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DOCUMENTO.

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AMBIENTE – CAMBIAMENTI CLIMATICI

“-CO2+LAVORO= RESPIRARE UN BUON CLIMA”

Introduzione
“Copenaghen è il più importante Summit sul clima per ridurre
le emissioni di gas serra.
Ma c’è un conflitto di interessi con il mondo cui viene chiesto
di pagare il conto.
Le multinazionali inquinano in Cina, India…
La proposta che si è fatta è una tassa sul denaro che viene
guadagnato, per aiutare questi paesi inquinati.
Dobbiamo sostenere quel trattato unico che abbiamo sul
clima, le leggi internazionali sono vuote.
E’ necessario mantenere la temperatura con un aumento
massimo di due gradi.
Gli scettici sui cambiamenti climatici parlano di altre cause:
spostamento dell’asse solare, macchie solari, ma questi
elementi non coincidono con l’aumento delle temperature.
La Causa reale è l’emissione dei gas serra.
I ghiacciai sono inferiori, il 75% dell’acqua è scomparsa: ha
provocato la crisi del Darfur, la guerra dell’acqua.
E’ nata “la protesta delle donne che abbracciano gli alberi”,
-Gli alberi sono le nostre madri-, dicono -quando uccidete gli
alberi perdiamo l’acqua”.
I cambiamenti climatici hanno minacciato le specie: fiori che
arrivano con due mesi di anticipo, ma senza gli insetti per il
polline, colture delle mele spostate più in alto perché il suolo
è troppo caldo.

L’industria è molto scettica, è contro le prove del


cambiamento climatico, difende il suo modo di fare soldi.
Ma le temperature salgono; c’è un caos climatico.
La prima cosa che bisogna pensare è che la natura ci sostiene,
bisogna credere nell’idea di tornare alla natura, non
dobbiamo averne timore, noi ne facciamo parte.

Gandhi nel suo manifesto della libertà dice “la civiltà


occidentale:
per essere civilizzati bisogna occuparsi della natura, essere
parassita della natura non è civiltà”.
Occorre cambiare una mentalità. Ridurre del 90%, produrre e
consumare meno.
Questa società invece fa di tutto per accrescere i comfort, ma
fallisce: il cibo è peggiore, c’è l’obesità.
Occorre passare da un sistema che usa grande energia a uno
che non spreca.
Non vuol dire tornare alle caverne, ma uscire dall’obesità.
Occorre credere nell’Energia: shakti
E’ l’energia che passa attraverso i cavi? No. Abbiamo
dimenticato il potere del sole, il sole è fondamentale nel
processo della fotosintesi clorofilliana, pensiamo a cosa è in
grado di fare il sole, la sua energia.
E’ l’energia vitale della terra.
E’ l’energia dell’universo: ciascuno di noi ha il potere di
cambiare..”

Da Vandana Shiva a PARLA CON ME


Il termine Shakti (Śakti, «energia», «potenza») indica, nella religione induista l'energia vitale che trasforma l'energia
potenziale in atto creativo e quindi in materia. Presso le correnti induiste dello Yoga, viene anche detta Prana. La sua
essenza risiederebbe all'interno dell'ombelico femminile
PREMESSA
1. Incremento delle emissioni di gas serra

Nel 2008 le emissioni globali di biossido di carbonio o anidride carbonica dovuti ai


