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TESI DI STORIA DELLA MUSICA DEL NOVECENTO

I TEMPLI DEL JAZZ


I luoghi culto, i locali storici e quelli più recenti,
a New York e dintorni

ALLIEVO PROFESSORE
Dario Mannu Sandro di Pisa
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INDICE

Pag. 3 INTRODUZIONE
Pag. 4 CAPITOLO PRIMO LA GEOGRAFIA DELLA MUSICA, MUSICA GEO-GRAFICA
Pag. 7 CAPITOLO SECONDO I LOCALI STORICI E DI OGGI A NEW YORK
Pag. 8 I LOCALI DEL GREENWICH VILLAGE
Pag. 9 WASHINGTON SQUARE PARK
Pag. 10 COTTON CLUB
Pag. 12 LENOX LOUNGE
Pag. 14 CINQUANTESIMA STRADA
Pag. 18 BASIN STREET EAST
Pag. 19 BIRDLAND
Pag. 21 BOP CITY JAZZ CLUB
Pag. 22 DOWNBEAT JAZZ CLUB
Pag. 23 EMBERS JAZZ CLUB
Pag. 24 THE FAMOUS DOOR JAZZ CLUB
Pag. 25 HICKORY HOUSE; KELLY’S STABLE
Pag. 26 JIMMY RYAN’S JAZZ CLUB
Pag. 27 ONYX JAZZ CLUB
Pag. 28 ROYAL ROOST
Pag. 29 CLARK MONROE’S UPTOWN HOUSE poi SPOTLITE;
Pag. 29 TONDELAYO; YACHT CLUB; CLUB CAROUSEL
Pag. 30 3 DEUCES JAZZ CLUB
Pag. 31 LEON & EDDIE’S
Pag. 33 CLUB 21; BAND BOX
Pag. 34 MUSIC BOX THEATRE
Pag. 35 CHEETAH NIGHTCLUB, poi ARCADIA BALLROOM
Pag. 36 CAFE ZANZIBAR
Pag. 38 APOLLO THEATRE
Pag. 41 SMALL’S PARADISE e WILT’S SMALL’S PARADISE
Pag. 44 METROPOLE CAFÉ
Pag. 45 ROSELAND BALLROOMS
Pag. 46 EDDIE CONDON’S
Pag. 47 THE OPEN DOOR
Pag. 51 CAFÉ BOHEMIA
Pag. 52 CLUB SAMOA
Pag. 53 THE NEST; THE LOG CABIN
Pag. 54 CONNIE’S INN
Pag. 55 5 SPOT CAFÉ
Pag. 57 CARNEGIE HALL
Pag. 61 JAZZ AL LINCOLN CENTER: DIZZY’S CLUB COCA-COLA
Pag. 62 IRIDIUM JAZZ CLUB
Pag. 63 SMALLS JAZZ CLUB
Pag. 64 MEZZROW
Pag. 65 GARAGE
Pag. 66 VILLAGE VANGUARD
Pag. 67 BAR NEXT DOOR
Pag. 68 JAZZ STANDARDS
Pag. 69 KITANO
Pag. 70 FAT CAT
Pag. 71 55 BAR
Pag. 72 SMOKE JAZZ & SUPPER CLUB
Pag. 73 FILLMORE EAST
Pag. 74 SAVOY BALLROOMS
Pag. 76 MINTON’S PLAYHOUSE
Pag. 77 BLUE NOTE JAZZ
Pag. 78 CAPITOLO TRE NEW ORLEANS, viaggio tra le radici del Blues e del Jazz
Pag. 82 PRESERVATION HALL
Pag. 83 MAPLE LEAF BAR
Pag. 84 HOUSE OF BLUES
Pag. 85 CAPITOLO QUARTO I LOCALI JAZZ IN ITALIA DI RESPIRO INTERNAZIONALE
Pag. 87 CAPOLINEA
Pag. 88 INDICE GENERALE DI TUTTI I LOCALI, STORICI E NON, DI NEW YORK
Pag. 98 BIOGRAFIA

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INTRODUZIONE

La Musica da sempre è un fatto culturale importante per l’uomo, ed è così importante in alcuni
momenti storici della vita di una comunità, se non per l’intera umanità, di certo nella storia della
musica Jazz, da essere così caratterizzata in quanto si è svolta in luoghi particolari, specifici, a volte
casuali, sicuramente in spazi dove la collettività ha trovato una sua specifica identità culturale.

Questi sono diventati dei veri e propri luoghi di culto; possiamo infatti arrivare a dire di aver
vissuto e respirato l’atmosfera di un locale jazz newyorchese, oppure un locale della propria città,
fino ad arrivare a dire che faccia parte della propria storia culturale e personale.

I luoghi della musica in generale sono quegli spazi che hanno concorso all’identificazione di una
comunità, globale o specifica, ad un genere musicale, ad un artista.

Questa tesi vuole sottolineare un aspetto unico e fondamentale: il luogo dove avviene il momento
del “live” musicale è così importante da diventare non solo l’evento stesso ma anche il tempo della
musica, con gli uomini e donne che lo hanno realizzato e che lo hanno vissuto. Diventa quindi storia
da raccontare e tramandare. È sicuramente lo scenario, il contesto e non il semplice fondale fisso; è
elemento suscettibile ad una caratterizzazione storica, emozionale, sicuramente di importanza
culturale.

I luoghi, gli spazi e i locali di cui tratteremo nello specifico sono quelli che hanno poi avuto, ed
hanno in alcuni casi ancora oggi, un rilievo culturale importante a New York. Seguirà poi una
carrellata di tutti quelli che sono stati presenti nella città in diversi momenti storici.

Faremo riferimento a quasi tutti i posti, locali, aree dove si sono svolti i concerti ed eventi più
importanti, ma verranno approfonditi in prima battuta quelli che hanno avuto un rilievo socio-
culturale determinante, in relazione all’evoluzione della storia della musica Jazz di quegli anni.

Di alcuni è stato difficile trovare le informazioni perché spesso non pervenute o non esistenti, ma la
storia di questi è riconducibile a quella degli altri locali, club, con i quali condividono un epoca ed
una generazione di musicisti.

Nei due capitoli finali a questa tesi ho voluto aggiungere due “luoghi”, aree specifiche che sono
importanti nella Storia del Jazz, il primo è sicuramente New Orleans, perché è la Culla del Jazz e
del Blues.

Infine l’Italia, perché reputo importante citare quei locali, storici ed attuali, nei quali si è fatta e si
fa ancora la storia del Jazz nostrano ma anche internazionale, in questi i più grandi artisti hanno
lasciato un ricordo indelebile nella mente e nel cuore di tutti coloro che hanno partecipato alla storia
di un genere e di un locale che, come nel caso del Capolinea di Milano, è stato identitario di un
epoca e di generazioni di jazzisti, musicisti e ascoltatori, che in quel locale hanno trovato
un’identità.

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CAPITOLO PRIMO
LA GEOGRAFIA DELLA MUSICA, MUSICA GEO-GRAFICA

Oltre alle parole, anche il modo di articolare la voce, la scelta dello stile compositivo, degli
strumenti, o dell’arrangiamento possono essere associati ad una narrazione nazionale o
transnazionale, o ad una determinata adesione identitaria, possono assumere una connotazione
estetica, o costruire un senso di appartenenza.

La musica è un invito a stare insieme (in un locale dove si suona, ad un festival o ad un concerto),
ma è anche un prodotto dell’industria culturale e come tale contrassegna il territorio di reti e
relazioni. Inoltre, la musica è ovunque, inonda ogni tipo di spazio pubblico, come gli ascensori, i
supermercati, i taxi, i ristoranti, in alcuni casi persino le vie delle città; anche se non è pensata per
veicolare un messaggio specifico, entra nel soundscape della quotidianità (Smith, 1994) e riesce
talora a costruire una connessione indelebile fra paesaggi simbolici, spazi di vita e memoria.

Le «idee di luogo» possono formarsi in molti modi: certamente attraverso il vissuto personale e
l’esperienza, ma anche mediante la ricezione di stimoli culturali, tra i quali l’arte ha un ruolo assai
importante (Smith, 1994).
Tali stimoli, che a loro volta possono influenzare la percezione diretta, non si limitano all’aspetto
visuale, ma sono veicolati anche mediante gli altri sensi (Jackson, 1989; Valentine, 1995; Kong,
1995). Con i suoi soundscapes la musica interagisce con la società in un rapporto di azione e
retroazione che comporta un reciproco effetto (Shepherd, 1991; Smith, 1994; Duffy e Waitt, 2011).

La musica e i suoni possono caratterizzare il contesto, tanto che suoni e melodie diventano talora un
aspetto capace di segnare gli spazi geografici anche in senso identitario (le «musiche orientali», il
tango, la voce del Muezzin, la musica di New Orleans, il Jazz newyorkese, il Jungle Jazz di
Duke Ellington e via discorrendo). La connessione è particolarmente forte anche perché, anche se i
testi sono in una lingua che non si comprende, la melodia non è soggetta a barriere linguistiche (si
pensi alla notorietà globale dei brani e delle immagini promossi tramite i videoclip) e, dunque, la
sua percezione è ampiamente diffusa e spesso trasversale rispetto alle classi sociali dei soggetti che
ascoltano.

Di grande rilievo sono le capacità identitarie della musica. Oltre all’esperienza sociale del canto (ad
esempio in coro), l’ascolto di concerti è tra le motivazioni che portano a radunare folle talvolta
enormi; le preferenze musicali sono tra i più forti elementi di connessione socio-culturale,
particolarmente ma non certo esclusivamente tra i più giovani, così come lo è, tradizionalmente, la
danza (Thrift, 1997); dai balli tradizionali al ritrovo in discoteca, lo stesso concetto di «festa» e di
«divertimento» è assai frequentemente correlato a spazi caratterizzati da suoni e musica. Si pensi
anche tra i locali di New York il Savoy Ballroom, nel quale Musica e Danza erano profondamente
connessi fino ad arrivare a definire una socializzazione della Musica e Danza, cultura tipica che in
un luogo specifico ha trovato la sua culla generatrice.

Inoltre, la musica è una forma di comunicazione e come tale mette in connessione la relazione fra
costruzione musicale, arrangiamento e gli strumenti di una identificazione etnico/culturale,
ponendosi talora come un confine, in altri casi come strumento per il suo – possibile – superamento
(senza fare riferimento ai testi, un semplice strumento, come l’arpa celtica, o uno stile composito,
come la patchanka di Manu Chao, possono assumere in questo senso un significato localistico e
contribuire a creare un soundscape divisivo, oppure proporsi come veicolo di ibridazione culturale e
di unione).

Come è evidente, il rapporto fra musica, luoghi e articolazione geografica degli spazi umani è assai

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complesso e può essere affrontato da molti punti di vista. Negli Stati Uniti, ad esempio, esiste una
tradizione di studi di impostazione etnografica (o, per meglio dire, etnografico-saueriana) (si veda
Nash, 1968) che si sforza di analizzare la distribuzione territoriale e la diffusione di questo o quel
genere musicale, o delle preferenze musicali di chi fa e ascolta musica. Tuttavia, come abbiamo
visto, oltre che prodotto culturale, di cui esaminare diffusione, distribuzione e produzione in
un’ottica regionale, ma anche globale-locale, la musica, in prospettiva geografica, deve essere
considerata anche come una modalità di rappresentazione, capace di raccontare emozioni e
paesaggi, ma anche di esprimere la posizione di un determinato artista o movimento, la capacità di
ricezione e reinterpretazione da parte del pubblico, la costruzione del senso del luogo.

Da questo punto di vista, anche la musica popolare, come ogni altro genere, può essere accettata, a
buon diritto, nel novero delle cosiddette «geografie periferiche» che colorano le terrae incognitae
della nostra immaginazione geografica (Wright, 1947), secondo forme e stili che possono esaltare
luoghi da sogno, come I found my love in Portofino, o California Dreaming dei Mamas and
Papas; denunciare il dramma sociale di quartieri e aree degradate, come In the ghetto di Elvis
Presley o diversi rap contemporanei; rappresentare la complessità sociale delle aree interne degli
Stati Uniti (come molti pezzi di Bruce Springsteen; si vedano Moss, 1992 e McParland, 2007).

Rispetto ad altre forme di «geografia periferica», come il cinema, i romanzi o la letteratura di


viaggio, divenute oggetto, nel corso della seconda metà del Novecento, di un’amplissima
produzione geografica, tuttavia la musica gode tuttora di un’attenzione non particolarmente
sviluppata e quasi interamente limitata al mondo angloamericano. Al di là dell’approccio, che si
potrebbe definire «la geografia della musica», nel senso più tradizionale del termine, più
recentemente è emersa, nell’ambito della New Cultural Geography e della Popular Geopolitics, una
produzione analitica, che si è occupata di analizzare anche il ruolo simbolico della musica, o il
rapporto fra un determinato tipo di musica, o un singolo artista, o gruppo, ed un luogo, come ad
esempio ha fatto Kruse, analizzando il ruolo della musica dei Beatles per l’immagine della città di
Liverpool (Kruse, 2004 e 2005), oppure come si può riscontrare in alcuni dei contributi al volume
curato da Johansson e Bell nel 2009. La musica diventa così oggetto, oltre che della geografia
culturale in senso tradizionale (dove si suona cosa), anche della «nuova geografia culturale» (che
significato ha quello che si suona e per chi, come un certo soundscape può aiutare nella costruzione
del senso del luogo).

Alla luce di questa considerazione è evidente la ragione per la quale ho scelto di concentrare la mia
attenzione sul Jazz e New York, analizzando proprio il loro rapporto interconnesso, definendo così
il Soundscape di New York (negli ultimi capitoli della tesi anche NEW ORLEANS e l’ITALIA);
questa tesi vuole essere come un viaggio fotografico, fatto di storie identitarie; luoghi di particolare
importanza per il Jazz ma non solo, per chi si indentifica con esso soprattutto in relazione ad un
specifico luogo, locale, teatro, che diventa per l’appunto TEMPIO DEL JAZZ.

Se andassimo ancora più a fondo, la Musica, in questa accezione, può poi essere considerata anche
un elemento di analisi della geografia politica; uno studio approfondito sul tema della musica come
strumento per la costruzione identitaria è stato offerto da Revill (2000), da Connell e Gibson (2003)
e da Brunn e Waterman, che insieme hanno curato un numero speciale della rivista «GeoJournal»
(2006). Testi, strumenti, generi, arrangiamenti possono contenere un messaggio politico, offrire un
sito di resistenza, costituire un cultural marker per costruire identità nazionali, regionali,
transnazionali, essere un elemento unificante nella realtà della diaspora oppure rappresentare, per
dirla con Barth (1969), un ethnic boundary, ossia un elemento divisivo. Oltre al messaggio che
l’autore o gli autori vogliono veicolare, anche la musica, come tutti i prodotti culturali, è intrisa, sia
per quanto riguarda i testi sia, anche se in modo meno apparente, per quanto riguarda gli

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arrangiamenti e gli strumenti, anche del «senso comune» e del taken-for-granted-world dei suoi
autori ed anche questo può essere oggetto di analisi della geografia politica.

Lo stesso messaggio può poi avere un dato significato per l’autore, acquisirne uno diverso nel
contesto del genere in cui il prodotto culturale può essere ascritto, e assumerne un terzo nelle
orecchie di chi ascolta (come ben dimostra il caso di un pezzo che avrebbe voluto essere
anti-egemonico ed è poi diventato una sorta di inno nazionale come Born in the USA di Bruce
Springsteen; si veda, in proposito, Dittmer, 2010).

Oltre che cosa si suona, e come si interpreta, individualmente o come gruppo, ciò che si suona e ciò
che si ascolta, conta anche dove si suona e dove si ascolta. La relazione fra musica e luoghi di
produzione e/o ascolto include, da un lato, una geografia degli stili musicali, secondo la tradizione
di studi statunitense, dall’altro quella della connessione fra spazi di ascolto, soundscapes quotidiani,
festival, ma anche l’analisi dell’uso della performance musicale per occupare, rivendicare spazi
pubblici residuali, insomma, fra partecipazione e resistenza, ossia una geografia degli spazi
musicali. Anche in questo caso, la musica diventa un oggetto meritevole di attenzione da parte della
geografia culturale, politica, urbana. Fare musica in un luogo «non deputato», come il mezzanino
della metropolitana, la strada o una stazione ferroviaria, può infatti avere un significato di
occupazione dello spazio pubblico, o meglio, di riappropriazione dello spazio pubblico e del diritto
alla città e dunque diventare una espressione di «resistenza urbana» (Krims, 2007).

Infine, la musica è un prodotto culturale dotato di un significato economico; meritano perciò di


essere analizzate le dinamiche che portano alla nascita di clusters produttivi (Scott, 1999), come le
ragioni che portano alcune località ad essere prescelte per la produzione di eventi culturali
importanti (un concerto, un festival, o grande programma televisivo) e le ricadute che gli stessi
eventi hanno sull’articolazione spaziale di quelle località, sulle potenzialità offerte in termini di
rivitalizzazione economica. Non va dimenticato l’impatto che un evento musicale – capace di
mettere in movimento decine di migliaia di persone, di concentrarle in uno spazio limitato, di
indurle a determinati tipi di consumi (birra, cibo da strada) – può avere sul contesto ambientale.
La musica è una forma di industria culturale, che può avere ricadute economiche sul territorio.

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CAPITOLO SECONDO
I LOCALI STORICI E DI OGGI A NEW YORK

New York è ancora oggi la Mecca del Jazz.


Molti luoghi storici hanno chiuso, come il Cotton Club, il Lenox Lounge e l’originale Birdland.

Nuovi jazz club hanno aperto i battenti per la prima volta e altri storici hanno riaperto cercando di
ritrovare l’autentica anima “jazz” delle origini.

Ascoltare jazz di qualità a New York è all’ordine del giorno, ogni sera vi sono centinaia di concerti
in ogni angolo della città. E ce n’è per tutte le tasche: potete spendere centinaia di dollari per una
serata speciale al Jazz Standard, andare a giocare a biliardo al Fat Cat mentre nel background
suonano dei jazzisti straordinari, oppure imbattervi in qualche leggenda che suona nell’anonimato
alla fermata della metro di Columbus Circle.

New York è una città in continua trasformazione e i cambiamenti, anche per chi ci ritorna dopo
poco tempo, si notano a vista d’occhio. La direzione che Manhattan sta prendendo ormai da un po’
di tempo è quella di diventare, stando alle parole dei newyorchesi stessi, “un’isola per ricchi”,
dove per vivere è necessario pagare affitti salatissimi, aspetto che spesso costringe a sloggiare i
piccoli commercianti e le imprese alternative ai circuiti mainstream.

Eppure, com’è noto, non sempre è stato così. Uno degli esempi più classici è quello del celebre
Greenwich Village, quartiere popolare, stravagante e bohémien, che fin dai primi del Novecento ha
saputo affermarsi come sinonimo d’arte, musica alternativa e controcultura a New York.

Ebbene, anche questo storico distretto, che ha visto lungo gli anni convergere artisti, scrittori e
musicisti di ogni genere (da Jimi Hendrix fino a Jack Kerouac), non è immune alla nuova tendenza
che sta trasformando la grande metropoli americana. Intendiamoci, il Village di Manhattan, con le
sue stradine di ciottoli e vicoli pittoreschi, rimane tutt’oggi uno dei quartieri più piacevoli da
visitare in città, ma chi fosse interessato a respirarne l’anima storica e più autentica vi troverebbe
ancora qualche motivo d’interesse? Cosa resta del vecchio Greenwich Village di New York?

Fare una selezione dei jazz club, dei locali, dei teatri più importanti non è facile in quanto sono
tanti; ho optato per un elenco puntuale partendo da quelli storici per poi passare alla rassegna dei
locali anche recenti; l’obiettivo e seguire idealmente un percorso che va dal Greenwich Village,
epicentro del jazz di New York City, per poi risalire un pochino verso nord e dedicarci quindi
esclusivamente ad Harlem.

Faranno eccezione solo i primi Club in elenco i quali si trovano ad Harlem, poiché talmente intrisi
di storia e di importanza da portarci a compiere un giro perfetto e chiudere il cerchio quasi
simbolicamente.

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I LOCALI DEL GREENWICH VILLAGE

Una delle vie più caratteristiche del Village è Macdougal Street dove, fra le tante insegne al neon,
si trova uno dei locali storici del rock: chi ama questo genere non può non aver mai sentito parlare
del Cafe Wha? (115 Macdougal St). Bob Dylan, Jimi Hendrix, Bruce Springsteen, questi sono
solo alcuni dei nomi comparsi in questo storico locale, che nella sua lunga storia (dal 1959) ha visto
esibirsi praticamente tutti i grandi personaggi della musica rock e non solo.

A pochi passi a piedi si trova Panchito’s (105 Macdougal Street) un ristorante messicano che
potrebbe dire niente, ma su un lato della facciata si nota ancora l’insegna sbiadita sul muro del
locale precedente, il Fat Black Pussycat, che nel 1962 si chiamava semplicemente Commons; fu
proprio qui che in quell’anno Bob Dylan eseguì per la prima volta Blowin’ in the wind. Agli
amanti della New York di Bob Dylan farà piacere sapere che a pochi passi (110 Macdougal Street)
si trovava il Folklore Center, il ritrovo per artisti folk fondato da Izzy Young nel 1957.

Vicino c’è la storica Minetta Tavern (113 Macdougal Street), bar-ristorante inaugurato come
spaccio clandestino di alcolici nel lontano 1922 e un tempo battuto da uno degli scrittori americani
più eccentrici e bohémien, Joe Gould.

Nei dintorni si trovano altri locali interessanti, ad esempio il Groove (125 Macdougal Street), che
vanta una storia sicuramente più recente e meno gloriosa del Cafe Wha?, ma è l’unico posto a
proporre musica Rhythm & Blues, Funk e Soul di qualità per 7 notti a settimana.

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WASHINGTON SQUARE PARK

Questo parco è il punto centrale da cui si irradia tutta la vitalità del Village: artisti di strada di ogni
genere, campioni di scacchi e gente a passeggio convergono qui in gran numero facendo di
Washington Square Park uno dei centri più vivaci di tutta Manhattan.

Il parco è stato rifugio di beatnik e agitatori politici e il suo simbolo più rappresentativo è lo
Stanford White Arch (conosciuto più semplicemente come Washington Square Arch), un arco in
marmo bianco alto 22 metri, costruito per celebrare il centenario dell’elezione di George
Washington, ma conosciuto soprattutto per la stravagante impresa dell’artista Marcel Duchamp, che
nel 1916 salì fino in cima per dichiarare pubblicamente il parco “Free and Independent Republic of
Washington Square”.

Da qui si passa nel parco ascoltando gli artisti di strada di notevole qualità che si avvicendano
(molti di loro sono studenti della limitrofa New York University) e che esplorano repertori di ogni
tipo: dalla musica classica al reggae, al folk e a numeri scenografici di vario tipo. Insomma, non c’è
Greenwich Village a New York senza Washington Square!

Ma arriviamo a trattare il centro del nostro interesse, ovvero i Locali, Club, Cafè, Teatri, Luoghi i
veri e propri Templi del Jazz, ed i primi due sono forse gli esempi migliori, proprio per la Storia che
li pervade. Come già detto siamo partiti dal Greenwich, i primi due locali storici che affrontiamo
sono invece ad Harlem, ma meritano di essere visti per primi; alla fine del nostro percorso
torneremo ad Harlem per chiudere il cerchio.

