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Campanine R. 16 sett. C.

Folto insieme di armati di diverse fasi dell’età del Ferro, accompa-


gnati da figure oranti, impronte di piedi, cervi e canidi. Il pannello raccoglie immagini istoriate
nell’arco di mezzo millennio.
(rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP)

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VII millennio a.C. - XIV secolo d.C.
Armi ed armati nell’arte rupestre della Valcamonica

di Umberto Sansoni
Arma, arma per cacciare, arma per
difendersi e offendere, per intimidire e
per sfoggiare. Nei suoi multivalenti ruoli
l’arma è un carattere della nostra spe-
cie, l’estrinsecazione artigianale di una
disposizione basilare. Arma in latino da
un profondo radicale ara e ra indoeuro-
peo per “adattare” (Devoto 1970) da cui
anche arto, arte, armento e rito. In senso
stretto essa è lo speciale strumento per
la caccia ed il combattimento, l’ingegno-
sa prolunga nell’uomo arcaico dei suoi
arti, particolarmente delle sue braccia e
mani, ma per più aspetti d’omologia del
suo stesso membro sessuale. È così il
Foppe di Nadro R. 40. Piccola figura di guerriero, isolato sulla parte bastone, la pietra da lancio, il ramo ap-
picale della superficie. Fase centrale dell’età del Ferro. (Dipartimen- puntito, la selce scheggiata. A ben vedere
to Valcamonica e Lombardia del CCSP) il primate homo, capace un po’ di tutto
fisicamente, ma in nulla primeggiante
Pagherina R. 2. Coppia di guerrieri di fase medio-avanzata in forza e specifiche abilità nei confronti
dell’età del Ferro in sovrapposizione a moduli di coppelle e delle altre specie, ha compensato con
antropomorfo schematico (in blu) dell’età del Bronzo. (rilievo il suo strumento principe, le mani, ciò
Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP) di cui la natura dotava i suoi compagni
d’habitat: autentiche armi come le corna
degli ungulati o artigli, zanne e potenza
fisica dei grandi predatori, o il morso del
serpente e il pungiglione dello scorpione.
L’uomo ha subito osservato, sperimenta-
to, adattato a sé ciò che i suoi “avversari”
avevano molto più sviluppato di lui, nel
corpo e nelle tattiche di utilizzo. Ma la
scimmia nuda, con le parole di D. Morris,
non poteva entrare in diretta competizio-
ne con i predatori altamente specializzati
se non usando un sistema completamen-
te nuovo, servendosi di armi artificiali al
posto di quelle naturali; sistema che si
dimostrò efficace. L’arma va quindi intesa
in primis come un sostanziale indicatore
del processo di sviluppo psico-fisico della Campanine R. 4. Il più antico carro a due ruote, con traino equino, dell’arte rupestre camuna.
nostra specie, quindi come specchio del- Strumento prestigioso, nato per scopi bellici, è qui in probabile versione rituale, come sugge-
risce la presenza di sei figure oranti femminili, o come carro del sole, come indicano le figure
lo sviluppo tecnico-sociale ed ideologico circolari sulla destra o, ancora funerario? Media o Tarda età del Bronzo.
che manifesta a tappe consequenziali e (Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP)
via via in cadenza accelerata.
La vicenda preistorica, attraverso gli
avari resti archeologici dello strumen-
tario, ci offre un percorso affascinante to della quasi totalità dei reperti mate- atesina, nel bacino benacense e nella
quanto lacunoso, intrigante per i tanti riali: le armi sono rinvenute di regola nei Val d’Isarco. La prima ma dubbia atte-
aspetti che concorrono, come vedre- corredi funerari e nei depositi votivi, con stazione di arma è nella più antica fase
mo, alla sua realizzazione: al di là delle innumeri esempi di fabbricazioni ad hoc, d’istoriazione, l’epipaleolitica o tardo-
valutazioni tecnico-utilitarie entriamo o non funzionali, senza segni d’utilizzo, mesolitica, probabilmente attorno al
nel campo dell’ arte, del simbolico, del puramente simboliche. In tale doppio VII-VI millennio a.C., la fase dei cacciatori
religioso con i corollari rituali e celebra- binario, il realistico d’uso ed il realistico raccoglitori che risalgono le valli alpine
tivi che ne derivano; al punto che questi simbolico, affrontiamo la rappresentazio- parzialmente liberate dall’ultima coltre
ultimi possono essere prioritari o esclusi- ne delle armi nel quadro rupestre cen- glaciale Würm (sino al XII millennio a.C.).
vi nella realizzazione di intere serie di og- tro alpino, essenzialmente concentrata Sugli unici soggetti istoriati, le sagome di
getti reali o rappresentati. L’arte rupestre in Valcamonica, in tutte le sue fasi, con grande fauna, alci, cervi, capridi, figu-
ne è il testimone maggiore così come in una consistente periferia nella Valtellina rano linee martellinate che, se coeve,
parallelo ci indicano i dati di rinvenimen- centrale e limitate attestazioni nell’area potrebbero essere lette come giavellotti a

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Rilievo della immagine nella pagina accanto.

