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Civile Ord. Sez. 6 Num.

27618 Anno 2020


Presidente: AMENDOLA ADELAIDE
Relatore: CRICENTI GIUSEPPE
Data pubblicazione: 03/12/2020

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ORDINANZA

sul ricorso 401-2019 proposto da:


COCUZZONE ALESSANDRA, PAPPALARDO PLACIDO
VITTORIO, elettivamente domiciliati in ROMA, VIA POMPEO
UGONIO 3, presso lo studio dell'avvocato BELARDO BOSCO, che
li rappresenta e difende;

- ricorrente -

contro
UNICREDIT LEASING SPA e per essa, quale mandataria, la
DOBANK SPA, in persona del Procuratore pro tempore,
elettivamente domiciliata in ROMA, VIA ALBERICO II 33, presso lo
studio dell'avvocato ELIO LUDINI, che la rappresenta e difende;

- C0111T017.001Tellte -

avverso la sentenza n. 6466/2018 della CORTE D'APPELLO di


ROMA, depositata il 10/10/2018;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non
partecipata del 29/10/2020 dal Consigliere Relatore Dott. GIUSEPPE
CRICENTI.
FA I I I DI CAUSA
1.- I ricorrenti, Placido Vittorio Pappalardo e Alessandra Cocuzzone,
sono stati convenuti in giudi7io da Unicredit Leasing spa per la

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revocatoria di un fondo patrimoniale, nel quale i due ricorrenti hanno
fatto confluire un capannone industriale, unico bene del loro
patrimonio.
In particolare, Placido Vittorio Pappalardo aveva in precedenza
prestato fideiussione personale a favore della società Fruttaroma srl,
della quale la Cocuzzone era socia a 50%, m quanto la società garantita
aveva preso in leasing un immobile in Roma, che la Unicredit aveva
acquistato da terzi e poi concesso alla Fruttaroma srl.
Poiché quest'ultima ha iniziato a non versare più i canoni di locazione,
la Unicredit Leasing ha preteso il pagamento dal fideiussore, ed ha
agito, per l'appunto, in revocatoria per rendere inefficace nei suoi
confronti la costituzione del fondo patrimoniale che i due coniugi
hanno costituito dopo la fideiussione ed in cui hanno fatto confluire
l'unico immobile di loro proprietà.
2.- I due coniugi hanno eccepito, oltre alla mancanza dei presupposti
dell'azione revocatoria, altresì la nullità della fideiussione, o meglio,
delle sue clausole principali, in quanto abusive e stipulate in danno del
consumatore.
3.- Il Tribunale ha accolto la domanda ritenendo successiva al sorgere
del credito la costituzione del fondo patrimoniale, che, avendo ad
oggetto l'unico bene, ha costituito un danno per i diritti del creditore,
ed ha altresì ritenuto la coscienza della elusività proprio in queste

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oggettive caratteristiche. Infine, ha escluso l'applicabilità al contratto di
fideiussione della disciplina del diritto del consumatore.
4.- Questa decisione è stata confermata integralmente in appello, dove

pure la questione dell'accertamento della natura abusiva delle clausole


contenute nella fideiussione è stata ribadita.
5.- Ricorrono Pappalardo e Cocuzzone con un solo motivo. V'è

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controricorso di Unicredit, che presenta altresì memorie.
RAGIONI DELLA DECISIONE
1.- Per quello che qui ci riguarda, la ratio della decisione impugnata è
semplice. Ritiene la corte di appello che, pur essendo il contratto di
fideiussione stipulato da un privato, non si debba applicare la disciplina
del codice del consumo o comunque quella a tutela del consumatore,
in quanto la fideiussione accede ad un rapporto principale di debito in
cui la parte garantita è una società. La conseguenza è che la qualità che
hanno le parti nel rapporto principale (due società commerciali) si
impone anche al rapporto accessorio, in cui, pur essendo una delle due
parti, il garante, persona fisica, il contratto è sottratto alla disciplina dei
contratti con il consumatore. Il garante assume anche egli kflesso lo
status di professionista.
2.- Questa impostazione è difesa dalla società controricorrente, la quale
ribadisce che la disciplina del codice del consumo non si applica
qualora, pur essendo il fideiussore un privato, egli abbia però garantito
un debito contratto da soggetto che agisce nell'ambito della sua attività
professionale.
3.- I ricorrenti contestano questa ratio, e solo questa, con un solo
motivo, che fa valere violazione della Direttiva europea 93 del 2013 e
del D.Lvo n. 202 del 2005.
I ricorrenti ripercorrono la questione che ci occupa. Ricordano
come l'orientamento della giurisprudenza sia stato, in passato, nel

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senso che il contratto di fideiussione non è assoggettato alla disciplina
c`consumeristica" quando, pur essendo stipulato da una persona fisica
che non agisce per motivi professionali, miri però a garantire un debito
contratto da un professionista, cosi che il regime è imposto alla
fideiussione dal contratto principale; quella subisce la disciplina
prevista per questo.