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COTTON CLUB – Storico / chiuso

Lo storico Cotton Club Il moderno Cotton Club della 125ª strada ad Harlem, nel dicembre 2013

Il Cotton Club è stato un famoso e storico night club e jazz club di New York attivo durante e dopo
l'era del proibizionismo. Con lo stesso nome furono e sono presenti altri locali negli Stati Uniti ed in
altre parti del mondo.

Storia
I primi anni
Nel 1920 il pugile Jack Johnson aprì il Club Deluxe, all'incrocio tra la 142ª strada e Lenox Avenue
ad Harlem. Pochi anni dopo, nel 1923, il gangster Owney Madden si impadronì del club e ne
cambiò il nome, che divenne Cotton Club.

Gli spettacoli del club riproducevano l'immaginario razzista e discriminatorio dei tempi, spesso
dipingendo i neri come dei selvaggi in giungle esotiche o come darkies (schiavi di colore) nelle
piantagioni dell'America meridionale. Il club imponeva uno strano requisito riguardo alla
carnagione delle ragazze del coro, che dovevano essere "alte, ambrate e fantastiche" (tall, tan and
terrific), vale a dire alte almeno 160 cm, con pelle chiara e sotto i ventun anni d'età. Duke
Ellington doveva scrivere jungle music per un pubblico di bianchi.

Il successo
Ciò nonostante il club contribuì al lancio delle carriere di Fletcher Henderson, che dirigeva il
primo complesso che suonò lì nel 1923, e di Duke Ellington, la cui orchestra coprì il ruolo di house
band dal 1927 al 1931. Il club non solo diede a Ellington fama nazionale attraverso le trasmissioni
radio in diretta dal locale, ma lo aiutò a sviluppare il suo repertorio componendo sia pezzi ballabili
per lo spettacolo, sia ouverture, stacchi, accompagnamenti, e gli effetti jungle che gli diedero la
possibilità di sperimentare con arrangiamenti orchestrali di cui i complessi itineranti raramente
potevano disporre. Ellington registrò oltre cento pezzi in questo periodo, mentre costruiva il gruppo
che diresse per quasi cinquant'anni. Il club arrivò addirittura a modificare leggermente la sua
politica di esclusione del pubblico di colore secondo le richieste di Ellington. Prima di offrire
l'ingaggio a Ellington questo era stato proposto a King Oliver che tuttavia lo rifiutò giudicando il
compenso troppo basso, commettendo un errore di valutazione che lo avrebbe poi lentamente fatto
allontanare dalle scene.

Il gruppo di Cab Calloway portò la propria rivista Brown Sugar al club nel 1930, rimpiazzando il
gruppo di Ellington dopo il suo abbandono nel 1931; il complesso di Jimmie Lunceford seguì a
quello di Calloway nel 1934, ma sia Ellington che Calloway ritornarono a suonare al club negli anni
seguenti.

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Il club rappresentò anche il lancio nel mondo dello spettacolo di Lena Horne, che cominciò a
sedici anni a cantare nel coro del locale. Louis Armstrong e Ethel Waters si esibirono al Cotton
Club, mentre Coleman Hawkins e Don Redman vi suonarono come parte del complesso di
Henderson. Anche i ballerini Bill "Bojangles" Robinson e i fratelli Nicholas lavorarono al club.

Il locale attirò anche personaggi della cultura popolare bianca di allora. Walter Brooks, produttore
dello spettacolo di Broadway Shuffle Along, ne fu il proprietario nominale. Dorothy Fields e
Jimmy McHugh, uno dei più importanti cantautori dell'epoca, e Harold Arlen fornirono le canzoni
per le riviste, una delle quali, Blackbirds of 1928 contenente le canzoni I Can't Give You Anything
but Love e Diga Diga Doo, fu poi prodotta da Lew Leslie per Broadway. Nonostante la sua fama
derivasse da artisti jazz afro-americani come Duke Ellington, Cab Calloway e Ethel Waters che si
esibivano regolarmente nel locale, l'accesso ai neri non era consentito.

Durante il suo apogeo svolse il ruolo di punto di ritrovo chic nel cuore di Harlem, organizzando
ogni domenica le cosiddette Celebrity Nights, alle quali presero parte personaggi come Jimmy
Durante e Jimmy Walker. Nel club si svolsero spettacoli di genere vario, non solo concerti legati al
jazz. Sulle sue scene si esibirono solisti e orchestre, cantanti e ballerini. Alcuni balli divennero
famosi, come ad esempio il Lindy Hop.

Chiusura
Il club chiuse nel 1936 dopo le sommosse razziali di Harlem dell'anno precedente. Fu riaperto più
tardi lo stesso anno a Broadway, nella 48ª Strada, ma chiuse definitivamente nel 1940, schiacciato
del costo degli affitti, dal cambiamento nei gusti musicali e da una inchiesta federale per evasioni
fiscali effettuate dai proprietari dei locali notturni di Manhattan.

Altri locali col nome Cotton Club


Esisteva una filiale del club sulla West Coast a Culver City, California tra la fine degli anni venti e i
primi anni trenta, con la partecipazione degli artisti dell'originale Cotton Club, come Armstrong,
Calloway ed Ellington.

Un nuovo club con lo stesso nome è stato aperto nel 1978 ad Harlem.

Alcuni artisti legati al Cotton Club


Joséphine Baker
Cab Calloway
Duke Ellington
Coleman Hawkins
Lena Horne
Dorothy Dandridge

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LENOX LOUNGE – Storico / chiuso

Il Lenox Lounge è un locale storico di Harlem, a New York.


Aperto nel 1939, è noto soprattutto perché vi si esibirono celebrità del jazz statunitense come Billie
Holiday, Miles Davis e John Coltrane. Fra gli avventori più celebri del locale si contano anche
James Baldwin e Langston Hughes, due fra i più noti autori del cosiddetto "Rinascimento di
Harlem", e Malcolm X.

Il locale ebbe un periodo di declino intorno alla metà del Novecento, ma fu restaurato nel 1999.
Nel 2001 e nel 2002 ricevette premi rispettivamente dalla New York Magazine e dal Zagat
SurveyZagat Survey Nightlife Guide.

Nel 2012 il locale ha chiuso e l'edificio che lo ospitava nel 2017 è stato demolito. Gli arredi interni
e la storica insegna sono stati salvati da Richard Notar, con l'intenzione di far rivivere il Lenox
Lounge in un altro spazio.

Nella cultura di massa


Nel film del 2000 Shaft, il Lenoux Lounge è il luogo dove il protagonista John Shaft passa il
proprio tempo libero.
Sia gli interni che la facciata del locale compaiono nel film American Gangster (2007) di Ridley
Scott.

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Lenox Lounge, Lenox Avenue b/t 124th and 125th St., Harlem Lenox Lounge from Google Street Views, 2012.

Interior of the Lenox Lounge from the NYPL

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CINQUANTESIMA STRADA – Un luogo simbolo

La Cinquantaduesima nel 1948 in uno scatto di William P. Gottlieb. Sono visibili diverse insegne di club famosi.

La Cinquantaduesima strada o, più propriamente, Cinquantaduesima strada Ovest (ingl, West 52nd
street) nel tratto tra la quinta e la settima Avenue è una traversa del quartiere di Manhattan a New
York. È stata anche chiamata "swing street" ("strada dello swing"), "the street of jazz" ("la strada
del jazz"), "the street that never sleeps" ("la strada che non dorme mai") o semplicemente "the
street" ("la strada").

Questa strada è divenuta eponima del periodo in cui, tra l'inizio degli anni trenta e la fine degli anni
cinquanta del XX secolo, moltissimi tra i più importanti jazz club della città avevano sede in questa
strada dove ogni sera si ritrovavano a suonare i più importanti musicisti del periodo. Il periodo e il
luogo sono quelli della rivoluzione del bebop: anche se i club che fecero da incubatrice alla nascita
del movimento (come il Monoroe's e il Minton's) erano situati ad Harlem, tutti i musicisti coinvolti
gravitavano attorno alla Cinquantaduesima., dove spesso suonavano gli uni per gli altri, ancora
prima che per il pubblico.

In questi anni, il famoso disc jockey jazz Symphony Sid trasmetteva spesso dal vivo dai locali della
strada, spargendone la fama per tutti gli Stati Uniti.

Tra l'inizio degli anni cinquanta e l'inizio degli anni sessanta i luoghi della musica si spostarono in
altre zone della città (soprattutto al Greenwich Village) e la strada cominciò ad essere ristrutturata
sotto la spinta del rinnovamento urbano. I club che avevano fatto la storia del jazz furono
abbandonati e furono convertiti o abbattuti: l'ultimo sulla strada chiuse nel 1968. Oggi la strada è
sede di banche, negozi e centri commerciali, e non mostra quasi più segno del suo passato jazz.

I club della Cinquantaduesima


1.1 Basin Street East 1.2 Birdland 1.3 Bop City
1.4 Downbeat 1.5 Embers 1.6 Famous Door
1.7 Hickory House 1.8 Jimmy Ryan's 1.9 Kelly's Stable
1.10 Onyx 1.11 Royal Roost 1.12 Spotlite
1.13 Tondelayo 1.14 Yacht Club 1.15 Three Deuces

I TEMPLI DEL JAZZ


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«La cosa bella era che si suonava ogni tipo di musica. C'era la storia del jazz in una strada ed era
veramente istruttivo per i musicisti. Uno storico del jazz andava lì e vedeva e sentiva, con le proprie
orecchie, l'intera evoluzione della musica e tutto aveva una sua logica» (Shelly Manne, intervistato
da PBS)

Non tutti i club della Cinquantaduesima" avevano effettivamente un indirizzo sulla


Cinquantaduesima, ma questa strada costituiva il baricentro del distretto jazz, che vi si era trasferito
nell'era dello swing e vi era rimasto dopo l'inizio della decadenza di Harlem. Molte persone di
colore, e segnatamente Miles Davis nella sua autobiografia, attribuiscono alla concorrenza ostile dei
proprietari bianchi dei club della strada nei confronti dei proprietari neri la perdita di pubblico dei
club di Harlem. Era opinione comune che i primi avessero molta più influenza sulle autorità
cittadine, e potessero ottenerne un atteggiamento favorevole: è certo che i disordini razziali e la
crescente pericolosità del quartiere giocarono a sfavore di Harlem come luogo d'intrattenimento. La
"strada" era invece un posto ordinato nonostante (o forse a causa) il coinvolgimento del crimine
organizzato nella gestione di molti dei locali.

La regina della strada era senza dubbio Billie Holiday. "Lady Day" aveva
detto che la strada "le ricordava una piantagione", quando aveva iniziato a
lavorarvi con Teddy Wilson a metà degli anni trenta, riferendosi al clima
segregato che vi si respirava: normalmente, i musicisti neri erano ben accetti
solo sul palco e furono in molti ad avere problemi quando si presentarono
come normali clienti. Il critico musicale Leonard Feather che tentò di portare
un'amica di colore ad ascoltare l'orchestra di Woody Herman non vi riuscì,
nonostante l'intercessione di Herman e di altri musicisti che si trovavano nel
locale. Nel 1970 conservava dei club della strada un pessimo ricordo:

«Non mi sembra che i locali avessero una personalità. Se dovessi


trovargliene una, direi che erano equivoci. La loro politica di segregazione mi offendeva, e non
avevo nessuna simpatia per i gestori, tranne forse un paio di loro. Avevano tutti la forma e le
dimensioni di una scatola da scarpe e un tendone male in arnese fuori sul marciapiede, sotto il
quale si trovava quell'ometto col sigaro in bocca, Pincus, che sembrava facesse il butta-dentro per
tutti i club. Non riesco neanche a ricordare il colore delle pareti, anche se penso che se fossi
riuscito a vederle attraverso il fumo avrei scoperto che ne avevano uno. I tavoli erano tre pollici
quadrati, le sedie erano di legno duro e scomode, le bevande probabilmente annacquate...tutto
sommato erano posti miserabili, l'unico motivo per andarci era la musica.» (Leonard Feather)

I musicisti dei vari club suonavano gli uni per gli altri, oltre che per il pubblico regolare: quando
lavorava nella strada Jack Teagarden spesso prendeva il suo trombone e andava a suonare assieme
ai gruppi degli altri club negli intervalli dei suoi set (e quando un proprietario se ne lamentò,
dicendo che così gli diminuiva i profitti, Teagarden rispose che si stava solo comportando da buon
vicino). Questo atteggiamento (e molte jam session con esso) attirò negli anni successivi l'occhio
poco benevolo del sindacato dei musicisti che vi si oppose, e alla fine lo proibì, così come fu
proibita l'abitudine di alcuni musicisti di andare a suonare dopo la chiusura (after hours) per il solo
compenso delle bevande che consumavano (Art Tatum, che sulla strada aveva cominciato così
all'Onyx, lo faceva spesso).

Dopo il 1949 alle poche aperture di nuovi locali (Birdland e Royal Roost) cominciarono a
corrispondere molte chiusure: dove prima regnava il jazz ora imperava lo spogliarello e i jazzisti
passarono dal ruolo di stelle a quello di accompagnatori sottopagati.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Solo pochi (Birdland, Embers, Basin Street East tra i principali) riuscirono a superare la fine degli
anni 50. L'ultimo superstite fu il Jimmy Ryan's, che si trasferì e divenne il locale fisso di Roy
Eldridge e Max Kaminsky, fino a quando non fu demolito, nel 1980, per far posto ad un grande
hotel. Il nome del Birdland sopravvive ancora oggi, dopo una più che decennale chiusura e due
trasferimenti

Il jazz si trasferì a Greenwich Village dove i nomi di Five Spot, Village Gate e Jazz Gallery
divennero famosi.

Il più longevo dei club del village, il Village Vanguard, che aveva aperto negli anni 30, continua a
tutt'oggi ad essere uno dei fari di questa musica

The Street in a New Yorker cover from May 1, 1948.

Swing Street (52nd Street) guardando a Est dalla 6th Avenue, 1948, foto di William Gottlieb.

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52nd Street vista oggi, vista dallo stesso posto

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BASIN STREET EAST – Storico / chiuso

Basin Street East era una nightclub degli anni '60 a New York City. Vi furono registrati diversi
album dal vivo, tra cui Basin Street East di Peggy Lee Proudly Presents Miss Peggy Lee (1961) e
At Basin St. East di Billy Eckstine (1961).

Il club si trovava nello Shelton Towers Hotel (ora chiamato The New York Marriott East Side), [2]
e sostituì un precedente club nell'hotel chiamato Casa Cugat.

Fra i suoi concerti si ricorda una gara tra il sestetto di Benny Goodman e il quintetto di Max Roach
e Clifford Brown.

Basin Street East registrazioni dal vivo


Jazz: Red Hot and Cool - Dave Brubeck Quartet (Columbia, 1955)
Clifford Brown e Max Roach a Basin Street - Clifford Brown e Max Roach (EmArcy, 1956)
Flautista! - Herbie Mann (Verve, 1959)
A Basin Street East Billy Eckstine e Quincy Jones - (EmArcy, 1961)
Basin Street East presenta con orgoglio Miss Peggy Lee - Peggy Lee (Capitol, 1961)
Take Five Live - Dave Brubeck Quartet e Carmen McRae (Columbia, 1961)
Registrato "Live" a Basin Street East - Lambert, Hendricks & Bavan (RCA, 1963)
The Liveliest at Basin Street East - Vic Damone (Capitol, 1963)
Live at Basin Street East and Cold Turkey - Ray Bryant (Sue, 1964)
Della Reese a Basin Street East - Della Reese (RCA, 1964)
Live at the Basin St. East - Trini Lopez (Reprise, 1964)

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BIRDLAND (315 W 44th St) – Storico / attivo

Birdland, definito da Charlie Parker: “The jazz corner of the World”

Siamo nell’Hell’s Kitcken, dove per la terza volta lo storico Birdland è stato riaperto, appena fuori
l’uscita della metro A, su 42th street. Il suo nome (BirdLand) derivò dal soprannome di Charlie
Parker, Bird (malinconicamente, negli anni del suo declino fisico e mentale, a Parker fu proibito di
entrare al Birdland). Con un indirizzo principale su Broadway (1678 Broadway, all'angolo con la
cinquantaduesima) il Birdland aprì i battenti il 15 dicembre del 1949, quando già iniziava la
decadenza della strada, con un cartellone che includeva Parker, Stan Getz, Lennie Tristano, Lester
Young, Harry Belafonte, Oran Page, Max Kaminski e Florence Wright. Rimase in attività più di
15 anni, centro di un'attività incessante di concerti (con serate doppie e triple dalle 9 di sera fino
all'alba).
Il biglietto di ammissione era di un dollaro e
mezzo, e veniva pagato quasi ogni sera da
star del cinema e celebrità di tutti i tipi. Era
facile incontrare, tra gli abitueè, Gary
Cooper, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, Joe
Louis, Marlene Dietrich, Ava Gardner,
Sammy Davis, Jr. e Sugar Ray Robinson.

“L’angolo jazz del mondo”, definito da


Charlie Parker, una sorta di “barometro”
delle tendenze jazz.

Sarà stata la nascita del Rock’n’Roll che gli


fece perdere centralità? Rimane, oggi come
oggi, un tempio del Jazz. Ed è anche sede
dell’Umbria Jazz Festival in New York.

Ancora oggi è uno dei migliori locali jazz di New York, vi si esibiscono grandi musicisti, per un
prezzo a serata che va dai 20 ai 50 dollari circa.

Il quartetto di John Coltrane vi registrò "Live at


Birdland". Count Basie vi suonava regolarmente con la
sua orchestra, e vi registrò la canzone di George Shearing
dedicata al locale, "Lullaby of Birdland". Altri regolari
animatori del locale furono Dizzy Gillespie, Thelonious
Monk, Miles Davis, Bud Powell, Erroll Garner.
L'originale Birdland chiuse i battenti nel 1965. Un locale
jazz con lo stesso nome venne aperto nel 1986, a 2745

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Broadway (all'angolo con la 105ª strada) e si trova ora a al numero 315 W 44th Street.

Oltre che dal titolo del già citato standard, il nome del Birdland è celebrato dall'omonima canzone
dei Weather Report sull'album "Heavy Weather": il testo, in stile vocalese, aggiunto pochi anni
dopo da Jon Hendricks per l'album dei Manhattan Transfer chiamato appunto "Vocalese", rievoca i
fasti del locale e della Cinquantaduesima. Joe Zawinul, l'autore del brano, incontrò per la prima
volta sua moglie in questo locale, ed ha aperto un jazz club dello stesso nome a Vienna.

Birdland, Seventh Ave bet. 52nd and 53rd Streets, east side

La tenda per il BIRDLAND è in basso a destra. Il tendone ARCADIA BALLOOM è al centro a sinistra.
L'insegna ALVIN HOTEL si trova a sinistra.
La leggenda del sax tenore Lester Young si trasferì all'Alvin nel 1958 e morì vivendo lì un anno dopo.

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BOP CITY JAZZ CLUB – Storico / chiuso

Omonimo di un altro famoso locale jazz, il Jimbo's Bop City in Filmore Street a San Francisco.

Bop City (noto anche come Bop City di Jimbo) era un jazz club gestito da John "Jimbo" Edwards a
San Francisco dal 1949 al 1965. Era situato nella stanza sul retro di una casa vittoriana a 1690 Post
Street, nel quartiere Western Addition. Durante il suo periodo di massimo splendore, il locale era
noto per le esibizioni dal vivo a tarda notte di molti famosi artisti jazz, tra cui Billie Holiday, Louis
Armstrong, Chet Baker e Charlie Parker, ed era uno dei jazz club più famosi del suo tempo, essendo
stato strumento di diffusione per il moderno stile jazz a San Francisco.

Il club chiuse nel 1965 quando il jazz iniziò


a diminuire in popolarità. La casa fu
spostata a due isolati a ovest in Fillmore
Street nel 1712 durante il rinnovo urbano
nella Western Addition negli anni '70, dove
si trova attualmente, ed è stata designata
come San Francisco Designated Landmark.

Il club di San Francisco aprì alla fine di


marzo del 1949, con un concerto della
Dizzy Gillespie Orchestra e Sarah
Vaughan. [6] Bop City era nota soprattutto
per le sue jam session e feste notturne, in
quanto il club apriva solo alle 2:00 del
mattino e rimaneva aperto fino alle 6:00 del
mattino, quando tutti gli altri ristoranti e club erano chiusi.

Gli artisti che hanno suonato a Bop City includono: Duke Ellington, Ben Webster, Billy Eckstine,
Miles Davis, Count Basie, Billie Holiday, Dinah Washington, John Coltrane (nell'ottobre 1950) e
Dewey Redman. Il sassofonista John Handy, che in seguito suonò con Charles Mingus, iniziò qui la
sua carriera di musicista di casa e si inceppò con Benny Bailey, Kenny Dorham e Paul Gonsalves.
Altri musicisti della casa erano i bassisti Terry Hilliard e Teddy Edwards. I primi musicisti a
suonare a Bop City includevano Jimmy Heath, Milt Jackson, Roy Porter, Sonny Criss e Hampton
Hawes.

Bop City fu il luogo dell'unico incontro tra Louis Armstrong e Charlie Parker. Il trombettista era
venuto al club dopo un concerto tutto suo, per scoprire che Parker suonava. Tra i clienti del club
c'erano anche il giovane Clint Eastwood, celebrità e star di Hollywood come Joe Louis, Marilyn
Monroe, Kim Novak e Sammy Davis Jr.

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DOWNBEAT JAZZ CLUB – Storico / chiuso

Club Downbeat, 52nd Street Club Downbeat, 52nd Street

Situato al secondo piano sopra il Willow Bar, il Downbeat è stato il primo jazz club integrato
razzialmente a Center City. L'edificio in cui si trovava il Downbeat è ancora lì.

Il Downbeat era di proprietà dell'impresario jazz Nat Segall. Fu aperto dal 1939 al 1948 circa.
Charlie Parker arrivò da New York City “ogni due settimane circa”. Gli venivano pagati $ 25 a
notte per intrattenersi con Dizzy Gillespie e altri grandi del jazz.
I musicisti jazz si divertivano al Downbeat tra gli spettacoli al Earle Theater. (immagine sotto)

Nella sua autobiografia, You Only Rock Once, Jerry Blavat, "the Geator with the Heator", ha
raccontato:

Nat aveva posseduto un club chiamato Downbeat dietro l'angolo dal Earle Theatre, dove si
esibivano Billie Holiday, Charlie Parker e altri giganti del jazz. Una volta che Holiday è stato
arrestato per narcotici una notte, la polizia ha iniziato a razziare il posto su base regolare e Nat è
stato costretto a chiuderlo, ma non prima che lui e Bob [Horn] producessero una serie di spettacoli
jazz all'Accademia della Musica.

