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Libro 2.
PREMESSA
al critico dialogo a distanza
Pietro-Paolo,
di un “galletto”
che è Paolo, nel suo 4° nome
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Nato nel dì della Conversione di San Paolo, lo sono nel IV mio nome.
Come Paolo, il 24-10-1999, in un Convegno benedetto dal Papa,
già risposi a Pietro, alla sua Fides et Ratio, contribuendo da filosofo … …
ma la risposta non gli fu mai recapitata dai Fideisti.
Questo libro fu distribuito al mio Convegno… della Pienezza dei tempi:
giorno 24 (le sue ore), mese 10 (ciclo numerico), 1999 (fine del II millennio).
Il gallo cantò all’alba del Venerdì e Pietro pianse amaramente perché capì:
1. quel pollo faceva il galletto… come aveva fatto lui, Pietro;
2. era l’Aurora della nuova Pasqua verso il Sublime nella vita;
3. quell’Alba nuova nasceva dal Sacrificio finale dell’Agnello di Dio.
Ora Pietro ha dato la Deus Caritas est quando Paolo rinacque al Cristo…
riapparso il 25-1 nella luce, come vi ritornò, segregato, nel mio privato.
Vi ritornò davvero, segregato in me, un galletto ,suscitato per Pietro :
1. vero galletto perché mi son legato digiuno e in croce il 5-12-2005 al
Sacro Cuore di Gesù a Pescara, sostenuto 55 dì solo dall’Ostia delle
Messe, perché avevo le stesse ragioni di quel gallo da cantare a Pietro!
2. perché ho ancora fede (pronto fino a morirne) che Pietro sia il Buon
Pastore di Gesù, che lascia le altre pecorelle e cerca quella smarrita…
anche là – in Vaticano – ove per pecorella credono… un lupo grigio!
3. perché credo ancora nella Carità di Pietro (cui mostro amore e non
la pistola fumante, nel mentre è a capo di una banda di ladri). Egli
regna infatti su uno Stato che non è in tutto fondato sull’Amore (ma
sulla convenienza, perché rispetta l’aggressore lupo grigio e non
l’agnello)… e così – l’afferma proprio Pietro – “è una banda di ladri”.
Ecco così a Pietro 3 miei Chicchirichì! , a pag. 61-62, e ora:
1° Nato il 25-1 con Paolo e l’Aurora Boreale del ’38, son il Cristo segreto;
2° Paulus anch’io – e si vede! – piccolo povero cristo senza importanza;
3° Cristo sta – in segreto! – in tutti i poveri cristi senz’importanza !
ERGO: Pietro, sii coerente con Paolo, se così canta il galletto. :
« Il primo Pietro, per non provocare la sua morte, nascose la Verità… Idem i 3
ultimi Pietro: per non provocare la loro morte, hanno nascosto il 3° Segreto di
Fatima… finché non si sono se ntiti al sicuro. E io, il Gallo, canto: “Piangine
amaramente, o Pietro della “ Deus Caritas est ”! Proprio Essa ha spinto ben 4
Pietro a rinnegare la Verità, affinché tu – l’ultimo – non la rinneghi mai più!” »
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La Deus Caritas est proclama un Amore di Dio…-
umano in pieno,-
con l’Eros unito all’Agape, il pretendere unito al suo gratuito dare,-
la carne allo spirito, l’umano al divino, perché vi sia…-
il “super-uomo”, che è un “Gesù vero, vivo e presente in ciascuno”…-
Va bene se si parla al Nietzsche del superuomo, che crede morto Dio.-
Ma Dio non è un credere, è l’Evento Assoluto, che, nel relativo, è Gesù.-
“† sun am I” -
Non arrivare a capire in che modo quel cataclisma entri a far parte
dell’Amore di Dio è il segno di una umanità resa da Dio assolutamente cieca
per il trascendente, e che non vede più nell’ESODO l’amore di Dio.
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Tsunami, la Carità di Dio, per chi ha orecchie per intendere:
il. 25-01-1.938.
nasco, ? SARF
io-F , RoSARio,
il Santo Ro sario
che impersona
la luce in cielo
che ci libererà
il. 22-12-2.012.
Chicchirichì ! 25-1-1938, † sun am I ! la luce del Ro-sar-io
LA MIA CROCE
dialogo purtroppo a distanza,
Pietro-Paolo, che gli dice:
« Deus Caritas est… è l’Esodo vero
da una Terra… d’Egitto, perché su di essa, ora, si è
solo veri schiavi!
Bisogna esser pronti all’Esodo vero,
perché Dio ci ama e vuole tutti,
in massa… liberi davvero! »
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Io, come il filosofo Paolo, chiedo infatti al Pietro della Deus Caritas est:
Ho capito questo, come sintesi dell’Enciclica:
« Urge l’evento vero e reale di chi “accolga e sia Cristo Amore”…
l’Amor puro “incarnato”, che chiede e dà, ove l’Eros “aiuti” l’Agape! »
Se ho sintetizzato bene, per favore, una risposta sia data a me:
«Perché, allora (se dico che la mia nascita è opera del Deus Caritas come
l’evento capitato a me e valido per tutti, della presenza reale d’un Cristo
venuto “in persona”)… son creduto persona imbecille da evitare ? »
Se la grandezza vera non è saputa nella piccolezza vera, il Natale del Cristo in
ogni vivente non sa di vero e reale! Egli è atteso male: come il potente
(vincitore della Morte ora, come dei Romani allora) e forte, che “mandi”
all’Inferno e in Paradiso… e non che – invece – “si faccia” Carità “in noi”:
povero nei poveri e peccatore nei peccatori, per assumere tutto in sé come
un carico vero, reale e personale e non come una pura idea !
Dio Amore “è in noi”, ignoto, segreto (mortificato nella nostra pochezza),
e trova sempre dei Caifa che si stracciano le vesti e uccidono quel Dio vivo e
vero “che c’è”, affermando che in noi “non c’è!”… nel mentre, poi
– che incoerenza! – lo si vuol vivo in tutti… senza che lo sia in ciascuno!
Ebbene Gesù si è fatto carità in noi, per liberarci tutti… con l’Esodo!»
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VeRoN.I.ca misteriosamente “vede”, ve’ RO N.I. ca, e qua di vero v’è Romano!
Infatti, sia le foto fatte da Valerio Simeone (tel. 3473353291), fotoreporter de Il Centro,
misteriosamente “sparirono” (senza le avesse cancellate dalla macchina fotografica);
sia la cassetta dell’evento misteriosamente “sparì” dalla cinepresa (senza che la
Polizia di Pescara l’avesse tolta o sequestrata il 5-12-2.005)! È vero. Controllatelo!
I due eventi sono misteriosi allo stesso modo di quanto accadde il 29-01-2.002,
allorché sparì dalla croce (nella Chiesa di San Giovanni Battista a Saronno) il corpo
ligneo di Cristo, nel mentre io rischiai di sparire dal mondo (perché, investito sulla
via di fronte da un pullman, io fui salvato). Accadde mentre l’orologio del campanile
si bloccò come per il sacrilegio, per rimettersi misteriosamente in moto da sé
dopo 99 mesi e 16 dì al 99° giorno di mio digiuno e 16^a Comunione, per un
sacrificio mio (e tanta fede) affinché Gesù ridesse la vista a Tommi, un cieco nato.
Per quant’accadde il 29-01-2.002 (tolto dal mondo il Cristo ligneo e non io, Romano),
m’intendo un RO missionario Santo, salvato al mondo come un Cristo vivo che,
messosi in Croce a Pescara, il 5-12.005, vede di nuovo annullate incredibilmente due
azioni del dovere e del mestiere: l’opera di un fotografo, misteriosamente scomparsa;
l’opera dei Poliziotti che non han sottratto una cassetta… misteriosamente scomparsa!
Ora, se mi dite:
“Ma chi sei mai, tu, per investirti di un simile compito?”, io rispondo:
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“Sono, è vero, un Signor Nessuno, un Carneade! Ma la Verità non
dipende da chi l’afferma! Ha una forza tutta sua.
Però, in un regime di deficienti, in cui non si è più capaci di prestare
attenzione a chi parla (se non è prima un riconosciuto Solone), le armi di un
Carneade come me sono senza punta, nel mio caso, se non interviene nemmeno
il Papa, ossia il solo che ha avvertito la mia stessa necessità, al punto da averci
scritta su una Lettera Enciclica…”.
Questo Papa era di certo Woitila, ma io spero e credo che anche l’attuale,
assistito da Dio come tutti i Pietro, confermi le necessità espresse dalla Fides et
Ratio – di una base comune per intendersi: la Ragione – nel tentativo di un vero
e non velleitario dialogo tra tutte le Fedi in Dio che sono nel mondo.
Ebbene, alla luce dell’Enciclica pubblicata poi da Benedetto XVI, mi sono
accorto che Egli mi ha idealmente risposto, anche se indirettamente, e che
l’Amor di Dio mi ha fatto presentare questa sua presa di posizione, valida per
tutti, come un gratuito dono proprio legato alla sfera del mio privato.
Che la Provvidenza abbia voluto premiar me, nel mio essere un privato e
per come la penso io, lo si capisce sia dalle date (usate dal Santo Padre per la
sua Lettera, firmata a Natale e data via il 25 gennaio), sia dagli eventi:
Il 25 gennaio (cosa valida solo nel mio privato) è il mio Compleanno ;
fatto reale e significativo per me, specie considerando che l’Enciclica, data via il
dì della mia nascita, è stata firmata nel dì della nascita del Cristo.
Lo stesso 25-1 fu la prima riapparizione – come luce – di Gesù dopo la
Ascensione (quando Saulo di Tarso ne fu accecato)… la stessa luce che fu nel
cielo, quando il Figlio di Dio rinacque anche in me , così come fa in tutti .
In questo giorno, dunque, si attuò la conversione di quel Paolo, gran
Filosofo, alla Fede in Cristo… Ciò soddisfa tutti i miei sforzi privati in
difesa della straordinaria importanza della Fides et Ratio.
In questa settimana il dialogo e l’incontro tra tutte le Fedi in Dio del
mondo, sottolinea e avvalora ciò per cui mi batto io : che si ragioni!.
Ma il lato più straordinario, circa me e come la penso , di questa
Enciclica, è stato proprio che ha superato il mio intento; ha dichiarato l’urgenza
per noi tutti di coinvolgerci, nel nostro privato, con l’Amore di Dio…
coinvolgimento che a me sembra un segno vero e reso ben evidente e
manifesto (anche se segregato nel mio privato) proprio nel mio caso!