combustibili fossili, come riportato dal “Carbon Budget 2008” del progetto internazionale
Global Carbon Proyect (www.globalcarbonproject.org), sono state di circa il 40% maggiori
rispetto al 1990. L’andamento delle emissioni globali oggi corrisponde agli scenari peggiori
previsti dall’IPCC.
La crescita della presenza di biossido di carbonio o anidride carbonica nella composizione
chimica dell’atmosfera è stata nel 2008 di 1.8 ppm (parti per milione), leggermente
inferiore alla media annuale del periodo 2000-2008 che è stata di 1.9 ppm. La media di
crescita nei precedenti 20 anni è stato di 1.5 ppm l’anno. Questa crescita ha portato la
concentrazione di anidride carbonica nella composizione chimica dell’atmosfera a 385 ppm
nel 2008, il 38% in più rispetto alla concentrazione presente all’inizio della Rivoluzione
Industriale (circa 280 ppm nel 1750).
Le ricerche e le documentazioni scientifiche ci dicono che tale concentrazione è la più alta
da 800.000 anni e, attraverso ulteriori documentazioni, da almeno due milioni di anni. Le
emissioni di anidride carbonica dovute all’utilizzo dei combustibili fossili ed alla produzione
di cemento hanno continuato a crescere nell’arco del 2008, del 2%. Tale crescita ha portato
ad immettere nell’atmosfera 8.7 miliardi di tonnellate di carbonio, che corrisponde al 29%
rispetto al 2000 e al 41% rispetto all’anno di riferimento preso nell’ambito del protocollo di
Kyoto, che è il 1990.
Il carbone si conferma come la maggiore fonte di emissioni di carbonio. Oltre il 90% della
crescita dovute alle emissioni da utilizzo del carbone deriva dall’incrementato utilizzo del
carbone in Cina e India. I cambiamenti nell’utilizzo del suolo (Land Use Change) sono
responsabili per l’emissione netta di altri 1.5 miliardi di tonnellate di carbonio annue
nell’arco degli ultimi 15 anni. Nel 2008 le emissioni sono declinate a 1.2 miliardi di
tonnellate di carbonio. Questo calo è probabilmente dovuto alle particolari condizioni
umide dovute al fenomeno de La Nina, che hanno contribuito a limitare gli incendi e i tassi
di deforestazione nel sud-est asiatico. Le emissioni dal Brasile e dall’Indonesia costituiscono
il 61% di tutte le emissioni dovute ai cambiamenti nell’utilizzo dei suoli. Il contributo delle
emissioni derivanti dai cambiamenti di utilizzo del suolo nel 2008 sono stati del 12% e sono
scesi rispetto al 20% che è stato registrato negli anni Novanta.

N.B. Quando parliamo di emissioni in atmosfera di gas climalteranti, dobbiamo


sempre distinguere se parliamo di emissioni di anidride carbonica o di emissioni di
carbonio. Ovviamente non sono la stessa cosa. L’anidride carbonica è formata da un
atomo di carbonio e due di ossigeno. Un atomo di carbonio ha un peso di 12 unità di
massa atomica, mentre ogni atomo di ossigeno ne pesa 16. Quindi una molecola di
anidride carbonica pesa 12+16+16=44. Pertanto l’equivalenza tra un atomo di
carbonio ed una molecola di anidride carbonica è 3,67 (cifra che deriva dal peso
dell’anidride carbonica/il peso del carbonio, e quindi 44/12 cioè 3,67).
Il maggior incremento di emissioni si è avuto nei paesi in via di sviluppo, soprattutto
in quelli di nuova industrializzazione, mentre nei paesi sviluppati si è verificata una
certa stabilizzazione nell’arco dell’ultimo decennio. Circa un quarto delle recenti
crescite nelle emissioni risultano dall’incremento del commercio internazionale di
beni e servizi prodotti nei paesi in via di sviluppo e consumati nei paesi sviluppati. I
maggiori paesi emettitori sono oggi, nell’ordine, la Cina, gli Stati Uniti, l’India e la
Russia.
L’attuale crisi finanziaria ha avuto probabilmente un certo impatto sul tasso di
crescita delle emissioni che nel 2008 è stato appunto del 2% rispetto ad una media
del 3.4% nei precedenti sette anni. Per il 2009 gli studiosi del Global Carbon Project
prevedono un declino che potrebbe registrare persino una crescita negativa
ipotizzabile intorno a – 2.8%. Negli ultimi 50 anni la frazione di emissioni di anidride
carbonica assorbita dalle terre emerse e dagli oceani è diminuita di circa il 5%,
sebbene la variabilità interannuale di questa diminuzione sia ampiamente variabile.
La presente concentrazione di anidride carbonica nella composizione chimica
dell’atmosfera è la più alta degli ultimi 800.000 anni e, potenzialmente, secondo gli
scienziati, del periodo che va dagli ultimi 3 ai 20 milioni di anni (Le Quere et al.,
2009, Tripati et al., 2009).

