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28 FEBBRAIO 2020 CASTELNUOVO GARFAGNANA

PRESENTAZIONE DEL LIBRO:

Il Volto Santo
e le sue vie
Storia culto e leggende
di Giuseppe Piacentini

APPENNINO TOSCO-EMILIANO
PARCO NAZIONALE
E
RISERVA DELLA BIOSFERA UNESCO
E’ rivolto prevalentemente ai pellegrini che si vogliano “mettere in
cammino” e alle loro guide.
Il camminare è una metafora della vita, e non richiede alcun prerequisito, se
non quello di essere in ricerca, e di volere rivisitare ciò che tanti in passato
hanno fatto: ci si immette in una tradizione antica, dei nostri padri, dei nostri
antenati per fare un po’ di strada con loro.

Richiede quindi una


rivisitazione di tutte le
motivazioni e le testimonianze
del passato: non per accogliere
supinamente modelli desueti o
fare dell’archeologia, ma per
cogliere ciò che oggi e
personalmente può dare una
profondità ed un senso, un
“verso” al nostro “camminare”.
Le caratteristiche stilistiche del
Volto Santo sono comuni
alle numerose “versioni”:
la somiglianza dei lineamenti,
il portamento
la scriminatura dei capelli e della
barba in due bande
i piedi paralleli quasi penduli
la forma schiacciata del corpo
il viso tridimensionale e rivolto in
basso
le proporzioni aumentate
la inconsueta tunica sacerdotale
la fascia d’oro al petto,
l’atteggiamento vivo
lo sguardo rivolto all’osservatore.
Le diverse «copie» sono ubicate in
Toscana, in Lombardia, Umbria,
Marche, Alpi, Svizzera, Svezia,
Sassonia, Catalogna, ecc.
STORIA
Il racconto di Leboino è il documento
principale: scritto da un diacono
lucchese, databile per lo stile al XII
secolo, con l’intento evidente di
coagulare in un racconto multiforme
la sempre crescente venerazione
tributata al crocefisso:
- scolpito da Nicodemo (ma il volto
sarebbe scolpito «non da mano
d’uomo»)
- arrivo da Giaffa a Luni nel 742
- disputa con Luni, a cui viene data
una reliquia del Sangue ivi
contenuta
- il Vescovo Giovanni porta il Volto
Santo a Lucca in San Frediano e poi
in cattedrale.
Sotto una veste immaginaria e
meravigliosa ci stanno gli elementi
storici
CULTO Le sue caratteristiche nei
secoli rimangono stabili e coerenti.
Da prima del secolo X sono
celebrate in tutta la cristianità,
oriente
e occidente, le due feste della Croce:
La “invenzione” – il ritrovamento
ad opera di Sant’Elena – al 3
maggio
La «esaltazione» al 14 settembre.
A Lucca la celebrazione era
anticamente connessa alla festa del
San Salvatore al 9 novembre, che
rappresentava la vittoria sulla
iconoclastia, il cui racconto della
«icona di Beirut» sta negli atti del
concilio di Nicea e veniva letto nelle
officiature del Volto Santo.
(DUE) LEGGENDE
La leggenda Beritese narra di
sangue miracolosamente effuso da
una icona del crocefisso colpita da
un giudeo (tela di J Coppi).
In costui dobbiamo vedere le istanze
iconoclaste che provenienti da ebrei
e musulmani stavano influenzando
in oriente il mondo dei cristiani.
Le reliquie del Sangue di Cristo
dall’oriente pervennero a Oviedo,
nell’abbazia di Saint Pere de Rodes
in Catalogna, nella Collegiata di
San Salvatore a Bologna, nella
chiesa di San Pietro in Vincoli a
Roma, nel Duomo di Pisa e nelle
cattedrali di Jesi e Basilea.
Le offese fatte alle immagini sono
fatte al Salvatore medesimo.
Triplice connessione:
Crocefissi tunicati, festa del Salvatore e
reliquie del Sangue di Cristo.
Le due tradizioni del Volto Santo di Lucca
e della reliquia del Sangue a Sarzana sono
perfettamente speculari e complementari:
Entrambe si riferiscono al medesimo
“dono” caritatevole fatto dal Vescovo di
Lucca a Luni: la reliquia del Sangue.
Esse concorrono a contestualizzare il fatto
nell’VIII secolo, prima della distruzione di
Luni dei Saraceni, con la successiva
traslazione della reliquia a Sarzana.
Si può quindi ipotizzare, per il Volto Santo
di Lucca, che fosse in origine un
contenitore (lipsanoteca) di reliquie
ematiche provenienti dall’oriente secondo
la tradizione beritese, da contestualizzare
nel periodo della lotta alla iconoclastia
Questo aspetto trova riscontri storici
contestuali e motivazioni per esempio:
- nell’antico Volto Santo del monastero
di Santa Croce e San Nicodemo (sic!), a
Montemarcello nei pressi di Luni
- nella tradizione ancora oggi viva di un
«passaggio» del Volto Santo a Mirteto
(MS)
- nella sicura presenza di una chiesa
dedicata al Salvatore prima della
inaugurazione della cattedrale nel
1070, dove si può ipotizzare la prima
collocazione della venerata icona
- nella datazione singolarmente antica
della «copia» di Sansepolcro
Il Volto Santo precede il suo racconto di
Leboino del XII sec. , che è funzionale
alla nuova cattedrale di San Martino
ed alla rinascita della città attorno a
questo simbolo
LETTURA DELL’ICONA

