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Conservatorio di Musica <<Alfredo Casella>> L’Aquila

ESAME DI FONDAMENTI DI PSICOLOGIA GENERALE

Docente: Prof. Giuseppe Curcio

Candidato: Tommaso Gaeta

La Gestaltpsychologie

Il termine tedesco Gestalt è il participio passato di von Augen gestellt che letteralmente
significa posizionato davanti agli occhi, ciò che compare allo sguardo, ovvero forma. Si
tratta di un termine volgarizzato da Lutero nella traduzione della Sacra Bibbia che
successivamente divenne di uso comune. Ma la Gestalt passa alla storia come teoria della
forma, ovvero di tutto ciò che può essere percepito. Bisogna fare attenzione, poiché col
termine Gestalt si definiscono due correnti diverse: la Gestaltpsychologie o psicologia della
Forma corrente di impostazione teorica che nasce negli anni ‘20 in Germania, e la Gestalt
Therapy teoria clinica che nasce in ambito psicoanalitico, formatasi in America intorno agli
’50. Vediamo più da vicino in cosa consistono.

La Terapia della Gestalt nasce, rispetto alla precedente teoria della Gestalt molto più tardi,
negli Stati Uniti d’America. Questo approccio terapeutico, perché di tale si tratta, prende
spunto dal movimento tedesco, ma il focus del suo intervento riguarda l’ambito clinico.
Nasce da un malcontento in ambito psicoanalitico e comportamentista, e si focalizza
principalmente sulle funzioni percettive dell’individuo intese come prodotto della propria
psiche. I terapeuti della Gestalt sostenevano che l’esperienza percettiva si manifesta al
confine tra noi e l’ambiente. Tutto ciò che si trova all’interno di questo confine merita di
essere percepito, dunque, conosciuto e, allo stesso tempo, deve diventare il campo
dell’intervento terapeutico. La cura, dunque, non è comprendere la genesi del disturbo,
bensì sentirsi riconosciuti dall’altro identificato come significativo per noi.

La Gestalt
La Gestalt-Forma rappresenta l’attitudine a organizzare le sensazioni elementari in figure
emergenti da uno sfondo. Si ottiene, in questo modo, una figura dai contorni dettagliati,
che affiora in maniera netta rispetto a uno sfondo indifferenziato, che in alcuni casi appare
impercettibile. Consideriamo una serie di stimoli visivi fissi, distaccati tra loro da una
manciata di secondi, che producono in noi la percezione di un solo elemento che si muove
nello spazio. È un fenomeno che a tutti capita di percepire e sperimentare soprattutto
quando si è in viaggio e si osserva un’immagine fuori dal finestrino del treno o dell’auto.
Questo processo è stato descritto per la prima volta da Wertheimer, uno dei capisaldi
della Gestalt, che lo definì fenomeno del Phi o della persistenza percettiva degli oggetti.
I precedenti studiosi:

Carl Stumpf (Wiesentheid, Baviera, 1848 - Monaco 1936)


- Filosofo, psicologo e musicista dilettante, si distinse per le sue ricerche nel campo della
psicologia del suono.
- Nel due volumi intitolati Tonpsychologie (1883-90), introdusse il concetto di “fusione
tonale” ⇒ “rapporto che
si verifica quando due suoni simultanei si presentano ‘come un intero’ anziché come una
mera somma, con la
conseguenza che essi appaiono tendenzialmente come fossero un suono solo. In virtù di
questa spontanea e
oggettiva tendenza all’unità, i contenuti delle sensazioni di suono costituiscono una
semplice e fondamentale
unità binaria dall’effetto peculiare e caratteristico. Tanto più i suoni sono fusi, tanto più
essi formano una
coppia consonante, mentre la dissonanza non è altro che il correlato di un livello più basso
di fusione”.
Classificazione degli accordi sulla base del grado di fusione degli intervalli che li
compongono.

Ernst Mach (Tuřany, Moravia, 1838 - Haar, presso Monaco di Baviera, 1916)
Fisico, storico della scienza e filosofo al quale dobbiamo il concetto di “figura tonale” ⇒ciò
che fa apparire “uguali
due melodie che, dopo la trasposizione, non hanno più alcuna nota in comune”.

