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is s n 0 3 9 2-04 3 7
S T U DI VE N E Z I A N I
N. S. L XXVI (2 0 1 7 )
estratto
PISA · RO M A
FABRIZIO SERRA EDITORE
MMXVIII
FONDAZIONE GIORGIO CINI
san giorgio maggiore · venezia
Direttore scientifico:
Gino Benzoni
Direttore responsabile:
Gilberto Pizzamiglio
Francesca Salatin, «Una cosa affettuosa». Luigi Vietti e i progetti
per il recupero dell’isola di S. Giorgio Maggiore
L’eclisse, Deserto rosso, Torino, Einaudi, 1964, p. 331. La villa è il Country Club Barlassina,
che Vietti progetta nel 1958.
2
M. Scimemi, Architettura del Novecento a Venezia. Il palazzo Rio Nuovo, Venezia, Marsilio,
2009. Su Vietti : F. Magnani, V. Pareschi, Ville in montagna, al mare, in campagna di Luigi
Vietti, Milano, Di Baio Editore, 1991 ; P. V. Dell’Aira, Luigi Vietti : progetti e realizzazioni
degli anni ’30, Firenze, Alinea, 1997 ; S. Barisone, Luigi Vietti : architetture liguri, Genova,
Erga Edizioni, 1999 ; M. Gramigni, L’ arte del costruire in Luigi Vietti, Novara, Zen Iniziative,
2000. Quest’ultimo discute il contributo di Vietti alla Fondazione Giorgio Cini concentran-
dosi sul solo Teatro Verde (p. 38).
https://doi.org/10.19272/201703102003 · «studi veneziani» · lxxvi · 2017
86 francesca salatin
te contributo tenta di colmare, seppur parzialmente questa lacuna,
indagando l’impegno di Vietti per l’isola di S. Giorgio Maggiore, un
progetto che interseca le trame proprio con quello di Rio Novo, con-
dividendo protagonisti, committenza e periodo.
Sono gli anni cinquanta del Novecento, un momento peculiare per
la storia urbana e architettonica di Venezia. Grazie alla presenza nel
panorama lagunare di alcuni protagonisti di spicco della scena italia-
na, il linguaggio contemporaneo si fa strada nell’orizzonte granitico
della città storica. Come noto, il ridisegno dell’isola di S. Giorgio Mag-
giore voluto dal conte Cini e tributato al figlio Giorgio, prematura-
mente scomparso († 1949), occupa un posto di rilievo in quest’ambito,
rappresentando un hapax nel contesto architettonico veneziano degli
inizi degli anni cinquanta per ambizione, vastità di impegno, rapidità
di esecuzione e – non ultimo – calibro delle figure coinvolte. 3
3
Mi limito a segnalare M. Reberschak, voce Vittorio Cini, in Dizionario Biografico degli
Italiani, xxv, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1981, pp. 626-634. Sulla Fondazione i
contributi al volume La Fondazione Giorgio Cini. Cinquant’anni di Storia, a cura di U. Agnati,
Milano, Electa, 2001. Per le vicende dell’isola di S. Giorgio : G. Damerini, L’isola e il cenobio
5
Forlati mantiene il ruolo di restauratore della parte monumentale dell’isola di S. Gior-
gio anche dopo il suo pensionamento, nel 1952, con la veste di conservatore onorario : F.
Maggiore in Venezia, in Actes du xviime Congrès international d’histoire de l’art, La Haye, Im-
primerie Nationale des Pays-Bas, 1955, pp. 575-582 ; Idem, S. Giorgio Maggiore, il complesso
monumentale e i suoi restauri (1951– 1956), in memoriam, Padova, Antoniana, 1977. Sull’attività
88 francesca salatin
Fig. 2. Locali occupati dai dipendenti della direzione artiglieria P1, s.d.
(Fondazione Giorgio Cini, Archivio Ufficio Tecnico).
di Forlati va segnalato il lavoro inedito di Bruschi. Cfr. G. Bruschi, Il calcestruzzo armato nel
restauro architettonico in Italia. L’opera di Ferdinando Forlati tra le due guerre, tesi di Dottorato
in Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica, iuav, 2016.
6
Su S. Giorgio Maggiore si vedano i contributi di A. Bianco (pp. 205-211) e M. Altieri
(pp. 213-222) in S. Sorteni, Le stagioni dell’ingegnere Ferdinando Forlati. Un protagonista del
restauro nelle Venezie del Novecento, Padova, Il Poligrafo, 2017.