evidente relazione con il disco solare, dello strumento, con l’unica distinzione sioni del Monte Bego risaltano soprattut-
Luine, R. 34. Figura di cervo con testa volta all’indietro della fase istoriativa più antica di Valcamonica. Probabili giavellotti son figurati confitti nel quindi con la sfera celeste, che può esser di un rimando “alto”, uranico e “basso” to le armi: di nuovo alabarde, pugnali,
corpo dell’animale. Epipaleolitico, prob. VII-VI mill. a.C. (foto e rilievo CCSP) letta come sede delle divinità uraniche; del mondo umano (ctonio?). Non sappia- asce, qualche lancia, in genere in gruppi
i pugnali, generalmente in numero più mo se ciò rifletta un aumento di valore più o meno folti, su luoghi scelti, e senza
segno sul retro degli animali. Uno in par- arma. Pugnali in rame o selce e forse tori evoluti, allevatori, tessitori, mercanti alto, sono invece nel contesto mediano, dell’arma anche per conflittualità, eventi più quell’ordine geometrico delle an-
ticolare, il cervo di Luine, è figurato con asce che affiancano le mappe, gli oran- e guerrieri che informerà la protostoria con antropomorfi ed elementi del mondo traumatici o tensioni nel contesto geo- tiche composizioni su masso, ma non
la testa volta indietro, come accusando la ti ed infine le prime scene di aratura. È sino alla nascita delle civiltà storiche dell’uomo ed a esso sembrano riferirsi, sociale del tempo, di certo vi è mutamen- su roccia, di cui sembrano pienamente
ferita: un labile indizio in un contesto che l’età di Ötzi, l’uomo del ghiaccio, l’età in europee. L’arma prende subito un rilievo forse come specifici emblemi individuali, to, con una speciale congerie culturale, proseguire la tradizione. Accompagnano
mostra comunque un’esclusiva attenzio- cui si attestano le grandi trasformazioni primario e ne resta ampia traccia nei cor- quasi sempre figurati in posizione oriz- che, ad ampio raggio, porta rapidamente pochi altri soggetti, ma per lo più a sé
ne alla preda venatoria che, pur rivesti- continentali con il progressivo affermarsi redi funebri, nei depositi votivi e nell’arte zontale, essi hanno un particolare abbi- alla fine del ciclo. Fra l’ultimo scorcio stanti, dischi (concentrici, crociati, punta-
ta di valori sacrali, era effettivamente di novità eccezionali, della metallurgia, rupestre di un’estesa fascia continentale. namento con le scene di aratura, sia su del III e l’inizio del II millennio si ferma ti), qualche dubbio mappiforme, cop-
cacciata con giavellotti in appostamenti del traino animale e dei prodotti secon- E particolarmente forte nell’area alpina stele che su roccia (dove abbinano anche in tutte le Alpi Centrali l’espressione su pelle, geometrici e antropomorfi. Questi
documentati in quota, sino ai passi ed ai dari come i latticini e la lana. Il fenomeno dove sviluppa il fenomeno dei siti ceri- mappiformi), sia in Valcamonica che sul masso-parete verticale e prosegue stan- ultimi, inizialmente disarmati, ancora
crinali. A queste prime espressioni segue ha i connotati di un’onda culturale, di moniali con stele e massi istoriati lungo secondo grande contesto alpino, il Monte camente, forse, solo qualche incisione su nella prevalente postura dell’orante si
un lungo hiatus e dobbiamo attendere partenza ponto-balcanica, che si accom- le vallate dell’Isarco, dell’Adige, dell’Adda, Bego. roccia affiorante; stesso arresto e com- affiancano in più casi, ribadendo l’ambi-
l’affermarsi della “rivoluzione” neolitica pagna ed è sorretta da un mutamento dell’Oglio, dell’Alto Rodano, della Dora Tale ambito è chiaramente di sfe- pleto sarà presto sul grandioso scenario to rituale, sacrale dell’intera espressio-
per ritrovare nuovi segni sulla roccia. ideologico-religioso altrettanto forte e Baltea e del Magra, sull’Appennino. ra maschile, ma non mancano i casi del Monte Bego (Tardo Bronzo Antico) ed ne rupestre. L’arma conferma dunque
Attorno alla fine del V-inizio del IV determinante. Di impostazione uranica, Al centro del contesto la Media Valca- eccezionali in cui si abbinano anche i in sostanza ovunque, dal Valais alla Valle un primato nell’immaginario simbolico
millennio sulle tenere superfici di are- patriarcale e con una diversa attenzione monica e la Media Valtellina che esprimo- simboli di tipo femminile quali fasci di dell’Adige. dell’età del Bronzo, in un contesto che,
naria del Centro Valcamonica fiorisce all’individualità essa si manifesta invero no negli oltre 120 monumenti scoperti linea a volta (probabili simboli dell’utero/ La ripresa delle istoriazioni non tarda per tutto il II millennio, vede moltiplicar-
l’espressione delle comunità di agricolto- con grande gradualità nella prima fase l’insieme più articolato e concettualmen- ventre materno) e pendagli ad occhiale. molto e, fatto significativo, non è affatto si le attestazioni: dai corredi funerari, al
ri e allevatori. È la loro “un’ arte” schema- alpina e padana in generale. Alle poche te completo del Continente. La figura- Si ripropone di nuovo il parallelo con i differente dalla precedente: con apice decoro dell’oggettistica, ai depositi votivi
tica, essenziale, imperniata sulla figura figure di pugnali sulle rocce della Valca- zione di armi, che accelera esponen- costumi funerari dell’epoca che vedono tra il XVII e XVI secolo a.C., in corrispon- in crescita esponenziale sulle acque,
umana, sulle rappresentazioni di mappe monica e del Monte Bego corrispondono zialmente anche sulle vecchie superfici armi (pugnali, asce, punte di freccia) nel denza di un exploit economico e demo- ripari e alture (roghi votivi) al punto che
(terreni coltivati, recinti, forse abitazioni), i pugnali, le asce e le punte di freccia affioranti (come sul Monte Bego e piccole solo corredo maschile ma con pochi par- grafico continentale, tornano sulle rocce, le stesse figure rupestri potrebbero esser
rari animali, perlopiù bucrani, e figure reali, di tradizione tardo-neolitica, che altre località in quota), ora è a centinaia ticolari casi, con dubbia valenza di arma, enfatizzati, alcuni degli stessi simboli del lette come sostituti votivi di oggetti reali
geometriche. In nessun caso vi è una iniziano ad essere deposti nelle sepol- di esemplari incasellati in precisi quadri anche in quello femminile e d’infante. Tardo Rame, pur selezionati, ridotti di o forme di paralleli rituali di tale intensa
sicura figurazione di arma. Gli antropo- ture individuali di pianura (Remedello, simbolici: asce e alabarde, spesso in Nell’ultima fase (Campaniforme, inizio gamma, con qualche variante, e fra que- manifestazione. Alle spalle c’è la matura-
morfi, costantemente nella posizione di Volongo, Fontanella Mantovana nella coppia, sono nella parte alta a corredo Bronzo Antico) abbiamo quindi la ten- sti l’elemento principe è di nuovo l’ arma. zione ideologico-religiosa di tutto quanto
oranti, con le braccia levate in alto, pre- Lombardia orientale) ed in quelle colletti- del disco solare e zoomorfi (stambecchi, denza alla bi o alla monotematica figu- Ed è interessante annotare che, se nelle premesso nel III millennio, con lo svilup-
sentano raramente delle semplici linee ve di area prealpina (Manerba del Garda, cervi), pugnali, in più fitte serie, nella rativa, con il primo caso di un pannello Alpi abbiamo ora un fenomeno rupestre po di una società più articolata e dina-
sulle mani in cui è ben difficile individua- Villanuova sul Clisi, Bione). parte centrale insieme ad antropomorfi esclusivamente di armi: ai Corni Freschi circoscritto, ben diverso e forte è quanto mica, avviata verso strutture classiste e
re un qualsiasi preciso oggetto. Sem- Un timido inizio dunque che chiarirà e/o zoomorfi (cervi, stambecchi, lupi/ di Darfo, su un grande blocco di frana, sta manifestandosi a livello continentale, proto urbane, dove emerge la figura del
plicemente queste genti non sembrano in modo nettissimo agli inizi del III mil- canidi, cinghiali/maiali, caprioli) mentre compaiono in alto due file ordinate di con esempi energici nella Penisola Ibe- guerriero, dell’uomo in armi, declinato in
dare alcun valore rupestre non solo alle lennio (età del Rame II) quando matura- nella parte bassa compaiono arature o alabarde ed in basso, attualmente sotto rica, nelle isole britanniche, nel Centro tutte le sue forme: dall’uomo libero, pa-
armi, ma ad ogni altro oggetto concreto. no, sull’onda di una nuova espansione solchi di aratura. il livello del terreno, due di pugnali. È il Europa e soprattutto nell’area scandi- ter familias, atomo basilare dell’organiz-
Solo verso gli ultimi secoli del IV millen- culturale, tutti i presupposti in campo. Le armi a lungo manico, asce e so- segno di un’estrema sintesi simbolica in nava. In poche aree della Valcamonica, zazione sociale, al combattente, al capo
nio, all’inizio dell’età del Rame, compare È ora il vero affermarsi di quel mondo prattutto alabarde, sono quindi indicate cui l’arma sembra inglobare, pars pro Valtellina e Grigioni, in autentiche isole politico, già in sostanza aristocratico, alla
la prima inequivocabile attestazione di indoeuropeo di minatori, fabbri, agricol- nella parte alta della composizione, in toto, i significati di un intero insieme. sul Benaco (Monte Baldo), sull’Aostano proiezione, e giustificazione, in via omo-
Vi è il segno quindi del massimo risalto (Valtournanche) e con le ultime espres- loga, nel Dio, rappresentato nell’arma e