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Questa evidenza deriva dal giorno del 25 gennaio 1938, in cui accaddero 3
distinti eventi, 3 fenomenali Chicchirichì !!! , posti tutti e tre tra mondo e
altro mondo: 1. del figlio del Padrone; 2. del Padrone della natura e, 3. d’un
umile neonato privato, io, nato oscuro, oscurato in una umile personale stalla.
1. Tutta la stampa riportò (a tutta prima pagina) la trasvolata Italia-Brasile
tra mondo e altro mondo compiuta a tre velivoli, uno guidato da Bruno
Mussolini, il figlio del Duce, l’Onnipotente castigatore della Italia (quando
fu fatta entrare nella II Guerra Mondiale); fu un evento che fu voluto ben
noto, in tutto il mondo, dalla Provvidenza che regola le umane cose.
2. Tra le 21 e le 23 ci fu un’Aurora Boreale senza precedenti al mondo
(vista in Europa, in Africa e in America…) di cui scrisse tutto il mondo e
che fu tanto eccezionale, che Lucia di Fatima la intese come il “castigo” di
Dio (quella guerra portata dal già detto castigo di Dio Benito Mussolini, il
Duce già padre di un Romano chiamato come me). Anche questo evento fu
voluto ben noto a tutti, dalla Provvidenza.
3. Restò invece segreto (segregato e segretato nella sfera solo mia familiare e
del tutto privata), il mio nascere alle ore 22 e proprio durante quell’Aurora
Boreale… io, essendo Emanuele II Re e Romano…, Figlio del Duce. Segni
chiari, “ben trascendenti” il II Emanuele Re e il Figlio dell’Onnipotente
Duce… Trascendenti, ossia divini, relativi anche a me … Ma come
negare, proprio in relazione a me, il disegno evidente? Sempre, è
chiaro, per chi ha ancora occhi per veder l’incidenza di Dio nel mondo….
Che ciò sia il volere del mio pietoso destino, la prova è stata l’atto di forza
della Provvidenza, tradottosi nel servizio finale svolto dal Giornale “Il Centro”,
che ha capovolto ogni mio fine e, pure a conoscenza di tutti i prò, in definitiva
ha mostrato dei contro che non c’erano nemmeno.
Potrei terminare qui la mia analisi sul “Cosa è successo dopo!”.
Infatti, è successo che, se le sovrastrutture hanno politicamente schiacciato
il povero cristo finito di nuovo in croce nella mia persona, Dio ha suscitato
addirittura il Vicario di Cristo a darmi ragione, di fatto scavalcando Egli tutto
il suo apparato… che io non avevo potuto scavalcare.
Io mi ripromettevo di riuscire a superare tutti gli intermediari, tra me e Sua
Santità, partendo dal basso: puntavo sul fatto che i giornali pubblicassero la mia
immagine di sofferenza e che la foto suscitasse scalpore fino al punto da
scavalcare tutte le difficoltà per raggiungere la persona del Papa; difficoltà
esistenti purtroppo anche quando uno si mette direttamente nelle sue personali
mani e fa dipendere la sua vita dal suo personale intervento o meno… ma
nessuno glielo dice e così chi occulta la notizia assume pesantissime
responsabilità personali… riguardanti la responsabilità di un’altra persona!
Io, però, avevo puntato sullo spettacolo del povero cristo… mentre la
Carità di Dio, la Provvidenza, non accetta clamori…
Infatti il 5 dicembre, contro il mio tentativo di dare spettacolo con Gesù,
stroncato dalla Polizia, gli eventi hanno determinato una condizione di vera
conflittualità tra il mio gesto, compiuto a Pescara, e l’incidente stradale di cui fu
vittima un “vero” uomo di spettacolo… e di Pescara.
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Tutti a casa di Dio Padre, come quando vi portammo mio padre, il 5-6-83!
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CARTELLA CLINICA
Vi mostro la sintesi delle due cartelle cliniche per il mio ricovero,
durato dal 5-12-2.005 al 4-01-2.006. Sono due perché fui dimesso il 30
dicembre per poter provvedere all’affitto di casa e rientrare il 31.
ANAMNESI PSICHIATRICA:
Broncopolmonite nel ’40. Laureato. Divorziato. Vive da solo per scelta
personale. Problemi con la propria famiglia: morte di sua madre nel 2.000.
Assunzione di Alcool: negativo. Assunzione di droghe: negativo. Problemi
con la legge: negativo. Niente da rilevare in disturbi dell’attività razionale,
disturbi dei vissuti soggettivi, dello stato di coscienza, della performance,
psico-fisiologici; nessuna turbe del sonno, né disturbi di conversione
somatica, o condotta alimentare abnorme, né tentativi di suicidio.
Disturbi del giudizio di realtà: mistici.
Malattie concomitanti con l’episodio attuale: nel 2.002 trauma cervicale
da incidente stradale.
ESAME PSICHICO:
Atteggiamento verso l’esaminatore: positivo. Attendibilità e completezza
delle informazioni: buona. Aspetto: la sua età. Condizioni fisiche apparenti:
discrete. Peso: nomale. Altezza: media.
Volto: astioso (minimo); ipervigile (lieve).
Rallentamento psicomotorio: assente. Eccitamento psicomotorio:
assente.
Tremori: minimo.
Non cooperativo: assente. Isolato: assente. Alterazione della capacità di
svolgere attività finalizzata: assente. Sospettoso: lieve. Aggressività: assente.
Teatrale: marcato.
Povertà emotiva: assente. Discordanza: assente. Ritmo del discorso:
veloce. Produttività: aumentata.
Prolissità: marcata. Perdita delle associazioni: minima. Idee di
grandezza: marcata.
Idee di suicidio: assente. Idee di riferimento: assente. Fobie: assente.
Idee ossessive: assente.
Deliri: certi. Delirio di grandezza: marcato. Delirio mistico: marcato.
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Appetito: ridotto. Livello di energia: normale. Insonnia: assente.
Allucinazioni: assente. Disturbi dell’orientamento nel tempo: assente.
Disturbi dell’Orientamento nello spazio: assente. Disturbi di fissazione:
assenti. Disturbi di rievocazione: assenti. Stima dell’intelligenza: media.
Possibilità comportamenti suicidi o violenti: difficilmente valutabili.
In base ad essa, il Vero Amor di Dio porterà senza alcun dubbio la Sede della
Sapienza ad essere quel porto sicuro per quanti fanno della loro vita la ricerca
della saggezza… ma se si attende che ciò accada in un modo che scavalchi
l’apparente libertà soggettiva, allora si attende invano.
Dio risponde solo a chi sia ben disposto all’ascolto.
Ma come ciò è possibile se io
(il solo che sia stato messo al mondo, dalla Provvidenza, a rischiare la vita
pur di portare al Papa questa risposta della Sede della Sapienza)
… se io ho trovato chiuse, anzi sbarrate, tutte le vie per farlo: da chi non ha creduto
che io potessi essere un puro messaggero di Lei?
E come si sarebbe potuto credere in me come in un Messia suo,
se la Nostra Signora in persona è stata messa a tacere per decenni dai Papi?
Riguardo a Fatima, hanno avuto la stessa paura di Pietro: di istigare
i malintenzionati a metterli a morte…, se fosse stato svelato il 3° segreto di Fatima!
E oggi ciò continua, perché l’Amor di Dio non è visto nell’Esodo ma in essa...
in questa vita… d’Egitto, del cavolo, in cui si è solo e veramente schiavi!
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Se non sapete di che cosa si tratti, vi dico che è una previsione di circa
5.000 anni or sono, secondo la quale il Sole completerebbe un periodo intero
della dinamica terrestre con l’assunzione di una certa posizione rispetto al
sistema delle stelle fisse. Pertanto ci sarebbe a quel punto un momento di
generale inversione – non meglio spiegato da quegli astronomi antichi – di
tutti i fenomeni riguardanti il legame tra la Terra e il Sole.
Sembrerebbe la previsione di un momento di radicale mutamento che
riguardi il rapporto elettromagnetico con la nostra stella…
Quando Nostra Signora si eleva in cielo per allontanarsi e Lucia grida: “Se
ne va! Se ne va!” e poi: “Guardate il sole!” comincia per la folla il “miracolo
del sole” (anche detto “danza del sole”) ...
Il sole appare allo zenit, nel cielo senza nuvole, come un disco dal bordo
ben netto che è possibile fissare senza danno per gli occhi; esso ha un colore
bianco ben chiaro, con sfumature perlacee, da non confondere con quello del
sole velato. All’improvviso, a tre riprese separate da brevi intervalli, il sole si
mette a tremare, a scuotersi con movimenti bruschi, a girare su se stesso, come
un fuoco di artificio, a velocità vertiginosa, lanciando intorno fasci di luce
abbagliante di tutti i colori dell’arcobaleno, raggi che coloravano la folla.
All’ultima delle tre riprese, dalla folla si alza un clamore, come un grido di
angoscia e di terrore: il sole, conservando il suo moto vorticoso di rotazione,
sembra staccarsi dal firmamento e, rosso sangue, sembra piombare verso la
terra, scendendo verso destra con movimenti bruschi, minacciando di
schiacciare tutti con la sua massa infuocata mentre un calore intenso si fa
sentire. Precipitato fin quasi alla linea dell’orizzonte, il sole rimonta verso lo
zenit, spostandosi verso sinistra, e, infine, si arresta. Il percorso complessivo
sembra una specie di ellisse sinuoso. La folla, passato il terrore, si scopre, con
sua sorpresa, asciutta da fradicia che era. Il miracolo è durato circa dieci minuti
e, a differenza di quanto successo per i segni straordinari del 13 settembre, è
stato visto da tutti, come preannunciato dalla Madonna, e non solo nella Cova
da Ria ma anche a distanza di qualche decina di chilometri (villaggi di Alburitel
e di Sao Pedro De Muel). La Madonna ha comandato la recita quotidiana del
Rosario in ciascuna delle sei apparizioni a Fatima, in particolare per ottenere la
pace nel mondo e la fine della guerra. La Madonna, quando, nella ultima
apparizione, ha rivelato chi fosse ha voluto scegliere, fra i tanti, proprio il titolo
di Nostra Signora del Rosario legando, quindi, intimamente ad esso il suo
messaggio, in particolare quello dei Segreti, e l’ottenimento delle grazie
promesse.
Tenere o no
l’olio e accesa la lampada?
Finché sembra che Gesù non l’abbia annunciato e poi c’è un povero
cristo come me, che tenta con ogni prudenza d’immaginar prossimo e relativo
a se stesso questo arrivo e aguzza così come può ogni ingegno ed
immaginazione nell’arduo e coraggioso sforzo di capire anche quanto il Cristo
abbia di certo rivelato, ma solo velatamente…, fino ad allora succede che io
sia stimato davvero e solamente stolto.