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EMBERS JAZZ CLUB – Storico / chiuso

The Embers era un ristorante e nightclub di New York degli anni '50 e '60, precedentemente situato
nella 161 East 54th Street tra la 3rd e Lexington Avenue. Fu aperto alla fine del 1951 dall'ex
musicista jazz Ralph Watkins, che era stato anche coinvolto in club come Bop City e Royal Roost, e
nel corso degli anni presentò numerosi spettacoli jazz di spicco, tra cui Marian McPartland, Joe
Bushkin, George Shearing, Jonah Jones, Red Norvo, George Barnes (musicista) e Carl Kress e
l'Erroll Garner Trio.

Nel 1964, trasformarono la domenica sera in un momento per mostrare nuovi talenti.

Dedicato soprattutto ai pianisti, fu uno dei pochi locali a sopravvivere agli anni 50.

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THE FAMOUS DOOR JAZZ CLUB – Storico / chiuso

Outside the Famous Door.

The Famous Door era un jazz club sulla 52esima


strada di New York. È stato aperto nel 1935 ed è
stato uno dei maggiori club della strada, ospitando
importanti musicisti jazz fino al 1950, attraverso
cambiamenti di posizione e periodi di chiusura.

Tra i suoi sostenitori iniziali c'erano la radio


bandleader Lennie Hayton, che lo ha aiutato a
diventare famoso, e i musicisti Jimmy Dorsey e
Glenn Miller.

Louis Prima ha suonato nella serata di apertura del club. "Il club era destinato a fornire un luogo
affidabile per i musicisti dello swing e un luogo dove si potevano radunare, ma altri clienti erano
attratti dalla porta interna (autografata dalle celebrità in visita) che dava al club il nome, la musica
raffinata e le bevande che iniziato a cinquanta centesimi."

Una sala al piano superiore veniva utilizzata per sessioni informali di jazz.
Nel suo primo anno, musicisti come Bunny Berigan, Georg Brunis, Bobby Hackett, Billie Holiday,
Max Kaminsky, Wingy Manone e Red Norvo hanno contribuito a stabilire la sua reputazione.
L'unica apparizione della 52esima strada della cantante Bessie Smith fu proprio in questo Club - per
una sola data nel febbraio 1936.

Il club era principalmente per musicisti bianchi; i musicisti neri Holiday e il pianista Teddy Wilson
sono stati licenziati per essersi mescolati con Charlie Barnet, un bandleader bianco che era tra il
pubblico. Problemi finanziari portarono alla chiusura del club il 10 maggio 1936

Una nuova versione del club fu aperta al 66 di West 52nd Street nel dicembre 1937. La sua capacità
non era più di sessanta. Prima fu nuovamente il primo a ricevere una residenza, con il pianista Art
Tatum che suonava tra i set. Le grandi band suonarono anche lì negli anni '30 e '40, anche se il
palco era piccolo. Ci furono anche frequenti trasmissioni radio dalla sede della CBS alla fine degli
anni '30. Le trasmissioni della grande band del conte Basie dal club diverse sere a settimana, in
parte nel 1938, contribuirono a sviluppare la sua carriera. Ciò è stato facilitato da un rappresentante
dell'agenzia di prenotazione MCA, che ha pagato il club per apportare modifiche, compresa
l'installazione di aria condizionata. Un mancato pagamento dei salari ai musicisti significava che il
club era chiuso da giugno a settembre 1940. Il club faceva parte della scena in cui si sviluppò il
bebop: Benny Carter riferì che gli era stato chiesto di licenziare il trombettista sperimentale Dizzy
Gillespie dalla sua band quando suonando lì intorno al 1942: "Mi è stato chiesto di sbarazzarmi di
lui perché stava suonando la nona aumentata, ecc. Nel novembre del 1943, la Porta Famosa si
trasferì nella 201 West 52nd Street, ma sopravvisse solo per poco tempo nel 1944.

Il club fu ripreso nel 1947, questa volta al 56 West 52nd Street. Questo ha caratterizzato ancora una
volta le principali figure jazz dell'epoca, questa volta negli stili swing e bebop. Chiuse nel 1950.

"L'ultimo dei luoghi per assumere l'illustre nome della Porta Famosa era attivo sulla 52esima strada
negli anni '60; anche i club di altre città americane hanno usato il nome, incluso uno a New
Orleans."

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HICKORY HOUSE – Storico / chiuso

Hickory House, 52nd Street - Between 6th Ave and 7th Ave

Era situato verso la fine della strada. Il nome si riferiva al legno di noce che veniva usato per
cuocere le bistecche del ristorante, che era decorato con grandi pitture murali di atleti famosi.

KELLY’S STABLE – Storico / chiuso

Kelly Stable, indicato anche come Stabile di Kelly, era un jazz club a Manhattan s' 52nd Street a
New York City, aperto dal leader della band di jazz Bert Kelly.

Dopo il successo del suo night club di Chicago, di Kelly Stables, in Torre Civica, uno dei punti
caldi del jazz degli anni 1920, Kelly ha aperto una seconda sede a New York.
Stabile(s) L'originale di Kelly era situato sulla 51a strada, nei pressi di 7th Avenue.

Arthur Jarwood, che era un proprietario di parte nella posizione 51st Street, aveva anche costruito
Barn di O'Leary su West 52nd strada, che ha venduto a Ralph Watkins (1907-1979) e George
Lynch, e nel marzo del 1940, O'Leary di Barn è diventato Stabile di Kelly (s) - a 137 W 52nd
Street.

Nel 1939, Coleman Hawkins ha guidato una banda alla posizione originale con il trombettista Joe
Guy e gli altri con cui aveva suonato " Body and Soul ", il primo standard registrati in
un'interpretazione jazz Louis Armstrong. Dopo il suo concerto alle Scuderie, Hawkins sarebbe
notoriamente registrarla sé stesso con questo gruppo, e la sua registrazione RCA Victor di esso è
ormai considerato "uno dei più noti spettacoli jazz registrati nella storia." E 'stato inserito nella
National Academy of Recording Arts and Sciences ' Grammy Hall of Fame nel 1973.

Red Allen avrebbe un periodo di sei settimane di residenza nel 1941, e Hawkins avrebbe giocato la
sede più tardi quello stesso anno, seguito da Dizzy Gillespie trascorso una settimana che l'anno
come membro del Benny Carter settetto s', che ha caratterizzato John Collins, Charlie Drayton,
Sonny Bianco , Kenny Clarke e Al Gibson . Gillespie tornato a Scuderie di Kelly nel 1943,
condividendo la fatturazione con Allen e Billie Holiday per la residenza di un mese.

Il King Cole Trio ha avuto una residenza quattro mesi presso le Scuderie da gennaio ad aprile 1942.

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JIMMY RYAN’S JAZZ CLUB – Storico / chiuso

Jimmy Ryans, 52nd Street - Between 6th Ave and 7th Ave

Jimmy Ryan era un jazz club di New York City, negli Stati Uniti, situato nella 53a West 52nd
Street dal 1934 al 1962 e nella 154 West 54th Street dal 1962-1983. Era un luogo popolare per il
jazz Dixieland.

La posizione alla 52a strada era una di una fila di pietre


marroni con club che operavano negli scantinati. Come
ultimo jazz club sopravvissuto sulla 52a strada, la sua
pietra arenaria - insieme a tutte le altre pietre marroni
sul lato nord della strada - furono demolite nel 1962
per far posto alla costruzione del nuovo edificio della
CBS. La CBS aveva dato a Jimmy Ryan novemila
dollari per trasferirsi.

Il club era di proprietà dei soci Matthew C. (Matty)


Walsh (1914–2006) e Jimmy Ryan (1911–1963).
James Dean on 52nd Street, 1954 or 1955, Ryan’s

Walsh, il cognato di Ryan, continuò a essere proprietario dopo la morte di Ryan nel luglio 1963
all'ospedale francese. Gilbert J. Pincus (1907–1980) - che servì come portiere dal 1942 al 1962 nella
posizione originale e dal 1963 fino alla sua morte nel 1980 - divenne noto come "Sindaco della 52a
Strada".

Durante gli anni '40, tre locali notturni di New York si distinsero come centri per il jazz
tradizionale: Jimmy Ryan, Nick nel Greenwich Village e Eddie Condon a pochi isolati di
distanza.

Artisti performanti - Musicisti residenti degli anni '40


Mezz Mezzrow (1943) James P. Johnson (1943) Art Hodes (1945–1949)
J. C. Higginbotham (1946) Henry "Red" Allen (1946) Sidney De Paris (1947–1957)
Sidney Bechet (1948) Max Kaminsky (1948-1949) Wilbur De Paris (1951–1962)
Zutty Singleton (1963-1970) Roy Eldridge (1970-1980)

Jam session domenicali, organizzate e gestite da Milt Gabler


Sidney Bechet Pops Foster Hot Lips Page Pee Wee Russell
Eddie Condon Mezz Mezzrow Kaiser Marshall Hank Duncan
Sandy Williams Brad Gowans Ben Webster Chu Berry
Coleman Hawkins Wildcats

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ONYX JAZZ CLUB – Storico / chiuso

Toots Thielemans, Adele Girard and Joe Marsala Altri intrattenimenti

L'Onxx Club era un jazz club situato sulla West 52nd Street a New York City.
The Onyx, 35th West, 52nd Street (1927-1934), 72nd West (1934-1937), 62nd West (1937-1939),
57th West 52nd Street (1942-1949). Fondato nel 1927 come Speakeasy da Joe Helbock, chiuso nel
1949 (sostituito da uno strip club). Conosciuto dalla band di Stuff Smith, Billie Holiday (1936,
anche 1943/4), suonò anche Art Tatum. Negli anni '40, oltre allo swing e al Dixieland jazz, fu
suonato anche il bop (incluso Dizzy Gillespie).

35 West 52nd Street (1927–1934)


Il Club Onyx è stato aperto nel 1927 in 35 West 52nd Street come
talkeasy del bootlegger Joe Helbock (né Joseph Jerome Helbock; 1896–
1973).

72 West 52nd Street (1934–1937)


Nel febbraio del 1934, dopo la fine del divieto, l'Onxx Club divenne un
club autorizzato in una nuova sede - 72 West 52nd Street. Onyx
presentava musicisti come gli Spirits of Rhythm e Art Tatum, che allora
era il pianista di intermezzo regolare. Bruciò nel 1935. Helbock lo
ricostruì e lo riaprì il 13 luglio 1935 e riaprì con Red McKenzie, Stuff
Smith, Jonah Jones, John Kirby, Maxine Sullivan e altri.
Looking east from near 6th Ave., north side of the street. By William Gotfried, 1948.

62 West 52nd Street (1937–1939)


Si trasferì nella 62 West 52nd Street e chiuse nel 1939, in parte a causa di una ricaduta con un
partner silenzioso, il chitarrista Carl Kress.

57 West 52nd Street (1942–1949)


Nel 1942, un nuovo Onyx Club, estraneo all'originale, aprì alla 57 West 52nd Street e fiorì come un
locale jazz con Art Tatum, Red Allen, Cozy Cole, Roy Eldridge, Ben Webster, Billie Holiday,
Charlie Parker, Dizzy Gillespie, e Sarah Vaughan. I proprietari
includevano Irving Alexander (1908–1987), Jack A. Colt (1905–
1970), Mac Rosen, Arthur Jarwood (1907–1998) e Chauncey
Samuel Olman (1908–1965). Il gruppo, a vari livelli, era
coinvolto nella proprietà di Kelly's Stable, Downbeat, Three
Deuces e the Door. Olman, avvocato di musicisti e compositori,
era il fratello del leader della band Val Olman (1913–2006). La
sede, con lo stesso nome, divenne uno strip club nel 1949.
Postcard showing the inside of the Onyx (pronounced "on-ix")

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ROYAL ROOST – Storico / chiuso

Il Royal Roost era un jazz club situato a Broadway quarantasettesima al 1580 a New York City.
Ospitò per diverse settimane il famoso nonetto di Miles Davis, che avrebbe poi registrato Birth of
the Cool.

Ralph Watkins originariamente ha aperto il Royal Roost come ristorante di pollo. Dopo un inizio
difficile, Watkins è stato convinto da Sid Torin (D.J. Symphony Sid) a provare a presentare il jazz
moderno al club.

A partire dal 1948 il club iniziò a mostrare artisti del calibro di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Fats
Navarro, Dexter Gordon, Tadd Dameron e Max Roach. La presenza di così tanti eminenti musicisti
di bebop che si esibivano al Royal Roost ha portato il club a essere soprannominato "Metropolitan
Bopera House", un gioco di parole che si riferisce alla vicinanza del club al vicino Metropolitan
Opera House.

Nel 1949, un'etichetta discografica, la Roost Records, fu fondata da Arthur Faden, Bill Faden,
Monty Kay e Ralph Watkins, che registrarono molti dei musicisti che si esibivano nel club. Nel
settembre del 1948, Miles Davis fece il suo debutto nel club. All'inizio degli anni '50, la
componente jazz del Roost fu trasferita nel nuovo club di Watkins, Bop City.

The Roost era il sito di registrazioni bootleg sia di Ella Fitzgerald che del suo allora marito, Ray
Brown.

Dexter Gordon

I TEMPLI DEL JAZZ


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CLARK MONROE’S UPTOWN HOUSE poi SPOTLITE – Storico / chiuso

La Clark Monroe's Uptown House, talvolta abbreviata nella Monre’s Uptown House o
semplicemente in Monroe’s, era un nightclub di New York City. Insieme a Minton's Playhouse,
era uno dei due club principali nella storia del bebop jazz.

Clark Monroe aprì la Uptown House negli anni '30 al 198 West 134th St di Harlem, in un edificio
che in precedenza ospitava il Barron's Club (dove Duke Ellington lavorava all'inizio degli anni
'20) e il Theatrical Grill. Dalla fine degli anni '30 il club presentò swing jazz; Billie Holiday
rimase lì per tre mesi nel 1937. All'inizio degli anni '40 il club divenne famoso per le sue jam
session, dove molti giocatori coinvolti nella nascita del bebop giocarono insieme. Al Tinney guidò
la band house di Monroe, che comprendeva Max Roach, Little Benny Harris, George Treadwell
e Victor Coulsen. Charlie Parker era un solista del club nel 1943.

Un'importante registrazione dal vivo di Charlie Christian presenta una "jam session a Monroes".

Monroe trasferì il club nella 52a strada nel 1943 e aprì un secondo club, Spotlite, nel dicembre
1944.

TONDELAYO - Storico / chiuso

Aprì agli inizi del 1940, sul lato nord della strada. Non sono date altre informazioni utili.

YACHT CLUB - Storico / chiuso

Aprì agli inizi del 1940, sul lato sud della strada. Non sono date altre informazioni utili.

CLUB CAROUSEL - Storico / chiuso

Non sono date altre informazioni utili.

I TEMPLI DEL JAZZ


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3 DEUCES JAZZ CLUB – Storio / chiuso

3 Deuces - color by Feininger, 1946 3 Deuces - greeter Gilbert J. Pincus hams it up (photo WIlliam Gottlieb)

3 Deuces - black and white by Gottlieb, 1948 3 Deuces - 52nd Street

Aprì agli inizi del 1940, sul lato sud della strada.
Alla fine degli anni '40, in America non c'era altri posti che i club che fiancheggiavano la 52a strada
tra la Quinta e la Sesta.
The Onyx, Three Deuces e Club Carousel, solo per citarne alcuni, erano i luoghi in cui Charlie
"Bird" Parker e Dizzy Gillespie hanno affinato il prossimo passo nell'evoluzione del jazz: Bebop.
A soli 19 anni, Miles Davis ha iniziato a suonare con Bird come suo normale sideman.

Three Deuces, 72nd West 52nd Street, esisteva dal 1937


al 1950 quando divenne uno strip club. Noto per i
musicisti bebop come Charlie Parker, ma anche musicisti
come Art Tatum, George Shearing, Ben Webster, Erroll
Garner, Slim Gaillard e Slam Stewart ed Ella Fitzgerald.
I gestori erano un. Sammy Kay e Irving Alexander. Era
esattamente di fronte a Jimmy Ryan.

I TEMPLI DEL JAZZ


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LEON & EDDIE’S – Storico / chiuso

Milton Berle fans outside Leon and Eddies. Leon and Eddies - another angle.

Il blocco tra la 5a e la 6a era noto come Swing Street per i suoi numerosi jazz club, e più tardi come
Strip Street, quando i jazz club divennero snodi di striptease, creando una mecca di burlesque.

Il più popolare durante la seconda guerra mondiale fu proprio Leon & Eddie, amato dai militari.
Marinai e soldati, insieme ai civili, sono stati invitati sul palco a suonare "Boomps-A-Daisy" con le
ragazze del coro, unendo i loro fianchi per un brivido economico.

Nel 1939, la rivista Time disse del luogo, "La sua feroce
danza Apache è la prossima cosa da uccidere, ma la folla va
davvero ad ascoltare il proprietario Eddie Davis, le cui
battute sporche e canzoni come Myrtle Is not Fertile Any
More sono sottili come un allarme antifurto."
LIFE descrisse il luogo nel 1942, "Per il cittadino fuori città
che cerca un divertimento rumoroso, Leon & Eddie's offre
scherzose chiacchiere, ballerini di fan, battute fumose e
un'atmosfera da hot-spot in vecchio stile".

Jerry Lewis ricorda: "Leon ed Eddie's erano una mecca per i fumetti di un night club. La domenica
sera era Celebrity Night: il divertimento sarebbe iniziato dopo ore, quando qualcuno nel mondo
degli affari avrebbe potuto presentarsi e continuare a fare un pezzo del loro atto. vedere artisti del
calibro di Milton Berle, Henny Youngman, Danny Kaye. È stato magico. Andavo a guardarli in
faccia, come un bambino in un negozio di dolciumi. "

Inside Leon and Eddies.

Neanche Leon & Eddie sono durati per sempre. Il proprietario Eddie Davis (Leon era andato in
Florida) lo chiuse nel 1953. Il manager e buttafuori L&E Toots Shor trasferì il suo famoso ristorante
nello spazio e lo gestì fino al 1971.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Nel 1977, lo spazio fu trasformato nella discoteca di New York, New York, con il primo spettacolo
di luci laser della città. La rivista di New York ha dichiarato: "Questo è un posto per coloro che non
possono o non vogliono far fronte a una scena da discoteca pesante. (Prendi tuo cognato da
Miami.)" Quel club è durato fino al 1981.

Looking west, toward 6th Ave from Leon and Eddies. By Weegee.

L'edificio fu demolito intorno al 1982, quando la torre della Deutsche Bank prese il suo posto. La
torre vetrosa è conosciuta oggi per la sua "austera" piazza urbana fatta di lastre di granito, un grido
miseramente lontano dalla "ottava meraviglia del mondo" che era Leon & Eddie.

Leon and Eddie's business card.

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CLUB 21 – Storico / aperto

Questa è una foto del 21 Club del 1946 Ecco come appare oggi il 21 Club

L'edificio del 21 Club alla 21 West 52nd Street è l'unica residenza cittadina rimasta su di tutti i club
lungo la 52nd Street tra la 5th e la 6th Avenue. Gli altri sono stati tutti sostituiti da edifici alti.

Quando si trasferì per la prima volta alla 52a Strada, la sua quarta posizione, inizialmente era
chiamato "Jack e Charlie's 21."
Wikipedia spiega la presenza dei fantini: "Forse la caratteristica più famosa di 21 è la linea di statue
di fantino da giardino in ghisa dipinte che adorna il balcone sopra l'ingresso. Negli anni '30, alcuni
dei ricchi clienti del bar iniziarono a mostrare il loro apprezzamento presentando 21 con fantini
dipinti per rappresentare i colori da corsa delle scuderie di loro proprietà. Ci sono 33 fantini
all'esterno dell'edificio e altri 2 all'interno delle porte. "

BAND BOX – Storico / chiuso

Band Box, Seventh Ave bet. 52nd and 53rd Streets, east side

Il locale si aprì sotto la direzione di Adolf Phillip che dedicò il teatro alla produzione di "operette
tedesche e viennesi leggere". Nel dicembre del 1914, il New York Play Actors, Inc. annunciò che
avrebbero rinnovato e assunto la sede; riaprirà come Bandbox.

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MUSIC BOX THEATRE – Storico / aperto

Il Music Box Theatre è un teatro di Broadway situato nel distretto di Midtown Manhattan.

Il teatro fu progettato dall'architetto Charles Howard Crane ed aprì al pubblico nel settembre 1921.
Il teatro fu occupato per i primi quattro anni di attività dalle commedie musicali di Irving Berlin e
Sam H. Harris, mentre nel 1925 ospitò la sua prima opera di prosa, Cradle Snatchers, con
Humphrey Bogart nel cast. Negli anni successivi opere di di Moss Hart, George Kaufman, Cole
Porter e George Gershwin fecero il loro debutto proprio al Music Box Theatre.

Da allora il teatro ha ospitato diverse produzioni degne di nota, tra cui le prime di Broadway de
L'inganno (1970), Trappola mortale (1978), Agnese di Dio (1982), Les Liaisons Dangereuses
(1987) ed August: Osage County (2008), oltre ad apprezzati revival de Il diario di Anna Frank con
Natalie Portman (1997) e Vite in privato (2011). Dal 2016 il Music Box Theatre ospita il musical
Dear Evan Hansen, che nell'ultima settimana del 2017 ha segnato il record del più alto incasso al
botteghino del teatro, con oltre due milioni e centomila dollari.

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CHEETAH NIGHTCLUB, poi ARCADIA BALLROOM – Storico / chiuso

Arcadia Ballroom - Broadway at the Southeast corner of 53rd Street. (later - 60's - "Cheetah")

Il Nightclub Cheetah era situato a Broadway alla 53rd Street a Manhattan, New York City. Il club
fu aperto il 28 maggio 1966 e chiuso negli anni '70. Robert Hilsky e Russell Hilsky erano associati
al club.
Secondo Factory Made: Warhol e gli anni sessanta di Steven Watson, "era il nonno della grande
discoteca commerciale".

La discoteca più elaborata era Cheetah, a Broadway e 53th Street, dove tutti, secondo Life,
sembravano "un kook in una Kubla Khanteen". Le tremila lampadine colorate si affievolirono e si
mossero e si aprirono in un'infinità di motivi luminosi, riflettendosi su fogli di alluminio lucido. Il
ghepardo aveva duemila persone e offriva non solo balli, ma una biblioteca, una sala
cinematografica e una televisione a colori. "Il ghepardo fornisce l'uso più curioso dell'intermedio",
ha scritto Jonas Mekas. "Mentre gli spettacoli Dom sono limitati (o sono diventati limitati) all'In-
circle, Cheetah è stato progettato per le masse. È stato fatto un tentativo di andare oltre la persona,
oltre l'ego per raggiungere l'impersonale, astratto, universale.

Il musical Hair è stato eseguito al Cheetah prima di diventare una grande produzione a Broadway.
Un album dal vivo di The Esquires, Mike St Shaw and the Prophets e The Thunder Frog Ensemble
è stato registrato lì nel 1966 e pubblicato da Audio Fidelity Records come Where It's At - Cheetah
(1966, AFSD 6168).