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continentale che ha le massime espres-
sioni nel carro solare di Trundholm (DK,
XIV sec.), nel vaso di Vel’ke Reskovce (SL,
XIII sec.) e nelle lastre tombali micenee
(GR, XVI sec.) e di Kivik (SE, XV sec.).
Fra molti oranti, maschili e femminili,
fra alcune figure di donna gravida, spun-
tano quindi cacciatori con arco e freccia Boscatelle, R. 8. Rilievo della composizione con pugnali tipo Remedello, un’ascia e mappi formi ordinatamente disposti in una sagoma che
ricorda la stessa lama di pugnale. Le armi hanno, in questa fase, un’enorme importanza simbolica. Età del Rame 2, prima metà del III mill. a. C.
e, come accennato, guerrieri in varia
(rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP)
formula con i primi portatori di spada.
Rilievo del masso istoriato Bagnolo-Cerasolo 2. Magnifico esempio di composizione di età del
Rame 2 con simbologia cosmologica: la coppia di asce affianca il disco solare come suo pro-
Rare lance a sé stanti, con punta foliata e
babile attributo, mentre quella di pugnali (tipo Remedello) è nel registro intermedio, a rappre- fiammata, sembrano figurate nel perio-
sentare verosimilmente elementi più prossimi al mondo umano. Prima metà del III mill. a.C. do (Dos Costapeta). Un lento ma pro- laziale. Sale il livello artistico di società analisi dettagliate, i numeri sono molto tenuto al morso da un piccolo scudiero
(rilievo coop. Le Orme dell’Uomo) gressivo maggior vigore l’arte rupestre urbane ed aristocratiche, molto propul- indicativi: 1.214 figure umane armate (la ed il suo emblema personale è un’altret-
lo riacquista a partire dal Bronzo Finale sive, che rapidamente coinvolgono il quasi totalità dell’età del Ferro) contro tanto gigantesca lancia, la cui sola punta
(XII-IX sec.)- inizio età del Ferro (IX-VII mondo centro-alpino dei Reto-Euganei 1.136 disarmate (di tutte le epoche fra ha le stesse dimensioni dello scudiero;
sec.), periodo invero segnato inizialmen- e dei Leponzi. L’arte rupestre conosce, cui circa il 50% dell’età del Ferro) e fra i a Seradina un guerriero in posizione
presto nell’antropomorfo armato. con i piccoli scudi e gli elmi, a calotta o te da mutamenti anche traumatici come con progressione altrettanto rapida, la primi dominano i portatori di spada (51% centrale è fra più piccoli, una scena d’a-
Su questa strada un momento fon- crestati. Ma dopo l’exploit figurativo del il crollo delle Terramare, nella Media sua stagione più ricca e variata. Con un a Sellero), seguiti a buona distanza dalle ratura ed una figura disarmata a grandi
damentale è nella comparsa e rapida Tardo Bronzo Antico-inizio Medio l’arte Padana, dei Micenei e degli Ittiti, nel primo apice attorno al VI secolo, con figure con ascia o lancia (rispettivamente mani con cervo al fianco, a rappresentare
affermazione della spada, fra il Bronzo rupestre entra in una fase critica: dira- Mediterraneo Orientale, con spostamenti influssi etrusco-padani, ed un secondo 19% e 10% a Sellero) e rarissimi arcieri verosimilmente il capo politico-militare,
Medio ed il Recente (XV-XIII sec.), l’arma dano i testimoni, per alcune fasi si ha il invasivi dovuti anche al peggioramento attorno al IV-II, in orbita prima celtica poi in contesto di caccia al cervo. Ciò che più il suo seguito, il lavoro agricolo ed il
a lama lunga, l’erede del pugnale e facil- sospetto di un sostanziale hiatus, rotto climatico (Piccola Glaciazione). Ora che la romana, assistiamo ad un vero e proprio colpisce, ovunque, è la frequenza con cui sacerdote o dio tutelare: un vero spac-
mente dell’alabarda (che ora scompare), qua e là da qualche sparuta scena figu- situazione degrada l’arte rupestre centro- exploit figurativo con oltre l’85% dell’in- decine di figurazioni armate si raccolgo- cato di un organismo tribale nelle sue
possibile grazie alla raffinata metallotec- rativa e probabilmente da una crescita alpina ricostruisce gradualmente una sua tera plurimillenaria espressione. In un no in spazi anche ridotti in un processo componenti essenziali. Il guerriero o
nica del tempo. La spada diviene subito del fenomeno schematico (coppelle e identità, e significativamente lo fa dando quadro dove introducono nuovi, nume- plurisecolare che sembra nell’insieme l’eroe mitico o la divinità in veste armata
centrale, nel combattimento reale (al canalette). Stranamente ciò avviene in un netto risalto alle figure armate: un rosi soggetti come capanne-granaio, apportare testimoni di ogni generazione, giunge alla rappresentazione scenogra-
fianco della lancia) come nel mondo una fase molto propulsiva, a tutti i livelli, inizio invero timido, difficile da collocare impronte di piede, figure mitologiche e con excursus che superano il millen- fica per dimensione, fin oltre i 70 cm di
rituale (corredi, deposizioni) assorben- la fase della “koiné metallurgica” euro- nell’arco dei secoli che precedono l’età fantastiche, dove incrementano mirabil- nio dove la partenza è appurabile nelle altezza, per posizione sulla roccia o per
do e dilatando, simbolicamente e come pea (Bronzo Recente), di forte sviluppo del Ferro, ma in cui possiamo riconosce- mente le figure umane e animali (cervi, tarde fasi del Bronzo, i due millenni dove eccezionali attributi conferiti: abbiamo
emblema di status, quel che prima era insediativo e commerciale. Probabilmen- re i temi che poi avranno grande fioritu- cavalli, uccelli, cani) spesso in scene di compaiono gli armati del Basso Medio- così il gigante con spada ed elmo cresta-
soprattutto nel pugnale, mentre un carat- te la ritualità si trasferisce prioritaria- ra. Abbiamo ora le prime scene di duello, tono narrativo, le armi mantengono una evo. Traspare l’affermarsi del mondo to alla greca della R. 50 di Naquane (di
tere più trascendente continua ad esser mente in altre forme, come i roghi votivi fra identici avversari con spada e piccolo loro emblematica centralità. Il guerrie- eroico-aristocratico che, in scia all’età del nuovo in linea con grande figura disar-
posto nell’ascia. e le deposizioni sulle acque, lasciando scudo, probabilmente a carattere rituale, ro, in tutta la gamma delle panoplie, Bronzo, proprio nelle armi, come nella mata, sacerdotale o divina); la strana
Il riverbero nell’arte rupestre non a margine l’espressione rupestre. Poche ludo funerario, o iniziatico, i primi armati diviene il soggetto centrale, ripetuto in cavalcatura, nel carro e nella caccia al figura con spada e anomalo oggetto di
è invero così immediato e visibile: la scene sono infatti emblematiche del a cavallo, talora in piedi sul dorso dell’a- migliaia di figurazioni: isolato, in grup- cervo, pone i suoi emblemi di riferimen- Campanine R. 50 che pare emergere da
spada non è figurata a sé stante, se non periodo e fra queste i primi carri a due nimale, una crescita di guerrieri singoli po, in duello, generalmente con le armi to, gli status symbols più prestigiosi. E un’ampia fatturazione naturale; l’elegan-
in rarissimi casi (Pietra delle Griselle, ruote, il prestigioso strumento bellico e o in gruppo, con scudo, spada o lancia, sollevate in alto o in posizione di attacco, tale mondo guerriero sembra tendere ad tissimo guerriero con spada, scudo, elmo
VR), ma la sua introduzione sembra di status dell’epoca, ma in versione tutta tutti in formule stilistiche molto schema- talora con il solo scudo o la sola arma inglobare od inframmettersi in sfere pre- crestato, probabilmente corinzio, e disco
anzi favorire la scomparsa delle armi a rituale sulle rocce: a Campanine sulla R. tiche. bianca, frequentemente a cavallo, come cedentemente espresse in altre formule, corazza di Campanine R. 62, stante su
sé stanti a favore di quel che diverrà il 4 un carro a traino equino è circondato Il momento magico per l’intera guerriero, cacciatore o acrobata, talora così per l’ambito celebrativo, il funerario due anatre opposte in valenza d’apologia
soggetto più figurato, il guerriero, l’an- da oranti femminili con un vago disco penisola e da qui ad ampio raggio nel in scena di danza armata, di pugilato, di o appunto il mitico-rituale. Vi sono scene funeraria; il raffinato guerriero con spada
tropomorfo armato. Esso compare in campito al fianco, molto simili le compo- Continente è l’Orientalizzante, una fase lotta con i manubri o in contesti di carat- in cui il ruolo sociale dell’aristocratico e scudo ritto su una sorta di baldacchino
questo momento, al fianco di prevalenti sizioni di Vite e di Naquane R. 94, che av- di forte influsso orientale (VIII sec.), tere mitico o in immagine divina. Nelle emerge in piena evidenza: a Foppe di fra armati di Campanine R. 62; abbia-
oranti e disarmati, e per lo più non con la valorano l’ipotesi di ritualità funeraria con quindi greco, che dà un deciso impulso tre zone (Campanine, Carpene, Pià d’Ort) Nadro R. 27 e Coren del Valento il nobile mo le probabilissime immagini di dei di
spada, ma la lancia, l’arma da getto e da la figura del “carro dell’anima”. Esso ben alle maturazioni delle civiltà etrusca ed della media Valle su cui disponiamo di guerriero cavalca un gigantesco destriero riscontro celtico: il grande Esus con ascia
affondo, primaria negli scontri, e talora si inserisce in un fenomeno iconografico italiche, come la picena, la veneta e la