Non saggio e prudente, ma proprio sì stolto come fu quell’intera
umanità dell’anno 1.000 e una minima parte del 2.000, quando s’immaginò
così prossimo l’arrivo dello Sposo, da temerlo in tutto o in parte.
Io credo però (sulla parola di Gesù e andando contro al tutt’altro che
luminoso giudizio dei tanti attuali critici che hanno una idea diversa) che
l’uomo dovrebbe armarsi, se è veramente saggio, della sacrosanta pazienza
d’una suprema attesa, anche se essa è così lunga da sembrare infinita…
Come mai questa assoluta svolta della fede in Dio? Come mai perfino il
Papa non vuol più nemmeno sentire che si parli della Carità di interventi
divini in relazione a quanto sia giudicato brutto e un male irreparabile?
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È presto detto: la paura della paura della morte (che già ebbe il primo
Pietro quando si defilò…e il gallo cantò) mette a tacere l’Amor di Dio non
visto nell’Esodo dalla vita e la paura di morire porta a non voler vedere
quanto Nostra Signora del Rosario volle chiaramente che si sapesse!
A Fatima ci fu il Miracolo del Sole offerto con Carità da Dio come una
prova certa, affinché ogni uomo vedesse, sapesse, credesse e temesse.
Quando mai, al mondo, Dio ha dato un simile banco di prova?
Lo Spirito santo
è assai chiaro e comprensibile !
Lo Spirito santo della Carità di Dio vuole che l’uomo veda il bene
anche nel male mandatogli da Dio, attraverso la sua Divina Provvidenza!
Ci parla chiaramente! A Fatima addirittura si preannunciò!
Ma anche lo “Tsunami” del 26-12-2004 è stato un suo chiaro e terribile
grido, affinché esista anche un sano timor di Dio! Dio è buono anche quando
ci manda un’Apocalisse e non solo l’Eros unito all’Agape.
“Tsunami” è una parola giapponese. Secondo il comportamento di uno
Spirito santo di Verità che usa una lingua per l’altra io, gallo che canto, ho il
coraggio di intenderla così, rivolta a tutto il mondo , perché affermata
nella lingua inglese che è quella unificata del mondo d’oggi:
“ † sun am I ”
“Sono il Sole della Croce”.
Ho l’ardire di credere che questa è senza alcuna ombra di dubbi la
straordinaria affermazione, attribuita allo Spirito santo della Verità, di una
santa incoronazione, resa manifesta nel dì del Santo Incoronato (Santo
Stefano), secondo il gesto clamoroso e assai chiaro e visibile di uno Spirito
santo che nuovamente travolge il Faraone, il Cavallo e il Cavaliere.
E c’è ben poco in ciò, per essere pervasi solo dalla gioia e dalla festosa
spensieratezza di chi abbandoni ogni buon senso e cerchi solo la Natura o i
tanti doni prosaici e terra-terra di… Babbo Natale!
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Potremmo pregare, preparar l’animo… ma i Papi hanno infine scelto
di tacere su quanto vi sia d’escatologico, del tipo di monti che saranno
spianati e valli che saranno colmate…, come visibilmente accade ad una
spiaggia asciutta piena di impronte dopo che è stata invasa dalla mareggiata!
Per queste guide, rese cieche e sorde solo da Dio, l’uomo (che è stato
portato proprio dalla Provvidenza divina a confidare solo in se stesso), non
dovrebbe sapere incautamente d’essere sull’orlo del baratro, non sapendosi
esattamente il quando. Per esse va fatto in un modo corretto e non incauto e
poco tempestivo! Così e non nella fede allarmata di Isaia e del Battista, che
preannunciarono l’arrivo finale e definitivo del Signore.
Quanto è stato riveduto e corretto dai Papi, più che la versione del 3°
segreto è stato il giudizio di Lucia che “Satana s’è impossessato della Chiesa
e che è giunta l’ora che ciascuno faccia da sé” invocando dirett amente
Maria ed il suo Santo Rosario assunto a propria persona.
La verità è infatti che l’uomo, di suo, non può dare proprio niente,
perché tutto è dato solo da Dio. L’uomo allora deve assumere il coraggio di
tentare quanto a lui sembra impossibile, ma è possibile a Dio per mezzo
di lui, se egli cammina nelle sue vie. E il Papa dovrebbe concedersi ad ogni
povero cristo come me, che lo cerchi, invece di tentare di amministrare sia se
stesso, sia le notizie ricevute e da trasmettere (come quella terribile Fine dei
tempi preannunciata a Fatima)! Invece di farlo, prima le ha taciute e poi le ha
camuffate e contraffatte! Ha voluto curarsi infatti solo dell’annunciata
aggressione ad un Papa e non dell’attacco generale di Satana al Vaticano,
per impossessarsi degli uomini della Chiesa!
Ma perché, mentre Giovanni Paolo II chiedeva scusa per gli errori della
Chiesa e in particolare al Galileo Galilei per le tribolazioni causategli da una
Fede mal riposta, le pativo nello stesso momento ancora io che, come docente
di una scuola di Filosofia della Scienza, affermavo la stessa cosa di Galileo,
ma l’estendevo in assoluto al 3° Principio della Dinamica, chiamato di Azione
e Reazione, che riconducevo poi al ben più importante Galileo Gesù, per
quanto rivelato una sera a Nicodemo (Giovanni 3.1).
Con il Papa Woitila avevo digiunato già 57 dì nel 1999 per difendere la
sua Fides et Ratio, che vedevo non considerata dalla Chiesa che non
accettava il legame Fede-Ragione fissato da Pietro “in terra e in Cielo”. Per il
Cielo, la Sede della Sapienza, sollecitata nell’ultima pagina della Lettera (così
come ero stato provocato io), gli doveva una risposta, ed ero io a portare al
Papa quanto Le aveva chiesto… Ma fu inutile dirlo! Non c’è Fede che il
Cielo risponda e accetti i legami fissati da Pietro “anche in cielo”!
La Carità di Dio parla, e come! Infatti, per me, che credo ancora e
sempre che Dio parli incessantemente all’uomo con il suo Spirito santo (ma in
un modo per il quale si debbano avere sempre orecchie ed occhi ben disposti
per volere intendere), lo “Tsunami”, per esempio, ha tutto per essere stato
l’Incoronazione santa di Gesù fatta da Dio Padre, a caritatevole sostegno del
valore della vita del suo Figlio, profanata dagli adoratori del Sole e della
Per tutti quanti gli altri – Papa santo incluso – Dio ha smesso di parlare
all’uomo, dopo che ha mandato tra noi Gesù Cristo…
Leggetevi – fatelo! – le affermazioni fatte nel 2002, dichiarazioni che
suscitarono alquanto scalpore! Ma, ripeto, Woitila aveva ragione: lo Spirito
santo non parla più, non riesce a parlare più a quell’uomo che si è disposto
come le tre scimmiette che “non vedono, non parlano e non sentono”.
Per quale motivo Dio volle un Gesù che fosse crocefisso assieme a due
Ladroni, lì, sul Golgota? Pensateci! Lo chiedo perché proprio nulla accade per
caso, laddove esiste un Creatore Assoluto! Il caso non esiste!
E questo accade sull’onda del Galileo Galilei che non fece che ripetere
quanto già il Galileo Gesù aveva spiegato una sera al Nicodemo scienziato
del tempo, dicendoglielo finalmente in verità, in verità:
È dal mio –1, che annulla la mia vita reale e la fa esistere in una pura e
divina immaginazione (vera tutta in pura ed Assoluta Virtuale Potenza), è solo
da questo divino annullarsi di tutto me stesso che nasce il mio possibile e
realistico +1.
È per questo vero annullamento di me, che riconosco ed accetto, che ho
davvero tanta povertà di me stesso da essere io – e apparentemente in
modo così contraddittorio – , io pure il santo Rosario di quella assoluta
salvezza impersonata… della preghiera assidua della Madonna di Fatima.
Una preghiera assidua che è volta a suscitare Cristo in ogni persona che
si affidi a sua madre come alla propria, nella consapevolezza di non essere
niente di buono. Il peccato è il limite estremo della persona, che è sempre
delimitata, sempre determinata, sempre relativa ad un Altro che è l’insieme di
tutto quanto esiste oltre di essa, nel suo esterno, dunque un Assoluto Potere
che è più facile chiamare con il nome di un Dio Onnipotente.
Sta nella stessa determinazione della singolarità della persona il peccato
originale, perché il suo specifico che la caratterizza è proprio il limite. Tutti
gli uomini, entità relative, sono l’espressione di questo peccato originale.
Ebbene l’Ave Maria è l’invocazione a chi è stata concepita senza
peccato, perché Maria è l’Immacolata Concezione fatta persona a Lourdes.
Dio è una somma Virtù, e sta nel suo vittorioso tentativo di incontrare la
persona relativa la necessità d’assumere l’insieme di valori e connotati
d’ogni persona, sicché si presenta anche come Madre oltre che Padre. L’una
è in terra, l’altro in cielo. Di fatto Dio è un tutt’uno e s’impersona anche in
ciascuno di noi, come il limite assunto da superare. L’Ave Maria e il
Padre Nostro sono e i mezzi ideali per unire la terra e il cielo.
La preghiera insistente e finale a Maria ha lo scopo di superare i
limiti dell’origine, i peccati dei figli, mutandoli in figli senza peccato, in
tanti Rosari, come grani di perle offerte per sublimare Dio nel relativo.
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Impersono il Ro-sar-io
come tutti e ne porto i segni
Che questa Verità, valida per tutti, valga anche per me… può essere o
no un segno la mia nascita il 25 gennaio del 1938, alle 22 e durante quella
“straordinaria” Aurora Boreale?
Già vi ho mostrato come la trascendente via, per salvare il mondo, porta
da Nostra Signora del Rosario, a Cova de Rio (e a scovare Rio), sia stata la
conversione di Russ… ia, Russo Maria, mia nonna, affinché – violentata –
non si fermasse a Rosa, frutto di stupro, ma, convertita, aggiungesse altra vita,
fino a far nascere il nipote, R. io, giudicato empio e veramente Rio perché, da
vero Anticristo apparente, affermo… di essere una cosa sola con Dio!
Quel dì l’Italia celebrò la trasvolata Italia Brasile (tra… Mondo e Nuovo
mondo) fatta dal fratello di Romano, il figlio del Duce dell’Italia del Re
Emanuele II… Quali segni ! Di questo evento parlò tutta la stampa
dell’epoca. Lucia stessa, di Fatima, ritenne che fosse il segno di Dio per
l’inizio della guerra, secondo la seconda parte del Segreto:
“Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate
ch’è il gran segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo”.