Una successiva versione del Cheetah si aprì a 310 W 52nd vicino all'8th Ave (precedentemente
Palm Gardens). Divenne un famoso club da ballo latinoamericano che contribuì a divulgare la salsa
per integrare l'America ed è ampiamente citato come il luogo di nascita della musica salsa, o
almeno dell'uso popolare del termine "salsa" per indicare la musica pan-latina prodotta a New York
Città. Giovedì 26 agosto 1971, la Fania All-Stars ha guidato il club e ha attirato una folla straripante
ed eccitata che è stata successivamente catturata nel film come La nostra cosa latina. Le Fania All-
Stars hanno riunito le luci principali degli stili di musica latina (descarga, mambo, boogaloo,
merengue, folkloric) e hanno presentato un singolo concerto attingendo da queste diverse influenze.
Sebbene il termine "salsa" fosse stato usato nella musica latina risalente almeno all'LP Salsa Nova
del 1962 di Pupi Legarreta, questa moderna combinazione di stili presentata al Cheetah Club iniziò
a diventare popolarmente conosciuta con il termine ombrello "salsa".

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CAFE ZANZIBAR – Storico / chiuso

Cafe Zanzibar (1944-1949) - 1619 Broadway (The Brill Building) at the Northwest corner of 49th Street.

Cab Calloway ha trascorso del tempo di qualità al Café Zanzibar ... interi mesi! Il Café Zanzibar,
"Home of the Stars", era un teatro di Broadway aperto nel 1943 con l'obiettivo di succedere al
prestigioso Cotton Club che aveva recentemente chiuso. Ma Zanzibar ha portato una notevole
differenza: il pubblico nero è stato accettato lì. Questa politica ha contribuito notevolmente al suo
successo sia con le orchestre che con il pubblico.

Cab Calloway & His Orchestra: Live At Cafe Zanzibar, Broadway, New York - August 14, 1945
https://www.youtube.com/watch?v=wnFt1bv3jrw

Prima di essere il comproprietario del Café Zanzibar, Joe HOWARD (1867-1961) fu prima un
compositore, un editore musicale e un famoso produttore. È figlio di un parrucchiere in Mulberry
Street a New York. Dopo essere fuggito dai suoi genitori, viene a St. Louis dove vende giornali e
canta nei bar e sul palco. Lì, si chiama Master Joseph, Boy Soprano. Si è sposato per la prima volta
a 17 anni (e ripeterà questo colpo di stato 8 volte!) Gode di un successo crescente, non solo tra le
donne ma con il pubblico. È sul palco negli Stati Uniti da ovest a est. Pubblica la sua prima canzone
a Chicago dove fonda la sua casa editrice nel 1897. "Hello My Baby" è il suo primo successo.
Produce quindi molti spettacoli tra il 1905 e il 1915 nella Città del vento. Durante la Grande
Depressione, torna sul palco e fa tournée in discoteche e vaudeville. Ospita il famoso programma
radiofonico proprio all'inizio della seconda guerra mondiale. Quindi diventa il manager del
ristorante Jack Dempsey del pugile a Broadway tra la 49a e la 50a strada, vicino alla futura
posizione del Café Zanzibar. Questo fan dei camion dei pompieri (suo nonno era un capo dei
pompieri a New York) alla fine muore per un attacco di cuore sul palcoscenico dell'Opera di
Chicago ... prima che i pompieri arrivino in tempo. La sua incredibile vita diede alla luce un film
biografico del 1947.
I TEMPLI DEL JAZZ
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Un personaggio molto diverso, ma con un senso degli affari almeno altrettanto grande, Carl ERBE
(1901-1982 circa) è un uomo di comunicazione e pubbliche relazioni. In un momento in cui
propagandisti come Edward Bernays manipolano l'opinione pubblica, Carl Erbe è senza dubbio un
nome importante nella professione e ha la sua agenzia di pubbliche relazioni in Madison Avenue.

Inoltre, in seguito al successo del lancio del Café Zanzibar, Erbe e il suo compagno Spencer Hare
furono collocati in cima agli agenti di stampa del night club nel settembre 1944 dopo un sondaggio
organizzato da Billboard (Erbe apre un altro night club a Lake Placid lo stesso anno e acquista
anche il Singapore Bar nel 1946 a New York). L'anno seguente, Erbe è ancora in cima al podio.
Ancora molto attivo su tutti i fronti (industriale, nobili cause, esercito), Carl Erbe diventa
consigliere di Charles Revson, John L. Lewis, Kate Smith e persino del dittatore cubano Fulgencio
Batista! Potrebbe essere di Rock Island, Illinois; era un grande cacciatore, e un giornale disse di lui
nel 1967 che aveva viaggiato per il mondo 16 volte, anche una volta all'indietro!

Con il loro successo, nell'agosto 1944 Erbe e Howard aumentano le loro aspettative. Iniziano i
negoziati per i nuovi locali situati a 46th Street e Broadway sul sito del Childs Restaurant. Questo è
il primo nel settore dei locali notturni: un luogo perfettamente funzionante sceglie di spostarsi. Alla
fine si stabilirono nell'ex Hurricane Club, all'angolo tra la 49esima e Broadway. Ironia della sorte,
qualche tempo prima, Cab Calloway aveva preso in considerazione l'acquisto dell'uragano per i
propri scopi.

Cab Calloway ha l'onore di chiudere lo spettacolo nel "vecchio"


Café Zanzibar fino alla sua chiusura definitiva. E il 6 ottobre
Claude Hopkins inaugura la Nuova Zanzibar, poco più avanti a
Broadway. Devo aggiungere che queste due orchestre si sono
alternate regolarmente sul palco di Zanzibar e continuano fino
all'incidente che abbiamo precedentemente riportato in queste
colonne - il pugno che Calloway ha dato a Hopkins e gli è valso
un processo nel settembre del 1945. Gladys Beavers che ha
assistito all'alterazione e aveva subito alcuni danni collaterali
anche chiesto un risarcimento di $ 20.000!

Il nuovo palcoscenico del Café Zanzibar occupa l'intero livello inferiore della stanza a forma di
ferro di cavallo; gli altri 3 lati sono occupati da tavoli. I tavoli nella parte anteriore del palco sono
generalmente occupati da clienti bianchi. Nel settembre del 1944, in un articolo per il Chicago
Defender, scrittore e portabandiera del Rinascimento di Harlem, Langston Hughes descrisse la
segregazione esistente nella stanza nonostante la presenza regolare di artisti neri. Hughes descrive
piattaforme rialzate che sono posizionate ai lati della stanza per consentire i posti migliori davanti al
pubblico bianco (a volte alcuni bianchi sono seduti ai lati in modo che la direzione non sia accusata
di segregazione). Tuttavia, ha osservato che c'erano "così tanti clienti neri che dovranno costruire
più lati nella stanza per poterli sedere tutti!" Hughes racconta persino un aneddoto in cui è stato
portato dal server in un punto molto indietro rispetto alla band e reagisce con un "Ascolta amico, io
non sono nello spettacolo!" Tuttavia, lo Zanzibar Club è il discorso del pubblico nero, in particolare
quelli che visitano New York e tutti gli amici di Langston che vengono da fuori New York vogliono
ancora andare a Zanzibar durante le loro serate nella Grande Mela. Hughes ritiene che questo sia
davvero uno dei migliori spettacoli di night club a Broadway.

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APOLLO THEATRE – Storico / aperto

The Apollo. 1950. The Apollo in 1944 - on amateur night.

L'Apollo Theater di New York è uno dei più famosi club musicali degli Stati Uniti ed il più noto al
mondo per quanto riguarda gli spettacoli di musicisti afroamericani.
Il teatro è situato al 253 West della 125th Street di Harlem, Manhattan.

L'Apollo Hall fu fondato all’incirca nel 1860 a New York dal generale Edward Ferrero come luogo
di danza e ballo. Dopo la morte del fondatore, nel 1872 l'edificio divenne un teatro, che però
dovette chiudere agli inizi del Novecento.

L'Apollo Theater fu rifondato nel 1913 da varie famiglie ebraiche come centro per esibizioni di
attori comici. Nel 1928 Bill Minsky trasformò il teatro in un centro musicale e nel 1934 esso aprì
definitivamente agli artisti afroamericani con il famoso show Jazz a la Carte.

Il locale lanciò artisti come Ella Fitzgerald, Billie Holiday, James Brown, Gladys Knight, Michael
Jackson e The Jackson 5, Lauryn Hill e Sarah Vaughan (che Billy Eckstine sentì per la prima volta
e la fece ingaggiare dalla band di Earl "Fatha" Hines).
L'Apollo ospitò anche Tim Moore, Stepin Fetchit, Pigmeat Markham, Moms Mabley, Marshall
"Garbage" Rogers e Johnny Lee.

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Negli anni sessanta e negli anni settanta il club subì un pesante declino, ma si rinvigorì nel 1983
grazie a nuovi fondi. Riaprì completamente nel 1985 e nel 1991 fu acquistato dalla città di New
York, che lo diede in gestione alla "Apollo Theater Foundation Inc.

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SMALL’S PARADISE e WILT’S SMALL’S PARADISE – Storico / chiuso

. Small's Paradise – sign Small's Paradise exterior - 1940

Smalls Paradise era una nightclub di Harlem, New York City. Situato nel seminterrato della 2294
Seventh Avenue, fu aperto nel 1925 ed era di proprietà di Ed Smalls (né Edwin Alexander Smalls;
1882–1976). Al tempo del Rinascimento di Harlem, Smalls Paradise era l'unico dei famosi night
club di Harlem ad essere di proprietà di un afroamericano e integrato. Altri grandi night club di
Harlem hanno ammesso solo clienti bianchi a meno che la persona non fosse una celebrità
afroamericana.

L'intrattenimento a Smalls Paradise non si limitava al palcoscenico; i camerieri ballavano


Charleston o pattinavano mentre consegnavano gli ordini ai clienti. I camerieri erano anche noti per
vocalizzare durante gli spettacoli al piano del club. A differenza della maggior parte dei club di
Harlem che hanno chiuso tra le 3 e le 4 del mattino, Smalls è stato aperto tutta la notte, offrendo un
ballo per la colazione che prevedeva uno spettacolo al piano intero a partire dalle 6 del mattino.

Dopo 30 anni come proprietario del night club, Ed Smalls vendette il club a Tommy Smalls
(nessuna relazione) nel 1955. In seguito fu di proprietà degli uomini d'affari Harlem Pete McDougal
e Wilt Chamberlain e ribattezzato Big Wilt's Smalls Paradise. Molti musicisti famosi, sia bianchi
che afroamericani, sono apparsi nel club nel corso degli anni e spesso venivano a Smalls dopo i loro
impegni serali per intrattenersi con la band Smalls Paradise. Il club era responsabile della
promozione di balli popolari come Charleston, Madison e Twist. Smalls Paradise è stato il club più
operativo di Harlem prima della sua chiusura nel 1986. L'edificio è stato sede della Thurgood
Marshall Academy dal 2004.

Durante il periodo di segregazione e cultura nera, il Pink Flamingo In Savannah, in Georgia, è stato
un centro di intrattenimento per Chubby Checker, Sam Cooke, Wilson Picket e altre icone musicali
di quell'epoca.

La musica degli Opening Day è stata fornita da Charlie Johnson e dai suoi musicisti, che sono
rimasti come "house band" per dieci anni. Tra i membri della band di Johnson c'erano Jabbo Smith,
Benny Carter, Jimmy Harrison, Sidney De Paris e Sidney Bechet. Mentre si esibiva al Smalls
Paradise nel 1925, Sam Wooding e la sua orchestra furono ascoltati da un impresario russo;
Leonidoff ha prontamente assunto Wooding e i suoi musicisti per un tour europeo con la rivista
Chocolate Kiddies. La rivista si aprì a Berlino nel 1925, con Wooding e la sua band che si esibivano
nella rivista per un anno. Wooding e la sua orchestra lasciarono la rivista per esibirsi in Europa e in
Sud America fino al 1927.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Il suonatore di banjo Elmer Snowden, la cui band ha suonato nei mattutini della Smalls Paradise
Sunday, spesso si è inceppato con la band di Johnson dopo aver terminato la sua esibizione notturna
all'Hot Feet Club. Anche altri musicisti hanno preso l'abitudine di entrare a Smalls Paradise dopo
che i loro impegni erano finiti per la sera. Glenn Miller, Tommy Dorsey e Buddy Rich spesso
venivano in Smalls Paradise per intrattenersi con la band house per la gioia di farlo.

Come gli altri locali notturni di grandi dimensioni e di successo di Harlem, il Cotton Club e il
Connie's Inn, Smalls esponeva regolarmente riviste che presentavano lo staff permanente di
animatori del club. Ed Smalls ha commissionato musica originale per le produzioni teatrali del night
club. Smalls Paradise era l'unico grande locale notturno di Harlem che era di proprietà di un
afroamericano ed era integrato a livello razziale. Gli altri club hanno ammesso solo clienti bianchi a
meno che la persona non fosse una celebrità afroamericana. In precedenza Smalls aveva avuto un
certo successo nell'attirare una clientela mista dal punto di vista razziale nel suo Sugar Cane Club
con l'intrattenimento di qualità e i camerieri che danzavano bilanciando vassoi di bevande e
cantando durante gli spettacoli al piano. A partire dall'apertura di Smalls Paradise, Smalls ha fatto
ballare i Charleston ai suoi camerieri mentre serviva gli ospiti; ai clienti venivano anche serviti
drink dai camerieri sui pattini a rotelle.

The interior of Small's Paradise, circa 1942. (click to enlarge)

Smalls Paradise non aveva costi di copertura e rimase aperto più a lungo della maggior parte degli
altri, incluso il Cotton Club. A Smalls Paradise, i clienti possono anche prenotare un posto al club
pagando una quota annuale. Molti visitatori abituali dei night club di Harlem hanno anche trovato il
cibo migliore al Smalls Paradise che al The Cotton Club o al Connie's Inn. Mentre la maggior parte
dei locali notturni chiude le porte tra le 3 e le 4 del mattino, Smalls Paradise ha iniziato a ballare la
colazione alle 6 del mattino con uno spettacolo al piano di 30 ballerini e una jazz band completa.
Smalls Paradise ha celebrato il suo quarto anniversario nel 1929 e nel 1930, ha iniziato un accordo
con WMCA Radio per ricevere trasmissioni due volte alla settimana dal club. Durante la proprietà
di Ed Small del club, organizzò numerosi eventi di beneficenza di gala che si tenevano a Smalls
Paradise con i proventi donati per aiutare i bisognosi della comunità di Harlem. Un gala memorabile
nel 1931 presentò Bill "Bojangles" Robinson. Gli intrattenitori del Cotton Club e del Connie's Inn

I TEMPLI DEL JAZZ


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hanno fatto la loro apparizione all'evento con il permesso della direzione del club. Ed Smalls stava
facendo abbastanza bene al momento del decimo anno di attività del club per espandere
notevolmente lo spazio del pavimento del Smalls Paradise spostando il bar al piano superiore.
Smalls ha continuato ad espandere il club al livello della strada, aprendo la sua Orchid Room nel
1942.

All'inizio degli anni '30, una cantante con la band di Charlie Johnson organizzò un'audizione con la
band per una giovane promessa al Smalls Paradise. Quando le è stato chiesto in quale chiave
cantasse, la ragazza ha risposto che non lo sapeva e il provino non ha avuto successo. Questo è stato
il primo tentativo di Billie Holiday come cantante professionista. Il musicista jazz Fats Waller è
stato un frequente visitatore di Smalls Paradise. Con un nuovo contratto discografico Victor nel
1934, Waller aveva bisogno di sidemen con cui registrare. Nella band house dei Smalls Paradise
c'erano Harry Dial ed Herman Autrey; entrambi furono reclutati da Waller in Smalls Paradise e
registrati con lui come Fats Waller e His Rhythm.

Un giovane Malcolm X, che si è goduto l'atmosfera a Smalls Paradise, ha lavorato lì come


cameriere tra il 1942 e il 1943. L'attivista per i diritti civili Doctor WEB Du Bois ha festeggiato il
suo 83 ° compleanno a Smalls Paradise il 23 febbraio 1951. Il banchetto, sponsorizzato da Albert
Einstein , Mary McLeod Bethune, Paul Robeson e altri, originariamente si sarebbero tenuti
all'Essex House di New York. Ciò avvenne durante l'era del maccartismo; un gruppo pro-McCarthy
fece circolare una newsletter che etichettava Du Bois, Einstein e altri collegati alla cena come
comunisti. Quando la Essex House annullò il banchetto, si tenne a Smalls Paradise.

Questa è una foto del Big Wilt’s Small’s Paradise, aperto nel 1955 e in parte di proprietà di Wilt
Chamberlain. La parte destra del ristorante è ora una International House of Pancakes. L'edificio in
cui si trova è la Thurgood Marshall Academy a 200-214 W 135th Street alla 7th Avenue.

Here's another shot of Big Wilt's Small's Paradise.

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METROPOLE CAFÉ – Storico / chiuso

Metropole Cafe , Seventh Avenue Times Square

Il Metropole Cafe era un jazz club che operava a New York dalla metà degli anni '50 fino al 1965.
Situato nella 7th Avenue e nella 48th Street, era principalmente noto nel bebop e nell'era del jazz
progressivo come sede di musicisti tradizionali. Henry "Red" Allen, un veterano di New Orleans di
molte band tra cui King Oliver e Fletcher Henderson, guidò la band house lì a partire dal 1954.

Il Metropole presentava spettacoli jazz nel pomeriggio e la sera. Il suo palco era una lunga
passerella dietro il bancone, che si rivelò conveniente quando il club in seguito abbandonò il jazz
per esibirsi in spogliarelliste. I noti cantautori Jim Holvay e Gary Beisbier (che hanno scritto
canzoni di successo per i Buckinghams alla fine degli anni '60) facevano parte di una band di R & B
chiamata The Chicagoans che suonava al Metropole Cafe nell'autunno del 1963.

Nel 1968 il Metrolpole ospitava una varietà di gruppi rock. In primo piano ci sarebbero due gruppi
per periodo, un periodo di due settimane nella maggior parte dei casi. Le bande alternerebbero i set,
ciascuno sul palco per un'ora, per un periodo di 12 ore dalle 16:00. alle 4 del mattino, durante i loro
singoli set, i ballerini go-go, che indossavano abiti da bikini succinti, sarebbero stati posizionati sul
palco della pista dietro il bar, che di solito era frequentato da uomini più anziani che potevano
vagare nel club durante il giorno e la notte.

Tra gli altri artisti residenti nel club c'erano Roy Eldridge, Coleman Hawkins, Cozy Cole,
Charlie Shavers, Zutty Singleton, Claude Hopkins, J. C. Higginbotham, Tony Scott, Max
Kaminsky, Sol Yaged, Maynard Ferguson (nel 1964) e Buster Bailey. [2] Gli ultimi spettacoli di
jazz a suonare il club prima che terminasse la sua politica jazzistica nel giugno del 1965 furono
Gene Krupa e Mongo Santamaria.

Nella versione cinematografica di The Odd Couple di Neil Simon, Felix Ungar si ferma al
Metropole dopo un tentativo di suicidio all'inizio del film.

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ROSELAND BALLROOM – Storico e recente / chiuso

La sala da ballo Roseland era una sala polivalente, in una pista di pattinaggio convertita, con un
colorato pedigree da ballo, nel quartiere dei teatri di New York City, sulla West 52nd Street a
Manhattan.

L'atmosfera tutta bianca della sala da ballo del club è gradualmente cambiata con l'ascesa della
popolarità del jazz caldo, come suonato dalle band afroamericane sulla scena del nightclub di New
York. La New Orleans Jazz Orchestra di Piron suonò nella sala da ballo nel 1924. La band di
Fletcher Henderson suonò a Roseland negli anni '20 e '30. Louis Armstrong, Count Basie (con il
suo "Roseland Shuffle") e Chick Webb seguirono con le loro orchestre. Altri importanti bandleader
che suonarono il locale furono Vincent Lopez, Harry James, Tommy Dorsey e Glenn Miller. Molte
esibizioni di big band furono trasmesse in diretta da Roseland da reti radio; le registrazioni
sopravvivono a diverse trasmissioni della NBC del 1940, con la giovane Ella Fitzgerald al comando
della band Chick Webb.

Brecker ha reso popolari acrobazie come la danza della maratona (fino a quando non è stato
bandito), messo in scena scontri femminili, esibizioni di yo-yo, gare di starnuti e dozzine di
matrimoni jazz altamente pubblicizzati con coppie che si sono incontrate nel club.

L'originale New York Roseland fu demolita nel 1956 e si trasferì nella sua nuova sede nella West
52nd, un edificio che Brecker aveva precedentemente convertito da una pista di pattinaggio su
ghiaccio a una pista di pattinaggio a rotelle.

Il luogo ha ospitato una vasta gamma di eventi, da una festa di compleanno di Hillary Clinton, a
feste annuali del circuito gay, anteprime cinematografiche, spettacoli musicali di tutti i generi, tra
cui il concerto di Beyoncé Elements of 4 e le star su Internet del tour Starocal Team Apocalyptour
del Team StarKid. Era anche noto come il luogo in cui la cantante americana Fiona Apple si è rotta
durante un concerto nel 2000. La parte posteriore del locale si affacciava su West 53rd Street e sul
Ed Sullivan Theater.

Il 18 ottobre 2013, è stato annunciato che la sede si sarebbe chiusa il 7 aprile 2014. Lady Gaga ha
completato una breve residenza come ultima interprete prima della chiusura della sala da ballo
Roseland.

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EDDIE CONDON’S – Storico / chiuso

Eddie Condon's on West Third Street in the Village

Eddie Condon era il nome di tre locali jazz successivi a New York gestiti da banjoist jazz,
chitarrista e capofila Eddie Condon dal 1945 fino alla metà degli anni '80. Nel 1975, Red Balaban
assunse la direzione del club. Ed Polcer era anche un comproprietario al momento della chiusura del
club.

Tony Parenti, Wild Bill Davison e Eddie Condon fanno una pausa da Eddie Condon a New York
City nel giugno 1946

Pee Wee Russell, Max Kaminsky, Wild Bill Davison, Jack Lesberg, George Brunies, Bud Freeman
e Freddie Ohms a Eddie Condon's di New York City tra il 1946 e il 1948
La prima sede si trovava sulla West 3rd Street nel Greenwich Village. Il club si è quindi trasferito
nella 52esima strada vicino alla Sixth Avenue, l'attuale sede dell'edificio della sede centrale della
CBS. La sede finale era sul lato sud della East 54th Street, ad est della Second Avenue.

Registrazioni dal vivo presso Condon's


1954: Ringside at Condon's (Savoy Jazz) - Wild Bill Davison, Eddie Condon, Edmond Hall e altri
1955: Midnight at Condon's - Bud Freeman's All Star Orchestra (Mercury / EmArcy)
Jammin 'at Condon's - Eddie Condon e His All-Stars (Columbia)
Una notte da Eddie Condon - Eddie Condon and His Orchestra (Decca)
Notte al New Eddie Condon - Red Balaban & Cats

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THE OPEN DOOR – Storico / chiuso

The Open Door, 55 West Third Street Charlie PARKER – At the Open Door 1953

Il 26 luglio 1953, Charlie Parker si esibì all'Open Door, un club vicino a Washington Square nel
Greenwich Village di New York, con il trombettista Benny Harris, i pianisti Bud Powell e Al
Haig, il bassista Charles Mingus e il batterista Roy Haynes.