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te alto che la foggia continui ad essere Valcamonica e Valtellina, un percorso di
ripetuta anche dopo che l’oggetto ri- dieci millenni dove specchia con rigore la
spondente esce dall’uso; nel Ferro Tardo vicenda dell’intero arco alpino, in buona
(IV-I sec.), pur con minor forza, è figurata misura, a più larghe maglie, dell’intero
l’ascia a lama espansa o semilunata, Continente. Il valore maggiore, straor-
tipo Ornavasso-Giubiasco, normalmente dinario, è nella qualità del documento
di medio-piccole dimensioni (anche in archeologico, cioè direttamente della
tecnica filiforme) e nelle fasi tarde, sin mano di chi ha vissuto ciò che è inciso,
dentro la prima età romana, si affianca che è ininterrotto, lungo quasi tutto l’arco
con vigore il coltello a lama curva, tipo della presenza umana in loco, e comple-
Introbio o Lovere, a lama scoperta o to, cioè ordinato sul supporto secondo
in fodero: probabilmente in valenza di criteri concettuali, spaziali e quantitativi
strumento sacrificale, come può evincersi caratteristici di ognuna delle epoche
dalla sua rappresentazione nell’ara roma- rappresentate. Dai dardi epipaleolitici ai
na d’Idro, quindi emblema focale dell’at- fucili del XX secolo, dal primo guerrie-
to rituale più alto. Di difficile inquadra- ro figurato nell’età del Bronzo all’alpino
mento sono, in tutta la fase, le immagini della I guerra mondiale, abbiamo così
di lance, piuttosto discoste dalle scene tutti i passaggi fondamentali, taluni pur
figurate, ed infine nell’imminenza della lacunosi, altri sovrabbondanti o parziali,
conquista romana e nei primi secoli della a descriverci l’arma e gli armati nel loro
stessa compare la panoplia della prima evolvere storico. In nessun caso riscon-
fase storica, legionaria e degli auxilia, triamo un preciso catalogo delle armi
corpi in cui abbiamo buone attestazioni utilizzate, anzi, con evidenza vi è costan-
di presenza camuna e retica. Vi è l’arma temente una selezione, con strumenti
romana per eccellenza, il gladio figurato in gran rilievo, altri a contorno o appe-
ripetutamente in una sola area (Pianco- na indicati, con particolari tipologie di
gno) al fianco di coltelli Introbio, asce armati o cacciatori in primo piano, altri
semilunate, ma anche milites ed equites, in seconda linea o del tutto trascurati.
talora con preciso dettaglio, fino a quelli Ciò appare nella logica degli eventi e dei
che sembrano, a tutta evidenza, gladia- valori che, epoca per epoca, sono stati
tori in scene di combattimento cruento proiettati nelle armi e negli armati come
(Pagherina). in qualsiasi altro soggetto rupestre. Da
Si chiude con essi la lunga stagione quel che oggi possiamo intendere tali
protostorica e segue un lungo sostanzia- valori, il più delle volte, solo indiretta-
le silenzio rupestre: per tutto l’arco che mente appartengono alla sfera bellica o
va dal Tardo Impero agli inizi del Basso venatoria, esprimendo in primis valenze
Medioevo non abbiamo più alcuna sicura encomiastiche e soprattutto simboliche e
attestazione figurativa, presumendo solo rituali, con rimandi espliciti alla sfera del
qualche croce, sigla, coppelle e segni di sacro.
confine. La ripresa, l’ultima in grande sti-
le, è attorno al XIII-XIV sec. della nostra Revisione testi:
era, quando il maturo mondo cristiano Dott. Francesco Ghilotti
mostra a tutto campo un grande slancio Rielaborazioni digitali immagini:
culturale fra inestinguibili crisi religiose Enrico Savardi
e politiche. Forse anche in conseguen-
za delle devastanti epidemie di peste e
con un conseguente morboso bisogno
di fede, si torna in pochi siti (Campanine
su tutti), sui luoghi di antica tradizione,
probabilmente mai spenti nell’animo po-
polare. Sulle rocce si riaccende un filone
religioso ed uno apparentemente laico,
fra i cui emblemi risaltano di nuovo armi
e armati: fra castelli e cinte murate emer-
gono numerose balestre, l’arma “demo-
Masso di Cemmo 1. Parte centrale con linea di pugnali tipo Remedello e figure animali, fra niaca”, ma anche lance, picche, pugnali,
cui uno stambecco. Età del Rame 2, prima metà del III mill. a. C. (rilievo Dipartimento Valca- daghe, cavalieri e fanti con lance, lunghe
monica e Lombardia del CCSP) spade, usbergo, corazza (o cotta) e scudo
triangolare. Vi è un’angolatura di quel
mondo scosso dalle dure lotte intestine
dei potentati locali in rete con gli inte-
ressi di Milano e della Serenissima (che Insieme tardo-calcolitico in località Corni Freschi a Boario Terme. Nel registro superiore (in
prevarrà sul territorio dal XV sec.) un immagine) si contrappongono, con la lama rivolta verso l’esterno, nove alabarde (tre da un lato
di Carpene R. 2, lo Juppiter Taranis con tarde imponenti sagome rettangolari, mondo valligiano che è anche di minato- e sei dall’altro) e inferiormente si dispongono quindici pugnali tipo Ciempozuelos su due simili
spada a testa a ruota di La Bosca R. 2 e fra cui si possono distinguere gli scuta ri, fabbri, uomini d’arme e commercianti, file parallele verticali (sei da un lato e nove dall’altro) con le punte verso l’interno. E’ questa la
con ascia e disco di Campanine R. 52. legionari. di tanti poveri plebani, d’uomini di chiesa prima composizione su parete verticale con sole figure di armi. Età del Rame 3, 2.400-2.200
Generalmente le sagome delle armi Il valore dell’arma è infine ribadito dal d’ogni sorta e di poche arroganti casate a.C.; (foto M. Colella).
bianche sono appena abbozzate, in rari ritorno della sua figurazione a sé stan- nobiliari. Il tutto avvolto in una religiosi-
casi permettono però datazioni atten- te, questa sì di norma ben delineata, ad tà profonda, ma scissa fra un’ortodossia
dibili, al pari degli elmi e soprattutto integrazione di altri soggetti. Nel Ferro ambigua, conati di rinnovamento e cicli-
degli scudi che si presentano in tutte le Antico (IX-V sec.) predomina l’ascia a che reinsorgenze di un radicato magismo
varianti della fase, delle piccole sagome lama quadrangolare, tipo Nanno e Povo, di antica data.
tondeggianti, probabilmente da eser- in varia dimensione, spesso prossima per Questo a vol d’oiseau il percorso
citazione, alle medie e grandi, ovali e dimensioni al reale, e si ha l’impressione delle armi sulle pagine di pietra della
quadrangolari, con o senza umbone, alle che il suo prestigio simbolico sia talmen-

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Seradina R. 12. Coppia di duellanti. La
Tresivio di Teglio R. 1 sett. A. Pannello con asimmetricità delle figure e la pre-
asce a lama espansa e pugnali. Come nella senza di piccoli scudi (probabilmente
precedente fase calcolitica le figure di armi, da esercitazione) avvalorano la tesi di
fors’anche di valore sostitutivo di una reale duelli iniziatici o d’altro rituale. Bronzo
deposizione votiva, sono in grande risalto. Si Finale, XI-IX sec. a.C. (p. 19)
noti la forma circolare e contornata dell’ascia
centrale con probabile valenza solare. Fase
centrale dell’età del Bronzo, XVII-XVI sec. a. C.
(Dipartimento Valcamonica e Lombardia del
CCSP)

Seradina III R. 6. Scena cora-


le, con un guerriero centrale
(il capo?), attorniato da armati
più piccoli (due in duello), una
figura con grandi mani aperte
(sacerdote o divinità) vicino ad
un cervo, cavalli e un gruppo
in aratura. Sembra vedere
raccordate le immagini delle
tre funzioni sociali di Dumézil:
sovranità, guerra e produ-
zione. Antica età del ferro,
attorno al VIII-VII sec. a.C.
(Dipartimento Valcamonica e
Lombardia del CCSP)

Pagherina R. 5. Coppia di duellanti


e guerrieri di varie fasi con sovrap-
posizione di una tipica ascia non
impugnata. La tipologia dell’arma, di
sicura valenza simbolica, è attribuibile
all’VIII-VII sec. a. C., ma sembra rap-
presentata anche in fasi successive al
suo effettivo utilizzo. Varie fasi dell’età
del Ferro. (rilievo Dipartimento Valca-
monica e Lombardia del CCSP)

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Foppe di Nadro R. 40. L’arciere in corsa, figura dinamica, ben proporzionata
e con dettagli del volto e del pugnale in fodero. Età del Ferro, fase di influsso
etrusco, tardo VI-V sec. a.C. (Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP)

Campanine R. 62. Il “mantellato”, figura armata fra le più eleganti del ciclo
camuno. Notevole il dettaglio della panoplia spinta sino al decoro della cintu-
ra e delle cinghie del cardiophilax, il disco-corazza. L’armato poggia i piedi su
due anatre, probabile simbolo psicopompo, rivelando una sorta di apoteosi di
defunto illustre. Media età del Ferro, tardo VI-V sec. a.C. (rilievo Dipartimento
Valcamonica e Lombardia del CCSP)

Ronchi d’Izir R. 78. Coppia di portatori di spada e grandi scudi


in marcia. La scena è istoriata su un piccolo affioramento sul Zurla R. 1. Gli “astronauti”, duellanti o figure coreografiche in
greto di un ruscello. Fase medio-centrale dell’età del Ferro. (ri- danza armata con anomali elmi (o copricapi), spadino e picco-
lievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP) lo scudo. Si noti la proporzionalità delle figure sullo stile delle
coeve immagini greco-etrusche. Queste e simili scene sono
attribuite ad un autentico artista il Maestro di Zurla, che sembra
appartenere ad una scuola (vedi seguente). Media età del Ferro,
tardo VI-V sec. a.C. (rilievo Dipartimento Valcamonica e Lom-
bardia del CCSP)

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Figura 18. Campanine R. 52. Probabile immagine di un
dio equiparabile al celtico Taranis: su trono o in posi-
zione “fior di loto” alza un’ascia ed uno scudo circola-
re (o disco). L’immagine è istoriata in un punto alto e
centrale di una grande superficie rocciosa ala cui base
nasce l’unico ruscello dell’area. Fase medio-avanzata
dell’età del Ferro. (Dipartimento Valcamonica e Lombar-
Ronchi d’Izir R. 78. Cavaliere con probabile scudiero in tipica posizione d’attacco. Tarda età del Ferro.
dia del CCSP) (rilievo Dipartimento Valcamonica e Lombardia del CCSP)

Ronchi d’Izir R. 78. Rilievo con cavaliere e due guerrieri appie-


dati di diversa fase, in alto un’anomala figura di capanna-gra-
naio. Antica età del Ferro. (rilievo Dipartimento Valcamonica e
Lombardia del CCSP)

Pagherina R. 24. Scena cruenta di duello, probabilmente gladiatorio, Pagherina R. 4. Fase del rilievo su fogli di po-
integrata da iscrizione in caratteri latini. Età romana, probabilmente lietilene. Si notino le figure di cavaliere e della
primo imperiale, I-II sec. d.C. (rilievo Dipartimento Valcamonica e grande ascia non impugnata fra capanne-gra-
Lombardia del CCSP) naio. Varie fasi dell’età del Ferro. (Dipartimen-
to Valcamonica e Lombardia del CCSP)

Figura di armato con lancia in resta, loc. Carmisana di


Carona, BG.
(XIII sec., da Casini 2010)

Paspardo, Forra del Re. Il “cavaliere


rosso”, uno dei rari dipinti superstiti su
parete verticale. Su elegante sagoma di
cavallo, purtroppo vandalizzata, mostra
particolari come il decoro della veste, le
linee di cresta dell’elmo e la particolare
semiluna della lama dell’ascia. Tarda età
del Ferro, probabile IV-II sec. a.C.
(foto rielaborata M. Colella)

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R 37. Campanine Bassa. Foto e rilievo del pannello con eleganti figure armate
d’ascia e scudo (IV D) (in blu) , posta sopra una sorta di piedistallo e circondata
da grandi asce e figure armate (stili C-F. Foto L.C.))