Ebbene io, venuto al mondo proprio con quella luce, sono o no anch’io
quest’evidente segno, di Dio, nella mia povera ed inutile persona…, se vi
rammento la “scure già posta alla radice degli alberi” e che le 5 vergini
spose del mondo debbono esser pronte, con lampada ed olio di scorta?
Io nato a Felitto, in Magna Graecia, F Elìtto, come lo F di Elì, l’IO in
un tutt’uno, F , Fi greca, Spirito santo e soffio dell’IO a grande D.
DIO, laddove l’IO, l’EGO in grande è storicamente venuto dallo
Egitto, dall’Ego-itto come per l’Ego afflitto per antonomasia, quello di tutto
il Popolo di Dio, tratto con l’Esodo dalle catene del Faraone che “fa RA”,
deifica il suo “one” il suo IO.
Tratto evidentemente dal Dio RA, eccomi anche io come R.A. (Romano
Amodeo, RA Amon)! Come “Am o Deo”, l’immagine stessa e simbolica del
Dio Am (il Dio “Io Sono”, nell’idioma oggi mondiale giacché espresso in
quella lingua inglese che chiama Am quanto fu chiamato Jahvé, “Son chi
sono”, dagli Israeliti). Sono segni anche questi.
105
Ricordate? Samuele fu consacrato a Dio dalla sterile Anna, e si trattò –
basta leggere i segni nelle parole – del S.Am uele un Am uele, uguale al Dio
Am “Io Sono”! Quando l’uguale al S. Am fu dato ad Am, Io sono nascose
l’Arca dell’Alleanza, impersonata nel Giudice: Gesù come l’Emanuele.
È segno di Gesù quell’Emanuele II Re di quando fui fatto nascere io,
essendo il Re d’Italia l’Emanuele II? Tutto accade nel segno del risorto
Impero Romano… Perché? Perché mai tanta Roma nel disegno di Dio?
È voluto così – son certo – sempre per l’importanza dei segni che Dio
dà! La Roma forte e spietata che uccide Dio è il verso contrario della parola
Amor che esprime la rinuncia alla forza, ma poi conquista Roma e proprio
con la rinuncia, alla vita, dei suoi martiri, per non rinnegare Gesù!
Chi fu Gesù? Forse l’Ebreo di una Provincia o non piuttosto il Romano
primo cittadino assoluto e Dio stesso di quell’Impero di Amore?
Gesù che in latino volesse dire “con Romano amo, e con Dio in Dio e
per Dio”, direbbe proprio “Romano amo Deo”, l’ablativo di Romanus e di
Deus, ed evidenzierebbe il suo legame salvifico col suo uccisore e con Dio!
Ora Amo “con Romano e con Dio in Dio e per Dio, (ossia Romano
Amodeo) è segno chiaro di Emanuele”! Sta per uguale a Ro man, ad un
uomo (man) dal suono Ro dato dalla lettera ?, per lo Spirito santo che con
un suono indica più cose e più lingue (superando così la Torre di Babele).
I linguaggi diversi furono voluti dalla Provvidenza per confondere
l’Orgoglio umano di voler raggiungere il Cielo con le sole proprie forze)!
Ed ecco allora che la scritta ? man uele si legge Emanuele perché ?
richiama e, che richiama e’, la terza persona del verbo essere.
Il verbo del Figlio di Dio, nella terza persona e’, se le altre due supreme
essenze in persona sono il Padre e lo Spirito santo, in inglese – lingua oggi
del mondo – si scrive e si pronuncia Is… Ed ecco come (miracolosamente e
nella modalità dello Spirito santo della comunicazione tra le lingue diverse)
Emanuele, a man equal (l’uguale ad un uomo pronunciato quasi Emanuel )
diventa proprio la parola Israele.
Il suono e man (che indica un uomo) si riferisce all’uomo di nome
Romano Amodeo ed è chiamato all’inglese con le iniziali, R.A., ma si
riferisce pur sempre anche al Dio RA tratto dalla sua schiavitù in Egitto.
Allora quell’uomo che e’ un Dio liberato, quell’ e’ man equal diventa
Is-RA-equal, ed è Israele e il Popolo di Dio tratto dall’Egitto diventa
virtualmente, da quello solamente ebraico, quello di tutto il mondo.
106
Credete che tutto questo strano e sorprendente riferirsi al nome del mio
personaggio, dei segni e dei simboli, secondo una logica così davvero
intrigante eppure stringente, accada solo per caso?
Eppure il caso non esiste, quando c’è un Dio Assoluto che determina
assolutamente tutto in ogni suo minimo dettaglio e lascia un chiaro disegno.
Inoltre sono virtualmente legato al Rosario di Fatima ed alla Signora
mia madre da una santa donna di nome Stella Mucciolo (come il moccolo di
una stella natale), anche lei di F Elitto, che seguiva Mamma mia e la
chiamava: “Signora!”, con vero rispetto e direi devozione.
Questa vera Stella natale ebbe tre figli: Sabato, Rosario e Mario e sono
stato poi io il vero Rosario fratello di Sabato (giorno del Signore), perché
quello carnale sarebbe giunto, con un vero abuso, persino a diseredarlo
dell’eredità materna, mentre io lo avrei accolto in famiglia.
107
La Signora mia madre, si chiama – e non a caso – Mariannina, come la
Signora figlia della Sant’Anna che osò generare la madre di Dio, cui fu
legata per Battesimo e a cui legò me, nel mio terzo nome. Osò, Anna,
nell’alto dei Cieli! Osanna! L’uomo dovrebbe osare altrettanto… ma teme
stranamente di offendere Dio se lo chiama con affetto Papà… e lo fa tale!
Io sono anche nato sotto il Monte Stella, dove già nacque – a Elea – la
Filosofia dell’Essere come il Fondamento di tutte le cose… insomma Dio! A
Elea che Ele ha perfino nel nome! Ele che s’incarnò a Betlemme, in quel di
Gerusalemme, per ripresentarsi con me nel Cilento del fiume Alento, dopo
un lemme e lento cammino di 2.000 anni, lento-lento, lemme-lemme.
Io sono un vero figlio di Maria Santissima e… frutto del suo seno!
Già, invocando “Madonna!” per lo strazio d’una forte mastite, mamma
l’aveva coinvolta così... ed io succhiato 2 anni di latte e sangue spirituale.
Ma accadde anche che, con un miracolo annunciato la notte in sogno
ad una bambina, Nostra Signora del Rosario mi salvò dalla morte per un
male incurabile, dandomi nuova vita il 4-6-1940.
Ebbi vita nuova, dalla Madre di Gesù sei giorni esatti prima della
più grande Strage degli Innocenti del proprio Popolo, che si ripeté anche
nel caso mio e fu annunciata il 10-6-1940 dal Balcone di Porta Venezia,
dal Duce e in nome del Re Vittorio Emanuele II che temeva, come già Re
Erode per Gesù, d’essere surclassato dal Messia Hitler, se l’Italia non
entrava – per quanto impreparata – nella II Guerra Mondiale.
Già quando ero nato, il 25 gennaio del ’38, Lucia aveva giudicato
l’Aurora Boreale che ci fu come il segno del castigo divino della II Guerra
Mondiale, virtualmente accesa giusto 5 dì dopo… Ed era già stata, anche
allora, la massima Strage degli Innocenti accaduta pochi giorni dopo la mia
nascita e dovuta allora non all’Italia ma direttamente alla venuta di Hitler.
Con un vero miracolo Maria SS. mi adottò così a
ultimo figlio suo… (Oh, non è strano, Lei è già la
madre di tutti!). La Signora Baratta mia madre pregò la
Nostra Signora del Rosario… e – ma che caso? – mi
barattò: ero innocente come Gesù e Dio voleva portarmi
via come già aveva fatto col Cristo… Mi salvasse!
Nostra Signora quella stessa notte l’annunciò e – già
nato durante l’Aurora Boreale – la Vera Aurora fece
di me proprio il suo santo figlio Rosario!
Dovrò trovare la testimone di quell’annuncio, affinché lo confermi.
108
Non lo dico per vanagloria ma solo per avere fatto l’umile esperienza di
questo qualcosa che è infinitamente superiore a me stesso: la Trinità di Dio
è entrata virtualmente ed è stata personalmente in me e con me, senza però
mai eliminare il mio stato di vero peccatore, anzi proprio per questo.
Questa mortificazione – di sapermi un povero cristo carico del peccato
mio e di tutti – è voluta da Dio e per maggior gloria sua, non certo mia.
Non si può rimproverare di “vanagloria personale” uno come me che ha
voluto morire nel suo Io, affinché al suo posto esistesse solo l’io di Gesù!
Non mi stupisco allora di essere anche io chi visibilmente abbia
impersonato il santo Rosario di Nostra Signora (la mia Mamma del cielo…
così triste per il grandissimo travaglio che attende tutti noi peccatori).
109
Ora io non sto rubando a Dio la sua identità, nel mentre riconosco che
Egli è me, il mio fondamento. Sul Calvario, infatti, ci fu una precisa ragione,
del Padre, per presentare il Figlio puro ed innocente crocefisso in mezzo ai
due ladroni di strada: uno pentito in extremis e l’altro invece No.
La ragione è che l’innocente Figlio (che nulla ha rubato per sé,
sapendosi, come io lo so, di essere una sola cosa con il Padre) ha patito la
stessa pena data a tutti i Figli, esemplificati da quella coppia di ladroni…
Nemmeno “grandi ladri”, ma ladruncoli maldestri che, pur essendo
sostenuti in tutto – pensieri, parole ed opere – dal loro unico Creatore (come
Paperino e Topolino lo sono dal loro unico disegnatore, nel loro Fumetto),
tuttavia rubano maldestramente a tale Creatore ogni personale consistenza.
Così – davvero ingenui e faciloni – credono che la loro identità
appartenga loro in vera autonomia e non in una comunione assoluta col
loro ideatore e fattore, che si è calato in quelle relatività fino a farle vivere in
ogni condizione dell’esistenza di quel loro mondo virtuale.
Tale mondo è per noi espresso idealmente bene dalla Divina Commedia
di un Dante Alighieri che dà (Dante) ali al Gh. (oggi) del Ch. (Cristo) di ieri,
Dante AliCHieri ed è così divinamente forgiata (e non certo anche questo per
caso) la lingua Italiana, nata e voluta dal Dio Assoluto nel Paese che va a tal
punto – e non certo anche questo per caso – che la sua stessa forma è stata
voluta come quella di uno Stivale dalle sette leghe.