Questo è stato esattamente quando Jack Kerouac è uscito da qui, assorbendo immagini e suoni e
prendendo appunti che presto avrebbero costituito la base del suo romanzo The Subterraneans. È
possibile e persino probabile che Kerouac fosse tra il pubblico mentre venivano registrate queste
registrazioni. L'atmosfera sonora è letteralmente modellata dalla stanza, dal fumo di sigaretta, dalla
folla, dagli intossicanti e dall'apparato primitivo di registrazione su nastro usato per catturare questi
preziosi momenti verso la fine della breve vita di Charlie Parker.

UN RACCONTO ECCEZIONALE

Un amico ha dato un consiglio a Bob Parent (autore delle foto, scatti memorabili): sii all'Open
Door di West 3rd Street domenica.
Mr. Parent, un fotografo con un talento per presentarsi al momento e nel luogo giusti, non ha avuto
bisogno di molti incoraggiamenti. Arrivò al jazz club la sera del 13 settembre 1953. Era
eccezionalmente fresco per la fine dell'estate. La prima pagina del New York Times descriveva in
dettaglio il matrimonio del senatore John F. Kennedy e dell'affascinante Jacqueline Bouvier a
Newport, R.I. I Brooklyn Dodgers avevano appena firmato il gagliardetto a Milwaukee.

Lo spettacolo quella sera fu definito Thelonious Monk Trio. Monk, 35 anni, era già un prolifico
compositore e innovatore di pianoforte, eppure ci sarebbe voluto un decennio perché il suo genio
fosse pienamente apprezzato dall'America tradizionale. Il trio è stato completato da Charles
Mingus, 31 anni, bassista stand-up e dal giovane Roy Haynes, un batterista di 28 anni che tutti
chiamavano "Snap Crackle".

The Open Door era una piccola giuntura scura che il signor Haynes avrebbe in seguito definito
"una discarica". Lo storico del jazz Dan Morgenstern era leggermente più generoso nella sua
descrizione: "Era un posto strano ma aveva un'ottima musica". C'era un pianoforte stonato nella
stanza di fronte che era presieduto quasi tutte le sere da una donna conosciuta come Broadway
Rose. Ha cantato canzoni popolari del giorno.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Mr. Parent si sistemò nella stanza sul retro dove suonavano le band. A trent'anni aveva fatto buoni
soldi per scattare foto per riviste come Downbeat e Life; le case discografiche a volte acquistavano
le sue foto per le copertine degli album. "Bobby era un ragazzo eccezionale", ha ricordato
Morgenstern. “Aveva un lavoro alle Nazioni Unite a fare cose per la stampa. Era sempre in giro. "

Non c'era nulla nell'Open Door per segnalare che la magia stava per accadere o che la storia del
jazz stava per essere fatta. Il posto era mezzo vuoto e la domenica era una notte buia in molti dei
grandi locali notturni di New York City. Bob Reisner, critico jazz part-time per The Village Voice,
era anche un promotore e prenotò club minori. Reisner sapeva di poter ottenere grandi musicisti
domenica, anche in un locale di seconda classe come l'Open Door.

Con Monk, Mingus e Haynes, aveva sicuramente prenotato un trio di alto livello, motivo sufficiente
per fare il viaggio in centro. La parola per strada quel pomeriggio - e ciò che un genitore di Bob già
sapeva già - era che c'erano buone probabilità che Charlie Parker si sedesse con il trio.

Parker, il pioniere del sassofono bebop, che aveva solo 33 anni, aveva cercato di scrollarsi di dosso
un brutto tratto nella sua tumultuosa carriera. Per motivi poco chiari, forse legati alla droga, Parker
ha ottenuto la licenza di cabaret. Senza quella carta non gli era permesso esibirsi nei club di New
York dove veniva servito l'alcol. Questo divieto lo ha costretto a viaggiare per qualche tempo. Ora
era tornato in città e viveva in una casa a schiera a Alphabet City con la sua fidanzata di lunga data
Chan Richardson e i loro tre figli. Era ansioso di riavere la sua carta.

Il monaco lavorava anche senza la sua carta di cabaret. Sarebbero passati altri quattro anni prima
che fosse in grado di recuperare la sua. Le leggi sul cabaret erano un sistema parziale e punitivo che
causava in modo capriccioso sofferenze finanziarie per decine di musicisti. Qualsiasi agente di
polizia in città poteva estrarre la carta di un musicista e c'era poco da fare al riguardo. In questa
notte, Parker e Monk stavano cogliendo l'occasione.

Non ci sono registrazioni audio conosciute di questo concerto. L'unico record dell'occorrenza di
questo particolare quartetto è stato catturato dalla Pressman Speed Graphic di Bob Parent. Mr.
Parent ha sviluppato una tecnica di firma che gli ha permesso di lavorare senza flash, che gli artisti
hanno trovato distratto. Ha dato alla sua opera un'atmosfera oscura e intima.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Una foto di Open Door quella sera è diventata un'icona jazz. Mostra Parker in piedi davanti, con
indosso un abito leggero, mocassini bicolore, le braccia protese in avanti, che soffia quello che
sembra essere il suo famoso sassofono contralto in ottone. Alla sinistra di Parker c'è Monk sul
pianoforte verticale, il microfono appeso allo strumento. Due bicchieri e un piatto da pranzo
appollaiati in cima. Alla destra di Monk c'è Mingus, rannicchiato sul suo basso. Lungo la parete di
fondo c'è il signor Haynes, i suoi occhi fissi sui suoi compagni di band, lui stesso sotto lo sguardo
delle due misteriose sirene dipinte sul muro dietro di lui.

Da allora è stata definita da molti "la più grande foto del jazz".

Bob Parent è morto nel 1987 e il suo archivio fotografico è curato da suo nipote Dale Parent. "Ci
riferiamo ad esso come" la Foto ", ha detto Dale. "È un monumento alla sua arte e siamo molto
orgogliosi del suo apprezzamento".

La figliastra di Charlie Parker, Kim, che ora ha 75 anni, ha una copia dell'immagine che conserva
nella sua casa in Pennsylvania. "Sono grata per tutte le foto", ha detto la signora Parker. "Vivo con i
fantasmi." Per lei la foto non ha prezzo. "Lo sto guardando ora", ha detto quando raggiunta al
telefono. "A un certo punto Roy Haynes aveva una cotta per me", ha ricordato. “Monk era il mio
Monk preferito e amato. Vorrei essere lì quella notte. "

Il signor Haynes ora ha 93 anni, l'unico membro vivente del quartetto quella sera. Ha ancora ricordi
di quella performance. "È stato bellissimo, amico", ha detto di recente. “Ero in giovane età. Quindi
mi stavo divertendo. Suonavo con persone fantastiche. “

"È una band formidabile, un peccato che nessuno l'abbia registrata", ha dichiarato Morgenstern.
Non esiste un elenco predefinito. È una buona scommessa che sia stata eseguita la composizione di
Thelonious Monk "52nd Street Theme", ma possiamo solo ipotizzare.

Sebbene il club fosse tutt'altro che affollato, per coloro che erano lì è stata senza dubbio una notte
memorabile. Quattro leggende della grande forma d'arte americana, insieme per un momento troppo
breve.

Ciò solleva una domanda interessante. Una fotografia meno conosciuta mostra uno scorcio di alcuni
membri del pubblico. Sullo sfondo, a un tavolo davanti, siede un uomo dai capelli scuri in una
camicia scura che fuma una sigaretta. È stato ipotizzato nel corso degli anni che potrebbe benissimo
essere Jack Kerouac.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Fu in quel momento che Kerouac stava studiando la scena jazz underground per un libro che
sarebbe poi diventato "The Subterraneans". E secondo Joy Johnson, autore di un libro di
sceneggiatura di Beat, "Personaggi minori", e la fidanzata di Kerouac per un certo periodo alla fine
degli anni '50, avrebbe avuto senso che Kerouac fosse stato all'Open Door. La sua devozione per
Charlie Parker era ben nota.

"È certamente possibile", ha detto. "Era a New York al momento in cui è stata scattata la foto." Ha
visto la fotografia e ha detto che gli somiglia abbastanza. "Non c'è modo di saperlo con certezza",
ha aggiunto. "Inoltre mi chiedo se sarebbe stato seduto a un tavolo davanti, dato che era rotto al
momento."

È passato il momento in cui New York era la capitale jazz del mondo. Mingus, Monk e Bird sono
tutti morti e il loro breve incrocio è stato segnato solo da poche persone, una notte altrimenti
insignificante in città catturata con un film. Persino l'Open Door è un ricordo, demolito per far posto
alla Bobst Library della New York University.

I TEMPLI DEL JAZZ


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CAFÉ BOHEMIA – Storico / aperto

Miles Davis in front of the Cafe Bohemia. The Cafe Bohemia on Barrow Street.

Il Café Bohemia è un jazz club situato in 15 Barrow Street nel quartiere Greenwich Village di New
York City. La sua corsa originale è durata dal 1955 al 1960 ed è stata ripristinata nella sua posizione
originale a partire da ottobre 2019.

Il club fu aperto nel 1955 da Jimmy Garofolo. Garofolo possedeva il locale dal 1949 e l'aveva
utilizzato come ristorante, bar e palcoscenico in varie occasioni, ognuna delle quali si rivelava senza
successo. Nel 1955, il sassofonista Charlie Parker viveva dall'altra parte della strada rispetto al club
con il poeta Ted Joans. Parker si offrì di suonare nel club per Garofolo al fine di ottenere i suoi
drink gratuitamente, che iniziò ufficiosamente la vita di breve durata della stanza come jazz club.
Parker è morto prima dell'inizio del suo legame col Café Bohemia, ma l'hype generato intorno al
suo nome è stato promosso era abbastanza per ottenere un ulteriore sostegno per il nuovo club.

Tra le band che suonavano il club c'erano il primo Miles Davis Quintet, l'originale Jazz
Messengers di Art Blakey e il Jazz Prophets di Kenny Dorham. A un certo punto Herbie
Nichols era la pianista per l'intervallo. Le registrazioni di prestigio di Miles Davis Workin ',
Relaxin', Steamin 'e Cookin' avevano lo scopo di trasmettere lo spirito delle esibizioni del gruppo
nel locale. Ciò è più evidente su Workin ', nel quale la band si approccia al brano "The Theme" alla
fine di ogni lato del disco e un numero di trio per pianoforte, "Ahmad's Blues", è in primo piano.
Oscar Pettiford ha scritto la canzone "Bohemia After Dark" nello spirito del club.

La fotografia di copertina del disco di Miles Davis "Round About Midnight" è stata una delle
numerose riprese da Marvin Koner durante il soggiorno del quintetto al club nel 1956. La fotografia
conserva la colorazione reale ma è ritagliata dall'originale. La tonalità rossa era dovuta a una luce
fluorescente rossa sopra il palco.
A partire da ottobre 2019, il Café Bohemia è stato ripreso nella sua posizione originale, nel
seminterrato della Barrow Street Ale House (che è stata fondata nel 1990).

Il debutto a New York di Cannonball Adderley


Il 19 giugno 1955 Julian e Nat Adderley arrivarono a New York in viaggio per il primo a lavorare
per il suo Master alla New York University. Quella prima notte in città i fratelli andarono al Café
Bohemia per ascoltare la band Oscar Pettiford, che all'epoca era la band house del club. Jerome
Richardson, che era il sassofonista regolare del gruppo, non era disponibile quella sera a causa di

I TEMPLI DEL JAZZ


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una sessione di registrazione. Pettiford chiese a Charlie Rouse - che era tra il pubblico - se si
sarebbe seduto, ma Rouse non aveva il sassofono con sé. Pettiford notò quindi un altro membro del
pubblico, Adderley, che aveva con sé una custodia per sassofono e disse a Rouse di chiedere a
questo sconosciuto se poteva prendere in prestito il suo corno. Invece, Rouse chiese a Cannonball se
gli sarebbe piaciuto sedersi con il gruppo. Con riluttanza, il leader obbedì e permise ad Adderley di
giocare. Durante la notte, Adderley è diventato famoso nella scena jazzistica di New York. Il 21
giugno ha suonato ufficialmente la sua prima serata in Boemia; il 28 giugno 1955 registrò con il
gruppo di Kenny Clarke; il 14 luglio ha registrato il suo primo album come leader. Nell'ottobre del
1957 fu membro del Sestetto di Miles Davis.

Registrazioni dal vivo


Kenny Dorham - 'Round About Midnight at the Café Bohemia (Blue Note)
Art Blakey - The Jazz Messengers al Café Bohemia, Volume 1-2 (Blue Note)
Randy Weston - Jazz à la Bohemia (Riverside, 1956)
Charles Mingus - Mingus in Bohemia (Debutto, 1955), The Charles Mingus Quintet & Max Roach
(Fantasy, 1955)
George Wallington - George Wallington Quintet at the Bohemia (Progressive) (Prestige)
Miles Davis Quintet con John Coltrane - "The Unissued Café Bohemia Broadcasts" (Domino,
2013)

CLUB SAMOA – Storico / chiuso

Nightclub e strip club. Non si hanno alter informazioni.

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THE NEST – Storico / chiuso

The Nest (the basement of the white building) at 169 West 133rd. Interior of The Nest.

Il Nest, fondato nel 1923, fu il primo dei 133a discoteche di jazz di strada.

Interior of The Nest with the founders. A larger picture follows.

THE LOG CABIN

The doorway to the 133rd St club The Log Cabin Map of Harlem by E. Simms Campbell

A modern day shot of "The Street" - West 133rd St. between 6th and 7th Avenues.

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CONNIE’S INN – Storico / chiuso

Connie's Inn (March 5, 1932)

Connie's Inn era un nightclaub di Harlem, New York, fondata nel 1923 da Connie Immerman (né
Conrad Immerman; 1893-1967) in collaborazione con due dei suoi fratelli, George (1884-1944) e
Louie Immerman (1882-1955). Essendo immigrati dalla Lettonia, i fratelli Immerman gestivano una
salumeria di Harlem e fecero fortuna come bootlegger. Il loro club si trovava nella 2221 Seventh
Avenue, sulla 131st Street, dal 1923 al 1934. Tra gli atti presenti c'erano Louis Armstrong, Fats
Waller, Wilbur Sweatman, Peg Leg Bates, Bricktop e Fletcher Henderson. A differenza del Cotton
Club, Connie's Inn presentava artisti afroamericani, ma non limitava il pubblico solo ai bianchi. I
membri delle Follie di Ziegfeld, l'erede Gertrude Vanderbilt e numerosi altri si riversarono dal
centro per godersi gli spettacoli al Connie's Inn e talvolta furono influenti nello spostare le loro
riviste a Broadway.

Leonard Harper divenne il produttore interno del Connie's Inn durante i suoi giorni di gloria.

All'inizio degli anni '30, gli Immermans trasferirono Connie's Inn in una posizione centrale. Lì,
hanno prodotto una delle loro ultime grandi produzioni, Stars Over Broadway, che ha interpretato
Billie Holiday e ha caratterizzato Bessie Smith come riempimento temporaneo per Holiday quando
era ammalata.

La Grande Depressione costrinse Connie's Inn a chiudere e i fratelli Immerman ad ottenere un


lavoro individuale. Nell'aprile 1934 il sito di Harlem riapre come Club Ubangi e presentava famosi
intrattenitori lesbici, gay e bisessuali come Gladys Bentley e il comico Jackie Mabley, in seguito
noto come Moms Mabley.

I TEMPLI DEL JAZZ


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5 SPOT CAFE’ – Storico / chiuso

Il Five Spot Café era un jazz club situato in 5 Cooper Square (1956–1962) nel quartiere Bowery di
New York City, tra East e West Village. Nel 1962, si trasferì a 2 St. Marks Place, fino alla chiusura
nel 1967. La sua atmosfera amichevole, non commerciale, di basso profilo, con bevande e cibo a
prezzi accessibili, e bebop all'avanguardia e jazz progressivo attirarono una miriade di artisti
d'avanguardia e scrittori. Era anche un luogo di importanza storica, una Mecca per i musicisti, sia
locali che extra-statali, che affollavano il piccolo locale per ascoltare molti dei compositori e degli
artisti più creativi dell'epoca.

The original 5 Spot on Third Avenue and 5th Street

Nel 1937, Salvatore Termini (n. 1884) acquistò quello che allora era noto come Bowery Café, un
bar di classe operaia situato sotto la Third Avenue El. Nel 1946, due dei figli di Termini, Joe e
Ignatze (Iggy), tornarono dalla guerra e aiutarono a gestire il bar. Nel 1951, i figli acquistarono
l'azienda dal padre e la ribattezzarono Bar n. 5.

Alla fine del 1955, la Third Avenue El fu demolita e la città iniziò una rivitalizzazione del Bowery,
che si era deteriorato per diventare uno skid row. Durante questo periodo, molti artisti furono attratti
nell'area a causa degli affitti più economici, rispetto al Greenwich Village. Il pianista Don
Shoemaker fu tra gli afflussi di artisti che si trasferirono nel Bowery. Occupando uno studio in 1
Cooper Square sopra il bar n. 5, il calzolaio ha ospitato jam session durante le quali avrebbe
acquistato birra dai Terminis. Il calzolaio alla fine disse a Joe che se il bar avesse acquistato un
piano, lui e la sua band avrebbero suonato. Joe acquistò un pianoforte verticale usato, ricevette una
licenza di cabaret il 30 agosto 1956 e aprì una settimana dopo con il nome di Five Spot Café.

Molti musicisti vivevano nelle vicinanze e frequentavano le sessioni, tra cui Elvin Jones e Blossom
Dearie. Alcuni, come Lester Young, uscivano insieme, mentre altri, come Cannonball Adderley,
sedevano. Condivide molti clienti con la vicina Cedar Tavern; artisti tra cui David Smith, Willem
de Kooning, Franz Kline, Joan Mitchell, Alfred Leslie, Larry Rivers, Grace Hartigan, Jack
Tworkov, Michael Goldberg, Roy Newell e Howard Kanovitz, nonché scrittori e poeti Jack
Kerouac, Allen Ginsberg, Frank O'Hara, Ted Joans e Gregory Corso che hanno iniziato a
frequentare il club. La baronessa Nica de Koenigswarter era un normale. Persino Paul Newman è
venuto per capire meglio la "scena".

Il primo impegno ufficiale al Five Spot fu Cecil Taylor, la cui band presentava Buell Neidlinger al
basso e Dennis Charles alla batteria. Più tardi, Steve Lacy (allora noto come Steve Lackritz) fu
aggiunto alla band. Inizialmente, la band di Taylor fu inizialmente assunta per accompagnare Dick
Whitmore, ma Whitmore lasciò la scuola dopo tre notti, dando il lavoro a Taylor. La prenotazione è
durata dal 29 novembre 1956 al 3 gennaio 1957.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Non molto tempo dopo, Charles "Big Charlie" Turyn, un sopravvissuto all'Olocausto, iniziò a
barare e ad aspettare i tavoli del club, e divenne un altro appuntamento, un deposito ambulante di
informazioni sulla musica dell'epoca e del club.

Il 18 luglio 1957, il quartetto di Thelonious Monk iniziò una residenza di sei mesi presso il club. Il
gruppo presentava John Coltrane al sassofono tenore, Wilbur Ware al basso e Shadow Wilson
alla batteria. Fu il primo ingaggio di Monk a New York City dopo una lunga sospensione della sua
carta di cabaret, un problema che fu risolto con l'assistenza del Terminis. Monk ebbe un'altra
prenotazione estesa al club un anno dopo, questa volta con Coltrane sostituita da Johnny Griffin,
Ware da Ahmed Abdul-Malik e Wilson da Roy Haynes. Quel gruppo fu registrato e pubblicato
negli album Thelonious in Action e Misterioso, (entrambi del 1958).

Il 17 novembre 1959, il Quartetto di Ornette Coleman di Los Angeles fece il suo debutto a New
York al Five Spot. Il Quartetto presentava Coleman al sassofono contralto, Don Cherry alla
cornetta, Charlie Haden al basso e Billy Higgins alla batteria. Il fidanzamento inizialmente doveva
durare due settimane, ma a causa del suo successo fu esteso a dieci settimane, terminando alla fine
di gennaio 1960. Musicisti come Leonard Bernstein, Miles Davis e John Coltrane furono tra i
presenti nella serata di apertura. Il 5 aprile 1960, il quartetto tornò al Five Spot per un secondo
fidanzamento che durò quattro mesi e terminò alla fine di ottobre 1960. Questo secondo impegno
prevedeva Ed Blackwell alla batteria anziché Higgins.

Il caffè originale fu demolito nel 1962 per far posto agli alloggi per anziani e il club si trasferì nella
vicina 2 St. Marks Place. Quella location interruppe la musica dal vivo nel 1967 e i fratelli
lasciarono decadere la licenza di cabaret mentre il jazz dal vivo diminuiva di popolarità. Ha ripreso
le esibizioni jazz nel 1974, dopo aver brevemente cambiato il suo nome in Two Saints, ma ha
chiuso nel gennaio 1976, dopo aver ospitato le esibizioni finali nel 1975, perché non è mai stato in
grado di riguadagnare una licenza di cabaret.
The 5 Spot in its 2nd location:St. Mark's Place at Third Avenue.In
front: Thelonious Monk and Baroness Nica de
Koeningswater in 1964. (Photo: Ben Martin/Time & Life
Pictures/Getty Images.)

An ad for the 5 Spot on St. Marks's Place.

I TEMPLI DEL JAZZ


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CARNEGIE HALL – Storico / aperto

Oggi Carnegie Hall in 1895

La Carnegie Hall è una sala da concerto a Midtown Manhattan a New York City, situata nella 881
Seventh Avenue, che occupa il lato est della Seventh Avenue tra West 56th Street e West 57th
Street, a due isolati a sud di Central Park.
È una delle più importanti sale da concerto di musica classica e leggera a livello mondiale.

Situata a New York nella 7th Avenue, è stata progettata dall'architetto William Burnet Tuthill e
costruito dal filantropo Andrew Carnegie nel 1891; è uno dei luoghi più prestigiosi al mondo sia per
la musica classica che per la musica popolare. È composta da tre sale: l'Isaac Stern Auditorium
(2804 posti), la Zenkel Hall (599 posti) e la Weill Recital Hall (268 posti). La Carnegie Hall gode di
una propria programmazione artistica che presenta circa cento spettacoli per stagione. Non ha una
compagnia residente, anche se la New York Philharmonic vi ha risieduto stabilmente fino al 1962.

Carnegie Hall ha i suoi dipartimenti di programmazione artistica, sviluppo e marketing e presenta


circa 250 spettacoli ogni stagione. Viene anche affittato a gruppi performanti. La sala non ha avuto
una società residente dal 1962, quando la New York Philharmonic si trasferì alla Lincoln Center
Philharmonic Hall (ribattezzata Avery Fisher Hall nel 1973 e David Geffen Hall nel 2015).

La Carnegie Hall ha 3.671 posti, suddivisi tra i suoi tre auditorium.