Il simbolismo delle armi

di Umberto Sansoni

Sin qui un excursus sui dati archeolo- fase centrale del Bronzo (BA2 – BM1) che
gici, da qui tentiamo una lettura inglo- appare la maggior parte delle figurazioni
bandoli nella più ampia sfera dell’espres- di armi, nel momento quindi propulsivo
sione sulla tematica delle armi, sulla per la metallurgia. La figura del fabbro
fenomenologia evinta dalle fonti storiche. cresce in importanza sociale e forse
Tentiamolo con particolare attenzio- accentua quell’alone magico-iniziatico
ne alle fonti più arcaiche, cioè alle più che tanti echi ha lasciato nelle tradizioni
prossime a quel mondo protostorico di successive. La fusione e la forgiatura del
cui esse necessariamente rappresentano, metallo estratto dalla terra e lavorato
in parte o in toto, in ubiqua alterazione col fuoco e con l’acqua è in sé vivibile
o relativa limpidezza, lo sviluppo con- come una sorta di opera alchemica delle
sequenziale. A priori tale lettura sul già origini, un atto prometeico, un’opera
incerto passato prossimo non può dare di trasmutazione e realizzazione ricca
alcuna certezza, non può sciogliere il di significati analogici; la connessione
dubbio metodico di chi indaga il passato con il fuoco in particolare conferisce un
remoto, ma fornisce comunque formida- senso di spiritualità e purificazione. Si
bili indicazioni, le migliori in assoluto di pensi, in un quadro fenomenologico, alle
cui disponiamo per ricostruire l’humus spade fiammeggianti, alla spada sacra
culturale, le linee portanti del remoto. In del Sadet del fuoco jarai, alla spada del
stretta sintesi, qui d’obbligo, ed ad am- sacrificante vedico (assimilata al vajra,
pio spettro spazio-temporale si tenterà la folgore del fuoco d’Indra), alla spada
comunque la bozza di un quadro valido dei filosofi alchemica (lavorata sul fuo-
in sé, nei canoni della fenomenologia co purificatore del crogiolo). La valenza
storico-religiosa, sul fenomeno arma. si riflette in senso apotropaico: per la
tradizione romana il ferro, relazionato a
La fenomenologia simbolico-religiosa di- Marte, è visto in tal senso e similmente
mostra straordinarie linee di convergenza fra i Celti insulari ed in Cina (spade nelle
nell’attitudine dell’homo sapiens e nelle mani dei maghi), sino alle diffuse atte-
miriade di variazioni locali si rinvengono stazioni attuali (il toccar ferro). Un ruolo
radici archetipali comuni su gran parte speciale l’arma l’ha poi nelle esperienze
dei punti salienti. Su tale fondo si innesta sciamaniche, particolarmente in quelle
lo spinoso problema indoeuropeo per asiatico-siberiane, nel combattimento
cui da un unico ceppo originario (visto contro i demoni. Accenniamo solo al ruo-
generalmente nelle culture ucraino- lo che lo sciamanesimo può aver giocato
caucasiche fra la fine del V e l’inizio del nella preistoria europea ed ai possibili
III mill. a.C.) si è sviluppata una famiglia riflessi nell’arte rupestre.
di culture dall’Europa Occidentale sino A livello mitico Efesto-Vulcano classici,
all’area indo iranica. La linguistica, la Goibniu-Govannon celtici, Ptah egizio,
mitologia comparata, la paleogenetica ed Tvashtar vedico sono dei potenti fornitori
alcune serie archeologiche danno ampio d’opera per divinità o per eroi; di grado
credito a tale teoria; la cultura del Rame analogo appaiono i nani della mitologia
ne rappresenterebbe la prima manife- germanica ed altre figure in area baltica,
stazione nell’Europa Centro-Orientale e scitica e iranica. Echi e riproposizioni dei
il fenomeno stele la prima espressione più antichi miti dei tempi aurorali della
rupestre, mostrando più una diffusione metallurgia? Rilievo di stele raffigurante il dio hittita Iskur
concettuale e religiosa che migratoria. Se L’arma ha poi echi ancor più sugge- ,“il dio della Tempesta”, con ascia, fascio di
tale concezione è esatta, e crediamo lo stivi: essa è emblema di divinità, che è fulmini e spada al fianco, metà del II mill. a.
C. Molto simili le immagini di Teshup hurrita,
sia in buona sostanza, potremmo tentare quanto a dire di potenze-virtù naturali Hadad amorreo, Baal siro-fenicio (poi tra-
una lettura meno superficiale della sim- e spirituali, essa è volontà finalizzata dotto in Zeus Kasios) e Juppiter Dolichenus
bologia delle prime età dei metalli sino a ad una vittoria, spesso è animata sino romano. (rilievo Dipartimento Valcamonica e
tutta la protostoria. Abbiamo appena sin- ad avere un nome: Gungnir di Odino, Lombardia del CCSP)
tetizzato i legami fra il mondo simbolico Mjölnir di Thor, ma soprattutto le spade
calcolitico e quello del Bronzo; in questa come Balmunga di Sigfrido, Gioiosa di
prospettiva ed in quella opposta, delle Carlo Magno, Excalibur di Artù, Durandal Gâthâ zoroastriane le armi sono sotto
indicazioni protostoriche, ora tentiamo di Orlando e le ayudhapurusa; le armi la protezione di Xsatra (il potere, Xsatra
di trovare riferimenti. È noto che la vera personificate in India, il loro simboli- vairya, è il potere dei metalli, la “potenza
affermazione del metallo si realizza nella smo, nelle tradizioni più diverse, assume desiderabile” e lo Ksatrá vedico è il pote-
seconda metà del Bronzo Antico, quando aspetti profondi ed esoterici, in linea ge- re regale e guerriero, da cui Ksatriya, la
migliorano le tecniche ed aumentano le nerale convergenti nell’area indoeuropea casta guerriera), così nello Zoroastrismo
disponibilità e la richiesta di materia pri- sugli dei e gli eroi celesti, solari, della l’uomo evoluto avrà il Vohu Manah (il
ma (dal prevalente rame arsenicale alla luce. Con le armi degli dei Devì Durga buon pensiero) e lo Xsatra (il potere) del
lega rame+stagno). È appunto in questa sconfigge Mahisa, il re dei demoni, nelle Magah (stato d’essere superiore) con cui