Che dire di questo fantastico nostro disegnatore che, così pieno anche
di sottile umorismo, sembra divertirsi con l’enigmistica?
Che, se dialoga con il nostro “io” che ha i doni dell’intelligenza,
dell’astuzia e furbizia e della fantasia, è tenuto ad usarli tutti, dando ad ogni
cosa relativa tutto quanto le manchi per rientrare in una condizione assoluta
cui non manchi poi più nulla! Fa ridere chi non creda ad un Dio Personale, se
deve comunicare con delle persone che sono relative al suo Assoluto!
112
Costui allora – posto di fronte a Bin Laden – non intende che sia un
puro Caso se il nome suo alluda ad un possibile Binomio o binario esistente
virtualmente tra un possibile Eden (il Paradiso Terrestre) o l’Ade (l’inferno
della morte terrena).
Solo chi non l’intende un caso e cerca le ragioni occulte della Verità,
solo costui arriva a capire come lo Spirito santo di Dio l’11 settembre del
2001 abbia posto di fronte l’uomo, in un modo davvero duro e spietato, al
binario dell’alternativa duplice del suo destino: o avrebbe scelto la
conversione della Fede alle Ragioni del Dio dell’Eden cui Adamo si oppose,
oppure la Terra dell’Eden sarebbe divenuta la morte in massa dei suoi figli.
Che dire allora, quando l’Esercito più forte del mondo muove poi, di
conseguenza, la Guerra proprio nello Storico Giardino dell’Eden e Bin Laden
è nuovamente all’origine della temuta morte per terrorismo, portata perfino a
chi vive in quel Giardino?
Io allora – come un buon ultimo Profeta che è opera solo della volontà
dell’unico Dio creatore di tutto – sono disegnato come chi avverta, in quella
occasione, la Chiesa cattolica e le descriva come lo Spirito santo di Dio stia
gemendo non in un modo oscuro e sibillino, ma in uno molto, molto evidente
ed intelligibile…
Ma, ancora una volta, la mia figura (opera solo di Dio come quella di
ognuno), è aspramente rimproverata (come se tutto dipendesse da me e
non soltanto da Dio) e proprio da quella Chiesa, che mi accusa di avere
troppa fantasia e stupidità, dal momento che imputo al Buon Dio le colpe
che sono solo – e in modo ben certo – della cattiveria umana.
113
Dio – a loro modo di intendere – non parlerebbe più così duramente
ad un uomo… che non può più nemmeno ammettere né ascoltare quella via
del terrorismo, dopo che Gesù l’ha mostrato come un Dio infinitamente buono
… il che è tragicamente vero! Infatti, l’uomo ha così posto dei limiti
all’Onnipotente che lo ha “come imprigionato” nella sua stessa bontà!
Sicché lo Spirito santo, che l’11 settembre aveva armato la mano di Bin
Laden – per inchiodare l’uomo alla sua condizione d’essere dominato in pieno
da Dio e fino al punto da ripristinare un sano Timor suo (facendogli vedere
cosa succede quando è toccato un potente – e fa toccare così sul vivo il
colosso Americano) – ecco, questo santo Spirito inascoltato è costretto a
calcare la mano ed a mandare poi la guerra nella Terra dell’Eden…
Ma questa vera escalation accade di nuovo e senza che l’uomo abbia più
le orecchie necessarie per bene intendere, ed a me che – profeta di Dio –
rivelo che tutto accade nella volontà dello Spirito santo d’indurre l’uomo
anche a temere Dio, è risposto di nuovo che solo l’uomo è così crudele .
È risposto che il Dio degli Eserciti era un Dio che era vero per gli
Israeliti e non lo è più per i Cristiani! E mi si raccomanda di nuovo che io
non confonda la cattiveria dell’uomo con la volontà di Dio! Che io – anzi – mi
vergogni, profondamente, di quanto io cerco di attribuire a Dio e non alla
povertà umana! Dio è Amore ! Deus Caritas est!
Essi si comportano da veri stupidi proprio quando Dio gli ha dato la vera
Manna di ben conoscere l’assoluta verità del 3° principio di azione e reazione
e di ben sapere, per esperienza proprio scientifica, come siano il magnetismo
accentratore e la Gravitazione Universale alla base del potere inverso di
quanto è visibile ma soltanto nel loro esatto contrario!
Il Maligno è l’apparire contrario alla Verità di Dio ed agisce
allontanando ogni uomo (anche e soprattutto quello cosiddetto di scienza),
dall’idea che il suo Spirito personale sia attratto dal Principio Assoluto di ogni
cosa e sia mosso interamente da questo Principio che è immediato chiamare
l’Onnipotente Dio.
Nel Vangelo, il solo Luca narra che, compiuto il tempo dei 12 anni e dei
soliti giorni di Festa della Pasqua (del Passaggio ebraico dal Paese della
schiavitù verso la Terra Promessa), celebrazione che attirava gli Israeliti a
Gerusalemme da ogni parte, solo in quella occasione Gesù lascia andar via i
suoi genitori terrestri e resta nel tempio. Costoro, accortisi il giorno dopo della
sua assenza, tornarono sui loro passi e lo trovarono dopo tre dì in mezzo ai
dottori, mentre li ascoltava e l’interrogava, con tutti quelli che l’udivano che
erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Eppure è del tutto comprensibile come il Gesù che compie anche questo
suo distacco dalla sua famiglia, per occuparsi di quella divina (e lo fa a 12
anni compiuti e nel compimento della celebrazione del Passaggio storico tra
una vita schiava ed una vita finalmente libera nella Terra Promessa), è il
chiaro annuncio ed avvenimento in se stesso che si sono compiuti i tempi
di questa personale attesa.
Sono i tempi dell’Esodo conclusivo e della doverosa e definitiva
adesione di ogni uomo alla famiglia di Dio, perché il ruolo straordinario di
Gesù è proprio quello di essere l’essenza in persona di tutti .
Iniziava da quel momento e per tutti gli uomini dei 5 Continenti quanto,
per il Popolo del Dio di Israele, era stato l’intero periodo dei 2 ventenni
trascorsi nel deserto prima del libero accesso alla Terra Promessa…
Ma, anche qui, chi ha mai capito l’essenziale necessità di questa attesa
quarantennale, come di una quarantena di purificazione e testimonianza, per il
Popolo del Dio Sono chi sono? In questo peregrinare gli Israeliti furono
visibilmente sostenuti interamente da Dio, con la Manna e le Quaglie, in
un modo evidentissimo, in quel deserto di ogni umana risorsa.
Questo evento sarebbe stata una vera necessità, per l’uomo, prima
della sua entrata finale e definitiva nella casa di Dio.
È qui che l’uomo dovrà infine stare, alla pienezza dei tempi dell’Esodo,
come il Gesù dodicenne che deve restare lì ed abbandonare la sua famiglia
terrena, mentre interroga e si fa interrogare dai Dottori … ma suo padre e sua
madre forse non lo sapevano?
Ora io dico a voi: avete capito o dubitate che Dio vi voglia a sé per
Amore e vi dia l’ESODO da questa Terra… d’Egitto?
Non lo disse più di una volta, Gesù, che in lui il Figlio e il Padre erano
una cosa sola? E quando accadde questa possibile concomitanza se non al
raggiungimento dei 12 anni della pubertà, tanto che solo in quel momento
egli fosse finalmente in quella sua duplice e possibile veste?
Gesù, la guida celeste voluta da Dio come il Figlio suo e di Abramo che
il Patriarca acconsentì d’immolargli (quell’Isacco Figlio virtuale ed assieme
Padre dell’Israele Giacobbe) è il primo che virtualmente inizia il nuovo e
definitivo Esodo, con la sua vita destinata all’immolazione…
Gesù in persona è
2.000 anni di Manna
I valori di Gesù Cristo sono i soli che possono giustificare una vita
mortale e piena di dolore per il rivoluzionario senso salvifico dato dal Cristo e
dalla sua vita reale, sia al dolore, sia alla personale morte nel martirio.
La nostra vita è infatti dominata dal male, dalla sofferenza, dalla paura
della morte e da quest’ultima in se stessa… Trovatemi un’altra idea di un Dio
che ne faccia il motore supremo per un successo completo, assoluto e su tutta
la linea! Troverete l’idea Buddista di una presa totale di distanza dalla stessa
idea del bene e dal male e non l’Amore di Dio come una vita piena di male e
sconfitte posta all’origine di una eterna vittoria, come un originale ed assoluto
imprinting che spinga a volere per sempre bene e felicità.
Dio non vuole che l’uomo si astragga e non lotti più! Con Gesù ha
affermato il suo Assoluto proposito che Egli infine vinca e trionfi sempre, e
ciascuno nel modo tutto suo che si sia liberamente scelto, a seconda di un
Libero Arbitrio vero: che è quello della costruzione veramente autonoma del
proprio modello ideale, del bene voluto da ogni singola persona, a partire
dalla prima vita personale impostagli autorevolmente da Dio.
Per questo limite imposto a Dio i Sacerdoti cristiani non hanno ammesso
che con l’11 settembre, con la guerra all’Iraq e lo Tsunami Dio abbia dato
grandi mali per procacciare i beni ad esso finalizzati.
120
Non l’hanno potuto perché la loro idea d’un Dio Buono non gli ha più
significato che tale Amore consistesse proprio… nel crocefiggere!
L’idea stupida è che Dio abbia dato la Croce a suo Figlio per toglierla
agli uomini e non affinché ciascuno assumesse la sua e compisse, nel dolore
della sua vita, quanto mancante alla croce del Cristo! E allora ecco i
Mussulmani che, affermando con l’Islam il Dominio di Dio diventano una
perenne e benedetta spina nel fianco di Cristiani incapaci ormai di concepire
un Dio degli Eserciti che seguiti a fare il bene dell’uomo mandandogli
continuamente tanto dolore, sofferenza e paura della morte, da fondargli
dentro una volta per sempre il gusto di un riscatto eterno da tutto ciò.
Agisce Dio, nell’intorno del filo della vita dell’uomo e costui crede di
stare andando con il suo interno verso la morte, mentre è invece di là che sta
venendo – già perfettamente risorto – il suo Spirito, anima dello Spirito santo
di Dio in quanto animato dal suo accentratore magnetismo!
Io, per quanto possa sembrarvi poco riverente, sono stato voluto da Dio
più ultimo di quanto lo sia stato Gesù Cristo! Ma lo siete, più ultimi di Lui,
anche voi stessi! Lo furono – più ultimi – anche i due Ladroni posti uno alla
destra e l’altro alla sinistra del Figlio innocente e puro!