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 89
tura a Fiume tra le due guerre, « Quaderni. Centro di ricerche storiche di Rovigno », 26, 2015,
pp. 271-352. Nel 1972 riceve, dal ministro della Pubblica Istruzione, la medaglia d’argento ai
benemeriti della scuola della cultura e dell’arte.
90 francesca salatin
oltre che nella già citata sede veneziana della sade, anche nei primi
anni sessanta nella progettazione del Nido Verde a Roma, inaugurato
l’11 luglio 1961 (Fig. 4). Si tratta di una clinica destinata ai bambini
poliomielitici, che Cini, insieme alla figlia Yana, fa costruire ai piedi di
Monte Mario, dedicandola a sua moglie, Lyda Borelli, scomparsa nel
1959. 10 L’edificio si sviluppa in orizzontale per agevolare i percorsi dei
piccoli pazienti, con una pianta frastagliata nella quale si insinua il pa-
esaggio circostante : è evidente il debito nei confronti della proposta
Già dai primi mesi del 1951, dallo studio di Via Mozart 1 a Milano,
escono alcune proposte per la planimetria generale dell’isola : si trat-
le differenze con quanto poi realizzato, sia per estensione che per nu-
mero di edifici.
Innanzitutto viene previsto, oltre al consolidamento del terreno di
alcune aree, anche l’ampliamento dell’isola verso sud per circa un ter-
zo del suo sedime, interessando l’area del parco e a ridosso del canale
delle Grazie : si tratta di un intervento solo in parte compiuto, demo-
9
Vietti si laurea a Roma nel 1928 e solo due anni è uno dei tre delegati italiani del mo-
vimento italiano architettura razionale per il iii ciam a Bruxelles ; nel 1934 ha un grande
riscontro nazionale con concorso per il Littorio, la (mai realizzata) sede del pnf lungo Via
dell’Impero a Roma, firmando un progetto a più mani : cfr. G. Pagano, Il Palazzo del Lit-
torio, atto i , scena i, « Casabella », vii, 78, 1934, pp. 9-14 ; C. Rusche, I tre siti per il “Foro Fasci-
sta”, in Classicismo, classicismi : architettura ; Europa, America 1920 – 1940, a cura di G. Ciucci,
Milano, Electa, 1995, p. 146 ; Il concorso per il Ministero degli Affari Esteri, « Architettura », xix,
prima pietra nel Nido verde Lyda Cini : echi della stampa romana con i testi stenografici dei discorsi
tra i vari edifici, sia nel Centro Marinaro che nel resto dell’isola, è af-
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 93
13
Stando al Giornale di cantiere i lavori iniziano lunedì 3 dicembre : Vietti è presente in
Fig. 7. L. Vietti, Centro Marinaro. Veduta squero, s.d., inchiostro su carta lucida
(Fondazione Giorgio Cini, Archivio Ufficio Tecnico).
Fig. 8. [L. Vietti ?,] Centro Professionale, prospettiva officina Meccanici, s.d.
corpo a ‘L’ di altezza costante, con tratto mediano del tetto rialzato e
finestre a nastro sotto la falda, finestrato a est e dotato di bow-windows
a sud. La stecca disposta a nord, di altezza maggiore, inglobava una
preesistenza, ad oggi denominata sala Borges. 14
A partire dal giugno del 1960, per far fronte al crescente numero
di allievi, Enea Perugini, procede con la sopraelevazione del fronte
sud dell’edificio, costruendo un padiglione sopra la meccanica, dove
ospitare sei grandi aule, collegate da un ampio corridoio, e spogliatoi.
Il collegamento con il piano terra avveniva attraverso una scala posta
tra i laboratori della meccanica e della tipografia. Contestualmente
veniva anche ampliato il laboratorio della meccanica, nell’angolo sud-
ovest per sistemarvici il reparto di saldatura elettrica.
Accanto alle officine si trovava il laboratorio per i tipografi. I lavori,
14
Il volume forse coincide con il pianterreno di un edificio sormontato da loggia e ricor-
dato dalle fonti. Infatti, Cicogna riporta dell’esistenza di una loggia posta negli orti, lunga
62 e larga 21 piedi, alla quale si accedeva dagli ambienti della Manica Lunga e il cui soffitto
sarebbe retto da 22 colonne di 5-6 piedi d’altezza. L’ambiente esisteva ancora nel 1838,
quando venne restaurato per accogliere Ferdinando I Borbone. Benché le rappresentazio-
ni non confermino gli elementi di dettaglio (come il numero delle colonne), l’ambiente
descritto potrebbe coincidere con il volume sormontato da colonne che si scorge sia nella
veduta del Coronelli, che in quella di Giorgio Fossati del 1743.