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positivo e protettivo che nell’area indoeu- degli armati di ascia. Tali scene sfumano Il pugnale e la spada le acque e sulle cime.
ropea vien data ai gemelli, tutti figli del nell’età del Ferro, quando le asce sono Il pugnale è ampiamente testimoniato Un altro spunto inter-
dio celeste: dai dioscuri greco-romani ai prevalentemente impugnate (ma diversi nell’arte calcolitica nel tipo Remedello pretativo può venire dalla
corrispondenti celtici (i gemelli di Ma- guerrieri con ascia sono rivolti verso di- prima, in quello Ciempozuelos poi; se- posizione alta dei pugnali
cha irlandesi, i dioscuri gallici Nomoros schi), e similmente in Valcamonica dove guono quindi le raffigurazioni del Bronzo di Tresivio (e talora di
e Atepomaros), agli Ashvin, i Nasatya però l’ascia torna anche ad esser figu- Antico per poi cedere il passo alla spada, Luine), ma soprattutto
taumaturghi vedici, ed in diversa misura rata a sé stante, in grande rilievo. Nelle dopo la sua introduzione, a partire dal dall’anomalia accennata
gli spiriti primordiali gemelli (del bene formule indoeuropee, fors’anche per Bronzo Medio. Fra i due simboli non vi delle stele calcolitiche
e del male) iranici. Platone tramanda analogia alle scintille che sprizzano dai è probabilmente sostanziale differenza con l’arma nel registro
delle mitiche cinque coppie di gemelli colpi, l’ascia è in relazione con il fulmine, e di certo è il periodo più antico, con il alto: qui il pomo del pu-
che governano Atlantide e gemelli furono il vajra creatore (come principio uranico pugnale, quello in cui si è sviluppata la gnale pare simboleggiare
anche coppie di re della mitologia greca maschile) e distruttore indiano o l’attri- concezione sacrale. Nel Calcolitico, tran- la bocca del volto-sole
così come, nella latina, Romolo e Remo. buto di Zeus Pater (fulmini forgiati da ne poche eccezioni, il pugnale è figurato della stele e, in asso-
La polarità nell’identità è il tratto carat- Efesto, talora figurato con l’ascia); l’arma orizzontalmente, nella parte mediana ciazione mentale, esso
teristico dei gemelli, così come il loro è nelle mani di Iskur ittita (omologo di delle stele, in gran parte dei casi in file sembra il primo indizio di
prevalente carattere sovrano e celeste; Teshup hurrita, ambedue dei della tem- parallele ordinate. Sul piano simbolico una lunga sequenza sim-
la diffusione spaziale del simbolismo pesta e della folgore, che brandiscono), va appuntata la compresenza della forma bolica che pone la spada
testimonia la sua notevole antichità ed di Vísvakarman e di Tvashtar (dio fabbro triangolare della lama (simile a quella come segno di luce, cioè
è possibile che il concetto originario sia vedico con scure di ferro) e di Dolichenus dell’alabarda e dei monumenti sepolcra- di conoscenza e verità
già adombrato nelle coppie di asce ( o (doppia ascia e fulmini) e nella liturgia li di Sion-Aosta) e quella vistosamente che fende e combatte
alabarde, accanto al sole) calcolitiche e indiana si indica che appartiene a Varu- semilunata del pomo remedelliano (forse l’oscuro dell’ignoranza:
del Bronzo. na, dio celeste, “ciò che è tagliato con l’a- richiamo lunare o al bucranio), ed una in particolare la spada
L’arma in quanto tale è strumento scia”; così abbiamo l’ascia di Esus celtico, stretta associazione al bucranio o alla di Shiva e Vishnu, che
di combattimento e non è superfluo l’ascia in pietra di Parashiù-Rama, l’ascia figura intera del bovide (anche in aratu- impugnando la spada
ricordare che nel mito essa ha valenza fiammata del dio ittita di Hattusas, l’ascia ra) è d’altronde esplicita in molte scene fiammeggiante, nell’Apo-
interiore (omologa alla cosmologica), con cui Tyr, il “luminoso”, il dio supremo del Monte Bego, evidente in diverse stele calisse indù, inaugurerà
simboleggiando la lotta per la conquista e guerriero del cielo, affronta il lupo Fen- delle Alpi centrali e ripresa nel Bronzo la nuova era del Dharma, Schema della Heilige Lance,
evolutiva contro il male, l’ignoranza (ad rir e l’ascia martello, in pietra o metallo, Antico di Valcamonica; come il bucranio ma anche la spada del Lancea Sancti Mauricii, Hofburg,
Vienna, IX-XIV sec. (rilievo Di-
es. le spade fiammeggianti del Bodhi- a due terminazioni di Thor. Thor (da tuo- l’arma stessa, a differenza dell’ascia, è celeste Tyr germanico partimento Valcamonica e Lom-
sattva e di Vishnu, la lancia del Graal, la no-jörr, thuner, thonar) in particolare ha speculare rispetto al suo asse, ha doppio (il dio delle spade), del bardia del CCSP)
ferita volontaria di lancia con cui Odino, valenza di dio dei fenomeni meteorici ed taglio con le possibili implicazioni di sim- Bodhisattva, del Khatîb
impiccatosi, si impossessa delle rune, in tale veste era adorato dagli agricoltori; bologia assiale e binaria che ciò compor- islamico; ed infine la
quindi la spada di Cristo): un detto isla- similmente Perkunas baltico, dio celeste ta. Un livello elementare, ma non esau- spada è fiammeggiante nelle mani di
mico del Profeta parla di “piccola guer- della folgore e del fuoco, è raffigurato stivo, di spiegazione potrebbe indicare Michael e impugnata da Angeli, Cherubi-
ra santa” per quella reale e di “grande con l’ascia (ed il carro a due ruote) che l’unione di un principio uranico maschile ni e dal Cristo stesso come emblema di
guerra santa” per quella interiore, contro scaglia contro i malvagi. L’esempio più (la lama) e di uno femminile-ctonio (elsa giustizia, di potenza e vittoria spirituale.
le disarmonie. Non dissimile è la conce- alto infine nel lapis silex, lo Jovis signum e pomo), emblema del mondo creato e In tale valenza e come simbolo di sovra-
zione alchemica della “piccola” e della conservato nel più antico tempio capito- non a caso istoriato nella fascia media- nità nel Medioevo l’investitura è data con
“grande Opera”, non dissimile è la uni- lino di Juppiter Feretrius, di leggendaria na, sottostante, in certo modo subordi- un tocco della lama; così come in inglese
Ascia bipenne dalla caverna-santuario di Psy-
versale concezione religiosa o magica, fondazione romulea (VIII sec.): si tratta, nata, a quella celeste delle asce e delle la spada è sword e parola è word, nei
chro, Creta, tardo II mill. a.C. che ad esempio fa dell’arma un segno con ogni probabilità di una delle asce alabarde. La posizione orizzontale può Veda “la parola sacra è un’arma che Indra
e uno strumento a risvolti apotropaici neo-eneolitiche recuperate nell’Antico stabilire il campo d’azione (il reale) del acuisce come il filo di una lama” (Rig una rivisitazione talora forte, d’impronta
(amuleti). Con ragionevole tranquillità Ferro laziale e considerate ceraunia, pie- valore rappresentato ed accentuare la Veda 6.47.10) e la magica spada del cel- scolastica: Meriadeuc scopre il proprio
possiamo estendere tale valenza di fondo tre del fulmine, vera immagine aniconica subordinazione ai simboli di fascia alta, tico Ogmios è dotata di parola; nell’Islam nome inciso sulla spada che rinviene alla
dominerà le potenze arimaniche (demoni ai significati più autentici della simbolica del dio; con il lapis silex in mano, anche di cui comunque partecipa (lame d’ascia la spada lignea del Khatîb rappresenta fonte delle meraviglie (cfr. le acque), la
negativi) ed otterrà la “vista animica”. E protostorica. in valore di arma sacrificale, del feziale ed alabarda sulla stessa linea orizzonta- la Parola sacra e nel testo di S. Giovan- spada che aveva causato ferite a Gaus e
ad Ogmios, dio della scrittura, dell’elo- si pronuncia il giuramento solenne, si le). Tale partecipazione sembra ribadita ni essa ha il valore di verbum: “dalla che poi taumaturgicamente le cicatriz-
quenza, della sapienza e della magia, i L’ascia siglano patti e trattati “entro quel con- dalle “anomale” figurazioni del pugnale sua bocca usciva una spada a due tagli, za. Quindi Excalibur è la migliore spada
Celti insulari (Thuatha Dé Danann) dedi- Abbiamo visto come l’ascia, inizial- tinuum magico-religioso-giuridico che in posizione alta e centrale, con la punta affilata, e il suo volto era come il sole mai esistita (Chrétien de Troyes), estratta
cano le armi dei nemici vinti sul campo, mente anche l’alabarda, abbia, nel Calco- caratterizza la società arcaica romana” verso il basso (Trentino: Lagundo1, S. quando splende della sua forza” (Apoca- regalmente dalla pietra, legata all’acqua
spezzate ritualmente in cerimonie e pres- litico e nel Medio-Antico Bronzo, un ruolo (A. Carandini, 2000) Varena, Arco 1, Laces ed alcune stele del lisse, 1,16). Così è talora rappresentato del lago (la mano che la fa emergere e la
so laghi, stagni e fonti: due esempi dagli preminente, che si riattiverà solo nelle È esplicito, al riguardo, il collega- Midi francese), come fosse un’emana- il volto del Cristo stesso, con la lama che porta nel fondo), è magica, divina, rega-
estremi opposti del mondo indoeuropeo fasi dell’età del Ferro. Nelle stele calco- mento con le “pietre del fulmine” e le zione diretta, dall’alto al basso, del o dei fuoriesce dalla sua bocca (Cattedrale di le, animata, così è la spada di Giuseppe
a dar conto dei particolari adattamenti litiche la connessione più tipica è con il “dimore divine”: il lapis niger a Roma, principi cosmologici. Winchester). Senza con ciò ipotizzare ne- di Arimatea, che lo ferisce spezzandosi
regionali, ma su un fondo comune di disco solare (al Capitello dei Due Pini, gli scudi dei Salii, la statua di Cibele, la Nell’età del Bronzo il pugnale e la cessariamente una filiazione diretta del ed è poi taumaturgica, la sua punta san-
sacralità sull’arma che ha continue atte- con il palco solare del cervo), nella parte Kaaba, con l’esempio più chiaro in India spada (come l’ascia) trovano una loro re- concetto dalla prima età dei metalli, ma guina senza posa finché Galaaz, il cava-
stazioni. alta della composizione. Ciò esprime un dove la Parasu, l’ascia da battaglia, è lativa autonomia (ma la stessa cosa può quantomeno il convergere di una scala liere puro, eletto al Graal, la ricompone;
È il caso di accennare alla frequenza carattere uranico e talora una polarità considerata “pietra del tuono”, misterio- essere detta dei pugnali calcolitici fuori genetica di richiami e di un fenomeno di ancor più indicativa è “la spada dallo
ed evidenza con cui sono portati gli sche- suggerita dalla divergenza di orienta- sa dimora degli spiriti che, posta su un contesto monumentale a Luine, Foppe tipica concordanza simbolica fra tradizio- strano budriere”, “il miglior premio che
mi di armi a coppie sia nel Calcolitico (in mento delle lame di asce o dalla diversa cumulo di pietre, costituisce l’emblema e nel Monte Bego): si perde alquanto, ni diverse. vi sia al mondo”, la spada di David che
stele e composizioni, ma figurano anche foggia (ascia+alabarda). Questi schemi a del santuario rurale. Infine l’ascia è nei come già visto, il concetto di direzionalità Altro valore legato all’arma ed alla Salomone ha reso magica e ne ha confe-
alabarde a due punte, Monte Bego), che coppie sono frequenti anche nel Bronzo fasci littori romani (d’origine etrusca), ed ordine, almeno in Valcamonica, con- forgiatura è quello delle arti, la poesia, la zionato il fodero con il legno dell’Albero
nel Bronzo e quindi nel Ferro (Valca- dove il richiamo uranico si precisa nella segni della potestas iudicialis di consoli cetto che invece si ripropone a Tresivio e musica ed il canto (ad es. nel mito nor- della vita, quindi l’ha disposta su una
monica, Scandinavia e altri siti): preva- forma semicircolare o pienamente tonda e pretori: sciogliere i fasci era il temibile nel Monte Baldo dove la punta si rivolge dico di Odino, in parte in quello celtico nave senza equipaggio, alla deriva nei
lentemente si tratta di asce, in genere della gran parte delle asce: vista la paral- segno della punizione, ma nel contempo verso l’alto e solo in un caso è orizzon- di Ogmios) probabilmente nel senso di secoli sino ai tempi della Queste du Gra-
identiche, ma non mancano i casi con lela forte tendenza sui simboli a disco, si è il simbolo della giustizia e della solarità tale (Tresivio). Aggiungendo che cambia una dote conoscitiva, penetrativa simbo- al (di nuovo la magia dell’acqua); essa è
pugnali e alabarde. Cosa possono sta- tratta con ogni probabilità di un’abbinata di rimando celeste. Ed è infine curioso ovviamente la foggia e scompare il pomo leggiata nella lama che ha riflessi anche recuperata dopo prove iniziatiche sem-
bilire simbolicamente è difficile dire, ma simbolica fra questi e l’arma, a comporre notare come l’ascia (su picca) ricompaia semilunato (tranne che alle Griselle, nel mondo indiano (la spada del Bodhi- pre da Galaaz; in una seconda versione,
sembra esservi una linea di continuità una sorta di “ascia celeste” o del Sole. È nell’esercito napoleonico in mano alle Monte Baldo), si appura un mutamento sattva): in sanscrito vid è sapere e vyadh più antica, la stessa spada è custodita da
sino alla mitologia storica: vi sono indizi come se nel Bronzo venissero uniti i due due guardie d’onore (scorte all’aquila) di valore: la punta verso l’alto può sot- è penetrare. una dama in una grotta (simbolo ctonio,
per cercare spunti interpretativi nell’ascia simboli che nelle stele erano solo avvici- che affiancano il premier porte-aigle con tendere un’offerta, un’invocazione, una Non a caso è nel ciclo bretone che il ventre, omologo alla pietra), depostavi
bipenne (labris) simbolo polare ed assia- nati. Scene scandinave pongono grandi lo stendardo: reminescenza classica ma sacralizzazione, qualcosa che comunque Medioevo esprime la sintesi più alta e da Giuseppe di Arimatea, e dopo grandi
le di sovranità, nel simbolismo degli dei asce lunate e dischi talora in coppia sulle anche segno del perdurare e degradare sembra partire dall’uomo e rivolgersi alla suggestiva di tutti gli elementi anzidetti; prove è recuperata da Galvano, il cava-
bicefali (Janus) e nel particolare valore imbarcazioni, oppure il disco crociato di un simbolo comunque forte. divinità. Un senso analogo è ravvisabile nell’epica arturiana si fondono elementi liere solare salvato dalle acque ed erede
è come il corpo-scudo di guerrieri o nei citati ritrovamenti votivi di spade nel- celti e cristiani, con i primi a sostrato di