Carnegie Hall in 1910

I TEMPLI DEL JAZZ


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La maggior parte dei più grandi artisti di musica classica da quando fu costruita la Carnegie Hall si
sono esibiti nella Main Hall, e le sue lobby sono adornate con ritratti firmati e cimeli. La NBC
Symphony Orchestra, diretta da Arturo Toscanini, è stata spesso registrata nella Main Hall per RCA
Victor.
Il 14 novembre 1943, il 25enne Leonard Bernstein fece il suo debutto come direttore quando
dovette sostituire un improvvisamente malato Bruno Walter in un concerto trasmesso dalla CBS,
rendendolo immediatamente famoso. Nell'autunno del 1950, i concerti radiofonici settimanali
dell'orchestra furono trasferiti lì fino a quando l'orchestra non si sciolse nel 1954. Molti concerti
furono trasmessi dalla NBC, conservati su cinescopi e pubblicati in home video.

Molti leggendari jazz e famosi musicisti hanno anche offerto spettacoli memorabili alla Carnegie
Hall, tra cui Benny Goodman, Duke Ellington, Glenn Miller, Billie Holiday, Billy Eckstine, il
Dave Brubeck Quartet, Keith Jarrett, Judy Garland, Harry Belafonte, Charles Aznavour,
Simon e Garfunkel, Paul Robeson, Nina Simone, Shirley Bassey, James Taylor e Stevie Ray
Vaughan, ognuno dei quali ha fatto celebri registrazioni dal vivo dei loro concerti lì.

La sala è stata anche la sede di molte conferenze famose, tra cui la conferenza per l'anniversario
d'argento del Tuskegee Institute di Booker T. Washington e l'ultima conferenza pubblica di Mark
Twain, entrambe nel 1906.

Sissieretta Jones divenne la prima afroamericana a cantare alla Music Hall (ribattezzata Carnegie
Hall l'anno successivo), il 15 giugno 1892. La Benny Goodman Orchestra tenne un concerto di
swing e jazz tutto esaurito il 16 gennaio 1938. Il conto presentava anche, tra gli altri artisti ospiti, il
conte Basie e membri dell'orchestra di Duke Ellington.

La musica rock and roll arrivò per la prima volta alla Carnegie Hall quando Bill Haley e le sue
comete apparvero in un concerto di beneficenza il 6 maggio 1955. Gli spettacoli rock non furono
regolarmente prenotati nella Hall, tuttavia, fino al 12 febbraio 1964, quando i Beatles eseguirono
due spettacoli durante il loro primo storico viaggio negli Stati Uniti. Il promotore Sid Bernstein
convinse i funzionari della Carnegie che consentire un concerto dei Beatles nella sede "avrebbe
favorito la comprensione internazionale" tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

I Led Zeppelin sono diventati il primo atto hard rock a suonare la Carnegie Hall da quando i
Rolling Stones hanno demolito il locale circa cinque anni fa. Due concerti furono eseguiti il 17

I TEMPLI DEL JAZZ


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ottobre 1969. Da allora numerosi artisti rock, blues, jazz e country sono apparsi nella hall ogni
stagione. Jethro Tull pubblicò i nastri registrati sulla sua presentazione in un concerto dei Benefit
del 1970, nella riedizione del 2010 dell'album Stand Up. Ike & Tina Turner eseguirono un
concerto il 1 ° aprile 1971, che portò al loro album What You Hear is What You Get. I Beach Boys
suonarono concerti nel 1971 e nel 1972 e due canzoni dello spettacolo apparvero nella loro colonna
sonora di Endless Harmony. I Chicago registrarono il loro cofanetto da 4 LP a Chicago alla
Carnegie Hall nel 1971. La musica da ballo popolare europea arrivò per la prima volta alla Carnegie
Hall quando il 27 gennaio 1956 si esibì il concerto del balletto folk nazionale jugoslavo Tanec.
Ensemble Tanec fu la prima compagnia di ballo dalla Jugoslavia a esibirsi in America. La
compagnia si esibiva in danze popolari provenienti da Macedonia, Serbia, Croazia e Albania.

Artisti che si sono esibiti alla Carnegie Hall


Alla Carnegie Hall si sono esibiti, tra gli altri: Duke Ellington, Glenn Miller, Billie Holiday, Ella
Fitzgerald, Billy Eckstine, Dave Brubeck, Frank Sinatra, Florence Foster Jenkins, Violetta Villas,
Judy Garland, Harry Belafonte, Charles Aznavour, Ike & Tina Turner, Paul Robeson, Nina Simone,
Shirley Bassey, James Gang, Beatles, Rolling Stones, Elton John, Stevie Ray Vaughan, Caetano
Veloso, Renata Tebaldi, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Rita Pavone, Jay-Z, Alicia Keys, David
Bowie, Stevie Wonder, Pink Floyd.

Prime esecuzioni mondiali alla Carnegie Hall


Sinfonia n. 9, op. 95, "Dal nuovo mondo" di Antonín Dvořák - 16 dicembre 1893, New York
Philharmonic, Anton Seidl direttore
Sinfonia Domestica di Richard Strauss - 21 marzo 1904, Richard Strauss direttore
Concerto in fa di George Gershwin - 3 dicembre 1925, New York Symphony Orchestra, George
Gershwin pianoforte, Walter Damrosch direttore
Un americano a Parigi di George Gershwin - 13 dicembre 1928, New York Philharmonic, Walter
Damrosch direttore
Variazioni su un tema di Corelli di Sergej Rachmaninov - 7 novembre 1931, Sergej Rachmaninov
piano
Density 21.5 di Edgard Varèse - 16 febbraio 1936, Georges Barrère flauto

I TEMPLI DEL JAZZ


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Contrasts di Béla Bartók - 9 gennaio, 1939, Benny Goodman clarinetto, Joseph Szigeti violino,
Endre Petri pianoforte
Chamber Symphony No. 2, op. 38 di Arnold Schönberg - 15 dicembre 1940, New Friends of Music,
Fritz Stiedry direttore
New World A-Comin' di Duke Ellington - 11 dicembre 1943, Duke Ellington e la sua Orchestra
Metamorfosi sinfoniche su temi di Weber di Paul Hindemith - 20 gennaio 1944, New York
Philharmonic, Artur Rodziński direttore
Ode a Napoleone Buonaparte, op. 41 di Arnold Schönberg - 23 novembre 1944, New York
Philharmonic, Artur Rodziński direttore
Sinfonia in tre movimenti di Igor' Fëdorovič Stravinskij - 24 gennaio 1946, New York
Philharmonic, Igor' Fëdorovič Stravinskij direttore
Ebony Concerto di Igor' Fëdorovič Stravinskij - 25 marzo 1946, Woody Herman e la sua orchestra,
Walter Hendl direttore
Sinfonia n. 3 di Charles Ives - 5 aprile 1946, New York Little Symphony, Lou Harrison direttore,
nella Carnegie Chamber Music Hall (ora conosciuta come Weill Recital Hall)
Hymne pour grande orchestra (Hymne au Saint Sacrament) di Olivier Messiaen - 13 marzo 1947,
New York Philharmonic, Leopold Stokowski direttore
Sinfonia n. 2 di Charles Ives - 22 febbraio 1951, New York Philharmonic, Leonard Bernstein
direttore
Symphony of the Air - 18 novembre 1956- Joseph Alfidi
Sinfonia n. 4 di Charles Ives - 26 aprile 1965, American Symphony Orchestra, Leopold Stokowski
direttore
Evocations per Orchestra di Carl Ruggles - 2 febbraio 1971, National Orchestral Association, John
Perras direttore
Concerto per Oboe e Orchestra di John Corigliano - 9 novembre 1975, American Symphony
Orchestra, Bert Lucarelli oboe, Akiyama Kazuyoshi direttore
Concerto per pianoforte No. 1 di Milton Babbitt - 19 gennaio 1986, American Composers
Orchestra, Alan Feinberg piano, Charles Wuorinen direttore
Sinfonia n. 6 "Plutonian Ode" per soprano e orchestra di Philip Glass, testo di Allen Ginsberg - 3
febbraio 2002, American Composers Orchestra, Lauren Flanigan soprano, Dennis Russell Davies
direttore
American Berserk di John Adams - 25 febbraio 2002, Garrick Ohlsson piano
Women at an Exhibition per orchestra da camera, elettronica e video di Randall Woolf - 17
novembre 2004, American Composers Orchestra, Steven Sloane direttore, video di Mary Harron e
John C. Walsh
Concerto per fiati "Some Other Blues" di Daniel Schnyder - 8 febbraio 2005, Orpheus Chamber
Orchestra

I TEMPLI DEL JAZZ


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JAZZ AL LINCOLN CENTER: DIZZY’S CLUB COCA-COLA – Recente / attivo

Il Dizzy’s Club Coca-Cola fa parte del Lincoln Center anche se distante dal complesso principale.

Si trova in una posizione invidiabile, all’interno del Time Warner Center di Columbus Circle.

Ottima musica, vista incantevole su Central Park e Midtown Manhattan e buon cibo sono gli
ingredienti che fanno di questo locale uno dei più amati dai cultori della musica jazz di New
York.

A detta di molti il migliore di tutta la città.

I TEMPLI DEL JAZZ


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IRIDIUM JAZZ CLUB – Recente / attivo

L'Iridium Jazz Club è un jazz club situato a Broadway a New York City. Il club ospita spettacoli
settimanali di John Colianni e ha anche caratterizzato spettacoli settimanali di Les Paul per quasi
quindici anni.

L’Iridium è un altro dei locali preferiti dagli appassionati di musica jazz a New York, soprattutto
per chi ama la chitarra. L’acustica e i sistemi audio sono eccellenti, per gustare ancora meglio le
performance all’interno.

Il club è stato aperto nel gennaio 1994 nella sua posizione originale, sulla 63a Strada e Central Park
West, con un costo minimo di copertura. Quella prima location, conosciuta come "Iridium Room
Jazz Club", era una stanza nel seminterrato sotto il ristorante Merlot di fronte al Lincoln Center;
inizialmente ha prenotato "musicisti jazz tradizionali, oscillanti di secondo o terzo livello"; Ronald
Sturm, manager e booker del club, ha dichiarato al New York Times che il suo obiettivo era quello
di "assumere persone come il trombettista Marcus Printup, o Cyrus Chestnut o Carl Allen" -
l'obiettivo era quello di dare una possibilità ai "musicisti più giovani e mainstream mentre erano
ancora prenotazione delle leggende. " Nei primi mesi della sua esistenza, gruppi jazz sconosciuti
locali e artisti solisti hanno avuto l'opportunità di esibirsi di fronte a un pubblico. La location
originale è stata sottoposta a tre lavori di ristrutturazione, poi nell'agosto 2001 il club si trasferì nella
sede attuale a 1650 Broadway sulla 51st Street.

A differenza di molti jazz club di New York City, è rimasto aperto fino ai giorni nostri, con l'aiuto
di alcuni importanti lavori di ristrutturazione per tenere il passo con il numero dei partecipanti.
Ci sono state molte importanti uscite registrate dal vivo su Iridium, da artisti come Kenny Garrett,
Jacky Terrasson, Charlie Haden, Kenny Barron, Benny Carter, The Jazz Messengers, Sweets
Edison e Clark Terry.

A partire dal 1995 e proseguendo fino alla sua morte all'età di 94 anni, la leggenda della chitarra
Les Paul si esibì settimanalmente al club.

Secondo la rivista di New York, "l'Iridium fa del suo meglio per ricreare i giorni di metà degli anni
'20 e '30. Certo, l'aria non è più fumosa, l'arredamento è l'ombra di quello che era e sei seduto
ginocchio-ginocchio con i turisti europei al tavolo accanto, ma i veri appassionati di jazz trascurano
quei piccoli dettagli per ascoltare i set suonati da alcuni dei nomi più noti del biz: il cantante Jimmy
Scott, il chitarrista Mike Stern, il sassofonista Pharoah Sanders e le band dei Mingus Legacy, per
citarne alcuni.

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SMALLS JAZZ CLUB (183 W 10th St) – Storico e recente / attivo

Smalls Jazz Club è un jazz club al 183 West 10th Street, Greenwich Village, New York City.
Istituito nel 1994, ha guadagnato una reputazione negli anni '90 come "focolaio per il talento jazz di
New York" con una "meritata reputazione come uno dei migliori posti in città per vedere i talenti
emergenti nella scena jazz di New York". I suoi musicisti jazz sono noti per essere "di talento,
anche se in gran parte sconosciuti", mentre la sua musica è caratterizzata come "versioni moderne di
bebop e hard bop". La sala principale del club si trova in un seminterrato con una capacità di 50
persone che si sono estese a 60 persone. Smalls Jazz Club non deve essere confuso con Smalls
Paradise ad Harlem, fondato nel 1925 da Ed Smalls e chiuso negli anni '50.

La scena jazz di New York si è spostata nel Greenwich Village.

Uno dei ritrovi preferiti è questo, lo Smalls (183 W 10th St): un vero e proprio must per gli amanti
del genere. Si trova in un seminterrato, sembra quasi uno speak-easy.

L’atmosfera è meno informale di un tempo, comunque accogliente e senza troppi fronzoli. I 20


dollari circa che si pagano per l’ingresso sono ben spesi: lo Smalls è un jazz club che riserva
sempre buona musica e ottimi artisti. Tutti i concerti sono trasmessi in diretta sul sito web del
club e sono disponibili in replica agli abbonati. Il club rinnovato ha caratterizzato Bruce Barth,
Leon Parker, Steve Slagle, Peter Bernstein, Jimmy Cobb, Steve Davis, Joel Frahm, Kevin Hays,
Ethan Iverson, Jazz Incorporated (Jeremy Pelt, Anthony Wonsey, Louis Hayes), David Kikoski,
Ryan Kisor , Bill Mobley, Tim Ries, Jim Rotondi e Neal Smith.

Ha chiuso poi, quando il proprietario, il famoso Mitch Borden, è andato in bancarotta. Mitch non
era molto preoccupato del profitto a quanto sembra, ma solo del mettere a disposizione buona
musica, e rendere lo Small una ‘casa’ per molti musicisti talentuosi giovani e meno giovani.

Per qualche anno lo Small ha lasciato il posto al “The Rio Bar”, gestito da un brasiliano, finche’
Mitch lo ha riaperto dopo qualche anno. Le regole sono un po’ cambiate: non si può fumare, si paga
una ventina di dollari per entrare, ma l’atmosfera è sempre magica e musicisti di tutto il mondo
vengono apposta a New York per suonare qui, al leggendario Small.

Dal 2007 il club ha avuto l'etichetta discografica prodotta da Luke Kaven. I nuovi proprietari di
Smalls hanno creato l'etichetta Smalls Live, che pubblica alcuni concerti nel club. È distribuito da
Harmonia Mundi.

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MEZZROW (163 W 10th St) – Storico / attivo

Aperto da Mitch Borden dello Smalls, insieme a Spike Wilner, si situa all’angolo opposto della
strada dell’altro locale, tra 10th street e 7th avenue.

Mezzrow è un piano room, un lounge dove gli amanti del jazz possono ascoltare ottima musica, in
un’atmosfera intimissima in compagnia dei migliori pianisti di New York e non solo.

Chi era Mezzrow?

Milton “Mezz” era un formidabile musicista di clarinetto di Chicago, una figura controversa, un
mostro del jazz appartenente alla cerchia di Luis Amstrong, punto di riferimento nel jazz degli anni
‘20, ma anche famoso per spacciare sigarette di marijuana.

Il suo “prodotto” era ben conosciuto nella comunità jazz, per questo era chiamato “mezz”, “mezz-
roll”.

Nato e cresciuto in una famiglia di ebrei immigrati, entrato e uscito dal riformatorio molte volte, si è
trasferito poi ad Harlem e sposato con una donna afro-americana, ed è diventato sostenitore dei
diritti di uguaglianza e integrazione dei neri americani nelle proteste degli anni ‘60.

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GARAGE (99 7th Ave S) – Recente / attivo

Si trova nel cuore del Greenwich Village; qui trovate portate di un menù fisso, bottiglia di vino
incluso, il tutto accompagnato dal jazz melodico di David Coss e il suo quartetto.

Durante la settimana, si alternano 2 band, con il primo concerto che inizia alle 6 o 7 p.m. No cover,
tutta musica originale. Aspiranti stelle del jazz e leggende locali con anni di esperienze alle spalle,
ruotano attorno al Garage jazz club.

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VILLAGE VANGUARD – Storico / attivo

Una foto storica del Village Vanguard Oggi

Village Vanguard è un jazz club di New York, nel quartiere del Greenwich Village, all'indirizzo di
178 Seventh Avenue South (appena sotto l'undicesima strada).

Il Vanguard aprì nel 1935, e da allora ha ospitato la maggioranza dei più importanti nomi del jazz
mondiale, e molte fondamentali registrazioni dal vivo che vi hanno avuto luogo. Una vera rarità a
New York, dove i locali aprono e chiudono continuamente.

Fondato da Max Gordon (1903-1989) il locale è stato gestito da sua moglie, Lorraine Gordon (nata
nel 1922) fino al giorno della sua morte (9 giugno 2018). Dopo aver avuto un cartellone che
comprendeva anche musica folk e letture di poesie beat, il Vanguard passò - nel 1957 - ad un
cartellone composto unicamente da eventi jazz.

Il Vanguard è un oscuro scantinato nel Greenwich Village, situato in un interrato dove si entra
attraverso un portone rosso, piuttosto piccolo come molti locali del Greenwich Village, ma forse
proprio per questo motivo l’acustica è perfetta.

L'ambiente è piccolo, a forma di cuneo e decorato con poster e strumenti d'epoca. Il palcoscenico è
situato verso la punta del cuneo, coi tavoli che si aprono a ventaglio. C'è un piccolo bar nel retro,
panche addossate alle pareti (i sedili economici). La stanza sul retro, detta "cucina" è in effetti un
camerino per gli artisti, visto che al Vanguard non si serve cibo.

In questo ambiente sono stati registrati più di cento dischi, a cominciare da quello inciso da
Sonny Rollins nel 1957. I due più famosi sono probabilmente l'album di Bill Evans ("Sunday at
the Village Vanguard") e quello di John Coltrane ("Live at the
Village Vanguard") entrambi del 1961. Wynton Marsalis, che vi
ha suonato con regolarità all'inizio degli anni novanta, ha ricavato
un cofanetto dalle sue serate.

Gli artisti restano normalmente al Vanguard su base settimanale, con


sei serate di due set alle 9 e alle 11 di sera. Al sabato e - a volte - al
venerdì c'è un set aggiuntivo a mezzanotte e mezza. Le sere del
lunedì sono riservata alla Vanguard Jazz Orchestra (detta anche
"Thad Jones/Mel Lewis Jazz Big Band") che vi suona tutti i lunedì
dal 1966.

The Village Vanguard - out front, John Coltrane, Alice Coltrane, Pharoah
Sanders, Jimmy Garrison and Rashied Ali in 1966.

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BAR NEXT DOOR ( 129 Macdougal street) – Recente / attivo

Il Bar Next Door, a 129 Macdougal street, serve un menù italiano.

Il ristorante La Lanterna di Vittorio, dove si trova il jazz club Bar Next Door, è infatti di quelli
autentici italiani. Tre tipi di lasagne (bolognese, al pesto e quattro formaggi), specialità casarecce
“home made” come Mille Sfoglie, Tiramisù o Pizza con Nutella, oltre 10 tipi di gelati differenti,
caffè espresso (vero!) e cappuccini con sambuca o amaretto: insomma è il vostro Italian Jazz
Village.

La Jazz listening room è aperta dalla domenica al giovedì, dalle 6 p.m. alle 2 o 3 di notte.

Il Bar Next Door dà molto spazio agli artisti emergenti, nelle “Emerging Artist Series”, ma anche a
quelli più affermati. Prezzi abbordabili, per godersi l’atmosfera unica di quelli che in molti
considerano il “New York most romantic spot”. Ci sono menù fissi per tutte le tasche e solitamente
non è affollatissimo.

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JAZZ STANDARD (116 E 27th St) – Storico / attivo

Lasciando il Greenwich Village andiamo alla scoperta di altri angoli del Jazz di Manhattan, primo
tra tutti il famoso Jazz Standard.

Etta Jones ha suonato qui, tanto per citare una delle tante leggende del jazz che sono passate per
lo Jazz Standard.

L’entrata è piuttosto cara ma per lo meno non c’è l’obbligo del “drink minimum” come in molti
altri jazz club.

Il menù è caratterizzato da Southern cuisine: alette di pollo affumicate, Smoked Alabama White
Wings, o Nola calamari in salsa Beer-Worcesterishire, da leccarsi i baffi! Aspettatevi cocktail
classici, come Old Fashioned, Manhattan, e una vasta scelta di Bourbon e Whiskey, birre e vini
americani.

Ogni lunedì, Mingus Monday: dal 2008, questo giorno è dedicato a uno dei più popolari e
apprezzati bassisti e compositori americani.

Lo Jazz Standard dà spazio anche ai ragazzi, con il Jazz Standard Youth Program: durante le
domeniche gli studenti possono suonare e partecipare a workshop prima dell’apertura del locale, e
dare anche un concerto aperto al pubblico.

In questo locale oltre a godere di buona musica potete gustare una cena di barbecue deliziosa.

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KITANO (66 Park Ave) – Recente / attivo

Andiamo infine nell’Upper East Side per avere un’esperienza jazz un po’ diversa.

Ci troviamo nella hall dell’Hotel Kitano, che ospita un bar giapponese, considerato uno dei luoghi
più intimistici per ascoltare jazz a New York. Ogni lunedì ci sono in programma jam session,
ogni martedì invece piano solo series. Dal mercoledì al sabato, live jazz, con due show dalle 8
alle 10 di sera. Cucina americana con influenze asiatiche, e il bar è ben fornito: whisky o sakè, ma
anche cocktail e vini.

Il Sunday Jazz Brunch è da provare e si può godere della voce calda e dall’estensione vocale
infinita di Tony Middleton, leggenda del Doo Wop Hall of Fame e punto di riferimento nella
comunità jazz di New York.

Tony Middleton suona ogni domenica con il suo Trio, dalle 11 a.m. all’1 p.m.

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FAT CAT (75 Christopher St) – Storico / attivo

Il Fat Cat (75 Christopher St) è decisamente un locale particolare. Chi è interessato alla musica jazz,
troverà buona musica live da ascoltare magari sorseggiando qualche drink. In alternativa si può
giocare a ping-pong, a biliardo, a scacchi, backgammon o altri passatempi in compagnia.
L’ambiente è informare, l’atmosfera rilassata e il posto è molto economico!

L’entrata è super accessibile per tutte le tasche e non c’è l’obbligo di consumare nessun drink.

L’atmosfera è un po’ quella studentesca del ‘college club’, ma il divertimento è assicurato. I giochi
si pagano separatamente, a seconda del tempo di utilizzo.

Istituzione culturale, il Fat Cat, offre classi di musica, scacchi, etc. e collabora con educatori e
imprese no profit. È un locale ideale per trascorrere insieme ad un folto gruppo di amici una serata
in un’atmosfera rilassata. Chi ama il jazz può sedersi nei divanetti di fronte ai musicisti, chi invece
non è interessato alla musica, può dedicarsi a qualche sfida a biliardino (versione americana) o
backgammon. It’s up to you!

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55 BAR (55 Christopher St) – Storico / attivo

Norah Jones è stata scoperta qui, in questo storico jazz club che aprì i battenti durante l’epoca del
proibizionismo, nel lontano 1919.