L’abito che fascia strettamente la


figura di Gesù è la veste sacerdotale
purpurea, con il segno “regale” della
cintura, non ancora accompagnata
dalla corona, simbolo più tardo.
La “fascia d’oro”, annodata alla vita, e
allude ai caratteri regali e divini
del Nazareno.
Il modo con cui questa è annodata è
sempre il medesimo, talora lasso,
talora più stretto, spesso adiuvato da
una asola, e si conclude in due lembi
paralleli che penzolano verso il basso.

Questo particolare individua tutta


una famiglia di crocefissi tunicati che
dipendono da un medesimo prototipo
Attraverso il canone biblico si
dimostra che siamo di fronte a un
crocifisso in gloria: triumfans, che ha
la veste dei sacerdoti con la cintura
d’oro dei re, di stile bizantino

Il suo sguardo non è quello di un


sofferente o di un agonizzante, ma
quello severo, seppure accogliente,
di un Re e Sommo Sacerdote, e
guarda diretto verso l’osservatore
presentando sé medesimo come vivo
dai morti e giudice universale
da cui il nome di Volto Santo
IL VOLTO SANTO COME VIA

Oltre che espressione di un culto


personale, a volte avulso dal contesto
territoriale, altre «copie» della croce
lucchese si offrivano ai pellegrini
come icona che anticipava in un
qualche modo il termine del
pellegrinaggio, come a Rocca Soraggio
o anche a Dobbiana e Frassinoro.
Questo Cristo ligneo, direttamente
derivante dal lucchese, si offriva al
viandante come anticipazione del
culto della città del fondovalle che i
pellegrini avrebbero incontrato solo
dopo pochi giorni di cammino.
Il crocifisso triumphans di Soraggio,
è datato al XI – XII secolo,
IL VOLTO SANTO COME VIA

Più spesso veniva rappresentato nelle


immagini: curiosamente «icona
dell’icona» come nel trittico di
Codiponte in Lunigiana, come pure a
Dalli, a Pieve San Lorenzo, a Roggio.

Affreschi che lo rappresentano in


modo inconfondibile vi sono a Roma,
nella chiesa dei SS Cosma e Damiano,
ai fori imperiali, e a Parma in
Battistero. Ma anche a San Polo
d’Enza, nel reggiano.

Presumibilmente i pellegrini
programmavano il viaggio per essere
a Lucca nelle date più significative, 3
maggio, 14 settembre, 9 novembre
IL VOLTO SANTO
COME VIA

Sono testimoniate anche


croci pettorali, tunicate,
che i pellegrini
portavano appuntate al
petto invece della
conchiglia del viaggio di
Santiago.
Queste croci sono state
trovate a Roma e a
Plovdiv in Bulgaria.
IL VOLTO SANTO COME VIA

I luoghi significativi di passaggio dei


pellegrini sono contraddistinti dal
ritrovamento di monete (Toano
castello, 2019) e di medaglie
devozionali (Borzano di Albinea,
2015)

Presumibilmente sono appartenute ai


pellegrini della via matildica, di
passaggio da uno dei castelli minori
di fondazione canossiana, che portava
al collo la sacra effigie in viaggio
verso Lucca.
IL VOLTO SANTO COME VIA

Il labirinto che si incontra fra


Pontremoli e Lucca, rappresenta
lo stesso pellegrinare: il cammino
è già tracciatoato, ma è tuttavia
anche da trovare.
Il ricercare, che può registrare
delle varianti e incappare in
percorsi ciechi da ripercorrere a
ritroso, non è la riproposizione
monotona di un ciclo, ma sottende
la speranza di potersi alla fine
concludere con una meta, con un
traguardo, con una scoperta.

Questo è l’augurio che facciamo a


tutti i pellegrini del Volto Santo.
Grazie dell’attenzione
Giuseppe Piacentini

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