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al trono di Artù. Nella stesura cristiana e del Graal). Come segno più prestigiosa della storia cristiana, che ma testimonia anche di una concettua-
la spada è la parola di Dio, la scrittura assiale di giustizia, in incapsula la “spina”, creduta un chiodo lità che sembra non nobilitare un’arma
sacra e il suo passaggio da Salomone a rimando a Tyr, i Germani della Croce di Cristo. Come Lancea et “infida” che colpisce da lontano: l’arco è
Galvano è figura del vincolo fra Antico e piantavano una lancia nel Clavus Domini la sua vicenda corre lungo molto funzionale, certamente d’uso nor-
Nuovo Testamento: Galaaz è a sua volta mezzo del thing, l’assem- dieci secoli, dal X al XX, in un crescendo male, bellico e venatorio nell’epoca, ma
figura di Cristo, ma è implicito che tale blea popolare. I pur scar- di attribuzioni magico-sacrali. Con il ma- al pari della lancia (più “leale” e certo più
senso si collega ad un fondo di tradizioni si elementi che abbiamo gico alone di conferire invincibilità Enrico considerata a partire dal Bronzo Medio)
autoctone più antiche. per l’età protostorica ci I l’ebbe con sé a Riade (933), Ottone I a non ha gran risalto né nell’arte, né nei
Presso gli Sciti la spada piantata sulla permettono di formulare Lechfeld (955) e Ottone III a Roma (966). corredi funerari. Si privilegiano invece le
cima della montagna allude all’attività l’ipotesi di un embrione La lancia divenne quindi l’emblema stes- armi da combattimento ravvicinato: esse
celeste ed all’asse del Mondo; è noto il simbolico che avrà tale so del potere sacrale e terreno del Sacro hanno carica simbolica, anche tradu-
passo di Erodoto (4,62) in cui, sempre a futuro sviluppo. Romano Impero, con carisma sino all’e- cendo l’apprezzamento per un modo di
proposito degli Sciti, lo storico menziona Se l’arma singola non popea asburgica, quindi con Napoleone, combattere fiero, coraggioso dove ci si
le antiche spade di ferro, una per tribù, ha gran risalto nell’ar- Francesco II ed un recente ultimo capito- fronteggia direttamente; più di un’eco è
piantate su una catasta di legna e adora- te rupestre, quasi tutte lo con Hitler, quindi Churchill e Patton (!). nei poemi omerici, di recente rivalutati
te come immagine di “Ares”, con sacrifici le più antiche figure di come fonte apprezzabile per il Bronzo
cruenti. Tracce del culto si rinvengono armati, già del Bron- L’arco e la freccia ellenico. Così nel mito greco assume
nel mito osseto di Batraz, l’eroe di ferro zo, sono però fornite di L’arco e la freccia hanno una spo- ambigue valenze simboliche: attributo
la cui formidabile spada doveva esse- lancia (Castione, Grosio, radica apparizione nelle stele calcoliti- di Artemide-Diana, dea lunare, degli
re gettata in mare perché egli potesse Foppe, Naquane, Seradi- che centro alpine, ma una significativa spazi selvaggi e cacciatrice e del fratello
morire; essa infatti racchiudeva la sua na) ed il suo essere im- attestazione nella coeva espressione sia Febo-Apollo, il luminoso dio solare, si Bronzetto dello Zeus Nàios da Dodona, Gre-
“anima esterna” e diventa il “sostituto pugnata può già alludere d’ambito rupestre iberico-provenzale ed collega ai raggi che scoccano in distanza cia, V sec. a.C
dell’eroe”; analogo è il mito di Artù, al ai significati anzidetti, alpino occidentale, sia nei corredi funera- dal Sole e dalla Luna, in valenza positiva,
punto di poter presupporre una stessa nei moduli che sviluppe- ri, specie di fase campaniforme (tardo III ma anche negativa: le mortifere frecce
radice mitica (ma quanto antica?). Le ranno nell’età del Ferro mill. a.C.), dovette corrispondere un valo- della peste nell’Iliade, come risposta gli arcieri, difficilmente risparmiati se cat-
deposizioni di armi dell’età del Bronzo e quindi del mito. Lungo re simbolico indubbiamente alto, che, vendicativa al pari dell’episodio di Ulisse turati, e così nel Basso Medioevo per gli
(spade, ma anche asce) nelle acque e tutte le prime fasi sono subito dopo, nel Bronzo sembra del tutto e dei Proci nell’Odissea e del “vile” Paride archibugieri, nella diffusa considerazione
nei sepolcreti, isolate e non a corredo, comunque le altre armi trascurato, tranne, impugnato, in alcune nell’uccisione a distanza di Achille. Ed della balestra come “arma demoniaca”.
potrebbero inserirsi alle fonti di questo offensive che probabil- scene di caccia) che avranno proseguo ambigua, stupenda e terribile, è l’arma
contesto rituale. Nel mito germanico mente raccolgono la plu- nel Ferro. Tale semiesclusione, nel Bron- nelle mani di Eros. Le fonti ci danno poi Lo scudo
Hjialti prende il nome dalla spada regale ralità di sensi che in se- zo, è indicativa di una selezione operata, chiare testimonianze del disprezzo per Gli scudi sono una presenza norma-
utilizzata nella sua iniziazione, ed inizia- guito saranno della lancia
tica facilmente è una valenza simbolica ed in tale proiezione può
dell’arma: essa è più che un emblema, rientrare anche il valore assiale attribui- Rilievo di miniatura etiope raffigurante re
appare nel mito come un elemento ani- bile sia all’ascia che al pugnale/spada in Mosaico con il cavaliere e il drago, area del coro dell’Abbazia di Ganagobie, Provenza, XII sec. (Dipartimento Valcamonica e Lombardia del
Salomone, con la spada della verità e saggez- CCSP)
mato ed integrante dell’eroe, cui si col- determinate configurazioni verticali. In tal za. (ms. 105, f. 17, coll. A. d’Abbadie, Bi-
lega nell’azione realizzatrice, nelle prove senso la funzione celeste è indicata nel bliothèque Nationale), Parigi. (rilievo Diparti-
iniziatiche e nella morte (di per sé anche ciclo bretone dalla lancia sanguinante del mento Valcamonica e Lombardia del CCSP)
simbolo di passaggio iniziatico); un’ar- Re Pescatore (o di Longino), taumaturgi-
ma così personale che si riscontra come ca, che alla morte di Galaaz è portata in bur in cui la spada è impugnata da una
la più ricorrente nel corredo funerario cielo insieme alla coppa del Graal da una mano e portata in fondo alle acque.
protostorico ed indicativamente spesso mano che si protende dall’alto. Si rifletta Infine l’Heilige Lance, la lancea Sancti
piegata o spezzata. a confronto sull’episodio finale di Excali- Mauricii (e di Longino), l’arma-reliquia
Fin dall’inizio, nel Calcolitico, ma con
più evidenza nel Bronzo e nel Ferro, il
pugnale e poi la spada sembrano quin-
di rappresentare un qualcosa di più
personalizzato, più “umano” dell’ascia,
nel senso di più aderente alla figura del
guerriero o dell’eroe, pur con tutte le re-
ferenze analogiche ad una sfera più alta,
alle spade degli dei.