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Ricordano però come, a seguito di due decisioni della Corte di
Giustizia Europea (CGUE, 19 novembre 2015, in causa C-74/15,
Tarcau, e 14 settembre 2016, in causa C-534/15, Dumitras), si debba
imporre la regola opposta: se la fideiussione è stipulata da un privato,
per ragioni estranee ad una propria attività professionale, si applica la
disciplina del codice del consumo e non quella prevista per il contratto
garantito, ove questo sia stipulato da professionista; in sostanza, il
fideiussore, persona fisica, non è professionista di riflesso, ossia non è
da considerarsi tale solo perché lo è il debitore garantito.
Il motivo è fondato.
Si è tradizionalmente ritenuto, anche se non in modo univoco, che la
persona fisica che presta fideiussione per garantire un debito contratto
da un professionista, non assume lo staius di consumatore, ma per
riflesso, anche egli quello di professionista, con conseguenza
ovviamente di rilievo sulla disciplina di riferimento (Cass. n. 314/
2001; Caan. 202017/ 2005; Cass. 13643/ 2006; Cass. 24846/ 2016).
Tuttavia, almeno a partire da Cass. n. 32225/ 2018 si è cominciato a
prendere atto delle due decisioni della Corte di Giustizia Europea
(CGUE, 19 novembre 2015, in causa C-74/15, Tarcau, e 14 settembre
2016, in causa C-534/15, Dumitras), che anche esse hanno innovato
rispetto alla giurisprudenza precedente di quella corte, ed hanno
affermato il principio per cui l'oggetto del contratto è irrilevante ai fini
della applicazione della disciplina del consumatore, essendo invece

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determinante la qualità dei contraenti, poiché la direttiva 93/13
definisce l'ambito di applicazione della disciplina "consumeristica" non
con riferimento all'oggetto del contratto (tantomeno di quello
garantito) ma con riferimento alla condizione che i contraenti non
agiscano nell'ambito della loro attività professionale.
Queslto orientamento è stato di recente accolto da questa Corte, con

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una decisione che merita di essere seguita, proprio in ragione del
riferimento al revirement fatto dalla Corte di Giustizia ed agli argomenti

che quel ripensamento supportano. Decisione la quale ha dunque


ritenuto che nel contratto di fideiussione i requisiti soggettivi per
l'applicazione della disciplina consumeristica devono essere valutati
con riferimento alle parti di esso, senza considerare il contratto
principale, come affermato dalla giurisprudenza della Unione europea
(CGUE, 19 novembre 2015, in causa C-74/15, Tarcau, e 14 settembre
2016, in causa C-534/15, Dumitras), dovendo pertanto ritenersi
consumatore il fideiussore persona fisica che, pur svolgendo una
propria attività professionale (o anche più attività professionali), stipuli
il contratto di garanzia per finalità estranee alla stessa, nel senso che la
prestazione della fideiussione non deve costituire atto espressivo di tale
attività, né essere strettamente funzionale al suo svolgimento (cd. atti
strumentali in senso proprio) (Cass. n. 742 del 2020).
Va rilevato che, nella fattispecie, il ricorrente Pappalardo ha
stipulato la fideiussione non nell'ambito di una qualche attività
professionale, ma come persona fisica che agiva da non professionista.
Con la conseguenza dunque che il rifiuto della corte di appello di
valutare la validità della fideiussione e segnatamente delle clausole
indicate nei motivi di appello, rifiuto conseguente a quello di fare
applicazione della disciplina "consumeristica" deve ritenersi erroneo.
La sentenza va dunque cassata con rinvio.

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P.Q.M.
La corte accoglie il ricorso, cassa la decisione impugnata e rinvia alla
corte di appello di Roma, in diversa composizione.

Roma 29.10.2020
Il Presidente

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