2. Temperature globali

Negli ultimi 25 anni le temperature medie si sono incrementate di un tasso di 0.19°C per
decennio. Nell’arco degli ultimi dieci anni nonostante un decremento del forzante radiativo
dovuto alle attività solari che è comunque scientificamente valutato con un incidenza
molto bassa in termini di watt per metro quadro, il trend è stato in crescita (Lean e Rind,
2008 e Lean e Rind, 2009).
Ciascuno degli anni di questo nuovo secolo (2001-2008) sono stati tra i dieci anni più caldi
da quando esistono registrazioni strumentali scientifiche. Le temperature globali
mantengono una forte tendenza al riscaldamento sin dal 1970; si tratta di un dato
consistente con quanto si ritiene possa essere indotto da un cambiamento climatico globale
che tende ad un incremento dell’effetto serra naturale.
La temperatura globale e i trend dei pattern di umidità e piovosità rispecchiano una chiara
impronta che non può essere spiegata se non con un incremento delle concentrazioni di gas
ad effetto serra. Non è stata pubblicata alcuna ricerca credibile nella letteratura
scientifica, dopo il Quarto rapporto IPCC del 2007, che supporti ipotesi alternative
all’intervento antropogenico per spiegare il riscaldamento globale in atto (The Copenaghen
Diagnosis, 2009).

3. Accelerazione della fusione di coltri di ghiaccio e ghiacciai

Tutti i dati raccolti grazie ai satelliti e alle accurate misurazione dei ghiacciai ci
dimostrano, senza dubbi, che le coltri ghiacciate della Groenlandia e dell’Antartide stanno
perdendo massa ad un ritmo crescente. La fusione dei ghiacciai in molte altre parti del
pianeta è andata accelerando sin dal 1990.
I ghiacci marini artici estivi hanno subito un’accelerazione della loro fusione oltre ogni
aspettativa rispetto ai modelli sin qui realizzati. La fusione di questi ghiacci marini, nel
periodo 2007-2009, è stata del 40% superiore alla predizione più negativa dei modelli
climatici presente nell’ultimo rapporto IPCC del 2007.

4. Eventi meteorici estremi

Sono stati registrati incrementi negli eventi di caldo estremo e dei decrementi negli eventi
di freddo estremo e questo trend si prevede che si amplificherà ulteriormente in futuro. Il
mutamento climatico antropogenico si prevede possa condurre ad ulteriori incrementi negli
estremi delle precipitazioni, in particolare nei fenomeni di forte precipitazione ed anche
negli estremi di fenomeni di siccità, a seconda delle diverse parti del globo. Sebbene le
future modificazioni nelle attività dei cicloni tropicali siano ancora di difficile
modellizzazione, nuove analisi dei dati di osservazione confermano che l’intensità dei
cicloni tropicali è andata incrementandosi nell’arco degli ultime tre decenni in linea con
l’incremento delle temperature oceaniche nelle zone tropicali.

5. Livelli dei mari

I dati satellitari hanno dimostrato che l’incremento globale dei mari è stato superiore
dell’80% rispetto alle previsioni IPCC (3,4 mm l’anno negli ultimi 15 anni). Questa
accelerazione è consistente con l’incremento delle fusioni delle coltri ghiacciate di
Groenlandia e Antartide e dei ghiacci di altre zone del mondo. Secondo nuove ricerche
l’incremento del livello del mare al 2100, in caso di mancati interventi per mitigare le
emissioni, potrà essere di circa 2 metri massimo: una cifra due volte superiore alle
previsioni del Quarto rapporto IPCC. Al 2200 l'incremento potrà essere di circa 4 metri
massimo (2 metri minimo); al 2300 di circa 5 metri (3 metri minimo).