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 97
che iniziarono nel gennaio del 1952, portarono Vietti al riuso di un
fabbricato esistente, composto da tre stecche comunicanti, disposte
parallelamente al Viale dei Lecci. Le prime due stecche, a doppia al-
tezza, intercomunicanti e partite attraverso colonne in ghisa con ca-
pitello, ospitavano i macchinari per la tipografia, mentre nella terza
erano alloggiate su due piani, connessi da doppia scala, le aule. La
copertura, sulla quale si aprono sheds per l’illuminazione interna, è
sostenuta da capriate miste legno e acciaio.
Gli esterni adottano le caratteristiche formali che connotano i pro-
getti di Vietti nell’isola : intonaco in cocciopesto, finestre a ‘inglesina’,
parole che lo stesso Vietti userà per il Teatro Verde, si tratta « di una
15
Gramigni, op. cit., p. 38.
98 francesca salatin
9), ad uso inizialmente dei ragazzi dei Centri e poi rivelatosi idoneo
per la lirica e la musica da Camera ; al piano superiore si organizzava
16
Scimemi, op. cit., p. 59, nota 41.
17
Porzioni dell’originaria cromia sono visibili in uno spazio destinato a magazzino.
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 99
Fig. 10. Ufficio Tecnico, E. Perugini, Centro Marinaro. Palestra, 5 apr. 1972,
inchiostro su carta lucida (Fondazione Giorgio Cini,
Archivio Ufficio Tecnico).
terra della Manica Lunga e quelli della foresteria sopra il chiostro pal-
ladiano. Questi ultimi costituiscono le sale di rappresentanza della
Fondazione, destinate agli ospiti illustri : diversi fogli, per lo più datati
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 101
20
Cfr. il testo di Vietti in Omaggio a Vietti. L’ultimo Spazio scenico in villa : gli stucchi di Mir-
ko Boccanegra nel teatro della villa di Marocco, Catalogo a cura di F. Amendolagine, Palazzo
Cappello in Venezia, 24 feb.-18 mar. 1990, Milano, 1990 («Collectanea di Palazzo Cappello»,
3), p. 21.
21
Ringrazio Alvise Boccanegra, nipote di Mirko, per avermi concesso di consultare i
disegni in suo possesso e pubblicarne alcuni. I disegni qui proposti sono stati raccolti dallo
stesso Mirko sotto la dicitura « Schizzi di Vietti e Buzzi ».
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 103
Teatro Verde. L’idea di dotare
l’isola di un teatro all’aperto
è testimoniata già negli studi
preliminari del 1951, sebbene
con forme diverse (Fig. 4) :
22
Già negli anni trenta Brenno del Giudice aveva progettato un teatro per l’isola: cfr.
L. Ciacci, Venezia è una città: un secolo di interpretazioni del cinema documentario, Venezia,
Marsilio, 2004, p. 24. Ringrazio Elisabetta Molteni per la segnalazione e rimando ai suoi
prossimi studi per approfondimenti.
104 francesca salatin
23
Cfr. Scimeni, pp. 26-35. Si legga il giudizio su Scattolin dato in B. Zevi, Cronache di
vietti e i progetti per l ’ isola di s. giorgio maggiore 105
Con l’edificazione del Tea-
tro Verde (Fig. 17), il nuovo
volto dell’isola risultava per
larga parte tratteggiato, seb-
bene la stagione dei restauri
si protragga per tutto il bien-
nio seguente e non manchino
progetti successivi : ultimo
architettura. Da Wright sul Canal Grande alla Chapelle de Ronchamp (1954– 1955), Roma, Fonda-
zione di Venezia-Laterza, 1971, p. 315.
È possibile consultare i sommari di «Studi Veneziani», a partire dal primo
numero pubblicato, sia sul nostro sito alla pagina della rivista
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sia all’indirizzo web della Fondazione Giorgio Cini onlus
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Maggio 2018
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studi
Julia A. DeLancey, Celebrating citizenship: Titian’s portrait of
the color seller Alvise Gradignan della Scala and social status in
early modern Venice 15
Gino Benzoni, Venezia ispanofoba 61
Francesca Salatin, «Una cosa affettuosa». Luigi Vietti e i progetti
per il recupero dell’isola di S. Giorgio Maggiore 85
note e documenti
Sergio Alcamo, Sulle tracce di un mito giorgionesco: la «Sibilla di
Marostica». Prove, indizi e una nuova pista 109
Rossana Vitale d’Alberton, Luci e ombre sul Lazzaretto del
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