Perché venerate solo Gesù e non considerate per nulla gli altri due poveri
cristi che pure patirono, con Lui, della sua stessa morte? Lo fate forse perché
in Gesù solo è emersa la potenza e la virtù di Dio? Se è così, allora voi
venerate Dio solo perché è virtuoso e potente?
Occorre più Carità! Non capite che anche quei due poveri cristi erano
Figli di Dio e Dio stesso, calato in loro con lo Spirito santo a vivificarli, nel
mentre erano in apparenza ancor meno amati da Dio, ma solo in apparenza?
Dio ha dovuto crocefiggere la sua visibile purezza per fare umanamente
apprezzare il bisogno della croce da parte dello stesso Dio Potente. Ebbene la
Croce di questa potenza l’ebbero di più ancora i due Ladroni di quanta l’abbia
avuta Gesù, costretti ad impersonare dei comuni ladri di strada!
Sono gli apparenti cattivi di questo mondo le vere vittime che Dio ha
voluto, pur di fare emergere ed apprezzare i buoni. Con questi cattivi Dio ha
un debito di riconoscenza ancora più grande di quanto non abbia assunto con
l’Innocente e Resuscitato Gesù.
La verità è che la vittima più grande, della carità di un Dio che trae il
bene dal male, è proprio il suo apparente antagonista Satana, un nemico pro
forma che poi risulterà il massimo tra i suoi amici, avendo remato al contrario
del suo essere un contrario espresso nella forma di una persona!
È per questo che Dio rende il suo Popolo di così dura cervice e si fa
tradire fino in fondo, fino ad essere mortificato in ogni modo soprattutto da
chi più poi ama, avendo avuto così meno degli altri: il Signore è talmente
superiore a tutte queste questioni relative che si poggerà per sempre proprio
sull’apparente tradimento personale per l’eterno imprinting della persona, a
non volere tradire mai più.
127
Gesù allora ci disse chiaro quando sarebbe stata la fine, perché Egli, in
se stesso, sarebbe stata la Via, la Verità e la Vita… per preservarla!
128
Se gli uomini dei 5 Continenti vogliono agire come le 5 Vergini Spose
scaltre devono fare più attenzione all’avvenimento in sé di Gesù. È l’intero
avvenimento cristiano la Via, la Verità e la Vita, contro la stessa estinzione
della vita umana sul pianeta Terra, perché Gesù si è comunicato a tutti gli
uomini, con il suo essere la loro stessa essenza ed il nostro comune poterci
rivolgere a Dio chiamandolo Padre Nostro.
Chi tra noi si sa Figlio di Dio e Dio stesso (nel limite esatto che gli è
stato donato dal Creatore assoluto che l’ha generato nel suo contesto limitato e
relativo) non è un apostata, perché in verità egli è il solo che crede nel Primo
Comandamento che dichiara l’esistenza di un solo Creatore.
Chi crede invece se stesso modesto, perché si pone altro da Dio – e ci
mancherebbe… credersi Dio! – è invece solo il grande Ladrone dell’opera di
Dio, l’autore di un grave furto attuato nel momento del Peccato Originale,
perché egli vive solo del gesto della creazione fatta di sé ma l’avoca tutta a se
stesso, fatta da Sé ed alle spalle del Dio della condivisione!
Il Maligno ha talmente confuso gli animi che ormai Dio è stato escluso
dal suo mondo fino a convincere un Papa santo come il Woitila che Dio
nemmeno parlerebbe più agli uomini, interamente abbandonati a se stessi!
Ed è così che ciechi cercan di guidare altri ciechi, perché, ignorando
come in questi 2.000 anni si sia vissuto solo della Manna e delle Quaglie date
da Dio, il buon latte s’è quagliato e così inacidito da giustificare un apparente
castigo di Dio simile alla Fine del mondo. Intervento celeste che però castigo
proprio non è, essendo, per chi non sarà salvato dalla sua fede in Cristo, un
puro ed autentico ritorno alla casa del Padre vero!
Chi dunque sostiene che Gesù, per sua stessa ammissione, ignorasse
il giorno dell’Apocalisse, non può crederlo, a meno che non voglia
negargli il suo simultaneo essere un tutt’uno col Padre… e dunque un
conoscitore di quando l’evento accadrà, essendo ben saputo dal Padre.
129
Il fatto da capire è che l’essenza del Figlio unico, posseduta da Gesù, è
simile a quella del legno, posseduta da un albero. Ebbene, mentre ciascuno di
noi è un albero di legno, Gesù, nella sua stessa persona, è il campione stesso,
virtuale, dell’essenza del legno. Non a caso si paragonò ad una Vite.
Ciò proprio nel rispetto dei 2.000 anni di Manna in un nuovo deserto
cominciati a partire da quel giorno in cui, finalmente giovane uomo, alla fine
della celebrazione della Pasqua ebraica diede inizio a quella pasqua cristiana
che avrebbe dovuto valere poi per tutti i 5 continenti di un mondo di cui allora
ancora si ignorava che fossero in tutto 5, come le 5 vergini – scaltre o
imprevidenti – dispostesi o no nella giusta attesa dello Sposo.
Ebbene il Papa che andrà in Turchia, mosso dal sacrificio del Santo
Santoro e la stessa Chiesa che presto farà santo il Santoro è la risposta tacita,
ma eloquente, che Dio dà al se stesso calato nella mia povera persona.
Deve essere evidente – Dio lo vuole – alla mia anima, che Dio ha
sommamente apprezzato il sacrificio fatto di me il 5 dicembre a Pescara. Dio
mi fa vedere la prontezza della Chiesa a riconoscere quanto non debba essere
oggetto di una lettura tra le righe.
La Chiesa è incapace di leggere tra le righe la volontà della Divina
Provvidenza!
Ma è così perché crede che tutto il male che esiste sia opera dell’uomo, e
tenta di porvi rimedio, inutilmente.
Non c’è fede, nella Chiesa, che tutto quanto accada sia fatto bene, perché
rientra in un perfetto processo divino nel quale ogni male, per quanto grande
sia, è solo all’origine di un bene che è almeno altrettanto grande!
Altrimenti Dio non avrebbe disperso e sacrificato il suo Popolo ebraico!
Hitler aveva deciso di sterminare questo popolo essendo Dio stesso a
consentirglielo, giacché a tutto quel male sarebbe corrisposto un bene molto,
molto più grande, perché ETERNO.
La sconfitta umana, la croce qui, su questa terra, è opera passeggera.
Mentre il frutto cui porta vale per l’eternità.
Ma solo una grande fede può convincere l’uomo che non è un male se
uno come il Santoro è ucciso dalla fede acerba di un sedicenne, come non è un
male che io sia stato crocefisso in modo oscuro, fuori da ogni riflettore, nella
massima modestia e castigo voluta da Dio.
A tanta momentanea distratta attenzione ed incapacità di scorgere quello
che è oggi passeggero e relativo corrisponderà proprio il pieno successo del
mio intento! La prova è già data ora, con il successo ora attribuito al Santoro
che, ripeto, è solo una controfigura di quanto Dio ha fatto in me, eretto al suo
Messia che tenta di salvare la specie umana dall’estinzione!
135
Se oggi io sono vilipeso, sto facendo, comunque, il gran servizio di dire
con l’esattezza del minuto secondo quando inizierà l’Apocalisse.
Lo Spirito santo di Gesù intende, attraverso di me, povero cristo, dire
questo, all’uomo della cosiddetta sua fede:
« Ma come avete potuto credere che non conoscessi né il giorno né
l’ora della Fine… conoscendolo solo il Padre? Quante volte vi ho detto
che io e il Padre siamo una cosa sola? Ebbene ho anche un’altra assoluta
novità: ogni uomo è una sola cosa con il suo creatore e nella sua stessa
sostanza, perché è per lui come è per il burattino Pinocchio. Egli è solo il
Collodi, Padre suo che è calato in lui e gli dà tutto: pensieri, parole ed
opere. Io devo farvi tutti Figli di Dio e Dio stesso, perché solo se ci
crederete e crederete in me e in chi mi ha mandato anche ora, solo allora
vi salverete, per la fede in me, il 22-12-2012! »
136
Così vi salverete: basta una Mongolfiera di plastica, dal costo irrisorio,
giacché costruita “usa e getta”. Quel “Gol” segnato sul Golgota, sarà il mio,
mon “gol”, il mio successo. Lo sarà, lo fierà, la Mon gol fierà
Montesilvano,
Processo a Socrate
Socrate fu accusato d’Empietà e condannato a morte perché
la sua fede nella Verità sembrava portare i giovani verso un Dio
più essenziale, diverso dalla tradizione. Anch’io lo faccio e qui
processo me assieme a lui.