6. Rischi di danni irreversibili nel caso di mancate azioni di riduzione

Diversi elementi vulnerabili del sistema climatico (quali, ad esempio, la progressiva fusione
delle coltri ghiacciate continentali di Groenlandia ed Antartide, dei ghiacci artici estivi
dell’Artico, la distruzione della foresta amazzonica, le modifiche del monsone dell’Africa
occidentale ecc.) possono condurre al superamento di soglie critiche (Tipping Points – punti
critici) sorpassate le quali il sistema diventa veramente ingovernabile, con una serie di
repentini effetti a cascata, rispetto alle nostre capacità gestionali. Il rischio di sorpassare
questi punti critici aumenta con l’incremento del riscaldamento globale stesso. La ricerca
su questi aspetti sta proseguendo ma si ritiene che sia possibile che alcuni punti critici
potranno essere sorpassati prima che ce ne rendiamo conto.
Gli scienziati che hanno redatto il rapporto “Copenghane Diagnosis” ci dicono che, se il
riscaldamento globale deve essere mantenuto ad un massimo di 2°C oltre la temperatura
media della superficie terrestre rispetto all’epoca preindustriale, le emissioni globali di gas
serra devono raggiungere un picco tra il 2015 ed il 2020 per poi declinare rapidamente.
Per stabilizzare il sistema climatico facendolo rientrare nella sua variabilità naturale,
avviando una società decarbonizzata a zero emissioni di anidride carbonica e degli altri gas
serra, dovremo raggiungere, entro il 2050, una media annuale di emissioni sotto una
tonnellata di anidride carbonica pro capite. Questo significa dall’80 % al 95% in meno delle
emissioni pro capite presenti nelle nazioni industrializzate nel 2000.
Nota

• Nel 2009 due eventi importanti hanno fornito un’utilissima documentazione ai


decisori politici rispetto all’avanzamento delle conoscenze che la comunità
scientifica ha prodotto dalla pubblicazione del Quarto rapporto dell’IPCC
(Intergovernamental Panel on Climate Change), pubblicato nel 2007.
• Il 10-12 marzo 2009 si è tenuta proprio a Copenaghen, voluta dall’Università di
Copenaghen e in collaborazione con numerose altre università (da Yale a Cambridge,
da Oxford a Tokyo), una conferenza internazionale dal titolo “Climate Change:
Global Risks, Challenges and Decisions” (www.climatecongress.ku.dk). dedicata a
fare il punto sulle ricerche climatologiche pubblicate dopo il Quarto Rapporto
dell’IPCC e sulle soluzioni da intraprendere per avviare le società umane su modelli
economici “decarbonizzati”.
• A fine novembre, ventisei tra i maggiori climatologi di fama internazionale e di
diversi prestigiosi istituti di ricerca (da Ian Allison a Peter Cox, da Corinne Le Quere
a Tim Lenton, da Michael Mann a Stefan Rahmstorf, da Hans Joachim Schellnhuber a
Stephen Schneider, da Steven Sherwood a Eric Steig ed altri) hanno reso noto un
interessantissimo rapporto dal titolo “The Copenaghen Diagnosis. Updating the World
on Latest Climate Science” pubblicato dal Climate Change Research Centre
dell’University of New South Wales di Sydney (www.copenhagendiagnosis.com).
• Inoltre nel 2009, dal 31 agosto al 3 settembre a Ginevra, si è tenuta la terza
conferenza mondiale sul clima organizzata dall’Organizzazione Meteorologica
Mondiale (WMO) che ha toccato molti aspetti relativi al cambiamento climatico
(vedasi sito www.wmo.int/wcc3).

Ricerca scientifica climatologica nel 2008 e 2009.


di Gianfranco Bologna* (le principali conclusioni alle quali è giunta la ricerca scientifica
sul clima, con le nuove ricerche pubblicate dopo il 2007 e, in particolare, nel 2009. In
molto casi le nuove previsioni sono peggiori di quelle contenute nell'ultimo rapporto
dell'IPCC, pubblicato nel 2007).
Linee guida generali per dare attuazione agli
impegni della Carta delle Città e dei
Territori d’Italia per il clima
1. Promuovere in Italia il Patto dei Sindaci, ovvero:

• aderire al Patto dei Sindaci per il clima dell’Unione Europea secondo le sue linee guida;
• promuovere strutture di supporto sovracomunali di riferimento tecnico per facilitare, tra l’altro,
l’accesso a fonti di finanziamento per la realizzazione dei Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile
previsti dal Patto;
• assicurare il coordinamento a livello nazionale degli aderenti al Patto dei Sindaci attraverso il
Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, struttura di supporto nazionale riconosciuta dall’Unione
Europea, in collaborazione con ANCI, UPI, Ministero dell’Ambiente e le altre strutture nazionali di
supporto riconosciute;
• promuovere il Patto presso Enti locali e territoriali limitrofi in modo da creare le condizioni per
l’elaborazione di Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile sovracomunali;
• istituire una premialità nell’ambito della programmazione socioeconomica regionale, nazionale e
comunitaria per quanti aderiscono al patto dei sindaci; intervenire sulla pianificazione territoriale

2. Intervenire sul governo del territorio per una maggiore sostenibilità dei sistemi
urbani; in particolare:

• promuovendo piani di gestione integrata secondo gli indirizzi della strategia tematica per
l’ambiente urbano della UE, con una particolare attenzione all’insieme dei cicli ecologici connessi
in modo sostanziale con le problematiche di aumento di CO 2,
• integrando nei piani territoriali d’area vasta e nei piani urbanistici con valenza strategica e
strutturale obiettivi e norme per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici;
• prevedendo nell'ambito delle Valutazioni Ambientali Strategiche focus specificamente dedicati al
quadro emissioni ed agli effetti climatici delle azioni di piano;
• ponendo in evidenza nelle procedure consultive e partecipative le implicazioni sul rischio
climatico e sull’efficienza ambientale ed energetica delle previsioni di piano;
• preservando il suolo e il territorio in quanto risorsa finita al fine di garantire la fertilità agricola, la
conservazione di biodiversità, lo stockaggio di carbonio e di acqua;
• riconoscendo al territorio rurale le sue funzioni fondamentali, non solo agricole ma anche di tutela
del paesaggio, di difesa della biodiversità e di identità culturale, a complemento di quelle urbane

3.
3. Intervenire sugli strumenti urbanistici per migliorare l’efficienza energetica
degli edifici residenziali, produttivi e dei servizi, a partire da quelli di proprietà
pubblica, in particolare:

• combinando standard di efficienza energetica minimi cogenti con forme di incentivazione per
raggiungere obiettivi più ambiziosi, promuovendo l’uso delle migliori tecnologie per ridurre le
emissioni dei nuovi edifici e forme di compensazione per le emissioni che non si è in grado di
eliminare;
• prevedendo negli strumenti urbanistici norme che obblighino tutte le nuove urbanizzazioni a
soddisfare i propri bisogni energetici con fonti rinnovabili, con l’uso del teleriscaldamento e con
soluzioni ad alta efficienza energetica;
• promuovendo la sensibilizzazione, informazione e formazione di cittadini, operatori economici,
progettisti, ricercatori, installatori, tecnici degli enti locali, amministratori di condominio, ecc.;
• sottoponendo ad audit e certificazione energetica gli edifici, in primo luogo quelli di proprietà
pubblica;
43.
4.. Favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili secondo gli obiettivi
dell’Unione Europea; in particolare:

• prevedendo nel Regolamento Urbanistico Edilizio norme che, progressivamente, obbligano tutti i
nuovi edifici e le ristrutturazioni a soddisfare i propri bisogni energetici con l’impiego di fonti
rinnovabili;
• favorendo la realizzazione di impianti, anche di piccola scala, per la produzione di energia da fonti
rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, eolico, idroelettrico, biomassa, geotermico …) che concilino
l'impatto sul paesaggio con la necessità di una produzione energetica a scala territoriale locale;
• attuando azioni informative e formative rivolte ai cittadini (ad esempio sportelli energia) e azioni
dimostrative partecipate nelle scuole; per impianti di piccola taglia;
• uniformando la rete di distribuzione dell’energia a criteri di efficienza e sostenibilità
• semplificando le procedure autorizzative

5.. Promuovere la mobilità e i trasporti sostenibili; in particolare:

• attraverso l’elaborazione e attuazione di piani di mobilità, integrati con la pianificazione


urbanistica e il piano della salute, prevedendo il maggiore coinvolgimento possibile delle comunità
locali anche al fine di promuovere stili di vita più consapevoli;
• introducendo e potenziando il trasporto pubblico locale, a partire dal ferro, e favorendo
l’intermodalità;
• promuovendo soluzioni sostenibili nella gestione di porti ed aeroporti;
• promuovendo sistemi di trasporto e di logistica delle merci sostenibile;
• promuovendo l’accessibilità sostenibile ai centri storici ricercando ricadute positive sulla qualità
del paesaggio urbano e sulla socialità;
• favorendo l’uso sicuro della bicicletta per gli spostamenti in ambito urbano, promuovendo
progetti di mobilità sicura casa-scuola e casa-lavoro (con risvolti anche sulla salute e sul
benessere) e introducendo disincentivi all’uso di autoveicoli privati;
• favorendo la diffusione di mezzi di trasporto adatti a soggetti a ridotta abilità, da distribuire sul
territorio (bicicletta a pedalata assistita, veicoli elettrici);

6.

6.. Farsi carico degli effetti dei cambiamenti climatici su cultura, salute, condizioni
sociali e biodiversità; in particolare:

• monitorando e studiando gli effetti sulla salute dovuti hai cambiamenti climatici;
• monitorando e studiando le conseguenze del cambiamento climatico sugli habitat e gli
ecosistemi naturali e gli effetti sulla biodiversità;
• studiando e analizzando i fenomeni di migrazione dei popoli causati dai cambiamenti climatici;
• riconoscendo nella condivisione dei principi e degli obiettivi della sostenibilità e dell’Agenda 21
della Cultura la base per il successo delle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici;
7.
7.. Promuovere gli acquisti verdi della pubblica amministrazione a partire da quelli
ad alta efficienza energetica, in particolare:

• sottoscrivendo per i propri edifici contratti di approvvigionamento esclusivamente da energia


pulita certificata;
• orientando gli acquisti dell’ente su prodotti a km 0 e provenienti da filiere locali, equosolidali e a
minor impatto ambientale, contabilizzando i benefici sia in termini di minori emissioni di CO 2 sia di
risparmio economico;
• facendosi artefice di collaborazioni con gli stakeholder del proprio territorio (albergatori,
ristoratori, ecc.) per diffondere la prassi del consumo consapevole;
• promuovendo l’impiego di risorse rinnovabili in edilizia, a partire dal legno di produzione locale;
• razionalizzando la distribuzione dei punti luminosi nei luoghi pubblici, utilizzando le nuove
tecnologie nella rete di illuminazione pubblica, sostituendo le lampade dei semafori con dispositivi
luminosi a basso consumo;

8..Promuovere l’ecoefficienza dei processi produttivi e la responsabilità sociale


delle imprese; in particolare:

• contribuendo alla diffusione delle certificazioni, sia di prodotto che di processo, ambientali e
sociali tra le imprese del proprio territorio;
• promuovendo accordi volontari e partnership pubblico-privato per favorire il passaggio a una
economia locale a ridotto impiego di combustibili fossili, ad alta efficienza energetica, con energia da
fonti rinnovabili;
• realizzando gli eventuali nuovi insediamenti produttivi e convertendo quelli esistenti secondo i
criteri delle aree produttive ecologicamente e socialmente attrezzate;
• diffondendo la conoscenza di iniziative e innovazioni attuate dalle imprese per prodotti e
produzioni più sostenibili;

9.. Sostenere la creazione di depositi di carbonio, in particolare:

• promuovendo politiche di tutela e conservazione dei suoli;


• realizzando azioni di informazione scientifica e formative specificamente dedicate ai temi dei
depositi di carbonio e sui cicli della CO 2;
• favorendo forme di verde pubblico urbano e territoriale finalizzato allo stoccaggio “permanente” di
carbonio;
• promuovendo la filiera corta forestale ai fini energetici quale contributo positivo anche per
contrastare l'abbandono del territorio;

10..Ridurre i rischi idrologici (allagamenti, lunghi periodi siccitosi, …) ed


idrogeologici (frane, vulnerabilità degli acquiferi, …), in particolare:

• promuovendo piani di gestione coordinata e partecipata di distretto idrografico e di bacino per la


difesa del suolo e del ciclo delle acque in modo integrato con la pianificazione territoriale, secondo
le direttive dell’Unione Europea;
• promuovendo la diffusione di strumenti “contrattuali” tra enti, organi ed istituzioni che hanno
competenze nella fase di gestione dei territori (contratti di fiume, contratti di mare, ecc.) allo scopo
di ristabilire il quadro delle responsabilità e migliorare i livelli di collaborazione tra gli stessi;
• promuovendo interventi di sistemazione dell’assetto idrogeologico del territorio e di
riqualificazione naturalistica degli ambiti fluviali sia per la prevenzione del rischio idraulico che dei
fenomeni franosi, da realizzarsi preferibilmente tramite tecniche di ingegneria naturalistica;
• promuovendo la manutenzione diffusa del territorio, attraverso la diffusione delle buone pratiche
colturali, la prevenzione dell'abbandono delle campagne, il monitoraggio continuo e la prevenzione
dei fenomeni di dissesto, degli incendi della vegetazione e della desertificazione, la valorizzazione dei
territori montani ed il miglioramento della qualità della vita al di fuori dei tradizionali ambiti urbani;
• promuovendo interventi di ottimizzazione del consumo, della distribuzione, della raccolta e
derivazione delle acque;
• promuovendo una corretta informazione e formazione sul tema della gestione delle acque e la
relazione con il dissesto idrogeologico, rivolta a enti locali, cittadini, scuole, tecnici;
11
11..Intervenire sul governo del clima e dell’ambiente urbano ai fini della qualità
della vita attraverso la pianificazione del verde, delle acque, dei rifiuti e degli spazi
di socializzazione; in particolare:

• creando reti e sistemi di spazi verdi in contesti urbani per migliore la qualità del clima urbano e
favorire il miglioramento della socialità e del rapporto uomo ambiente;
• predisponendo e realizzando piani-programmi dello sport che prevedano una pratica sportiva a
cielo aperto utilizzando le infrastrutture del verde urbano e territoriale;
• mettendo in atto iniziative intersettoriali e multi attori (quali il piano di azione per la salute e il
benessere sociale) per individuare ed attuare azioni su stili di vita, prevenzione degli incidenti stradali e
domestici, ecc.;
• promuovendo la riduzione della produzione di rifiuti, del consumo di acqua e delle materie prime non
rinnovabili (ghiaia, argille, rocce metallifere, ecc.), sostenendo le azioni finalizzate a stimolare
modifiche permanenti nelle abitudini quotidiane e negli stili di vita a favore di un consumo
consapevole;
• promuovendo l’introduzione di innovazioni tecniche ed organizzative per ridurre le emissioni di
CO 2 nella fornitura dei servizi a rete come la raccolta dei rifiuti, la distribuzione dell’acqua potabile
e di quella per uso irriguo, il sistema fognario, ecc.;

12. Valorizzare le reti di città e territori nel loro ruolo di promozione di buone
pratiche, circolazione dell’informazione, facilitazione dei rapporti tra i territori
locali e i livelli istituzionali globali; e in particolare:

• partecipando ai periodici incontri delle reti delle città sostenibili;


• promuovendo iniziative che facilitino il dialogo tra ambiti urbani e rurali anche ai fini della
costruzione di distretti di economia solidale;
• costruendo progetti internazionali finalizzati allo scambio di esperienze tra attori politici e tecnici
appartenenti a diverse culture europee;
• valorizzando le esperienze di cooperazione decentrata per mettere in relazione i territori europei
con quelli che si affacciano sul Mediterraneo e quelli del Sud del mondo ai fini di una
consapevolezza maggiore delle problematiche, dello scambio di saperi e delle alleanze da
costruirsi per affrontare i cambiamenti climatici.
• informando le comunità locali sul significato della Carta e sugli impegni sottoscritti e coinvolgere i
cittadini e le imprese nella definizione e nell’attuazione delle misure.

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