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14 gennaio 2021 - 17:27 > Versione online

Urbino, pubblicati due studi sui rischi per la


salute legati a inquinamento e alimentazione
Riscontrate considerevoli emissioni di ammoniaca dovute ad agricoltura e allevamenti intensivi

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’inquinamento atmosferico in Italia è


responsabile di circa 90.000 morti premature all’anno. Per combattere l’inquinamento non
esistono soluzioni semplici, ma sono necessarie misure di tipo strutturale accompagnate da
cambiamenti degli stili di vita individuali. Questi ultimi non possono prescindere dalla
consapevolezza da parte dei cittadini di quelli che sono i comportamenti responsabili delle
emissioni di inquinanti.
Uno studio1 condotto dall’ Università di Urbino, in collaborazione con l’ Università di
Vienna e il CNR, ha analizzato la percezione degli Europei sulle sorgenti di inquinamento. I
risultati dello studio hanno rivelato che i cittadini Europei sottovalutano enormemente il ruolo
del settore agroalimentare che non è mai visto come inquinante, mentre in realtà agricoltura e
allevamenti intensivi sono i principali responsabili di emissioni di ammoniaca che, reagendo
con altre componenti atmosferiche, va a costituire la componente dominante del PM2.5, ovvero le
polveri sottili tanto dannose per la nostra salute.
Uno studio parallelo2, condotto in collaborazione con le Università di Brescia e Roma Tre e il
JRC, ha quantificato, in termini di anni di vita recuperati, i co-benefici per la salute dei cittadini
Italiani derivanti da una diminuzione del consumo di proteine animali. Al vantaggio
metabolico dovuto al minore apporto di proteine ed acidi grassi si unisce infatti quello legato ad
una minore esposizione al PM2.5, conseguente la diminuzione delle emissioni di ammoniaca. Lo
studio è stato corredato da un’analisi socio-economica sulla disponibilità dei cittadini Italiani a
rinunciare ai prodotti di origine animale per alcuni giorni alla settimana.
«Una parte degli Italiani sembra essere disponibile ad astenersi dal mangiare carne e latticini ma
non in misura sufficiente da poter fare la differenza in termini di vite guadagnate» dichiara la
professoressa Michela Maione, docente di Chimica dell’Atmosfera all’ Università di Urbino,
che ha condotto la ricerca. «È quindi necessario che a politiche Europee adeguate che
coinvolgano anche il settore agro-alimentare, si accompagni una maggiore consapevolezza del
ruolo nell’inquinamento di questo importante settore produttivo, così che i cittadini possano
valutare con cognizione di causa i numerosi vantaggi del passaggio a una dieta meno ricca di

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prodotti animali».
Gli studi sono pubblicati su:
Maione, E. Mocca, K. Eisfeld, Y. Kazepov, S. Fuzzi “Public perception of air pollution sources
across Europe”. Ambio, 2020. https://doi.org/10.1007/s13280-020-01450-5
Volta, E. Turrini, C. Carnevale, E. Valeri, V. Gatta, P. Polidori, M. Maione, “Co-benefits of
changing diet. A modelling assessment at the regional scale integrating social acceptability,
environmental and health impacts” Science of The Total Environment, 756, 2021, 143708, ISSN
0048-9697, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2020.143708.
da: Università degli Studi di Urbino

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