Premetto quanto è scritto di Socrate su un sito INTERNET
Socrate nacque nel 470 / 469 a.c. da Sofronisco , scultore, e Fenarete, levatrice. Dapprima esercitò
forse il mestiere del padre, ma successivamente l'abbandonò per dedicarsi esclusivamente all'indagine
filosofica. Non di rado dovette quindi ricorrere all'aiuto economico di amici. Sposò Santippe, che una
certa tradizione tende a presentare come donna bisbetica e insopportabile: si è arrivati a pensare che
Socrate stesse sempre in piazza non tanto per filosofare quanto piuttosto per stare lontano da Santippe
e dalle sue ramanzine continue: pare che Socrate sia riuscito a far ragionare tutti tranne Santippe. Da
lei ebbe tre figli. Socrate non lasciò mai Atene se non per brevi spedizioni militari: partecipò infatti
nel 432 alla spedizione contro Potidea, traendo in salvo Alcibiade ferito, e nel 424 combatté a Delio a
fianco di Lachete durante la ritirata degli Ateniesi di fronte ai Beoti. Successivamente nel 4 21
combatté ad Anfipoli. Nel 406 in conformità al principio della rotazione delle cariche, fece parte dei
pritani, ossia del gruppo del Consiglio al quale spetta va decidere quali problemi sottoporre
all'Assemblea e si oppose alla proposta illegale di processare tutti insieme i generali vincitori nello
scontro navale avvenuto al largo Arginuse, perchè non avevano raccolto i naufraghi. Con questa presa
di posizione egli si poneva in contrasto con i democratici, ma nel 404, passato il potere in mano
all'oligarchia capeggiata dai Trenta, rifiutò di obbedire all'ordine di arrestare un loro avversario, Leone
di Salamina. Nel 403 la democrazia restaurata, pur concedendo un'amnistia, continuò a ravvisare in
Socrate una figura ostile al nuovo ordine, anche per i rapporti da lui intrattenuti in passato con figure
come Alcibiade e Crizia . Nel 399 fu presentato da Meleto un atto di accusa contro Socrate, ma tra i
suoi accusatori erano anche Licone e soprattutto Anito, uno dei personaggi più influenti della
democrazia restaurata . L'atto di accusa è il seguente: " Socrate è colpevole di essersi rifiutato di
riconoscere gli dei riconosciuti dalla città e di avere introdotto altre nuove divinità . Inoltre è colpevole
di avere corrotto i giovani . Si richiede la pena di morte " . Gli accusatori contavano probabilmente in
un esilio volontario da parte di Socrate, com'era avvenuto in passato per Protagora o Anassagora, ma
egli non abbandonò la città e si sottopose al processo . A maggioranza i giudici votarono per la
condanna a morte la quale fu eseguita in carcere mediante la somministrazione di cicuta . Possiamo
inserire Socrate nell'era sofistica (sebbene lui si schierò contro i sofisti) perchè come i sofisti si
interessò di problemi etici ed antropologici, mettendo da parte la ricerca del pr incipio e della
cosmogonia . Socrate non scrisse mai nulla e così per ricostruire il suo pensiero dobbiamo ricorrere ad
altri autori . Le fonti principali sulla vita di Socrate sono quattro 1) Platone 2)Senofonte 3)Aristotele
4)Aristofane . 1) Platone è senz'altro la fonte più attendibile: egli fu discepolo diretto di Socrate e con
lui condivise sempre l'idea della filosofia come ricerca continua . Senofonte è la fonte più banale e
meno interessante: il Socrate degli scritti di Senofonte è un cittadino ligio alla tradizione, il vero
interprete dei valori correnti, il saggio che mira al bene dei suoi concittadini ed è ossequioso verso la
città e le sue divinità. Va subito precisato che Senofonte era un grande generale, coraggioso e
valoroso, ma non era certo un'aquila: i suoi scritti stessi non sono certo esempi eclatanti della
letteratura greca: sono ridondanti e ripetitivi. Senofonte fece anche campagne militari con Socrate e
nei suoi scritti ne esalta il valore dicendo che non stava mai fermo, era sempre in azione, non soffriva
niente (camminava addirittura a piedi nudi sul ghiaccio). A Senofonte della filosofia non gliene
importava nulla e con Socrate, di cui era grande amico, non trattava mai argomenti filosofici, ma solo
militari: questo ci consente di capire che Socrate modulava il discorso a seconda del personaggio che
aveva di fronte: con un filosofo parlava di filosofia, con un generale di guerra. 3) La testimonianza di
Aristotele è stata a lungo ritenuta la più attendibile perchè Socrate non viene caricato di significati
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simbolici: Aristotele ce ne parla in modo oggettivo. Tuttavia la testimonianza aristotelica ha dei limiti:
in primis, è la meno " artistica " delle 4 ed è l'unica di un non-contemporaneo. Va poi detto che in
Aristotele Socrate ci viene presentato quasi come un " robot ": la filosofia socratica viene presentata
come un susseguirsi di ragionamenti e non v iene dato spazio al filosofare in pubblico, al dialogo
aperto. 4) Aristofane è il personaggio più vicino a Socrate come età: ci presenta un Socrate
relativamente giovane (circa 40 anni). Va ricordato che Aristofane era un commediografo e ne risulta
che l'immagine che lui ci dà di Socrate è fortemente impregnata di tratti sarcastici. Ne " Le nuvole " ce
lo presenta come un sofista studioso della natura (il contrario di ciò che era in realtà), con la testa fra
le nuvole. Insomma Aristofane è l'unico a darci di Socrate un'immagine fortemente negativa (non a
caso Aristofane era stato uno dei primi accusatori di Socrate). In realtà non dobbiamo pensare che
Aristofane volesse gettar discredito su Socrate o lo prendesse in giro per cattiveria: in fondo lui faceva
solo il suo lavoro di commediografo, che consisteva nel far ridere. In realtà con la figura di Socrate
vuole prendere in giro non Socrate, ma l'intera categoria dei filosofi. La testimonianza di Platone resta
la migliore e le altre tre vanno sfruttate come appoggio. Platone lo conosceva davvero bene ed era lui
stesso un gran filosofo: il grosso limite è che trattandosi di un filosofo, Platone avrebbe potuto
rimaneggiare i discorsi di Socrate, ed è proprio quel che fa man mano che invecchia. " L'apologia ",
per fortuna, resta un dialogo giovanile nel quale Platone descrive il processo che decretò la condanna
a morte di Socrate. E' proprio in questo dialogo che emerge fortemente la differenza tra Socrate ed i
sofisti : i sofisti pronunciavano discorsi raffinati ed eleganti, ma totalmente privi di verità: per loro
l'importante era parlar bene, avere un buon effetto sulle orecchie degli ascoltatori. Per Socrate invece
quel che più conta è la verità: lui si proclama incapace di controbattere a discorsi così eleganti e ben
formulati (ma falsi). Socrate, pur non tenendo un'orazione raffinata, dice il vero: la critica ai sofi sti
verrà poi ripresa da Platone stesso. I sofisti puntavano a stupire l'ascoltatore, dal momento che erano
convinti che la verità non esistesse (soprattutto Gorgia. Socrate per difendersi in tribunale non
pronuncia un discorso (come i sofisti), ma imposta un dialogo botta e risposta: è proprio dal discorso
che viene a galla la verità (Platone dirà che il discorso tra due o più individui è come lo scontro tra due
pietre dal quale nasce la fiamma della conoscenza). Lo stile oratorio di Socrate è scarno, secco e quasi
familiare, modulato a seconda dell'interlocutore. Il punto di partenza del discorso socratico è la
cosiddetta " ironia socratica ", ossia la totale autodiminuzione, " io non so, tu sai ". Così inizia anche "
L'apologia": si pone la domanda "che cosa è x?" e l'interlocutore cade nel tranello e risponde,
sentendosi superiore a Socrate. Socr ate, come abbiamo detto parlando di Senofonte, parla di
argomenti noti all'interlocutore: se ad esempio parla con un generale gli chiederà " che cosa è il
coraggio? ". Quello risponderà, per esempio, dicendo che il coraggio è il non indietreggiare mai.
Allora Socrate interverrà dicendo che quello non è coraggio, bensì pazzia. La critica diventa stimolo
per l'interlocutore a fornire una seconda risposta meglio articolata: il gioco può andare avanti a lungo
e spesso rimane aperto. Questo metodo viene detto " maieutico ": Socrate diceva di fare lo stesso
lavoro della madre, la quale era ostetrica: lei faceva partorire le donne, lui le anime. Come le
ostetriche valutano se il neonato è " buono ", così Socrate valuta se le idee, le definizioni sono buone.
Non tutti gli interlocutori erano intelligenti e riconoscevano i propri errori: spesso preferivano evitare
Socrate. Da un interlocutore Socrate fu anche denominato " torpedine " in quanto l' incontro con
Socrate risulta scioccante perchè ribalta le concezioni di chi era convinto di sapere e dimostrava che in
realtà non sapeva. Socrate stesso si paragonava ad un moscone che stimola il cavallo: lui stimolava gli
uomini a ragionare. Socrate con il processo dell'autodiminuzione afferma di non sapere nulla, mentre
sostiene che i sofisti sappiano tutto: dice che forse l'educazione che impartisce lui è inutile rispetto a
quella sofistica, ma senz'altro è più importante. Le calunnie nei confronti di So crate hanno avuto
inizio quando lui si definiva sapiente in quanto l'oracolo di Delfi gli aveva detto che era il più sapiente
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tra gli uomini. Lui era rimasto sconvolto da tale affermazione e non riusciva a crederci: allora
cominciò a girare per Atene per vedere se trovava persone effettivamente più sapienti di lui. Dunque
si recò da coloro che si ritenevano sapienti: politici, poeti, artigiani. Socrate si accorse che tutte e tre le
categorie erano convinte di sapere, ma in realtà non sapevano niente: i politici erano i peggiori di tutti
non in quanto politici (Socrate stesso, se vogliamo, era un politico perchè svolgeva la sua attività in
pubblico) ma in quanto non capaci di insegnare il loro sapere: un vero sapiente deve spiegare ciò che
sa: anche i politici migliori (Pericle) non sanno trasmettere il loro sapere. Lo stesso era per i poeti, che
a partire da Omero erano considerati sapienti ed educatori: Socrate li biasima sia perchè dicono
assurdità, sia perchè il loro non è un sapere, ma una forma di " foll ia ispirata ": era la divinità che
parlava per bocca loro. I meno peggio risultarono essere gli artigiani, che almeno sapevano fare
diverse cose di utilità pubblica: la loro è una " tecnè ", ossia una sapienza pratica. Però anche gli
artigiani avevano i loro difetti: erano sì competenti nel loro settore, ma peccavano di presunzione
perchè erano convinti che la loro conoscenza fosse universale ed illimitata, anziché limitata. Inoltre
essi agivano senza pensare e ponderare. Socrate arrivò alla conclusione che l'oracolo di
Delfi aveva ragione: lui stesso è il più sapiente, pur sapendo di non sapere. Il suo
non va interpretato come atteggiamento di rinuncia alla ricerca della verità, ma
come segno di modestia intellettuale: è proprio il fatto di essere consapevoli della
propria conoscenza che spinge l'uomo a sforzarsi di raggiungere la conoscenza ; se
si è convinti di sapere già tutto non ci si sforzerà di migliorare. Tra le varie accuse che
vengono mosse a Socrate c'è anche quella di corrompere i giovani nella p iazza rendendoli peggiori:
lui ribatte a questa accusa dicendo che non avrebbe motivo di fare ciò. Infatti se corrompesse i giovani
finirebbe per vivere in una città di giovani corrotti, il che si ritorcerebbe contro lui stesso. Va
senz'altro ricordato il cosiddetto " intellettualismo etico " di Socrate: secondo lui nessuno può