La lancia
Le lance, figurate impugnate o a sé
stanti, sono piuttosto numerose nell’arte
rupestre continentale. L’arma, assente
nella simbolica calcolitica, conosce una
crescente fortuna nell’avanzata età del
Bronzo e nell’età del Ferro, sino a ritro-
varla nell’iconografia, quindi nel mito
nordico e greco-romano; qui figura pre-
valentemente come asse del Mondo ed
emblema di sovranità e giustizia celeste
(Zeus, Minerva, Odino, Tyr, Agni, Indra)
o potenza magico-guerriera (Marte-
Ares, Lug, Cù Chulainn, Conall, la stessa
lancia taumaturgica di Achille, di Odino

Combattimento fra il Crociato e il Moro.


Mosaico, Museo “Camillo Leone” , Duomo di
Vercelli, XIII sec. (Dipartimento Valcamonica e
Lombardia del CCSP)

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le nella rappresentazione rupestre del Bibliografia arte rupestre, Edizioni del Centro, Capo-
guerriero; in genere curati nell’aderenza diponte, 2004.
alla sagoma reale, gli scudi figurano in Anati E., I Camuni, Jaca Book, Milano, Marretta A. (a cura di), Foppe di Nadro
più casi, stranamente, come l’unica arma 1982. sconosciuta. Dalla cartografia GPS alle
impugnata. La simbologia è legata alla Anati E., Luine collina sacra, in archivi analisi più recenti, Morphosis, Monza
funzione protettiva, implicita nell’arma da vol. 8, Edizioni del Centro, Capodiponte, (MI), 2005.
difesa, in sé meno nobile di quella bian- 1982. Martinotti A., Il simbolismo dell’ascia”,
ca, ma, per omologia, estende all’apotro- Carandini A., Cappelli R., (a cura di), Ius in Sansoni U., Gavaldo S. (a cura di), Lucus
paica, in svariate formule. Scudi presti- iurandum e l’ovatio, in Roma. Romolo e Rupestris. Sei millenni d’arte rupestre
giosi sono nel mito greco, ad esempio Remo e la fondazione della città, Electa, a Campanine di Cimbergo, Edizioni del
quelli greci di Achille, Perseo ed Atena, Milano, 2000, p. 327 Centro, Capodiponte, 2009.
romano di Marte e dei Salii, e in quello Casini S., (a cura di), Le pietre degli Modlinger M., 2010, “Una potente arma
celtico di Sualtaim, padre putativo di Cù dèi, Catalogo della mostra, Bergamo, per uccidere: la produzione di spade
Chulainn, con una valenza anche offen- 1994. dell’Europa centrale dell’età del Bronzo”,
siva (nel celtico l’etimologia del termine Casini S., Le figure di armi della roc- in NAB 18, pp. 83-98.
porta al significato di tagliare, fendere). cia 23 di Foppe di Nadro (Valcamonica): Ronconi F., , “I coltelli tipo Introbio e
Sta di fatto che a Luine, ma solo qui, la elementi per la cronologia delle incisioni Lovere: inquadramento crono-tipologico
figura dell’età del Bronzo, a sé stante, dell’età del Bronzo, in NAB 20, 2012, pp. e stato degli studi”, in Bulletin d’études
a linee parallele o reticolata (intrecci di 243-254. préhistoriques et archeologiques alpi-
vimini?) ha un grande valore a giudica- Casini S., Fossati A., Motta F., Incisioni nes, vol. XXII, 2011, pp. 215-230.
re dal numero delle immagini e spesso protostoriche e iscrizioni leponzie su Sansoni U., , L’arte rupestre di Sellero,
si accompagna alle armi bianche (lan- roccia alle sorgenti del Grembo (Val Ca- in Studi Camuni, vol. 9, 1987.
ce, asce, pugnali e spade) ed ai dischi. misana di Carona, Bergamo). Note preli- Sansoni U., Gavaldo S., , L’arte rupestre
Nell’unico caso di Tresivio lo scutiforme minari”, in NAB 16, 2008, pp.75-101. del Pià d’Ort. La vicenda di un santuario
sembra parte prestigiosa di una sorta di Chevalier J., Gheerband A., , Dizionario preistorico alpino, in archivi vol. 10, Edi-
trofeo, immediatamente sopra ad una dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, zioni del Centro, Capodiponte, 1995.
sorta di “ascia bipenne”. forme, figure, colori, numeri. 2 vol., Ed. Sansoni U., Gavaldo S., Gastaldi C., ,
Nel Ferro vi sono forti linee di continu- Garzanti, Milano, 1986. Simboli sulla roccia, Edizione Del Centro,
ità con l’eredità del Bronzo e del Rame e De Marinis R.C. (a cura di), , L’età del Capo di Ponte, 1999.
quindi si giunge agli echi mitici dell’alba Rame: la pianura padana e le Alpi al Sansoni U., Gavaldo S., (a cura di), Lu-
della storia lungo un percorso a tappe, tempo di Ötzi - catalogo della mostra cus Rupestris. Sei millenni d’arte rupe-
che trasforma o riveste, luogo per luogo, (Museo Diocesano, Brescia 2013), Com- stre a Campanine di Cimbergo, Edizioni
epoca per epoca, alcune valenze simbo- pagnia della Stampa, Brescia, 2013. del Centro, Capodiponte, 2009.
liche molto antiche, e quel che intendia- Devoto G., Avviamento alla etimologia Sansoni U., La lancia sacra, Lancea ARMI DA SIGNORINI
mo senza alterarle radicalmente. La sua italiana, Dizionario etimologico, Le Mon- Sancti Mauricii, Lancia di Longino, in
espressione più dotta è nell’immagine nier, Firenze, 1970. Fratti L., Sansoni U., Scotti R., (a cura
della pelta, sagoma semilunata dello Fossati A., Le armi nell’arte rupestre di) , Il Nodo di Salomone. Un simbolo
scudo tracico, che, nel mosaico roma- dell’età del Bronzo. Depositi votivi di nei millenni, ed. Ananke, Torino, 2010,
no, ebbe grande risalto: in combinazioni sostitutivi e rituali iniziatici nelle Alpi, in pp.60-62.
geometriche o in abbinata ai nodi di Archeologia e arte rupestre: l’Europa, le Solano S., Nuovi elementi di continui-
Salomone (formando composizioni a Alpi, la Valcamonica – atti del secondo tà culturale in Valcamonica tra tarda età
svastica) paiono costantemente indicare convegno internazionale di archeologia del Ferro e romanità, in NAB 13, 2005,
il classico valore protettivo-apotropaico, rupestre, 2-5 ottobre 1997 Darfo Boario pp. 169-180.
sia in senso proprio che in quello di dono Terme, 1997,pp. 105-112. Van Berg-Osterrieth M., Les chars
divino. Fossati A., L’età del Ferro nelle incisio- preistorique du Valcamonica, in archivi
L’arma lungo tutta l’antichità sembra ni rupestri della Valcamonica, in Imma- vol. 3, Edizioni del Centro, Capodiponte,
in una visione prevalentemente simbolica gini di un’aristocrazia dell’età del Ferro 1972.
e sacrale, come un segno emblematico, nell’arte rupestre camuna – contributi Zanetta M., , Le scene di duello nell’ar-
molto forte di un comune bagaglio con- in occasione della mostra Castello Sfor- te rupestre della Valcamonica, Univer-
cettuale ed esperienziale; attraverso le zesco, aprile 1991-marzo 1992, Milano, sità degli Studi di Milano, Tesi di laurea,
sue immagini nei millenni non cogliamo 1992, pp. 11-72. 2005-06.
soltanto l’evoluzione tecnica, ma stralci Frontini P., Aspetti rituali delle depo-
di quel complesso meccanismo proietti- sizioni di armi durante l’età del Bronzo
vo che fa così speciale la nostra specie, in Italia settentrionale: alcuni spunti”, in
stralci di quella sua mutante sintassi Archeologia e arte rupestre: l’Europa, le Questa bibliografia contiene anche i
simbolica che equivale a concetti, valori, Alpi, la Valcamonica – atti del secondo riferimenti al contributo precedente su
credenze, ritualità, visioni cosmologiche convegno internazionale di archeologia Armi ed armati nell’arte rupestre della
per ambiti che travalicano ampiamente la rupestre, 2-5 ottobre 1997 Darfo Boario Valcamonica
pragmatica funzione dell’oggetto arma. Terme, 1997, pp. 113-120.
Marretta A., Solano S., Grevo, Alla sco-
perta di un territorio fra archeologia e

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