Christian von Ehrenfels (Rodaun, Vienna, 1859 - Lichtenau, Austria Inf., 1932)
- Filosofo e psicologo austriaco, si interessò anche di antropologia e critica musicale.
- Con il saggio Sulle qualità gestaltiche (1890) pose le basi della psicologia della Gestalt.
- Distinzione tra stimoli (il contenuto della rappresentazione) e atto mentale di
orientamento e strutturazione di
tali stimoli.
- Concetto di “Gestalten”: “forme particolari, irriducibili alla semplice somma delle qualità
sensibili, ed
esprimenti rapporti caratteristici tra una certa serie di dati sensoriali che sola è in grado di
permettere la
rappresentazione dell'oggetto come totalità unificata e individuale” (Treccani).
- Melodia ⇒ una qualità figurale (una Gestalt), ossia un “nuovo contenuto di
rappresentazione” che non
coincide con la somma di contenuti di rappresentazione delle singole note.
- “Nuove rappresentazioni” ⇒ “tessuto descrittivamente primario dell’esperienza musicale.
Essa consta di
qualità figurali temporali (melodia) o intemporali (ad esempio “l’armonia e il timbro”),
basate sui singoli suoni
localizzati nello spazio e nel tempo, afferrati però dalla psiche nella loro indissolubile unità”

1923, Wertheimer (Praga, 1880 – New Rochelle, New York, 1943), Ricerche sulla teoria
della Gestalt ⇒ principi
(somiglianza, prossimità, chiusura, pregnanza o ‘buona Gestalt’, destino comune) in base ai
quali la coscienza
trasforma il dato sensoriale in percezione ordinata di forme. A monte vi è il meta-principio
della pregnanza:
la percezione risulta dalla ‘predilezione innata’ degli apparati percettivi umani
verso strutture regolari, il più possibile semplici, ordinate e simmetriche.
- Le note musicali di per sé indeterminate e incomplete, diventano “concluse, stabili e
determinate solo quando è
presente l’ultima della serie che, come risoluzione, fissa tutto quanto precede”.
- Le Gestalten musicali, in particolare, emergono contro lo sfondo dato dal rumore
indistinto o da una parte
d’accompagnamento e modificano il loro senso a seconda della loro configurazione
complessiva.
- Il senso musicale è sempre determinato dall’intero. Anche i caratteri tonali
apparentemente più stabili come
altezza e intensità risentono dell’effetto della Gestalt che concorrono a costituire.

Quindi, l’oggetto è percepito nella sua totalità prima delle singole parti da cui è composto.
Si ottiene in questo modo una figura strutturata e organizzata che diventa l’unità di misura
della percezione stessa, chiaramente in relazione all’ambiente in cui si è immersi. Famose
in questo ambito sono le figure geometriche ambigue, il cubo di Necker, che varia a
seconda di come è percepito dal soggetto, il vaso di Rubin o la donna di Leavitt, figure
aperte (senza margini), che gli occhi sono in grado di percepire come chiuse (con i bordi
uniti) ovvero nella loro totalità e non come costituite da parti aperte.

Da qui nascono una serie di leggi della percezione:


la legge di prossimità, la vicinanza nello spazio di due o più elementi induce con buona
probabilità a considerarli come un’unica figura

 Principio della figura-sfondo, Il principio della figura-sfondo vuole


spiegare come il nostro cervello abbia
la tendenza a percepire ciò che ci
circonda in una figura che si staglia su uno sfondo.

 la somiglianza, le parti affini sono percepite come unica figura


 la buona continuazione e chiusura, Il Principio della buona continuazione spiega
come il cervello tende a percepire le
immagini e le sequenze di suoni come continue e legate fra loro.
Il Principio di chiusura osserva come alcuni elementi vengono percepiti come
un’unica
figura chiusa anche se incompleti o lontani fra di loro

 Principio dell’esperienza passata

Elementi che per la nostra esperienza passata sono abitualmente associati tra di
loro tendono ad essere uniti in forme.
Un osservatore che non conosce il nostro alfabeto non può vedere la lettera F in
queste due linee spezzate. 
 Principio del destino comune

Secondo il principio del destino comune, gli oggetti che tendono visivamente
verso una direzione sono percepiti come un’unica unità così come avviene
nell’immagine qui sopra.

 Principio di continuità di direzione (o della Curva Buona)

Detto anche il principio di buona continuazione, è molto semplice e immediato


da comprendere. Sostanzialmente: elementi simili per forma, colore o
dimensione, posti uno dietro l’altro (anche secondo schema casuale) danno
un’idea di unitarietà molto forte.

Nell’immagine sopra, la “linea” formata dai cerchi azzurri è percepita come


unitaria, mentre quella formata dai cerchi neri, pur essendo percepita come
unita, appare spezzata per lasciare spazio alla continuità di quella azzurra.

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