compiere il male sapendo effettivamente di compierlo: nessuno potrebbe mai fare
del male volontariamente. Un rapinatore rapina non pensando di fare del male, ma di fare del
bene: è un errore intellettuale ritenere bene ciò che è male. E' un atteggiamento
tipicamente cristiano-cattolico che si possa scegliere tra bene e male indistintamente. Dunque Socrate
introducendo l'intellettualismo etico dimostra di aver agito per il bene della sua città. E' Socrate che ha
scoperto il concetto moderno di anima (yuch): in precedenza significava " soffio vitale ", ciò che fa
vivere le cose ; il termine yuch assunse poi il significato di " immagine nell'Ade ", un'esistenza
depotenziata. Per gli Orfici significava " demone ". A partire da Socrate fino al giorno d'oggi l'anima è
diventata il nostro io: ci identifichiamo con l'anima. Secondo Socrate possiamo dividere i beni ed i
mali in tre categorie a) dell'anima b) del corpo c) dell'esterno. Il corpo è lo strumento nonché la
prigione dell'anima. Il denaro, per esempio, è un bene esterno. In alcuni frangenti sembra che
Socrate (e anche Platone) rifiuti i beni materiali e del corpo, scegliendo quelli dell'anima ; in altre
occasioni pare che possano essere accettati entrambe. Socrate, per esempio, pare che non disprezzasse
il vino. Quest'ambiguità tra beni del corpo e beni dell'anima può essere spiegata affermando che i beni
son tutti beni finché non entrano in conflitto con altri: la ricerca del piacere fisico diventa un male
quando la si antepone alla ricerca di quello intellettuale. Questo non vale solo per i beni, ma anche per
il rapporto tra anima e corpo: il corpo per Socrate e Platone non va disprezzato, anzi va apprezzato
perchè serve all'anima. Per il Cristianesimo la ricchezza è un male, per Socrate e Platone è un bene
finché non entra in conflitto con gli altri beni. Interessante è il concetto socratico di
ingiustizia: essa non danneggia chi la subisce, ma chi la commette. La giustizia infatti dà
un senso di piacere interiore e chi è in giusto perde questo piacere, mentre chi subisce l'ingiustizia
continua a provarlo. Questo vale anche per Platone. Tra le cose che Socrate dice di non sapere vi è la
conoscenza dell'aldilà, di cosa c'è d opo la morte (Platone dirà di essere in grado di dimostrare
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l'esistenza di un aldilà). Per lui non è che se si vive una vita giusta si sarà premiati: si è già appagati
dal vivere giustamente, la felicità che si prova perchè si è giusti è già una sorta di premio: Socrate dice
che magari potrebbe esserci una vita ultraterrena, ma lui non lo sa. Tra le varie accuse
rivolte c'era anche quella di ateismo e di empietà: Socrate infatti
credeva nei demoni, che lui proclamava " figli delle divinità ". Lui
dimostra che è un'accusa sbagliata dicendo che se crede nei demoni che sono
figli delle divinità, è ovvio che creda anche nelle divinità: perchè ci sia il
figlio (demone), ci devono anche essere il padre e la madre (le altre divinità). Ma
che cosa era questo demone? Abbiamo due testimonianze divergenti: per Platone
era una sorta di angelo custode - coscienza personale che interveniva ogni qual
volta Socrate stesse per sbagliare: si tratterebbe di una sorta di " aiuto
privilegiato " che non tutti hanno: solo le persone per bene. E' un dono
divino per i buoni. E' come se la divinità partecipasse alla vita umana. Per
Senofonte invece il demone è un'entità che lo spinge ad agire in determinati modi: Senofonte intende
ancorare fortemente Socrate alla credenza in un ordine di vino e in un intervento divino nella vita
umana. Per Socrate l'importante non è vivere, ma vivere bene: quando la
nostra anima è sana, giusta, allora anche noi stiamo bene. Sempre Senofonte nei " Detti
memorabili " riassume la prova dell'esistenza di Dio formulata da Socrate in questi termini: ciò che
non è opera del caso postula una causa intelligente, con particolare riguardo al corpo umano che ha
una struttura organizzata non casuale. Per questa sua origine l'uomo è ritenuto superiore a tutti gli altri
animali ed è oggetto dell'interesse di Dio, come si deduce anche dalla possibilità di conoscere i suoi
progetti sull'uomo ricorrendo all'arte della divinazione. Va notato che il Dio socratico (inteso
come intelligenza finalizzatrice) è una sorta di elevazione a entità
assoluta della psychè umana. Molti hanno notato che gli accusatori non volevano in realtà
condannarlo a morte, ma semplicemente zittirlo. Ma Socrate non può accettare di essere zittito: il suo
destino è andare in giro a colloquiare con la gente. Vivere bene per Socrate significa svolgere
quest'attività e non rifiutare di essere colpevole significava non far perdere significato alla sua vita.
Dal momento che era già vecchio e gli restavano pochi anni di vita, tanto valeva farla finita lì, ma non
rinunciare ai suoi ideali. Mentre la ricerca di Platone si spingerà in un'altra dimensione, quella di
Socrate rimane saldamente ancorata al mondo terreno: la sua missione è far capire ai cittadini ciò che
fanno. In Socrate vi è poi un rifiuto della politica (che peraltro troveremo anche in Platone): fa infatti
notare che lui stesso aveva avuto parecchi problemi con la politica: prima contro di lui si erano
scagliati gli oligarchici, ed ora i democratici (nell'accusa ai danni di Socrate si possono scorgere
istanze politiche: lui era un aristocratico e i democratici volevano punirlo). Pur avendo problemi con
la politica, Socrate non dice che vada abolita. Prima dell'esecuzione della pena capitale, a Socrate era
stata presentata la possibilità di evadere dal carcere, ma lui si era rifiutato: in lui infatti vi era il
massimo rispetto per la legge, che non si deve infrangere in nessun caso. La legge può essere
criticata, ma non infranta: di fronte ad una legge ingiusta non bisogna infrangerla, ma
bisogna battersi per farla cambiare. Socrate afferma che sarebbe stato suo dovere far cambiare la legge
e che non essendoci riuscito è giusto che lui muoia. Gli Ateniesi son convinti di essersi liberati di
Socrate avendolo eliminato fisicamente, ma in realtà per liberarsene completamente avrebbero dovuto
" ucciderlo filosoficamente ", batterlo a parole. In realtà volevano farlo tacere, ma han sortito l'effetto
opposto: Platone infatti, che era intenzionato a dedicarsi alla vita politica, resterà sconvolto per
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condanna del maestro e si dedicherà alla filosofia. In Socrate vi è una vaga idea di provvidenza divina,
ma non collettiva, bensì individuale: la divinità aiuta solo i migliori. Celeberrima è la conclusione dell'
Apologia, in cui Socrate si rivolge ai suoi discepoli prima di essere giustiziato: " Ma ormai è ora di
partire: io verso la morte, voi verso la vita. Chi di noi cammini a una meta superiore è oscuro a
chiunque: non al mio dio." Nel " Simposio " di Platone Alcibiade afferma che Socrate non assomiglia
a nessuno degli uomini del passato e del presente: è una figura nuova. Non si interessa di politica, ma
non la disprezza, non rifiuta i festini, ma non vi si identifica (nel " Simposio " tutti i convitati si
addormentano, Socrate no). Soffermiamoci ora maggiormente sulla tecnica discorsiva di Socrate: la
confutazione è la tecnica che dimostra l'inconsistenza del sapere dei propri interlocutori. Ma per
arrivare a questo risultato bisogna partire dal metodo delle domande e delle risposte. " Che cosa è la
giustizia? " può essere il punto di partenza per il dibattito: porre questa o qualsiasi altra domanda del
genere significa richiedere la definizione delle cose in questione, che però deve essere valida per tutti i
casi particolari. In questo senso la ricerca di Socrate è stata interpretata da Aristotele come ricerca
dell'universale, nell'ambito dei concetti e dei problemi morali. Gli interlocutori di Socrate si
dimostrano incapaci di rispondere correttamente alla domanda sia perchè sottovalutano Socrate (che
dice di essere inferiore) sia perchè rispondono citando casi particolari, anziché la definizione
universale. Abbiamo già citato il caso della domanda " Che cosa è il coraggio? ": rispondere " non
indietreggiare mai " è sbagliato, così come dire " assalire il nemico ": si può essere coraggiosi anche
nell'affrontare una malattia o un'interrogazione: una definizione corretta deve coprire
tutti i casi possibili. Nella sua funzione negativa il metodo delle domande e risposte si
caratterizza come confutazione, ossia dimostrazione della falsità o contraddittorietà delle risposte date
dall'interlocutore. Gli effetti prodotti dall'esercizio di questo metodo sono paragonati a quelli della
torpedine marina, che intorpidisce coloro che tocca. Di fronte alla confutazione si può
reagire rifiutandola, come fanno vari interlocutori di Socrate. Ma, se la
si accetta, essa può liberare dalle false opinioni che si hanno sui vari
argomenti e agire dunque come una forma di purificazione. La situazione,
che risulta dalla confutazione, è detta aporia, ossia letteralmente situazione senza vie di uscita. Essa
consiste nel rendersi conto che i tentativi sin qui percorsi di rispondere a un determinato problema,
hanno condotto a un vicolo cieco. Ma in questa nuova situazione, liberi dal falso sapere e soprattutto
dalla presunzione di sapere, ci si può accingere alla ricerca del vero sapere, tentando nuove strade che
possano condurre ad esso. In questo nuovo orientamento il metodo delle domande e risposte può
assolvere una funzione positiva. Essa è paragonata alla funzione svolta dalla maieutica, capace di far
partorire ad ognuno, mediante domande opportunamente indirizzate, la verità, di cui ciascuno è
gravido. Socrate si ostina incessantemente a far convergere i propri interlocutori nell'ammissione di un
punto fondamentale: per saper agire bene, cioè virtuosamente, in un determinato ambito, occorre
possedere il sapere che renda capaci di ciò. A questo risultato egli perviene mediante l'analogia con le
tecniche: il buon artigiano che sa s volgere bene la propria attività possiede un sapere capace di
guidarlo a questo risultato. La stessa cosa deve valere in ambito etico -politico: questo è il nocciolo
della famosa tesi secondo cui la virtù è scienza. Questa tesi conduce ad alcune conseguenze. In
primo luogo, chi conosce che cosa è bene e quindi anche che cosa è buono per lui non può non farlo.
Il bene è dotato di un potere incontrastabile di attrazione. Ciò non significa che Socrate disconosca
l'importanza delle passioni e delle emozioni nella vita umana, ma soltanto che in ogni ambito della
vita umana l'unico strumento capace di orientare verso il comportamento corretto è ravvisato nel
sapere. La posizione etica di Socrate non va confusa con forme di rigorismo ascetico. Essa è invece
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definibile come una forma di eudemonismo, perchè pone come obiettivo fondamentale il
perseguimento della felicità (in Greco eudaimonia). E' il sapere che è in grado di effettuare un corretto
calcolo degli stessi piaceri, misurando le conseguenze piacevoli o dolorose che essi possono arrecare.
Questo è il sapere, di cui Socrate dichiara di non essere in possesso, ma proprio per questo è il sapere
che egli persegue. Non ha senso allora distinguere le varie virtù nettamente le une dalle altre: la
virtù è una, come uno solo è il sapere in cui esse si compendiano: sapere
che cosa è bene e che cosa è male.