono però a ritirarsi.Durante il fascismo viene esaltato,ma di fatto tenuto in disparte.Si ritira infine sul lago di Garda,in una villa che trasforma in un museo della sua vita e delle sue gesta.Muore il 1° Marzo 1938 a causa di un’emorragia celebrale.
D’Annunzio influenzò profondamente la sua epoca,ma soltanto alcuni
atteggiamenti in cui si esprime il suo profondo disprezzo per la mediocrità borghese.Egli incarna allora le figure dell’esteta,l’individuo superiore e sensibile che concepisce la vita come un culto dell’arte e della bellezza,e del superuomo,cioè colui che è capace di vivere una vita fuori dal comune,all’insegna dell’energia e dell’eroismo,elevandosi al di sopra della massa.Questi modi di sentire hanno una forte ricaduta sulla produzione artistica.Il D’Annunzio poeta va alla ricerca della parola raffinata,inconsueta,suggestiva.Egli spezza i legami sintattici e usa in modo originale la metafora.Gli effetti sonori,come le assonanza e le onomatopee,sono ricorrenti nelle sue poesie.I versi sono brevi e non seguono uno schema fisso,le strofe sono diverse da quelle tradizionali.Il poeta usa un linguaggio fastoso e raffinato,disponendo accostamenti musicali e sostituendo parole comuni con termini caduti in disuso.D’Annunzio appare come l’anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo:infatti,se è vero che la sua arte manca di vero sentimento e appare spesso esageratamente enfatica e retorica,c’è però in lui un grande bisogno di innovazione,oltre che una forte capacità di cogliere le vibrazioni della natura e di restituirle con ricchezza di musica e di immagini.Erede della tradizione classicista,com la sua “magia verbale”D’Annunzio eserciterà una profonda influenza lirica del Novecento. La Sabbia del tempo è un titolo assai significativo che fa immediatamente ricordare un oggetto legato ad entrambi i sostantivi, la clessidra. Essa è il mezzo col quale, anticamente, si misurava lo scorrere del tempo; è anche il luogo in cui, materialmente, oltre al tempo scorre la sabbia, da un'estremità del vetro all'altra. In questo titolo sono perciò riassunte l'idea del tempo che passa, la vista materiale dello scorrere dell'esistenza e la nostalgia del passato, ma anche la ciclicità del rapporto vita/morte e l'interscambiabilità fra l'alto e il basso perché, per funzionare, la clessidra deve essere continuamente rovesciata. La poesia si compone di tre strofe, di cui le prime due sono terzine e la terza una quartina. I versi sono tutti endecasillabi. Si può infatti considerare l'ultima strofa come il raggruppamento di due distici. In origine questo metro era usato per la poesia galante; da Pascoli, però, essè usato in lode alla natura. Lo schema delle rime è il seguente: ABA, CBC, DEDE.