ELOGIO DEL MIO aspira trepidante Sono due tranquille colline che spera vagamente
CORPO il mio naso. appena cullate dal mio di scappare.
respiro, LA BOCCA sono due frutti delicati LE VENE Di Alaíde Foppa dalle venature pallide, Tra labbra e labbra furono due coppe piene La fioritura bluastra (poetessa guatemalteca quanta dolcezza conserva abbondanti e nutrienti delle vene assassinata nell'80 la mia bocca aperta al nella piena stagione disegna labirinti dall'esercito) bacio, e continuano ad alimentare misteriosi astuccio nel quale i denti due fiori in bocciolo. sotto la cera della mia pelle. I GLI OCCHI mordono vivaci frutti, Pallida idrografia II SOPRACCIGLI conca che si riempie LA VITA appena apparente III IL NASO di succhi intensi agili canali che trasportano IV LA BOCCA di agili vini E' il ponte anulare desideri e veleni V LE ORECCHIE di acqua fresca, che riunisce ed affettuoso alimento. VI IL PELO ove la lingua due metà differenti VII LE MANI lieve serpente di delizie è lo stelo flessibile IL SANGUE VIII I PIEDI blandamente ondula, che mantenere IX I SENI e si annida il miracolo il torso eretto, Segreto corre il torrente X LA VITA della parola. inchina il mio petto del mio sangue rapido. XI IL SESSO devoto Immenso è il fiume XII LA PELLE IL PELO e governa il morbido che in sotterranei meandri XIII LE OSSA Dolce rampicante oscillare delle anche. matura XIV IL CUORE serpentina, Riconoscente e alimenta l'ambiente XV LE VENE unica vegetazione orno la mia vita della mia vita profonda. XVI IL SANGUE nella tenera terra del mio con un laccio di seta. La calda corrente XVII IL SONNO corpo, che mi inonda XVIII L'ALITO erba fine IL SESSO nel fiore della ferita che continua a crescere Occulta rosa palpitante trabocca. sensibile alla primavera, nell'oscuro solco, GLI OCCHI ala d'ombra pozzo de tremante allegria IL SONNO sulla mia tempia che incendia in un istante Minimi laghi tranquilli lieve riparo sulla nuca. il cupo corso della mia vita, In un nido tanto morbido dove freme la scintilla Per la mia nostalgia secreto sempre inviolato, il mio cuore riposa, delle mie pupille d'uccello feconda ferita. non lo spaventano e cade tutto la mia cresta di piume. i fantasmi persi lo splendore del giorno. LA PELLE che sorgono. Specchi limpidi LE MANI Passa nel mio sonno che accende l'allegria E' tanto fragile la trama l'onda calma dei colori. Le mani debole, incerte, che una spina la straccia, del mio respiro. Finestre aperte sembrano tanto vulnerabile In tanto oblio di fronte al lento paesaggio vani oggetti che il sole la brucia, il tempo di domani del tempo. per la lucentezza degli tanto suscettibile si prepara Laghi alimentati da lacrime anelli, che il freddo la fa rizzare. mentre sto vivendo e di remoti naufragi. solo le riempie Però la mia delicata pelle una morte effimera. Notturni laghi addormentati ciò che è perso, percepisce anche abitati dai sogni si tendono verso l'albero la dolce gamma L'ALITO ancora folgoranti che non raggiungono, delle carezze dietro le palpebre ma mi danno l'acqua e il mio corpo senza lei Non so da dove viene socchiuse. della mattina sarebbe solo una piaga il vento che mi porta, e fino al roseo svestita. il sospiro che mi consola, I SOPRACCIGLI germoglio delle mie unghie l'aria che in cadenza giunge la pulsazione. LE OSSA muove il mio petto Le ali brevi e alimenta tese sopra le mie palpebre I PIEDI Faccio l'elogio il mio invisibile volo. proteggono solo del tiepido vestito Sono appena lo spazio scarso Giacché non ho ali, l'apparenza, la pianta che trema in cui galleggia mi bastano la fuggitiva sembianza. sotto la brezza una domanda latente, i miei piedi che danzano E quasi mi dimentico lo strumento sottomesso, da cui si affaccia e non finiscono dell'armatura ubbidiente il gracile flauto uno stupore permanente. di girare il mondo. che mi sostiene, che risuona Per prati in fiori il manichino ingegnoso, a un soffio di vento. IL NASO è corso il mio piede leggero, l'agile scheletro ha lasciato la sua impronta che mi porta. Quasi un'appendice nell'umida sabbia, nella serena geometria ha cercato sentieri perduti, IL CUORE del mio viso, ha calpestato i duri l'unico rettilineo marciapiedi Dicono sia della grandezza nella gamma delle dolci delle città del mio pugno chiuso. curve, ed è salito su scale Piccolo quindi, sottile strumento che vanno dio sa dove a però è sufficiente che mi unisce all'aria. finire. per far marciare Candidi odori tutto questo. acri aromi E' un operaio dense flagranze che lavora bene, di fiori e spezie I SENI anche se aspira al riposo - dall'anice alla gardenia ed è un prigioniero