È quello che si definisce un vero e proprio “village hangout”, dove mostri del jazz e giovani
musicisti si riuniscono per bere e chiacchierare di musica e non solo.

E se per 84 anni sigari e sigarette erano ammessi, qualcuno del team del 55 BAR potrà farti notare
che a causa della no-smoking policy di New York, non è stato più possibile fumare.

Aperto 7 giorni a settimana fino alle 4 a.m., offre concerti a tutte le ore. Gli show pomeridiani
sono a costo zero, quelli serali a pagamento. Non è caro come molti altri jazz club di New York,
ma non è servito da mangiare (ci si ciba solo della musica!).

La “Jazz Guide New York City” lo ha definito “Il fantastico posto dove iniziare o terminare una
carriera musicale”.

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SMOKE JAZZ & SUPPER CLUB – Storio e recente / attivo

Smoke Jazz & Supper-Club Lounge è un influente jazz club con sede a New York City nell'Upper
West Side, a pochi isolati a sud della Columbia University.

È stata fondata il 9 aprile 1999 da Paul Stache e Frank Christopher, che, come partner, hanno
ideato, progettato e guidato la sua ristrutturazione interna. Il locale al 2751 di Broadway, tra la 104a
e la 105a strada, era stato il Jazz Bar di Augie, aperto nel 1976 e chiuso nell'agosto 1998. I
proprietari considerano Smoke come l'eredità duratura di Augie e spesso misurano il suo ruolo nella
storia del jazz fino all'inizio del primi giorni di Augie. Il club è collegato alla Smoke Sessions
Records. Vi sono stati registrati live parecchi album.

Un ex jazz club nella stessa posizione, Augie's Jazz Bar, chiuso nel 2000 con difficoltà finanziarie.
Gli attuali proprietari di Smoke, Paul Stache e Frank J. Christopher, non furono in grado di aprire il
loro nuovo club con lo stesso nome. Lo sceneggiatore Paul Auster, che era stato un sostenitore
frequente di Augie, ha scritto la sceneggiatura del film del 1995, Smoke. Auster ha basato il
personaggio Augie - interpretato da Harvey Keitel - sulla vita reale Augusto Cuartas
(soprannominato "Gus"), omonimo e proprietario del Jazz Bar di Augie. Auster ha sviluppato parte
della sua sceneggiatura da una storia che ha scritto per il New York Times, "La storia di Natale di
Auggie Wren", pubblicata il giorno di Natale del 1990. Per sancire l'eredità della vita reale Augie,
Stache e Christopher hanno chiamato il loro nuovo club "Smoke".

Il proprietario del Smalls Jazz Club, Mitchell Borden, era stato un mecenate frequente di Augie e
aveva fondato il suo club desideroso di un modello simile, che consentiva ai musicisti e agli
ensemble di esibirsi frequentemente in modo che potessero svilupparsi.

Notevoli interpreti allo Smoke


Eric Alexander David Berkman Reggie Quinerly Eric Alexander
Peter Bernstein Ron Carter Irene Reid Sheryl Bailey
Bill Charlap Jimmy Cobb Mickey Roker Jeff Ballard
George Coleman Bob Cranshaw Jim Rotondi David Berkman
Dena DeRose Charles Earland Lonnie Smith Peter Bernstein
Joe Farnsworth Benny Golson Bill Stewart Jesse Davis
Tom Harrell David Hazeltine Steve Turre Joe Farnsworth
Eddie Henderson Hank Jones Cedro Walton Larry Goldings
Willie Jones III Mike LeDonne Kenny Washington Larry Grenadier
Eddie Locke Harold Mabern Frank Wess Roy Hargrove
Wynton Marsalis Brad Mehldau Larry Willis David Hazeltine
Jane Monheit Cecil Payne Steve Wilson Eddie Henderson
Christian McBride Ugonna Okegwo Junko Onishi Jacky Terrasson
John Ore Leon Parker Cecil Payne Chris Potter

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FILLMORE EAST – Storio / chiuso

Entrata originaria che ora ospita


una banca

Il Fillmore East è stato un locale di proprietà dell'impresario rock Bill Graham situato sulla Seconda
avenue, in prossimità della East 6th Street nel quartiere East Village di Manhattan a New York.

Fu inaugurato l'8 marzo 1968 e rimase aperto fino al 27 giugno 1971: in esso suonarono i principali
artisti dell'epoca, spesso immortalati da registrazioni dal vivo entrate nella storia del rock come il At
Fillmore East della The Allman Brothers Band, 4 Way Street del quartetto Crosby, Stills,
Nash & Young o Band of Gypsys di Jimi Hendrix.

Il locale era successore del Fillmore, di proprietà sempre di Graham, aperto nel 1954 come Fillmore
Auditorium nel Fillmore District a San Francisco e gemello del Fillmore West, attivo a San
Francisco anch'esso tra il 1968 ed il 1971.

L'edificio costruito attorno al 1925-26 ispirato ad uno stile medioevale in origine ospitava un teatro
yiddish.

Nel 2015 una targa commemorativa è stata apposta sul muro accanto all'ingresso a cura della
"Greenwich Village Society for Historic Preservation".

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SAVOY BALLROOM – Storico / chiuso

Il Savoy Ballroom, sito ad Harlem, New York City, era un locale da ballo di medie dimensioni
(circa 930 m² di pista), in funzione dal 12 marzo 1926 al 10 luglio 1958. Si trovava tra la 140° e la
141° street su Lenox Avenue.

Il Savoy fu un popolare locale da ballo, dai tardi anni 1920 agli anni 1950, e vi divennero famosi
diversi balli, come il Lindy Hop.

In centro, downtown, era noto come "the Home of Happy Feet" (la casa dei piedi felici), ma ad
Harlem, come "the Track" (la pista). A differenza della politica di ammettere soltanto i bianchi,
adottata dal Cotton Club, il Savoy Ballroom consentiva l'accesso sia ai bianchi che alle persone di
colore. Ai ballerini più dotati, tuttavia, era riservato l'angolo nord-est della pista da ballo, ora
denominato "Cat's Corner", termine però non utilizzato all'epoca.

Vi si tennero famose "Battle of the Bands" (sfide fra gruppi musicali) ed in particolare fra la
Benny Goodman Orchestra contro Chick Webb nel 1937, e nel 1938 lo stesso Webb contro la
Count Basie Band, che si era esibito la stessa sera con Goodman durante il suo famoso concerto
jazz alla Carnegie Hall. La valutazione generale fu che entrambi persero nei confronti di Chick
Webb, ma alcuni testimoni dell'epoca propendono per una vittoria di Basie.

La sala da ballo era al secondo piano e occupava un intero isolato. Aveva un doppio palco che
poteva ospitare una grande band e una di medie dimensioni. La musica era continua in quanto le
due band si alternavano e l'una iniziava a suonare quando l'altra aveva terminato di eseguire il suo
pezzo. Il Savoy è stato l'unico locale da ballo ad avere la presenza costante di una élite qualificata
dei migliori ballerini. Comunemente noti come "Savoy Lindy Hoppers", si esibirono a livello
professionale come Whitey's Lindy Hoppers in produzioni di Broadway e Hollywood.

"Stompin' at the Savoy", classico brano da Big Band e standard jazz del
1934, prese il nome dalla sala da ballo.

Chick Webb è stato il leader della più nota band del Savoy intorno alla metà
degli anni 1930. Un'adolescente Ella Fitzgerald, dopo aver vinto un talent
show al Teatro Apollo nel 1934, ne divenne la cantante.

Il Savoy partecipò, nel 1939, alla World's Fair di New York, presentando
"The Evolution of Negro Dance". La sala da ballo venne chiusa nel 1958, e
l'edificio in cui era ospitata venne demolito e sostituito con un complesso
residenziale denominato Delano Village.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Il 26 maggio 2002 venne posta una targa commemorativa per il Savoy Ballroom in Lenox Avenue
tra la 140° e 141° street. Alla cerimonia erano presenti Frankie Manning e Norma Miller, membri
ancora vivi degli Whitey's Lindy Hoppers.

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MINTON’S PLAYHOUSE – Storio e recente / attivo

Minton's, Harlem

Il Minton's Playhouse era un locale fondato dal tenorsassofonista Henry Minton nel 1938 sulla
118ª Strada Ovest, al primo piano del Cecil Hotel a New York. Nel 1940, il direttore del club
divenne l'ex capo-orchestra Teddy Hill.

La fama del locale è dovuta alle jam session che vi si tenevano a tarda ora all'inizio degli anni
quaranta, jam a cui partecipavano musicisti come Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Thelonious
Monk, e Max Roach. Fu nel corso di questi eventi musicali, e ad analoghi eventi che si tenevano
all'altro club "bop" di Harlem, il Monroe's, che nacque la forma di jazz che fu presto conosciuta
come bebop (e che allora era chiamata "modern jazz"). Jerry Newman, che allora era uno studente
alla Columbia registrò alcune di queste serate, e le registrazioni furono poi pubblicate dalla Onyx
Records attorno al 1970 e in seguito su CD dalla Highnote Records.

Il Minton chiuse all'inizio degli anni settanta, dopo


un incendio che devastò l'albergo. Riaprì i battenti il
19 maggio 2006 dopo più di trent'anni, con il nome
"Uptown Jazz Lounge at Minton's Playhouse".
Minton's, Harlem

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BLUE NOTE JAZZ – Storio e recente / attivo

Subito dopo la 6th avenue raggiungiamo un’altra Mecca del Jazz che ruota attorno al Blue Note.
Di Blue Note ce ne sono vari in giro per il mondo, uno anche a Milano e un paio in Giappone. Uno
a Pechino e un altro nelle Hawaii stanno per aprire, ma quello di New York City è il più popolare.

Aperto nel 1981 e frequentato da artisti del calibro di Tito Puente, Oscar Peterson, Dizzy Gillespie,
è un luogo dove tutto può succedere. E se tra il pubblico ci fosse Stevie Wonder che a un certo
punto si alza dalla sedia e sale sul palco unendosi ai musicisti? Ecco, non stupitevi se dovesse
accadere.

Blue Note Jazz Club è un jazz club e un ristorante situato in 131 West 3rd Street nel Greenwich
Village, New York City. Il club fu aperto il 30 settembre 1981, dal proprietario e fondatore Danny
Bensusan, con il Nat Adderley Quintet che si esibiva in prima serata. Il programma di spettacoli del
club prevede spettacoli ogni sera alle 20:00 e alle 22:30 e un brunch jazz domenicale con spettacoli
alle 12:30 e alle 14:30. Il locale ha anche avviato una serie settimanale Groove di due notti che offre
agli artisti emergenti di jazz, soul, hip-hop, R&B e funk di New York l'opportunità di mostrare i
loro talenti il sabato e la domenica mattina alle 12:30. Il club attualmente gestisce sedi in Giappone
(Tokyo e Nagoya), Italia (Milano), Stati Uniti (Waikiki, Napa), Cina (Pechino), Slovacchia (Nové
Mesto nad Váhom) e Brasile, San Paolo.

La convinzione di Bensusan era "che se avesse portato grandi spettacoli in un ambiente


confortevole con ottimo cibo, avrebbe potuto riempire la casa notte dopo notte." Il Blue Note fu
presto istituito come il primo jazz club della città, con Dizzy Gillespie, Sarah Vaughan , Il batterista
canadese David Mendel, Carmen McRae, Dan Frieber, Lionel Hampton, Oscar Peterson e il
Modern Jazz Quartet tra prestigiosi artisti regolari lì. Bensusan ha prenotato Ray Charles per
un'intera settimana ogni anno. È ancora considerato uno dei locali jazz più famosi al mondo e uno
dei più conosciuti e costosi di New York.

Half Note Records è l'etichetta discografica live dei Blue Note, fondata nel 2001. Numerosi
musicisti hanno registrato album dal vivo al Blue Note e li hanno pubblicati su questa etichetta, tra
cui James Carter, Avishai Cohen, Elvin Jones, Odean Pope, Charles Tolliver, Jeff "Tain" Watts,
Kenny Werner, Arturo Sandoval, Kenny Garrett e altri. Dalla sua fondazione nel 1998, l'etichetta ha
anche ampliato il suo raggio d'azione includendo le uscite in studio, tra cui l'album del 2008 di
McCoy Tyner Guitars e l'uscita di Kenny Werner del 2010, No Beginning, No End.

Nel 30 ° anniversario della sua fondazione, il Blue Note Entertainment Group ha ospitato il Blue
Note Jazz Festival inaugurale nel giugno 2011, con oltre 80 spettacoli in 15 sedi in tutta New York
City. L'evento annuale di un mese vede protagonisti artisti che sono stati parte integrante della
storia del club, tra cui Chris Botti, Dave Brubeck, McCoy Tyner, Nancy Wilson e molti altri.

I TEMPLI DEL JAZZ


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CAPITOLO TRE
NEW ORLEANS, viaggio tra le radici del Blues e del Jazz

New Orleans, Lousiana. Il profondo sud degli Stati Uniti, costa atlantica, ad un passo dal Golfo del
Messico. Una delle più incredibili città del mondo, tra le grandi città degli Stati Uniti, New Orleans
è una di quelle in cui il melting pot americano trova maggiore concretezza, dove le percentuali di
bianchi, afroamericani, ispanici hanno più equilibrio. Una delle più colorate, con i suoi toni
caraibici, la mescolanza di culture che hanno lasciato il segno in quasi trecento anni di storia.
Fondata dai Francesi come colonia oltreoceano, poi passata sotto il comando degli spagnoli e quindi
degli USA. Luogo di sbarco delle masse di schiavi africani destinati alle piantagioni, alle terre
paludose da bonificare, ai latifondi del sud.

E dal calderone di eredità e retaggi, dalle vieux del quartiere francese, ai bayou melmosi del delta
del Mississipi, sono fuoriuscite alcune delle manidfestazioni di folclore più affascinanti del
continente nordamericano. Se avrete affrontato il lungo viaggio per visitare New Orleans, sarete
stati attratti dalla religione voodoo, figlia dell’animismo africano portato dagli schiavi e delle
varianti del cattolicesimo dei padroni europei, o ancora dalle coloritissime e sfrenate tradizioni del
Carnevale e dalle feste del Mardì Gras, una delle più scatenate follie collettive d’America.

Ma sono le strade della musica la calamita principale. Nella città in cui nacque il jazz, dove il blues
e gli spiritual hanno risuonato per i palazzi e le piantagioni, nelle case e nelle chiese, inizia un
piccolissimo tour dei luoghi e dei locali imperdibili della musica dal vivo e della sua storia. Con
Born on the bayou dei Creedence Clearwater Revival, eccovi qualche luogo da sogno per un vero
malato di musica catapultato a New Orleans.

La multiculturalità del suo percorso storico la rendono molto interessante anche dal punto di
vista architettonico, con un centro antico permeato dallo stile spagnolo e un circondario naturale
spettacolare costituito dalle terre della cultura cajun, di origine franco-africana.

Purtroppo l’uragano Katrina del 2005 ha danneggiato notevolmente la città, ma la tenacia dei suoi
abitanti e la volontà di salvarne l’inestimabile patrimonio culturale e antropologico hanno stimolato,
negli ultimi anni, un recupero importante di molti luoghi-simbolo.

Dall’animismo africano della religione voodoo, cui è stato dedicato l’Historic Voodoo Museum,
alle sfrenate tradizioni del Mardi Gras e del Carnevale di derivazione caraibica, New Orleans
offre una molteplicità di manifestazioni folcloristiche tra le più affascinanti dell’intero continente.

La città della Louisiana, a un passo dal Golfo del Messico (distante 170 km), è considerata patria
assoluta della musica jazz, il cui Big Bang si innescò proprio qui, nell’antico quartiere a luci rosse
di Storyville.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Il forte legame tra il Jazz e l’ambiente dei “postriboli” è sorprendente, a dimostrazione del fatto che
la musica, quella in grado di cambiare il corso della Storia, nasce sempre (o quasi) da situazioni di
disagio e di degrado.

Storyville venne istituita nel 1897 per confinare il


fenomeno della prostituzione in un unico quartiere.
Chiamata comunemente “The District”, la zona
pullulava di case di tolleranza, elencate in vere e
proprie guide turistiche denominate Blues Books (un
nome che, secondo alcuni, è un forte richiamo alla
musica “nera”). Musicisti solitari (per lo più pianisti)
erano incaricati di intrattenere i clienti in attesa delle
prostitute.

I TEMPLI DEL JAZZ


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La musica scorreva copiosa anche nelle vicine piantagioni: gli schiavi africani infatti, si davano
appuntamento ogni domenica a Congo Square per suonare e cantare. Questa piazza entrò presto nel
mito, essendo l’unico luogo in tutta l’America nel quale gli oppressi di colore e i liberi cittadini
immigrati potevano fare musica liberamente, improvvisando melodie contaminate dalle influenze
più disparate.

Nel 1901, proprio nei sobborghi di New Orleans, nacque il grande Louis Armstrong, a cui va il
merito di aver portato il genere jazz alla ribalta in tutto il mondo. Figlio di una prostituta e con una
storia di vita difficile, Armstrong era solito ascoltare estasiato i musicisti che si esibivano nei
bordelli di Storyville, quando ancora il Jazz si chiamava Ragtime e si spalleggiava col Gospel.

La musica di Congo Square, la musica di Storyville, la musica del Missisipi, si trasformò nel
corso degli anni nel genere musicale che tutti oggi conosciamo come Jazz.

Della Storyville originale non è rimasto nulla salvo le coordinate geografiche, che la inquadrano
tra Basin Street e Rampart Street sconfinando nel French Quarter (il quartiere francese) ed
arrivando sino a Sant Louis Cemetery.

Congo Square invece è ancora visitabile e si trova all’interno del Louis Armstrong Park, in un
quadrato verde incuneato tra Rampart Street, Basin Street, Orleans Avenue e St. Philip Street.

Basin Street, circa 1908.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Per assaporare oggi l’atmosfera musicale tipica della zona si consiglia di recarsi nei locali di musica
storici di New Orleans come la Preservation Hall, una delle sale da concerto più antiche ed
importanti della città, situata nel quartiere francese. Nell’itinerario non possono mancare una
passeggiata a Bourbon Street, la via della musica, una tappa nel club Maple Leaf Bar ad Oak
Street e infine una visita alla celebre House of Blues, che ospita concerti e festival di livello
internazionale.

Big 25 nel salone di Storyville.

La banda musicale creola originale di Kid Ory, 1922: Creole Jazz Band di King Oliver nel 1923
Warren "Baby" Dodds, Kid Ory, Mutt Carey, Warren "Baby" Dodds, Honore Dutrey, Bill Johnson,
Ed "Montudie" Garland e Wade Whaley Louis Armstrong, Johnny Dodds, Lillian Hardin
e Joe "King" Oliver.

I TEMPLI DEL JAZZ


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PRESERVATION HALL

Preservation Hall è un locale jazz nel quartiere francese di New Orleans, in Louisiana. L'edificio è
associato con una band house, un'etichetta discografica e una fondazione senza scopo di lucro.

A soli tre isolati dal fiume, aperta dal 1961, questa sala è una risorsa imperdibile per chi voglia fare
esperienza del vero Jazz di New Orleans. Lo stabile che ospita la Preservation Hall è in piedi dal
1750, e per più di duecento anni non è stato altro che una residenza privata come tante nello storico
quartiere francese.

Sino a quando, di fronte al successo dilagante del modern jazz e del rock and roll, i suoi locali si
trasformano in una “sala di conservazione”, come vuole la traduzione del suo nome, per il jazz degli
albori, quello intriso di ragtime, da ballare sui ritmi sincopati, figlio delle marching band che
attraversavano la città nelle occasioni di festa. Un concerto a sera, un arredamento curatissimo, foto
alle pareti che testimoniano gruppo per gruppo, artista per artista, la storia della jazz-music.

Un vero museo vivente, dove ascoltare solo musica di qualità.

I TEMPLI DEL JAZZ


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MAPLE LEAF BAR

Si trova uptown, in Oak Street, ed è semplicemente uno dei locali più storici e più famosi della città.

Ci hanno suonato e ci suonano tutti i più importanti artisti locali, una vera e propria mecca della
musica delle radici. Serate jazz, modern jazz, root music, gospel e spirituals, tanto blues anche a
cappella, come agli albori della musica moderna più nera di tutte.

La facciata bianca e azzurra del Maple Leaf Bar, una casa tradizionale delle vieux di New Orleans,
trasuda di storia. Si può letteralmente respirare il puzzo dell’improvvisazione momentanea, che è il
vero filo rosso che riunisce l’identità musicale della città, riassumendone l’aspetto precario, da
inventare ogni volta, la natura incerta della vita dura del sud d’altri tempi e anche dei nostri, in cui è
sufficiente il passaggio di una Katrina qualunque a costringere a ricostruirsi, a reinventarsi.

I TEMPLI DEL JAZZ


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HOUSE OF BLUES

New Orleans è anche una delle patrie del Gospel.


Musica sacra, numerosi ensemble di coristi che animano le celebrazioni del sabato e della
domenica. Sarebbe inutile indicarne una chiesa in particolare. Bisogna girare, farsi guidare dalle
voci potenti del sud, avere fiuto ed orecchio, per godere delle note di questa coinvolgente e
particolarissima musica.

Oppure si può rinunciare ad un po’ di genuinità ed assistere agli spettacoli settimanali del Gospel
Brunch alla House of Blues, catena di locali aperta da molti anni da Dan Aykroid, uno dei due
Blues Brothers.

Qui a New Orleans, ogni ricorrenza del giorno del signore, le porte si aprono a metà mattina per
ospitare appunto il brunch della domenica al suono dei migliori artisti e cori gospel della città e non
solo.

I TEMPLI DEL JAZZ


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CAPITOLO QUARTO
I LOCALI JAZZ IN ITALIA DI RESPIRO INTERNAZIONALE

Abbiamo concluso il capitolo precedente con il Blue Note di New York; il collegamento con
l’Italia, seppur molto banale, è la presenza di una sua sede anche a Milano, ma questo è un mero
pretesto per citare quelli che sono o sono stati i locali, i templi e monumenti del Jazz in madre
patria, storici e recenti, dove hanno suonato i più grandi del Jazz e dove si continua a suonare.
Diciamo la verità, la pianta del jazz non ha il suo habitat naturale nel giardino della cultura italiana.
Col tempo è riuscita a diffondere le sue radici anche nel nostro Paese, ma è servita l’opera di un
buon numero di appassionati che ha continuato a coltivarla con amore e ostinazione. I jazz club
sono ovviamente fondamentali per mantenerla in salute, e sul territorio nazionale ce ne sono
diversi che offrono una programmazione di ottimo livello. Ecco quelli che hanno fatto o stanno
facendo la Storia del Jazz in Italia e nel mondo.

BLUE NOTE, Milano


Al Blue Note di Milano passano regolarmente grandi nomi, non
strettamente jazz: per intenderci, nella sua ricca e varia
programmazione, convivono Enrico Rava e Le Sorelle
Marinetti. Spesso è prevista una doppia esibizione alle 21 e alle
23 (la seconda a prezzo ridotto).

LA SALUMERIA DELLA MUSICA, Milano


Locale ricavato da una ex fabbrica, ha un’ottima
programmazione jazz ma apre il palco anche a rock, pop,
canzone d’autore e cabaret.

IL JAZZ CLUB, Ferrara


Il Jazz Club Ferrara ha una sede invidiabile (il Torrione San
Giovanni, bastione rinascimentale parte della cinta muraria della
città) e un cartellone ricco di nomi internazionali.

LA CANTINA BENTIVOGLIO, Bologna


A Bologna, la Cantina Bentivoglio dal 1989 offre una
programmazione da 270 serate di jazz dal vivo, e DownBeat
l’ha segnalata nella sua lista dei migliori jazz club per ben 12
volte.

ALEXANDERPLATZ JAZZ CLUB, Roma


L’AlexanderPlatz Jazz Club di Roma, in attività da un
trentennio, è quasi un’istituzione per il jazz nella capitale, grazie
a una programmazione sempre di alto livello.

I TEMPLI DEL JAZZ


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LA CASA DEL JAZZ, Roma


La Casa del Jazz di Roma non si può definire un club in senso
stretto, visto che è una struttura che ospita un auditorium, sale
prova e di registrazione, un archivio audiovisivo, una biblioteca
e un ristorante. Ma la programmazione di concerti ed eventi ne
fa una tappa obbligata per i jazzofili. Pare che musicisti come
Larry Coryell o il bassista Jeff Berlin abbiano fatto di tutto pur
di suonarci. La Casa del Jazz di Roma, in viale di Porta Ardeatina al civico 45, è il gotha del jazz.

BLUE AROUND MIDNIGHT, Napoli


Il Blue Around Midnight di Napoli è passato da diversi cambi di
gestione, ma si è sempre mantenuto fedele al jazz e al blues. Le
dimensioni sono raccolte, e il contatto visivo coi musicisti in azione è
molto stretto.

SALA DEL ROSSO, Firenze


A Firenze si può godere dell’eccellente acustica della Sala del Rosso,
ricavata da una cantina dell’antico castello del Bisarno e data in
concessione all’omonima associazione culturale che propone eventi in
cui il jazz fa la parte del leone.

GREGORY’S, Roma
Il Gregory’s di Roma è un jazz club e whisky bar che propone due set
dal vivo ogni serata, con l’obiettivo dichiarato di ripercorrere la storia
del genere, presentando musicisti impegnati nella rilettura dei classici.

JAZZ CLUB, Torino


Il Jazz Club di Torino presenta molte serate dedicate al lindy hop, la
danza a ritmo di swing, offrendo anche lezioni gratuite ai principianti.
Tanto per ricordare che il jazz è nato (anche) come musica da ballare.

COUNT BASIE JAZZ CLUB, Genova


E anche Genova ha la sua casa del jazz, il Count Basie Jazz Club in vico
Tana. Una volta convento di Santa Brigida, oggi è un locale da 150
eventi l'anno: insieme all'ottimo jazz si esibiscono artisti blues, jam
sessions e artisti dal diverso stile musicale. Un luogo in cui le note
regano sovrano e in cui ogni gusto può essere soddisfatto.

I TEMPLI DEL JAZZ


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CAPOLINEA, Milano
Non si può non ricordare il Capolinea, chiamato così per essere stato metaforicamente considerato
l'approdo notturno finale (dopo concerti o sessioni di registrazione) dei musicisti di jazz residenti o
di passaggio a Milano, è stato uno storico locale situato lungo il Naviglio Grande, in via Ludovico il
Moro 119 (vicino al capolinea del tram 19).

Venne fondato nel 1968 da Giorgio Vanni, ex batterista toscano, con l'intento di abbinare cucina e
musica, e chiuse nel 1998, in seguito a problemi di natura legale ed economica. Divenne in breve
tempo uno dei maggiori ritrovi della musica jazz in Italia, un vero e proprio "tempio del jazz" di
respiro internazionale in cui suonarono i più famosi artisti italiani e stranieri. In quel periodo, per
sole due stagioni, rimase aperto anche un altro storico jazz club milanese, il Jazz Power, e spesso
gli artisti che si erano esibiti in quello concludevano la serata al Capolinea.

Era dotato di un ampio palco che spesso veniva utilizzato per registrare
dischi dal vivo. Tra i tanti, si ricordano At Capolinea di Chet Baker
(Red Records, 1984) e l'album Capolinea del Banco del Mutuo
Soccorso (Ricordi, 1979).

Frequentato da un pubblico eterogeneo, il Capolinea, più che un locale,


era "il ritrovo" a Milano per amanti del jazz e musicisti, tappa fissa per
ogni artista che passava da Milano e dall'Italia. Non si contano le
entusiasmanti jam session, che si protraevano anche fino all'alba, davanti
ad appassionati che lasciavano il locale solo quando gli strumenti venivano riposti dai musicisti
nelle custodie. Durante il giorno venivano anche date lezioni di musica: si ricorda il maestro Enrico
Lucchini che, al piano superiore del locale, dal 1973 dava lezioni di batteria ad allievi provenienti
da tutta Italia.

Artisti che hanno suonato al Jazz Club Capolinea


Angelo Arienti Chet Baker Gianni Basso Bob Berg
Art Blakey Betty Carter Franco Cerri Stefano Cerri
Vinnie Colaiuta Chick Corea Miles Davis Franco D'Andrea
Pino Daniele Tullio De Piscopo Dizzy Gillespie Barney Kessel
Gerry Mulligan Woody Herman Steve Lacy Enrico Rava
Larry Nocella Paolo Pellegatti Mario Rusca Tony Scott
Joe Venuti Cedar Walton Sandro di Pisa

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INDICE GENERALE DI TUTTI I LOCALI, STORICI E NON, DI NEW YORK

Nelle pagine seguenti sono riportati tutti i locali di New York, sia storici che recenti.

In ordine troviamo le seguenti macroaree:

• 52nd Street e Times Square (52nd Street conosciuta come la "Swing Street" o "The Street" dal
1940's al 1960's) (Dopo che il Proibizionismo finì nel 1933, il centro del Jazz mosse lentamente la
sua attività verso Times Square)

• Harlem (133rd Street tra Lexox e 7th Ave, una strada di numerosi piccoli jazz clubs, chiamata
"The Street" negli Anni Trenta)

• Greenwich Village

• Upper West Side / Upper East Side

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52ND STREET e TIMES SQUARE (1944-1947)

"Swing Street" - 52nd Street tra 5th Avenue e Broadway

52nd St. - North Side - 5th Avenue to 6th Avenue (I Jazz Clubs sono in GRASSETTO):

• Tony's Restaurant - 59 West 52nd Street .


• Orchard Room Restaurant - 57 West 52nd Street
• The Onyx - 55 West 52nd Street.
• Jimmy Ryan's - 53 West 52nd Street
• Ha-Ha Club - 51 West 52nd Street.
• Eugene's Luncheonette - 51 West 52nd Street.
• Swiss Chalet Restaurant - 45 West 52nd Street
• Follies Restaurant - 39 West 52nd Street
• Alton Liquors - 35 West 52nd Street
• Leon & Eddie's - 33 West 52nd (burlesque club w/ some jazz)
• House of Ballantine Liquors - 23 West 52nd
• 21 Club - 21 West 52nd Street (originally "Jack and Charlies 21 Club")
• Tondelayo's - ?? Swing Street, north side.

52nd St. - South Side - 5th Avenue to 6th Avenue

• 3 Deuces -72 West 52nd Street


• Chez Lina restaurant -70 West 52nd Street
• Club Downbeat - 66 West 52nd. Street
• Club Carousel - 66 West 52nd. Street
• Yacht Club (prior to Downbeat) - 66 West 52nd. Street
• Chez Remy Restaurant - 64 West 52nd Street
• Club Samoa - 62 West 52nd Street (burlesque club)
• Johnny's Tavern - 60 West 52nd Street
• Michael Riley's Restaurant - 58 West 52nd Street
• Famous Door - 56 West 52nd Street
• Spotlight - 56 West 52nd Street
• Club Nocturne - 56 West 52nd Street
• Drama Bookshop - 48 West 52nd Street

52nd Street - 6th Avenue to 7th Avenue

• Kelly's Stables - 137 West 52nd Street - b/t 6th and 7th Avenues.
• Hickory House - 144 West 52nd Street - b/t 6th and 7th Avenues.

Mappa della Swing Street (52nd Street)

La maggior parte dei locali della 52a strada si trovavano ai piani inferiori degli edifici in affitto di 4-
5 piani e di solito erano larghi circa 20 piedi e profondi 60 piedi, quindi quando gli affitti salivano,
era facile per loro trasferirsi rapidamente solo spostando le sedie, i tavoli e il piccolo palcoscenico.

I TEMPLI DEL JAZZ


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Times Square North - Broadway e 7th Ave tra 46th e 54th Streets – da Sud a Nord

• Arcadia Ballroom - 1680-1688 Broadway at the Southeast corner of 53rd Street.


• Band Box - 1680? Broadway b/t West 52nd and West 53rd Streets, east side of street.
• Birdland - 1678 Broadway b/t West 52nd and West 53rd Streets, east side of street. (Awning
reads: Jazz Corner of the World)
• Iridium Jazz Club - 1650 Broadway, b/t 50th street and 51st Street, east side. (1994: began at
63rd and 8th; since 2001 - present address)
• Zanzibar - 1619 Broadway (1944-1949) - Northwest corner of Broadway and 49th Street.
• Bop City - 1619 Broadway (1949- 1965) - Northwest corner of Broadway and 49th Street.
• Latin Quarter - 1580 Broadway b/t 47th and 48th Streets, east side.
• Royal Roost - 1574 Broadway, north west corner of 47th street, east side. (a.k.a. "The
Metropolitan Bopera House")
• Metropole Cafe - 725 7th Avenue, b/t 46th-47th Streets, East Side

Further South from Times Square

• Buddy's Place - 133 West 33rd St.b/t 6th and 7th Avenues, north side of street.

East of Fifth Avenue

• The Embers - 161 East 54th Street between Lexington Avenue and Third Avenue, north side.
• Basin Street East - 137 East 48th Street, northeast corner of Lexington Avenue.

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I JAZZ CLUB di HARLEM, RISTORANTI, e BALLROOMS tra il 20 ed il 40:

• 133rd St: New York's chiamata Swing Street, di rado chiamata "the Street."

• Alamo Club (1915-1925) 253 West 125th St (basement) b/t 7th and 8th (aka Alamo Cafe; Jimy
Durante)
• Alhambra Ballroom (1929-1945) (aka The Harlem Alhambra) 2116 Adam Clayton Powell Jr.
Boulevard (7th Avenue) at 126th Street (built in 1903 for vaudeville. In 1929 it opened an upstairs
ballroom featuring jazz performers like Bessie Smith and Billie Holliday that closed in the 1960's.
• The Apollo Theater 253 West 125th St. b/t 7th and 8th Avenues
• Baby Grand Cafe (1945-1965) 319 West 125th b/t St Nick and 8th (1964 phone book) (Club
Baby Grand)
• Bank's Club (located on 133rd St. )(more info to come)
• Barbeque Club (restraunt above The Nest at 169 West 133rd (established 1923)
• Barron's Club - Clark Monroe aprì la Uptown House di clark Monroe negli anni '30 al 198 West
134th St (alla 7th Avenue) nel seminterrato. L'edificio in precedenza ospitava il Barron WiIlken's
Exclusive Club (alias Barron's Club, dove Duke Ellington suonava all'inizio degli anni 1920.
Successivamente divenne il Theatrical Grill, gestito da Dickie Wells. Successivamente divenne
Pirates Den e Red Pirate, infine Clark Monroes Uptown House: a quel punto l'ingresso fu spostato
dalla 2275 7th Ave alla 198 West 134th.
• Basement Brownies (1930-1935) 152 West 133rd St. b/t 6th and 7th Avenues
• Brittwood Bar 594 Lenox at 141st, next to the Savoy Ballroom.
• Capitol Palace 575 Lenox at 139th St.
• Clark Monroe's Uptown House 198 West 134th St.between Lenox Avenue and Adam Clayton
Powell Boulevard (7th) (edificio ancora esistente). - La Uptown House di Clark Monroe, talvolta
abbreviata nella Uptown House di Monroe o semplicemente in quella di Monroe, era una discoteca
di New York City. Insieme a Minton's Playhouse, era uno dei due club principali nella storia del
bebop jazz. Clark Monroe aprì la Uptown House negli anni '30 al 198 West 134th St di Harlem, in
un edificio che in precedenza ospitava il Barron's Club (dove Duke Ellington lavorava all'inizio
degli anni '20) e il Theatrical Grill. Monroe trasferì il club nella 52a strada nel 1943 (accanto al
Downbeat Club., Dice un libro)., E aprì un secondo club, The Spotlite, nel dicembre 1944.
• Club Harlem 145th and 7th (1952?)
• Connie's Inn (1923-1934) 2221 7th Ave at 131st St. (131st and 7th was "The Corner") (1964
Connie= Conrd Immerman - Lithuanian - a differenza del Cotton Club non era solo i bianchi)
(Connie era nel seminterrato, sopra c'era un bar
• Cotton Club 644 Lenox Avenue at north east corner of 142nd
• Count Basie's Lounge (1955-1964) 2245 7th Avenue NEC 132nd St.(edificio ancora esistente)
• Covan's (aka Covan's Morocco Club) 148 West 133rd b/t 6th and 7th Avenues
• Dickie Wells Shim Sham Club (1932-1942) (nello stesso spazio di The Nest) (169 West 133rd)
• Edith's Clam House (aka Harry Hansberry's Clam House or just The Clam House) - 146 West
133rd St. b/t 6th and 7th Avenues
• Gee Haw Stables 113 West 132nd Street b/t Lexox and 7th Ave. Il club dell’afterhour era così
chiamato perché all'ingresso c'era una testa di cavallo scolpita. Gran parte dell’album God is in the
House di Art Tatum è stato registrato qui su un registratore nel.
• Golden Gate Ballroom (1939-1950) 640 Lenox Avenue at West 142nd St. Harlem Opera House
209 West 125th St. at 7th Avenue
• (Harry Hansberry's) Clam House 146 West 133rd (1928) b/t Lenox and 7th Ave.
• Havana San Juan 138th and Broadway (1960)
• Herman's Inn (145) 2493 Seventh Avenue b/t 144th-145th Streets
• Hoofers 2235 7th Ave (basement of Lafayette Theater/Dancers Bojangles Robinson)
• Hot Cha 2280 7th Ave 134th (Hot Cha Bar and Gril) (CLub Hot Cha)(Dove Billie Holiday iniziò)

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• Lafayette Theater 2227 7th Ave. (Il Rhythm Club, che era sotto il Lafayette, poi Hoofer's Club)
• Lenox Lounge (Zebra Room inside) from 1939 - 288 Lenox b/t 124th and 125th
• Lincoln Theater 58 West 135th Street b/t 6th and 7th Avenues (1909-1964)
• Mexico's 154 West 133 (basement) b/t 6th and 7th Avenues
• Minton's Playhouse 206 west 118th at St. Nick. south east corner of St Nicholas Ave (edificio
esistente)(1938-1974; riaperto nel 2006); Jazz Club e bar situati al 1° piano del Cecil Hotel (210
West 118th St.)
• Monroe's Uptown House guardare: Clark Monroe's Uptown House - 198 West 134th Street
• The Nest (aka The Nest Club - gli uomini in abiti da uccello, cantavano "Where do the young
bird's go - to the Nest!") 169 West 133rd (basement) - (aperto nel 1923-1932)) più tardi Rhythm
Club (sopra il The Barbeque Club)
• The Palace Ballroom (aka The Rockland Palace Ballroom; originariamente State Palace
Ballroom) 280 West 155th at 8th Ave.
• The Plantation Club 80-82 West 126th Stret between 5th Ave and Lenox
• Pod's and Jerry's 168 West 133rd b/t 6th and 7th Avenues (1925-1935)(better 1928-1948 or 9)
(Officially The Patagonia; later The Log Cabin)(Greet you with "Hi Pod'ner" and Wild West Jerry)
Pod's e Jerry's, ufficialmente il Catagonia Club, erano un cabaret e un jazz club. Fu uno dei floridi
speakeasies durante l'era del proibizionismo quando la strada era conosciuta come "Swing Street".
Fu fondato nel 1925 da Charles "Pod" Hollingsworth e Jeremiah (Jerry) Preston. Dopo la fine del
proibizionismo nel 1933 il club fu ribattezzato The Log Cabin, che fu uno degli ultimi club a
chiudere sulla 133esima strada nel 1948, molto tempo dopo la sua scomparsa [Wikipedia]
• Radium Club (Happy Rhone's Radium Club 1920-1925; 654 Lenox b/t 143rd-144th)
• Reuben's 242 West 30th St. b/t 7th and 8th Avenues (un piccolo piano club; Art Tatum ha
suonato qui. Proprietà di Reuben Harris che ha suonato insieme a due fruste su un giornale piegato)
• Renaissance Ballroom (150 West 138th b/t 6th (Lenox) and 7th Aves (1915-1964)
• The Rythm Club (arrivò dopo The Nest e prima dell'Hoofer Club) (169 West 133rd) (in seguito
si trasferì a 168 West 132nd 1932 e successivamente fu rilevato dall'Hoofer's Club)
• St. Nick's Jazz Pub 773 Street Nicholas Ave. - (dal 1940: rinominato The Pink Angel in 1950);
renamed in the 60's)
• Savoy Ballroom (1926-1958) 596 Lenox Avenue b/t West 140th and West 141
• Showman's Bar (Showman's Jazz Club) 375 West 125th (Originariamente era situato vicino
all'Apollo Theater nella 267 West 125th Street, dove era un ritrovo per gli artisti. Showman si è
trasferito 3 volte in 42 anni.)
• Small's Paradise (aka Ed Small's Paradise) (1925-1980's)(basement) 2294+1/2 Seventh Avenue
all'angolo sud-ovest della 135th Street. (Questo in seguito divenne il piccolo paradiso di Big Wilt;
ora una casa internazionale di frittelle è nel locale.)
• Snookie's Sugar Bowl (a luncheonette in Harlem during the 1950'-60's.
• Sugar Cane Club (aka Small's Sugar Cane Club) (1917-1925) 2212 5th Ave at 135th (entrance
through narrow underground passage)
• Sugar Ray's (2074 7th Ave b/t/ 123-124 (proprietà del pugile Sugar Ray Robinson)
• Theatrical Grill (198 West 134th St.; Clark Monroe aprì la Uptown House negli anni '30 al 198
West 134th St di Harlem, in un edificio che in precedenza ospitava il Barron's Club (dove Duke
Ellington lavorava all'inizio degli anni '20) e il Theatrical Grill.
• Tilllie's 148 West 133rd (waffle di pollo e jazz)(1926)(in seguito fu Monette's Supper Club dove
la leggenda narra che John Hammond 1st ascoltò il diciassettenne Billie Holliday (fm NYT) (Ora,
dal 2006, è Bill's Place - un piccolo jazz club)
• The Ubangi Club (1934-1937) 2221 7th Ave at 131st St.) L'Ubangi Club fu aperto nel 1934 da
Glady's Bently, una famosa cantante lesbica che cantava in smoking e coda. Il suo club occupò lo
spazio che era stato occupato da Connie's Inn dal 1923 al 1934. Entrambi i club erano nel
seminterrato.
• The Yeah Man (1925-1960) 2350 7th Ave at 138th St.

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Harlem Jazz and Night-Club map from 1932.

L’illustrazione dei clubs è stata realizzata guardando da nord a sud. Qui sotto ci sono tutti i locali
denominati. Essi sono anche nella Mappa dei PopSpots del Jazz. C’è anche un riferimento alla
Glady's Clam House. Questo è probabilmente riferito a un piccolo ristorante in 146 West 133rd
Street, in alternativa chiamato Edith's Clam House o Harry Hansberry's Clam House, dove la
leggenda della vita notturna di Harlem del 1930, Gladys Bently, si esibì in "tuxedo and high hat"
(come si dice sulla mappa) prima di aprire il suo club chiamato The Ubangi.

La mappa del 1932 è opera di E. Simms Campbell, il primo illustratore afroamericano ad essere
indacato su riviste nazionali. La mappa originale è ora nella rara collezione di libri della
Biblioteca Beinecke della Yale University.

Luoghi menzionati nell'illustrazione: approssimativamente da sinistra a destra:

• Savoy Ballroom • Smalls' Paradise


• Cotton Club • Yeah Man
• Radium Club • The Log Cabin
• Connie's Inn
• Lafayette Theater
• Tillie's
• Theatrical Grill
• Glady's Clam House
• Club Hot-Cha

I TEMPLI DEL JAZZ


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I TEMPLI DEL JAZZ


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GREENWICH VILLAGE (1930 - Oggi):

• Arthur's Tavern - 57 Grove b/t 7th Ave South and Bedford Street
• Blue Note Jazz Club - 131 West 3rd street between 6th Avenue and MacDougal Street, northside.
• Bradleys - 70 University Place b/t. East 10th Street and East 11th Street, west side of street.
• Cafe au Go Go - 152 Bleecker Street b/t Thompson and LaGuardia Streets, south side of street
• Cafe Bohemia - 15 Barrow Street b/t West 4th Street and Bleecker St., east side
• Cafe Society - 1 Sheridan Square; corner of Barrow Street and Waverly Place (basement)
• Cinderella Jazz Club - 82 West 3rd St. b/t Sullivan St. and Thompson St. (1930's-1950's)
• The Cookery - 21 University Place and 8th Street - (1969-1984)
• Eddie Condon's - 47 West 3rd b/t Mercer St. and Greene St. , northside (1945; later moved
uptown)
• Fat Tuesdays - 190 Third Ave at 17th St., downstairs. (just north of the East VIllage)
• Five Spot - 5 Cooper Square (i.e. Third Ave. tra East 4th e East 5th Street, lato est all'estremità
nord del Bowery. Il club fu qui dal 1956 al 1962 quando l'edificio in cui si trovava fu demolito per
un condominio. Nel 1962 si spostò di circa 4 isolati a nord in 2 St. Marks Place alla Third Avenue
fino al 1967. Successivamente fu il "Two Saints", ma chiuso nel gennaio 1976.
• Half Note - 289 Hudson Street, southwest corner of Spring Street (later to move to West 3rd
Street)
• The Knickerbocker Bar and Grill - 33 University Place at East 9th Street (1977 - attuale)
• The Music Box - 121 West 3rd St. b/t MacDougal St. and 6th Avenue (1950-1972)
• Open Door - 55 West Third Street at northeast corner of West Broadway (now called LaGuardia
Place)
• Seventh Avenue South - 21 Seventh Ave South near Leroy (run by the Brecker Brothers from
1977-1986.)
• Slugs - 242 East 3rd St. b/t Ave B and Ave C (mid 1960's-1972)
• Small's Jazz Club - 183 W 10th St. b/t 7th Ave South and West 4th St.
• Sweet Basil Jazz Club - 88 Seventh Avenue South b/t Bleecker St. and Grove St. (1974-2000)
• The Village Gate - 158 Bleecker Street, b/t Sullivan and Thompson, south side (now "Le Poisson
Rouge")
• Village Vanguard - 178 Seventh Avenue South, b/t Perry and West 11th Street, west side,
downstairs.

UPPER WEST SIDE :

• Smoke 2751 Broadway between 105th and 106th, West side. Precedentmente un jazz club
chiamato Augies

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